Portfolio Irene Pittatore_01.2015

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Biography Laureata al Dams dell'Università di Torino in Storia delle teoriche del cinema con lode e dignità di stampa, è Presidente di Impasse, associazione culturale che indaga e innesca processi di ricerca e documentazione creativa applicabili in ambito espositivo e scientifico, con l’obiettivo di estendere e contaminare i contesti di produzione e fruizione dell’arte contemporanea. Nel 2014 ha ottenuto il Premio per la performance Autofocus di VANNI occhiali a cura d Olga Gambari. Grazie al premio DE.MO Movin'Up e al contributo di Kaninchen-Haus/ Compagnia di San Paolo, ha sviluppato un percorso di ricerca a Berlino con la curatrice N. Daldanise per realizzare un libro d'artista – edito da Archive Books - sulle nuove forme d'arte nella sfera pubblica in relazione a processi di trasformazione urbana. Nel 2012 con A. Vaneycken ha partecipato all'AIR program Viadellafucina con un progetto su arte e gentrification dedicato all’area di Porta Palazzo a Torino. Nel 2010 con F. Macrì è stata invitata dalla commissione Arti Visive della Regione Piemonte a prendere parte ad una residenza di formazione presso Villa Arson (Nizza, FR) ed è stata designata dal network internazionale Resò quale assegnataria della residenza a Capacete (Rio de Janeiro/ San Paolo), dove ha sviluppato un progetto su arte, discriminazione e consapevolezza di genere. Ha realizzato installazioni e interventi per Cittadellarte Fondazione Pistoletto (Viadellafucina A.I.R.), Artissima 18 e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Let's talk Resò), The Others Art Fair (Autofocus), Palazzo Ducale a Genova e Castel dell'Ovo a Napoli (Living in Lift), XX Giornata FAI di Primavera - Palazzo dell'Arsenale (TO), 'nei limiti' (La Biennale di Venezia 54/Padiglione Italia/Piemonte), XIII edition Biennial of Young Artists from Europe and Mediterranean, Biennale dell'Assurdo, Premio Celeste, FMPQ – City Veins, Yourtime 2010 Torino European Youth Capital, Food Design 5, Proposte XXIII, ZooArt e ManifestaZoone, Festival di Architettura in Città, Fusion Art Gallery. Ha partecipato ai workshop proposti da Krystian Lupa nell’ambito della Biennale di Venezia 2000, da Massimo Bartolini e a.titolo per Proposte XXIII, da Documentary in Europe, Bruna Biamino, Doriana Crema, Dario Neira, Caretto e Spagna.

Irene Pittatore graduated with honours at Dams (University of Torino, Italy). She is the President of Impasse, a cultural association that inquires and triggers processes of research and creative documentation both in scientific and artistic field, with the aim of extending and contaminating the contexts of production and fruition of contemporary art. In 2014, she won Autofocus, VANNI occhiali's prize for the performance, curated by Olga Gambari. Thanks to DE.MO Movin'Up prize and to the contribution of Kaninchen-Haus/ Compagnia di San Paolo, she developed a research in Berlin together with the curator N. Daldanise to realize an artist's book – published by Archive Books - about contemporary artistic practices in relation to the public realm and urban transformations. In 2012 with A. Vaneycken she took part in the AIR program Viadellafucina realizing a project on art and gentrification focused on the area of Porta Palazzo in Torino. In 2010 with F. Macrì she has been invited by the Piedmont Regional Commission of Visual Arts to join an artists’ residency at Villa Arson (Nice) and she has been selected by Resò international network for a residency at Capacete (Rio de Janeiro/ San Paolo) to develop a research on the role and the influence of female gender on the creative process as well as on the admission to artistic career. She has realized installations within Cittadellarte Fondazione Pistoletto (Viadellafucina A.I.R.), Artissima 18 e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Let's talk Resò), The Others Art Fair (Autofocus), Palazzo Ducale a Genova e Castel dell'Ovo a Napoli (Living in Lift), XX Giornata FAI di Primavera -Palazzo dell'Arsenale (TO), 'nei limiti' (La Biennale di Venezia 54/Padiglione Italia/Piemonte), XIII edition Biennial of Young Artists from Europe and Mediterranean, Biennale dell'Assurdo, Premio Celeste, FMPQ – City Veins, Yourtime 2010 Torino European Youth Capital, Food Design 5, Proposte XXIII, ZooArt e ManifestaZoone, Festival di Architettura in Città, Fusion Art Gallery. She has joined in the workshops proposed by Krystian Lupa within Biennale di Venezia 2000, by Massimo Bartolini and a.titolo within Proposte XXIII, by Documentary in Europe, and those ones leaded by Bruna Biamino, Doriana Crema and Dario Neira, Caretto and Spagna at the Living Art Park.


