LA CHIAVINA COL CAMPANELLINO DORATO
Pietro era un bambino molto triste. A scuola non riusciva a comunicare con gli altri e la sua pagellina scolastica non era delle migliori. Non capiva a cosa potesse essere utile il tempo passato in classe a studiare. Non aveva interesse, non voleva fare niente.
Eppure i genitori, molto preoccupati per il futuro dell'unico figlio pensavano che nella vita l'unica cosa che contava era fare il proprio dovere e non era importante se ci si metteva il cuore in quello che si faceva. Secondo voi è giusto? È mai possibile fare bene le cose senza metterci emozioni, passione?
I genitori non erano fatti per i sogni ad occhi aperti.
Quando nacque Pietro la sua nonna materna aveva regalato ai genitori di Pietro una cosa abbastanza insolita, nessun regalo di grande valore. Lei pensava che ciò che era indispensabile per il futuro del nipote fosse semplicemente possedere una chiave, semplice con un campanellino dorato. La nonna con entusiasmo continuava a muovere la chiave facendolo suonare.
Non era importante che fosse ben decorata con gioielli preziosi, ciò che era importante è che potesse aprire la porta dei sogni. Sognare, desiderare, conoscere erano i verbi che usava quando la nonna era piccola scrivendoli continuamente nei suoi quadernini di poesie. Il suo desiderio era diventare la maestra del suo piccolo paese, così poteva insegnare ai bambini a coltivare i sogni.
I genitori di Pietro non curanti del dono ritenendolo insignificante l'abbandonarono ben presto in mezzo alle cianfrusaglie che giacevano nella soffitta. Il campanellino non suonò più da allora. Il tempo passò e, tra noiosi compiti da svolgere ed amici immaginari con cui giocare, Pietro divenne un uomo. Trovò un modesto impiego nella sua città ma le sue giornate trascorrevano tutte uguali, senza nulla che potesse risvegliare il suo animo stanco e rassegnato.
Una mattina d’estate, deciso a trascorrere qualche ora di relax al mare, Pietro fece un incontro che gli cambiò la vita. Mentre cercava un po' di refrigerio sotto un grande ombrellone verde, si addormentò ed iniziò a sognare una vita diversa, felice. Da bambino sentiva forte un desiderio che non aveva mai rivelato a nessuno perché convinto che sarebbe rimasto tale e che nessuno lo avrebbe compreso, né tanto meno incoraggiato. Pietro fu improvvisamente svegliato dalle voci dei bambini che giocavano a rincorrersi sulla spiaggia. Si alzò e, ancora stordito, si diresse velocemente verso il mare tuffandosi tra le onde fresche e schiumose. Un’anziana donna appoggiata ad un piccolo salvagente gli si avvicinò e i due iniziarono a conversare piacevolmente. Matilde, così si chiamava la signora con cui Pietro si ritrovò ad aprire il cuore come non aveva mai fatto prima, era stata la balia di Pietro quando era molto piccolo. Conosceva bene la sua famiglia, le loro abitudini e promise a Pietro che si sarebbero rivisti molto presto perché voleva fargli un dono.
Qualche giorno dopo, Matilde si presentò a casa di Pietro, la stessa in cui era nato e cresciuto e in cui la donna lo aveva accudito con amore, quando i genitori si assentavano per lavoro. Matilde chiese a Pietro di essere portata in soffitta e, cercando tra polvere e vecchi scaffali, trovò la chiave con il campanellino che era stata donata a Pietro dalla nonna materna e di cui lei non si era mai dimenticata.
Matilde parlò a quel bambino ormai divenuto un uomo, del valore di quel dono e dell’importanza di credere nei propri sogni, senza mai perdere la speranza e la voglia di realizzarli.
Da quel giorno Pietro iniziò a sorridere, si circondò di amici veri e dopo qualche anno riuscì a realizzare il suo grande sogno: costruire una scuola in Africa in cui ogni bambino potesse essere aiutato a crescere coltivando i propri talenti e realizzare così la propria missione. All’ingresso della scuola, un campanellino“quel campanellino dorato con la chiave” suona ogni volta che un bambino ne varca la soglia. Illustrazioni di @ioviandante La storia è stata scritta da @ioviandante e la D.ssa Anna Maria Scuderi, ( psicologa_anna_scuderi)