1 minute read

Auda J. Verne

Next Article
Il verbo partire

Il verbo partire

Auda

La sua lucente capigliatura, regolarmente divisa in due parti, inquadra i contorni armoniosi delle sue gote delicate e bianche, splendenti di levigatezza e di freschezza. Le sue sopracciglia d’ebano hanno la forma e la potenza dell’arco di Kama, il dio dell’amore, e sotto le sue lunghe ciglia di seta, nella pupilla nera dei suoi grandi, limpidi occhi, navigano, come nei laghi sacri dell’Himalaya, i riflessi più puri della luce celeste. I suoi denti, fini, regolari e bianchi, risplendono tra le labbra aperte al sorriso come gocce di rugiada nel seno semichiuso di un fiore di melograno. Le sue piccole orecchie dalle curve simmetriche, le sue mani vermiglie, i suoi piedi minuscoli e teneri come i fiori del loto, brillano con lo splendore delle più belle perle di Ceylon, dei più bei diamanti di Golconda. La sua sottile e flessuosa vita, che una mano basta a cingere, rialza l’elegante curva dei fianchi torniti e la ricchezza del suo busto, dove la giovinezza in fiore sparge i suoi più perfetti tesori. Sotto le pieghe soffici della sua tunica, ella sembra essere stata modellata in argento puro, dalla mano divina di Vicvacarma, l’eterno statuario.

Advertisement

Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni, Bur

• Cerchia le parti del volto e del corpo citate. Riscrivile accompagnate dalle parole o espressioni che l’autore ha usato per descriverle.

This article is from: