Gerald Moroder, Soul

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Gerald Moroder



Gerald Moroder SOUL a cura di Anna Lisa Ghirardi

STADTMUSEUM KLAUSEN MUSEO CIVICO DI CHIUSA




Tra terra ed etere si muovono guardinghi Anna Lisa Ghirardi

L’opera di Gerald Moroder è pervasa da una tensione vitale e da un connaturato anelito. Le sue figure, scarnite ed essenziali, sono protese verso un altrove, in cerca di una via, di una rivelazione. Sono immagini dell’essenza umana, figure senza tempo, prive di connotati che le colleghino ad uno spazio e ad un’epoca. Hanno forme dal sapore primitivo, memori di esperienze originarie, ma conoscono anche il dramma dell’esistenza nella sua evoluzione, tanto da evocare le scarnificazioni antropomorfe che hanno accompagnato sculture lontane: dalle opere plastiche antiche a quelle etrusche, sino alle opere di Alberto Giacometti, in un tempo senza tempo. Le figure di Moroder sono infatti arcaici uomini contemporanei. Gardenese ma infedele alla tradizione lignea, crea con impasto di sabbia, trucioli di ferro e amalgama di porfido, materiali che conservano in sé la storia. Persino la materia ha intrapreso pertanto un percorso di esplorazione, componendosi di particelle, stratificandosi e ossidandosi, abbandonando parte di sé per accogliere altro. Le sue immagini si muovono guardinghe in una dimensione di scoperta che congiunge la terra all’etere. La tensione che percorre le membra è palpabile e percorribile sui corpi scabri e tesi, dall’odore di terra e ferro. Il movimento corporeo delle sue opere figurative e le tracce delle textures dei suoi pannelli aniconici esprimono la riflessione

escatologica e la ricerca spirituale che accompagnano il vivere. I suoi uomini sono infatti colti, talvolta, durante il passo, in movimento, talaltra, sono immortalati nella pausa dell’attesa, altresì, nella stasi della scoperta. Nell’opera Erranti tre figure camminano tendendo il volto oltre l’asse del corpo, sono proiettate verso un altrove. Nelle sculture L’attimo, due grandi uomini interrompono il loro cammino e orientano lo sguardo davanti a sé come se attendessero risposta ai quesiti esistenziali. Le piccole figure, Riflessione, sono appese a parete, in sospeso con le braccia lievemente all’indietro e la testa rivolta all’insù. Il titolo dell’opera ci conferma l’idea di meditazione che esse fanno trapelare, la riflessione rimanda, inoltre, all’ombra proiettata sul muro: il doppio, lo spirito, l’essenza. Il lavoro dell’artista è caratterizzato, infatti, da elementi di dualità: la luce e l’ombra, la stasi e il movimento, la materia e l’anima. Sono essi elementi distinti e uniti in un percorso di immersione nel contingente e di propensione alla sublimazione. La sua ricerca attraversa la materia, esplora la natura, vive i sensi, per ambire ad una trascendenza dello spirito, dell’anima. Nella mostra Soul campeggia la grande figura di due metri, immobile e frontale, Essere. È il perno del percorso espositivo, il fulcro di un iter che l’essere umano compie fuori e dentro sé. Il tema dell’Essere ha attraversato la storia della filosofia occidentale sin di suoi esordi, da Parmenide, che è stato il primo


ad analizzarlo deducendo che coincide con il pensiero e al di fuori dell’Essere non c’è nulla, affidandosi alla ragione e non ai sensi e affermando che divenire, mondo e vita sono illusioni, ad Eraclito e al concetto di panta rei sino a Platone che colloca l’essere umano sospeso a metà tra Essere e non-essere, attraversando anche il pensiero di Aristotele e Plotino fino a giungere alla teologia cristiana che identifica l’Essere con Dio. Arrivando, inoltre, alla riflessione di Cartesio: cogito ergo sum e all’Empirismo, dove l’Essere perde il suo legame con la soggettività, all’Essere dinamico di Hegel e a Nietzsche e all’impossibilità della conoscenza dell’Essere reale. Senza tralasciare il pensiero di Kant, di Heidegger, nonché di Sartre sino alla fisica contemporanea e alla meccanica quantistica, che ha rivoluzionato l’idea iniziale scoprendo che la materia non è nulla di fisso, che i corpi non sono fatti di materia inerte, ma di luce, di energia. E proprio nel concetto di divenire si muovono le figure di Moroder, da intendersi come concretizzazioni di energia. Per l’artista l’Essere è teso nella ricerca, fulcro della sua indagine umana ed artistica, di una condizione di accordo tra mondo tangibile e invisibile. Alle pareti delle stanze sono appesi quattro pannelli scultorei, Direzione 1-4; il segno trafitto nella materia è evocativo di un possibile tracciato che va dal basso all’alto senza abbandonare la fisicità dell’esplorazione. Il mondo terreno è il

