ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI CULTURALI E NATURALI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
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onumenti nei giardini erdi dell’Emilia-Romagna
Guida al Treewatching Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini
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Alla scoperta dei giardini
DELL’EMILIA-ROMAGNA La guida è stata realizzata in occasione della prima edizione di “Vivi il verde. Alla scoperta dei giardini dell’Emilia-Romagna” (27-28 settembre e 4-5 ottobre 2014) La schedatura dei parchi e dei giardini dell’Emilia-Romagna, promossa e finanziata dall’IBC, è stata effettuata in più fasi dalla Fondazione Villa Ghigi tra il 2009 e il 2013; al lavoro, che ha comportato ricerche, sopralluoghi, misurazioni di esemplari arborei e fotografie documentarie, hanno partecipato Emanuela Rondoni, Ivan Bisetti, Paolo Donati, Teresa Guerra, Valentina Bergonzoni, Monica Soracase e, in prevalenza per la rielaborazione finale dei testi, Mino Petazzini. I testi delle schede, a eccezione di quelle relative ai Giardini del Casoncello, al Giardino Botanico “Nova Arbora” e al Giardino Benvenuto Rambaldi, sono integralmente tratti dalle schede realizzate dagli autori sopra citati, con limitati interventi funzionali e di aggiornamento da parte dei curatori. Le immagini sono dei fotografi dell’IBC, Andrea Scardova e Costantino Ferlauto, e degli estensori delle schede, in particolare Valentina Bergonzoni, Paolo Donati, Teresa Guerra ed Emanuela Rondoni. Impaginazione e grafica Beatrice Orsini Stampa Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna Comunicazione Valeria Cicala, Carlo Tovoli, Beatrice Orsini (social media) Realizzazione banca dati “parchi e giardini” (Catalogo del patrimonio culturale) Maria Elena Tosi Un ringraziamento particolare a Alessandro Alessandrini, Oriana Bordoni, Andrea Dalla Casa, Fiamma Lenzi, Piero Orlandi Il testo di Marguerite Yourcenar è tratto dal volume “Scritto in un giardino” pubblicato da Il Nuovo Melangolo nel 2004 © Testi e immagini Istituto per i beni artistici e culturali della Regione Emilia-Romagna Via Galliera 21 – 40121 Bologna www.ibc.regione.emilia-romagna.it ISBN 9788897281382 2
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI CULTURALI E NATURALI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Monumenti Verdi nei giardini dell’Emilia-Romagna a cura di Teresa Tosetti e Carlo Tovoli
Guida al Treewatching Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini
Questa ricerca, suddivisa in tre volumi, offre complessivamente un panorama di un centinaio di aree verdi, di varie tipologie, presenti sul territorio regionale, frutto di una ricognizione effettuata dalla Fondazione Villa Ghigi di Bologna su incarico dell’Istituto Beni Culturali, da anni impegnato in iniziative volte alla conoscenza e alla valorizzazione di tutto quel patrimonio verde presente nel territorio e in particolare delle alberature monumentali (si veda: http://ibc.regione.emilia-romagna.it/argomenti/alberi-monumentali). Ogni guida raccoglie, suddivisi per provincia, un numero consistente di beni che spaziano dai parchi e giardini pubblici delle città, ai giardini pubblici di cittadine e paesi, nonché ad alcuni contesti particolari rappresentati dalle aree ospedaliere e dai centri termali, dai cimiteri monumentali e dai giardini storici di ville, castelli, o di grandi proprietà nobiliari, luoghi dove si intersecano natura, architettura e paesaggio. L’indagine ovviamente non ha la pretesa di essere esaustiva; in particolare non sono stati censiti i parchi e giardini privati non accessibili al pubblico, così come quelli privi di alberature di pregio o di piante secolari. Lo studio ha raccolto, per ciascuna area, una serie notevole di notizie, sia storiche che descrittive, con una particolare attenzione posta ai grandi alberi, di cui se ne descrivono le caratteristiche fondamentali, come le dimensioni, il portamento, il contesto. L’intento è quello di offrire alcune indicazioni utili per osservare con uno sguardo nuovo un importante aspetto del patrimonio verde regionale che merita di essere scoperto, custodito e, soprattutto, amato. Le schede complete della ricerca sono disponibili sul sito dell’IBC (www.ibc.regione.emilia-romagna.it) all’interno del “Catalogo del patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna - parchi e giardini”.
FERRARA - CIMITERO EBRAICO Come arrivare Il cimitero, addossato alle mura nordorientali della città, si raggiunge facilmente dal corso Porta Mare, imboccando la suggestiva e campestre via delle Vigne, che conduce in breve all’ingresso monumentale.
Info utili Il cimitero è visitabile tutti i giorni, tranne il sabato (in inverno dalle 9 alle 16.30, in estate dalle 9 alle 18). È necessario suonare il campanello del custode (l’ingresso è gratuito).
Il suggestivo luogo di sepoltura è sicuramente uno degli angoli più coinvolgenti di Ferrara e meta di visitatori da tutto il mondo, per le sue lapidi verdi di alghe e muschi e la varietà di alberi e arbusti sullo sfondo dei bastioni. Diversi sono gli esemplari arborei di notevoli dimensioni, sia in filare che cresciuti tra le lastre tombali. Racchiuso da un bel muro perimetrale di mattoni alto circa tre metri, che non impedisce la vista delle fortificazioni cittadine, il cimitero si estende per circa 5 ettari nell’angolo più verde della città, dove oltre ai cimiteri ebraico e cristiano è sopravvissuta una vasta porzione di territorio ancora coltivato, con numerosi vigneti. Il cimitero possiede un fascino del tutto particolare, nel quale gli aspetti storici, testimoniali e naturalistici si intrecciano suscitando intense emozioni. L’area verde è caratterizzata da grandi estensioni prative suddivise da filari di alberi lungo la viabilità interna o da grandi siepi alberate con un folto strato arbustivo e da esemplari isolati, piantati o cresciuti spontaneamente tra le tombe e lungo le siepi. Sono presenti molti sempreverdi dal fogliame verde intenso, ma anche numerose specie a foglia caduca, che in autunno conferiscono a tutta l’area delicate sfumature dal giallo al marrone e al rossiccio. Dalle tre grandi radure prative si possono avere dei bei scorci sul verde e sugli edifici che emergono oltre il lungo muro di recinzione. Subito dopo l’ingresso una bella magnolia e un doppio filare di ginkgo introducono a una prima area di sepoltura. Un
sentiero lastricato conduce all’edificio riservato alle onoranze funebri, costruito nel medesimo stile del portale; verso il centro di una prima grande zona prativa spicca isolato un cedro dell’Atlante (della varietà glauca). Un’alta siepe di bosso in forma libera fiancheggia un campo di lapidi ingiallite dai licheni. Un viale di pini domestici conduce ancora più a ridosso della rampa delle mura, dove le lastre tombali si affollano in un angolo del muro di recinzione. Verso l’uscita, una densa siepe alberata separa due grandi prati; prostrato a terra, si nota uno dei due tronchi di un vecchio gelso e poco oltre un altro pino e un bel cedro dell’Himalaya. Sono presenti alcuni grandi alberi, non plurisecolari ma comunque notevoli per il portamento e il contesto nel quale sono inseriti. Si segnalano due farnie (circonferenza di 280 cm), che si ergono tra le lastre e i monumenti tombali.Tra le belle siepi alberate della parte più naturale del cimitero, inoltre, spicca l’imponente chioma grigio argento di un bagolaro, che colpisce per la ricca e integra ramificazione, mai toccata da un giardiniere, che comincia a svilupparsi a poca distanza da terra, formando un intreccio di pieghe sulla corteccia. Forse interessa Il cimitero ebraico ha preceduto di quasi due secoli quello cristiano, realizzato a breve distanza nel 1811, intorno alla chiesa e al convento di San Cristoforo. La Certosa di Ferrara, con i suoi spazi aperti larghi e ordinati, è abbastanza sorprendente e, il vastissimo spazio prativo davanti alla chiesa e al cimitero, denominato 5
Prato dei Miracoli, è segnato da filari di tigli e punteggiato in maniera simmetrica da gruppi di grandi e
vetusti cespugli di bosso potati in maniera regolare.
FERRARA - GIARDINO DELLA PALAZZINA MARFISA D’ESTE Come arrivare La Palazzina, per chi arriva dalle mura, si trova lungo il corso della Giovecca, non lontano da piazzale Medaglie d’Oro.
Info utili La casa-museo è parte dei Musei Civici di Arte Antica. È visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì. Orari: 9-13 e 15-18. (www.artecultura.fe.it)
Il piccolo giardino è tutto ciò che resta della grande area verde annessa a questa nobile residenza, fatta costruire da Francesco d’Este alla fine del Cinquecento, passata poi in eredità alla figlia Marfisa. Un tempo tutto l’isolato fino a Palazzo Bonacossi, era occupato da vasti spazi verdi tra loro collegati, che comprendevano un “giardino segreto” vicino alla palazzina, racchiuso all’interno di padiglioni e logge solo in parte conservati (Loggia
degli Aranci), un’ampia area verde impreziosita da un giardino all’italiana e un boschetto che arrivava a lambire Palazzo Bonacossi. All’epoca di Francesco d’Este la comunicazione tra Palazzo Schifanoia, Palazzo Bonacossi e la palazzina, che poi prese il nome da Marfisa, avveniva attraverso i giardini, lungo percorsi immersi nel verde, secondo uno scenografico disegno architettonico nel quale Palazzo Bonacossi fungeva da cerniera tra la delizia di Schifanoia
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Ferrara, Cimitero ebraico e la palazzina. Oggi questo grande sistema verde è purtroppo scomparso. Il giardino è caratterizzato da un angolo ombroso, dove una vera da pozzo quattrocentesca, scolpita con stemmi estensi, è circondata da un esemplare di ginkgo, da un cedro dell’Atlante della varietà glauca e da una magnolia. Poco oltre si estende un prato, chiuso a sud da una siepe di lauroceraso e bordato da alcune palle di cannone in macigno provenienti dal castello di Ferrara, che mette in evidenzia un esemplare di pino nero sullo sfondo, mentre nella parte più orientale del giardino giovani macchie di alloro si addensano intorno alla graziosa fontana con una copia della statua di bronzo raffigurante un putto, il cui originale dello scultore ferrarese novecentesco Giuseppe Virgili, si può osservare all’interno della palazzina.. Magnolie e allori incorniciano la bella Loggia degli Aranci, che si è
conservata nell’angolo sud-orientale; un ambiente porticato, dalla volta fittamente decorata a tralci di vite con uccelli e vari animali, che un tempo veniva utilizzato come serra e anche luogo di spettacoli. Collegata alla loggia, si trova l’antiloggia, un ampio ambiente semiaperto dal bel soffitto decorato con amorini musicanti, che dà accesso alla Sala della Grotta, anch’essa decorata con scene di caccia e pesca che a volte richiamano paesaggi ferraresi. Gli alberi più vecchi e interessanti presenti nel giardino, che comunque risalgono agli anni Trenta del secolo scorso, sono le magnolie sempreverdi; nella parte centrale del giardino, spicca in particolare un esemplare dal singolare portamento policormico, dalla cui base si dipartono più branche anche di rilevanti dimensioni. 7
Forse interessa Di fronte alla palazzina si estende l’ ex Arcispedale Sant’Anna, con numerosi padiglioni attorniati da giardinetti e viali alberati. Gli alberi sono a volte di
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discreto pregio e cospicue dimensioni. Tra le specie piĂš diffuse e interessanti ci sono platani, cedri del Libano (uno alto una ventina di metri), magnolie, ginkgo, bagolari, frassini e tassi.
Ferrara, Giardino della Palazzina Marfisa d’Este 9
FERRARA - GIARDINO DI PALAZZO COSTABILI DETTO “DI LUDOVICO IL MORO” Come arrivare Il palazzo e il giardino si raggiungono con una breve passeggiata lungo via XX Settembre dai parcheggi del Baluardo della Montagna, nell’angolo sud-orientale delle mura.
Info utili Il giardino è ben visibile dal grande arco con cancello che lo collega al cortile d’onore di Palazzo Costabili, sede del Museo Archeologico Nazionale (orari: Martedì - Domenica dalle 9.30 alle 19.00. Chiuso Lunedì).
L’odierno spazio verde è quanto resta dell’antico giardino di Palazzo Costabili, detto anche “di Ludovico il Moro”, e in particolare della
ricostruzione in stile rinascimentale realizzata nel 1936, dopo l’acquisto del complesso da parte del Demanio dello Stato per accogliere i reperti
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provenienti dagli scavi di Spina, senza particolare attenzione per i segni rimasti della sistemazione originaria, ma ispirandosi a un modello, in larga parte inventato, di verde ornamentale cinquecentesco. Il curioso giardino in stile “neorinascimentale”, è stato oggetto di un intervento di restauro di tipo formale, estetico e funzionale, terminato nel 2010. È in prevalenza costituito da un parterre di aiuole formali di bosso, suddivise da vialetti ortogonali, secondo i canoni del giardino all’italiana. Verso il centro del giardino restano le siepi di un piccolo labirinto e più avanti si
incontra una zona che conserva vecchi melograni e altri alberi da frutto. Un filare di cedri deodora e del Libano scherma il muro di recinzione verso sud e i retrostanti edifici. L’incrocio dei vialetti, in posizione abbastanza centrale, è segnato da una vera da pozzo veneziana, che in precedenza si trovava a Palazzo Riminaldi. Nel giardino gli alberi più vecchi sono rappresentati da una vecchia magnolia e qualche cedro; si tratta di esemplari di non eccezionale grandezza, che nell’insieme tuttavia contribuiscono a creare il gradevole corredo di un’importante residenza urbana.
Ferrara, Giardino di Palazzo Constabili detto “di Ludovico il Moro” 11
FERRARA - GIARDINO DI PALAZZO SCHIFANOIA Come arrivare Il palazzo e il giardino si raggiungono con una breve passeggiata da piazzale Medaglie d’Oro, in via Scandiana al numero 23.
Info utili Il Museo di Palazzo Schifanoia (Tel. 0532 244949; www.artecultura.fe.it) è in parte visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 18.
La piccola area verde, tutta racchiusa tra il fronte posteriore del palazzo e un alto muro di recinzione sugli altri tre lati, è un piacevole luogo di sosta, dopo la visita al museo. Il patrimonio vegetale, piuttosto eterogeneo ma di effetto gradevole, comprende diversi alberi e arbusti in prevalenza ornamentali. Palazzo Schifanoia è l’unico esempio rimasto di dimora estense per la rappresentanza e lo svago, “schifanoia” deriva letteralmente “da schifar la noia” (vale a dire gli affanni del governo). Al piano nobile, nel Salone dei Mesi, è conservato il celebre ciclo di affreschi a carattere pagano realizzato tra il 1469 e il 1470
da Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti e altri pittori; voluti da Borso d’Este per esaltare la sua attività di governo, gli affreschi sono una delle più importanti testimonianze della scuola ferrarese e della cultura rinascimentale italiana; i dettagli naturalistici dei paesaggi fantastici che fanno da sfondo ai diversi mesi richiamano vari aspetti del territorio ferrarese e i giardini che facevano da scenario agli svaghi della corte. Nell’adiacente Sala delle Virtù, più nota come Sala degli Stucchi per la ricca decorazione del soffitto, sulle pareti si sviluppa una fascia suddivisa in riquadri con festoni, ghirlande e putti che sorreggono le insegne
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estensi e quattro imprese di Borso d’Este (unicorno, paraduro, battesimo, fuoco); tra i riquadri sono inserite figure femminili ad altorilievo che simboleggiano le virtù teologali e cardinali. Dalla partenza degli Estensi (1598) iniziò la decadenza del palazzo che, divenuto di proprietà della famiglia Tassoni all’inizio del ’700 fu in parte subaffittato a una manifattura di tabacco: gli affreschi del Salone dei Mesi, furono ricoperti di intonaci e demolite la loggia e la scala d’onore sul giardino. La riscoperta degli affreschi, iniziata nel 1821, ebbe una tale risonanza da indurre il Comune di Ferrara a intervenire per recuperarli e, alla fine dell’Ottocento, venne deciso di fare del palazzo la sede del nuovo Museo Civico, inaugurato nel 1898. Da allora Palazzo Schifanoia ospita le collezioni dei Musei Civici d’Arte Antica, le cui ricche raccolte sono distribuite nelle sale quattrocentesche e nell’ala trecentesca dell’edificio. Oltre a ceramiche greche, etrusche e romane e collezioni di monete e avori, spiccano gli straordinari codici miniati, come la Bibbia della Certosa voluta da Borso d’Este.
