I Siciliani giovani - foglio settembre 2013

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settembre 2013

1 euro

IS IC IL IA N I. IT . w w w

iuto, gridano i giovani, che ormai hanno capito che cosa que sto sistema ha messo da parte per loro. Non si fa più politica (seria) da molti anni. Bei discorti tantissimi, e tantissimi leader (almeno alla tv) pronti a salvare il mondo. Ma quello che avvevano imparato i nostri padri, che nessun ha mai regalato niente ai poveri, e che se i poveri non si uniscono non andrà mai bene per loro, questo è un discorso ormai dimenticato. Nessuno fra i politici - compresi i più “incazzati” - giustamente vi fa il minimo cenno. Eppure è ancora proprio così. Noi poveri, oggigiorno, abbiamo tanti nomi diversi (il pià diffuso è “precario”; ma anche “operaio” serve ancora) e questo rende le cose più complicate. Ma la sostanza è la stessa: i padroni non sono affatto diventati più generosi, a volte anzi - i padroni mafiosi per esempi; oppure certi governi sparano molto di più. E anche gli altri non scherzano. Guardate il vostro telefonino: c’è lavoro di bambini, là dentro. Cose che facevano urlare già nell’Ottocento. Ribellarsi bisogna. Se la vecchia violenza è superata, la nuova nonviolenza - ma nonviolenza di massa - non lo è affatto. Contro tutte le mafie, ribellatevi. Salvatevi la vita.

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Da’ una mano

Il foglio de

“A che serve essere vivi, se non c’è il coraggio di lottare?” Giuseppe Fava

La Fabbrica e l’Acquaviola

UNA STORIA OPERAIA A PAG.5

49%

Un’avventura all’università HAI MAI PROVATO A FARE I TEST D’AMMISSIONE A CATANIA? A PAG.6

E’ la percentuale di lavoratori disoccupati nel Sud, fra i 25 e i 40 anni. Calcolando anche i più giovani, la percentuale sale al 60 per cento. Se si parla di donne, si va al 67 per cento. E’ colpa innanzitutto della mafia, che impedisce il lavoro serio e ammazza le risorse: le tre regioni dove la mafia è nata prima sono esattamente le tre pià povere del Paese. Poi è colpa degli “imprenditori” moderni, che dalla mafia hanno imparato a negare i diritti e a farsi gli affari propri fregandosene di tutti gli altri. E infine sono arrivati gli americani: ubbidite, o farete la fine dell’Egitto.

mafie

Antimafia senza commissioni

A PAG.4

Di tutte le istituzioni dello Stato la Commissione Antimafia, a quanto pare, è quella che interessa meno di tutte. Al momento in cui scriviamo, dev’essere ancora eletta. Mafia, camorra e ‘ndrangheta intanto saccheggiano le città. Dopo il Sud e Milano, ora si stanno impadronendo anche di Roma. Come hanno avuto il coraggio di fare gli amministratori milanesi, bisogna che anche il sindaco Marino prenda una decisione prima che sia troppo tardi, e istituisca

una Commissione antimafia nella città di Roma

articolo di Pietro Orsatti

10 cose da fare

politica

Non c’è solo Berlusconi. Gran parte dei poteri economici in Italia sono da tempo fuori della legalità. Senza cambiare questo, non può cambiare davvero niente.

Dieci obiettivi dell'antimafia sociale

● Abolire il segreto bancario; ● Confiscare tutti i beni mafiosi o frutto di corruzione o grande evasione fiscale; ● Assegnarli a cooperative di giovani lavoratori; ● Anagrafe dei beni confiscati; ● Sanzionare le delocalizzazioni, l’abuso di precariato e il mancato rispetto degli accordi di lavoro; ● Separazione fra industria e finanza; tetto alle partecipazioni nell’editoria; Tobin tax; ● Gestione pubblica dei servizi pubblici essenziali (scuola, università, difesa, acqua, energia, strutture tecnologiche, credito internazionale); ● Progetto nazionale di messa in sicurezza del t territorio, come volano economico soprattutto al Sud; divieto di altre cementificazioni; ● Controllo del territorio nelle zone ad alta intensità mafiosa. ● Applicazione dell'art.41 della Costituzione.

Costituzione della Repubblica, art.41. “L'iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Emilia Noi e loro

LA MAPPA DELL’ANTIMAFIA A PAG.7

Un giudice a Berlino

UNA MATTINA DAL PROCURATORE SALVI A PAG.8

guerra&pace

No ai robot assassini

A PAG.3

Non è fantascienza. La superbase edi lettrNiscemi, il Muos, serve a gestire e dirigere su un quarto del pianeta le armi più terrificanti fra cui i “droni”, gli aerei senza pilota controllati da lontano che arrivano, bombardano e se ne vanno. Se i missili di Comiso, contro cui abbiamo lottato trent’anni fa, minacciavano uno spaventoso e improvviso olocausto nucleare, queste nuove armi prevedono con fredda regolarità, non gestita da esseri umani, uno stillicidio di decine di vittime innocenti ogni giorno. Non è solo per difendere le nostre campagne, i nostri boschi che la base vorrebbe radere al suolo. Non è solo per la salute dei nostri figli, che nessuno sa dirci quanto profondamente sia minacciata. E’ anche e soprattutto per un sacro dovere umano, per non essere complici sordi e muti di questi nuovi modi di ammazzare, che “I Siciliani”, fedeli alla loro storia diimpegno per la pace, invitano tutti i siciliani onesti a partecipare alla manifestazione No Muos a Palermo del 28 settembre. No alle armi assassine, sì alla pace.

FESTA DEI “SICILIANI GIOVANI” MILAZZO 21 E 22 SETTEMBRE!

