ALIMENTA
Gusti e ingredienti di un festival
a cura di Valeria Cicala e Vittorio Ferorelli
ALIMENTA
Gusti e ingredienti di un festival a cura di Valeria Cicala e Vittorio Ferorelli
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“ALIMENTA. Il cibo tra terra e mare, tra antico e presente”
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Mangiare è la rivoluzione dei sensi
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La cultura è servita
Valeria Cicala Enzo Bianchi
Angela Fontemaggi, Orietta Piolanti
15 “SEMI”: lungo la Via Emilia verso “Expo 2015” Laura Carlini Fanfogna, Giulia Pretto
19 “ALIMENTA”: il calendario degli eventi
AUTORI
Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose; Laura Carlini Fanfogna, responsabile del Servizio musei e beni culturali dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna; Valeria Cicala, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna; Vittorio Ferorelli, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna Angela Fontemaggi, Musei comunali di Rimini; Orietta Piolanti, Musei comunali di Rimini; Giulia Pretto, collaboratrice dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
IMMAGINI
Per la documentazione fotografica di “Alimenta. Il cibo tra terra e mare, tra antico e presente” (“Antico/Presente. Festival del Mondo Antico”, Rimini, 19-21 giugno 2015) si ringraziano i Musei comunali di Rimini e il fotografo Gilberto Urbinati.
“ALIMENTA. Il cibo tra terra e mare, tra antico e presente” Valeria Cicala
L’idea di dedicare il dossier della rivista “IBC” ad “ALIMENTA. Il cibo tra terra e mare, tra antico e presente” – questo il titolo della diciassettesima edizione di “Antico/Presente. Festival del Mondo Antico” svoltosi a Rimini dal 19 al 21 giugno 2015 – muove dal proposito di mostrare, soprattutto attraverso le immagini selezionate tra le tante che raccontavano la manifestazione e con un numero ridotto di interventi scritti, la vivacità e la partecipazione che animano questo consolidato evento, promosso e curato dal Comune di Rimini, dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e, per la terza edizione consecutiva, dalla Società editrice il Mulino. Il successo della manifestazione, che poteva essere risucchiata nella miriade di eventi dedicati in questo periodo al cibo, ha confermato come siano stati ben modulati il contenuto, la scelta dei relatori, la capacità di stimolare la curiosità e l’interesse dei tanti che l’hanno seguita. Il tema di quest’anno non poteva prescindere dai contenuti dell’“Expo” milanese. Del resto il cibo – nelle più differenti declinazioni che se ne possono dare, da quelle antropologiche e sociologiche a quelle storico-artistiche e filosofiche – trova nell’antichità un orizzonte dalle molteplici componenti. Dal mito alla religione, dalla manualità di artigiani e artisti alle pagine dei classici greci e romani – siano queste dedicate a convivi filosofici, ai trattati sull’agricoltura o alle graffianti narrazioni su banchetti rutilanti di vivande e di parole, come pure alle ricette e ai consigli sul bon ton – l’alimentazione, ben lo sappiamo, rivela la cultura di un popolo sia nei suoi rituali sia nei tanti aspetti connessi alla produzione. L’essenzialità o la raffinatezza di una pietanza, gli oggetti che imbandiscono una tavola, mostrano lo spirito di una casa: non solo le possibilità economiche, ma anche le inclinazioni dei suoi proprietari. Nella folla di eventi che hanno “nutrito” di cultura l’“Expo” non solo in loco, bensì attraverso il Paese tutto, non sono stati esigui quelli che si sono focalizzati sull’antichità. Molto interessante per le ricostruzioni e l’uso delle tecnologie, oltre che per la bellezza degli oggetti esposti, in gran parte provenienti dall’area vesuviana, è stata l’esposizione allestita ad Asti “Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell’Italia antica”, mentre proietta lo sguardo sui rapporti dell’uomo antico con il mondo naturale e i suoi elementi la mostra che si è inaugurata a fine luglio al Palazzo Reale di Milano, “Mito e natura. Dalla Grecia a Pompei”.
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“ALIMENTA” ha realizzato un percorso assai coerente e articolato in cui la parte espositiva, sulla quale si soffermano nel loro intervento le colleghe dei Civici Musei di Rimini, ha ben coniugato il rapporto passato-presente valorizzando ulteriormente le tante valenze della sezione archeologica del Museo della Città attraverso la creatività dei giovani artisti e il tessuto culturale del territorio, ulteriore tangibile testimonianza dell’osmosi irrinunciabile tra antichità classica e arte contemporanea. Essenziale per il profilo del Festival è la sempre ben calibrata attenzione alla dimensione dei più giovani, dedicando a essi il “Piccolo mondo antico festival”, che scorre in parallelo con le stesse tematiche, offrendo ai genitori la possibilità di seguire gli incontri ai quali sono interessati, mentre i ragazzi sono impegnati in laboratori che li coinvolgono direttamente. I profumi delle spezie e degli unguenti, l’odore del pane fresco, del vino o del pesce nelle reti hanno sollecitato i sensi del pubblico attraverso le parole dei relatori, metaforicamente, e non solo. Come pure hanno innescato riflessioni sui consumi, sul mercato attuale e quello di altre epoche. Si è parlato pure, attraverso l’iconografia di ceramiche e mosaici, di dei e miti connessi all’alimentazione. Si è evidenziato lo stretto rapporto tra piante e divinità, tra seduzione e alimenti, tra tecniche agricole e preparazioni di cibi. Anche il cinema, il teatro e la fotografia hanno composto il menù di questa tre giorni, accompagnando le serate del festival. Ricordando che Eva Cantarella ha aperto la manifestazione con la sua lectio magistralis intitolata “Alimenta: dal simposio greco al convivio romano”, abbiamo pensato di proporre come filo conduttore di questo spaccato del Festival un passaggio della relazione Cibo e sapienza del vivere, tenuta da Enzo Bianchi, il priore di Bose, la sera del 19 giugno alla Corte degli Agostiniani. Disponiamo del testo per la cortesia dell’autore e del quotidiano “La Stampa”, che ha pubblicato una parte dell’intervento con il titolo Mangiare e la rivoluzione dei sensi. Il messaggio essenziale del nostro Festival potrebbe essere: bisogna nutrire il nostro spirito per imparare a nutrire e a rispettare la terra e noi stessi. Il programma del festival, che si riporta su queste pagine e si può visualizzare sul sito antico.comune. rimini.it (dove si potranno riascoltare i protagonisti di quelle giornate), propone tutti i nomi dei relatori e gli eventi che si sono svolti.
