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Incontro con padre Gemelli E. Franceschini

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Il verbo partire

Il verbo partire

Incontro con padre Gemelli

Eravamo nel 1940.

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Da appena un anno io ero venuto all’Università Cattolica come professore di ruolo. Padre Gemelli mi aveva guardato, scrutato, annusato come fanno le massaie con i polli per vedere se sono vecchi.

«Mi pare possa andare bene» aveva concluso. E mi aveva nominato segretario del consiglio di amministrazione: che è composto, di solito, da uomini molto seri, che si radunano una volta al mese, perché l’Università vada bene.

Io ero giovane e pieno di energie.

Fu allora che conobbi veramente padre Gemelli, il Padre, come si diceva in segno di rispetto e di riverenza. O per abbreviare… Era un uomo poderoso nel suo ampio saio di frate; occhi che, quando ti guardavano, ti guardavano fino in fondo, mani grandissime; andatura irruente; aspetto imponente. Un colosso.

Quel giorno, dunque, entrò come una folata di vento impetuoso nella sala delle riunioni; mentre tutti eravamo ammutoliti. Disse in fretta il Padre Nostro, mangiandone via una parte, poi sedette: e cominciò a parlare.

Io ero il più giovane e dovevo fare il verbale: cioè il riassunto accurato di quello che ciascuno avrebbe detto. Ma invece di scrivere velocemente, con la faccia china sulla carta, mi guardavo intorno lentamente, disegnando di tanto in tanto, quasi inavvertitamente, delle oche, dei pesci, dei serpenti, con un solo tratto di penna.

Il Padre se ne accorse, si seccò, si interruppe e con voce foriera di tempesta mi disse seccamente:

«Tu non stai attento!».

Ezio Franceschini, La valle più bella del mondo, Vita e Pensiero

• Sottolinea nel brano le azioni che padre Gemelli compie e che ci aiutano a delineare il suo comportamento. • Ricerca nel brano la similitudine usata dall’autore per descrivere padre Gemelli.

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