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La valorizzazione del patrimonio architettonico di Asmara nelle attività del Cultural Assets Rehabilitation Project

1. INIZIANDO DA ZERO L’architettura coloniale italiana da diversi anni ha guadagnato l’attenzione di storici e architetti e, di recente, anche di un pubblico più vasto, come dimostrano le numerose mostre e pubblicazioni sul tema1; paradossalmente, il dibattito in materia si è sviluppato più precocemente al di fuori delle colonie – soprattutto in Italia, ma anche in altri paesi occidentali – che al loro interno. In Eritrea, nonostante la qualità e quantità della produzione architettonica coloniale, i drammatici eventi dei trenta anni di guerra per l’indipendenza dall’occupazione etiopica (1961 – 1991) non hanno lasciato spazio per la maturazione di un interesse per l’architettura coloniale. Anche nell’immediato dopoguerra, quando la necessità di ricostruire ciò che era stato distrutto durante i lunghi anni di conflitto armato rappresentava la priorità assoluta, era inevitabile che l’architettura delle strutture che si erano miracolosamente salvate dalla distruzione fosse considerata una questione di interesse del tutto secondario. Conquistata l’indipendenza, il nuovo stato-nazione eritreo, nato di fatto nel 1991, si trovò immediatamente a dover affrontare le sfide della ricostruzione nazionale e la necessità di provvedere a una popolazione che era stata impoverita da un lunghissimo trentennio di guerra. L’effetto devastante della guerra era molto visibile in tutto il territorio. Le strade nazionali senza più alcuna traccia di asfalto, piene di buche molto profonde causate dall’andirivieni dei carri armati, e il grande numero di scheletri di autocarri militari sparsi per le campagne testimoniavano di quanto la guerra fosse stata lunga e cruenta2. Le colline spoglie di vegetazione a causa di ripetute siccità e disboscate nel corso degli anni dall’esercito di occupazione e così pure i campi incoltivati a causa delle mine antiuomo o per mancanza di braccia abili attestavano la gravità dei problemi ambientali e di nutrizione3. Oltre alle sofferenze sociali ed emotive create da ripetuti dislocamenti e migrazioni, la situazione sanitaria per la maggioranza della popolazione rurale era molto grave a causa di malattie endemiche. Si doveva inoltre affrontare il grande problema dell’enorme numero di profughi eritrei che la guerra e le sue atrocità avevano costretto a rifugiarsi nel

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vicino Sudan o in altri paesi e che intendevano tornare subito nella loro terra4. Le priorità non consistevano solo nel sopperire agli urgenti bisogni alimentari della popolazione (guerra e carestia avevano portato la fame nel paese) e nel ricollocare i rifugiati che tornavano dai paesi confinanti, ma anche nella ricostruzione delle infrastrutture. Oltre a stendere una nuova rete di strade minori per le zone rurali difficilmente raggiungibili, era necessario costruire al più presto piccole dighe, scavare pozzi per far fronte alla cronica scarsità di acqua in un paese prevalentemente arido e contemporaneamente iniziare programmi di sviluppo agricolo. Occorreva inoltre costruire urgentemente centri medici per provvedere ai bisogni di un paese la cui popolazione rurale era in maggioranza priva di servizi sanitari. Erano tutte situazioni da affrontare con urgenza; oltre all’enormità dei compiti, ciò che rendeva quel periodo particolarmente difficile era la necessità di dover gestire tutto contemporaneamente e ciò non era facile per una nazione nuova, povera di risorse economiche e naturali e di competenze tecniche. In molti casi, l’espressione «iniziare da zero» si attagliava in modo letterale a descrivere questo primo periodo di ricostruzione nazionale. Per quanto concerne le città, si presentavano problemi analogamente drammatici. Nel settore urbano la sfida più urgente consisteva nel ricostruire le città che, come Nakfa e Massawa, erano state distrutte dai bombardamenti5. Era inoltre impellente preparare al più presto piani di sviluppo per tutti i centri urbani minori, che erano stati completamente ignorati per decenni. A causa della nazionalizzazione delle proprietà immobiliari da parte del governo militare etiopico, che avevano provocato la fine degli investimenti privati, in tutte le città vi era forte scarsità di alloggi. A ciò si aggiungeva il flusso di nuovi abitanti che tornavano dall’esilio o dalle trincee. In tempi molto brevi la popolazione di molti centri urbani cominciò a crescere visibilmente6. La necessità di alloggi accumulatasi nel tempo e l’alto numero di nuovi abitanti che si insediavano erano questioni che richiedevano una pronta risposta. Bisognava prevenire gli insediamenti spontanei e fornire alle autorità locali la possibilità di gestire


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il territorio e fornire servizi pubblici in modo sistematico e pianificato. I piani urbani per le città minori preparati durante il colonialismo italiano erano pochi, coprivano aree molto limitate e comunque erano di scarsa o nessuna utilità dopo tanto tempo. I governi etiopici, con una politica di occupazione e deliberata trascuratezza per lo sviluppo eritreo, non si erano mai interessati alla crescita delle città in modo pianificato. La necessità di piani urbani era perciò sentita e richiesta contemporaneamente in tutte le città e, di conseguenza, la loro preparazione era una delle tante attività da intraprendere con urgenza. Anche qui era necessario «iniziare da zero», tanto più perché non vi era mai stata in precedenza un’istituzione che si prendesse cura della pianificazione urbana. Fu così che nel 1991 fu istituito il Department of Urban Planning and Development – Dipartimento di Pianificazione e Sviluppo Urbano – dal 1996 chiamato Department of Urban Development (DUD) – Dipartimento di Sviluppo Urbano. La responsabilità del DUD era relativa a tutti i centri urbani dell’Eritrea, ad eccezione della capitale Asmara la quale, sebbene non avesse un dipartimento di urbanistica, disponeva di un ufficio tecnico che si curava di tutte le attività tecniche. Inoltre, Asmara aveva usufruito di vari piani regolatori sin dalla sua fondazione come città moderna7. Nonostante la mancanza di esperienza istituzionale in urbanistica, la preparazione di piani regolatori per le altre città fu intrapresa con relativa celerità dal DUD e in pochi anni i piani di sviluppo urbano erano pronti per tutti i centri più importanti. Nel giro di poco più di un decennio, tutte le città eritree si trasformarono notevolmente e, per la prima volta dopo la loro fondazione come centri moderni, le piccole città iniziarono a crescere in modo significativo.

2. ASMARA Asmara è rappresentativa dei processi di trasformazione materiale, sociale e istituzionale che iniziarono nel periodo post indipendenza in tutte le città eritree. Il 24 maggio 1991 la capitale appena liberata e miracolosamente sopravissuta quasi intatta ai bombardamenti, presentava ciò non di meno problemi che richiedevano urgente attenzione. Retaggio e specchio del periodo coloniale, le zone più popolate e povere della città erano prive di qualsiasi tipo di servizio (sono le «zone indigene» dei piani regolatori preparati durante il colonialismo italiano), mentre nelle altre parti della città le fogne

