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Pablo Picasso R. Grenci, D. Zanoni

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Il verbo partire

Il verbo partire

Pablo Picasso

Pablo Ruiz Picasso fu uno dei maestri della pittura del Novecento.

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Qual è lo scopo di un artista? Cos’è l’arte?

A queste domande non sappiamo dare risposta in modo semplice, ma possiamo dirvi che molti grandi artisti furono e sono dislessici. E per grandi artisti intendiamo proprio i più grandi. La grandezza di un artista la si può vedere da come riesce a comunicare le sue emozioni e da quanto queste emozioni vengono condivise dalla gente, da tutta la gente.

Nacque in Spagna. Suo padre era pittore, perciò Pablo era circondato da splendide immagini e dal meraviglioso odore dei colori a olio. Tentò di ricreare a scuola l’atmosfera di casa sua portandosi in classe i colombi che erano nello studio del padre, rifiutandosi di stare seduto tranquillo a leggere, scrivere e fare calcoli. La sua unica passione era la pittura; il pennello era diventato il prolungamento del suo braccio.

Il padre si rese conto presto delle capacità artistiche innate del figlio e del suo amore per il disegno.

Pablo era di salute malferma e i suoi continui problemi legati al rispetto delle regole scolastiche convinsero il padre a ritirarlo dalla scuola a dieci anni, dopo aver tentato anche con una scuola privata e un precettore a casa. Fu allora che decise di lasciarlo vagabondare per le strade della sua città, dove Pablo godeva nel vedere ciò che gli accadeva intorno, disegnando e dipingendo a suo piacere.

A otto anni aveva già dipinto la sua prima tela: un picador della corrida di Madrid.

A tredici anni organizzò la sua prima mostra di quadri. Il profitto alla scuola media era ancora insufficiente, ma intanto, agli esami di ammissione all’accademia d’arte, superò in un solo giorno esami che sarebbero dovuti durare un mese. Aveva imparato a usare la memoria visiva!

La fortuna di Pablo Picasso ragazzo fu l’opportunità di fare l’esperienza della vita di strada a Madrid. Egli stravolse tutte le regole del senso comune rappresentando una realtà che non è solo ciò che si vede, bensì tutto ciò che esiste. Non a caso i volti e i corpi da lui dipinti presentano più punti di vista ritratti contemporaneamente, quasi come se l’artista girasse intorno alle figure e legasse i diversi profili che di volta in volta intravedeva.

Pablo Picasso fu un rivoluzionario dell’arte. Creò un nuovo modo di guardare, capì che l’occhio è molto più importante di quanto si fosse pensato fino a quel momento (vi ricordate Leonardo da Vinci e Galileo?).

Lui dipingeva guardando oltre le figure che ritraeva, ed ecco che queste apparivano con tutti e due gli occhi da una sola parte della faccia e i colori diventavano innaturali. Si inventò un modo di scomporre le figure in pezzi elementari che richiamavano forme geometriche spigolose, e così creò il Cubismo.

Capì che “arte” non significava riproduzione del vero, ma ricostruzione di uno stato d’animo, di una sensazione, di un sentimento influenzato da tutto ciò che si ha intorno, influenzato dall’epoca e da tutte le trasformazioni della nostra vita.

Fu così che nacque l’arte moderna e che la pittura si staccò dalla riproduzione del vero. Così Picasso, personaggio dal pensiero inquieto, non smise di cercare nuovi modi per esprimersi e per ricercare la verità dell’espressione dell’essere umano.

Rossella Grenci, Daniele Zanoni, Storie di straordinaria dislessia. 15 dislessici famosi raccontati ai ragazzi, Erickson

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