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Mangiare è la rivoluzione dei sensi Enzo Bianchi
Grazie alla disponibilità del priore Enzo Bianchi e della direzione della “Stampa”, pubblichiamo l’articolo uscito sul quotidiano torinese il 18 giugno 2015. Il testo propone uno stralcio della relazione tenuta dal priore alla Corte degli Agostiniani di Rimini il 19 giugno nell’ambito di “Antico/Presente. Festival del Mondo Antico”, relazione intitolata “Cibo e sapienza del vivere”. Legato al desiderio e all’oralità, il mangiare investe la sfera affettiva e quella sensoriale, emozionale dell’essere umano: tutti i sensi sono convocati, a cominciare dall’olfatto. Prima di vederlo, infatti, prima che le pietanze giungano in tavola, i profumi che vengono dalla cucina ci avvertono; chi conosce un po’ l’arte della cucina e sa ciò che mangia, riconosce con l’olfatto il cibo che gli viene offerto. Gli aromi sono essenziali per iniziare a gustare un piatto, e le cucine delle diverse culture del mondo si riconoscono dai profumi che emanano: profumo di curry dell’Oriente, di pepe del Medio Oriente, di verza dal Nord Europa o dalle cucine dei frati, e si potrebbe continuare all’infinito. Svilisce un elemento fondamentale chi si avventa sul cibo senza prima odorarlo! Con il suo profumo, il cibo comincia a entrare in noi, comincia a risvegliare il nostro discernimento e ci spinge al giudizio: buono, meno buono, cattivo. Gli odori si fissano facilmente nella memoria e, quando ritornano, ci rimandano ai ricordi, all’infanzia, alla “nostra” cucina materna. Certi momenti effimeri di un pasto in cui abbiamo sentito profumi che ci hanno fatto trasalire, hanno un profumo di eternità. Gli odori e i colori Dopo l’olfatto la vista, che può diventare anche contemplazione: a volte si guarda estasiati un peperone nella sua semplicità, a volte si è catturati dalla vista di piatti non solo elaborati, ma cesellati, ricamati. Allora il cibo è celebrato da sé stesso, dal modo in cui è presentato dal cuoco e inviato a tavola. Occorre avere il coraggio di denunciare che oggi non si sa più vedere, contemplare il cibo in tavola, mentre si impone il voyeurismo di chi osserva l’arte della cucina sui mass media. Sui canali televisivi o sulla carta patinata quanti piatti si contemplano, dominati come siamo dalla finzione, e poi non sappiamo più guardare un pane nella sua semplice regalità o una testa d’aglio per fare una bruschetta... Certo, a queste condizioni si può mangiare senza
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vedere ciò che si mangia, ingurgitando cibo spazzatura. Claude Fischer è arrivato a coniare la sigla OCNI, cioè “oggetti commestibili non identificati”, per indicare questi cibi che si mangiano senza guardarli, da parte di molti che “non sanno quello che vedono”. Quanti cenacoli, quante tavole di Emmaus dipinti sulle pareti delle nostre chiese, che certamente insegnavano qualcosa sul vedere. Ma oggi chi insegna l’arte del vedere il cibo? Toccare il cibo Vi è poi il toccare, il tatto, pure questo importante, anche se oggi per molti cibi ci serviamo delle “protesi” del cucchiaio e della forchetta. Ma prima di gustare il cibo, chiudendolo tra lingua e palato, prima di macinarlo con i denti, lo sentiamo tramite l’esperienza tattile. Prendendo in mano una mela oppure una pesca, si hanno esperienze del toccare molto diverse. Assaporare Il tatto diventa poi gusto, ed è proprio il gusto il senso più importante per chi mangia o beve. Ognuno di noi sviluppa sensibilità molto diverse: la cultura, la famiglia, la terra a cui apparteniamo creano in noi preferenze o addirittura rifiuti. I cibi, con i loro sapori, plasmano il nostro gusto, la vita poi ce li fa interpretare in modo personalissimo, la storia e i legami affettivi vissuti li caricano di significati infiniti. Non è neppure senza importanza l’aver mangiato un cibo in compagnia di qualcuno invece che di qualcun altro: un cibo possiamo sentirlo cattivo perché l’abbiamo scoperto o mangiato con chi preferiamo non ricordare... Quanti figli non sono riusciti a mangiare certi alimenti finché hanno vissuto nella casa paterna, solo per il fatto che li mangiava il genitore con cui erano in conflitto? Il cibo, con il suo gusto, può riconciliare, aiutare l’amore e la comunione, ma può anche accendere antipatia, opposizioni e addirittura violenza. Ognuno di noi conosce, perché ne è stato testimone, questa possibilità: è sufficiente fare un’anamnesi dei pasti vissuti in famiglia, o in convivenza, o in comunità, per avere questa conoscenza della grazia o della disgrazia del “gustare”! Sentire ciò che si mangia Infine, l’ultimo senso implicato nel gustare il cibo è l’udito, anche se a prima vista lo diremmo estraneo all’atto del mangiare. Un cuoco è chiamato a esercitare l’udito in modo da memorizzare le diverse cotture dei cibi: dal sobbollire del ragù, al friggere delle patate, al rosolare di un roast beef, quanti suoni, direi musiche diverse, provengono dalle cotture. E quando si annaffia un arrosto con il vino, quello sprigionarsi insieme di vapore, profumo e crepitio dell’olio dà le vertigini. Il vero cuoco, prima di guardare, sente se è il caso di intervenire per non lasciar bruciare il cibo. Poi, quando si mangia, il suono dei cibi in bocca ci giunge alle orecchie attraverso i