Il giardino retrostante l’edificio è punteggiato da alberature di varie specie, sia sempreverdi che caducifoglie, in una disposizione abbastanza casuale ma con effetto gradevole. Nella parte orientale sono presenti tre voluminosi gruppi di noccioli e una betulla, nella parte centrale svetta una vigorosa magnolia sempreverde e, più a ovest, si trovano un grande arbusto di magnolia stellata e un liquidambar. Verso il muro a nord, crescono un bell’esemplare di olmo e due ciliegi, forse rimasti da un passato uso più utilitaristico dello spazio verde. L’albero sicuramente più interessante del piccolo giardino è un esemplare di acero americano che, nonostante l’età non rimarchevole, risalta per il bel portamento e la grande chioma espansa che si ramifica a una cinquantina di centimetri da terra e occupa tutto lo spazio disponibile nel riquadro più occidentale del giardino, circondato dal muro di confine. I grossi rami dell’albero rendono ben visibili nelle varie stagioni l’abbondanza di fiori e frutti prodotti.
Ferrara, Giardino di Palazzo Schifanoia 13
FERRARA - MURA - BALUARDO DELLA MONTAGNA (AREE VERDI) Come arrivare Il grandioso Baluardo della Montagna occupa l’estremità sudorientale delle Mura di Ferrara, lungo viale Alfonso I d’Este. Il baluardo è inserito nel bel percorso
ciclo-turistico che segue tutto il perimetro della mura.
Le Mura di Ferrara hanno uno sviluppo complessivo di circa nove chilometri e circondano interamente il centro storico della città. La cinta muraria, con i suoi baluardi, porte e torrioni, è un imponente complesso costruito a difesa della città in epoca estense, che è stato riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Oltre ad essere una sorta di museo all’aperto di arte militare, le mura sono oggi un grande giardino anulare, con ampie zone prative, viali alberati
e ombrose aree boscate. Il Baluardo della Montagna fa parte del tratto di mura che va da piazzale Medaglie d’Oro a Porta Romana e racchiude il Parco del Montagnone, un’ampia superficie occupata da una modesta altura creata nel 1512 per scopi militari. Lungo le mura di Ferrara si sviluppa un articolato insieme di aree verdi, più o meno estese, che a tutti gli effetti è oggi un unico grande parco urbano che segna il passaggio dalla
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Info utili Le mura sono sempre accessibili, senza limitazioni di orario.
città storica al territorio circostante. I terrapieni, che si allargano ogni tanto in piccoli giardini-terrazzo, sono occupati per la maggior parte da lunghi viali alberati con doppi filari di tigli, bagolari e soprattutto platani che costeggiano percorsi pedonali e ciclabili, mentre nei valli sottostanti si estendono vasti prati alberati, con macchie per lo più addossate ai bastioni, ricche di specie arboree sia autoctone che esotiche (carpini bianchi, olmi, tigli, gelsi, bagolari, ippocastani, aceri americani, cipressi calvi, paulonie, ginkgo), in qualche caso con esemplari di pregio. Il Parco del Montagnone comprende un vasto terrapieno limitato dai baluardi di S. Tommaso, della Montagna e di S. Giorgio. Sulla sommità dell’altura che occupa un’ampia superficie del parco, realizzata con la terra di riporto degli scavi delle fosse cittadine,
spicca la torre dell’acquedotto. L’area vera e propria del Montagnone, è interamente circondata da un viale fiancheggiato sul lato sinistro da un doppio filare di bagolari, sostituito poi, percorrendo l’intero perimetro a forma di cuneo, da tigli e, nei pressi di Porta Romana, da platani. Lungo il sentiero rialzato che costeggia le mura, dal quale si gode una magnifica vista sulle cortine murarie, i fossati e la chiesa di S. Giorgio, un filare di giovani bagolari conduce sino a uno spettacolare esemplare di platano. Lo spettacolare platano con la circonferenza di quasi 5 metri, e una fitta chioma espansa, è stato proposto per la tutela con legge regionale n. 2 del 1977. Si segnalano inoltre, nei pressi dell’area giochi, due grandi pioppi neri, che superano i 20 metri di altezza.
Ferrara, Mura (aree verdi) 15
FERRARA - PARCO MASSARI Come arrivare L’ingresso principale si apre su corso Porta Mare, mentre un accesso laterale si affaccia su corso Ercole I d’Este.
Info utili Il parco è aperto dalle 8 alle 18 (novembre-febbraio), dalle 8 alle 20 (marzo, aprile e ottobre) e dalle 7 alle 24 (maggio-settembre).
E’ il più grande e noto parco pubblico di Ferrara entro le mura; progettato verso la fine del Settecento dall’architetto ferrarese Luigi Bertelli per il marchese Camillo Bevilacqua Cantelli, era ornato di numerose sculture, caratterizzato da una grande varietà di piante e circondato da un muro di cinta sul quale aprivano sette magnifici ingressi (uno è ancora riconoscibile, lungo corso Ercole I d’Este, nella curiosa struttura della cosiddetta “Coffee House”, simile a un tempio neoclassico). A metà dell’Ottocento i conti Massari acquisirono il palazzo e trasformarono il giardino in un parco all’inglese, con percorsi sinuosi e nuovi impianti arborei. Il parco racchiude numerosi elementi di grande valore storico, paesaggistico e naturalistico, che lo rendono, insieme ai vari giardini lungo le mura, lo spazio verde pubblico più importante della città. L’ingresso principale del parco, circondato sui quattro lati da un muro di cinta in mattoni, si apre su corso Porta Mare; la cancellata di ferro è dominata da monumentali cedri del Libano. Una fontana con vasca circolare, delimitata da un vialetto e da un’aiuola di rose, accoglie i visitatori; intorno si notano un gruppo di betulle, un gruppo di tuie e altri sempreverdi. Sul sentiero di destra spicca un busto di Giuseppe Verdi e in quello di sinistra i busti di Cesare Battisti e Dante Alighieri (collocato nel 2000). Nel complesso il parco è caratterizzato da una grande ricchezza di alberi, con alcune essenze arboree di pregio. L’ingresso principale del parco è caratterizzato da un gigantesco cedro del Libano, i cui rami si protendono sulla strada. La
grandiosità dell’esemplare, che ha la circonferenza 565 cm, ha nel tempo reso necessario l’inserimento di una complessa struttura di sostegno. Questo fa parte di un gruppo di tre alberi della medesima specie, che sono il simbolo più immediato e riconoscibile del parco. Uno di questi con circonferenza di 553 cm, è stato proposto per la tutela con legge regionale n. 2 del 1977. Si segnalano un gruppo di platani, tra cui ne spiccano due particolarmente maestosi di quasi 4 metri di circonferenza, dietro ai quali si possono ammirare tre farnie. La più grande di 480 cm di circonferenza, è censita tra gli alberi di pregio della provincia di Ferrara. Nella porzione centrale del parco risaltano un bell’esemplare di paulonia e, poco lontano, un bagolaro di grande valore estetico. Nella parte boscata a ridosso del muro di cinta si notano altri imponenti bagolari, tra cui un bellissimo esemplare con un tronco di ragguardevoli dimensioni (circonferenza 360 cm). Si segnalano anche alcuni notevoli esemplari di tasso; il tronco di uno di questi raggiunge quasi i 4 metri di circonferenza. Forse interessa Parco Massari è situato in una zona strategica della città per la ricca dotazione di verde e la presenza di importanti musei. Su corso Porta Mare, proprio di fronte all’ingresso principale di Parco Massari, si affaccia l’Orto Botanico di Ferrara, istituito nel 1771, che dopo vari trasferimenti ha trovato posto nell’area retrostante il cinquecentesco Palazzo Turchi Di Bagno, oggi sede universitaria, che ospita anche il Museo di Paleontologia e Preistoria “Piero Leonardi”.
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L’Orto Botanico, che accoglie piante appartenenti a circa 2000 specie, è aperto nei giorni feriali; orario: 9-13. Previa prenotazione, l’orto effettua visite guidate il lunedì, mercoledì e venerdì (corso Porta Mare, 2 - tel. 0532 293782 - www.unife.it/ortobot/ index.html). Di fronte a Palazzo
Turchi Di Bagno, lungo corso Ercole I d’Este, si affaccia il notissimo e splendido Palazzo dei Diamanti (www.palazzodiamanti.it), mentre lungo corso Porta Mare si apre la scenografica Piazza Ariostea.
FERRARA - PARCO PARESCHI Come arrivare Il parco si affaccia sul corso della Giovecca, dove si trova l’ingresso principale (al numero 148); un ingresso laterale è situato in via Coramari.
Info utili Orari di apertura del parco: 8-18 (novembre-febbraio), 8-20 (marzomaggio e settembre), 7.30-20 (giugno-agosto). Palazzo Pareschi, più noto come Palazzo di Renata di Francia, è dal 1959 la sede centrale dell’Università di Ferrara.
Parco Pareschi appare più come un giardino, un isola di verde (poco più di 3000 mq), circondata da alte mura nel centro della città. L’odierno parco era in origine il giardino del Palazzo di San Francesco, di proprietà degli Estensi, costruito nella seconda metà del ’400 da Pietro Benvenuto dagli Ordini e in seguito ampliato da Biagio Rossetti. A metà del secolo successivo, il palazzo e il giardino subirono nuove modifiche per volontà del cardinale Ippolito II d’Este e il muro di cinta del complesso venne ornato da merlature dipinte. L’edificio è chiamato Palazzo di Renata di Francia, perché dal 1537 al 1554 vi venne relegata la moglie del duca Ercole II d’Este, fervente calvinista. L’attuale aspetto del muro di cinta e del portale d’ingresso del parco, come pure la facciata, lo scalone e le decorazioni del piano nobile del palazzo, si devono alle modifiche settecentesche commissionate dai proprietari, i marchesi Gavassini, a Girolamo del Pozzo. Verso la metà dell’Ottocento il complesso passò alla famiglia Pareschi, che modificò il giardino secondo il gusto dell’epoca, conferendogli l’odierna impronta all’inglese. L’imponente cancello in ferro battuto si apre tra le alte mura merlate (intonacate all’esterno, mentre sul lato interno sono ben visibili i mattoni
rossi e gli speroni di consolidamento in muratura). La parte centrale del parco è occupata da due piccole aree in parte boscate, che ospitano in prevalenza aceri di varie specie e robinie, ma anche pini, tassi, un cedro del Libano e una magnolia con arbusti di agrifoglio e nespolo. Lungo il perimetro del muro di cinta sono presenti alcuni lecci, alcuni tigli e begli esemplari di ippocastano e bagolaro. Di fronte alla loggia del palazzo si estende una superficie prativa di forma ovale, con due aiuole coltivate a rosmarino e lavanda, che è impreziosita da un bell’esemplare di tiglio. Un sinuoso vialetto, fiancheggiato da alcune panchine e, in alcuni punti, da modeste siepi di bosso, percorre l’intero giardino, che include una piccola area giochi e una fontanella. Al centro del parco, sulla sommità di un rilievo, tra un gruppo di robinie dai tronchi parzialmente ricoperti di edera, spicca un esemplare dal fusto particolarmente vigoroso. Le ampie chiome di due grandi ippocastani ombreggiano una sottile striscia prativa e verso l’ingresso principale, colpisce l’imponenza di uno spino di Giuda alto più di 20 metri e, poco distante, il bel portamento di un noce nero di 250 cm di circonferenza. 17
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Ferrara, Parco Massari
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BONDENO - PARCO DELL’OSPEDALE FRATELLI BORSELLI Come arrivare Da Ferrara si percorre la SP 69 Virgiliana, che collega il Ferrarese e il Mantovano, passando per Bondeno. L’ospedale e il parco si trovano sul lato sinistro della provinciale, subito prima del ponte sul Panaro, e sono
L’ospedale e il parco sono a pochissima distanza dal centro storico. L’area verde, ben tenuta e arredata con vecchie sedute in cemento, è divisa in tre porzioni, quella più ampia e più vicina al corpo principale dell’ospedale è ombreggiata da grandi alberi organizzati in filari e in gruppi, la porzione centrale è occupata da un vasto prato, mentre l’estremità verso sud-est accoglie un boschetto di frassini. Il disegno del parco, sottolineato da filari e gruppi di annosi esemplari arborei, risale per lo più ai secoli in cui l’edificio è stato la residenza di famiglie facoltose ed è il risultato del sovrapporsi di elementi tipici del gusto settecentesco e ottocentesco e di interventi legati alla successiva trasformazione in ospedale. La parte di fronte all’ospedale, con i viali ortogonali alla facciata e le aiuole dell’ingresso, ha un aspetto più formale, mentre verso est le aree, organizzate in gruppi alberati e prati, conferiscono al parco un aspetto più paesaggistico e naturale. In fondo al viale di abeti rossi, in asse con l’entrata principale del palazzo, si trovano ancora le quattro colonne in mattoni dell’ingresso originario, affacciato sulla riva destra del canale di Burana e probabilmente giustificato dalla possibilità di raggiungere Ferrara per via d’acqua. Il parco è arricchito di alcuni manufatti, oltre alla moderna scultura collocata in una delle aiuole dell’ingresso e alle belle panchine in cemento dei primi decenni del ’900, trova posto un obelisco ottocentesco, con una lapide incisa alla base, che testimonia importanti momenti del 20
raggiungibili con una brevissima deviazione lungo via Argine Destro Panaro. Info utili Il parco è sempre aperto e accessibile.
risorgimento bondenese; nella parte più naturale è collocata, sopra una colonnetta-piedistallo, un’elegante figura femminile in terracotta. Le specie arboree presenti, per lo più ornamentali, sono soprattutto tigli, magnolie, aceri americani, pioppi e sofore spesso disposte in filare, in gruppi o a formare cerchi intorno a vecchie ceppaie di pioppo abbattute. Un viale di pini neri conduce a un ingresso laterale, mentre nei pressi dell’edificio di Pediatria sono presenti un boschetto di frassini e un grande salice piangente della varietà contorta. L’elemento più interessante del parco è senza dubbio un filare di sei grandi sofore, che per la specie non comune che per la vetustà degli alberi, rendono questo antico impianto una vera singolarità; questo breve filare, oggi un po’ soffocato, venne introdotto nel disegno del parco sicuramente più di un secolo fa, al tempo in cui la villa era ancora un’abitazione privata. Forse interessa Nelle immediate vicinanze dell’ospedale si trova l’elegante manufatto, con grande timpano in stile dorico-romano, detto Botte Napoleonica. L’opera, progettata e costruita nel 1811-1813 da Giovanni Costa e Lodovico Bolognini, è stata restaurata nel 1990 dal Magistrato per il Po. La “botte”, dopo secoli di discussioni e progetti sospesi, fu attivata solo nel 1899, per consentire alle acque del canale di Burana di sottopassare il Panaro e condurre le acque di scolo dalla parte occidentale della provincia di Ferrara sino all’Adriatico attraverso il sistema Burana-Volano. I due edifici gemelli
sulle due rive del Panaro sono la parte visibile di un più consistente manufatto sotterraneo formato da due gallerie parallele in muratura. Il canale di Burana è affiancato da un
lungo percorso ciclo-turistico che si snoda verso ovest per 9 km attraverso i territori di Bondeno e Vigarano Mainarda e per 4,8 km in quello di Ferrara.