A PAG.2


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o i l g a v a Sb 21&22settembre

sabato 21: 18:00 Presentazione del libro di Serena Maiorana su Stefania Noce. 19:00 “Fa’ la cosa giusta” 2013. 21:30 Concerto dei TETES DE BOIS. domenica 22: 18:00 Intervista ai sindaci di Messina, Monforte, Barcellona. 19:00 L’altra politica, con esponenti di SEL, M5S, Giovani Dem. 21:30 Concerto dei ReSaltati. sabato e domenica: * Focus su: NoMuos; Mafia; Antimafia sociale; Donne; Informazione libera; altri temi via via proposti. * Laboratorio video a cura di Pietro Orsatti, con workshop . * Proiezioni VIDEO e docufilm. * PERFORMANCE del Teatro Coppola occupato di Catania e del Pinelli di Messina. * GIOCOLIERI, artisti di strada e animatori. * LIBRI: Libreria Gutenberg e Coppola editore. * Info-e-gusta di FA' LA COSA GIUSTA con le coop Quetzal Modica, Arcipelago,Siquillay * VIGNAIOLI: Lauria di Alcamo, Bosco Falconeria di Partinico, Lantieri di Vulcano. * “Vino Critico” di Fanino Grasso e Officina Enoica Milano (Ed.Altraeconomia). * PUNTI RISTORO a cura di MEDITERRANIMA e della Vucciria Itinerante di Franco Bisanti.

de FESTA

o z z a l i M i d o l l e t s a C al ZIONE ORMA GIOSA F IN E G LE SOCIA ERA E CORA LIB TIMAFIA

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E ER FAR AFIE, P LIAMO M E L G E O TT CHE V RO TU CONT A SOCIETA’ L E INSIEM

* E inoltre Riccardo Orioles dei Siciliani, Pietro Orsatti, Antonio Mazzeo, Sebastiano Gulisano, Nadia Furnari e Santo Laganà del Rita Atria, Salvo Vitale di Radio Aut, Pino Maniaci di Telejato. Giovanni Caruso, il Gapa di Catania, ragazzi di Milazzo Rossa... e altri ancora. Parole d’ordine: NoMafia, NoMuos, NoTav, Informazione libera, Pace, Disarmo, Legalitò, Solidarietà, Beni Comuni. VENITE, PARLATE, ASCOLTATE,E SE POTETE SOSTENETECI

“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” G.FAVA

sabato 21:30

ORGANIZZAZIONE: FANINO GRASSO

Incontrarsi e stare insieme. Divertirsi e Riflettere Partecipare e Sostenere. Un giornale dalla memoria antica e dal futuro giovane e un’idea di SIcilia onesta e solidale. Incontri, dibattiti, musica, informazione, ottimo cibo solidale e buon vino genuino dei vignaioli siciliani.

domenica 21.30

1983-2013 Trent’anni di libertà

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”Un giornalismo fatto di veritò

impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”. Giuseppe Fava

PER DARE UNA MANO: IT 28 B 05018 04600 000000148119 (IBAN Associaz.Culturale I Siciliani Giovani, Banca Etica)

CGIL MESSINA

twitter: #Sbavaglio

In rete e per le strade

“I Siciliani giovani” sono una rete di testate di base, da Milano a Modica, da Catania a Roma,da Napoli a Bologna. Il racconto quotidiano di un paese giovane, fatto da giovani, vissuto dai giovani. Fuori dai palazzi. In rete, e per le strade.

COL PATROCINIO DEL COMUNE DI MILAZZO ASSESSORATO TURISMO E CULTURA


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PACE/ PALERMO 28

di Antonio Mazzeo

Gli esseri umani in piazza contro l’armata dei robot-assassini Lockheed Martin, il colosso mondiale della produzione di sistemi di morte, oltre ai famigerati cacciabombardieri a capacità nucleare è stato chiamato dal Pentagono a realizzare il MUOS, il sistema di telecomunicazioni satellitari che gestirà i conflitti sempre più disumanizzati del XXI secolo. Dotato di cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni terrestri, il MUOS coordinerà il funzionamento degli strumenti militari statunitensi dislocati in ogni parte del globo. Preposto Sotto la pressione del principalmente per gli utenti governo Letta e dell’ambamobili (velivoli senza pilota, sciata Usa, il governatore missili da crociera, piattaforme Rosario Crocetta ha però aeree e marittime, ecc.), la revocato lo stop ai cantieri CATANIA nuova rete satellitare trasmetalla vigilia del pronunciaterà i dati e le comunicazioni mento del Consiglio di audio e video in tempi ancora giustizia amministrativa più ridotti e in valori dieci volte sulla legittimità delle maggiori dei sistemi odierni. autorizzazioni (il Tar in Le stazioni di terra del MUOS primo grado aveva condiviso saranno ubicate nella Defence le preoccupazioni socioSatellite Communications ambientali dei No MUOS). Station di Kojarena-Geraldton, Un voltafaccia prontamente nel sud-ovest dell’Australia; a stigmatizzato dagli attivisti Norfolk, Virginia; nella staziosiciliani che il 9 agosto ne aeronavale di Wahiawa, isole hanno indetto una grande Hawaii e presso la facility della manifestazione all’interno marina militare Usa di Niscemi della riserva, conclusasi con operativa dal ‘91 per le comunil’invasione pacifica della cazioni strategiche con le unità grande stazione militare Usa. navali e i sottomarini nucleari. Ciò ha evidenziato Nonostante i costi più che l’assoluta non difendibilità raddoppiati (oggi si stima una di quella che è una della più spesa complessiva superiore importanti infrastrutture di agli 8 miliardi di dollari), a guerra nel Mediterraneo. Il causa di un impressionante 26 agosto scorso sono però CATANIA numero di errori tecnici e proripresi alacremente i lavori gettuali, il MUOS ha registrato d’innalzamento delle tre ritardi di oltre cinque anni nella mega-parabole satellitari del sua implementazione. MUOS. “Attività del tutto In Sicilia, in particolare, illegittime perché prive delle l’opposizione della popolazione necessarie autorizzazioni”, e di numerosi enti locali ha denunciano i legali dei costretto la Regione sicilia-na a Comitati No MUOS revocare le autorizzazioni agli nell’ennesimo esposto impianti perché ricadono presentato in Procura. all’interno della riserva naturale *** “Sughereta”, sito d’importanza Il MUOS di Niscemi è una comunitaria. storia infinita di bugie, Il provvedimento è stato però soprusi e illegalità. subdolamente aggirato dalle Il prossimo appuntamento autorità militari italiane e Usa e di lotta è per sabato 28 il Movimento No MUOS ha settembre a Palermo. dovuto sperimentare un ampio Per sfiduciare il governo ventaglio di azioni dirette, regionale, reo della riaperblocchi stradali, sabotaggi non tura dei cantieri, e ribadire il violenti per impedire il No dei siciliani a tutte le prosieguo illegittimo dei lavori. guerre.

