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Vidi il cielo J.A. Gagarin

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Il verbo partire

Il verbo partire

Vidi il cielo

Sulla lontana e cara Terra si riflettevano le ombre leggere delle nuvole. Poi vidi il cielo, e in me si risvegliò il figlio del colcosiano che ero, abituato nell’infanzia a vivere sotto “la grande cupola”. Il cielo era nero, pieno di stelle, come un campo arato di fresco; e le stesse, brillanti, ferme e pure, mi facevano pensare a chicchi di grano. Anche il sole aveva uno straordinario splendore e non si poteva guardarlo a occhio nudo, nemmeno socchiudendo appena le palpebre. Lo vedevo splendere con un’intensità decine e forse centinaia di volte maggiore che sulla Terra. Naturalmente, non guardavo soltanto il cielo, ma anche giù. La distesa delle acque appariva come una massa scura dai riflessi cangianti. Guardando verso l’orizzonte ero colpito dal violento contrasto tra la superficie chiara della terra e il nero assoluto del cielo. È bellissima, la Terra: la vedevo circondata da un’aureola azzurra, e facendo scorrere lo sguardo da essa al cielo passavo dall’azzurro al blu, dal blu al turchese, al violetto, fino ad incontrare la notte profonda.

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Jurij A. Gagarin, La via del cosmo. Sputnik, Lunik, Vostok: l’assalto sovietico al cielo, Pgreco

colcosiano: contadino.

• Sottolinea tutti gli aggettivi qualificativi e indica con una freccia il nome a cui si riferiscono. • Il cielo nero e pieno di stelle a cosa viene paragonato? E le stelle?

Riscrivi il confronto sul quaderno e rappresentala col disegno.

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