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Il cannocchiale di Galileo C. Rando

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Il verbo partire

Il verbo partire

Il cannocchiale di Galileo

Passiamo ora al cannocchiale, che mi ha permesso di arrivare a straordinarie scoperte astronomiche. L’idea di costruirne uno per osservare e studiare più da vicino i pianeti e le stelle mi venne quando, nel 1609, seppi che in Olanda già da tempo circolavano dei semplici e rudimentali tubi muniti di lenti capaci di ingrandire di due o tre volte gli oggetti lontani.

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La notizia mi affascinò a tal punto che mi misi subito al lavoro per perfezionarlo e in poco tempo riuscii a potenziare la capacità d’ingrandimento delle lenti fino a venti o trenta volte. Con il mio nuovo cannocchiale o telescopio fui in grado di scrutare gli astri con occhi diversi, e il cielo mi svelò così sorprendenti

novità, che mi consentirono di confermare le rivoluzionarie teorie di Niccolò Copernico: la Terra non è immobile al centro dell’Universo, ma ruota su se stessa e orbita intorno al Sole. Scoprii che esistono montagne e crateri sulla Luna, che nel cielo brillano miriadi di stelle, la maggior parte delle quali sono invisibili a occhio nudo e che la stessa Via Lattea «non è che un ammasso di innumerevoli stelle disseminate a mucchi». Osservai inoltre che Venere presenta fasi simili a quelle della Luna e che il movimento del pianeta avviene intorno al Sole. Scoprii anche i quattro maggiori satelliti di Giove e le macchie scure che rendono imperfetta la superficie solare e dal movimento di tali macchie intuii che il Sole ruota sul proprio asse.

Cinzia Rando, Galileo e la scienza del suo tempo, Touring Junior

• Da chi Galileo prese spunto per costruire il cannocchiale e perché? • Che risultati ottenne grazie alla sua invenzione? • Quali teorie si sentì di confermate? • Quante cose nuove riuscì a scoprire? Fai l’elenco senza dimenticare nulla.

II cannocchiale di Galileo è il risultato della combinazione di due lenti all’interno di un tubo, una piano-concava e l’altra pianoconvessa. Le lenti sono posizionate una in prossimità dell’occhio (oculare), l’altra all’estremità opposta del tubo (obiettivo). Questa combinazione di lenti permette di vedere un’immagine dritta, anche se il limite del cannocchiale galileiano è quello di avere un campo visivo molto ristretto. Negli anni che seguirono furono ideati altri modelli di telescopio, tra cui quello dell’astronomo Giovanni Keplero, nel 1611, dotato di due lenti convesse (anziché di una lente convessa combinata a una concava). La combinazione di queste lenti dà come risultato un’immagine rovesciata, ma ha il vantaggio di aumentare il campo visivo.

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