intasate, la rete di fornitura idrica e le strade gravemente danneggiate, gli edifici trascurati e fatiscenti, la scarsità di alloggi e l’estrema povertà urbana rappresentavano il retaggio dell’occupazione etiopica. L’amministrazione della città si mise subito al lavoro con le prime riparazioni dell’acquedotto e delle fogne. Ma la complessa situazione urbana in generale, e quella di Asmara in particolare, richiedevano una nuova politica e un diverso sistema amministrativo. Uno dei primi passi del nuovo governo indipendente, Provisional Government of Eritrea (PGE), fu quello di formare una Housing Commission nel 1991, con il compito di restituire le proprietà nazionalizzate dal governo militare etiopico, il Derg, ai legittimi proprietari8. Un altro decreto governativo istituì un Board con il mandato di regolare gli affitti dei beni precedentemente nazionalizzati, nonché i rapporti tra inquilini e proprietari9. Sicuramente, però, il passo più radicale e con impatto più profondo in tutti i settori è stata la legge sul territorio, Land Law, promulgata nel 199410. Questa nuova legge, infatti, ha dichiarato proprietà pubblica l’intero territorio eritreo, cancellando così tutti i diritti sui terreni e i titoli di proprietà fondiaria sino allora vigenti, pur riconoscendo la proprietà privata degli immobili e di altre opere di sviluppo sovrastanti. Un proclama del 1996 ha poi suddiviso il territorio nazionale in sei regioni, decentrando una serie di competenze ai diversi livelli di governo locale11. Altre leggi successive hanno regolato le procedure per l’allocazione e amministrazione dei terreni e hanno decretato l’istituzione di un ufficio catastale12. Asmara, pur essendo capitale della nazione, nello stesso tempo è divenuta sede dell’amministrazione di una regione, la Zoba Maekel, con a capo un governatore, con funzioni che comprendono anche quelle di sindaco. La nuova struttura legale e istituzionale introdotta in quel periodo creò immediatamente un nuovo dinamismo nel settore urbano. In base alla nuova legge sul territorio, l’area metropolitana di Asmara fu subito espansa con l’annessione dei terreni che fino ad allora erano appartenuti a vari villaggi nei dintorni. Ma la legge contemplava pure il diritto dei villaggi di riservare parte dei terreni per uso proprio a scopo residenziale e questi, avendo ormai perso il controllo delle loro terre, fecero immediatamente pressione per usufruire dei loro diritti e ottenere il massimo possibile. Così, nonostante non vi fosse ancora un piano regolatore per l’espansione della città, l’amministrazione cittadina permise ai villaggi limitrofi di costruire abitazioni sulla base di piani limitati alle singole zone. È da notare che questi piani parziali furono preparati senza alcun coordinamento tra loro. In aggiunta, l’amministrazione

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della città assegnò terreni nelle zone limitrofe a varie imprese e persone, in prevalenza per uso residenziale ma anche per altri usi industriali e commerciali. Così, in un arco di tempo relativamente breve, queste nuove zone trasformarono l’aspetto del territorio metropolitano13. Mentre nelle zone periferiche il singolo fattore base di trasformazione era la nuova legge sul territorio, nel descrivere la dinamica creatasi nelle zone della città già esistente bisogna tener conto degli altri nuovi strumenti legislativi e istituzionali emanati in quel periodo. È necessario innanzitutto precisare che molti degli edifici più importanti nelle zone centrali rimanevano di proprietà governativa, in quanto gli ex proprietari erano stranieri. La restituzione delle proprietà, sebbene non permettesse lo sfratto degli inquilini se non in casi molto limitati, aveva suscitato l’interesse dei proprietari, molti dei quali, nel tentativo di trarre ulteriori benefici sfruttando i terreni al massimo possibile, desideravano demolire i loro immobili, in maggioranza case unifamiliari. Le limitazioni imposte dalla Proclamation 27/92 però rendevano lo sfratto di inquilini molto difficile e indirettamente ebbero la funzione di frenare la demolizione o la trasformazione radicale di edifici; in assenza di chiare linee guida, attività edilizie di tal genere avrebbero sicuramente comportato un danno al carattere del centro cittadino. Ma nuovi edifici in queste zone centrali cominciarono comunque ad apparire, anche se in numero limitato, dietro proposte da parte della diaspora eritrea. Proposte prontamente accettate, in quanto per il nuovo stato nazione rappresentavano investimenti da incoraggiare, e così durante i primi anni d’indipendenza vari edifici furono velocemente eretti nelle zone centrali di Asmara. Ben presto, però, l’incompatibilità di questi edifici con l’ambiente circostante fu talmente evidente da attirare l’attenzione non solo degli specialisti e delle istituzioni, ma anche del grande pubblico. In quei primi anni l’amministrazione cittadina permetteva la costruzione di nuovi edifici con un’altezza compresa tra i sei e dieci piani. Pertanto il contrasto di scala creato da tutte le nuove costruzioni si rese subito molto visibile14. Qualcuno ammirava i nuovi edifici ma molte persone li criticavano, sebbene queste critiche non fossero ancora ben definite. Si apprezzava, infatti, la bellezza e il carattere di questa città che tutti avevamo sempre amato e che avevamo continuamente sognato durante i lunghi anni di guerra, chi lottando nelle trincee e nelle campagne e chi in esilio in paesi lontani. Si apprezzava la città così com’era e come l’avevamo sempre conosciuta e certamente tutti erano d’accordo nello sviluppar-

la ancora di più. Pochissima era però l’esperienza sull’urbanistica e pochi erano quelli che avevano mai sentito parlare di patrimonio architettonico e di conservazione. Tutti intuivano che c’era qualcosa di sbagliato in quei nuovi edifici, ma definirlo chiaramente non era facile, dato che gli strumenti analitici per descrivere questo ambiente urbano così particolare non si erano ancora ben sviluppati e articolati. L’interesse pubblico si era però acceso e i primi dibattiti sul valore dell’architettura di Asmara iniziarono in modo informale, tramite riunioni, formazione di gruppi di lavoro e opinioni espresse sulla stampa. Nel giugno del 1997 l’Amministrazione della Zoba Maekel organizzò la conferenza «Asmara Planning Forum». Questa conferenza, che mirava a raccogliere opinioni di vari professionisti e personalità politiche, fu anche uno dei primi forum di dibattito formalizzato sullo sviluppo futuro della città. In seguito a questa conferenza, fu formato un comitato ad hoc, Asmara Planning Committee, con il compito di presentare una proposta su come orientarsi nello sviluppare la capitale. Il breve rapporto presentato da questo comitato conteneva raccomandazioni di carattere generale sulla necessità di un piano regolatore e, tra l’altro, raccomandava l’individuazione di nuove aree per lo sviluppo della città. L’attenzione di questo comitato era soprattutto volta a studiare come espandere la città e a proporre quali nuove aree destinare a tale espansione, mentre il tema riguardante il restauro e la conservazione del patrimonio architettonico ebbe poca attenzione. Questo era soprattutto dovuto alla percezione che fosse più urgente risolvere i problemi degli alloggi e degli investimenti di vario tipo. Nel frattempo, però, continuavano a venir presentate proposte per nuove costruzioni nel centro di Asmara e non solo da parte di privati. Mentre fino ad allora i nuovi edifici erano stati costruiti in aree vuote, oppure demolendo piccoli edifici senza grande valore, una delle proposte che avrebbe radicalmente cambiato l’aspetto della città fu quella presentata dalla State Bank of Eritrea, che proponeva la costruzione di edifici alti fino a dieci piani e la demolizione di ben due isolati di grande estensione nella parte più centrale della città, proprio di fronte alla cattedrale. La proposta, che era giunta in fase di progettazione dettagliata, portò il dibattito ad altre dimensioni. Argomenti e concetti mai trattati prima si affacciarono: patrimonio architettonico, conservazione, restauro, heritage. Ma perché preservare qualcosa che simboleggia il colonialismo, un periodo di invasione e occupazione? Perché non sviluppare la città a modo nostro? Che vantaggi ci potrebbero essere nel preservare degli edifici che comunque sono in stato di degrado?


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Gli edifici più importanti della città erano di proprietà dello Stato e questo richiedeva decisioni a livello governativo. Era necessario riflettere ed evitare azioni affrettate e senza coordinamento. Mentre il discorso procedeva, nel 1997 fu presa una decisione importante, una decisione che appunto rifletteva questo stato di riflessione: per un periodo indeterminato, fu imposto un divieto di costruzione nelle aree centrali di Asmara. Prima di agire era necessaria una maggior comprensione della materia, per cui bisognava investire tempo e denaro. I contatti iniziali con la Banca mondiale e le prime proposte per un progetto nel settore culturale iniziarono in quel periodo. Un nuovo conflitto con l’Etiopia, però, interruppe il progresso di questa iniziativa, che comunque ritornò in vita un po’ di anni più tardi sotto forma di un progetto: il Cultural Assets Rehabilitation Project, noto con l’acronimo CARP.