•• RAVENNA - BASILICA DI SAN VITALE, MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA E MUSEO NAZIONALE (AREE VERDI) Come arrivare Un comodo parcheggio in Largo Giustiniano, a ridosso dell’angolo nord-occidentale di un tratto residuo delle antiche mura di Ravenna, tra Porta Adriana e Porta Serrata, consente di sostare nelle immediate vicinanze di uno dei complessi monumentali più famosi al mondo.
Info utili La Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia sono visitabili nei seguenti orari: 9-19 (aprilesettembre), 9-17.30 (ottobre), 9.30-17 (novembre-febbraio), 9-17.30 (marzo). Il vicino Museo Nazionale è aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 8.30 alle 19.30. (Tel. 0544 541611; www.ravennamosaici.it)
Tra due dei più importanti monumenti dell’arte paleocristiana in Italia, si aprono piccole aree verdi con esemplari arborei di pregio, che passano spesso inosservati data la eccezionale importanza degli aspetti artistici e architettonici. La visita dei tre chiostri dell’ex complesso benedettino e delle aree cortilive verso le vie Galla Placidia e San Vitale è possibile seguendo il percorso suggerito per la Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia e quello per le raccolte museali del Museo Nazionale. Nel chiostro barocco, si trova la statua in bronzo di papa Alessandro VII Chigi, intorno alla quale si addensano grandi sempreverdi dalle chiome scure, quattro esemplari di leccio e quattro esemplari di tasso ramificati dal basso, nonché un bell’esemplare di cipresso. Nel chiostro rinascimentale,
tutto il grande spazio aereo quadrato disponibile è occupato dalle chiome di quattro soli alberi, due lecci e due tassi; questi ultimi, di dimensioni rilevanti (circonferenza di 230 e 290 cm), sono esemplari femminili potati per mantenere una chioma rialzata e globosa. Il percorso di visita conduce poi nello spazio esterno dove sorge il Mausoleo di Galla Placidia, simbolicamente collegato alla basilica da un bel filare di dodici pini domestici. La piacevole area verde ha un notevole corredo arboreo; oltre al filare di pini, infatti, accoglie tre alberi di Giuda, di cui uno particolarmente vecchio, e nei pressi di un ingresso carrabile su via Galla Placidia, un platano ultracentenario. L’uscita su via San Vitale oggi avviene attraverso il barocco arco di San Vitale, che un tempo era l’ingresso al complesso religioso. Questa ultima parte 21
dell’area recintata, sparsa di sarcofagi romani e bizantini, è sottolineata verso il confine orientale da un bell’allineamento di sempreverdi (due pini domestici e tre lecci). La maggior parte delle specie presenti si può presumibilmente far risalire agli impianti dei primi due decenni del secolo scorso, quando il monastero benedettino divenne Museo Nazionale (solo i tassi dovrebbero risalire al secolo ancora precedente). Una segnalazione particolare è riservata al
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grande platano (circonferenza 460 cm), tutelato dalla Regione con legge n. 2 del 1977, che con il potente tronco e la chioma espansa, corona il Mausoleo di Galla Placidia, e che potrebbe anche risalire ai primi decenni o alla metà dell’Ottocento. Forse interessa Sul retro del Liceo Classico (Via Carducci) è presente un esemplare di Ginkgo che supera i 3 metri di circonferenza, dal bellissimo portamento e dalla ricca ramificazione.
RAVENNA - GIARDINI PUBBLICI Come arrivare I giardini sono situati nel settore sud-orientale del centro cittadino, alle spalle della chiesa e del monastero di Santa Maria in Porto e dell’attigua Loggetta Lombardesca. Gli ingressi si trovano lungo viale Santi Baldini, che segna per un lungo tratto il perimetro dell’area verde, via di Roma (a lato della Loggetta) e via padre Genocchi.
Info utili I giardini, interamente recintati, sono aperti dalle 7.30 al tramonto. All’interno è presente un caratteristico chalet coevo all’impianto dell’area verde, con bar e bagni pubblici. Una seconda struttura, inaugurata nel 1985, ospita il Planetario di Ravenna. (Tel. 0544 62534)
Realizzati negli anni Trenta del secolo scorso, hanno una superficie di poco meno di 4 ettari e sono il primo parco urbano di Ravenna, storico luogo
di ritrovo all’aperto e cornice verde del complesso monumentale che comprende la chiesa di Santa Maria in Porto e la Loggetta Lombardesca,
Ravenna, Basilica di San Vitale, Mausoleo di Galla Placidia e Museo Nazionale 23
sede del Museo d’Arte della Città di Ravenna (www.mar.ra.it). Lo spazio verde, nel quale è ancora leggibile il disegno originario, per quanto alterato da successive semplificazioni e modificazioni, è caratterizzato da una densa e ombrosa copertura arborea, in prevalenza di sempreverdi, che custodisce diversi esemplari di dimensioni ragguardevoli. L’elemento principale dell’area è tuttora il grande prato centrale, con la bella fontana in pietra. Il grande rettangolo prativo, è oggi privo delle aiuole “all’italiana” di un tempo, ma fa ancora egregiamente da cornice alla scenografica facciata dell’edificio sullo sfondo. Altrettanto rilevanti sono i rettilinei viali di lecci che dai quattro ingressi principali, con belle cancellate d’epoca, conducono verso lo spiazzo davanti alla Loggetta Lombardesca, vero elemento focale dello spazio verde. Molti esemplari arborei dei filari sono riconducibili all’impianto originario. Al prato centrale si
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affiancano in modo simmetrico i due settori a emiciclo che completano il disegno del parco, caratterizzati da aiuole alberate suddivise da sentieri. Tra i diversi alberi del parco spiccano per dimensioni due belle formazioni di magnolia, un gruppo di cipressi calvi, le chiome a ombrello di alcuni pini domestici e quelle piramidali di isolati cedri e pini dell’Himalaya; degni di nota sono anche alcuni annosi esemplari di fotinia, con la base del tronco allargata e contorta, mentre in diversi punti risaltano le chiome slanciate di piccoli gruppi di cipressi. Tra le specie arboree a foglia caduca, che in parte riequilibrano la preponderanza di sempreverdi, si segnalano esemplari isolati di liquidambar o storace americano, albero di giuda e lagerstroemia, oltre a tigli e ippocastani. Accanto a queste piante ornamentali, colpisce la presenza di tre maestosi esemplari di farnia, la quercia tipica della pianura, probabilmente preesistenti all’epoca di
realizzazione del parco e da ricondurre al passato uso rurale dell’area verde. Non sono presenti esemplari eccezionali per dimensioni o vetustà, anche se alcune piante suscitano comunque una certa ammirazione. Nel prato alberato presso il giardino scolastico spicca uno slanciato esemplare di liquidambar (circonferenza 250 cm) che crescendo isolato ha potuto sviluppare indisturbato il suo bel portamento conico-piramidale; l’albero esprime il suo spiccato valore ornamentale
soprattutto in autunno, quando la chioma si colora di accesi toni rosso cupo e arancio e contrasta con le scure chiome sempreverdi dei lecci nelle vicinanze. Si segnalano varie farnie, una presenta una bella chioma globosa e integra e una circonferenza del tronco di 280 cm. Degni di nota sono un gruppo di cipressi calvi, anch’essi coevi alla nascita del parco e un esemplare di koelreuteria (circonferenza 150 cm), che attira l’attenzione per il bel portamento creato dal fitto intreccio dei rami.
RAVENNA - GIARDINO DELLA ROCCA BRANCALEONE Come arrivare I due ingressi al giardino si trovano lungo via Rocca Brancaleone, che delimita il lato occidentale dell’antica fortezza.
Info utili Il giardino è aperto dalle 8 al tramonto. Un percorso didattico illustra le caratteristiche storiche e architettoniche della Rocca.
Ravenna, Giardini pubblici 25
Il giardino (1,7 ettari), situato all’interno dell’antica fortezza eretta dai Veneziani nel XV secolo, è stato realizzato negli anni Settanta del secolo scorso. L’ingresso principale al giardino è la suggestiva Porta della Cittadella, che scavalca su un ponticello in legno l’antico fossato di cinta, oggi prosciugato (sono ancora riconoscibili le asole dove scorrevano le catene del ponte levatoio). Una densa cortina di alberi, che si apprezza soprattutto dall’esterno della Rocca, ombreggia quasi interamente il giardino, molto adatto al riposo e al gioco libero dei bambini, protetti entro le mura della fortezza. Le alte chiome dei pioppi cipressini si affiancano a quelle di altre latifoglie (pioppi neri, pioppi bianchi, platani, frassini, bagolari) e, in misura minore, a sempreverdi (cedri, pini domestici, cipressi dell’Arizona, allori). A tratti,
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le diroccate mura della fortezza sono rivestite da macchie di edera oppure ospitano giovani alberi e arbusti cresciuti spontaneamente. I percorsi che attraversano l’area, da poco pavimentati in lastre di pietra naturale, invitano al passeggio e alla scoperta dei tanti suggestivi angoli di questo singolare spazio verde. Nell’angolo sud-orientale della Rocca si impone la bella chioma di un maestoso esemplare di farnia, abbarbicato alle mura nei pressi della Torre Fiorentina (o della Ghiacciaia). L’albero (circonferenza 266 cm), cresciuto in modo spontaneo, presenta un settore del suo poderoso apparato radicale scoperto, che sembra quasi avvolgere la cinta muraria; considerando le condizioni disagiate del sito, le dimensioni raggiunte dall’esemplare si possono ritenere davvero ragguardevoli.
RAVENNA - GIARDINO DELLA TOMBA DI DANTE E GIARDINO RINALDO DA CONCOREZZO Come arrivare Piazza San Francesco, nel pieno centro di Ravenna, è un’isola pedonale. Info utili I due minuscoli spazi verdi, ben visibili anche dall’esterno delle recinzioni che li circondano, sono entrambi visitabili. Il lembo di verde
Nel centro storico di Ravenna, si apre la bella piazza San Francesco, contornata da edifici di notevole interesse e caratterizzata anche da piccoli lembi di giardino che si mostrano tra le robuste cancellate o spuntano oltre i tetti dei palazzi. Sul lato settentrionale si allunga il
che affianca la tomba di Dante (via Alighieri, 9) è aperto tutti i giorni con i seguenti orari: ore 10-16 (ottobre-marzo), 9.30-18.30 (aprilesettembre). Il Giardino Rinaldo da Concorezzo è un’area di pertinenza della Biblioteca della Fondazione Casa di Oriani, che lo apre solo in occasione di mostre o esposizioni. (www.fondazionecasadioriani.it) Giardino Rinaldo da Concorezzo, che affianca l’edificio della Biblioteca Casa Oriani. Un breve viale di cipressi immette in via Guido da Polenta, dividendo il giardino dall’elegante portico quadrato che unisce con una cancellata la tomba di Dante alla bella chiesa di San Francesco, il
Ravenna, Giardino della Rocca Brancaleone 27
cosiddetto Quadrarco di Braccioforte, dominato dalla chioma di una grande quercia. La piazza è chiusa a est dalla facciata in laterizio della chiesa di San Francesco. Nel giardinetto del Quadrarco di Braccioforte, che affianca la tomba di Dante, tra gli antichi sarcofagi, spiccano due sempreverdi; un pino inclinato a cercare il sole della piazza e un leccio più accostato al muro della chiesa. L’albero che più caratterizza questo angolo così ricco di storia è una bellissima farnia (circonferenza 290 cm), che si dice piantata da Giosuè Carducci, senza però conferme documentali. La farnia trovandosi a crescere in uno spazio ristretto, tra alti edifici come la chiesa e il convento, presenta un tronco potente che si eleva oltre l’altezza della navata laterale, prima di aprirsi nella grandiosa chioma visibile anche da molto lontano. Un breve doppio viale di cipressi divide la tomba di Dante dal Giardino Rinaldo da Concorezzo, anch’esso cinto da un’elegante cancellata in ferro battuto, che nelle aiuole inerbite ospita alcuni alberi interessanti quali un leccio dall’imponente chioma globosa, due tassi, una ginkgo, con la bella chioma che sporge verso la piazza.
Forse interessa La basilica di San Francesco, sorta nel V secolo ma completamente ricostruita nei secoli X e XI, colpisce per l’austerità dell’interno a tre navate e la cripta situata a un livello più basso del piano stradale e costantemente invasa dalle acque. Nella chiesa, concessa ai francescani nel 1261, nel 1321 vennero officiati i funerali di Dante. Dei secoli X e XI è anche il robusto campanile a pianta quadrata. Nel vicino Palazzo della Provincia, costruito nel 1928 dove sorgeva Palazzo Rasponi, rimane una piccola cappella gentilizia destinata ai defunti della famiglia. Il palazzo comprende anche un originale giardinetto di sempreverdi, con una porzione pensile che si affaccia sulla piazza (è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 18.30). Lungo via Alighieri, infine, nelle sale del convento francescano adiacente alla tomba di Dante, si trova il Museo Dantesco, costituito nel 1921 nell’ambito delle celebrazioni per il sesto centenario della morte del poeta, su progetto di Corrado Ricci; il museo raccoglie ricordi e testimonianze tributati alla memoria del poeta, provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, e oggetti relativi al ritrovamento delle sue spoglie (come la cassetta lignea che servì a conservarne le ossa tra il 1677 e il 1865).
CASOLA VALSENIO - IL CARDELLO Come arrivare Il parco che circonda la casa-museo si estende sulle pendici collinari a ovest della strada, un chilometro prima dell’abitato di Casola Valsenio. La deviazione a destra, che prende il nome di via “Il Cardello”, è ben indicata e conduce sino alla casa colonica Mingotta, dove si trova un ampio parcheggio.