LA PUBBLICITA’ SU “I SICILIANI GIOVANI”

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Il foglio dei Siciliani giovani


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ANTIMAFIA

di Pietro Orsatti

La Cupola e il Cupolone “Capitale mafiosa nazione infetta” “Sembra una descrizione della Catania degli anni Settanta”. Così il collega formatosi in quegli anni nella redazione de I Siciliani davanti ai dati dell’escalation criminale a Roma. Luoghi diversi e decenni di distanza ma nello stesso modo si assiste a un'escalation militare, con un numero sempre più allarmante di morti, in una guerra di mafia che coinvolge tutte le organizzazaioni presenti sul territorio ed emergono con sempre più chiarezza la complessità e profondità degli affari e delle relazioni con pezzi importanti delle imprese e di poteri non solo locali. Poteri spesso innominabili, che ci riportano, anche qui, agli anni della tensione. Sono saltati degli equilibri che si pensava inalterabili nei cinque anni di giunta a Alemanno. Nuovi soggetti si sono seduti al tavolo del banchetto degli appalti e degli affari, altri ne sono stati esclusi e altri ancora sono andati a patti. E le mafie non sono rimaste a guardare. Si sono E sono saltati, in questo messe in gioco, grazie scenario in rapida mutazianche alla crisi finanziaria, one, anche gli equilibri puntando i capitali liquidi che tenevano insieme gli della droga, del racket delazionisti della florida le estorsioni, degli appalti Mafie spa, il cartello di “sporchi”, dell' usura. tutte quelle organizzazioni Fiumi di denaro e appetiti che hanno prosperato formidabili al servizio di nell'ombra in decenni di nuovi e vecchi poteri. florida crescita.

“Istituire subito una Commissione antimafia a Roma”

ANTIMAFIA

Mafia e Stato E il “boss dei boss” di Riccardo Orioles

Dopo il Sud e Milano, mafia camorra e ‘ndrangheta assaltano la capitale. Bisogna reagire subito, proma che sia troppo tardi

Cosa nostra, 'ndrangheta, camorra napoletana e casalesi, i Casamonica e la Banda della Magliana che non ha mai chiuso i battenti e che proprio negli ultimi 5 anni ha rialzato la testa. Con tutte la componenti dello scenario mafioso a Roma, che non è quello di un'infiltrazione ma rete di presenze e potere radicate da decenni fin dai primi anni '70. Basta prendere atto di un solo dato per capire le dimensione del business (e della liquidata) che interessa e coinvolge le organizzazioni mafiose nella capitale: il 30 per cento della cocaina “trafficata” in Europa transita a Roma e nel Lazio.

*** Davanti a tre anni di omicidi, attentati, intimidazioni la reazione dello Stato è stata purtroppo parziale. Da un lato la politica non ha preso finora atto del livello di rischio raggiunto e degli interessi che si sono radicati. Dall'altro la magistratura e le forze dell'ordine si sono concentrate in un'azione, in ogni caso di grande valore, su una zona ben precisa della capitale. Ostia e il litorale.

Ripetiamo, azione importante ma parziale se rimane fatto isolato e soprattutto se non va ad affrontare il livello amministrativo e imprenditoriale che già emerge dalle carte delle operazioni scattate a luglio scorso. E' proprio davanti a questo scenario che la necessità di capire e affrontare la situazione non solo sul piano della repressione si fa sempre più urgente.

*** Ed è per questo che I Siciliani giovani ritengono fondamentale, come luogo di analisi e di elaborazione culturale e informativa, lanciare nelle prossime settimane un appello alle forze politiche alle amministrazioni di Roma e di tutta la Regione. Per la costituzione di una commissione Antimafia Roma/Lazio che affronti e metta in primo piano un'emergenza criminale, culturale ed economica rimasta per troppo tempo in secondo piano se non del tutto sottovalutata.

Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, è l’equivalente di quel che un tempo era Corleone. Cosche, logge massoniche, legami oscuri costruiti già all’epoca della strategia della tensione ne fanno uno dei gangli vitali, e non solo in Sicilia, del controrto rapporto fra mafia e Stato. Non solo una “trattativa” ma una serie di azioni operative, dagli anni ‘70 in poi, coinvolgenti settori delicatissimi di servizi di sicurezza nazionali e stranieri. All’interno di questa ragnatela un ruolo delicatissimo è stato, e in parte probabilmente è ancora, quello di Rosario Cattafi, prima esponente di primo piano della destra eversiva e poi (ammesso che in queste cose ci sia un “prima e un “poi”) esponente di grande rilievo delle cosche: nel messinese era noto come “il boss dei boss”. Le indagini degli ultimi mesi hanno accertato la presenza a casa sua di un falso volantino di rivendicazione delle Brigate Rosse per l’assassini del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso in realtà (come poi accertato) idalla ‘ndrangheta. Caccia fu assassinato il 26 giugno 1983. Nessuno allora immaginava che le mafie fossero già così attivwe al nord, a Torino. Nè che avessero già elaborato una strategia così abilmente “politica” per mascherare i loro obiettivi reali. Strategia di chi? E di chi, gli obbiettivi? Info: www.isiciliani.it gennaio e giugno 1983


