Maïti. Resistenza e perdono (Maïti Girtanner con Guillaume Tabard)

Page 1

Maïti

RESISTENZA E PERDONO Maïti Girtanner con Guillaume Tabard Prefazione di Erik Varden



1 la C ol n a

Tel e m ac o


2

maïti. resistenza e perdono


3

Maïti Girtanner con Guillaume Tabard

MAÏTI resistenza e perdono

Prefazione di

Erik Varden


rilegata, ha qualcosa di affascinante. e impresso, robabilmente resterà passionati. 4 Nicolò, socio in questo progetto, grado di realizzare sogno. Nellequesto edizionimio Itaca a a lui per aver Giovanna “sposato”Parravicini, Paola Ida Orlandi sso Il cielo nel lager. Nijolė Sadūnaitė

maïti. resistenza e perdono

con dvd

tutti gli intervistati Inge Scholl messo di incontrare La Rosa Bianca colare Pietro Manganoni, Matteo Fanelli gi Soldano, 13 aprile. Il Beato Rolando Rivi, la lotta partigiana, le ferite della guerra ha fornito la maggior parte dellee il tempo della riconciliazione cazione. pre sostenuto soprattutto di sempre che ancora prima di aver servargli Maïti Girtanner con Guillaume Tabard ralmente. Maïti. Resistenza e perdono www.itacaedizioni.it/maiti-resistenza-e-perdono Prima edizione: gennaio 2022 Edizione francese: «Même les bourreaux ont une âme» © 2006 Édition CLD, Tours Traduzione di Daniele Bonanni © 2022 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0712-7 L’editore è a disposizione degli aventi diritto che, nonostante le ricerche effettuate, non è stato possibile rintracciare. Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)

VEGETABLE INK

Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo libro è stato stampato su carta certificata FSC ‰ per una gestione responsabile delle foreste. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.

Seguici su Itacalibri

Itacalibri


Prefazione 5

Prefazione

Il perdono non è naturale. Noi esseri umani di solito facciamo in modo di riservarci un buon deposito di mali. Uno dei memorabili personaggi di Marilynne Robinson, il pastore rurale John Ames, osserva nel romanzo Gilead: «Mi è sempre piaciuta l’espressione “covare rancore”, perché molta gente ha riguardo per i propri risentimenti, quasi fossero la cosa che più le sta a cuore». È sempre stato così. Quando il Signore Dio, nel libro dell’Esodo, stabilì il principio di «occhio per occhio, dente per dente», non era, come spesso si pensa, per sancire una punizione violenta, ma per mantenerla nei limiti, al fine di iniziare così l’istruzione morale dell’umanità. Il perdono è per sua natura gratuito. È elargito come dono, incondizionatamente. Nella Scrittura, questo tipo di elargizione è chiamato “grazia”. La grazia nell’Antico Testamento è presente e attiva come realtà spirituale. Nell’incarnazione del Verbo essa si fa concreta in modo sconcertante. L’immagine suprema della grazia è il corpo crocifisso di Cristo, uno scandalo all’origine, uno scandalo ancora oggi; almeno era così finché la croce ha significato qualcosa. La scristianizzazione dell’Europa avviene con una velocità incredibile. Le acquisizioni maturate in mille anni possono essere perse in una generazione. Lo vediamo chiaramen-