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Info utili Il complesso è aperto al pubblico da aprile a ottobre nei giorni festivi (ore 10-12 / 14.30-18.30), con servizio di visita guidata, e negli altri giorni su appuntamento (Tel. 0546 71044); in luglio e agosto è aperto anche il venerdì (ore 16-18). Il Cardello, oltre a essere un museo, è anche sede di attività culturali promosse dalla Fondazione Casa di Oriani. (Tel. 0544 30386; www.fondazionecasadioriani.it)
Il Cardello è una vasta tenuta (70 ettari), situata alle pendici della bella collina di Casola Valsenio. Oltre all’imponente edificio padronale comprende un parco ornamentale (2 ettari) e sette poderi, con i relativi nuclei colonici, che dalla metà dell’Ottocento sono appartenuti alla famiglia Oriani. Al Cardello lo scrittore Alfredo Oriani (18521909) trascorse gran parte della vita e scrisse tutte le sue opere. L’impressione severa suscitata dalla casa-museo, con il suo intreccio di parti autentiche e neomedievali, dall’austero mausoleo e dalla suggestiva casa del custode (costruita nel 1937), è stemperata dalla stupenda cornice del parco, ricco di quasi 30.000 piante. La proprietà è oggi della Fondazione Casa di Oriani, che cura anche il mantenimento del parco, dichiarato nel 1975 “zona di notevole interesse pubblico” dall’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Il complesso, oltre all’interesse storico, riveste un notevole valore paesaggistico e ambientale, non soltanto per il parco che circonda l’edificio e le aree boscate che rivestono i dolci pendii collinari, dove sui crinali si alternano filari di cipressi e pini domestici, ma anche per le vedute panoramiche assai ampie sulla valle del Senio, i terrazzi fluviali disseminati di vigneti e frutteti e l’inizio della Vena del Gesso Romagnola, ora parco regionale. Nel tempo, soprattutto verso il confine nord-orientale, il parco ha finito per assumere i connotati di un bosco naturale in cui si è sviluppato un bosco fresco dominato dal carpino nero, con sottobosco ricco di felci, viole e ciclamini, nel quale vegetano, ormai molto stentatamente, anche abeti greci e altre conifere risalenti ai vecchi rimboschimenti. Verso il crinale si notano anche diverse roverelle, in qualche caso di discrete dimensioni. Lungo il rio, un viale di alti tigli, un filare di noci neri e un viale di ippocastani accompagnano i percorsi sinuosi nel bosco. Scendendo verso la statale, oltre un’ampia area di antichi coltivi, oggi mantenuta a pascolo, e un bellissimo vigneto, si
sviluppa la porzione più ornamentale e densamente alberata della tenuta, che circonda su tre lati l’edificio del Cardello ed è costituita soprattutto da sempreverdi, sia conifere che latifoglie, con varie specie di cedri, abeti, pini e cipressi. Entrando dal parcheggio si incontra un bel filare di lecci e, nell’area verde verso la statale si notano grandi cedri, due notevoli cipressi dell’Arizona di fianco al prato che sovrasta la tomba monumentale e un breve filare di cipressi che fa da sfondo al mausoleo dello scrittore. Considerando l’epoca di impianto del parco, le alberature più significative, che si concentrano nel bel prato intorno all’edificio principale, hanno un’età che va dagli 80 ai 90 anni. L’unico albero sicuramente più che centenario è il cipresso (circonferenza oltre i tre metri) che cresce isolato sul retro della casa, privato della cima a causa di un fulmine, rimane comunque un simbolo, inserito nello stemma di famiglia e ora anche nel marchio della fondazione, che insieme alla vicina torre incarna l’allegoria della scontrosa fierezza dello scrittore. Intorno all’edificio risaltano diversi eleganti e slanciati pini domestici, un gruppo di alberi maestosi, tra cui spicca un cedro dell’Himalaya (circonferenza di 350 cm), mentre verso l’area prativa si può notare un cipresso di Lawson che ha curiosamente “generato”, da ramificazioni secondarie molto aderenti al terreno, nuovi giovani individui arborei, creando una strana composizione ovale di 15x10 m. Forse interessa Nella collina alle spalle del Cardello, si segnala il Giardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni”, dedicato al botanico e pioniere dell’erboristeria che lo ha creato nel 1975. Il giardino è dedicato alla conservazione e coltivazione delle piante di interesse medicinale e aromatico, di cui conserva 450 specie e varietà. Il singolare giardino è segnalato lungo la strada da un bell’esemplare di pino domestico e, vicino all’edificio che ospita il punto vendita, cresce un bell’esemplare di cerro-sughera. 29
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Casola Valsenio, Il Cardello 31
RIOLO TERME - PARCO DELLE TERME Come arrivare Superato il centro cittadino, subito dopo il ponte sul Senio, si incontra il complesso termale, delimitato verso la strada da una bella recinzione d’epoca sulla quale si aprono le cancellate dell’ingresso monumentale e di due accessi secondari (uno dei quali affiancato dalla portineria); un quarto ingresso, sulla laterale via Limitano, conduce alla piscina termale.
Info utili Il parco, come gli stabilimenti termali appartenente a una società privata (www.termediriolo.it), è liberamente accessibile tutto l’anno negli orari di apertura del complesso (ore 9-19).
Il parco, che si estende per 12 ettari, fa da cornice alle bianche strutture termali, realizzate tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, in stile classico con richiami al gusto liberty, alle porte dell’abitato di Riolo. L’area verde, che si distingue per la gradevolezza e la varietà del contesto, si articola in un settore ornamentale intorno alle strutture termali, con ampie aiuole alberate in prevalenza di sempreverdi tipici dei giardini ottocenteschi, e da un settore boscato che risale la pendice sino a un panoramico pianoro sulla sommità. Il patrimonio arboreo del parco, che custodisce molti esemplari riconducibili all’impianto originario, è di particolare valore storico-paesaggistico oltre che ambientale. Ai piedi della collina, circondata dal bosco, si trova una cappella dedicata alla Madonna della Salute eretta all’inizio del Novecento. Il parco conserva gran parte dell’assetto originario, con un settore ornamentale di impianto regolare e geometrico che contorna le strutture termali e una densa macchia boscata che riveste la retrostante pendice, di gusto romantico, percorsa da ombrosi vialetti diretti a un pianoro sommitale dal quale si apre un bel panorama sul paesaggio collinare circostante. Nel parco sono interessanti anche i numerosi elementi di arredo che ne testimoniano il carattere storico, tra cui soprattutto le sedute di varie fogge e materiali. Dall’ingresso monumentale un lungo
asse prospettico, sottolineato da aiuole fiorite con erbacee annuali, tappezzanti, cespugli di bosso e agrifoglio, raggiunge la bella facciata classicheggiante del Padiglione Oriani, l’edificio principale del complesso, completato ai lati da due palazzine gemelle in stile analogo. Nell’insieme gli edifici definiscono un grande spiazzo quadrangolare, segnato al centro da una fontana circolare in pietra e ai vertici da quattro aiuole formali che ospitano ognuna un imponente esemplare di cedro dell’Himalaya (tre risalgono all’impianto originario). Tra le poche latifoglie presenti si notano un filare di vecchie catalpe presso il grande chiosco per la mescita delle acque termali e giovani impianti di ippocastani e tigli realizzati nell’ambito del rinnovo del patrimonio arboreo in corso negli ultimi anni. Gli esemplari arborei più significativi si concentrano in prevalenza nei dintorni degli stabilimenti termali e risalgono in gran parte all’epoca di realizzazione del parco. Degno di nota è il gruppo di tre sequoie della California che svetta compatto nei pressi dell’ingresso principale, con le belle cortecce rossastre e fibrose che sottolineano la maestosità del tronco; le dimensioni sono davvero ragguardevoli (circonferenze di 350 e 400 cm) anche se le cime di due esemplari sono danneggiate da un fulmine. L’emblema del parco, oltre alle sequoie, era rappresentato da un
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cipresso rosso occidentale a portamento policormico, con una circonferenza di oltre 5 metri, di cui oggi è purtroppo visibile, solo il grandioso scheletro mantenuto in piedi dopo la morte recente, Non mancano grandi esemplari di cedro dell’Himalaya, oggi di aspetto molto compromesso, che sono ritratti in molte fotografie e cartoline d’epoca. Un esemplare, provvisto di cartellino, ha una circonferenza di 470 cm, un altro supera i 5 metri. Nell’aiuola davanti all’ingresso del Grand Hotel si impone la chioma davvero maestosa di un altro grande cedro, indicato come cedro dell’Himalaya ma con caratteri dubbi, con un intreccio delle ramificazioni davvero apprezzabile. Degno di nota, infine, è un esemplare isolato di roverella (sul retro del Padiglione Oriani), dalla bella chioma allargata, che anticipa lo splendido scenario del settore boscato del parco,
che custodisce diversi altri alberi maestosi, con circonferenze superiori ai 4 metri. Forse interessa L’abitato di Riolo Terme conserva un nucleo medievale chiuso dalle vecchie mura nel quale spicca la bella rocca, esempio di fortificazione militare trecentesca, poi ampliata da Caterina Sforza alla fine del Quattrocento. All’interno è ospitato il Museo del Paesaggio dell’Appennino Faentino, una struttura collegata al Parco Regionale Vena del Gesso Romagnola, che tutela i più imponenti rilievi gessosi italiani, che si estendono tra le province di Bologna e Ravenna. In corrispondenza delle antiche mura del paese è presente un parco pubblico nel quale sono collocate sculture in bronzo ispirate alle vicende della seconda guerra mondiale, che in questo territorio videro aspri combattimenti.
Riolo Terme, Parco delle Terme
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FORLÌ - CIMITERO DEGLI INDIANI E CIMITERO MONUMENTALE Come arrivare La zona dei cimiteri si estende a nord-est del centro cittadino, lungo la SS 67 che conduce a Ravenna. A poca distanza si trovano sia il Cimitero degli Indiani che, proprio di fronte, la Certosa, il cimitero monumentale della città. (l’ingresso è in via Ravegnana 235)
Info utili Il Cimitero degli Indiani è sempre aperto. La Certosa è aperta in genere nei giorni feriali (7.30-12.30 e 15.0019.00).
La piccola area del cimitero è ben visibile anche dalla strada, con le lapidi in marmo bianco perfettamente allineate nel folto tappeto verde e accompagnate da lunghe e strette aiuole di piante da fiore, come è tipico dei cimiteri militari anglosassoni. La caratteristica peculiare, tuttavia, è l’irregolare presenza tra le tombe di grandi esemplari di bagolaro, dalle chiome assai espanse, che ombreggiano gran parte delle sepolture. Nell’insieme il luogo, così aperto, luminoso e allo stesso tempo in ombra, comunica un’impressione di pace e serenità. Il cimitero accoglie le sepolture di 495 caduti, di cui 15 ignoti, inquadrati nella IV, VIII e X Indian Division dell’esercito inglese; soltanto tre sono britannici, gli altri 492 sono indiani. Nel cimitero si trova, inoltre, il Monumento Commemorativo delle Cremazioni, dove sono tumulate le ceneri della pira funeraria di altri 768 caduti indiani di religione Sikh e Indù, che a differenza dei musulmani dopo la morte vengono cremati, i cui nomi sono incisi nel marmo bianco del memoriale. Nel 1944 due divisioni indiane, comprese nell’Ottava Armata Britannica, combatterono sul fronte della Linea Gotica e molti soldati caddero negli aspri scontri avvenuti quando il fronte attraversò questa zona (i forlivesi più anziani ricordano ancora gli alti soldati scuri e con il turbante delle divisioni indiane). Nel dicembre del 1944 l’area dove sorge il cimitero venne scelta come luogo di sepoltura dalla X Divisione Indiana, che era arrivata in zona nell’ottobre
precedente e aveva giocato un ruolo importante, con pesanti perdite, nei durissimi combattimenti degli ultimi mesi di quell’anno. Il Cimitero degli Indiani, segnato lungo il perimetro unicamente da una bassa siepe formale di crespino si estende sul lato opposto della strada rispetto al cimitero monumentale di Forlì, circondato da un alto muro con grandi aperture circolari e ombreggiato lungo la via Ravegnana da uno scenografico filare di annosi pini domestici. Tra gli alberi del cimitero, in prevalenza disposti nelle aiuole dei lati nord, sud e est, si notano tre ginkgo (la maggiore con diametro di 34 cm), una catalpa (diametro 50 cm), due esemplari di acero americano (il maggiore con diametro di 95 cm). Gli esemplari arborei più interessanti, tuttavia, sono sicuramente gli otto bagolari presenti, cinque dei quali possono essere considerati monumentali. A fianco del cimitero è appena stata realizzata un’area verde pubblica, con una zona di orti urbani e giovani esemplari di leccio, sofora (della varietà pendula) e altre specie autoctone ed esotiche. Gli otto bagolari che allargano la loro chioma sulle bianche sepolture hanno circonferenze che arrivano a 360 cm, le chiome sono molto ampie I grandi bagolari sono già ben visibili in una delle piccole mappe che furono disegnate, probabilmente per la realizzazione dei vari cimiteri di guerra, dall’Imperial War Grave Commission dell’epoca. La mappa, quasi certamente risalente agli anni ’40, sarebbe la prova che gli odierni
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bagolari erano in buona parte già presenti nell’area quando essa fu scelta per realizzare il cimitero ed erano già di discrete dimensioni (i più grandi ora potrebbero avere intorno al secolo di vita). Sul lato meridionale del Cimitero degli Indiani si trova l’ingresso del Cimitero monumentale di Forlì, per la sua austera maestosità una delle principali architetture cimiteriali della Romagna. La visita è interessante anche per gli alberi che si incontrano tra i sepolcri. Le aree verdi che fiancheggiano l’ingresso, oltre il muro di recinzione, sono
ombreggiate principalmente da grandi cedri, mentre il muro perimetrale lungo via Circonvallazione Nordest è fiancheggiato all’esterno da un lungo filare di cipressi disetanei. All’interno del cimitero, affollato da grandi tombe di famiglia, gli alberi non sono moltissimi ma quasi tutti di dimensioni ragguardevoli. Nel primo grande campo sulla destra dopo l’ingresso spiccano vari cipressi, un abete del Colorado e una farnia. Sono presenti anche un gruppetto di cedri e due esemplari di pino domestico.
Forlì, Cimitero monumentale 35
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ForlĂŹ, Cimitero degli Indiani 37
FORLÌ - GIARDINO DELLA ROCCA DI RAVALDINO Come arrivare I due ingressi al giardino pubblico si trovano nelle adiacenze del piazzale di Porta Ravaldino, in via della Rocca e via Giovanni dalle Bande Nere (al numero civico 1). Dalla stazione la rocca è raggiungibile percorrendo tutto viale della Libertà e poi via Corridoni.
Info utili La rocca è aperta in occasione di mostre. Abitualmente sono visitabili solo il giardino esterno, il cortile interno e le sale espositive. (www.turismoforlivese.it)
La Rocca di Ravaldino, nota anche come Rocca di Caterina Sforza, è una cittadella fortificata che sorge nel vertice meridionale dell’abitato di Forlì. Di origine medievale è stata ricostruita e rafforzata nel ’300 e
ampliata nel secolo successivo e tuttora ospita la casa circondariale della città. Lo storico complesso è corredato da una buona dotazione di verde con ricche alberature, apprezzabili soltanto per la parte
Forlì, Giardino della Rocca di Ravaldino 38
che emerge dalle robuste mura, che si trovano all’interno dell’area carceraria, mentre sono liberamente fruibili i vasti prati dove un tempo si sviluppava il fossato, così come il piccolo e ombroso giardino che fronteggia l’ingresso alla parte pubblica della rocca. Dalle strade che circondano la rocca si apprezza l’imponenza del sistema murario che emerge dal fondo dall’antico fossato, ribassato rispetto alla viabilità di contorno di circa tre metri. Al di sopra delle mura, sulle quali crescono i capperi, emergono le chiome di caducifoglie come frassini e aceri e di sempreverdi tra cui spiccano alcuni cedri di discrete dimensioni; l’antico fossato è interamente ricoperto da un bel manto erboso punteggiato da scenografici pini domestici. Lungo via Corridoni, ombreggiata da un bel filare di bagolari, ai piedi della scarpata del vecchio fossato si sviluppa un allineamento con aceri americani, platani e piccoli lecci, tra i quali spiccano un esemplare di pino domestico (diametro 67 cm) e uno di acero (diametro 73 cm). Al termine di via Corridoni, dove comincia via Giovanni dalle Bande Nere, si raggiunge il retro della rocca vera e propria, dove il fossato si allarga e sul prato si distinguono un leccio, un bagolaro, un acero americano e un grande platano (diametro 87 cm) dalla bella chioma espansa. Continuando per via Giovanni dalle Bande Nere, nell’angolo occidentale dell’area fortificata, si arriva all’ingresso del giardino pubblico, che si allunga tra
la facciata della rocca, con i torrioni circolari e il maschio quadrato al centro, e piazzale di Porta Ravaldino. La piccola area verde, molto ombreggiata, è solcata da vialetti curvi che definiscono aiuole dove crescono piante sia sempreverdi che caducifoglie. Si notano un filare di giovani ippocastani, cedri dell’Atlante, pini domestici, lecci, tigli, bagolari, un agrifoglio, una piccola magnolia e un gruppo di vecchi cipressi. Un’albizia e una magnolia sono presenti verso l’ingresso di via della Rocca. Merita segnalare il salice bianco che si è sviluppato a ridosso del muraglione del carcere, l’albero più grande dell’area, e l’unico a superare i 3 metri e mezzo di circonferenza; vicino crescono una brussonezia dal tronco cavo e un acero americano (di quasi 2 metri di circonferenza) probabilmente, come il salice, cresciuti in modo spontaneo. Forse interessa Nel centro storico di Forlì, presso il complesso monumentale di San Domenico, un convento risalente al Duecento oggi trasformato in prestigioso museo (www.cultura. comune.forli.fc.it), proprio davanti all’ingresso, cresce un annoso cipresso (diametro 70 cm); la pianta si distingue per il singolare portamento, piuttosto tozzo e poco svettante, con una chioma insolitamente larga per la specie. All’interno del museo, nel primo chiostro, vicino al loggiato settentrionale oggi tamponato, cresce una bella sofora (circonferenza di 330 cm) dall’ampia chioma, ancorché contenuta dalle potature.
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FORLÌ - PARCO DELL’OSPEDALE “MORGAGNI PIERANTONI” Come arrivare Il Presidio Ospedaliero “G.B. Morgagni - L. Pierantoni” di Forlì si trova nel quartiere cittadino di Vecchiazzano. L’ingresso principale è in via Forlanini, 34; accessi secondari si incontrano nei pressi dei parcheggi situati intorno al complesso.
Info utili L’area ospedaliera è interamente recintata, ma sempre aperta.
Il parco venne realizzato alla fine degli anni Trenta del secolo scorso. Larga parte del corredo arboreo originario è ancora presente nell’area verde, che si estende per circa 14 ettari intorno ai padiglioni ospedalieri e comprende oltre 700 esemplari arborei, nella maggioranza cedri (oltre 200 esemplari) e altri sempreverdi, con piante di notevole imponenza e dimensioni. Un lungo viale di lecci parte dall’ingresso principale del complesso ospedaliero e ne fiancheggia quasi tutto il confine sud-orientale. Dal viale si staccano, verso ovest, una serie di vialetti che conducono ai padiglioni principali e agli altri edifici di servizio, disegnando una trama di aiuole più o meno estese tutte allestite a prato alberato, con una presenza più limitata di siepi lineari e macchie di arbusti ornamentali. Gli spazi sono dominati da gruppi di grandi cedri, le cui belle chiome sempreverdi contrastano con i toni bruno-rossicci della soffice coltre di aghi caduti che ricopre parte del terreno. Tra questi si inseriscono esemplari di minori dimensioni di magnolia, acero riccio, frassino, faggio rosso, albizia, liquidambar e albero di Giuda e un corollario di arbusti ornamentali. Sono presenti ampie aiuole prative, bordate all’interno da filari di lagerstroemia e all’esterno da grandi tigli e abbellite con macchie di rose e grandi vasi con specie erbacee annuali dalle colorate fioriture. Il corredo arboreo è molto vario e ricco ed è accompagnato da macchie di arbusti ornamentali di uso frequente, come weigelia, filadelfo, Kerria japonica, magnolia di Soulange,
Cydonia japonica e altri, che ravvivano con le loro belle fioriture molti spazi verdi del complesso ospedaliero. I grandiosi cedri che fanno da contorno ai vecchi padiglioni sono senza dubbio le alberature di maggiore spicco dell’area verde e colpiscono sia per il numero sia per il grado di sviluppo raggiunto dalla maggioranza degli esemplari. I quattro esemplari di maggiori dimensioni si trovano però nelle due piccole aiuole simmetriche sul retro del Padiglione Allende, con circonferenze che vanno da 350 a 450 cm. Di un certo rilievo è il doppio filare di tigli sul retro del Padiglione Vallisneri. Notevoli sono anche i pini risalenti al primo impianto del parco, di cui uno degli esemplari maggiori è un pino nero (circonferenza 280 cm). Vari sono i lecci presenti, tuttavia la quercia più degna di nota, cresce isolata al centro di un prato davanti al Padiglione Morgagni; è probabile che si tratti di un ibrido di leccio, con foglie sempreverdi a margine ondulato; la circonferenza del tronco non supera i 2 metri, ma grazie anche ai rami più bassi che sfiorano il terreno, la sua ampia chioma di forma quasi sferoidale è di particolare effetto. Forse interessa Poco a nord dell’Ospedale “Morgagni - Pierantoni”, nei pressi della confluenza tra i fiumi Montone e Rabbi, si trova il Parco Urbano “Franco Agosto”, intitolato al primo sindaco di Forlì dopo la Liberazione, una gradevole area verde di recente realizzazione molto estesa e con un ricco corredo di latifoglie. A un paio di chilometri dall’ospedale, infine, nella
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frazione di San Varano, si trova Villa Saffi, dimora di Aurelio Saffi, oggi sede di un museo e circondata da un
interessante giardino. (vedi scheda p. 40)
FORLÌ - PARCO DELLA RESISTENZA Come arrivare Il grande parco pubblico è situato nella zona sud-orientale del centro di Forlì. Lo storico ingresso di piazzale della Vittoria.
Info utili Gli ingressi principali del parco si trovano in piazzale della Vittoria e, all’estremo opposto, in viale Spazzoli, ma esistono anche diversi ingressi laterali. Il parco, completamente recintato, è aperto dalle 7.15 al tramonto (tra le 17 e le 20.30 a seconda della stagione). La chiusura è anticipata dal suono di una sirena.
Il parco (poco meno di 5 ettari) si sviluppa in lunghezza per circa mezzo chilometro, subito all’esterno del perimetro della città . Nel vasto parco si distinguono nettamente la porzione di impianto storico vicina alla via Emilia, realizzata nella prima metà dell’Ottocento, e l’ampliamento compiuto negli anni Settanta del secolo scorso, in una curiosa e non sgradevole contrapposizione tra l’ispirazione geometrica e formale della prima e quella più paesaggistica e moderna della seconda. Entrando dallo storico ingresso di piazzale della Vittoria subito si incontra, circondato da quattro tassi potati in forma obbligata, il busto marmoreo di Giuseppe Gaudenzi (1872-1936), tra i fondatori del Partito Repubblicano Italiano e sino all’avvento del fascismo a lungo deputato, assessore e poi sindaco di Forlì (prosindaco, in realtà, per non dover giurare fedeltà al re). Nella parte più antica il disegno del giardino assume una forma ellittica, sottolineata da un viale alberato di platani verso l’esterno e di tigli verso l’interno, che racchiude grandi aiuole definite dal doppio viale centrale e dai vialetti laterali. L’ultima porzione del giardino, che si trova a contatto con l’ampliamento della seconda metà del Novecento, si presenta rialzata rispetto alla parte precedente e ha nel tempo assunto
l’aspetto di una collinetta, sostenuta da muri di mattoni, sulla cui sommità crescono lecci e giovani cedri e tigli; in cima si notano una vasca rotonda, contornata da aiuole con arbusti e alberelli ornamentali (lagerstroemia, mirabolano, ecc. Lungo i vialetti che scendono ai lati della terrazza verso la parte nuova del giardino, nelle aiuole sono subito evidenti le differenze nelle specie impiegate, come la vistosa macchia di bambù e, una piccola ma interessante collezione di conifere (in prevalenza cedri e pecci). La parte recente del giardino, di impronta più paesaggistica si sviluppa con viali sinuosi intorno a un laghetto; l’area è ombreggiata da una discreta varietà di specie arboree, sia autoctone che esotiche, tra le quali compaiono anche alberi da frutto come mirabolani e gelsi ed esemplari arborei ornamentali tradizionali come i platani e i tigli che caratterizzano la porzione storica. Nei prati si notano un giovane olivo, una catalpa, una quercia rossa, una sofora della varietà pendula, molti platani e siepi di lauroceraso. Gli esemplari più vetusti e di maggiori dimensioni, si trovano nella porzione storica; le specie prevalenti sono il tiglio e il platano. Tra i tigli si segnalano esemplari molto belli e con dimensioni di oltre 3 metri di circonferenza. Tra i platani spicca un esemplare di quasi 4 metri di circonferenza e altri di 41
dimensioni quasi simili si trovano di fianco ai muri di sostegno. Negli spazi prativi della parte più formale del parco risaltano anche due libocedri e due cedri dell’Atlante (uno di quattro metri e mezzo di circonferenza). Si segnala inoltre un grande esemplare di leccio (oltre 3 metri di circonferenza) con molti vigorosi ricacci alla base ma anche con problemi di natura fitosanitaria. Forse interessa Nelle immediate vicinanze del Parco della Resistenza da notare è il particolare assetto urbanistico e architettonico formato dal grande
piazzale della Vittoria, dal viale della Libertà e dal piazzale della Stazione Nelle due aiuole che incorniciano la facciata della stazione, ad esempio, svettano due cedri (il cedro del Libano di sinistra, piuttosto imponente, ha una circonferenza di quasi 150 cm). Viale della Libertà è ombreggiato da due doppi filari di lecci: gli esemplari più grandi e ormai pressoché centenari sono una decina (con circonferenze anche di 200 cm). Piazza della Vittoria, infine, è tutta ombreggiata da svettanti pini domestici.
FORLÌ - PARCO DI VILLA SAFFI Come arrivare Villa Saffi si trova poco fuori Forlì, nella frazione di San Varano, in via Firenze 164.
Info utili Il giardino e la casa-museo sono visitabili il mercoledì (ore 9.30-12.30) e la domenica (ore 15.30-18.30) da ottobre a maggio, soltanto la domenica (ore 16-19) da giugno a settembre. L’ingresso è gratuito.
Il piccolo, delizioso parco (poco meno di un ettaro) si sviluppa intorno a un elegante edificio a due piani che fu per molti anni, sino alla morte, la dimora del patriota e politico forlivese Aurelio Saffi. Il parco, dominato nella parte antistante l’edificio da un maestoso cedro del Libano e completato sul retro da un folto boschetto, è piuttosto ricco di esemplari arborei notevoli, di specie sia autoctone che esotiche, e custodisce al suo interno una conserva per alimenti e un piccolo frutteto. Il lungo edificio era anticamente un convento dei Gesuiti, la facciata della cappella del piccolo monastero è ancora ben visibile nel lato sudorientale del palazzo e un grazioso campaniletto a vela sul colmo del lungo tetto a due falde chiude la piccola e spoglia facciata nord. Il complesso è formato dall’abitazione padronale, dall’abitazione del custode e da un edificio colonico ormai ridotto
a rudere, oltre che da una costruzione distaccata. Il lato sud-occidentale dell’edificio, con la scala esterna, il rossiccio muro posteriore del rudere colonico, sul quale è addossato un bel pozzo, e il muro di accesso da via Firenze racchiudono un piccolo delizioso cortile con vasi e piante tipiche dei giardini di un tempo. Nei pressi del portone in ferro si alza il tronco biforcato di un grande pino domestico, dalla bella chioma reclinata sul rudere colonico. Oltrepassata la piccola corte, si raggiunge il retro della villa dove, tra la vecchia scuderia e un fitto boschetto, si trovano una piccola superficie inghiaiata e un prato domestico con vasi di fiori. Sul bordo nord-occidentale della superficie erbosa si espande la chioma, in parte mascherata da giovani arbusti, di un bellissimo tasso policormico, con nove branche tra loro intrecciate.
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Il boschetto, che custodisce diversi alberi di notevoli dimensioni, anche se può essere difficoltoso individuarli nell’intrico del sottobosco non curato. Questo lato del giardino, tuttavia, è soprattutto caratterizzato dalla presenza del maestoso cedro del Libano, probabilmente risalente ai tempi di Aurelio Saffi, che svetta proprio di fronte all’antica cappellina. È l’albero più grande e suggestivo del parco, nonostante l’estesa ferita prodotta lungo il suo fusto da un fulmine e il seccume che interessa la cima di molti rametti. Nonostante la ridotta superficie del parco-giardino, sono numerosi gli esemplari arborei notevoli, a cominciare dal grande esemplare di cedro del Libano (circonferenza 420 cm) nei pressi del vecchio portone di ingresso. Nell’intrico del boschetto, si riconoscono due bagolari,una sequoia. Accanto al breve pendio che risale la collinetta della conserva risaltano una rovere, un bagolaro e una roverella. Nella fascia alberata verso nord-est si distinguono due grandi platani, un
pino dell’Himalaya e, più isolato, uno svettante cipresso. Sul confine settentrionale, lungo la fascia di alloro e laurotino, emerge un grande bagolaro dal fusto costoluto tipico dei vecchi esemplari (supera i 380 cm di circonferenza), che mostra segni di sofferenza e presenta diverse carie e cavità. Verso il prato, infine, spicca una sequoia, con una circonferenza di tre metri. Forse interessa All’interno della villa, che conserva una breve ma tipica loggia passante, si sviluppa su due piani un piccolo percorso museale di particolare fascino. L’attrazione esercitata dagli ambienti, oltre che alle memorie storiche, è legata alla conservazione di vari arredi originali di notevole pregio ed eleganza, allo studiolo di Saffi e alla ricca biblioteca, che comprende anche un’importante raccolta di quotidiani rari. Una curiosità ulteriore sono gli interessanti dipinti murali trompe-l’oeil eseguiti nel 1937 per la cosiddetta stanza del ping-pong dal pittore e scrittore Amerigo Bartoli Natinguerra (1890-1971).
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ForlĂŹ, Parco di Villa Saffi 45
CESENA - GIARDINO PUBBLICO Come arrivare Il giardino si trova nel centro storico di Cesena ed è compreso tra corso Garibaldi e viale Padre Vicinio da Sarsina. In corso Garibaldi è situato l’ingresso monumentale; un secondo ingresso si trova in viale Padre Vicinio da Sarsina; sugli altri due
Il giardino pubblico di Cesena si allunga su un tratto del perimetro meridionale delle mura della città antica; l’ingresso principale è una bella e imponente cancellata su corso Garibaldi, la più importante arteria cittadina. Il giardino, realizzato nella prima metà dell’Ottocento secondo il gusto neoclassico, è stato oggetto di un sapiente restauro urbano curato, dall’architetto Pier Luigi Cervellati e terminato nel 2007, che ha almeno in parte restituito a questo piccolo e prezioso giardino del centro storico, divenuto marginale nel corso del tempo, l’originario aspetto ottocentesco. Al suo interno è possibile ammirare alcuni elementi di arredo risalenti al periodo della sua creazione, un interessante campionario di arredi d’epoca e moderni in ghisa, i busti di cittadini illustri e un grande gazebo centrale utilizzato per concerti durante la buona stagione. Al centro del giardino sorge un grande gazebo in ghisa a pianta dodecagonale (10 metri di larghezza per 8 di altezza), che ripropone il modello del chiosco musicale tipico delle passeggiate e dei giardini ottocenteschi. All’epoca chiamato anche “cassa armonica”, faceva parte di quell’insieme di invenzioni e realizzazioni che oltre un secolo fa venivano utilizzate per abbellire i luoghi pubblici. Intorno al gazebo, all’interno di un’aiuola delimitata da un bel cordolo in ghisa con decori floreali, si trova un folto impianto della tappezzante sempreverde Lonicera nitida. Dalla piazza centrale 46
lati dell’area verde si aprono ingressi nelle vie Mura del Giardino Pubblico e Sostegni. Info utili Gli orari di apertura sono 7.30-24 (aprile-ottobre) e 7.30-20 (novembremarzo).
si diramano quattro vialetti interni che, in corrispondenza del percorso ellittico perimetrale, formano altrettante piazzette di dimensioni inferiori, in prevalenza ombreggiate da lecci e tigli. Vari cedri dell’Himalaya ombreggiano i vari prati.Il viale ellittico di ghiaia bianca percorre tutto il perimetro del giardino ed è ombreggiato, sul lato interno, da un bel filare di tigli con esemplari di discrete dimensioni. Presso un altro ingresso del giardino sono allineate alcune sculture raffiguranti i personaggi della Commedia dell’Arte (tre a sinistra e sei a destra dell’ingresso). Nel complesso il giardino ospita un numero assai limitato di specie arboree: tigli, cedri e lecci sono gli unici alberi impiegati nella formazione dei gruppi cromatici, con un’attenzione particolare all’alternanza di sempreverdi e caducifoglie, ai quali si aggiunge un solo esemplare di magnolia sempreverde, mancano del tutto le specie arbustive. Merita segnalare alcuni grandi cedri del Libano e dell’Himalaya di dimensioni importanti e i tigli, che sono la specie prevalente del giardino, che formano un filare circolare lungo la viabilità più esterna dell’area verde, con esemplari anche di discrete dimensioni. Due tigli isolati di oltre 2 metri di circonferenza sono nei pressi dell’ingresso laterale, vicino all’area giochi. Il tiglio più grande, con una circonferenza di 254 cm, si incontra sul confine con il moderno Teatro
Verdi, la cui base molto ampia ricaccia tipicamente numerosi polloni. Sempre fuori dal giardino, oltre il muro di cinta con le maschere in bronzo, in un’aiuola crescono un acero giapponese e due cedri dell’Himalaya. Tutti gli esemplari più grandi con buona probabilità facevano parte del primo impianto ottocentesco del giardino. Forse interessa L’esposizione all’aperto di manufatti in ghisa antichi e moderni, con i relativi pannelli esplicativi, può
suscitare curiosità e desiderio di approfondire l’argomento visitando il Museo Italiano della Ghisa a Longiano. (www. museoitalianoghisa.org) Nel centro di Cesena, in piazza Bufalini, non si può non segnalare la preziosissima Biblioteca Malatestiana, dichiarata dall’Unesco “Memoria del Mondo”. È stata la prima biblioteca civica d’Italia e d’Europa e la sola biblioteca quattrocentesca giunta sino a noi perfettamente conservata in ogni sua parte. (www.malatestiana.it)
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Cesena, Giardino pubblico
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CESENA - PARCO DELLA RIMEMBRANZA E ROCCA MALATESTIANA Come arrivare La Rocca e il parco che la circonda si raggiungono facilmente anche a piedi dalle centrale piazza Bufalini e da corso Mazzini, attraverso via Re, piazza del Popolo e viale Mazzoni; su quest’ultimo si aprono due ingressi del Parco della Rimembranza. Un altro ingresso si trova in via Novello Malatesta, nei pressi del municipio.
Info utili L’area verde osserva i seguenti orari: ore 7-20.30 (aprile-settembre) e 8-17.30 (ottobre-marzo). Della Rocca Malatestiana si possono visitare il torrione Maschio, che ospita mostre temporanee, e il torrione Femmina, dove dal 1974 ha sede il Museo di Storia dell’Agricoltura, con l’armeria e la vecchia falegnameria (www.roccamalatestianadicesena.it)
Il parco, vero e proprio “polmone verde” nel cuore di Cesena, circonda la bella e imponente Rocca Malatestiana e riveste le pendici del colle Garampo, che si eleva inaspettatamente sul centro cittadino dominando la sottostante piazza del Popolo (sulla quale si affaccia il porticato Palazzo Comunale o Palazzo Albornoz). Il parco, progettato sul finire dell’Ottocento per rivestire le spoglie scarpate del rilievo, si presenta oggi come una folta zona boscata con grandi alberature ormai secolari, accompagnate da macchie di arbusti e da un variegato sottobosco spontaneo. La Rocca Malatestiana, concepita come fortezza militare a difesa della città di Cesena, è la terza fortificazione costruita sul colle Garampo, a poca distanza dalle rovine delle due precedenti, di epoca tardo romana e medievale. L’area verde intorno alla rocca fu progettata già alla fine dell’Ottocento, ispirandosi ai canoni del giardino all’inglese, per riforestare le brulle pendici del rilievo (sino ad allora mantenute spoglie per motivi difensivi Il parco, che si sviluppa tutt’intorno alla rocca, risulta in forte pendio ma anche di agevole fruizione, grazie ai numerosi vialetti e alle brevi rampe di scale che permettono di passeggiare a quote diverse. La componente arborea, in buona parte ancora risalente all’impianto originario, è molto densa, con prevalenza di sempreverdi, e particolarmente ombrosa, anche se non mancano le zone più aperte, in
qualche caso purtroppo dovute alla perdita di grandi alberature. Entrando nel parco dall’ingresso monumentale di viale Mazzoni, imponenti cedri fanno da sfondo al monumento e ai bastioni dalle terrazze merlate; tutta la pendice rivolta a nord è ricoperta da un sottobosco di specie erbacee spontanee, con gigaro, edera e varie bulbose, e arbusti di olmo, sambuco, calicanto, marruca, alloro e ligustro. Quest’ultima specie, spesso utilizzata nelle piccole siepi formali che accompagnano i vari sentieri e le scalinate, è presente nel parco in grande quantità, con alcuni esemplari insolitamente grandi, tanto da poter essere classificati come alberi (due raggiungono il metro di circonferenza) Sulla pendice settentrionale, tra gli alberi, verso est si riconoscono pini domestici, alberi di Giuda, ippocastani, cedri, tigli, aceri americani e ricci; sotto il muro della rocca si notano vari cedri dell’Atlante, un agrifoglio e numerosi cipressi; verso ovest crescono un gruppo di cipressi dell’Arizona e cedri dell’Himalaya abbastanza giovani, mentre più in alto, sino al muraglione che chiude a sud il parco, nel ripido pendio crescono molti altri cipressi, sia di vecchio che di recente impianto. Sul versante orientale del colle, dopo un primo tratto di salita che porta all’ingresso del Museo di Scienze Naturali, si notano una sofora e due pini domestici, nei pressi di un tornante del sentiero che sale verso
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Cesena, Parco della Rimembranza e Rocca Malatestiana 51
il muro della rocca, fiancheggiato in maniera quasi continua da una siepe di ligustro. Più in alto si notano cedri e tigli dalla tipica potatura a candelabro. L’arco di ingresso della rocca è segnato, nel prato sotto le mura meridionali, da un altro bel filare di cipressi. I cedri sono senza dubbio gli alberi più rappresentativi del parco, per la presenza assai diffusa, per le dimensioni raggiunte da vari esemplari e la collocazione in fregio al monumento, che li rende particolarmente ben visibili dai viali cittadini. Nel parco,
tuttavia, anche altre specie raggiungono discrete dimensioni, come due ippocastani a fianco della balaustra in legno lungo la salita da viale Mazzoni; alcuni tigli, di cui uno a metà scalinata e sei sopra l’ingresso monumentale, tutti superano i due metri di circonferenza. Si segnala un grande leccio nei pressi della strada asfaltata che raggiunge la rocca (a un metro da terra si divide in due grosse branche con circonferenza di 180 e 220 cm; e una sofora molto alta, contorta e inclinata, non lontano dall’ingresso di via Malatesta.
CESENA - PARCO DI VILLA SILVIA-CARDUCCI Come arrivare Villa Silvia-Carducci sorge isolata sul colle di Lizzano, una piccola frazione nel territorio comunale di Cesena. Dalla località Celletta si imbocca sulla destra via Lizzano che, con una breve salita, raggiunge la villa e il parco. Info utili Il parco è recintato ma liberamente fruibile negli orari di apertura della
Il parco, esteso poco meno di cinque ettari, sorge sulle prime colline cesenati intorno a un bell’edificio di impianto settecentesco che, sul finire dell’Ottocento, divenne la residenza di campagna dei conti Giuseppe e Silvia Pasolini Zanelli e un cenacolo artistico frequentato da illustri personaggi della cultura dell’epoca. Tra i nomi spicca quello di Giosuè Carducci, che vi trascorse numerosi soggiorni estivi nell’ultimo periodo della sua vita, maturando una stretta amicizia e un ricco rapporto epistolare con la contessa Silvia. Ancora oggi, come ai tempi del Carducci, il parco rappresenta un’oasi verde tra i coltivi che trasmette quiete e serenità. Grazie alla forma compatta, pressoché triangolare, e alla densa copertura 52
villa e in occasione di eventi promossi dall’AMMI, l’Associazione Italiana Musica Meccanica, che ha sede nella villa e ne gestisce anche gli spazi esterni. Orari di visita: sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 (ora solare) o dalle 16.00 alle 19.00 (ora legale); in altri giorni e orari apertura su prenotazione. (Tel. 0547 323425; www.ammi-italia.com)
arborea, in prevalenza di sempreverdi, il parco di Villa Silvia - Carducci spicca con grande evidenza tra i vigneti e gli ampi seminativi del paesaggio collinare circostante. Molto caratteristico è il lungo filare di cipressi, tra gli alberi più diffusi nell’area verde, che attraversa i coltivi per concludersi in uno scenografico belvedere, oggi compromesso dallo sviluppo incontrollato della vegetazione. La visita ha inizio dalla bella cancellata di ingresso dove, superato un primo edificio di servizio ridotto a rudere, si prende un viale inghiaiato, segnato da un doppio filare di pini domestici e da siepi formali di alloro e laurotino, che in lieve salita conduce all’ampio pianoro occupato dalla villa
e dalle sue pertinenze. La recente sistemazione del parco ha portato all’allestimento di un Giardino Letterario Parlante, composto da tre “stanze”, dove il visitatore può sostare all’ombra di grandi alberi e ascoltare commenti audio che riportano brani tratti dall’epistolario tra la contessa Silvia e Carducci, intervallati da pezzi musicali d’epoca. A ogni stanza si accede attraverso una simbolica “porta”, costituita da una moderna struttura metallica ad arco sulla quale si avvolgono giovani rampicanti. La suggestione delle parole e delle musiche è accresciuta dalla presenza di un ricco apparato iconografico con pannelli, sagome, ingrandimenti di foto storiche e altri elementi che nell’insieme richiamano le atmosfere tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo. Anche gli arredi d’epoca (sedute, fioriere, cordoli e altri decori), oggi affiancati da componenti moderne, contribuiscono a storicizzare il luogo e ne sottolineano il fascino. Nell’area verde si segnalano alcune formazioni alberate, in prevalenza monospecifiche e a volte in condizioni vegetative molto critiche. Tra queste spicca il cosiddetto “orologio delle fate”, un gruppo di cedri disposti in cerchio a simulare il quadrante di un orologio. Di aspetto più incolto e naturale, invece, è la fascia alberata che riveste la scarpata digradante verso la strada pubblica, composta da lecci, cipressi (sia quello nostrano sia l’esotico Cupressus arizonica) e da un intricato sottobosco di arbusti sempreverdi mediterranei come alloro, laurotino, pittosporo e alaterno. Da segnalare, infine, nello spiazzo inghiaiato sul retro della villa, una grande vasca circolare corredata di sculture zoomorfe che ospita diversi pesci esotici e belle piante acquatiche. Degna di nota è la grande roverella che spicca presso la cancellata storica di ingresso alla proprietà. La pianta presenta una circonferenza di 270 cm con una chioma ampia ed equilibrata, che oggi si impone in un punto di grande visibilità, quasi ad accogliere i visitatori, anche se comincia a presentare segni di sofferenza
vegetativa. L’albero senza dubbio più simbolico e toccante è il cosiddetto “Leccio del Poeta”, un grande esemplare che vegeta nella “seconda stanza” del Giardino Letterario Parlante, in testa a un breve filare monospecifico. Sul tronco della pianta, appeso a un vecchio chiodo, si trova uno dei bastoni da passeggio di Carducci, che amava sostare in questo tratto del parco molto ombroso e fresco. Merita una segnalazione, infine, una coppia di cipressi sul retro di un piccolo edificio di servizio alle spalle della villa. I due alberi con una circonferenza che supera i due metri e mezzo, sono collocati in testa a un filare monospecifico che si prolunga verso il confine occidentale del parco e, per quanto cresciuti in posizione molto defilata, si impongono con le loro chiome sempreverdi sulle piante circostanti. Forse interessa La visita al complesso di Villa Silvia - Carducci non deve trascurare gli spazi interni dell’edificio dove, oltre al Museo degli strumenti musicali meccanici, è possibile accedere alla camera del Carducci e alla sala detta “della Regina Margherita”, gli unici due ambienti a non aver subito rimaneggiamenti nel corso del Novecento. La camera del Carducci è rimasta com’era nel 1906, anno dell’ultima visita del poeta, e conserva intatta l’atmosfera dell’epoca, che traspare dalle belle foto storiche appese alle pareti. La vicina stanza della Regina Margherita, così chiamata perché avrebbe dovuto ospitare la sovrana in occasione di una visita a Lizzano (poi disdetta), ha pianta ovale e un soffitto elegantemente decorato con motivi floreali e lievi grottesche. Ai tempi di Carducci la villa di Lizzano era anche il punto di partenza per gite nelle località vicine, anch’esse care al poeta, tra le quali merita di essere segnalata la chiesa di Polenta, sui colli vicino a Bertinoro, dedicata a San Donato. La chiesa, dove secondo la tradizione pregarono Dante e Francesca da Polenta (immortalata nel V canto dell’Inferno), fu particolarmente amata dal Carducci. Ancora oggi l’edificio religioso, la 53
Cesena, Parco di Villa Silvia - Carducci 54
cui costruzione risale al IX-X secolo, conserva un fascino particolare ed è meta di numerosi visitatori; la chiesa, circondata da una moltitudine di
cipressi, è affiancato dalla canonica e da una bella piazzetta ombreggiata da imponenti tigli, nella quale trova posto un busto in marmo del poeta.
BERTINORO - PARCO DELLE TERME DI FRATTA Come arrivare Il piccolo abitato di Fratta Terme sorge ai piedi del colle di Bertinoro, tra Forlì e Cesena, lungo la valletta del rio Salso, affluente del fiume Ronco. Info utili Il parco, di proprietà privata e quasi interamente recintato, è in gran parte
accessibile liberamente negli orari di apertura del complesso termale (www.termedellafratta.it). Al suo interno è stato di recente allestito un grande parco attrezzato, l’Indiana Park Terme della Fratta, che offre percorsi aerei acrobatici tra gli alberi e una serie di strutture sportive e per il relax.