Statement

La ricerca che conduco persegue una riflessione sulla responsabilità culturale e sociale che l'artista ha nel contesto in cui interviene e muove una ferma critica al sistema dell'arte attuale, incardinato, con poche eccezioni, alle dinamiche spettacolari ed economiche dell'industria culturale. Propongo interventi che combattano isolamento e costrizione, perpetuati dall'attuale sistema di potere con la messa ai margini delle proposte non conformi ai dettami del mercato o con la cooptazione, che rende le medesime inoffensive - e ininfluenti rispetto allo stato delle cose esistenti. La mia proposta prevede un assiduo lavoro sulla presenza e si avvale di un metodo performativo di indagine che tenta di dare forma, in itinere, alla continua ridefinizione dei propri assunti, in relazione ai contributi interdisciplinari raccolti. Ciò che sta in campo o in scena si (s)offre nella sua essenziale dimensione di frammento incapace di costituirsi in forma univoca e definitiva. Percorro questo terreno accidentato agendo l'errore consapevole e individuale della ricerca inattuabile di una proposta artistica senza spettacolo. Crudelmente rovinando le rovine del teatro, dell'affollata arena della comunicazione visiva, dell'oggetto attore che piega (piaga) alla visione l'urgenza di un dire per sé.

My research feeds on a consideration about the active responsibility of an artist towards the contemporary social shape, then firmly criticize the current art system, structured - with a few rare exceptions - on entertainment and economical dynamics of the cultural industry. Facing the changing and the conflicts now playing out, I propose actions capable to fight isolation and constraint, that are both perpetuated by the present system of power devoted to marginalize all the proposals that are not conform to the marketing diktats, or even to co-opt them, making every opposition unoffensive - and uninfluential - as for the actual matter of facts. My proposal is based on a continuous and consistent act of presence and uses a performative methodology of research. The aim is shaping the progression of the knowledge gained through the preparatory phase. At the same time the practice insists on the continuous redefinition of its assumptions, enriching itself with the collected trans-disciplinary contributions. What’s on the screen or on the stage - objects playing actors, actors playing objects - offer itself (and suffer) as a simply bare part unable to take up an univocal and permanent form. I’m moving on this uneven field, consciously staging my personal effort searching in vain for an artistic not entertainment proposal. Spoiling with no mercy the ruins of the theatre, the ruins of the visual communication’s crowded arena and the ruins of the actor subject and object at the same time - who turns (and hurts) the urgency of the speech into a vision.


ULTIME STANZE (VANITAS ARTIFICIS) Performance con videoproiezione. 2014 Su un cumulo di letame si compie un inseguimento. Un pavone pezzato, dalla coda rada e povera di piume, è braccato a vista da un'artista vestita di bianco. L'ostinato quanto infruttuoso tentativo di prossimità con l'animale si traduce presto in una nuova ricerca, un'affannosa operazione di scavo nello sterco: dissotterramento che porta alla luce lunghe piume variopinte, pressoché intonse, naturalmente refrattarie alla sozzura. Muove l'azione un impulso a rovistare una incontenibile nostalgia della Bellezza, qualcosa che attiene la sua fine, un'evocazione. Sembra che il mio (dis)corso persegua, sfidi e perseguiti quella perdita. Di un discorso sulla ******** non è più (ancora?) tempo, quasi l'emersione della parola (quella parola) fosse necessariamente esposta al materno, provvidenziale e consolatorio approssimarsi del cumulo di letame. Dai fondi della massa di deiezioni, l'ard(i/o)re di fare dalla bocca quell'unico verso (della e non sulla ********) sfida l'inevitabile ostruzione del volenteroso orifizio.