6

maïti. resistenza e perdono

te. Fra i risultati c’è un decisivo impoverimento concettuale. In un mondo secolarizzato, il perdono appare un assurdo. Staccati dalla narrazione che dà senso al perdono e permette di dare forma a un’esperienza condivisa, torniamo alle categorie pre-mosaiche, cioè alla logica di Lamech: «Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette». Scomparso il “perdono”, scompare anche il “pentimento”. Pure la “riconciliazione” è condannata all’estinzione. Rimane uno schema transazionale in cui il peccato, che ferisce con la trasgressione e conduce alla morte, non può più essere “tolto”. Il peccato rimane, e ci assedia strettamente, in una concezione statica della condizione umana infinitamente malinconica. Quanto sono necessari, allora, i racconti che parlano con autorità del significato e del potenziale trasformante del perdono, racconti atti a risvegliare vaghi ricordi di ciò che potrebbe significare esistere “per grazia”. Voi avete tra le mani uno di questi. La protagonista, Maïti Girtanner, era un qualunque essere umano, come voi e me, con i difetti che abbiamo noi, ma con una determinazione che la distingueva. Lei ha avuto molto da soffrire, ma ha rifiutato di fare della sua vita una tragedia. Si era impegnata a cercare il bene anche nelle circostanze peggiori. Ha lasciato che la sua vita fosse riplasmata su basi che lei non aveva scelto. Anche in una grande sconfitta, era determinata a non essere una vittima, ma piuttosto (come scrive) a «sconfiggere il male che portavo dentro di me, del quale io stessa ero complice». Facendo del perdono il grande compito della sua vita, arrivò a capire cosa significasse essere perdonati. Emerge in modo attendibile come una donna nuova, una donna la cui vita giubila con le modulazioni di un canto nuovo trionfante di libertà.


Prefazione 7

Raccogliendo l’eco di quel canto, possiamo anche noi trovare il coraggio di far cantare allo stesso modo la nostra vita – e la nostra morte. ✠ fr Erik Varden ocso


8

maïti. resistenza e perdono


Presentazione 9

Presentazione

Abbiamo incontrato la testimonianza di Maïti Girtanner grazie agli scritti dell’allora abate di Mount Saint Bernard in Inghilterra, oggi vescovo di Trondheim, Erik Varden. Nel suo libro La solitudine spezzata1 riporta alcuni brani di Maïti che ci hanno stupito perché abbiamo trovato in lei un’icona di Cristo. «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?» (Mt 5,44.46). In questo libro Maïti racconta la sua storia, storia di dolore, di redenzione, di perdono e speranza. Tornò per la prima volta sugli eventi della sua vita nel novembre del 1996, in una trasmissione televisiva francese: «Se ho accettato dopo tanti anni di raccontare ciò che ho vissuto, non è per ricevere un qualche brevetto di resistenza o qualche attestato di bravura, ma unicamente per aiutare coloro che attraversavano il tunnel del dubbio a percepire la fiamma della speranza, per mostrare a coloro che hanno conosciuto l’umiliazione che il perdono è possibile»2. La storia raccontata da Maïti impressiona per l’eccezio-

1 2

E. Varden, La solitudine spezzata, Qiqajon, Magnano 2019. Ivi, p. 65. In questo volume a p. 137.


10

maïti. resistenza e perdono

nalità disarmante degli eventi. Il perdono è qualcosa di divino, e forse per questo appare spesso così impossibile, se non a chi permette a Cristo di entrare nella propria vita. Il libro di Maïti, però, non è solo una storia di perdono. È più profondamente una storia d’amore. L’autrice, infatti, ci conduce nel suo proprio cuore, nelle battaglie e nelle gioie che lo hanno attraversato, per svelarci il suo cammino di amore a Cristo, a ogni uomo, e a tutta la realtà, anche quando essa appare deludere i propri desideri. Maïti ha accettato il suo passato, ferito dalla violenza della guerra e dall’odio irrazionale dell’ideologia, per poter così vivere con pace il suo presente e guardare con speranza al futuro. È lei stessa a dirlo, con quella sua straordinaria chiarezza di giudizio: «Un giorno decisi che non avrei più rimpianto ciò che ero stata o che sarei potuta diventare, ma avrei amato ciò che ero e cercato ciò che avrei dovuto essere». Abbiamo proposto la pubblicazione italiana di questo libro – e ringraziamo la casa editrice Itaca per aver accolto questo nostro intento – per dire a tutti che la realtà è il luogo dove vivere un amore profondo e inimmaginabile a Dio, e in Lui a tutto e a tutti, fino alle vette divine del perdono. I seminaristi della Fraternità San Carlo