luogo entro cui le sue figure si muovono, respirano, palpitano, in attesa dello stupore e della meraviglia, in attesa dell’illuminazione. Per Schopenhauer nessun essere si meraviglia della propria esistenza, ad eccezione dell’uomo. Per il filosofo tedesco la riflessione esistenziale e le speculazioni metafisiche scaturiscono dalla vista del dolore. Se la nostra vita fosse senza fine e senza dolore, nessuno si sarebbe probabilmente chiesto perché il mondo esista. Scopriamo che la realtà delle cose ci concerne e siamo una parte del mondo. L’essere umano è inteso non solo come soggetto conoscente, ma anche come essere dotato di un corpo, tanto che solo attraverso l’esperienza corporea l’uomo può giungere al noumeno, alla volontà di vivere, un impulso prepotente che ci spinge a vivere e ad agire. Le sculture di Moroder fanno trapelare, infatti, una sofferenza fisica, in quanto più il desiderio di vivere è irrefrenabile, quanto più nell’esperienza della sofferenza si accresce la propria esistenza. La sua opera richiede silenzio, il silenzio necessario al pensiero, alla riflessione, il silenzio che permette l’ascolto e il concretizzarsi di tensioni, pulsioni ed energia; le sue installazioni creano ambiti di meditazione tra sé e il mondo e tra sé e un mistico altrove.


Erranti / Irrende / Errant 2017 Impasto di porfido / Porphyrgemisch / Grounded porphyry mass 166x61x160 cm







Und sie bewegen sich vorsichtig zwischen Erde und Ätherischem Anna Lisa Ghirardi

Das Werk von Gerald Moroder ist von einer vitalen Spannung und einem tief verwurzelten Sehnen gekennzeichnet. Seine menschlichen Figuren, hager und auf eine essentielle Form reduziert, strecken sich zu einem anderen Ort, zu einem Anderswo hin, auf der Suche nach einem Weg, einer Offenbarung. Es sind Darstellungen der menschlichen Essenz, Figuren ohne räumliche oder zeitliche Bindung. Ihre Formen haben etwas Primitives an sich und tragen ursprüngliche Erfahrungen in sich, doch kennen sie auch das Drama der Existenz in ihrer Entwicklung und erinnern so an auf das Wesen reduzierte antropomorphe Formen aus lang vergangenen Zeiten: Von den antiken und etruskischen Skulpturen bis hin zu den Werken von Alberto Giacometti – Werke in einer zeitlosen Zeit. Moroders Figuren sind archaische Menschen der Gegenwart. Aus Gröden stammend, aber nicht an die Holzschnitztradition seines Tales gebunden, arbeitet er mit einem Gemisch aus Sand, Eisenspänen und einer Porphyrmixtur – Materialien, die in sich die Geschichte bewahren. Sogar die Materie hat den Weg des Suchens eingeschlagen: Sie setzt sich aus Partikeln zusammen, legt sich in Schichten und oxidiert, wobei sie Teile von sich selbst aufgibt, um Neues aufzunehmen. Seine Figuren bewegen sich vorsichtig in einer Dimension der Erkundung, die die Erde mit dem Ätherischen verbindet. Eine greifbare Spannung durchläuft die Glieder dieser rauen Körper, die nach Erde und Eisen riechen.