HOW TO MOVE YOUR ARTWORK FROM MUSEUM TO PUBLIC SPACE/ ONGOING PROJECT Libro d'artista 2.0. A cura di Nicoletta Daldanise. Un'edizone Archive Books, Berlin. abooktobe.wordpress.org L'opera si propone di riflettere e stimolare confronto sulla proliferazione di pratiche artistiche nella sfera pubblica e sulle ragioni che spingono queste ultime a portarsi fuori dagli spazi espositivi tradizionali, nonché di indagare motivi e conseguenze del ricorso alla ''creatività'' da parte della pubblica amministrazione e degli investitori privati nei progetti di rigenerazione urbana, con la conseguente possibilità di contaminazione fra pratiche artistiche e interventi di animazione sociale o di pubblico intrattenimento. Spunti di riflessione per la stesura sono stati raccolti nel corso di una residenza studio a Berlino e nei due anni di ricerca transdisciplinare sviluppata in collaborazione con Annelies Vaneycken, Nicoletta Daldanise, Lisa Parola e Luisa Perlo (a.titolo), Giovanni Semi, Alberto Vanolo e con gli operatori sociali di Porta Palazzo (Torino). Il progetto è realizzato con il sostegno del premio DE.MO./Movin'Up, di Kaninchen-Haus e della Compagnia di San Paolo, di Archive Books.


SLIDING PORTRAITS. RESPECT, NAÏVETÉ, MANIPULATION Video. 2014 Il progetto è il risultato di un workshop di discussione collettiva e attraversamento di Porta Palazzo (TO) con abitanti del quartiere e rappresentanti di associazioni locali, sfociato nell'elaborazione partecipata di ritratti che tentano di esprimere il grado di benessere, inclusione e soddisfazione percepiti dal cittadino rispetto alla vita nel quartiere. La restituzione degli esiti del laboratorio – affidata alla stratificazione, movimentazione e sovrapposizione continua delle fotografie stampate su acetato - tematizza il rischio di manipolazione ed esotizzazione della rappresentazione, e tiene conto del rifiuto a essere ritratti da parte di alcuni cittadini.


ULTIME STANZE Fotografie. 2014 L'artista attende il suo interlocutore-Godot, giudice della propria pratica.


BASAMENTO PUBBLICO Video. Azione realizzata a Porta Palazzo (TO) con la partecipazione del curatore Roberto Mastroianni e dei passanti. 2013 Una riflessione critica sul ruolo e sulle forme del monumento contemporaneo e sulle responsabilitĂ degli artisti, della pubblica amministrazione e degli investitori privati nei processi di rigenerazione urbana. Una performance-sorvolo sulle principali criticitĂ che affliggono le pratiche artistiche contemporanee nella sfera pubblica.


The Regenerators. Action 1 Performance, in collaborazione con Annelies Vaneycken. 2012 Che tipo di interventi artistici gli abitanti, le istituzioni, gli artisti si aspettano o pensano siano necessari per il quartiere di Porta Palazzo a Torino? Una riflessione sul ruolo e sulle responsabilità dell'artista chiamato ad operare per la rigenerazione urbana, in relazione ad aree segnate da drastiche trasformazioni e conseguente disagio sociale. Un confronto pubblico con esperti e abitanti di Porta Palazzo a Torino è stato proposto, in Piazza della Repubblica, nella forma di "opera d'arte": la discussione si è svolta intorno a un tavolo dalla prospettiva incerta disegnato al suolo e posto al centro di una grande cornice dotata di didascalia. Il progetto è stato realizzato nel corso dell'AIR program Viadellafucina, organizzato da Kaninchen-Haus a Torino, con il sostegno della Compagnia di San Paolo.