3. CULTURAL ASSETS REHABILITATION PROJECT (CARP) Un accordo firmato tra la Banca mondiale e lo Stato dell’Eritrea il 9 luglio 2001 diede inizio al Cultural Assets Rehabilitation Project (CARP). L’obiettivo principale del CARP era quello di sviluppare i mezzi per integrare la conservazione e la gestione dei beni culturali nello sviluppo locale e nazionale. Il progetto, che iniziò subito dopo la fine del conflitto 1998-2000 con l’Etiopia, faceva parte delle attività avviate dal governo eritreo per la ripresa economica e ricostruzione post-conflitto e così pure di altri programmi sociali ed economici che si preponevano come obiettivo la riduzione della povertà. Questo progetto, il primo nel suo genere, fu lanciato con un prestito definito Learning and Innovation Loan (LIL) appunto perché si basava su di una sperimentazione in ognuna delle sue componenti, per quanto atteneva ai loro aspetti tecnici, finanziari e sociali. Il progetto si proponeva di supportare, attraverso attività pilota, diversi approcci per integrare obiettivi di riduzione della povertà e crescita economica, attraverso la conservazione e il recupero dei beni culturali; nello specifico, il progetto si proponeva l’attuazione di attività di tutela non solo a favore del patrimonio architettonico di Asmara e di altri centri urbani, ma anche di alcuni siti storici selezionati e delle ricche tradizioni scritte, orali e artistiche della nazione. Cooperando con le comunità residenti in siti storici e in aree urbane, il progetto si proponeva di rivitalizzare la

loro vita economica e culturale attraverso la conservazione di beni culturali. Inoltre, il progetto si preponeva il miglioramento delle capacità di gestione degli archivi pubblici, contribuendo, tra l’altro, anche allo sviluppo della storiografia dell’Eritrea. È importante ricordare che l’obiettivo finale era di ricavare tutte le lezioni possibili da queste attività, in modo tale da sottoporre al governo, alla conclusione del progetto, proposte per direttive politiche, nonché programmi specifici per ognuna delle componenti del progetto. La responsabilità di gestione del progetto venne affidata al Segretariato del Comitato direttivo per i beni culturali (Secretariat of the Steering Committee on Cultural Heritage), inizialmente dipendente dal Ministero delle finanze, e poi, dal 2002, dal Ministero per lo sviluppo nazionale. A capo di questo Segretariato vi era il coordinatore del CARP e presidente del Comitato direttivo e vi erano rappresentate le seguenti istituzioni: i musei nazionali dell’Eritrea15, il People’s Front for Democracy and Justice (PFDJ)16, il Research and Documentation Centre, l’ufficio dello History Project, il Ministero dell’istruzione (rappresentato dal Cultural Affairs Bureau), l’Amministrazione della città di Asmara (ovverosia l’Amministrazione della Zoba Maekel), il Municipio di Massawa e il Ministero del turismo. Nel corso del progetto, varie attività vennero realizzate in cooperazione altre istituzioni: le Amministrazioni regionali, organizzazioni religiose quali la Chiesa ortodossa e il Consiglio islamico, l’Associazione degli architetti e ingegneri dell’Eritrea, il Pavoni Social Centre17 e il Comitato per il Monastero Debre Bizen. Il CARP era organizzato in quattro «componenti»: Componente A - Pianificazione di siti storici e conservazione (archeologia e musei) Le attività di questa componente si svolgevano in collaborazione con la Direzione dei Musei nazionali dell’Eritrea e l’Università di Asmara. Questa componente si interessava di attività che miravano alla conservazione di alcuni siti storici selezionati e cioè, in primo luogo, il sito archeologico di Kohayto e i vari siti archeologici situati nei dintorni di Asmara. Inoltre, si interessava della salvaguardia di strutture sotterranee di importante valore storico costruite durante la guerra per l’indipendenza del 1961-1991 (teatri, abitazioni, cliniche, ecc.). In particolare le attività svolte comprendevano:

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a) Un inventario dei siti archeologici, alcuni dei quali risalenti al periodo pre-axumita (400–700 a.C.), che si trovano nell’area di sviluppo metropolitano di Asmara. Questo inventario venne preparato dagli archeologi del Museo nazionale, i quali usufruirono anche di un training sui metodi aggiornati per effettuare rilievi archeologici e per la preparazione di mappe (corsi di GIS e GPS). Questo inventario, appena terminato si dimostrò di estrema importanza pratica, in quanto fu usato dal Municipio di Asmara nella preparazione del Piano strategico per la capitale. b) La preparazione di un piano di gestione per uno dei più importanti siti archeologici nel corno d’Africa: il sito di Kohayto, che si estende per un’area di quattro chilometri in larghezza e tredici in lunghezza. Questo piano di gestione fu preparato usufruendo di una consulenza esterna ma anche coordinandosi con le comunità locali, il Museo nazionale e l’Amministrazione regionale. La preparazione del piano di gestione prevedeva anche di sviluppare una proposta per includere il sito nella lista dell’UNESCO come patrimonio mondiale. Nella zona di Senafe furono pure attuati, in collaborazione con l’UNESCO, lavori di restauro per la Stele di Meterà (Belew Kelew), semidistrutta durante l’ultimo conflitto con l’Etiopia. Furono inoltre allestite varie mostre storico-archeologiche e condotti lavori per il miglioramento delle collezioni esistenti nei musei di Asmara e Massawa. Componente B - Conservazione del patrimonio edilizio (Conserving the Built Environment) Con questa componente, la più centrale e innovativa nel progetto, il CARP si proponeva l’ambizioso obiettivo di sviluppare proposte per integrare la conservazione di beni architettonici in programmi di sviluppo urbano e di riduzione della povertà. L’attenzione era concentrata sul patrimonio architettonico di Asmara, ma furono presentate anche proposte per studi e futuri interventi nella città di Massawa. L’ambiente urbano in Eritrea aveva sofferto per decenni non solo a causa delle distruzioni belliche, ma anche per la mancanza di attenzione e dei necessari interventi di restauro e manutenzione. Tale degrado, assieme alla mancanza di linee guida urbanistiche e architettoniche, poneva seri problemi economici, sociali e istituzionali ad una delle più povere società nel mondo odierno. Infatti, sebbene questi edifici rappresentassero un grande patrimonio, la loro manutenzione richiedeva somme ingenti e difficilmente reperibili, date le

molteplici priorità in altri settori. D’altra parte, però, non passava inosservato il fatto che la conservazione e restauro dei beni architettonici potesse rappresentare un’opportunità per migliorare la vita nei centri urbani. La proposta per l’inclusione di questa componente nel progetto derivava, dunque, dalla consapevolezza della necessità di proteggere il patrimonio architettonico, in quanto, inter alia, potenziale e importante strumento nella lotta contro la povertà urbana. I programmi di questa componente – che verranno descritti in dettaglio nelle prossime pagine – comprendevano attività di studio per una migliore conoscenza del patrimonio architettonico, la sensibilizzazione del pubblico e delle istituzioni su questo argomento, studi di restauro per alcuni edifici storici, e il sostegno all’Amministrazione della Zoba Maekel nello sviluppo di competenze nel settore del restauro. Componente C - Salvaguardia delle culture viventi Questa componente era suddivisa in due subcomponenti: Subcomponente C 1 - Protezione della cultura tradizionale e del folklore Queste attività furono condotte in collaborazione con il Ministero dell’istruzione e si occupavano della documentazione di riti tradizionali (festività, matrimoni, ecc.), poesie, storie e letteratura orale nei nove gruppi etnici dell’Eritrea. Le nove etnie eritree possiedono ricche tradizioni orali che vengono espresse in favole, proverbi, poesie, canzoni e riti tradizionali. Preservare questa letteratura orale per mezzo di un’attenta attività di documentazione, usando tecnologie contemporanee, era l’obiettivo di questa subcomponente. Dopo un apposito training, vari intervistatori di tutte le etnie eritree hanno condotto interviste a donne e uomini e per più di un anno hanno percorso in lungo e in largo tutte le regioni per documentare in audio-visivo vari riti tradizionali. In futuro, il ricchissimo materiale raccolto nell’ambito di questo progetto verrà utilizzato dal Ministero dell’istruzione, che lo includerà selettivamente nei curricula scolastici. Subcomponente C 2 - Studio e raccolta dati di storia orale Questo settore operava in collaborazione con l’ufficio dello History Project del PFDJ. A parte le storie che tramandandosi per via orale permettono di descrivere il passato dell’Eritrea, ciò che è stato scritto a proposito della storia eritrea, e in particolare la sua storia più recente, è stato descrit-