Il parco venne realizzato negli anni Trenta del secolo scorso a corredo del complesso termale inaugurato nel medesimo periodo. L’area verde (13 ettari) è oggi suddivisa in due parti distinte, di estensione simile ma di aspetto assai diverso, dotate di accessi autonomi. Un primo settore, dal carattere tipicamente ornamentale, si trova in continuità con il centro termale e occupa la zona semipianeggiante. È un’area gradevole e interessante, ombreggiata da numerosi alberi risalenti all’epoca di impianto del parco, tra i quali spiccano molte specie esotiche sempreverdi; degni di nota sono anche i numerosi arredi e le strutture architettoniche d’epoca legate all’uso termale dell’area. La restante parte del parco, mostra caratteri decisamente più naturali per la presenza di vasti prati alberati, con specie autoctone miste ad essenze esotiche, lembi boscati e arbusteti cresciuti negli ultimi decenni su terreni un tempo coltivati. Dalla storica cancellata di ingresso al parco, adiacente al Grand Hotel, ha inizio un lungo e rettilineo viale, alberato con un doppio filare di liquidambar, che in autunno è davvero spettacolare per i toni caldi e accesi che assumono le chiome di questa pianta di origine
nordamericana. Il viale si conclude in un piazzale asfaltato, dove un tempo si affacciavano i due primi stabilimenti termali del complesso (oggi è visibile solo il rudere di quello ottocentesco). Lo slargo è definito da una bella balaustra, arricchita con fioriere ed elementi scultorei di varia foggia, e da grandi alberi di tiglio e sequoia sempreverde alternati a tassi mantenuti in forma obbligata; al centro spicca un’aiuola circolare di rose tappezzanti. Dal piazzale si accede alla zona termale vera e propria, ombreggiata da una copertura alberata diffusa e percorsa da una rete di vialetti spesso sottolineati da siepi formali di bosso, lauroceraso e cotognastro. Spiccano numerose strutture d’epoca legate all’uso termale dell’area, tra cui quattro grandi fontane, fulcro di questo settore del parco, intorno sono disposte belle aiuole fiorite con erbacee perenni, rose e gruppi arbustivi ornamentali tra cui abelia e forsizia, mentre adagiati sul prato stanno resti di antiche colonne e blocchi di pietra squadrata di probabile origine romana. La densa copertura alberata che contraddistingue questo settore del parco è composta soprattutto da sempreverdi, tra cui cedri, pini e abeti, 55
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Bertinoro, Parco delle Terme di Fratta 57
anche di dimensioni significative, e diverse piante di sequoia sempreverde riconoscibili dalle chiome svettanti. Tra le caducifoglie si riconoscono esemplari di ippocastano, sofora, platano, tiglio e varie specie di acero, molti dei quali risalenti all’epoca di realizzazione del parco; verso il corso del rio Salso compaiono anche giovani querce. Una nota particolare, che testimonia il carattere storico di questo settore del parco, è la ricca e sorprendente dotazione di arredi d’epoca, tra cui le belle sedute con elementi zoomorfi che richiamano il gusto eclettico ed esotico tipico dei primi del Novecento. Oltrepassando una passerella pedonale sul rio Salso si accede al settore adibito a parco attrezzato. Un viale in ghiaia risale con larghi tornanti la pendice densamente alberata con conifere sempreverdi e specie a foglia caduca; tra le prime si riconoscono pini, cedri, cipressi dell’Arizona, abeti rossi e imponenti esemplari di sequoia sempreverde (coevi a quelli del settore termale), mentre tra le caducifoglie figurano tigli, platani, frassini, bagolari, querce e aceri. Risalendo la pendice, l’area attrezzata lascia il posto a rimboschimenti con l’esotica robinia realizzati negli scorsi decenni e oggi inselvatichiti. Il patrimonio arboreo comprende alcuni esemplari significativi, concentrati soprattutto nel settore termale dell’area verde, il cui impianto è riconducibile all’epoca della sua
realizzazione. Da segnalare è, in particolare, il consistente numero di sequoie sempreverdi (una trentina circa), tra loro coetanee e con tronchi maestosi dalla caratteristica corteccia rossastra e fibrosa. Tra le sequoie presenti nel parco, alcune spiccano su tutte le altre, come la coppia di piante ( circa 250 cm di circonferenza che, quasi come due sentinelle, si innalzano a margine dello slargo asfaltato, dove termina il viale di liquidambar. Un altro esemplare si riconosce facilmente per la caratteristica biforcazione del fusto al colletto, che ha dato origine a due imponenti tronchi gemelli, paralleli e ravvicinati tra loro. Meritano una segnalazione un cedro dell’Atlante (oltre 3 metri di circonferenza) che cresce isolato al confine dell’area verde verso la strada, alla cui base è cresciuto un giovane albero di fico completamente ombreggiato dalla chioma argentata del sempreverde. Forse interessa Lungo la strada che da Forlimpopoli porta a Fratta Terme, in località Selbagnone, si trova la Villa Paolucci Merlini, splendido edificio settecentesco, di proprietà privata e in corso di restauro, che è contornato da un ampio parco ben visibile dalle strade limitrofe al cui interno vegetano degli esemplari di notevoli dimensioni, tra cui uno spettacolare cedro del Libano di circa 10 metri di circonferenza e un esemplare di Ginkgo biloba di quasi 5 metri.
CASTROCARO TERME - PARCO DELLE TERME Come arrivare Il Parco delle Terme, situato in pieno centro, ha un unico accesso in viale Marconi, al numero 15/16. Info utili L’area verde si trova all’interno
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del complesso delle Terme di Castrocaro (www.termedicastrocaro. it). Il parco, interamente recintato, è liberamente fruibile dal pubblico nei seguenti orari: ore 8-19 da lunedì a sabato, ore 10-19 la domenica.
L’ampio parco (circa 8 ettari), realizzato agli inizi del Novecento, è la naturale propaggine verde delle strutture termali. Ombrosi viali conducono alla scoperta di porzioni di giardino più costruito e formale oppure di lembi di vegetazione di aspetto seminaturale. Un po’ ovunque si incontrano grandi esemplari arborei di specie sia autoctone sia spiccatamente ornamentali come cedro del Libano, sequoia sempreverde, abete del Caucaso e abete di Spagna (un “percorso didattico” riportato su una bacheca all’ingresso del parco, e scaricabile anche dal sito delle Terme, segnala ai visitatori le piante di maggiore interesse). Il parco si compone di varie porzioni di verde la cui fisionomia è legata alle funzioni che esse rivestono nel disegno complessivo dell’area. Aiuole ornamentali, di differente forma, sono delimitate dai vialetti che conducono alle strutture termali. I prati rasi delle aiuole, lievemente rilevate, sono ravvivati da composizioni di fioriture annuali, bordure di rose ed esemplari di tasso potati in forma obbligata; su di essi si stagliano grandi esemplari arborei sempreverdi (lecci, pini e cedri imponenti), mentre statue, grandi vasi di terracotta, panchine e un’aiuola con orologio e data, arredano vari angoli di questo settore. Un vialetto fiancheggiato da filari di lagerstroemia e bordure di rose conduce invece al singolare Padiglione delle Feste, ricco di decorazioni anche nelle parti esterne. Questa parte del giardino presenta zone prative più ampie, alberate con alti esemplari sempreverdi, in prevalenza cedri del Libano, dell’Himalaya e dell’Atlante, insieme a lecci, tassi, abeti bianchi, pini neri, libocedri, e da un filare di tigli. Il settore più ampio e ombroso del parco, presenta molti scorci suggestivi, viali prospettici con filari di pini domestici e platani, radure prative arredate con isolati gazebo, labirinti e tunnel verdi realizzati con arbusti e alberi appositamente modellati (laurotino, ligustro, sanguinello, orniello, carpino bianco, bagolaro, acero campestre), singolari formazioni di tiglio allevate
a portamento policormico, gruppi arborei dalle differenti tonalità di colore (abeti e tassi dallo scuro fogliame verde intenso, mirabolani rossi), grandi esemplari isolati e boschetti misti con sottobosco naturale di viole e altre specie nemorali. Molte sono le grandi alberature che impreziosiscono il parco, in parte corredate da appositi cartellini identificativi e comprese nel “percorso didattico”. Si segnalano soprattutto i grandi cedri che raggiungono anche 380 cm di circonferenza; mentre sul retro del Padiglione delle Feste cresce uno dei lecci più sviluppati; sono presenti anche notevoli farnie di 380 cm di circonferenza. Si segnalano un gruppo di cinque esemplari di abete di Spagna dal bel portamento conico e il viale di tigli policormici che rappresenta un elemento di rilievo paesaggistico. Gli esemplari più sviluppati mostrano 5-6 e in qualche caso anche un numero maggiore di fusti, che partono da grandi ceppaie per poi salire eretti a formare chiome allargate e in parte fuse tra loro. A margine della piscina svetta un’alta sequoia, in condizioni vegetative precarie, con due solidi tronchi che partono da una base comune di tre metri di circonferenza. Di poco inferiore è, infine, il massiccio fusto che sostiene l’ampia chioma ben ramificata della roverella che campeggia nei pressi del Tempietto delle Acque. Forse interessa Su un affioramento roccioso nella parte più rilevata dell’abitato si staglia la medievale Fortezza di Castrocaro. Caduta in abbandono nel XVII secolo, in seguito alla costruzione di Terra del Sole, la fortezza, inutilizzata per tre secoli è stata acquistata dal Comune di Castrocaro, è oggi sede di un museo storico e di un’enoteca e teatro di eventi culturali (www. proloco-castrocaro.it). Subito a lato del Parco delle Terme si sviluppa il Parco Fluviale del Fiume Montone, con un itinerario che accompagna per alcuni chilometri la sponda del corso d’acqua segnata da fasce di vegetazione tipica con pioppi 59
e salici. Il percorso è parte di un più ampio tracciato ciclopedonale, in corso di completamento, che in futuro collegherà Forlì a Castrocaro Terme. A un chilometro di distanza da Castrocaro, infine, in direzione di Forlì, si incontra Terra del Sole, la “città ideale” voluta da Cosimo I Medici nel 1546 per farne la nuova
capitale della Romagna Toscana. Progettata secondo i canoni del Rinascimento, la cittadella conserva l’originale assetto, la chiesa e i monumentali edifici amministrativi, oltre ai possenti bastioni di cinta (uno dei quali oggi circonda uno spazio verde pubblico).
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RIMINI – PARCO FEDERICO FELLINI Come arrivare Il parco, situato sul lungomare nel cuore della vecchia “Marina” (la parte costiera della città), si congiunge al centro storico attraverso il viale Principe Amedeo, alberato da ippocastani, che inizia con il sottopasso della ferrovia e arriva
Il parco si sviluppa a due passi dalla spiaggia, ed è suddiviso in grandi porzioni dalle ampie strade pedonali che lo attraversano. Una delle aree verdi che compongono il disegno del parco, in realtà, è il Grand Hotel, reso famoso dal grande regista Federico Fellini, nativo di Rimini, nel suo celeberrimo Amarcord. Il parco venne ricavato nel secondo dopoguerra dalla trasformazione dei giardini del grandioso stabilimento balneare Kursaal (in tedesco “sala di cure”). Tutta la zona subì profondi cambiamenti e le numerose trasformazioni successive rendono oggi difficile riconoscere il sofisticato progetto “botanico” e la distribuzione delle aiuole che era stata immaginata da Porcinai, l’architetto paesaggista fiorentino che aveva già curato il ripristino del parco di Villa des Vergers (sempre nei pressi di Rimini). In generale si nota una prevalenza di pini domestici e la presenza di querce tra gli alberi ad alto fusto. Ogni porzione di cui è composta l’area verde è ampiamente ombreggiata da grandi alberi, per lo più sempreverdi, con prevalenza di pini domestici e lecci. La copertura pressoché totale dovuta alle chiome dei sempreverdi fa sì che i prati spesso stentino ad attecchire. Le specie arboree impiegate nel giardino non sono molte; prevalgono nettamente i pini, per lo più coetanei, con alcuni esemplari che superano i due metri di circonferenza. Rilevante è la presenza dei tigli, soprattutto per le discrete
proprio di fronte alla Fontana dei quattro cavalli, sul Parco Fellini, su cui si erge il Grand Hotel di Rimini. Info utili Il parco, che si apre sulle vie circostanti, non è recintato e sempre accessibile.
dimensioni raggiunte dalla maggioranza degli esemplari (circonferenze di 250-280 cm). Numerose sono anche le querce, tra le quali emergono i sempreverdi lecci, in generale non troppo vecchi, tranne un esemplare presente al limite dell’area verde, che spicca per il portamento espanso, con due grosse branche che partono a un metro da terra, con una circonferenza, prima della biforcazione, di 370 cm. Si può supporre con una certa sicurezza che tutti gli esemplari di maggiori dimensioni, tra cui il grande leccio e i tigli, facessero parte dei romantici giardini del Kursaal, che dalla seconda metà dell’Ottocento erano già assai ricchi di vegetazione. Forse interessa Si segnala la presenza in piazza Ferrari, della cosiddetta “Domus del chirurgo”, che deve il suo nome all’importante corredo chirurgico rinvenuto, in un’abitazione romana della seconda metà del II secolo scoperta nel 1989. Nella piccola piazza, tra la ricca alberatura composta da lecci, giovani cedri e un filare di kaki, spiccano un platano dal bel portamento, un grande cedro del Libano e un bel leccio vicino alla “Domus del chirurgo”. Vicino è il Museo della Città (www. museicomunalirimini.it) che ha al suo interno un interessante giardinoLapidario. A poca distanza si trova piazza Malatesta, dove si affaccia Castel Sismondo, la rocca voluta da Sigismondo Malatesta verso la metà del ’400, che è oggi sede di importanti mostre. Nella piazza risaltano diversi 61
annosi platani: l’esemplare che si erge in fondo a via Poletti, in particolare, ha un tronco con una circonferenza
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che supera i quattro metri e una bella chioma espansa.