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RADICI

La Fabbrica e l’Acquaviola Molti operai di quella fabbrica prima di diventare operai erano stati pescatori, quando i branchi di cefali passavano ancora al largo del paese e dalla spiaggia dell'Acquaviola, di notte, partivano le barche con le lampare. Poi si cominciò a parlare della fabbrica e la gente pensava che con la fabbrica tutti sarebbero stati meglio, ci furono dimostrazioni e cortei e anche qualche tafferuglio e una volta fermarono Enrico il barbiere e quello della camera del lavoro e li portarono al commissariato. A quel tempo i signori del paese avevano case antiche in Ci sono delle altre foto; Bruno della commissione interna, che cima alla collina e la sera veniva dalle isole e aveva, al tempo di quella foto, ancora circa stavano sul marciapiede del un anno di vita. Sorride con fiducia mentre dice che stavolta gli corso, davanti alla porta del ficcheremo in testa che il contratto si fa insieme. Non essendoci circolo, su vecchie poltrone abbastanza sedie, la maggior parte di loro è appoggiata con le impagliate. Essi non spalle al muro, ascoltano Bruno che parla dell'inquadramento sapevano che cosa avrebbe unico. Filippo è seduto al portato la fabbrica, né lo tavolo, sotto il calendario del Dopo cena accendeva la lampada e cominciava a leggere, sapevano gli uomini che sindacato, un altro vicino a immedesimandosi in quello che leggeva e cercando di capire intrecciavano le nasse sul lui sta dicendo qualcosa a come si sarebbe dovuto fare per portare tutte quelle cose al suo muretto del lungomare, né i Salvatore che scrive in fretta paese; ma spesso c'era il turno di notte e doveva accontentarsi, ragazzi che correvano dietro sul retro di un volantino. fra una stretta a un bullone e Altri vecchi fumavano il pallone del prete sullo La stanza si riempie di un quadro da controllare, di seduti con il berretto di spiazzo dietro il castello. Non fumo man mano che viene la pensare a come sarebbe stato lana in testa e l'ago per lo sapeva neppure il vecchio gente dalla fabbrica: li senti difficile portare qui tutte riparare le reti sui gradini padre Bonaventura, nella sua vociare ancora, stando fuori quelle cose dei libri, e per dell'ex-Albergo dei poveri cella ai cappuccini, che sul marciapiede, e poi in incoraggiarsi gettava un' o su quelli della statua nel conosceva tutti i libri che silenzio entrano e ascoltano occhiata amichevole al mare. lungomare. esistono e anche ne aveva attentamente la discussione. Via via che gli anni Dentro la fabbrica erano scritto. Spesso in tre o quattro si passavano, il piazzale della già morti due operai, uno Ora le vedevi da molto vedevano, la sera, a casa di fabbrica - prima le biciclette giù da un'incastellatura lontano, le luci della fabbrica, Salvatore, di fronte alla arrugginite, poi vespe e tenuta col fil di ferro e uno venendo dalla parte di spiaggia di ponente a motorini, infine le prime per una scheggia partita da Messina. Le luci della duecent- o metri dal mare. automobili - diventava un disco rotante, molti altri fabbrica nel buio, e poi il Era una stanza grande e sempre più affollato, e anche erano rimasti in varie promontorio più lontano. umida, divisa da tramezzi e nella stanza del sindacato si maniere feriti. Il primo, al cancello dove scalini di legno, e dietro c'era faceva fatica, verso la fine Quelli che si vedevano in una volta c'era la spiaggia un piccolo giardino. delle riunioni, a trovare giro per il paese, la sera, dell'Acquaviola, era quasi Nel giardino aveva messo, posto. Gli operai scivano da erano adesso per lo più sempre Bastiano. L'ombra appesa al ramo grosso quella stanza a due a due, a operai della fabbrica; dell'uomo sulla bicicletta dell'unico albero, l'altalena tre a tre, a quattro a quattro e camminavano con aria attraversava il piazzale verso per le bambine e poi alcuni si ritrovavano nella piazza sicura e spesso, fra gli i due punti di luce dei sgabelli di legno per gli che apparentemente era alberi del lungomare o sul guardiani che fumavano. amici. Non ricordo se ci fosse rimasta la stessa ma loro in mardiapiede davanti Appoggiava la bicicletta alle anche un cane. realtà sapevano quanto fosse all'edicola, parlavano fra di sbarre del cancello e in I libri di Salvatore erano cambiata. loro della loro vita. Molti silenzio aspettava le sette. accuratamente allineati su Sulle poltrone di paglia di essi erano assai giovani Quelli del turno di notte due scaffali fatti da lui, quasi davanti al circolo non c'erano uscivano da un altro ingresso, tuttti edizioni economiche I Siciliani, adesso che alcuni vecchi maggio 1984 sulla statale. con Carlo Levi, i manuali quasi sempre silenziosi, faceAvevano poi messo una sindacali, il libro su Camilo vano un po' pena a quelli che baracca, su un lato del Torres, le poesie di Pavese, scendevano dal sindacato. piazzale della fabbrica, con don Milani. Non si usava una lamiera per tetto e tavoli molto allora, in quel paese e di legno sgrossato. Era là che salvo che per lavoro, tenere Bastiano, aprendo con dei libri in casa, neanche attenzione l'involto, tirava nelle case con lampadari di fuori delicatamente il pane, la cristallo. frittata della sera prima e le olive, esattamente come aveva sempre fatto all'ora di mangiare stando in mare. Il mare qui lo vedevi, oltre le quattro incastellature di metallo, pieno di petroliere e non era un mare che avesse molto a che fare con la vita di Bastiano.

Gli operai Protesteranno in tutta Italia il 18 ottobre, con lo sciopero indetto dai loro sindacati. Chiedono lavoro e repubblica. Uno gliel’hanno rubato, l’altra è da riconquistare.


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DIRITTO ALLO STU... di Miriana Squillaci, i Cordai

