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Miriam Makeba F. Cavallo, E. Favilli

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Il verbo partire

Il verbo partire

Miriam Makeba

Un tempo gli abitanti del Sudafrica venivano trattati in modi molto diversi a seconda del colore della pelle.

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I bianchi e i neri non potevano trascorrere del tempo insieme e non potevano nemmeno innamorarsi e avere figli tra loro: era illegale.

Questo sistema crudele si chiamava “apartheid”.

Fu in questo mondo che nacque Miriam, una bambina che amava cantare. Ogni domenica, Miriam andava in chiesa con sua madre. Desiderava così ardentemente cantare nel coro che si intrufolava nel retro della chiesa ogni volta che c’erano le prove.

Quando Miriam crebbe, registrò più di cento canzoni con il suo gruppo femminile, le Skylarks.

Cantava della vita in Sudafrica: cosa le dava gioia, cosa la rendeva triste, cosa la faceva arrabbiare. Cantava della gioia di ballare e cantava dell’apartheid.

La gente amava le sue canzoni, soprattutto una, intitolata «Pata Pata», che era il suo più grande successo. Ma al governo non piaceva il messaggio anti-apartheid della musica di Miriam. Voleva mettere a tacere la sua voce di protesta. E quando Miriam lasciò il Paese per andare in tour, le tolsero il passaporto e non le permisero di tornare.

Miriam cantò in tutto il mondo e divenne un simbolo della fiera battaglia africana per la libertà e la giustizia. La gente cominciò a chiamarla “Mama Africa”.

Passarono trentun anni e alla fine le permisero di tornare a casa. Poco tempo dopo, l’apartheid fu finalmente sconfitto.

Francesca Cavallo, Elena Favilli, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori

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