Museo renato brozzi estetica della tavola l'apparato decorativo che accompagna il cibo

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MUSEO RENATO BROZZI Estetica della tavola L’apparato decorativo che accompagna il cibo 1


La tavola imbandita. Storia estetica della cucina, di Gualtiero Marchesi (2001) ha, più di altri, posto l’attenzione alla storia estetica della cucina e all’evoluzione del gusto nell’allestimento della tavola, mettendone in luce le implicazioni culturali e le influenze artistiche. L’apparato decorativo e scenografico che accompagna il cibo ha trasformato un’esigenza quotidiana di sopravvivenza in una pratica sociale con forte valenza estetica. Fin dalla medievale spettacolarizzazione delle vivande, la dimensione estetica della tavola, cioè l’idea della cucina come presentazione e rappresentazione, ha inoltre raccontato modi e stili della convivialità. Dai banchetti rinascimentali ai trionfi della cucina ottocentesca e fino al lancio della cucina internazionale e della nouvelle cuisine, il “mangiar con gli occhi”, ovvero la pratica dell’imbandigione, ha costantemente perfezionato tecniche e accorgimenti per la decorazione e la disposizione dei cibi in tavola. L’estetica del piatto, inteso come manufatto artistico, nei tempi più recenti ha in parte ceduto il passo a una estetica del cibo ‘nel piatto’. Il tradizionale atto di apparecchiare la tavola è diventato un progetto di costruzione della tavola e, a seguire, di composizione del piatto stesso, dagli accordi cromatici ai cromatismi gustativi; e il design moderno delle suppellettili è andato via via interpretando o anticipando i modi di questo approccio innovativo, sempre più allestimento di un intrattenimento globale che interessa i sensi, lo spazio, il menu, il bello della tavola e del piatto, i commensali. Renato Brozzi, scultore, argentiere, orafo, animaliere, nato cesellatore lavorando giovanissimo in una fonderia di bronzi, alternò gli studi con lavori per vari antiquari di Parma che fecero passare le lastre d’argento da lui incise come opere del Rinascimento: famoso, a questo proposito, il piatto da lui creato e venduto nel 1905 ad acquirenti londinesi come opera del Cellini.

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La sua produzione annovera numerosi raffinatissimi piatti e arredi da tavola: oltre al servizio in argento tutto giocato sul tema del sacro cordiglio francescano per Gabriele d’Annunzio, e al servizio da tavola comprensivo di posate creato per Casa Savoia, molteplici sono i piatti, specie per famiglie romane che, negli anni di residenza dell’artista a Villa Strohl Fern - come recentemente raccontato da uno studioso parmense - volentieri si disfacevano di ‘vecchia’ argenteria a favore di nuove fusioni intagliate con motivi animalistici che l’artista declinava utilizzando il nobile metallo. L’Istituto per i Beni Culturali ha promosso, coordinato e gestito a partire dal 1990 una importante campagna di catalogazione e in seguito di riproduzione in digitale delle collezioni di grafica della nostra Regione. Tutto il corpus di disegni di Renato Brozzi è stato catalogato (e in parte esposto nel Museo a lui dedicato dal Comune di Traversetolo). Il catalogo IMAGO ha recentemente arricchito le descrizioni bibliografiche mettendo online circa 10.000 riproduzioni digitali (8500 disegni, 400 fotografie, un centinaio di lettere di d’Annunzio) restituendo alla conoscenza la gran parte della donazione che nel 1962 l’artista, in segno di riconoscenza per la borsa di studio che lo portò a Roma, fece al paese natio. I manufatti di Renato Brozzi, piatti, posate, centrotavola, oggetti preziosi e ricercati, analizzati sugli innumerevoli disegni preparatori, celebrano l’arte della tavola e si prestano a una riflessione sui canoni estetici che accompagnano la sua trasformazione. Al contempo invitano a testare le potenzialità della ricerca nel Catalogo, o meglio a esplorare i ‘non’ confini del Catalogo. Sì, non bisogna rinunciare alla ricchezza informativa e alla forza seduttrice dei temi che emergono dalle nostre Banche Dati, un distillato di conoscenza raggiunto in decenni di paziente e rigoroso lavoro su straordinari patrimoni.

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Non solo lo studioso, anche il fruitore meno esperto può, attraverso la ricerca con lemmi semplici quali piatto, cucchiaio, tavola, pranzo, banchetto, etc., facilmente estendibili a più larghe maglie, con incursioni nel vocabolario prossimo al cibo e le sue ‘figure’, inanellando una catena che può comprendere cucina, gastronomia, cuoco, etc., promuovere (o forse ‘apparecchiare’) un suggestivo racconto capace di allargare il campo della ricerca, anche visiva. Come in un immenso domino che attraversa epoche, stili e geografie, si è travolti da una irrorazione di legami e rimandi, anche non convenzionali, che mostrano vicinanze e differenze; a noi il compito di sondare limiti e possibilità della comparazione, di mettere a fuoco quello spazio mediano in cui gli oggetti studiati entrano in dialogo, creando uno spazio di ibridazione, di contatto, di scambio, di dubbi e ipotesi. Come i piatti sono oggi rinnovati, destrutturati, ricostruiti, preparati con materie prime eccellenti e poi composti nel piatto seguendo le suggestioni più varie, dall’arte alla musica, tenendo a mente la memoria dei sapori, anche il Catalogo dà sale alla ricerca, orienta a ricostruire, interpretare, rivitalizzare temi, seguendo il filo cronologico o le assonanze tematiche e visive, in un democratico intercalare di prototipi alti e iconografia popolare. Saperi e ‘sapori’, discordanti o convergenti, ossimori e armonie. Roberta Cristofori (IBC)