Die körperhafte Bewegung seiner Figuren und die Beschaffenheit seiner nicht ikonischen Paneele drücken eine eschatologische Reflexion und eine spirituelle Suche aus, die das Leben begleiten. So sind seine Figuren eingefangen, die eine beim Gehen, in der Bewegung, die andere in der Pause des Wartens oder im Stillstand des Entdeckens. Das Werk Die Irrenden zeigt eine Gruppe von drei Figuren, die sich mit ihren stark nach vorne gestreckten Gesichtern über sich selbst hinaus bewegen. Im Werk Der Augenblick unterbrechen zwei große Männer ihren Gang und wenden ihren Blick nach vorne, als ob sie eine Antwort auf existenzielle Fragen erwarten würden. Die kleinen Figuren, Reflexion, sind an der Wand befestigt, die Arme leicht nach hinten geneigt und mit dem Kopf nach oben gerichtet. Der Titel des Werkes unterstreicht den Eindruck der Meditation, den die Figuren vermitteln. Die Reflexion verweist zudem auf den Schattenwurf an der Wand: das Doppelte, der Geist, das Wesentliche. So ist das Werk Moroders geprägt durch duale Elemente: Licht und Schatten, Bewegung und Stillstand, Materie und Seele. Es sind dies von einander getrennte Elemente, die sich im Prozess des Eintauchens ins Jetzt und hin zur Sublimierung vereinen. Seine Suche durchdringt die Materie, erforscht die Natur, spricht die Sinne an, um nach der Transzendenz des Geistes, der Seele zu streben. In der Ausstellung Soul sticht eine zwei Meter große Figur hervor, reglos und frontal,


das Sein. Sie ist der Angelpunkt des Ausstellungsparcours, der zentrale Mittelpunkt einer Suche, die der Mensch außerhalb seiner selbst und in sich selbst unternimmt. Das Sein war von Beginn an Thema der westlichen Philosophie: Von Parmenides, der das Sein als Erster untersucht und daraus schließt, dass es mit dem Denken übereinstimmt und es außer dem Sein nichts gibt, Parmenides, der der Vernunft vertraut und nicht den Sinnen und für den das Werden, die Welt und das Leben Täuschungen sind. In diesem Zusammehang zu nennen sind Heraklit und der Begriff des panta rei und Platon, der die menschliche Existenz zwischen dem Sein und dem Nicht-Sein einordnet. Ebenso zitiert seien Aristoteles und Plotin sowie die christliche Theologie, die das Sein mit Gott gleichsetzt oder Descartes mit seinem Cogito ergo sum und dem Empirismus, wo das Sein seine Ver-


bindung mit der Subjektivität verliert und schließlich das dynamische Sein von Hegel und Nietzsche und die Unmöglichkeit der Kenntnis des realen Seins. Zu erwähnen sind ebenso die Erkenntnisse von Heidegger, Kant und Sartre bis hin zu jenen der zeitgenössischen Physik und der Quantenmechanik, die die ursprünglichen Vorstellungen revolutioniert hat und zum Schluss gekommen ist, dass die Materie nichts Beständiges ist und dass die Körper nicht aus träger Materie bestehen, sonders aus Licht, aus Energie. Und genau in diesem Konzept des Werdens bewegen sich Moroders Figuren, die als Konkretisierungen von Energie zu verstehen sind. Für den Künstler ist das Sein immer auf der Suche, ist es der Mittelpunkt seiner eigenen menschlichen und künstlerischen Suche, eines Zustandes des Einvernehmens zwischen der greifbaren und der unsichtbaren Welt. An den Wänden der Räume sind vier plastische Paneele angebracht: Richtung 1-4. Das in die Materie gesetzte Zeichen deutet auf eine mögliche Richtung von unten nach oben, ohne die Körperlichkeit der Suche aufzugeben. Die irdische Welt ist der Ort, in dem sich Moroders Figuren bewegen, wo sie atmen und pulsieren, in Erwartung des Staunens und des Wunderbaren, in Erwartung der Erleuchtung. Nach Schopenhauer ist außer dem Men-

schen kein anderes Wesen über die eigene Existenz verwundert. Für den deutschen Philosophen entspringen das Nachdenken über die eigene Existenz und die metaphysischen Mutmaßungen dem Anblick des Schmerzes. Wenn unser Leben endlos und schmerzlos wäre, hätte sich wahrscheinlich niemand gefragt, warum unsere Welt überhaupt existiert. Wir erkennen, dass die Realität der Dinge uns angeht und dass wir Teil der Welt sind. Der Mensch wird nicht nur als ein wissendes Wesen verstanden, sondern auch als ein mit einem Körper versehenes, und nur durch die Erfahrung des eigene Körpers gelangt der Mensch zum noumeno, zum Lebenswillen, dem sehnlichen Impuls, der uns zum Leben und Handeln drängt. Und so lassen Moroders Figuren ein körperliches Leiden durchscheinen, denn je unbändiger der Lebensdrang ist, umso mehr wird die eigene Existenz durch Erfahrungen des Leidens angereichert. Sein Werk erfordert Stille – die Stille, die zum Nachdenken, zur Reflexion erforderlich ist; die Stille, die das Zuhören ebenso wie das Entstehen von Spannungen, Impulsen und Energie ermöglicht. Seine Installationen schaffen einen Raum der Meditation zwischen dem Betrachtenden und der Welt, zwischen dem Betrachtenden und einem mystischen Anderswo.