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to in prevalenza da stranieri. Documentare la memoria storica attraverso i racconti degli eritrei stessi e in tal modo arricchire la possibilità di analizzare gli eventi storici da altri punti di vista era l’importante obiettivo di questa parte del progetto. Il grande lavoro di ricerca e interviste a molti personaggi di varie età è sfociato nella costituzione di in un vero e proprio archivio della memoria, preparato in modo sistematico. Componente D - Gestione della documentazione e informazione archivistica Il Research and Documentation Centre of Eritrea (RDC) è un’istituzione fondata dall’Eritrean People’s Liberation Front (EPLF) nel 1976 durante la guerra per l’indipendenza. Questo istituto, che nel corso degli anni ha collezionato molto materiale, oggi svolge di fatto la funzione di archivio nazionale, tra l’altro assistendo i ministeri nella gestione e protezione dei materiali d’archivio. Tramite il CARP, questo istituto ha usufruito di training e supporto per migliorare la conservazione dei documenti, nonché per la digitalizzazione della fototeca e di altro materiale audio-visivo. Un’importante attività del progetto è stata il censimento dei manoscritti cristiani nei monasteri, così come dei manoscritti islamici presso varie istituzioni e individui. Un altro aspetto interessante di questa componente è stata la collaborazione con il Pavoni Social Center, per la preparazione di un catalogo dei documenti storici riguardanti il Corno d’Africa esistenti in questa istituzione privata.

4. LE ATTIVITÀ DELLA «COMPONENTE B» DEL CARP (CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO) 4.1. Studi condotti dal CARP 4.1.1. La prima lista Il primo passo, intrapreso in cooperazione con l’Amministrazione della Zoba Maekel, fu la preparazione di un catalogo degli edifici più significativi nella città di Asmara. Tramite uno studio preliminare nella città, si accertò l’esistenza di circa 400 edifici interessanti dal punto di vista architettonico oppure rappresentativi del carattere urbano della città. Questi edifici rappresentano non solo vari stili architettonici, ma dimostrano soprattutto la grande libertà di espressione che gli architetti e ingegneri italiani avevano avuto a suo tempo in questa colonia. Una libertà di speri-

mentare che, in un periodo di innovazione con l’architettura modernista, risultò nella creazione di interessanti edifici e di un attraente ambiente urbano. La maggioranza di questi edifici si trova nella zona centrale di Asmara. Fu perciò possibile tracciare un perimetro che delinea tale zona, definito dal CARP come Historic Perimeter of Asmara (si veda la carta in appendice a pp. 150-151). Gli edifici considerati più importanti o rappresentativi furono inclusi in una lista e suddivisi in tre categorie. L’intento di questa preliminare classificazione era quello di fornire una semplice guida di base in caso di intervento di restauro edilizio. Categoria 1 – In questa categoria venivano inclusi gli edifici di maggior importanza architettonica, quasi tutti di proprietà pubblica. Gli edifici in questa categoria avrebbero dovuto essere restaurati senza apportare alcun cambiamento ai loro elementi architettonici sia internamente che esternamente. Categoria 2 – Il restauro per gli edifici inclusi in questa categoria richiedeva la conservazione allo stato originale degli elementi esterni, mentre venivano permesse le modifiche alle strutture interne, previa conservazione di elementi importanti. Categoria 3 – Per gli edifici in questa categoria venivano autorizzate modifiche alle strutture esterne, ma si richiedeva di conservare gli elementi considerati interessanti. Oltre a una lista preliminare degli edifici importanti, è stato effettuato uno studio del profilo socio-economico di questa parte della città. Una ricerca sulle famiglie e sulle attività residenti in questa zona storica ha potuto fornire parametri generali per quanto riguarda le loro condizioni socioeconomiche e cioè: le condizioni dei servizi sanitari, fornitura d’acqua ed energia; proprietà di edifici e la percentuale di proprietà pubblica e privata; cifre riguardanti gli affitti e le percentuali di introiti dedicati al pagamento degli stessi; la natura delle attività esercenti in zona, le condizioni di occupazione e lo stato di povertà dei residenti18. Oltre a questo studio, fu considerato necessario condurne un altro più approfondito per una migliore illustrazione e comprensione del patrimonio architettonico entro il perimetro storico di Asmara. Fu così che il CARP intraprese una ricerca d’archivio per redigere un repertorio riguardante la documentazione architettonica esistente presso gli archivi

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del Municipio di Asmara. Come risultato di tale ricerca fu preparato un rapporto chiamato Asmara Architecture Archive Report, chiamato anche all’interno del CARP il «Libro verde»19. 4.1.2. Asmara: Architecture Archive Report «Il Libro verde» Questo rapporto fu preparato grazie a una consulenza, dopo una ricerca di dodici mesi sul materiale conservato nell’archivio del Municipio di Asmara. Dopo aver rintracciato e catalogato i documenti relativi a più di settecento edifici, questo catalogo fu preparato in modo da fornire informazioni archivistiche riguardanti molti edifici della città. Le sue varie parti illustrano – per quanto possibile – i progetti originali, i nomi dei progettisti, l’ubicazione, il nome e l’uso originale per i vari edifici. La prima parte del rapporto – la sezione iconografica – contiene foto odierne e d’epoca degli edifici, disegni dai progetti originali e le riproduzioni di altri documenti d’archivio. Da segnalare alcune immagini di progetti mai realizzati, oppure realizzati solo parzialmente, interessanti in quanto illustrano le aspirazioni degli architetti di quel periodo. Altre sezioni consistono di una lista dei vari edifici referenziata al codice d’archivio e con inoltre la data di progettazione, indirizzo dell’epoca e nome originale del progetto. Vi è anche un elenco dei professionisti che in vari periodi hanno operato in Asmara. Lo scopo di questo studio era quello di creare una base preliminare per la formazione di un quadro documentario e storico dello sviluppo urbano di Asmara attraverso un censimento dei materiali conservati presso l’archivio municipale. Prima di questo studio non esisteva alcuna informazione sistematica sul materiale archivistico esistente negli archivi della città di Asmara. Perciò l’importanza di questo rapporto sta nel fatto che, avendo censito il materiale reperibile in questi archivi, costituisce un prezioso strumento di ricerca per lo studio dell’architettura di Asmara e la comprensione della sua crescita e del suo sviluppo. 4.1.3. Massawa: Preliminary Technical Report «Il Libro Blu» Di natura simile al «Libro verde», questo studio si basa su di una ricerca su Massawa e illustra l’ambiente urbano della città20. Al contrario di Asmara però, l’archivio municipale di Massawa possedeva pochissimo materiale. Questa carenza è principalmente dovuta al fatto che, durante gli ultimi anni della guerra per l’indipendenza, Massawa fu vittima di ripetuti attacchi aerei da parte degli etiopici e molti edifici furono seriamente danneggiati, con conseguente