Un’avventura all’università

Vite precarie

La nostra coraggiosa eroina ha provato Vi scrivo da un aereo diretto a Bucarest (l’anno scorso ormai, a fare un test vi ho raccontato della mia esperienza di Servizio Volontario Europeo proprio li, e adesso sta per concludersi). d’ammissione presso Penso che queste tre settimane a Catania sarebbero state l’Università di Catania. migliori se solo non mi fossi riempita di stress a causa dei test di ammissione all’università, che sono poi il motivo per cui mi Ecco la fedele trovo su questo aereo a soli venti giorni dalla chiusura del mio cronaca progetto. Di test ne ho fatti tre, non Davanti a me sento chiacchierare due amiche: “L’anno scorso della sua perché fossi indecisa su cosa non sono riuscita ad entrare per poco in Beni Culturali, non indimenticabile voglia studiare o fare nella volevo sprecare un anno e così ho scelto di fare i corsi singoli. mia vita, piuttosto perché Mi sono costati più di una normale tassa universitaria (pagare esperienza avevo paura che 80 domande un corso singolo ti permette di seguire e darti una materia e due ore potessero determinare il mio futuro: se non passi perdi un anno, ti scoraggi, ti convinci di non essere abbastanza brava e che forse dovresti smetterla di sprecare 40 euro per test e mesi di studio. Ma voglio spigarvi meglio, voglio che possiate arrabbiarvi, o forse scoraggiarvi, insieme a me. Vi racconterò del mio primo test di ammissione ,Filosofia : 2 ore, 80 domande, 150 posti disponibili, un’infinità di misteri. *** La notte prima del test non avevo dormito, pensavo e ripensavo a quali domande avrei trovato il giorno dopo. Così mi sono alzata alle 6.00 ed ho iniziato a vagare per casa in attesa che il tempo passasse. Alle 7.00 ero già alla fermata dell’autobus in via Plebiscito “ Sono solo quattro fermate per le Ciminiere , arriverò in anticipo”. Ah ah si capisce che vivo in un’altra città, dove gli autobus passano ogni quibdici minuti. Ma qualcosa, finalmente, dopo un po’ eppur si muove, e alle 8.50 arriva il 431. “Non mi eri mancato” penso. Così, in dieci minuti, mi ritrovo tra una folla di studenti, mamme, fidanzati e pure nonni, forse più ansiosi di me; intenti a ripassare i primi, ed a tranquillizzare tutti gli altri. L’attesa continua, mezz’ora, poi un ora, poi una e mezza, il tempo sembra non passare mai in mezzo a questa piazza di una città che non sento più mia. Alla fine il personale universitario inizia a chiamarci e noi ci disponiamo in file che danno la sensazione dell’immobilità.

pagandone i crediti, che vanno dalle 10 alle 30 euro a seconda del reddito famigliare) ma almeno mi sono già data sei materie su sette. Adesso devo rifare il test e se non lo passo dovrò continuare così e riprovare ogni anno”. Alla faccia del “Quale per Scienze e quale per Lingue, della Comunicazidiritto allo studio e della one?” I professori non lo sanno! Qualcuno dice “A”, qualcun meritocrazia, è solo una altro “B”. “Guarda che io ci insegno!” “E io pure”. Il litigio questione di soldi e fortuna. finisce grazie a un'aspirante studentessa che ha portato con sè la Alla fine il mio turno tassa pagata per sostenere il test, dov'era contenuta arriva: firmo, prendo la mia l’informazione. “letterina” (che indica la Vengono quindi segnalati Siamo stanchi, vogliamo stanza dove farò l’esame) e gli errori di correzione iniziare e finalmente pure la bottiglietta d’acqua all’università, che si (miracolosamente) iniziamo “offerta” dall’università, ripromette di ricorreggerli. il compito. Non vi nascondo rigorosamente Nestlé. Dopo quattro giorni però che ho davvero apprezzato le Pensavo che l’attesa fosse gli errori continuano ad passeggiate del nostro finita, ma era evidente che mi esserci, semplicemente “maresciallo” che, soffermansbagliavo! Era semplicesono diversi; e questa dosi in qualche banco per mente iniziato il “secondo volta, segnalazioni o no, i leggere le domande, conditempo”. compiti non sono stati videva con un collega la sua Giunta probabilmente da ricorretti. Evidentemente opinione: “Ma che devono qualche caserma, una anche le più perfette fare questi?! Te lo dico io, professoressa, priva di un macchi- ne possano fare che neanche lo sanno chi sia reale lavoro, legge e ci legge, errori così grossolani e... Kennedy!”. Grazie della fiera del potere che ha su di ”accidentali”. fiducia professoressa, sono noi, il bando: “Ahahahah, c’è *** sicura che lei aiuta da sempre scritto che se durante il test Il mio aereo è atterrato i suoi studenti ad accrescere avete urgenza di andare in ora a Bucarest e io smetto la loro autostima e la bagno, qualcuno della di scrivere per non passione per lo studio! commissione può venire con stressarmi nell’attesa di XXXXXXX Ma anche al peggio c’è una voi e quel qualcuno posso una graduatoria che so già fine, così le due ore del essere io. Ahahah, ci divernon sarà equa nè tanto compito passano e io esco tiremo, vengo con voi fino a meno "meritocratica". Mi finalmente dalla stanza delle dentro il gabinetto”. piacerebbe soltanto, da “torture a dignità e autosAdesso in aula ci siamo adesso, non sentire, vedere, tima”. Adesso c’è da aspettutti, dopo le penne e la leggere più quelle ipocrite tare il punteggio che scheda anagrafica contenente considerazioni sui "cervelli dovrebbe essere fornito in 48 anche il nostro voto di in fuga": visto che c’è chi ore. Ma le scadenze non sono maturità (inutile , visto che il apertamente sostiene e dà fatte per essere rispettate, Ministero ha abrogato la per scontato che i nostri motivo per cui possiamo legge sui bonus di maturità aspiranti studenti di visionare il risultato persoproprio durante i test) è il cervello proprio non ne nale dopo quattro giorni e con momento di distribuire i hanno... i punteggi sbagliati: qualcuno compiti. misteriosamente riesce a fare Con lo stesso test si 99, 100, 121 su 80 domande e deciderà l’accesso a cinque ad altri i punti scompaiono diverse facoltà (Beni misteriosamente. Culturali, Lettere, Filosofia, Lingue e Culture Europee Euroamericane ed Orientali, Scienze e Lingue per la Comunicazione) e perciò sono stati stilati due diversi moduli: "A" per il dipartimento di Lettere e "B", con qualche domanda in inglese, per quello di Lingue.

DIRITTO ALLA SCUO...