MADONNA DEL PARTO NE35 Fotografia su ricetta medica. 2013 Il potere di dare vita è prerogativa della donna in età fertile? La nascita è fenomeno connesso esclusivamente con le naturali possibilità di riproduzione? Indagare gli stereotipi di genere e concorrere ad infrangerli. Uno studio sulla natività, che dialoghi con le icone sacre (Natività e Vergini del Parto), i ruoli sociali e la vita adulta.


IN GENERE http://ingenere.altervista.org. Progetto di ricerca condotto con Francesca Macrì. 2009/2011 In genere è una ricognizione locale e internazionale sullo stato dell'arte in fatto di 'pari opportunità'. Una ricerca sulle ripercussioni attuali di una storia dell’arte per secoli eminentemente maschile, segnata da una forte assenza di autrici e da un massivo ricorso alla rappresentazione fisica delle donne. Nel corso della residenza a Capacete (Rio de Janeiro, San Paolo, 2011) abbiamo discusso di pratiche, identità, esclusione e consapevolezza con Alicia Herrero, Ana Holck, Ana Linnemann, Ana Maria Tavares, Ana Paula Cohen, Anna Bella Geiger, Cris Bierrenbach, Daniela Labra, Ernesto Neto, Estelle Nabeyrat, Fernanda Gomes, Joao Modè, Jorge Menna Barreto, Helmut Batista, Laura Lima, Leda Catunda, Lenora De Barros, Marcos Chaves, Mariana Lanari, Rosangela Renno, Teresa Riccardi, Vivian Caccurri, Walter Riedweg. Un campione delle video interviste è pubblicato sul blog http://ingenere.altervista.org, che accompagna il percorso di ricerca per contribuire ad un affinamento della conoscenza su questi temi e all’animazione di un dibattito. L'edizione completa delle interviste sarà pubblicata in una collezione di 4 DVD. Il progetto è stato sviluppato entro il programma internazionale di residenze artistiche RESò, promosso da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.


LA CONTESA Videoinstallazione. Irene Pittatore e Lucia Nazzaro. 2011 Due video muti proiettati su pareti opposte di una sala buia propongono il dialogo di due artiste che si contendono dalla distanza di due generazioni un pesce morto, aspirazione ad un pasto che non verrà mai consumato: l’arte. Io/Lei insceniamo un conflitto senza soluzione. Emergiamo dal nero. Lei, l’artista, fuma, contendendo il mio resto. Ci troviamo l’una di fronte all’altra (così vogliamo apparire allo sguardo di chicchessia). Il pesce è il pasto (il resto) che non si consuma. Testimone involontario dell’assoluta necessità. Io aspettavo. Il suo agitare le mani intorno a quel filo solleticava la mia voglia di dormire. Ci guardiamo? Agiscono con esasperazione le fragranze miste della pesca e della castagna. La trazione, la tensione del filo avido della sua preda non risponde al sentimento di bellezza e d’amore che attraversa la scena come una lama per affinare il desiderio. Siamo distanti. La seduzione è distanza. Il gioco è prendersi dallo stesso capo senza nulla concedere al resto: orgoglio della parola. L’arte? Riposa nel suo giaciglio.


Coazioni La serie delle Coazioni, avviata nel 2009, s'incentra su azioni quotidiane (mangiare, dormire, lavorare, comunicare) e su una controversa relazione con la natura. La serie consta di forme-azioni balzate con brutalità alla coscienza. L'emersione è mediata da una forma più complessa di autenticità, la finzione. Qual è il linguaggio praticabile e quali le strategie perseguibili per contrastare un sistema che relega l'arte ai margini di un discorso su grandi eventi, numeri, vendibilità, intrattenimento? Gli interventi sono spesso condotti in sinergia con soggetti con i quali è condivisa una pratica artistica o una qualche forma di comunanza di visioni.


