Il cielo nel lager - anteprima

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A BronÄ—, un angelo incrociato sulla terra


Si ringraziano di cuore Nijolė Sadūnaitė Kristina Čiginskienė Darius Čiginskas Eglė Basytė Mariagrazia Falghera Tino Giardina Antonella Crostelli Paolo Boni Fabrizio Foschi

Giovanna Parravicini, Paola Ida Orlandi Il cielo nel lager. Nijolė Sadūnaitė La Casa di Matriona, Milano Itaca, Castel Bolognese www.itacaedizioni.it/il-cielo-nel-lager Prima edizione: novembre 2016 © 2016 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0511-6 Itaca srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie on line: www.itacalibri.it Grafica di copertina: Andrea Cimatti Illustrazione alle pp. 4-5: Anna Pagnini Finito di stampare nel mese di novembre 2016 da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC) In copertina: fotogramma del docufilm Il cielo nel lager di Riccardo Denaro.


Giovanna Parravicini · Paola Ida Orlandi

IL CIELO NEL LAGER NIJOLĖ SADŪNAITĖ

L A C A S A D I M AT RI O N A



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Premessa

Il docufilm e il libro che vi proponiamo sono nati dall’incontro – segnato da imprevisti sviluppi – con Nijolė Sadūnaitė, una donna intrepida, passata attraverso i lager sovietici. Il primo a venire alla luce è stato il filmato, che ha trascinato con sé il testo, mentre di solito il movimento è inverso. Innanzitutto il desiderio di conoscere meglio Nijolė ci ha spinti a rivederla. Abbiamo, dunque, deciso di fissare quel momento tramite un’intervista, girata nell’ottobre del 2014: la ripresa ci è sembrata la forma più efficace per restituire fedelmente la potenza della verità narrata dalla testimone, ma in particolare il calore del suo sguardo. La protagonista, fulcro indiscusso della pellicola, è stata affiancata da altre due figure, Julija e Matteo, inseriti in una cornice fiction. Si sono scelti due attori non professionisti per non attutire l’impatto realistico del docufilm, considerato anche che Julija, la giovane lituana che riveste il ruolo di interprete, abbandona la


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finzione scenica quando ricorda il nonno partigiano in un racconto autentico e personale. In Matteo, invece, il ragazzo italiano che conduce l’intervista, riconosciamo le nostre domande, le obiezioni comuni, esplicitate per suggerire che, nel dialogo, partire con lealtà da ciò che più ci urge favorisce l’ospitalità del diverso. Dopo l’incontro con Nijolė, Matteo non diventerà migliore, né risolverà il suo problema, perché il cambiamento non avviene meccanicamente nel clamore di gesti eclatanti: affiora dalla decisione di sollevare in alto gli occhi fissi a terra, sorgendo nel delicato albore di chi si apre a guardare la stessa cosa in un altro modo. Entra un altro, entra il cielo nel proprio carcere. Attraverso Matteo si può cogliere il nesso del passato con il presente e si percepisce che le parole dell’anziana donna sono universali, quindi utili a tutti, in particolare ai giovani di oggi. Dunque Nijolė Sadūnaitė è due volte testimone: in un breve spaccato ci permette di ripercorrere, grazie a “una” storia particolare, “la” storia del totalitarismo in Europa con l’efficacia di una rara testimonianza diretta che, in aggiunta, è preziosa dal punto di vista educativo. Infatti, per rinnovare sé e il mondo, non servono principi disincarnati dalla realtà, bensì fatti concreti e persone compiute umanamente, che non sono sopravvissute, ma sono vissute liete fin negli angoli oscuri della terra: «La miseria che c’è qui è veramente terribile; eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è ina-


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bissato dietro di noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore s’innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare –, e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita»1. Solo in un secondo tempo si è sentita l’esigenza di accompagnare l’immagine con la parola scritta tramite un opuscolo che, quale completamento naturale del docufilm, si declinasse in due momenti: un approfondimento del contesto di popolo lituano in cui la Sadūnaitė è fiorita (Il canto di un popolo di Giovanna Parravicini) e un primo piano sulla donna attraverso brani delle sue autobiografie, arricchiti dagli snodi più significativi dell’intervista del 2014 non inseriti nel filmato (Nijolė. Vivere amando di Paola Ida Orlandi). Il nesso tra Nijolė e la sua comunità dimostra che un soggetto ha bisogno della permanenza di un luogo generativo per “esserci” e che, quindi, una rinascita

Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Milano, Adelphi, 201318, p. 245.

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della società scaturisce dalla ricostruzione di un tessuto di amicizia, non di valori. Anche la stesura a quattro mani, ugualmente non progettata sulla scia dell’abbinamento docufilm-libro, è arrivata nel mezzo del cammin come una novità che ci ha rallegrate nell’armonico accordo di voci distinte. Buona lettura e buona visione! Giovanna Parravicini Paola Ida Orlandi


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Indice

Premessa

p.

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Il canto di un popolo di Giovanna Parravicini

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Gli anni di Stalin e di Chruščev Si ricomincia dall’educazione Una nuova «primavera» della Chiesa La Chiesa lituana si conquista una voce Cari amici… La voce paterna dei pontefici

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Nijolė. Vivere amando di Paola Ida Orlandi

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In famiglia In carcere (27 agosto 1974 – 17 giugno 1975) Nel lager (20 giugno 1975 – 27 agosto 1977) Al confino (27 agosto 1977 – 7 luglio 1980) Nella clandestinità tra Vilnius e Mosca (1980-1987) fino ai nostri giorni


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Nei corpi e nei cuori

p. 103

Conclusione Terra di croci e di canti

» 113

Cenni bibliografici

» 121


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