“Meno scuole, più ipercoop” di Giovanni Caruso Gapa, Catania Quando arriviamo all’assessorato all’ “Armonia Sociale” la riunione è iniziata e la stanza è piena dei rappresentanti delle organizzazioni che lavorano nei quartieri popolari del centro e delle periferie. Ascoltano il manager Ipercoop che propone l’invio di volontari presso il centro commerciale, non solo per promuvere le associazioni ma anche per “convincere” i clienti a comprare qualcosa “per gli scolari poveri dei quartieri popolari”. Entusiasmo fra i presenti: che bella idea! Noi obiettiamo che è incredibile che si possa affidare il diritto all’istruzione pubblica e gratuita alla beneficenza e all’assistenzialismo. La risposta dell’assessore (Fiorentino Trojano) è immediata e categorica: “Questo discorso non è all’ordine del giorno, stiamo discutendo di un progetto nato insieme all’Ipercoop!”. A Catania. dicono, ora c’è la “nuova” politica. Tutti vogliono bene tutti, ma specialmente ai nostri poveri quartieri. Bene: ecco le nostre proposte. • Messa in sicurezza delle tante scuole che a Catania hanno bisogno di una ristrutturazione; • Regolare emissione dei buoni libri; • Refezione scolastica regolare insieme a una buona educazione alimentare • Sostegno reale per gli alunni e alunne portatori di handicap • Numero sufficiente delle puericultrici negli asili nido • Più asili nido, per le donne lavoratrici • Evitare che le famiglie debbano acquistare dal materiale di cancelleria ai prodotti igienicosanitari, a causa dei tagli subiti dalla scuola pubblica ha subito • E soprattutto smetterla di chiudere le scuole nei quartieri popolari!


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RETI

Emilia-Romagna

LORO

NOI

Le cosche, i boss, gli affari Mappa delle mafie emiliane del Gruppo Pio La Torre di Rimini

La giovane antimafia, da Rimini a Piacenza In Emilia-Romagna è arrivata la mafia. Ma siamo pronti E' un processo di radicamento lento e costante, silenzioso, Addirittura l’Università di Bologna, grazie alla professorche ha portato singoli, associazioni ed enti pubblici ad a combatterla, tutti insieme essa Stefania Pellegrini, ha istituito un corso, “Mafie e occuparsi del fenomeno direttamente. di Salvo Ognibene

Antimafia”; un vero e proprio insegnamento a scelta dello studente ed ha dato vita al primo Master annuale in gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie, intitolato a Pio La Torre. www.mafieeantimafia.it <--I beni confiscati ad oggi sono 112, con buona parte a Bologna e in provincia, e almeno l’8,6 % tra commercianti e imprenditori è coinvolta in attività di prestiti a strozzo. Una terra non di mafie ma per le mafie: parlare di organizzazioni criminali in Emilia-Romagna vuol dire soprattutto parlare di grande economia. Significa parlare di un fatturato annuo di 20 miliardi di euro, quasi il 10 % rispetto a quello di tutta Italia. Una regione, l’Emilia-Romagna, prima in Italia per i lavoratori “in nero” e seconda sul fronte dei lavoratori irregolari: sono rispettivamente 7.849 e 16.586. Lleggi qui il resto del dossier, www.diecieventicinque.it/2012/08/07/iidossier-sulle-mafie-in-emilia-romagna <--Il 30% delle imprese di autotrasporti (2.599 su 9.083) non risultano proprietarie di nessun veicolo, mentre circa 900 imprese risultano “non titolate a poter svolgere questa attività”. Un settore, quello del trasporto merci, spartito soprattutto tra ‘ndranghetisti e casalesi. A Reggio Emilia gli incendi dolosi “da novembre sono stati oltre 30” dice Elia Minari, giovanissimo redattore di un coraggioso giornale studentesco, Cortocircuito di Reggio Emilia che lo scorso 30 luglio, dopo l’ennesimo incendio in un cantiere, s'è recato sul posto con gli altri giovani cronisti per fare qualche domanda. Sono stati minacciati e cacciati e le loro attrezzature prese a pestate.

Piacenza, una regione da sempre multiculturale con in testa il suo capoluogo, Bologna. E’ qui che dagli anni ’50 in poi, sono stati portati a “svernare”, boss del calibro di Procopio Di Maggio e Tano Badalamenti, è da qui che parte tutto Il resto è storia dei giorni nostri: otto mafie straniere radicate, con la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali “autoctone”, Cosa Nostra e camorra in particolare, a comandare tutto. Pippo Fava la definiva la più grande “lavanderia” d’Italia ma sono occorsi più di trent’anni affinchè politica, istituzioni e gente comune iniziassero ad occuparsi realmente del fenomeno criminale e mafioso in una delle regione più ricche d’Italia. E’ stato “necessario”, tra le altre cose, che un giornalista venisse minacciato di morte (Giovanni Tizian, qui la sua storia ctzen.it/2012/01/11/ndrangheta-un-altro-giornalistasotto-scorta-la-storia-di-giovanni-tizian) e che degli studenti (coordinati da Gaetano Alessi, in collaborazione con l’Università di Bologna, scrivessero due dossier (puro volontariato ovviamente): www.diecieventicinque.it/2012/08/07/ii-dossier-sulle-mafiein-emilia-romagna) <--Le mafie in Emilia-Romagna si sono radicate ma questa è una regione che è riuscita anche a farsi, in parte, dei buoni anticorpi. Esiste una rete di associazioni totalmente libere che all’interno dei loro manifesti hanno messo in chiaro una cosa: “La mafia è una montagna di merda”.

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La regione Emilia-Romagna, tra le varie attività di contrasto alle organizzazioni criminali e l’ultima legge sul gioco d’azzardo ha costruito, il progetto “Concittadini”, un percorso mirato a diffondere la cultura della legalità tra memoria e informazione. Una regione, questa, dove si è formata una piccola rete di singoli e associazioni che collaborano, si scambiano le informazioni, fanno inchieste, vanno nelle scuole a raccontare le mafie. Da Rimini a Piacenza, dal Gruppo Antimafia Pio La Torre a "100 x 100 in movimento", dalla Rete Noname al Presidio Universitario di Libera, dal Gruppo dello Zuccherificio ai progetti di Caracò editore, una casa editrice di impegno civile dislocata tra Napoli e Bologna che proprio qui, grazie a dei percorsi di informazione e teatro riesce a raccontare ai ragazzi cosa sono le mafie e come operano. Dalla prostituzione allo spaccio di droga, dall’edilizia al riciclaggio. Questo e tanto altro raccontano Alessandro Gallo e Giulio Di Girolamo nel loro ultimo libro. L’antimafia n Emilia-Romagna non è soltanto quella che si oppone alle mafie, quella fatta da giovani e associazioni che stimolano comunità e istituzioni. E' anche gioia di vivere, è una forte presa di posizione per provare a essere “militanti, non spettatori”.