COAZIONE 1 Videoinstallazione. Azione realizzata con Pino Chiezzi. 2009 «On dit tout. Tout ce qu’on peut. Et pas un mot de vrai nulle part» Samuel Beckett, Oh les beaux jours Nel fango tiepido di una risaia un gracidio alterno di rane. Un sorvolo sui meccanismi di costruzione dell’oggetto d’amore ai tempi dell’alienazione e delle identità frantumate, l’ostinata frequentazione dell’impossibile e della distanza, la relazione differita, la forma instabile e imprevista del soccorso.


COAZIONE 2. DE GENERE Videoinstallazione. Azione realizzata con Pino Chiezzi. 2010 Un'azione irrisolta e sospesa fra il sonno e la veglia, in cerca di un riposo che non può darsi e di una altrettanto impossibile conciliazione fra libera creazione e mercato. Irene Pittatore fodera i muri con materassi sui quali non ci si può permettere di riposare. La loro verticalità coincide con lo schermo su cui è proiettato un conflitto costante tra sonno e veglia, tra realtà e rappresentazione. "Immagina una ninna nanna e dormi" sembrano suggerirsi i due individui, mentre sono sopraffatti dall'incessante tramestio di banconote e dal bisogno costante di riposizionarsi per non cadere. Sono vincolati allo sforzo di uscire dai margini che li frantumano, dalle costrizioni di uno spettacolo che li vuole spettatori della propria acquiescenza. Non possono esimersi. Ne va della loro propria identità, ridotta e frammentata da logiche di mercato ineludibili. Agiscono nei limiti tra il reale e l'illusione e chiedono allo spettatore di riposizionarsi a sua volta, di non abdicare dal ruolo critico che gli è necessario per distinguere la finzione dalla finta, dall' “impero del falso” (Jost). Di Michela Sacchetto


COAZIONE 3 Videoinstallazione, stampe fotogrammi. Azione realizzata con Pino Chiezzi. 2010 Un pranzo interminabile si compie, in abiti leggeri, sotto la neve dei Murazzi del Po a Torino. Due presenze mute si (s)offrono al freddo e agli sguardi dei pochi passanti. La neve si posa sui cucchiai colmi di minestra. Piccole alterazioni dei gesti quotidiani rompono la giĂ minata naturalezza del pasto.


COAZIONE 4 Fotografie. Azione realizzata con Pino Chiezzi. 2011 Il progetto nasce in occasione della fondazione di un osservatorio su un'area periferica di Torino, a meno di 5 km dal centro cittadino, che comprende gli accampamenti informali del Lungo Stura Lazio, diverse tipologie di orti urbani e il cosiddetto 'Tossic Park'. I margini di una società urbana, sempre più globalizzata, e gli scarti di una metropoli, sempre più escludente, vengono messi in scena alla ricerca di “immagin-azioni”, che cercano di rendere ragione di “un'umanità minore”, che è minore perché resa tale: spinta ai margini, resa minoritaria e in parte minorata. “Un'umanità minore”, che è minore perché di essa rimangono solo gli oggetti brutalizzati dal consumo e dall'usura. La narrazione porta a scoprire che il “paesaggio umano minore” prodotto dal singolo oggetto e da cataste di immondizia, è mutevole e transitorio e che l'umano in esso collocato (i performer e noi di conseguenza) non può che individuare degli oggetti, lavorarli e riappropriarsene per farne qualcosa. Che cos'è però questa cosa? Se non “coazione a ripetere” (lo “stirare l'erba”, il “telefonare”, il “guidare un'automobile immaginaria”). È come se “l'umanità minore” non potesse che mimare “l'umanità maggiore” e ad essa omologarsi in piccolo, sguazzando nei “rimasugli della merce” invece che nel “luccichio del consumo”, lì o altrove, la disperazione del consumo rimane però inalterata. A meno che dagli oggetti dissotterrati da depositi o trovati sul letto del fiume e scelti, ripuliti, assemblati e riposizionati non nasca un'ulteriore possibilità: quella che dai“resti” porta al “resto”, ad un“altrove”, che segna una possibilità di riscatto (di qualche tipo, di qualunque tipo). (…) Da Il futuro passa da qui. Dai “resti” al “resto” e “resta ciò che resta” di Roberto Mastroianni



