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2-12-2008
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Asmara e le altre. Fonti e rappresentazioni iconiche delle città eritree
ASMARA
CLAUDIO CERRETI
Tra i fondi documentari che l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente possiede, alcuni rivestono una particolare importanza per lo studio delle strutture insediative nei territori già sotto amministrazione coloniale italiana. Questo è vero soprattutto per le città, grandi e piccole, della «colonia primigenia», nei cui confronti l’attività di gestione e di infrastrutturazione del territorio iniziò prima, durò più a lungo ed ebbe effetti più profondi e meglio inseriti nel contesto locale, al punto che in gran parte questi effetti sopravvivono tuttora, relativamente ben integrati nei processi di territorializzazione successivi al ritiro dell’Italia e poi all’indipendenza dell’Eritrea. Più e meglio della documentazione scritta, almeno per certi versi, le rappresentazioni iconiche sono strumenti di ricerca insostituibili, oggi finalmente riconosciuti a tutti gli effetti come parte dell’attrezzatura metodologica di chi si addentri nello studio dell’evoluzione storica di un territorio: e non occorre scomodare una bibliografia ormai sterminata per ricordare che un’immagine può dire molto – a saperla leggere in maniera appropriata – sulle condizioni di una regione, sulla struttura di un centro abitato, sulle forme specifiche di singoli oggetti, sui caratteri di un paesaggio e via dicendo; e che in realtà, in moltissimi casi, solo un’immagine può fornire certe informazioni, benché l’immagine sia un tipo di fonte molto peculiare, che richiede un «trattamento» differente da quello abituale per altri tipi di documenti. Due sono i fondi principali dell’IsIAO, da questo punto di vista: la raccolta cartografica, che per sua natura ha un carattere esplicitamente «tecnico-scientifico», al di là delle cautele metodologiche che il ricorso alle rappresentazioni cartografiche richiede; e la sterminata raccolta fotografica, che pure offre grandi opportunità di analisi di dettaglio, a loro volta bisognose di particolare attenzione metodologica. A queste due raccolte vanno aggiunti alcuni materiali, ugualmente interessanti, ma certamente meno organici, conservati nell’ambito delle raccolte museali: materiali che con quelli cartografici e fotografici condividono il carattere «visivo» – dipinti, disegni, stampe1.
1. IL FONDO CARTOGRAFICO La raccolta di carte geografiche attualmente in possesso dell’IsIAO ha un’origine certa e rilevante: si tratta della raccolta documentaria a suo tempo appartenuta al Servizio cartografico del Ministero dell’Africa italiana, incaricato di produrre la cartografia ufficiale, cioè di Stato, per i territori non metropolitani, nonché di «validare» le produzioni cartografiche delle amministrazioni coloniali. In entrambi i casi, la funzione «di Stato» va riferita in primo luogo alla produzione destinata a essere resa di pubblico dominio. In seguito alla soppressione del Ministero (1953), la raccolta confluì tra quelle conferite all’allora Istituto Italiano per l’Africa, così come la Biblioteca – che si fondeva con quella dell’ex Istituto coloniale italiano – e il Museo, insieme con altre raccolte dell’ICI2. Il fondo cartografico dell’IsIAO non costituisce dunque una collezione organica, ma una raccolta formata progressivamente e dapprima, per buona parte, occasionalmente legata a singole necessità di servizio. Solo in una fase successiva alla costituzione di un vero e proprio Servizio cartografico, la raccolta di carte si incrementò grazie ad acquisizioni che paiono sistematiche e a scambi con analoghi enti esteri interessati alla produzione cartografica di ambito africano, assumendo così – per certi periodi e per certe regioni africane – un’ampiezza e una coerenza di tutto rilievo. Queste particolari modalità di formazione – e, insieme, la durata relativamente breve di esistenza del Servizio cartografico come ente cartografico di Stato (formalmente, dal 1914 al 1953) – danno in qualche modo ragione della dimensione della raccolta; certamente non esaustivo della produzione cartografica africanistica coloniale, l’insieme ammonta a circa 3.000 carte («titoli»), per un totale approssimativo di 14.000 singoli «pezzi» – comprendendovi minute, bozze, stati di avanzamento e simili delle carte prodotte dal Servizio cartografico. La raccolta venne avviata nell’ambito dell’Ufficio coloniale del Ministero degli affari esteri, istituito nel 1895; ma certamente qualche documento era già stato raccolto e conservato in precedenza a cura di altri uffici. La raccolta con-