A seguire, suggestioni dal Catalogo: disegni, stampe, fotografie 5


Primo pensiero e disegno preparatorio per il Piatto con campanule nella tesa e due libellule intrappolate in una ragnatela nel fondo, realizzato da Renato Brozzi nel 1905 in argento sbalzato per l’Esposizione Artistica di Parma (diploma d’onore all’Esposizione di Milano nel 1906) 7


La tradizione parmense: disegni di piatti farnesiani progettati nel 1639 per Odoardo Farnese (Š Biblioteca Palatina, Parma)

Motivi animalistici nei piatti di Renato Brozzi: cinghiali in corsa, puma che azzannano fagiani, femmine di pavone, gazzelle, cervi e cerbiatti

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Motivi animalier in centrotavola e brocche, da Ennemond Alexandre Petitot a Renato Brozzi

Fotografie di piatti e centrotavola realizzati in metallo e argento sbalzato dai disegni di Renato Brozzi

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Rassegna di posate: dai coltelli con manico intagliato di Francesco Salviati al servizio da tavola con lo stemma di Casa Savoia di Renato Brozzi 12

Augusto Majani illustra L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa di Olindo Guerrini 13


Il Sei-Settecento: trionfi da tavola e banchetti 14

L’Ottocento: I mangiatori di patate di Vincent van Gogh e Un souper a la maison d’or, per la serie “Nuits de Paris” (Gavarni d’après Le Bal) 15


La tavola e le sue declinazioni nei secoli (Anonimo del Cinquecento, Giuseppe Maria Mitellli, Umberto Tirelli, Giovannino Guareschi, Gaetano Mariani, Walter Molino) 16

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La tavola agli esordi della modernitĂ : cartoline, figurine, proverbi figurati e illustrazioni nella pubblicitĂ e nella stampa popolare

Artisti a tavola: Giuseppe Verdi al Caffè Cova di Milano e con amici a Montecatini Terme; Giovannino Guareschi a tavola con Alessandro Minardi e in posa nel suo ristorante a Le Roncole.

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Artisti a tavola: Gabriele d’Annunzio in Abruzzo e al fronte; l’incontro con Carducci visto da Nasica

La Cheli, grande tartaruga in bronzo opera di Renato Brozzi, ricavata dal carapace di una vera tartaruga donata a d’Annunzio dalla Marchesa Luisa Casati, morta nei giardini del Vittoriale per indigestione di tuberose

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La tavola imbandita Concorso fotografico

La Sala della Cheli al Vittoriale dominata dalla grande tartaruga in bronzo opera di Renato Brozzi 22

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Le tavole del nostro passato (dagli archivi fotografici della regione: Fototeca IBC, Centro Etnografico di Carpi, Biblioteca di S. Sofia)

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Stamperia d’arte Le Magnifiche Editrici (Bologna) Proposte di stampe originali su carta tirate da torchio calcografico, create a partire dalle sollecitazioni delle opere di Renato Brozzi, curiose reinvenzioni di oggetti del vivere quotidiano, destinate a una tavola odierna, non convenzionale, raffinata e al contempo ironica.

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IBC 2018

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“Carissimo Renato, ti farò sorridere. Io sono un cupidissimo amatore del parmense culatello (con una T o con due?). Esausto dalla malinconia operosa, dianzi sentivo i morsi della fame; e anche mi sentivo la struttura delle costole travagliata come il più fiero de’ tuoi pezzi d’argento, e pativo nella bocca dello stomaco il rostro d’una delle tue Aquile vendicatrici! Mentre gridavo non senza ferocia: “Subito, subito, subito tre fette di culat(t)ello!”, la donna appariva co’ tuoi pacchi preziosi. Il più grande aveva la forma conica della compatta cosa di fibra rossa e salata. O Fratelmo, l’allucinazione della fame m’ha strappato un grido di riconoscenza e di felicità. “Brozzi! Un culatello! E come ci ha pensato?”. Pongo le mani sul pacco e sento il becco eroico dell’Aquila… Ti confesso che, per un così bello e potente raggio di arte vera, ho dimenticato la delizia golosa. La donna di servizio, la Milia, potrà testimoniarti l’esattezza del mio racconto. Interrogala. Fin d’ora, ti son grato del profondo pasto che tu porti al mio spirito. Stupenda è l’Aquila d’argento (è mia); stupenda è quella del “più alto”; e il pulcino è tanto saporitamente trattato che, per mangiarmelo beato, attenderò che ci sia pollastro. Ti vedrò stasera. Ti abbraccio. Perdona al delirio del Famelico in bellezza”. Gabriele d’Annunzio 30 VI 1931 40


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