COAZIONE 5 (TRENT'ANNI) Fotografie. 2011 Abiti di Clara Daniele Da una discussione avviata con Clara Daniele sulle forme dell'abbandono femminile, sulle ripercussioni private dell'esclusione. Una riflessione sulle possibilità del linguaggio visivo nel tempo della sovraesposizione all'immagine e della massiva diffusione dei dispositivi di ripresa. L'intervento chiama in causa il campo di azione, le responsabilità e le possibilità di chi dell'espressione attraverso immagini fa il suo mestiere. Gli ostacoli al lavoro provengono dalla precarietà delle condizioni in cui è possibile operare oggi, in Italia soprattutto, a causa di un sistema di potere che perpetua se stesso attraverso clientele e dinamiche mercantili. Alle impervie condizioni ambientali si intrecciano indissolubilmente le istanze personali e una sottile ma costante autodelegittimazione che proviene, in buona parte, dalla secolare marginalizzazione del lavoro femminile. Ripercorrendone il gesto, nel tessere e disfare un enorme groviglio di fili, mi sono domandata cosa in fondo, e implacabilmente, aspettasse Penelope. Io aspettavo di sapere. Di aprirmi un varco. Nessuna risposta illuminava una strada, né pacificava l'interrogativo sulle possibilità della fotografia nel tempo in cui tutto pare tradursi in volatile immagine e i dispositivi di ripresa si moltiplicano nelle nostre tasche.Il filo del discorso si spezza, si torce entro un bosco artificiale, e con ostinazione disegna architetture di pensiero contraddittorie.


COAZIONE 6. Fotografie. 2012 Abiti di Clara Daniele Occupava il mio pensiero uno stanchissimo Ulisse. Circondato da marinai sfiniti, isolati volontariamente dal suono, dimenava le membra, come alle bestie si conviene, legato all'albero di una nera nave. Qualcosa è emerso dal buio. Una chioma? Una radice? L'albero maestro, forse. Un ciliegio piombato a terra. Nessuno si ergerà sull'unico albero rimasto, ombra obliqua della colonna d'Ercole. Con corde molli l'animale dibatterà la propria natura sull'altare dell'Irresistibile Tentazione: il mercato (delle sirene). Fine dell'in/canto. Laddove la conoscenza s'arresta.


POSTCARDS Installazione e performance. Con Viviana Rossi. Suono: Ugo Nicolò. 2005 Pannelli di testo e sonorizzazione con postazioni di ascolto individuali e suono d'ambiente, flebo con sostegno metallico, vasca da bagno, due performer, un pesce rosso, petali di rosa. Postcards è un’ostinazione di vista nel buio, una fibrillazione di figure di un quotidiano sotterraneo data in assenza: nessuna immagine accompagna le dieci cartoline. L’emergenza del pensiero è coagulata in forma di frammento: la parola, in stretta relazione con il suono, evoca un interlocutore mancante, perduto, atteso, e denuncia la propria compromissione con un immaginario fortemente visivo.