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PERSONE/ GIOVANNI SALVI

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di Riccardo Orioles

Un giudice a Berlino Dovete immaginare il vostro corrispondente che marcia verso il Palazzo di giustizia nel pieno dell'estate catanese, asciugandosi di tanto in tanto il sudore col fazzoletto e sbuffando e maledicendo Catania e chi l'ha inventata. Trentatrè anni fa, nella Catania di quei tempi, saremmo stati davanti al carcere, a piazza Lanza, a decifrare le grida dei ragazzini colpevoli, arrampicati sul tetto, e a leggere i bigliettini che qualcuno di loro buttava giù nella speranza che a qualcuno importasse qualcosa della sua vita. “Non putemo cchiù stari”. “C'è troppo cavuru”, “Chi è iustizia chista?”. Le gabbie del carcere, in realtà, erano orribili cose, divorate dall'afa, disumane. A questo punto toccherebbe Tramezzi sottilissimi le chiedere al Procuratore come dividevano, ma solo simboli- vanno le cose a Palazzo, parlacamente, dal carcere degli re del suo lavoro. Invece il diadulti; in cui regnavano i scorso è finito sul lavoro mio. mafiosi. Picchiati dai poli“L'antimafia a Catania ha ziotti, sfruttati dai boss della fatto delle belle cose. Ma siete mafia, non di rado stuprati, i troppo divisi. Un bel tessuto di figli della Catania povera organizzazioni, certo, ma pagavano a peso doppio la ognuna per conto suo...”. colpa di essere nati tali. Incassiamo, e cambiamo D'estate si ribellavano, discorso. “Il giudice Scidà complice il caldo inumano. soleva dire – osserviamo – che Salivano sul tetto del carcere la giustizia negata colpisce e urlavano pietà. soprattutto i poveri...”. Il mio giornale, il Giornale “E noi cerchiamo di farla del Sud di Giuseppe Fava, funzionare. Abbiamo informaera l'unico che gli desse tizzato il possibile, usando ascolto, che pubblicasse le pure i fondi europei, abbiamo loro miserevoli proteste; riorganizzato i carichi perciò dalla gente perbene pendenti. Effettività della pena, venivamo giustamente procedure veloci e quindi definiti “il giornale della carcere solo quando c'è la malavita”. Dai loro scranni di condanna, niente detenzioni giudici, virtuosamente severi, brevi. Prima erano circa mille i magistrati irrogavano su su duemila, ora le abbiamo (reduci dalle ville dei costrut- ridotte a centoventotto. tori mafiosi) pene ai confini Abbiamo drasticamente del codice, “esemplari”. abbassato gli ingressi in Ne ritrovavo parecchi - dei carcere...”. ragazzini, non dei giudici “Vuoi vedere che non siamo nei miei giri di cronaca fra gli solo noi il giornale della scippatori. Sovente, invece malavita?” pensiamo, ma lui delle quattro righe di brevi, già sta proseguendo: meritavano una pagina intiera “Ma anche i reati cosiddetti (completa di foto sorridente minori spesso non sono affatto della prima comunione o di tali. Molti furti di luce, ad segnaletica della questura), esempio, non sono sempre quando li ritrovavano a faccia commessi per necessità”. in giù in un fosso o a braccia E la lotta alla mafia? larghe per terra in qualche “Facciamo la nostra parte”. sciara. La mafia teneva (Questo s'è visto: in una l'ordine, insieme all'ordine quindicina di mesi sono stati costituito. acchiappati mafiosi, *** finalmente, a plotoni e reggiRimuginando tali pensieri, menti: anche se bisogna essere eccoci alla scalinata del molto attenti per saperlo Palazzo. “Desideravo vedere perché la stampa perbene, il dottor Salvi”. Salvi - di compresa la più repubblicana e primo acchitto - è un “contidemocratica, non sempre ne dà nentale”, un signore cortese notizia adeguata). che si guarda attorno con scetticismo e attenzione. Non fa vita di mondo, non frequenta salotti, non ha SCHEDA preso casa; dorme in IL PRIMO ANNO caserma, vive al suo tavolo di A CATANIA DEL lavoro, ogni tanto - un paio di mesi - ritorna a casa sua, che PROCURATORE SALVI Sventato attentato dei "Caratè lontana. Ha rischiato la eddi" di Orazio Finocchiaro al pelle - terrorismo e poi mafia giudice Pasquale Pacifico. Un - per qualche decina di anni, colpo gravissimo e probabilperciò c'è abituato. Ai veleni mente decisivo al clan Santa“civili” un po' meno; sembra paola-Ercolano, con settanta- non che ne nomini - che lo sette mafiosi arrestati contemporaneamente nel corso di una stupiscano ancora. operazione ("Fiori Bianchi 3") La cosa di cui parla per coordinata su decine di punti prima - a sorpresa – sono proprio le celle dei carcerati. diversi. Risolto - dopo 17 anni “Non si poteva andare avanti l'omicidio Ilardo, uno dei più importanti (Ilardo stava facendo così. Non è civile”. E mostra c atturare Provenzano) degli con orgoglio le foto delle anni '90. Operazione "Nuova celle nuove, con tavoli, letti Ionia", ecomafie in Sicilia. moderni e tutto quanto. “Se Inchiesta "Tor" sulla pedopornovogliono vendere il carcere, grafia. Scoperte frodi fiscali per affari loro. Ma finché carcere centinaia di milioni. Indagini sui versanti imprenditoriali del resta, qua si ospitano esseri sistema mafioso, con diversi umani. E' già abbastanza indagati eccellenti. afflittiva la pena”.

Catania, Palazzo di Giustizia: non proprio, nei decenni passati, il pool antimafia di Falcone e Borsellino. Però da qualche tempo c'è un nuovo Procuratore, non molto amato dai notabili catanesi...

