Asmara_gresleri

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ASMARA

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2-12-2008

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Un progetto perduto e una capitale ritrovata. Asmara da Cesare Spighi a Vittorio Cafiero GIULIANO GRESLERI

1. UN’ARCHITETTURA PER L’ALTROVE Un fascicolo smembrato, conservato nei fondi Eritrea dell’Archivio storico diplomatico del Ministero affari esteri, contiene la lettera con cui l’architetto Cesare Spighi accompagna le tavole di progetto (disegni acquerellati incollati su tela e relativo capitolato) per il nuovo Palazzo del governatore della Colonia, Ferdinando Martini1. La spedizione ad Asmara avviene da Firenze il 28 novembre 1904. Riportiamo il testo integrale per l’interesse che assume in quanto «procedura tipo» del lavoro di molti professionisti italiani attivi dopo i primi del secolo anche in colonia. La lettera di Spighi è però anche prova evidente dell’esistenza di un grande progetto disperso che, pur destinato a non giungere a conclusione, testimonia delle ambizioni e dei programmi architettonici del governatore. Firenze, 28 Novembre 1904 – Oggetto: Consegna dei progetti del Palazzo di Asmara. A Sua Eccellenza Ferdinando Martini Governatore della Colonia Eritrea Asmara. Rimetto a Vostra Eccellenza il progetto per il Palazzo Governatoriale da costruirsi ad Asmara. Esso si compone di nove tavole tirate sopra telaio, una perizia estimativa e più l’Album dei primi cinque progetti di massima. Nelle nove tavole sono rappresentate e quattro fronti dell’edifizio, una sezione longitudinale, le tre fiancate dei tre piani in cui è diviso il fabbricato, e uno studio della distribuzione delle armature dei tetti. La perizia estimativa, come Vostra Eccellenza potrà esaminare, è dettagliatissima e fa ascendere la predetta spesa di questo lavoro a Lire 199.946,83 compresovi la somma di Lire 26.080,02 di spese impreviste. Nutro fiducia di avere soddisfatto in tutto all’onorifico incarico ricevuto, ed attendo dalla Eccellenza Vostra una parola che mi assicuri di avere interpretato i suoi desideri nella distribuzione e decorazione di questo importante edifizio.

In tale attesa ho l’onore di protestarmi della Eccellenza Vostra Devotissimo, C. Spighi2

Dallo scritto e dai fogli tecnici che l’accompagnano siamo in grado di ricostruire l’eccezionalità dell’incarico (ricevuto da un committente già allora uomo politico ed umanista notissimo), destinato a rimanere – ciò malgrado – una delle tante «architetture interrotte» dell’Italia d’Oltremare. Dalla nota apprendiamo, per esempio, delle inconsuete dimensioni dell’opera in pietra da taglio (tecnica nella quale lo Spighi eccelleva), del suo considerevole costo, del fatto che sarebbe stata la prima grande architettura a rappresentare un «potere civile» chiamato a sostituire un decennio di governo militare. Le difficoltà connesse al fatto che i nostri ragionamenti debbano necessariamente misurarsi con le scarse note a disposizione, ci impongono di richiamare alcuni eventi fondamentali. «Acquistata» nel 1869 la Baia di Assab sulla Costa della Dancalia, l’Italia porta a compimento, tra mille difficoltà, l’occupazione di Massawa (1885) e del suo entroterra. Risalito l’Altopiano eritreo, si stanzia nel 1889 ad Asmara. «Fondata» in forma di antico «castro» a partire dallo stesso anno, la città deve il suo primo sviluppo ai militari, che avviano anche la pianificazione dell’edilizia civile3. Militari sono anche i governatori che si succedono nella gestione dei programmi di «attrezzatura» e di indemaniamento di un territorio in cui l’idea di «luogo urbano» – così come gerarchicamente configurato nelle contemporanee esperienze metropolitane europee della seconda metà del XIX secolo – è del tutto assente e si condensa, semmai, nell’organicità con cui, attorno a punti emergenti, si raggruppano le capanne e qualche costruzione in muratura degli indigeni. La vicenda dell’«Eritrea delle piccole città» è stata già ampiamente descritta e documentata nella mostra «Architettura italiana d’Oltremare» e nel relativo catalogo4. Le scoperte effettuate in quell’occasione posero la questione di come sia stato possibile – in totale assenza di strutture adeguate – predisporre una rete di piani regolatori che si inseriscono a pieno titolo nella tradizione pianificatoria che


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