Fotografia: Roberto Goffi

RIBALTA Installazione realizzata con Francesca Macrì. Tende, poltrone teatrali, audio, faretti, dimensioni ambiente. 2008 L’emergenza su cui il progetto si incentra è il dilagante ottundimendo delle facoltà critiche nella disposizione spettatoriale con cui genericamente si sta al mondo, non sentendosi parte attiva e determinante di una comunità, ma osservandone, in modo superficiale e al più con lamentosa condiscendenza, dinamiche e andamenti. Oggetto dello ‘spettacolo’ offerto, sancito da una coltre di tendoni rossi/sipario, è una serie di sedute di una platea, scardinate a braccia e rovesciate al suolo. Le poltrone manomesse si offrono alla vista su un palcoscenico sostanzialmente equivalente ad una platea. Nella considerazione anche della sede preposta all’esposizione, una Accademia di Belle Arti, si impone la necessità di denunciare la straripante spettacolarizzazione della cultura, il suo declinarsi sempre più frequente come fenomeno di intrattenimento massificato. Motore e intenzione dell’assalto alle sedute, del porgere a sé e ai visitatori poltrone inutilizzabili - nell’installazione permarrà un suono di cadute, di lacerazioni, di tonfi - è quello di offrire ed offrirsi un appoggio impossibile, che preceda - ottimismo della volontà - la presa d’atto dell’urgenza di mettersi in piedi.


GEOGRAFIA DEL CAMBIAMENTO Sito web interattivo realizzato con Francesca Macrì. www.geographyofchange.eu. 2008 Il progetto di interaction design, selezionato per la XIII edizione della Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo, dedicata al kairos, si propone di stimolare l’interazione di artisti e visitatori con la mappa di Bari – sede della manifestazione – mediante l’apposizione di messaggi relativi al cambiamento creativo più importante e prolifico nella propria vita. Un flusso di messaggi scorre idealmente e visivamente tra le vie della città, animandone progressivamente le piazze e i corsi, disegnando un kairos di migliaia di voci, di tensioni creative che hanno trovato esito e frutto. Il progredire dei contributi in mappa può essere a tutt’oggi monitorato on line ed è stato osservato nella sua continua evoluzione, nei giorni dell'esposizione, mediante una proiezione video della pagina web.


GEOGRAFIA DEL CAMBIAMENTO, SAN SALVARIO Installazione interattiva realizzata con Francesca Macrì. Inchiostro su stoffa di recupero, fili. 2008 In occasione della presentazione torinese del progetto, IP e FM hanno interagito direttamente, senza la mediazione della rete, con il quartiere torinese di San Salvario e la sua comunità di abitanti e passanti.Scopo dell’intervento è stata la misurazione del senso del kairos presente nella collettività, attraverso la sollecitazione di messaggi di cambiamento e l’induzione dei visitatori ad uno sforzo di consapevolezza e di manifestazione attraverso la scrittura. La sede espositiva dell’Artintown si è trasformata nel punto di raccolta, contatto e irradiamento dei segni lasciati dai soggetti in transito, divenuti attori a pieno titolo nel processo di costruzione di una mappa del cambiamento possibile.


GEOGRAFIA DEL CAMBIAMENTO, TRACCIATO Tappeto/tenda realizzato con Francesca Macrì. Stringhe di stoffa di recupero, tessuto, fili, pennarello, 320 x 300 cm. 2010 Tracciato è l’assemblaggio materico dei contributi raccolti nelle settimane di esposizione presso Artintown, nella forma di un tappeto/tenda costituito dalle stringhe colorate di stoffa di recupero che portano il segno delle proposte che gli abitanti di San Salvario e i visitatori della mostra hanno lasciato sollecitati dalla domanda Che cosa puoi fare di nuovo o di diverso per contribuire a trasformare il quartiere in cui vivi?


NUMERO DELLE BANANE Azione realizzata con Francesca Macrì. 2008 Circo alla Fiera del Levante di Bari. Nel corso della XIII edizione della Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo, IP e FM, sfidando la loro stessa morte e (r)accogliendo rifiuti nei propri ampi abiti, si sono esibite nel Numero delle Banane di fronte a bagnanti accorsi con smania di VIP e a una sconcertata troupe di MTV. La sovraesposizione di due corpi affaticati dal proprio portarsi e compromettersi nel tempo dell’emergenza, il perpetuarsi di gesti irrisolti, accusativi e autopunitivi, la caduta sull’asfalto e la finalizzazione dell’urto: un’interpellazione muta, al traffico che non ammette intralci, agli spettatori assembrati a fiotti, a un sistema che rigetta la non conformità.


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