muscoli della faccia: il frantumare un grissino con i denti, il succhiare una mozzarella, il masticare una bruschetta al pomodoro... È significativo – come mi dissero un giorno dei beduini nell’Atlante, in Marocco – che prima di bere guardiamo il vino nel calice, lo annusiamo con cura, lo sentiamo sulle labbra e infine lo gustiamo in modo differente: sulla lingua, o buttandolo verso il palato, o facendolo danzare tra i denti, o tra le guance, o deglutendolo... Solo il senso dell’udito sembrerebbe escluso. E allora – mi dicevano quei berberi sapienti – prima di bere si battono insieme i calici con l’augurio di salute: il “cin cin” è sonoro, e così anche l’udito è implicato. Mangiare e bere con tutti i sensi è un’operazione necessaria: ne va non solo del gusto, ma del senso stesso del mangiare. Tutti i sensi implicano, chiedono di trovare il senso dei sensi, anche in ciò che mangiamo o beviamo.
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La cultura è servita Angela Fontemaggi, Orietta Piolanti
Il Museo della Città di Rimini ha nel DNA il legame con il territorio e l’economia, legame connaturato a una realtà disegnata fra terra e mare. Fin dalla preistoria questa relazione permea infatti la vita quotidiana, improntando anche le espressioni artistiche. La cultura del cibo è l’elemento che meglio interpreta il rapporto tra museo e territorio, prestandosi a molteplici declinazioni, ed è proprio questo l’elemento esplorato nell’ultima edizione di “Antico/Presente. Festival del Mondo Antico”, la diciassettesima, intitolata “ALIMENTA. Il cibo tra terra e mare, tra antico e presente”. La sezione archeologica del Museo è il palinsesto della mostra “Dalla cucina alla tavola. Frammenti del quotidiano”, dedicata alla cultura del cibo nelle sue varie manifestazioni, con uno sguardo alle produzioni locali e ai commerci. L’itinerario espositivo si sofferma sul simposio villanoviano e sulla tradizione greco-orientale, per poi indagare il banchetto romano, curiosare nell’ambiente della mensa e della cucina, carpire ricette, gusti e abitudini: frammenti di un quotidiano che riconosce nel convivio la cifra di una continuità culturale lungo tutta l’età antica. E che investe ambiti diversi, da quello funerario a quello rituale e sociale. È l’esibizione del vasellame da mensa presente nelle ricche sepolture a individuare nel banchetto un’espressione dell’élite aristocratica che si afferma nella Verucchio villanoviana durante l’VIII secolo avanti Cristo. Ciotole, tazze, piatti e piattelli, con la loro quantità e varietà, descrivono una cerimonia sociale di legittimazione del potere in seno alla comunità. Quando nel corso del VI secolo avanti Cristo la costa si popola di Etruschi, Umbri e Piceni, da Atene e dalle città dell’Egeo giungono sul colle di Covignano, alle spalle del piano in cui sorgerà Ariminum, raffinate ceramiche che veicolano l’usanza greca del simposio, il momento dedicato al bere. Ceramiche ateniesi a figure rosse e brocche dipinte “a occhioni” parlano di una koinè mediterranea, a cui il territorio riminese partecipa con la sua dimensione multietnica. Agli inizi del IV secolo avanti Cristo l’invasione delle tribù galliche scompiglia l’assetto politico ed economico degli Etruschi. I nuovi arrivati assimilano aspetti culturali tra cui la tradizione del banchetto e si inseriscono nella rete commerciale incardinata sugli empori costieri, favorendo gli scambi tra l’area etrusco-laziale – documentati dalla ceramica a figure rosse e a vernice nera
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suddipinta – e quella adriatica, rappresentata dalla ceramica Gnathia, anch’essa a vernice nera, dalle raffinate suddipinture a motivi vegetali e animali. Dalla fine del secolo l’interesse di Roma sul sito alla foce dell’Ariminus genera un abitato attestato da scavi archeologici come quello di palazzo Arpesella che, in una buca di scarico, ha restituito un intero set per la cottura dei cibi, con tegami bassi e larghi, olle ovoidi e ciotole-coperchio. Ben presto, nella colonia fondata nel 268 avanti Cristo, entro le mura, seppur in aree periferiche, sorgono officine specializzate nella produzione di ceramica a vernice nera, di ispirazione centroitalica, così definita dal colore scuro della superficie, che imita gli esemplari in bronzo. Ceramiche eleganti, anche con stampiglie impresse sul fondo: coppe, tazze, scodelle, piatti, bicchieri, bottiglie, brocche... E piatti “da pesce”, con al centro la cavità per la salsa. Vasi malcotti o fusi insieme, anelli e treppiedi distanziatori certificano la produzione locale: emblematico lo scavo di palazzo Battaglini, dove, con la ceramica da mensa, è attestata quella da cucina e dispensa. Le forme, basate su principi di utilitarismo, sono quelle già consolidate: l’olla con coperchio, il tegame e il clibanus, un forno portatile per pani e focacce. Davanti a una così ricca campionatura di stoviglie, per avvicinarci alle abitudini alimentari di un antico colono, immaginiamo di sederci a tavola... con Catone, e di gustare le ricette da lui stesso suggerite. Capiremmo che la base della sua cucina, improntata a soddisfare il bisogno di nutrirsi e a una dieta corretta, è la frugalità. Protagonisti i prodotti del territorio: legumi, erbe e ortaggi, con largo uso di cipolla e aglio; uova, formaggi, pesce, pollame