perdita di molti beni, tra cui parecchio materiale documentario. Lo studio, perciò, si basa soprattutto su ricerche fatte sul terreno e il materiale illustrativo consiste in prevalenza in fotografie e illustrazioni contemporanee prodotte appositamente. Questo rapporto, oltre a documentare la variegata architettura massawina, molto differente da quella di Asmara, è particolarmente interessante in quanto documenta anche l’estensione dei danni che questa città ha subito a causa della guerra. 4.1.4. Linee guida per il perimetro storico di Asmara (PSA) Per un certo periodo il divieto di costruzione nelle parti centrali della città era stato di fondamentale importanza nell’impedire l’ulteriore costruzione di edifici incompatibili. La sua utilità nel proteggere l’ambiente storico però era controbilanciata dal fatto che il divieto era indiscriminato e perciò non permetteva nessuna attività di sviluppo entro il perimetro storico. Era perciò necessario assistere il Municipio di Asmara, fornendo al più presto possibile delle linee guida, in modo tale da poter dare il via ai lavori di costruzione, sempre considerando la protezione dell’ambiente storico. A tal scopo fu commissionato uno studio per la preparazione di linee guida per l’attività edilizia nell’ambito del perimetro storico di Asmara. Di norma, la preparazione di linee guida di tal genere richiederebbe un approfondito studio multidisciplinare; nel nostro caso, la scarsità di fondi e di tempo ci ha imposto di limitare lo studio preparatorio e quindi anche di fermarci, nel predisporre le linee guida, ad un livello di direttive generali. Fino ad allora, uno dei problemi più acuti nella gestione del perimetro storico di Asmara era stata la pressoché totale assenza di personale competente nella gestione del restauro di edifici storici all’interno del Municipio di Asmara. Pertanto per l’amministrazione cittadina era praticamente impossibile rispondere alle varie richieste e regolamentare le attività edilizie in questa importante zona. Le linee guida perciò, tenendo conto di tutto questo, hanno assolto allo scopo di fornire informazioni e direttive di base sui temi di architettura e restauro. Il documento, infatti, si apre con una introduzione generale sui diversi stili architettonici, per poi continuare descrivendo gli stili esistenti in Asmara. Dopo aver descritto il carattere particolare del perimetro storico della città, il documento fornisce alcune raccomandazioni su vari temi di restauro. Inoltre esso descrive in termini generali i principi da seguire nell’ambito della conservazione di edifici storici e fornisce raccomandazioni per quanto riguarda l’al-


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tezza massima da rispettare per eventuali nuovi edifici all’interno del perimetro storico21. L’utilità di queste linee guida si è dimostrata subito, in quanto l’Amministrazione della Zoba Maekel ha potuto usarle integrandole a un nuovo piano strategico per l’area metropolitana di Asmara, preparato separatamente in quel periodo da un altro consulente22. Questi studi condotti dal CARP, i primi di questo genere in Eritrea, certamente necessitano di ulteriori approfondimenti e ricerche. Sono però molto importanti in quanto, avendo fornito una sistematica, anche se preliminare, catalogazione degli edifici più importanti e avendo in aggiunta proposto delle linee guida, che necessitano anch’esse di ulteriori approfondimenti, costituiscono comunque una direttiva chiara relativamente ai metodi di lavoro da seguire e sono perciò uno strumento molto importante per la protezione del perimetro storico di Asmara. Ma la loro importanza si estende oltre la capitale, fornendo esempio e indicazioni da seguire anche in altre località. 4.2. Studi di restauro per edifici storici e spazi pubblici preparati dal CARP Gli studi per il restauro di edifici storici commissionati dal CARP sono i primi del genere in Eritrea. MASSAWA Progetto di restauro per la Banca d’Italia. Studio di restauro per il palazzo imperiale. Studio per un passaggio pedonale coperto con struttura in legno. ASMARA Progetto di restauro per il Teatro Asmara. Progetto di restauro per il Cinema Capitol. Progetto di restauro per l’Ufficio centrale delle poste. Progetto di restauro per l’edificio del primo Municipio di Asmara (ex Ambasciata sudanese). Progetto di restauro e proposta di riutilizzo funzionale per l’edificio Alfa Romeo. Progetto di restauro per l’edificio dell’Associazione dei mutilati di guerra. MONASTERO DI DEBRE BIZEN Proposta per una biblioteca per la conservazione di antichi manoscritti.

SPAZI APERTI Progetto di recupero per la piazza Eritrawit Ade (già piazza Commissariato Hamasien). Progetto di recupero per piazza Bdho.

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Tra i vari progetti del CARP vi furono anche proposte per alcuni siti di interesse culturale a Dekemhare (Decamerè): Progetto per un cimitero per i Martiri. Progetto per il monastero Abune Bitzu Amlak. 4.3. Il lavoro di sensibilizzazione - Il «perchè?». Pubblicazioni, conferenze, mostre, competizione studentesca 4.3.1. Pubblicazioni Sensibilizzare il pubblico sul tema della conservazione del patrimonio architettonico è stata una delle attività più importanti programmate dal CARP. Il programma contemplava la preparazione di varie pubblicazioni a scopo informativo ed educativo sul tema del patrimonio architettonico e del suo restauro. A tale scopo il progetto si è servito di vari consulenti per produrre alcune pubblicazioni. Asmara: Africa’s Secret Modernist City Questo libro23, che è stato pubblicato contemporaneamente a una mappa della città con i particolari del perimetro storico24, esamina la storia di Asmara e le molteplici influenze politico-culturali che hanno caratterizzato il suo sviluppo; è corredato da fotografie contemporanee e altro materiale ricavato dagli archivi del Municipio di Asmara e dell’IsIAO. Questa pubblicazione, la cui seconda edizione indica la sua buona riuscita, ha costituito un grande successo del CARP, in quanto esponendo Asmara ad un pubblico internazionale ha segnato il raggiungimento di uno degli obiettivi centrali del progetto. Asmara: A Guide to the Built Environment Una città la cui architettura potenzialmente potrebbe attrarre visitatori interessati, necessita di una guida appropriata. Questa pubblicazione, con fotografie in bianco e nero, è una guida molto pratica che descrive gli edifici più interessanti di Asmara riferendosi alla mappa del perimetro storico25. Il libro contiene inoltre varie sezioni con descrizione delle variazioni che i nomi delle strade hanno avuto durante diversi periodi storici e così pure brevi cenni storici sulla città.

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Kirsi Eritrea B’Cilfà: pubblicazione in lingua tigrina La parte più importante della campagna di sensibilizzazione del progetto era soprattutto diretta al pubblico eritreo. A tal scopo il CARP aveva in varie occasioni condotto conferenze, mostre, dibattiti e interviste alla televisione. Niente può però essere più efficace e duraturo di una buona pubblicazione e questo libro, che descrive l’architettura di Asmara e Massawa e così pure altri aspetti dei beni culturali da proteggere, è stato pubblicato in lingua tigrina affinché potesse essere accessibile a un più vasto pubblico26.

partecipò alle varie competizioni fu un ottimo indice della sensibilità che esiste tra i giovani eritrei per i temi culturali e in particolare l’interesse che essi hanno per il patrimonio architettonico. Al CARP pervennero migliaia di disegni, poesie e temi dalle scuole di tutta l’Eritrea e i pezzi migliori furono selezionati e raccolti in un rapporto29. In questa occasione, tutti i libri pubblicati dal CARP furono distribuiti alle biblioteche di tutte le scuole dell’Eritrea.

Asmara: Our Cherished Heritage: pubblicazione trilingue – tigrina, arabo, inglese – per bambini Sebbene piccola, questa pubblicazione, che è stata distribuita in tutte le scuole in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, e messa in vendita a basso prezzo, fa parte della importante campagna di sensibilizzazione condotta dal CARP27.

Considerando la carenza di competenze specifiche nel settore del restauro, sviluppare capacità tecniche pluridisciplinari in questo campo era, senza dubbio, una delle priorità per la tutela del patrimonio architettonico di Asmara e di altre città eritree. Le iniziative del CARP in questa direzione miravano ad assistere il Municipio di Asmara nel risolvere alcuni problemi che richiedevano immediata risposta, ma anche a migliorare, nei limiti del possibile, le capacità di gestione tecnica dell’istituzione municipale.