Direzione 1 / Richtung 1 / Direction 1 2017 Impasto di sabbia e trucioli di ferro / Gemisch aus Sand und Eisenspänen / Sand and iron fillings 100x100 cm




L’attimo / Der Augenblick / The instant 2017 Impasto di sabbia e trucioli di ferro / Gemisch aus Sand und Eisenspänen Sand and iron fillings 198 cm







They cautiously move between earth and ether Anna Lisa Ghirardi

Gerald Moroder’s work is characterized by a vital tension and an innate longing. His figures, lean and reduced to essential shapes, strive towards another place, craving for a way, a revelation. They are images of the human essence, timeless figures without any connections to space and time. Their shapes echo the primitive, and bear original experience in themselves, and yet they also depict the drama of the existence in its evolution and remind us of early anthropomorphic shapes: from antique and Etruscan sculptures to the works by Alberto Giacometti – works out of a timeless time. Moroder’s works are indeed archaic contemporaries. He comes from Val Gardena and yet he is not tied to the wood carving tradition of his valley; in fact, he works with a mixture of sand, iron and porphyry stone – materials that, in themselves, maintain history. Even the material has embarked on its own exploration: It consists of particles, becomes stratified and oxidizes thus abandoning part of itself in order to welcome the new. His figures move cautiously in a dimension of discovery that link the earth to the ether. A palpable tension runs through the limbs of these rough bodies that smell of earth and iron. The bodily movement of his figures and the traces in the textures of his non-iconic panels express an eschatological reflection and spiritual quest in life. In fact, his figures are captured both while walking,

thus in movement, and while waiting, in the standstill of discovery. The work Errant shows a group of three people walking with their faces leaning forward beyond their own body and projected towards elsewhere. In the work The Instant, two tall men come to a halt, and look ahead as if awaiting an answer to existential questions. The small figures Reflection are fixed to the wall, their arms slightly inclined backwards and their heads looking upwards. The title of the work emphasizes the idea of meditation that the figures convey. The reflection also points to the shade on the wall: the double, the soul, the essential. Moroder’s oeuvre has distinguished itself through dual elements: light and shade, motion and stillness, material and soul. These contrasting elements are united in the process of immersion into the actual moment and propensity of sublimation. His quest runs through the material, explores nature, attracts the senses to aspire to the transcendence of the soul. In the exhibition Soul, a two-metre tall figure stands out, motionless and frontal: the being. It is definitely the focal point of the exhibition route, the centre of a process undertaken by the human being outside and inside themselves. The being has been a topic of western philosophy ever since the beginning: starting with Parmenides who first investigated the being and who came to the conclusion that nothing exists outside of it. He relied on the reason rather than


Direzione 3 / Richtung 3 / Direction 3 2017 Impasto di sabbia e trucioli di ferro / Gemisch aus Sand und Eisenspänen Sand and iron fillings 67x67 cm


on his senses and claimed that change, the world and life were illusions. Later on, Heraclitus also studied the being and developed his term panta rei and Plato who placed the human somewhere between the being and the non-being. It is also necessary to mention Aristotle’s and Plato’s knowledge as well as Christian theology, that identifies the being with God, or Descartes and his maxim ‘Cogito ergo sum’ and empiricism, where the being loses its connection to subjectiveness, and finally Hegel’s and Nietzsche’s dynamic being and the impossibility to know the real being. Also Heidegger, Kant and Sartre need to be named besides contemporary physics and the quantum mechanics, revolutionising the original idea and considering that material is nothing consistent and that bodies do not consist of inert material but of light and of energy. Moroder’s figures are to be understood exactly in this concept of mutation, which is understood as a concretization of energy. For the artist, the being is always pursuing a search, it is the centre of his human and artistic quest: a condition of balance between the tangible and the invisible world. Four plastic panels are displayed on the walls: Directions 1-4. The sign in the material evokes a possible direction from the bottom to the top without abandon-