e salsicce, olive, fichi, castagne, uva. Zuppe e farinate i piatti più comuni, cucinati per ore all’interno di olle, accanto ai tegami dove cuociono anche focacce di farro e orzo. Una semplicità ribadita dall’ambiente in cui la familia consuma il pasto: l’atrium adiacente alla cucina e agli dei del focolare, a siglare il valore sacrale del cibo. Sulla mensa, accanto ai prodotti locali, quelli di importazione, che, lungo le rotte dell’Adriatico e dell’Egeo, viaggiano in doli, botti in legno e soprattutto in anfore. Il percorso incrocia i materiali provenienti dalle necropoli per scoprire che il banchetto è anche un momento della cerimonia funeraria: sulla pira viene deposto il vasellame per il pasto funebre, talvolta frantumato a scopo rituale. Nelle ricorrenze, i familiari, raccolti intorno alla tomba, consumano un pasto e offrono libagioni al defunto e agli dei Mani, protettori degli avi, entrando in contatto con la sepoltura grazie a dispositivi particolari, come tubi in piombo o anfore tagliate. Rientrando di nuovo tra le pareti domestiche, notiamo che i cambiamenti sociali ed economici introdotti dall’impero influenzano la vita quotidiana: con l’ampliarsi dei confini dello Stato entrano in cucina ingredienti esotici che mutano i gusti e arricchiscono i ricettari. Se la frugalità di Catone continua a ispirare il menu del romano medio, i banchetti consentono al dominus di ostentare lusso e abbondanza, curare affari e relazioni. Teatro del banchetto è la sala con i letti, i triclinia, su cui si adagiano i commensali; al centro la mensa, il piccolo tavolo che viene via via imbandito dai servi. Sul far della sera, ricevuti gli ospiti, inizia la cena, una sequenza di portate che si apre con la gustatio, l’antipasto, e si chiude con il simposio, riservato ai brindisi, alla conversazione e all’intrattenimento. Tanti i mosaici pavimentali esposti nel Museo della Città di Rimini, molti dei quali pertinenti alle stanze tricliniari, la cui superficie è ripartita fra il riquadro centrale decorato (splendido quello in marmi preziosi provenienti dallo scavo dell’ex Vescovado) e le fasce bianche laterali per i letti. Alle grandi occasioni è riservata la sala della domus di palazzo Diotallevi, con il celebre mosaico “delle barche”. Esteso per circa 60 metri quadrati, il mosaico offre una sequenza di immagini che esplicitano la funzione dell’ambiente. Dal kantharos sull’ingresso, l’occhio corre al centro della sala, dove Ercole, alzando la coppa, invita ai piaceri conviviali; intorno all’eroe si sviluppano cornici con conchiglie, uccelli esotici e animali selvatici, insieme a brocche, vasi e
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grandi patere, che a loro volta richiamano il banchetto. Gli ospiti, dai triclinia, ammirano la scena con l’ingresso delle navi in porto, riferimento alla fortuna professionale del dominus. Lo scavo ha restituito inoltre suppellettili in bronzo da mensa e da cucina, riposte all’interno di un armadio; fra di esse, una statuetta di Lare, divinità in cui si identificano gli antenati. In genere in coppia, i Lari sono raffigurati con corta tunica e alti calzari mentre danzano levando il rython, la coppa a forma di testa di animale (nel nostro esemplare un delfino) e porgendo la patera per le offerte. A loro, venerati accanto al focolare, si sacrificano, durante il pasto, quantità simboliche di cibi e vino. Rito e banchetto sono dunque uniti nella casa, come già alle origini, dal valore sacrale prima che da quello politico e sociale. Imbandiscono le mense, oltre ai bronzi, ceramiche che, guardando all’oro delle tavole aristocratiche, si tingono del rosso brillante della “terra sigillata” o si assottigliano come lamine in forme che, nelle cosiddette ceramiche “a pareti sottili”, imitano quelle metalliche anche nelle decorazioni: soggetti mitologici o allusioni alla caducità danno spunto alle discussioni conviviali più raffinate. Gli elaborati menu richiedono “batterie” di pentole, tegami e padelle anche “antiaderenti”, come quelle “a vernice rossa interna”. Creativa e fantasiosa, la cucina imperiale mescola colori, forme e sapori, nell’intento di stupire. Le carni più ricercate e le prelibatezze offerte dai crostacei, insieme a spezie e salse (prima fra tutte l’onnipresente garum), accrescono l’effetto sorpresa, così che “a tavola nessuno riconoscerà ciò che mangia”. Re del simposio è il vino, importato o locale. Il “sangiovese” dell’epoca, prodotto in grandi quantità nelle colline riminesi e da consumare ancor giovane, conquista Roma e il Mediterraneo, viaggiando su carri e navi nelle tipiche anfore a fondo piatto, di capacità ridotta, che escono dalle fornaci romagnole a partire dal I secolo dopo Cristo. Due fra i più celebri mosaici di Ariminum descrivono altri prodotti emblematici di un territorio fra terra e mare: nel mosaico dalla domus di palazzo Diotallevi, sono i guizzanti pesci dell’Adriatico a disegnare il mare. Quegli stessi pesci che finivano in fritture, grigliate o brodetti. Nel mosaico della domus di palazzo Gioia un corteo di servi avanza lungo il portico: dai grandi cesti traboccano pani e frutti dei campi, mentre un pavone portato a braccia esibisce la superba coda. Dal VI secolo proviene a noi l’immagine di un territorio fertile, vocato all’agricoltura