Massawa: A Guide to the Built Environment Simile alla guida su Asmara, questo libro è una tra le poche pubblicazioni che narrano la storia della città di Massawa. Inoltre esso presenta anche una delle più recenti documentazioni aggiornate su questa città il cui tessuto urbano è stato, purtroppo, molto danneggiato a causa di vari bombardamenti28. 4.3.2. Conferenze, mostre Sempre nel quadro della sensibilizzazione pubblica sul tema «architettura come patrimonio da conservare», il CARP ha condotto interviste alla televisione, organizzato varie mostre fotografiche, dibattiti e conferenze. Tra le conferenze più importanti, è d’obbligo ricordare le due organizzate insieme all’UNESCO (marzo 2004 e settembre 2005) e la conferenza su «cultura e sostenibilità» organizzata in collaborazione con l’Università di Asmara. 4.3.3. Competizione tra studenti Le attività del CARP nel campo della sensibilizzazione al valore del patrimonio culturale eritreo in generale, e quello architettonico in particolare, ponevano molta attenzione ai giovani. Perciò il progetto organizzò anche competizioni di poesia, disegno e scrittura tra studenti delle scuole medie e superiori in tutta l’Eritrea. Lo scopo principale era quello di sensibilizzare i giovani relativamente ad architettura, storia e importanza della conservazione dei centri urbani in Eritrea. L’entusiasmo con cui un grandissimo numero di studenti

4.4. Sviluppare competenze nel settore del restauro - Il «come»

4.4.1. Committee for the Historic Perimeter of Asmara (COHIPA): iniziativa in collaborazione con l’Amministrazione della Zoba Maekel A partire dal 1997, cioè da quando fu imposto il divieto di costruzione nel centro storico, il Municipio di Asmara interruppe la concessione di permessi di costruzione per gli edifici entro questo perimetro. Ma niente impediva al pubblico la facoltà di inoltrare domande per permessi edilizi e molti proprietari di edifici in queste zone continuavano a presentarne, nonostante fosse noto il divieto di costruire o di apportare modifiche sostanziali agli edifici nei limiti del perimetro storico di Asmara. Le domande variavano da richieste per piccole modifiche ed estensioni minori, fino a proposte di completa demolizione, naturalmente per poi usare lo spazio in modo più proficuo con edifici più alti. L’Amministrazione della Zoba Maekel si trovava impossibilitata a gestire questa situazione, poiché priva di strumenti legali, ma soprattutto tecnici, adeguati. D’altra parte, però, le domande accumulatesi nel tempo, le mancate opportunità per i proprietari e i vari disagi che derivavano dalla mancanza di interventi di manutenzione iniziarono a creare una reale pressione sull’amministrazione della città. La preparazione delle linee guida per il perimetro storico, commissionata a un consulente esterno da parte del CARP, richiedeva ancora tempo e senza questo punto di partenza era estremamente difficile per il Municipio gestire le cose in modo


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avveduto. Nonostante ciò, era necessario rispondere almeno in parte alle richieste dei cittadini. A questo scopo il CARP, in collaborazione con il Municipio di Asmara, formò un comitato di specialisti, con il compito di valutare le varie richieste riguardanti il perimetro storico. Il comitato, Committee for the Historic Perimeter of Asmara (COHIPA), era formato da professionisti del CARP e del Municipio di Asmara e, occasionalmente, usufruiva inoltre dell’assistenza di professionisti privati. Durante il periodo di attesa delle linee guida, il COHIPA esaminò le richieste di costruzione, che col tempo erano diventate molto numerose; quelle che palesemente non avrebbero avuto un impatto negativo sul carattere storico del centro città furono selettivamente proposte per l’approvazione del Municipio. Nel frattempo il governo annunciò un programma completamente nuovo che prevedeva la vendita di terreni, tra cui anche lotti vacanti entro il perimetro storico. Questa offerta di vendita di terreni permetteva di investire nella costruzione di edifici ad uso commerciale o ad uso misto, ovverosia commerciale e residenziale. Inoltre l’annuncio dichiarava chiaramente che gli eventuali investitori avrebbero dovuto rispettare i regolamenti edilizi della città30. Questo annuncio immediatamente attirò l’attenzione di vari eritrei della diaspora, che si offrirono di acquistare terreni nel centro città. Come c’era da aspettarsi, tutti gli acquisti di terreni erano accompagnati da proposte di costruzione per edifici compresi tra sei e dieci piani, altezze chiaramente non in conformità con il carattere del centro di Asmara. Il dilemma tra la necessità di attirare investimenti e il desiderio di preservare un preziosissimo patrimonio si presentava in tutta la sua crudezza, questa volta accentuata dal fatto che non esisteva più l’attenuante dell’inconsapevolezza. Tutte le proposte furono sottoposte all’esame del COHIPA, il quale poté utilizzare le linee guida per il perimetro storico di Asmara, che nel frattempo erano state terminate. Le linee guida raccomandavano un’altezza massima di 16 metri entro il perimetro storico di Asmara e il comitato approvò una ferma raccomandazione di rispettare questo limite per tutte le nuove richieste. Fino a data odierna nessuna di queste richieste è stata realizzata e c’è da augurarsi che la costanza dimostrata finora nel proteggere il PSA prevalga e che tutte le nuove costruzioni rispettino il carattere urbanistico esistente. 4.4.2. Asmara Centre for Architecture (ACA) La creazione dell’Asmara Centre for Architecture è stata un’altra iniziativa realizzata dal CARP in collaborazione con il

Municipio di Asmara. Il programma prevedeva la fondazione di un centro di risorse professionali semiautonomo, ma abbinato all’Amministrazione della Zoba Maekel e che avrebbe dovuto supportare il Municipio e il pubblico nell’ambito dei lavori di restauro, in tal modo continuando le attività di tutela del PSA iniziate dal CARP. Il centro ACA venne formalmente fondato agli inizi del 2005 e la prima attività organizzata consistette nell’organizzare un corso di formazione di restauro e sviluppo urbano per il personale dell’Ufficio tecnico di Asmara. Il corso durò un anno e ad esso parteciparono più di quaranta tecnici del Municipio di Asmara. In questo ambito, un’altra attività condotta dal CARP in collaborazione con la Scuola statale italiana in Asmara, fu l’organizzazione di seminari sul restauro degli edifici storici, per gli studenti del corso per geometri. 4.5. Asmara e le organizzazioni internazionali La protezione del patrimonio culturale dell’Eritrea richiede la più ampia sensibilizzazione pubblica possibile, in quanto gran parte di esso è veramente degno di essere definito patrimonio mondiale. Certamente la tutela del centro della città di Asmara e la sua architettura meritano un’attenzione particolare, tale da necessitare il coinvolgimento di organizzazioni internazionali come l’UNESCO e il World Monuments Fund. 4.5.1. La proposta di inclusione del perimetro storico di Asmara (PSA) nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO Un’iniziativa molto importante del CARP fu quella di proporre l’inclusione del PSA come patrimonio mondiale nella lista dell’UNESCO. La proposta, redatta dal CARP, fu sottoposta tramite il Ministero dell’istruzione al World Heritage Centre dell’UNESCO che, nel 2004, accettò l’inclusione del PSA nella lista preliminare. Questo è certamente stato un successo che ha coronato gli sforzi di sensibilizzazione del CARP. Spetta ora al governo dell’Eritrea decidere se intraprendere il passo successivo e proporre l’inclusione finale del PSA nella lista del patrimonio mondiale del World Heritage Centre. Sarà però prima necessario preparare un piano di gestione secondo i requisiti dell’UNESCO e si dovranno inoltre contemplare con attenzione tutti gli oneri che comporta il non facile impegno di conservare un patrimonio come quello rappresentato dal centro urbano di Asmara.