Rimini, Parco Federico Fellini
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RIMINI - PARCO GIOVANNI PAOLO II E ALTRE AREE VERDI LUNGO L’AUSA Come arrivare Il parco, intitolato a papa Giovanni Paolo II ma ancora conosciuto con varie denominazioni usate in precedenza (Parco della Cava, Parco del Lago, Parco Ausa, Parco V° Peep), si estende nella prima periferia di Rimini, a fianco del nuovo Palacongressi. Vi si accede dalle vie della Fiera, Abruzzo ed Euterpe, dove si trovano alcuni ampi parcheggi. Una piacevole alternativa è la pista ciclabile che a partire dal lungomare,
Il parco (14 ettari) è la estesa propaggine meridionale di un unico sistema di spazi verdi pubblici, che comprende anche i parchi Renzi, Callas, Cervi, Bondi e Fabbri, avviato negli anni Settanta del secolo scorso e completato nei decenni successivi lungo il vecchio tracciato del torrente Ausa. Circonda un ampio specchio d’acqua artificiale, noto come lago Mariotti, realizzato su terreni in precedenza occupati da una cava di argilla. L’aspetto dell’area verde è decisamente scenografico, grazie all’armonioso insieme formato dallo specchio d’acqua e da spazi aperti, quinte di verde e macchie boschive; l’accostamento cromatico di specie arboree e arbustive sia sempreverdi che caducifoglie, con esemplari già ben sviluppati, lo rendono particolarmente suggestivo in primavera e autunno. Un percorso, ciclabile ma anche pedonale, entra dapprima nel parco intitolato a madre Elisabetta Renzi (1786-1859), fondatrice delle Maestre Pie della Vergine Addolorata, una fascia verde con un’ampia varietà di specie arboree e arbustive che ombreggiano giochi per bambini e aree per la sosta (pini domestici, lecci, platani, aceri americani, aceri saccarini, tuie, palme, mirabolani rossi, bagolari, tigli, tamerici e altre specie). Superato un sottopasso, si accede al Parco Maria Callas, dedicato alla celebre soprano, che si sviluppa a lato dello scalo ferroviario; al suo 64
a lato di viale Medaglie d’Oro (di fronte a piazzale Kennedy), si sviluppa per due chilometri e mezzo lungo il vecchio corso del torrente Ausa, attraversando la gradevole sequenza di aree verdi prima di raggiungere l’estremità settentrionale del parco. Info utili Il parco, non recintato, è accessibile da molti punti.
interno spiccano alcuni bagolari di discrete dimensioni e un filare di vecchie tamerici dai fusti contorti, oltre a robinie, aceri ricci, pini, lecci, betulle e alberi di Giuda. Attraversata via Roma, si prosegue nel Parco Alcide Cervi, intitolato al padre dei sette fratelli uccisi dai fascisti a Reggio Emilia alla fine del 1943, che si allunga accanto a un tratto delle antiche mura della città storica (a breve distanza, lungo via Roma, si trovano anche i resti dell’Anfiteatro romano). A ridosso delle mura risalta un grande bagolaro (cirocnferenza 210 cm) e più avanti compaiono pini domestici (il maggiore con circonferenza di 188 cm), cipressi e tamerici, mentre ai lati del vialetto ciclo-pedonale si succedono un gruppo scultoreo dedicato alla resistenza partigiana e ai caduti della città (opera del riminese Elio Morri), filari di tigli, gruppi di cipressi, aree giochi per bambini e una moderna fontana. L’area verde è arricchita in molti punti da macchie arbustive di rose appartenenti a diverse varietà, osmanto, ligustro, calicanto, oleandro, Cornus florida e altre specie ornamentali. Poco oltre si raggiunge l’arco di Augusto e tramite un primo sottopasso si accede al Parco Olga Bondi, una diciannovenne riminese uccisa per sbaglio dai fascisti nel 1922, per raggiungere poi, dopo un successivo sottopasso, il più ampio Parco Fabbri, che si estende nella
zona dove un tempo si trovavano la storica fornace e alcuni edifici rurali. Nell’area verde, insieme a gruppi di carpini bianchi, frassini, robinie, aceri americani, tamerici e altre specie, spiccano alcuni grandi pioppi ibridi legati ai vecchi poderi; il maggiore (circonferenza 360 cm), con quattro grosse branche che si dipartono da una base comune e una chioma imponente, vegeta a fianco del centro sociale anziani “Ausa”, ospitato in una casa colonica ristrutturata. Nei pressi si notano vecchi esemplari di fico e ciliegio, mentre vicino a un’area giochi per bambini cresce un bell’ippocastano isolato. In alcuni angoli del parco risaltano gruppi di olivagno (Elaeagnus angustifolia), con piante ben sviluppate che in autunno si caricano di frutti giallastri simili a olive. Oltre il Parco Fabbri il percorso ciclabile raggiunge “I Poderi della Ghirlandetta”, una nuova area verde realizzata nel 2011, che ha recuperato una denominazione storica risalente all’epoca dei Malatesta. Il parco, disegnato dall’architetto paesaggista Andreas Otto Kipar, si estende intorno al moderno ponte di via della Fiera, costruito sul luogo di un antico ponte, e comprende un laghetto artificiale che intende ricordare la passata presenza del torrente Ausa; verso monte è articolato su più livelli tra loro collegati. Sulle sponde dello specchio d’acqua, popolato da piante e uccelli acquatici, sono stati impiantati pioppi, salici piangenti, farnie, pini, alberi di Giuda, oltre a siepi e macchie di arbusti ornamentali. Un lungo filare di pioppi cipressini caratterizzano la sponda nord dell’ampio avvallamento occupato dal lago Mariotti e segnano l’ingresso al Parco Giovanni Paolo II. La sponda nord-orientale, più scoscesa, è rivestita da macchie di canne, mentre sulle altre rive vegetano gruppi di salici bianchi, salici piangenti, salici contorti e cipressi calvi. La viabilità interna del parco si sviluppa tutta intorno al lago e sul lato occidentale scende verso la riva, frequentata da anatre, cigni e altri uccelli acquatici. Nel settore orientale si incontrano gruppi di farnie e roveri e, all’interno di un’area recintata, è allestito il Fruttario, una
raccolta didattica di alberi da frutto, a disposizione delle scuole cittadine per imparare a riconoscere peschi, susini, peri, meli e altri fruttiferi. A sud del lago il parco si allarga e compaiono spazi prativi più ampi, filari di grandi pini domestici, viali di lecci, filari di tigli e mirabolani rossi che affiancano i vialetti interni e le stazioni del percorso vita; il corredo verde comprende anche gruppi di ippocastani, cedri dell’Atlante e dell’Himalaya, magnolie e tamerici, esemplari a portamento arboreo di ligustro e olivagno e macchie sempreverdi di lauroceraso, laurotino e pittosporo. In un prato pianeggiante risalta un doppio semicerchio formato da filari di pini domestici e giovani cipressi alternati, mentre qua e là si incontrano esemplari isolati di catalpa, abete di Spagna pino domestico e pino d’Aleppo. Nel parco non sono presenti esemplari di dimensioni davvero notevoli, che emergano in maniera particolare rispetto al resto della composizione arborea, ma molte sono le alberature già adulte e ben formate che si incontrano. Tra gli esemplari arborei più vetusti figura una rovere, dall’ampia chioma, situata in bella posizione sopraelevata sul lago e altre querce più giovani. I cipressi calvi distribuiti lungo le rive, ben riconoscibili dalle caratteristiche radici affioranti, sono sicuramente tra le piante che più contribuiscono a caratterizzare il parco, soprattutto in autunno, quando il fogliame prima di cadere assume una intensa colorazione rosso arancio che contrasta con la vegetazione circostante; gli esemplari di maggiori dimensioni, alti una quindicina di metri e con tronchi di poco superiori ai 150 cm di circonferenza. I pini rappresentano le altre specie che maggiormente risaltano nel parco con esemplari di dimensioni significative. Forse interessa Al capo opposto di Rimini è presente l’area verde pubblica urbana di maggiore estensione, il Parco XXV aprile (23 ettari), realizzato nell’alveo abbandonato del fiume, che venne deviato più a nord negli anni ’70 del secolo scorso. Il parco, che si 65
sviluppa a partire dallo storico ponte di Tiberio, ha un aspetto abbastanza naturale ed è attraversato in posizione quasi centrale da una canaletta ai cui lati si estendono ampie zone prative con alberature sparse, in prevalenza salici bianchi e pioppi ibridi, bianchi,
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grigi e cipressini, con qualche ontano nero e olmo campestre; nella porzione piĂš lontana dal fiume si estende un settore con alberature piĂš fitte, nel quale compaiono varie latifoglie (tiglio, robinia, platano, acero americano, orniello, ailanto, noce,
pioppo cipressino, carpino bianco, ecc.) e qualche sempreverde (cipresso dell’Arizona, cedro dell’Atlante, pino domestico. Gli esemplari arborei più significativi dell’odierno parco sono legati all’ambiente fluviale preesistente, come vecchi esemplari di
salice bianco, spesso cavi e senescenti, e grandi pioppi ibridi, anch’essi in stato precario. Sono presenti oltre 200 esemplari di salici e altrettanti di pioppi, alcuni superano i tre e anche 4 metri di circonferenza.
Rimini, Parco Giovanni Paolo II 67
RICCIONE - PARCO GIOVANNI PAOLO II Come arrivare Il piccolo parco è situato lungo viale delle Magnolie, all’angolo con viale Ceccarini, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Riccione. Nelle adiacenze si trova un piccolo parcheggio. Info utili L’area verde si compone di una parte aperta e di un settore recintato. Alla
zona aperta si può accedere sia da viale delle Magnolie che da viale Ceccarini. L’ingresso principale alla porzione recintata si trova a margine del parcheggio, collegato al piazzale della stazione. Villa Lodi Fè ospita gli uffici di Riccione Teatro (www.riccioneteatro.it) ed è anche sede della segreteria del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi. (www.premioilariaalpi.it)
Il piccolo parco riunisce gli spazi verdi di Villa Lodi Fè, un villino per vacanze dei primi del Novecento a forma di chalet, e di altre residenze confinanti e conserva parte delle grandi alberature, in prevalenza sempreverdi, che crescevano nei rispettivi giardini ornamentali. Nell’area verde (1,2 ettari) si sviluppano vialetti sinuosi, in parte legati al disegno del precedente giardino privato, ombreggiati da gruppi di alti pini domestici; sono presenti anche tassi, tigli e macchie di nocciolo e bambù, mentre a ridosso di viale Ceccarini, si notano alcuni alberi da frutto in filare (un mirabolano, un ciliegio, tre kaki). In questo settore è collocata una grande statua in bronzo raffigurante papa Giovanni Paolo II, opera della scultrice Elena Ortica. L’ingresso principale all’area recintata si trova a margine del parcheggio, dove sopravvive un vecchio cipresso, e serve gli uffici che hanno sede nella villa, che si intravede poco più in alto seminascosta dalle chiome di pini, tigli, tassi, magnolie e querce. Il vialetto che sale alla villa è fiancheggiato verso il confine da un vecchio gelso molto alto e da grandi roveri sotto le quali vegetano macchie di acanto, aro e giaggiolo puzzolente, ben riconoscibile in autunno dai vistosi semi di colore arancio; a fianco della villa risalta un filare di cinque vecchi tassi. Sul retro dell’edificio è presente un piccolo prato in cui si trova un gazebo e un pozzo ombreggiato dai rami di un kaki. Ai margini del pianoro una quinta mista
con alloro, ligustro e altre specie sempreverdi segue il confine dell’area comunale fondendosi con il verde dei giardini privati confinanti, dai quali emergono le chiome di un’imponente rovere, di un grande platano, di alcuni alti pini e ippocastani e di altre grandi alberature. Un gruppo misto formato da vecchi tigli, tassi e un cedro occupa il primo tratto di pendio sotto alla villa, mentre nei pressi di una fontanella si trovano macchie di nocciolo, alloro e bambù, alberelli di ligustro, un breve filare di catalpe vecchie e giovani, alcune palme , un leccio e altre specie ornamentali. Sparsi nei prati e a ridosso della recinzione spiccano le alte chiome di alcuni pini domestici e d’Aleppo, mentre nella parte più rilevata altri due grandi pini domestici sovrastano arbusti di pittosforo, un gruppetto di lagerstroemie e un’alta e folta macchia di bambù. Le piante appartenenti al vecchio giardino della villa, che hanno ormai raggiunto il secolo d’età, sono ovviamente gli esemplari di maggiore rilievo del parco, tra i quali figurano in primo luogo i tassi, una specie che per l’accrescimento molto lento non sempre lascia percepire a prima vista la reale età. I tassi in filare a lato della villa, tuttavia, ne eguagliano quasi l’altezza, mettendo in mostra il tipico portamento policormico. L’esemplare più sviluppato si trova sul pendio sotto alla villa, ha cinque fusti saldati in un’unica base (circonferenza 280 cm) con una chioma ampia e ben
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distribuita. Sicuramente di maggiore effetto per la notevole altezza e le caratteristiche chiome e cortecce, sono tuttavia i pini presenti in vari settori del parco, sia quelli domestici, sia quelli d’Aleppo. Interessanti sono anche le specie sempreverdi mediterranee rimaste qua e là nel parco, utilizzate in prevalenza per formare macchie formali o siepi, ma che lasciate libere di svilupparsi hanno oggi assunto un portamento ad alberello e dimensioni in qualche caso significative; sicuramente degno di nota è, ad esempio, il bell’esemplare di ilatro comune, dal suggestivo tronco contorto e cavo (circonferenza 150 cm) che cresce a ridosso del confine sul fianco settentrionale della villa. Appena fuori dal confine del parco, non si può non segnalare l’imponente quercia, ben visibile nel giardino della confinante Villa Pullè (a sud di Villa Lodi Fè), un esemplare secolare dalla bellissima chioma espansa, che sovrasta un’ala dell’edificio e domina tutta l’area circostante. Forse interessa A partire dal parco è possibile compiere una piacevole passeggiata, a piedi o in bicicletta, che tocca alcune altre interessanti aree verdi pubbliche e consente di apprezzare quel carattere di “città giardino” che tuttora contraddistingue Riccione. Proseguendo per viale Ceccarini si
incontra, l’Arboreto Cicchetti; un vecchio vivaio della nota famiglia, che per molti decenni ha prodotto e rifornito di piante tutti i giardini e i viali cittadini. Terminata l’attività commerciale, lo sviluppo naturale delle piante rimaste nel vivaio ha dato vita a una folta e originale macchia boschiva in pieno centro cittadino, formata da filari e gruppi omogenei di specie ornamentali (platano, acero riccio, pino domestico, tasso, ecc.) e da un intricato sottobosco con sanguinello e molte altre specie spontanee. Insieme a singolari macchie di bosso delle Baleari o di abete del Caucaso e a piante dalla chioma stretta e molto sviluppata in altezza a causa degli impianti molto ravvicinati, si incontrano, nei pressi delle vecchie serre e di altre strutture di servizio, anche grandi pini domestici, che facevano probabilmente parte dell’arredo stabile del vivaio. Nell’area, ora pubblica, è stato ricavato un planetario dotato di cupola semisferica. Si segnala anche il Parco della Resistenza, l’area verde comunale di maggiore estensione (11 ettari); realizzato a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso con alberature già ben sviluppate ma non di grandi dimensioni. Spiccano alcune piante residue del passato rurale, qualche vecchio olmo e un paio di querce.
Riccione, Parco Giovanni Paolo II 69
INDICE FERRARA p. 3 Cimitero Ebraico Giardino della Palazzina Marfisa d’Este Giardino di Palazzo Costabili detto “di Ludovico il Moro” Giardino di Palazzo Schifanoia Mura di Ferrara - Baluardo della Montagna (aree verdi) Parco Massari Parco Pareschi BONDENO Parco dell’Ospedale Fratelli Borselli RAVENNA p. 19 Basilica di San Vitale, Mausoleo di Galla Placidia e Museo Nazionale (aree verdi) Giardini Pubblici Giardino della Rocca Brancaleone Giardino della Tomba di Dante e Giardino Rinaldo da Concorezzo CASOLA VALSENIO Il Cardello RIOLO TERME Parco delle Terme FORLÌ p. 32 Cimitero degli Indiani e Cimitero monumentale Giardino della Rocca di Ravaldino Parco dell’Ospedale “Morgagni - Pierantoni” Parco della Resistenza Parco di Villa Saffi a Varano CESENA p. 44 Giardino Pubblico Parco della Rimembranza e Rocca Malatestiana Parco di Villa Silvia-Carducci BERTINORO Parco delle Terme di Fratta CASTROCARO TERME Parco delle Terme RIMINI p. 59 Parco Federico Fellini Parco Giovanni Paolo II e altre aree verdi lungo l’Ausa RICCIONE Parco Giovanni Paolo II
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“Le radici affondate nel suolo, i rami che proteggono i giochi degli scoiattoli, i rivi e il cinguettìo degli uccelli; l’ombra per gli animali e per gli uomini; il capo in pieno cielo. Conosci un modo di vivere più saggio e foriero di buone azioni?” Marguerite Yourcenar, Scritto in un giardino
ISBN 9788897281382