fin dall’antichità. L’esposizione – curata da Anna Bondini e Renata Curina (Soprintendenza archeologia dell’Emilia-Romagna) e da Angela Fontemaggi e Orietta Piolanti (Musei comunali di Rimini), in collaborazione con Marina Della Pasqua – può essere visitata fino all’1 novembre 2015. Con un salto nel tempo, la mostra intitolata “Il bottigliere. L’arte dell’apparecchiatura della tavola dal XVIII secolo” (al Museo della Città dal 18 al 28 giugno 2015; a cura di Alfredo Monterumisi), ha portato alla ribalta i servizi da tavola della media borghesia dall’illuminismo alla rivoluzione industriale. Una collezione privata di vetri e cristalli illustra le suppellettili che, all’indomani della Rivoluzione francese, compensano la riduzione della servitù. Bicchieri, coppe, bottiglie, brocche e caraffe ricreano il rito del banchetto in cui il bottigliere, antesignano del sommelier, saggiava il vino per il padrone. Un omaggio alla tradizione della tavola imbandita, con un’appendice sul ruolo del vino quale ambasciatore del patrimonio culturale e dell’ospitalità romagnola. “Fashion loves food. Di Piazza in Piazza. Viaggio nella cultura alimentare” è il titolo della mostra creata dal Campus di Rimini, curata da Ines Tolic e realizzata dall’Università di Bologna in occasione di “Expo 2015”, nell’ambito del progetto “Di Piazza in Piazza” che coinvolge le sedi di Bologna, Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. L’esposizione, allestita nel Museo della Città dal
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9 al 28 giugno, ha trattato il tema del cibo adottando il linguaggio delle discipline legate alla moda: fotografia, design, grafica e cinema. Un invito a buongustai e fashion victims a non perdersi il cocktail esplosivo che deriva dalla sinergia di cibo e moda: tavole imbandite da ascoltare, immagini da annusare, cibi da truccare, e cucine con cui parlare. Diversi i punti di vista affrontati: dal rapporto degli italiani con il cibo, alle rappresentazioni delle cucine nel cinema; dagli abiti ispirati alle culture alimentari alle fotografie che raccontano artisticamente l’ossessione per le diete; dai make up suggeriti dal cibo alle campagne di comunicazione dei marchi del comparto food; fino a un viaggio multimediale nel tempo alla scoperta del cibo. L’Associazione culturale “Fuori Centro” ha curato “In piatto. Nutrimenti ad arte” (al Palazzo del Podestà, dal 18 al 28 giugno), un progetto espositivo itinerante, già allestito a Roma e Napoli. Alla base del progetto sta il principio per cui, in un sistema modulare fondato su un saldo impianto teorico, è la struttura dell’insieme, di volta in volta adattata all’ambiente, a dare significato e ruolo ai singoli elementi. In virtù di questo assunto, 42 artisti sono stati chiamati a misurarsi con l’attitudine che porta a stare dentro la complessità della vita, per attivare altrettante riflessioni etiche ed estetiche sulle diverse possibilità di cambiare il proprio modo di pensare e, soprattutto, di agire. Ingredienti base di questo menu particolare sono l’ironia e l’empatia. Ognuno dei “piatti” realizzati è un’opera a sé stante, godibile in piena autonomia. Dacia Manto e Claudio Ballestracci, in collaborazione con Laura Moretti, sono gli artisti che hanno dato vita alle installazioni intitolate “Fluviale, 2007” e “Concavo, 2015” al Museo della Città, e “Mellifero, 2014” al Museo degli Sguardi, dal 18 giugno al 19 luglio. “Fluviale” è un’installazione a terra che, con la stratificazione di vari tipi di semi, costruisce un territorio/disegno/mappa di toni e colori diversi, un “giardino in nuce”, una geografia complessa e leggera che fa riferimento a un’antica mappa di Rimini, esposta al Museo, il cui segno centrale è il corso del Marecchia. Semi di differenti colture e specie del territorio che, oltre a essere fonte di nutrimento, una volta restituiti al paesaggio e alla terra, potranno dare origine a nuova vita. “Concavo” vede una composizione di materiali provenienti dai depositi del Museo degli Sguardi, scelti in relazione alla vita domestica e quotidiana di altri popoli e alle loro usanze in rapporto al cibo. Molti degli oggetti – affiancati da piccoli manufatti come ossa, foglie, frutti, bacche, realizzati dall’artista con cere e pigmenti – rimandano a un utilizzo rituale, legato a stagioni, culti, celebrazioni e significati sacrali del cibo. “Mellifero”, già realizzata per il MAMbo - Museo d’arte moderna di Bologna, mette in comunicazione materiali tattili, odorosi e commestibili derivanti dalle api (una raccolta di pollini, resine, cere, mieli e frammenti di alveari) con manufatti, disegni e mappe create dall’artista: come in un archivio scientifico ed entomologico, gli oggetti ricreano il mondo delle api e degli insetti impollinatori e la loro relazione con gli ambienti selvatici e domestici. Attraverso questi percorsi espositivi, il festival ha offerto l’occasione per riflettere sulla centralità del cibo nella vita dell’uomo, non solo in risposta al bisogno primario della nutrizione, ma anche in relazione ai risvolti sociali, culturali, religiosi e artistici. Una conferma della continuità della tradizione dall’antico al contemporaneo, sia per la dinamicità dei mercati sia per gli effetti della globalizzazione e delle contaminazioni dei sapori (e dei saperi).