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4.5.2. Asmara nella lista del World Monuments Fund (WMF) Il World Monuments Fund è uno degli enti più attivi nel campo della preservazione di monumenti e siti storici di importanza mondiale. Ogni due anni questo prestigioso ente pubblica il World Monuments Watch list of 100 Most Endangered Sites, dove vengono elencati cento tra i più importanti siti di valore culturale mondiale che, per diversi motivi, sono in pericolo di degrado, distruzione o anche trasformazioni negative. La probabilità di inclusione in questa lista è limitata in quanto avviene in seguito a una selezione tra migliaia di proposte che pervengono al WMF da tutto il mondo. Una selezione importante, dunque, che, oltre ad indicare il riconoscimento dell’importanza di un bene culturale, è anche un’utile risorsa di sensibilizzazione che, tra l’altro, potenzialmente apre molte porte di finanziamento. Una conferma dell’importanza del patrimonio architettonico dell’Eritrea è stata costituita dall’inclusione nella World Monuments Watch list of 100 Most Endangered Sites per l’anno 2006 dei tre siti che il CARP aveva candidato; si tratta di: Il perimetro storico di Asmara e la sua architettura modernista. Il centro storico di Massawa. L’antica chiesa di Kidane Mehret a Senafe, un genuino esemplare di architettura eritrea. 4.6. L’impatto del CARP Il CARP è stato sinora il progetto culturale più importante nel periodo post indipendenza dell’Eritrea. Sin dall’inizio era evidente quanto enorme fosse la responsabilità di sovrintendere all’identificazione dei beni culturali in Eritrea e così pure di coordinare attività in diversi settori come archeologia, storia e tradizioni. Sebbene abbia coperto molti settori, ugualmente importanti, sicuramente il più grande successo di questo progetto riguarda il lavoro svolto nel campo del patrimonio architettonico, soprattutto per quanto riguarda Asmara. In questo ambito, i risultati del progetto non consistono solamente nel lavoro svolto per descrivere il carattere e l’importanza del PSA, ma, più importante, nella sensibilità creata sia nel pubblico che nelle istituzioni eritree. Probabilmente questa è la parte più soddisfacente, in quanto la tutela di questo patrimonio spetta a tutto il pubblico eritreo, ma soprattutto alle istituzioni, ai professionisti e ai giovani eritrei a cui il CARP ha mirato costantemente nelle sue attività.

Similmente è di grande soddisfazione constatare che tutto il lavoro di studio e documentazione degli edifici che insieme formano il patrimonio architettonico di Asmara è stato di importanza fondamentale nel far conoscere al mondo esterno la capitale eritrea come una città dove esiste un centro urbano di valore mondiale. Infine, occorre sottolineare il contributo che il progetto ha dato alla conoscenza storica di questa bella città e come questa conoscenza sarà preziosa per il suo futuro sviluppo. 5. IL PALINSESTO STORICO DI ASMARA Oggi, mentre giornali importanti come il New York Times, agenzie come la BBC e la RAI hanno dedicato ampio spazio nel descrivere questa attraente città e mentre varie mostre e conferenze su Asmara sono state organizzate a Berlino, Francoforte, Tel Aviv, Londra e Stuttgart, il dibattito sull’architettura di Asmara pare di nuovo prendere piede su toni a volte piuttosto accesi. Alcuni si meravigliano del fatto che in Eritrea ci sia interesse diretto verso la conservazione di un’architettura considerata simbolo dell’ideologia coloniale e fascista. Qualcuno è perplesso e qualcun’altro addirittura si domanda se questo non sia mancanza di coscienza storica. Pare che questo dibattito ricalchi, nelle sue argomentazioni, quello accesosi in Italia negli ultimi decenni in merito all’architettura fascista. Sembra però doveroso domandarsi se oggi in Eritrea, e così pure in altre ex colonie italiane, i termini del dibattito possano essere gli stessi che in Italia. Mentre in Italia le tendenze a valorizzare dal punto di vista professionale e culturale questa architettura o a condannarla, ignorarla od osannarla per motivazioni di altra natura sono dettate da valutazioni dell’ideologia fascista nell’ambito della storia nazionale italiana, in Eritrea invece il punto di vista è quello comune a tutti i popoli che vengono invasi e il cui suolo viene occupato da una potenza straniera. Tutto ciò che viene da questa direzione è considerato come alieno. Crispi o Mussolini, Martini o Daodiace non fa differenza. Da questo punto di vista le similitudini delle pratiche imperialiste sono troppo vicine, tali da amalgamarsi in un’unica identità: quella dell’oppressore egemone. In Eritrea l’occupazione italiana è stata sostituita da quella etiopica. Dopo una lunghissima guerra il paese è ora libero. Ma mentre le potenze straniere non ci sono più, il loro retaggio rimane in vari modi, tangibili e intangibili. Qualcosa di molto visibile del periodo coloniale italiano è rimasto.


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Qualcosa che non si può ignorare. Qualcosa che riporta ripetutamente a una serie di domande, e a cui bisogna saper rispondere con consapevole serietà. A chi appartiene veramente questo patrimonio? Possiamo noi interessarci a dichiarare patrimonio culturale qualcosa che non è nostro, edifici che sono icone di un periodo di occupazione e inoltre qualcosa che non fa parte della nostra cultura? Non sono forse questi edifici latori di una memoria fortemente simbolica? Possiamo inoltre noi, come paese povero, permetterci di usare preziose risorse nella conservazione di questa architettura, mentre ancora molti problemi più urgenti nella nostra società rimangono irrisolti? Le domande sono molte, le risposte non facili. Ma è giunto il momento di affrontare l’argomento e bisogna farlo consapevolmente, rapportando il presente al passato nel modo più obiettivo e costruttivo possibile. Tentando di rispondere ad alcune di queste domande, forse è bene iniziare con un’altra domanda. È possibile per un’ideologia come il fascismo appropriarsi della creatività umana, che è frutto di esperienze e culture sviluppatesi e intrecciatesi nei secoli, se non addirittura nei millenni? Quando Asmara fu proposta come patrimonio mondiale vi era una consapevole risposta a questa domanda. Rivestendo con il proprio simbolismo un’architettura che in realtà era frutto di un movimento moderno, a sua volta nato da molteplici evoluzioni architettoniche e da varie vicissitudini storiche e sociali, il fascismo ha tentato di appropriarsi di un periodo storico. Ma nessuna ideologia e tanto meno nessun regime possono appropriarsi di una tradizione o della storia. E decisamente il patrimonio architettonico di Asmara non è frutto di un’ideologia, bensì un esempio significativo di una tradizione architettonica italiana, sviluppatasi nei secoli, e non solo nel periodo fascista, e che trovò, nel territorio eritreo, la possibilità di esprimersi in modo innovativo. Espressione che, come descritto da uno dei criteri per l’inclusione nella lista dei patrimoni mondiali, è risultata in un «esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico»31. Parlando di patrimonio architettonico si tende ad ignorare la parte intangibile del suo valore. Mentre è vero che gli edifici di Asmara parlano di un’espressione tecnica e creativa degli architetti e ingegneri italiani, è anche vero che questi edifici furono costruiti con il lavoro eritreo. Un lavoro che ha visto coinvolti e richiesto i sacrifici di molti eritrei, inclusi molti bambini32. Questo fa parte della storia della società eritrea, che dopo secoli di vita tradizionale è stata trasformata

in modo irreversibile da molti eventi che si sono susseguiti, tante volte in modo molto violento, fino ai giorni nostri. È la storia intangibile ma chiaramente racchiusa e presente nella struttura fisica di una città che sicuramente «...illustra un periodo significativo della storia umana»33. D’altro canto è importante essere consapevoli che il restauro stesso oggi è un’attività di grande importanza economica e perciò da tenere seriamente in considerazione in un paese che sta cercando di espandere la propria economia. In un’era durante cui le economie di tutti i paesi in via di sviluppo sono limitate da varie scarsità di risorse, il patrimonio a disposizione di Asmara dovrebbe appunto, tra tanti altri motivi, essere salvaguardato e gestito in modo tale da apportare tutti i benefici possibili alla società eritrea. Se consideriamo la questione di appartenenza, senza esito e senza dubbio, si può dichiarare che questa architettura, che è italiana, fa parte di un patrimonio che appartiene oggi al popolo eritreo. Ma, altrettanto inequivocabilmente, è doveroso precisare che il possesso di un tale patrimonio implica la responsabilità di gestirlo nel comune interesse dell’umanità. In questo contesto è certamente importante ricordare che Asmara, come tutte le altre città, è un palinsesto storico su cui, per il popolo eritreo, non è stato possibile scrivere liberamente. Ora è giunto il momento di usare questo palinsesto a modo proprio. Sicuramente, questo popolo, che nel suo grande desiderio di vita e di pace ha dimostrato di possedere il coraggio e la costanza nel rivendicare un futuro diverso, sarà in grado di salvaguardare un patrimonio dove, inestricabilmente, coesistono due culture a cui la storia, avendole fatto incontrare, richiede un’azione collettiva non solo per il beneficio reciproco, ma anche per quello da condividere con tutta l’umanità.