Pensando alla stampa, comunque, al vostro corrispondente viene subito in bocca il suo chiodo fisso: - E... uhm... le indagini su... Ciancio? “Continuano. Stanno continuando”. “La lotta alla mafia, d'altra parte – prosegue, dopo una pausa, il procuratore – non è affatto sulla difensiva. Anzi. Se n'è fatta di strada, in tutti questi anni. L'ultimo è Messina Denaro, ma è circondato. Non sono stati sacrifici inutili, niente affatto. Stiamo vincendo noi, nonostante tutto. Mafiosi, killer, boss, anche imprenditori... ne abbiamo presi parecchi. No, non è stato inutile. E...” Entra un ufficiale della Finanza, dice qualcosa in fretta ed è già uscito. “Certo, non siamo molti (un trenta-quaranta in meno di Palermo) ma ci diamo da fare”. Abbiamo le solite domande stupide già pronte nel taccuino (”Cosa spinge un magistrato a fare questo mestiere?” e roba del genere) e anche qualche domanda cattiva su qualche collega, ma ce ne asteniamo, tanto o sono inutili – sui colleghi non risponderebbe – o sono banali. In realtà abbiamo poco da chiedere, siamo qui sostanzialmente per accertarci coi nostri occhi che davvero sia in carne e ossa qui, un giudice estraneo ai notabili, qui a Catania. Notevole il fatto che, mentre snocciola distrattamente e un po' annoiato le cifre dei mafiosi e boss messi dentro, s'infervori, abbastanza orgoglioso, quando parla di burocrazia. E' riuscito in pochissimi mesi a ottenere ciò per cui Scidà battagliò per vent’anni, porre fine all'andazzo per cui gli uffici giudiziari, affittati a peso d'oro da questo o quel costruttore, erano il monumento in cemento della malagiustizia. “Utilizzeremo, come da protocollo con la regione e il comune, l'ex ospedale AscolTomaselli come nuova sede degli uffici”. “Si potranno dismettere – e qui davvero esultano le vecchie ossa – i locali dei privati, gravanti con notevoli costi sull'amministrazione pubblica...”.

E questo è tutto, per ora. Ce ne torniamo via lentamente, con nel taccuino questa intervista sicuramente inutile, giacché non contiene scoop (e tantomeno scoop concordati), nulla che i colleghi ci possano invidiare. Una storia semplice: dentro il palazzo di giustizia c'è un giudice, e questo giudice arresta i mafiosi (senza

emozionarsi troppo), indaga sui loro partner, mette ordine nei suoi vecchi uffici, da' un briciolo di speranza a quelli che finora erano venuti qui per subire ingiustizia e – con burocratica noncuranza - li tratta da esseri umani. Tutto questo è banale, si capisce, e il vostro corrispondente, che si vanta di essere un giornalista incallito, si sente un

tantino sprecato a doversi occupare di cose così banali. Che rischiano, se continua l'andazzo, di diventare – fra una diecina d'anni – addirittura normali. “Ma davvero, amico mio pensiamo, parlando da soli o al nulla come usano i vecchi – davvvero abbiamo lottato tanto per arrivare a questo? Alla banalità, a una Catania normale, una città come tante?” “E per che altro? Lei che si aspettava, i rulli di tamburo e le bandiere? La giustizia, caro mio, non dev'essere eroica ma banale. La normale giustizia, semplice come l'acqua, che spetta a tutti”. E i due se ne tornano a casa, discutendo animatamente di ciò che hanno visto.

CON I SICILIANI

Tanti giornali liberi in rete e per le strade I Siciliani giovani sono una rete di testate giovani di base, sia su carta che su web, che fanno insieme un sito, una rivista pdf, una serie di ebook e questo foglio. E sperano, prima o poi, di riportare in edicola i Siciliani. Le testate che aderiscono sono: I Cordai, La Periferica e Ucuntu (Catania), Il Clandestino (Modica), Telejato (Partinico), Stampo Antimafioso (Milano), Diecieventicinque (Bologna), CtZen (Catania), La Domenica Settimanale (Napoli), Generazione Zero (Ragusa), Radio Marsala.it, DaSud, Mamma!, ArciReport Sicilia, Antimafia Duemila, Liberainformazione, Agoravox, Reportage. Collaborano: Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Giovanni Caruso, Giovanni Abbagnato, Francesco Appari, Lorenzo Baldo, Antonella Beccaria, Valerio Berra, Nando Benigno, Mauro Biani, Lello Bonaccorso, Paolo Brogi, Luciano Bruno, Anna Bucca, Elio Camilleri, Giulio Cavalli, Arnaldo Capezzuto, Ester Castano, Salvo Catalano, Carmelo Catania, Giulio Cavalli, Antonio Cimino, Giancarla Codrignani, Dario Costantino, Irene Costantino, Tano D’Amico, Fabio D’Urso, Jack Daniel, Riccardo De Gennaro, Giacomo Di Girolamo, Tito Gandini, Rosa Maria Di Natale, Francesco Feola, Norma Ferrara, Pino Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica Frasca, Renato Galasso, Rino Giacalone, Marcella Giamusso, Giuseppe Giustolisi, Valeria Grimaldi, Carlo Gubitosa, Sebastiano Gulisano, Bruna Iacopino, Massimiliano Nicosia, Max Guglielmino, Diego Gutkowski, Bruna Iacopino, Margherita Ingoglia, Kanjano, Gaetano Liardo, Sabina Longhitano, Luca Salici, Michela Mancini, Sara Manisera, Antonio Mazzeo, Martina Mazzeo, Emanuele Midoli, Luciano Mirone, Pino Maniaci, Attilio Occhipinti, Salvo Ognibene, Antonello Oliva, Riccardo Orioles, Pietro Orsatti, Maurizio Parisi, Salvo Perrotta, Giulio Petrelli, Aaron Pettinari, Giuseppe Pipitone, Domenico Pisciotta, Antonio Roccuzzo, Alessandro Romeo, Vincenzo Rosa, Luca Rossomando, Giorgio Ruta, Daniela Sammito, Vittoria Smaldone, Mario Spada, Sara Spartà, Giuseppe Spina, Miriana Squillaci, Giuseppe Teri, Marilena Teri, Fabio Vita, Salvo Vitale, Chiara Zappalà, Andrea Zolea e molti altri giornalisti e cittadini democratici e antimafiosi.

DA’ UNA MANO

AI SICILIANI GIOVANI: IT 28 B 05018 04600 000000148119 BANCA ETICA oppure: C/C 0010008725614

Assoc.Culturale I Siciloiani Giovani via Cordai 47 Catania

I Siciliani giovani, registr.Tribunale Catania n.23/2011 del 20/09/2011, dir.responsabile Riccardo Orioles

Progetto grafico di Piergiorgio Maoloni (da un inedito del 1993)


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