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“SEMI”: lungo la Via Emilia verso “Expo 2015” Laura Carlini Fanfogna, Giulia Pretto
“Expo Milano 2015 - Nutrire il pianeta. Energia per la vita” è l’occasione per sperimentare nuove ricette e nuovi ingredienti: “SEMI” è il progetto che l’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna propone proprio in questa occasione. L’IBC ha messo in rete più di cento musei e luoghi d’arte per dare vita a un racconto collettivo, fatto di itinerari ed eventi speciali su tutto il territorio regionale, disponibili su “IBC Multimedia”: www.ibcmultimedia.it. Una rete dei musei si è attivata per invitare turisti e cittadini a un viaggio lungo la Via Emilia all’insegna del gusto e della conoscenza, per promuovere le eccellenze dell’Emilia-Romagna. Il tema di “Expo 2015” si trasforma così in un’occasione per scoprire storie, tradizioni e talenti di un saper fare millenario del nostro territorio, legato all’alimentazione e alla biodiversità. Il primo ingrediente di “SEMI” è un itinerario multimediale che riunisce più di settanta musei e luoghi d’arte. L’itinerario propone sei diversi percorsi di esplorazione, insieme digitali e reali: • “Via Emilia tra cibo e archeologia” • “Paesaggi e vedute dell’Emilia-Romagna” • “Arte e biodiversità” • “Mondo rurale, mondo globale” • “Lo spettacolo della tavola” • “L’Expo dei giovani”. Lungo la Via Emilia si attraversano i secoli, dalla preistoria all’arte contemporanea, dalle tavole dei contadini ai banchetti dei principi, dai grandi musei alle piccole raccolte, tutte da scoprire. Si va dalla Romagna, con immagini provenienti dal Museo della Città di Rimini: preziosi reperti testimoni del legame tra dei dell’antica Roma e i piaceri della tavola; passando per il Museo civico medievale di Bologna, che regala affascinanti dettagli sul cammeo realizzato con noccioli intagliati da Properzia De Rossi nel XVI secolo. Si arriva poi, di museo in museo, fino a Reggio Emilia, con la toccante testimonianza del Museo di storia della psichiatria: ricami e ceramiche realizzati nel 1930, recuperando gli antichi motivi romanici, per favorire il recupero sociale delle disabilità infantili. Musei, luoghi e collezioni sono raccontati per mezzo di brevi testi descrittivi, gallerie
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fotografiche, file audio e video. I link alle banche dati dell’Istituto e ai musei stessi garantiscono gli approfondimenti scientifici. Il sistema di navigazione e di classificazione dei contenuti è studiato nei dettagli, sulla base delle migliori tecniche di design dell’interazione, per garantire una fruizione il più fluida e piacevole possibile: suggerimenti e collegamenti inediti stimolano la curiosità dei visitatori e propongono nuove chiavi di lettura e di scoperta del nostro patrimonio regionale. Il secondo ingrediente di “SEMI” è un ricco programma di circa 200 eventi e iniziative ospitate dai musei durante i mesi di “Expo”, da maggio a ottobre 2015: un calendario che propone mostre, visite guidate tematiche, spettacoli, degustazioni e incontri legati ai temi del progetto. Il programma, oltre a essere disponibile su www.ibcmultimedia.it, si inserirà nella più ampia programmazione regionale e nazionale dedicata a “Expo”. Possiamo trovare le mostre, come “L’arte per l’arte. Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis” a Ferrara e “Figurine di Gusto” al Museo della figurina di Modena; “ALIMENTA. Festival del Mondo Antico” di Rimini; “Calici di Stelle”, le degustazioni ispirate al villanoviano di Verucchio, ma anche le visite animate al Planetario di Ravenna (“Le stagioni del cielo”), nonché decine di eventi e approfondimenti organizzati dai musei. Terzo e ultimo ingrediente di “SEMI” è un blog che accompagnerà il progetto per tutto il periodo di apertura dell’esposizione milanese, da leggere, post dopo post, per conoscere contenuti speciali, approfondimenti sugli alimenti, curiosità, ricette e interviste ai protagonisti del progetto, e per trovare nuovi collegamenti con i contenuti dell’itinerario multimediale. Anche nel blog il Museo della Città di Rimini è protagonista, attraverso il racconto “Dalla Cucina alla Tavola Frammenti del quotidiano”, un percorso di approfondimento lungo la Sezione archeologica, dall’età villanoviana al tardo antico, con didascalie e nuove ambientazioni che mettono in luce i pezzi della collezione legati al banchetto e alla cultura enogastronomica. Dal 10 giugno 2015 gli itinerari, gli eventi e le notizie di “SEMI” sono online, ma il viaggio si arricchirà costantemente lungo l’estate e fino a ottobre, grazie a nuovi percorsi e nuovi contenuti dai musei della regione. “SEMI” è il secondo progetto ospitato da “IBC Multimedia”, la media library dell’Istituto per i beni culturali, dopo il progetto “Un Sistema Armonico” dedicato ai musei e alle collezioni musicali dell’Emilia-Romagna, realizzato dall’IBC in collaborazione con “BAM! Strategie Culturali”.