ing the physicality of the exploration. The earthly world is the place where his figures move, breathe, and palpitate in anticipation of magnificence, wonder and illumination. According to Schopenhauer, no other creature except for the human being, marvels at their own existence. For the German philosopher, the existential reflection about our own existence and metaphysical speculations derive from the view of pain. If our life were endless and painless, probably nobody would ask themselves why the world existed. We discover that the reality of things does concern us and that we are part of the world. Not only is man seen as a knowing being but also as a being provided with a body; and only through the experience of the own body, man reaches the noumenon, the desire to live, a compelling impulse that drives us to live and act. Indeed, in Moroder’s sculptures a physical pain shines through, and the more irrepressible the urge to live is, the more the own existence is enriched through experience of pain. His artwork requires silence – the silence required for reflection; the silence which enables us to listen to the arising tension, impulses and energy. His installations create room for meditation between the observer and the world, between the observer and a mystic elsewhere.



Direzione 2 / Richtung 2 / Direction 2 2017 Impasto di sabbia e trucioli di ferro Gemisch aus Sand und Eisenspänen Sand and iron fillings 85x85 cm






Direzione 4 / Richtung 4 / Direction 4 2017 Impasto di sabbia e trucioli di ferro / Gemisch aus Sand und Eisenspänen / Sand and iron fillings - 45x45 cm

Direzione / Richtung / Direction 2017 Impasto di sabbia e trucioli di ferro / Gemisch aus Sand und Eisenspänen / Sand and iron fillings - 100x100 cm





Riflessione / Reflexion / Reflection 2017 Impasto di porfido Porphyrgemisch Grounded porphyry mass 71 cm


Essere / Das Sein / Being 2016 Impasto di sabbia e trucioli di ferro / Gemisch aus Sand und Eisenspänen Sand and iron filling 200 cm



In equilibrio Gleichgewicht Balance 2016 Impasto di porfido Porphyrgemisch Grounded porphyry mass 54 cm



Equilibrista Seiltänzer Tightrope Walker 2016 Impasto di porfido Porphyrgemisch Grounded porphyry mass 50 cm



L’ottimista Der Optimist The Optimist 2017 Impasto di porfido Porphyrgemisch Grounded porphyry mass 176 cm



Tienimi Halte mich Hold me 2017 Impasto di porfido Porphyrgemisch Grounded porphyry mass 168 cm



Eccomi Hier bin ich Here i am 2017 Impasto di porfido Porphyrgemisch Grounded porphyry mass 175 cm



Sulla riva / Am Ufer / By the Shore 2016 Impasto di porfido / Porphyrgemisch / Grounded porphyry mass 98x140 cm




GERALD MORODER was born in Milan in 1972. He works in Ortisei. He attended the Art School “Cademia” in Ortisei and the vocational school for sculpture in Selva Gardena. After various apprenticeships with master sculptors, he opened his own workshop in 1995. Since 2001 he has been exhibiting his works in solo and collective exhibitions, both in Italy and internationally. Among his most important exhibitions are: Biennale Gherdëina in 2010, curated by Chiara Canali; Die Kunststrasse in Imst (A) in 2014 and 2015; Dissenz/Traszendenz, cultural centre Tublà da Nives, Selva di Val Gardena curated by Else Prünster and Chiara Galbusera; the partecipation to the 54th Biennale di Venezia; exposition at the Sanyi Wood Sculpture Museum in Taiwan in 2016. Among the most important solo exhibitions: Skulpturen, Galerie im Kies, Altach (A), 2011; Alter Ego, Istitut Ladin, San Martino in Badia, 2012; II, Circolo artistico, Ortisei, 2013; Lo spazio dell’essere, iSculpture Gallery, San Gimignano 2014; Kunsthalle Hosp, Nassereith (A), 2016; Phantasy meets Reality, Galerie Hegemann, Monaco (D) 2017; Soul, Museo Civico di Chiusa 2017, curated by Anna Lisa Ghirardi; Soul; iSculpture Gallery, San Gimignano 2017, curated by Anna Lisa Ghirardi.


Soul Mostra e catalogo a cura di Anna Lisa Ghirardi Chiusa, Museo Civico 31 marzo - 6 maggio 2017 San Gimignano, iSculpture Gallery 13 maggio - 3 giugno 2017

Testi: Anna Lisa Ghirardi Traduzioni: Maria Teresa Mussner Fotografie: Matthäus Kostner Impaginazione e stampa: www.pentagon.it Š 2017 - tutti i diritti riservati



STADTMUSEUM KLAUSEN MUSEO CIVICO DI CHIUSA


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