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Note 1 Oltre a quanto già citato in questo volume da Barrera, p. 23, nota 29, si pensi ad esempio a: K. VON HENNEBERG, Imperial Uncertainties: Architectural Syncretism and Improvisation in Fascist Colonial Libya, in «Journal of Contemporary History» XXXI (1996), 2: pp. 373-95; S. MARTINOLI – E. PEROTTI, Architettura coloniale italiana nel Dodecaneso 1912-1943, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli, 1999; Architetture italiane in colonia. Quattro conferenze di Eugenio Lo Sardo, Pier Giorgio Massaretti, Sandro Raffone e Marida Talamona, Roma, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, 2005; B. L. MCLAREN, Architecture and Tourism in Italian Colonial Libya: An Ambivalent Modernism, Seattle, University of Washington Press, 2006; o infine al CD Rom Storia dell’architettura coloniale italiana nell’Africa orientale: la pianificazione della capitale etiopica Addis Abeba, 1936-39 e di città minori eritree: Decamere, Saganeiti, Adi Caieh, Senape, Palermo, LAAP, 2006. 2 Le strade extraurbane erano talmente malridotte che, durante i primi mesi di indipendenza, ci si impiegavano quasi cinque ore per percorrere i 115 km tra Asmara e Massawa. 3 Nel 1991 l’80% della popolazione si trovava in una situazione di dipendenza da aiuti alimentari. Economist Intelligence Unit, 1993:22; T. KILLION, Historical Dictionary of Eritrea, Lanham (Md), Scarecrow Press, 1998, pp. 214-215; 221-223. 4 Nel 1991 si stimava che, solamente nel Sudan, il numero di rifugiati eritrei ammontasse a mezzo milione, una percentuale molto alta sul totale della popolazione, che all’epoca era di circa tre milioni. «Africa Confidential» 30 aprile 1993; T. KILLION, Historical... cit., pp. 357360. 5 La città di Nakfa, assediata continuativamente dall’esercito

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etiopico per dieci anni a partire dal 1978, era stata rasa al suolo dai bombardamenti. La città di Massawa, che nel 1990 fu teatro di una violenta battaglia che già l’aveva fortemente danneggiata e da cui l’esercito etiopico era uscito duramente sconfitto, fu poi ripetutamente bombardata dall’aviazione etiopica. I danni subiti dagli edifici nel centro storico sono ancora oggi molto evidenti. 6 A titolo d’esempio, la piccolo cittadina di Afabet, che nel 1991 contava circa cinquemila abitanti, nel 1993 ne contava venticinquemila. 7 Per la capitale, Asmara, oltre ai piani urbani del periodo coloniale italiano, era stato preparato un ulteriore piano durante gli anni Settanta, dallo Studio Arch. Mezzedimi. 8 Provisional Government of Eritrea. Proclamation n. 16/1991. (vedi pure «Hadas Eritrea» vol. 1 n. 24, 20 novembre 1991). Questa iniziativa non prevedeva la restituzione delle proprietà agli stranieri, molti dei quali erano cittadini italiani. Inoltre, in pratica, la restituzione delle proprietà si rivelò un processo lungo e laborioso, in quanto implicava la valutazione dei singoli immobili e il pagamento di una tassa proporzionale al valore dell’edificio. 9 Proclamation n. 27/92. 10 Proclamation n. 58/94 «A Proclamation to reform the system of land tenure in Eritrea, to determine the manner of expropriating land for purposes of development and national reconstruction, and to determine the powers and the duties of the Land Commission». 11 Proclamation n. 86/96. Le sei regioni, chiamate Zoba, sostituiscono le pre-esistenti otto e sono: Zoba Maekel con capitale Asmara; Zoba Debub con capitale Mendefera (Adi Ugri); Zoba del Mar Rosso Meridionale con capitale Assab; Zoba del Mar Rosso Settentrionale con capitale

Massawa; Zoba Anseba con capitale Keren; Zoba Gash-Barka con capitale Barentu. 12 Legal Notice n. 31/97 «A Regulation to Provide for the Procedure of Land Allocation and Administration» e Proclamation n. 95/1997 «Registration of Land and Other Immovable Properties». 13 Nel giro di un decennio l’area totale dei terreni assegnati nelle zone nuove superò l’area della città già esistente. GABRIEL TZEGGAI, Asmara: Accelerated Urbanization, manoscritto inedito, 2002. 14 Il contrasto non era limitato solo all’altezza dei nuovi edifici ma anche alla loro collocazione completamente fuori luogo e al loro stile, che dimostrava assenza di sensibilità per l’architettura già esistente. Il palazzo chiamato Nakfa House è un esempio molto eloquente del tipo di errori in cui si può incorrere se l’edilizia nelle zone storiche è lasciata incontrollata e senza linee guida adeguate. Con la sua mole mastodontica questo edificio quasi annulla la vista di uno degli edifici più interessanti di Asmara, la stazione di servizio carburanti a forma di aeroplano «Fiat Tagliero», splendido esempio di architettura futurista. 15 Fondato nel 1992, il Museo nazionale dell’Eritrea è dislocato in diverse sedi ad Asmara e Massawa; è articolato in sezioni di archeologia (particolarmente ricche, grazie alla presenza di migliaia di siti archeologici nel paese), etnografia, storia naturale e storia militare (dedicate alla guerra per l’indipendenza del paese). 16 Nato nel 1994, dalla trasformazione in partito del fronte che aveva condotto la guerra di liberazione (l’Eritrean People’s Liberation Front), il PFDJ è il partito di governo, nonché unico partito legale nel paese. 17 Un centro gestito dai pavoniani che ospita al suo interno una biblioteca e un archivio. 18 Eritrean Consulting for the Horn of Africa, Survey and

Documentation of the Historic Perimeter of Asmara, Asmara, August 2003 (rapporto inedito). 19 E. DENISON – G. Y. REN, Asmara Architecture Archives: Final Report, Asmara, CARP, August 2002 (rapporto inedito). 20 E. DENISON – G. Y. REN – SHIMONDI BEREKET, Massawa: Preliminary Technical Report, CARP, Asmara, April 2003 (rapporto inedito). 21 P. BRIVIO – D. DEBESSAY, Planning Initiative for the Historic Perimeter of Asmara, CARP, June 2005 (rapporto inedito). 22 BCEOM Consultants, Asmara Infrastructure Development Study, 2005 (rapporto inedito, a conclusione di uno studio condotto sotto la supervisione del Ministry of Public Works, Department of Urban Development). 23 E. DENISON – G. Y. REN – NAIGZY GEBREMEDHIN, Asmara: Africa’s Secret Modernist City, London, Merrell, 2003. 24 Asmara City Map & Historic Perimeter, Asmara, Municipality of Asmara & the Cultural Assets Rehabilitation Project, 2003. 25 Asmara: A Guide to the Built Environment, Asmara, Cultural Assets Rehabilitation Project, 2003; autori del volume sono stati: Edward Denison, Guang Yu Ren, Naigzy Gebremedhin, Mebratu Abraham. 26 SAMSON HAILE, Kirsi Eritrea b’cilfa, Asmara, CARP, 2003. 27 E. DENISON – G. Y. REN, Asmara: Our Cherished Heritage, Asmara, Cultural Assets Rehabilitation Project, 2006. 28 Massawa: A Guide to the Built Environment, Asmara: Cultural Assets Rehabilitation Project, 2005; Autori del volume sono stati: Edward Denison, Guang Yu Ren, Naigzy Gebremedhin, Mebratu Abraham. 29 E. DENISON – G. Y. REN, Urban Awareness Campaign Report on Students Competition, Asmara, CARP, 2004. 30 Si tratta del programma Prime Land annunciato su «Hadas Eritrea», vol. 14, n. 60, 23 Novembre 2004.


31 UNESCO. WORLD HERITAGE CENTRE, Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention, 2 February 2005 (WHC. 05/2). 32 R. PANKHURST, Italian and ‘Native’ Labour During the Italian Fascist Occupation of Ethiopia, 1935-41, in «The Ghana Social Science Journal», II (1973), 2, pp. 42-74. 33 UNESCO. WORLD HERITAGE CENTRE, Operational Guidelines… citata.

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