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IL CIBO TRA TERRA E MARE TRA ANTICO E PRESENTE
19 Giugno Prospettive diverse: il Ponte di Tiberio
Luogo: Rimini, Ponte di Tiberio Rubrica: Vacanze romane A cura di: Associazione “Marinando” Visite a bordo di un catamarano a motore tra le arcate del bimillenario Ponte di Tiberio
Se io fossi...un cacciatore
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Stefano Sabattini
Al mercato di Ariminum con la sportula
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Elisa Brighi ed Evelina Garoni
Lo speziale medievale e il suo erbario
Luogo: Riccione, Museo del Territorio Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Andrea Tirincanti
L’atelier dell’affresco. La natura morta pompeiana Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Lorenza Angelini
Alimenta: dal simposio greco al convivio romano
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Rubrica: Apertura del Festival Lectio magistralis di Eva Cantarella
Welcome to Ariminum
Luogo: Rimini, Piazza Tre Martiri Gli studenti dell’Istituto tecnico per il turismo “Marco Polo” di Rimini accompagnano alla scoperta dei monumenti della Rimini romana
Nutrirsi ad arte
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Marzia Ceccaglia
Nature aromatiche
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Eleonora Gessaroli
La terra racconta
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Dacia Manto; progetto di Laura Moretti con Claudio Ballestracci
Degustazione emozionale di vini sul terrazzo del Lapidario romano
Luogo: Rimini, Museo della Città con la partecipazione dell’Istituto superiore di studi musicali “Giovanni Lettimi” di Rimini
Cibo e sapienza del vivere Luogo: Rimini, Corte degli Agostiniani Enzo Bianchi
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Mercati a Km 0 nella Rimini antica
Luogo: Rimini, Piazza Tre Martiri A cura di: Marina Della Pasqua
La piccola taberna degli orrori
Dalla terra alla tavola. Il “sangiovese” dei Romani
Luogo: Santarcangelo, MUSAS Museo storico archeologico Visita guidata
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Cristina Sedioli
Before we land_storia vera
Luogo: Rimini, Teatro degli Atti Spettacolo teatrale tratto da Luciano di Samosata e realizzato dal Liceo classico-pedagogico “Giulio Cesare Manara Valgimigli” di Rimini A cura di: Armida Loffredo e Francesco Montanari
20 Giugno La paletta dell’archeologo
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Ilaria Balena
Ceius Il mosaicista romano
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Elisa Brighi ed Evelina Garoni
Homo dieteticus Viaggio nelle tribù alimentari
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Marino Niola, Elisabetta Moro; introduce e modera: Daniela Bonato
Panis antiquus
Luogo: Rimini, Museo della Città Dimostrazione teatralizzata dei sistemi di panificazione dalla preistoria al III secolo dopo Cristo A cura di: Associazione “Dimoraenergia”, con Maria Luisa Stoppioni e Cristina Giovagnetti
Prospettive diverse: il Ponte di Tiberio
Luogo: Rimini, Ponte di Tiberio Rubrica: Vacanze romane A cura di: Associazione “Marinando”
Il cibo per i vivi e per i morti nell’antico Egitto Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: “Fe.Bo. Archeologica”
Di ponte in ponte. Nuova luce alle pietre
Luogo: Rimini, Ponte di Tiberio Nell’ambito del progetto omonimo, selezionato dal concorso “Io amo i Beni Culturali” 2014, studenti del Liceo classico-pedagogico “Giulio Cesare - Manara Valgimigli” di Rimini, con la guida di restauratori della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, puliscono le pietre del Ponte di Tiberio
Welcome to Ariminum
Luogo: Rimini, Piazza Tre Martiri
Cibo ed economia tra terra e mare
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Angela Donati, Vera Negri Zamagni, Domenico Vera; introduce e modera: Ugo Berti
A tavola nelle domus
Luogo: Rimini, Domus del Chirurgo e Sezione archeologica del Museo della Città Rubrica: Vacanze romane Visita guidata nelle domus di Ariminum per scoprire le stanze destinate al banchetto e i segreti delle cucine
Burattini e marionette
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Elisa Brighi ed Evelina Garoni
Una sosta nella locanda di Maccius
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Rita Bambini
Ma i romani mangiavano come Trimalcione?
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Michele Mirabella, Roberto M. Danese; introduce e modera: Valeria Cicala
Nelle mani delle donne: cibo e seduzione
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Maria Giuseppina Muzzarelli, Emanuela Scarpellini; introduce e modera: Ugo Berti
Pinax, ricordo del mare
Luogo: Rimini, Museo della Città Progetto e cura di: Antonietta Corsini
Un mito a merenda!
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Cristina Sedioli
I segreti della cucina di Apicio Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Marzia Ceccaglia
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Dalla rosa di Sigismondo... alla girandola di carta
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Silvia Monetti
Disegni da gustare
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Sonia Fabbrocino
La trama segreta del mondo
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Giulio Guidorizzi; introduce: Massimo Pulini
Di ponte in ponte
Luogo: Rimini, percorso cicloturistico fra i ponti di età romana, da quello sulla via Flaminia al ponte di Tiberio Nell’ambito del progetto omonimo, selezionato dal concorso “Io amo i Beni Culturali” 2014, realizzato dagli studenti del Liceo classicopedagogico “Giulio Cesare - Manara Valgimigli”, del Liceo “Alessandro Volta - Federico Fellini” e dell’Istituto tecnico per il turismo “Marco Polo” di Rimini, in collaborazione con l’Associazione sportiva dilettantistica “La Pedivella”
Dai frutti della terra ai semi della storia. Due comunità villanoviane si incontrano a banchetto: Verucchio e Villanova
Luogo: Verucchio, Museo civico archeologico A cura di: Elena Rodriguez e Paola Poli, in collaborazione con il MUV Museo della Civiltà Villanoviana di Castenaso (Bologna)
Un ricco banchetto. Cibo e convivialità nella Bibbia Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Gianpaolo Anderlini: “A tavola con Abramo e i patriarchi: Cibi e bevande nella Bibbia”; Guido Benzi: “Un banchetto per tutti i popoli. Il senso messianico ed escatologico del cibo e della mensa nella Bibbia”; coordina e introduce: Laila Lucci A cura di: Istituto superiore di scienze religiose “Alberto Marvelli” di Rimini
In alto i calici!
Luogo: Rimini, Museo della Città A cura di: Marina Della Pasqua
Come si sta a tavola!
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival Vincenzo Aulizio e Fabrizio Loffredo
Il banchetto romano
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Raffaella Angelini
L’oro nel piatto
Luogo: Rimini, Piazzale Fellini Michele Mirabella dialoga con Andrea Segrè
Il cibo nel cinema
Luogo: Rimini, Cineteca comunale Roberto M. Danese; in collaborazione con la Cineteca Comunale di Rimini
Dalla terra alla tavola. La tradizione contadina
Luogo: Santarcangelo, MET Museo degli usi e costumi della gente di Romagna
21 Giugno Elogio del camminare
Luogo: Rimini, partenza dall’Arco di Augusto Passeggiata dolce attraverso i luoghi simbolici della Rimini romana, accompagnata da letture scelte da Armida e Fabrizio Loffredo
Benvenuti ad Ariminum!
Luogo: Rimini, Decumano massimo (corso d’Augusto) e foro (piazza Tre Martiri) La “Legio XIII Gemina-Rubico” dà vita a una rievocazione di scene di vita quotidiana nel cuore di Rimini per ricreare atmosfere di 2000 anni fa
La paletta dell’archeologo
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Ilaria Balena
Non si pasce di cibo mortale chi si pasce di cibo celeste
Ricetta in formella
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Maurizio Harari; introduce: Roberto M. Danese
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Fabio Bonetti e Sonia Fabbrocino
Tutti a pesca... nella storia
Le parole a tavola
A tavola nelle domus
Le lacrime di Mirra: profumi e spezie in cucina
Luogo: Rimini, Piazza Cavour e Museo della Città A cura di: Andrea Renzi, in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi - Rimini Luogo: Rimini, Domus del Chirurgo e Sezione archeologica del Museo della Città Rubrica: Vacanze romane Visita guidata nelle domus di Ariminum per scoprire le stanze destinate al banchetto e i segreti delle cucine
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Piero Meldini, Angelo Varni; introduce e modera: Massimo Pulini
Luogo: Rimini, Museo della Città Sala del Giudizio Giuseppe Squillace; introduce e modera: Valeria Cicala; letture di Silvio Castiglioni
Prospettive diverse: il Ponte di Tiberio
Luogo: Rimini, Ponte di Tiberio Rubrica: Vacanze romane A cura di: Associazione “Marinando”
Eutimide ceramista greco
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Elisa Brighi ed Evelina Garoni
Nutrirsi ad arte
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Marzia Ceccaglia
Il mondo del vino
Luogo: Rimini, Museo della Città Giardino del Lapidario Gianmarco Navarini, Massimo Tozzi Fontana, Oreste Delucca; introduce e modera: Daniela Bonato
Welcome to Ariminum
Luogo: Rimini, Piazza Tre Martiri
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I giovani per l’antico
Luogo: Rimini, Museo della Città - Sala del Giudizio Presentazione dei progetti “Egnatia che visse due volte”, “Archeologia secondo me” e “Di ponte in ponte”, con Angelo Varni, Renata Curina, Antonella Salvi, Maria Pia Guermandi, Lorenza Bonifazi, Valeria Cicala; letture di Silvio Castiglioni
Tessera dopo tessera
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Elisa Brighi ed Evelina Garoni
Dalla terra alla tavola. Il “sangiovese” dei Romani
Luogo: Santarcangelo, MUSAS Museo storico archeologico Visita guidata
Il cibo: da semplice alimento a elemento di comunicazione turistica
Luogo: Rimini, Teatro degli Atti Incontro evento, condotto da Roberto Mercadini. A cura di: Associazione nazionale “Città del vino”
Il banchetto romano
Luogo: Rimini, Museo della Città Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Rita Bambini
Tavola collettiva
Luogo: Covignano di Rimini, Museo degli Sguardi Rubrica: Piccolo mondo antico festival A cura di: Dacia Manto; progetto di Laura Moretti con Claudio Ballestracci
Vantone, ovvero il Miles Gloriosus di Plauto
Luogo: Rimini, Domus del Chirurgo Pagine scelte e tradotte nella lingua popolare di Roma e Rimini, terre di vantoni insuperabili
Mangia un po’ di tè
Luogo: Rimini, Museo della Città Lapidario romano Monika Bulaj; introduce: Massimo Pulini
“IBC. Informazioni, commenti, inchieste sui beni culturali” (XXIII, 2015, 2)
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