I. «In quel momento ho saputo di averlo perdonato» 11

I

«In quel momento ho saputo di averlo perdonato»

«Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» L’uomo parlava tedesco. Riconobbi subito la sua voce. Eravamo nel 1984 e pertanto l’avevo sentito l’ultima volta quarant’anni prima, nel febbraio del 1944, ma non avevo alcun dubbio: era lui, Léo, un medico tedesco della Gestapo che mi aveva tenuta imprigionata per diversi mesi durante la Seconda guerra mondiale. I suoi crudeli trattamenti mi avevano quasi uccisa, rinchiudendo il mio corpo in una rete di dolore dentro la quale, ancora oggi, resto prigioniera. Léo a Parigi. Il mio aguzzino alla mia porta. Cosa voleva da me? Lo shock della sua voce risvegliò in me in una frazione di secondo un passato dal quale pensavo di essermi liberata. Ebbi l’impressione che la casa mi stesse crollando addosso. Mi vidi di nuovo giovane ragazza di diciotto anni, spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza. La mia famiglia materna possedeva una bella casa del XVII secolo nella cittadina di Bonnes, sulle sponde della Vienne, nel luogo dove fu posta la linea di demarcazione1. La linea di demarcazione francese era la linea di confine che segnava la divisione della Francia metropolitana tra il territorio occupato e amministrato dall’esercito tedesco e la zona libera nel sud durante la Seconda guerra 1


12

maïti. resistenza e perdono

Senza chiedere il nostro parere, i tedeschi la occuparono nel giugno del 1940. Parlando correntemente tedesco, poiché ero di nazionalità svizzera da parte di mio padre, ero stata subito spinta a fare da intermediaria per aiutare la popolazione sconvolta. Molto presto aiutai alcuni soldati evasi a passare quella frontiera proibita che era divenuta la Vienne. Non sopportavo di vedere la Francia tagliata in due, e i francesi divisi. È così che entrai progressivamente nella Resistenza contro gli occupanti: attraversamento della linea di demarcazione, instradamento di corrieri, passaggio di cartine, individuazione di movimenti di sottomarini, protezione di professori di musica ebrei… In queste pagine racconterò le azioni che pensavo avessi il dovere di compiere, ma non pretendo di presentarmi come un modello di eroismo. Altri hanno mostrato durante la guerra un coraggio, una generosità, un impegno ben più forti del mio. Nell’autunno 1943 fui arrestata a Parigi e poi trasferita in una villa requisita dalla Gestapo nel sud ovest della Francia. È là che caddi nelle mani di un giovane medico di ventisei anni, soprannominato Léo, incaricato di sperimentare dei nuovi trattamenti con lo scopo di far confessare i prigionieri. Una serie di bastonate, dirette alla spina dorsale della colonna vertebrale, distrussero i miei centri nervosi. Liberata nel febbraio del 1944 grazie all’intervento di alcuni uomini della Resistenza, informati dalla Croce Rossa svizzera, uscii da quell’inferno sulla soglia della morte. Le

mondiale. Fu creata in seguito all’armistizio del 22 giugno 1940 dopo la caduta della Francia nel maggio del 1940 (ndt).


I. «In quel momento ho saputo di averlo perdonato» 13

sofferenze che mi hanno accompagnata successivamente mi hanno privato del meglio delle mie capacità fisiche, e in particolare di quello che mi stava di più a cuore: suonare il pianoforte, passione per la quale mi preparavo sin da prima della guerra, forte del mio talento, per farne la mia occupazione primaria. È stata la fede in Cristo risorto che mi ha aiutata a resistere durante i momenti di prova e di buio e a ricostrui­re una vita della quale non ero più pienamente padrona, quella fede in Cristo che mi imponeva di amare i nemici e di credere al perdono, come partecipazione al compimento della croce. Dopo la fine della guerra, sentivo in me il bisogno di perdonare colui che aveva distrutto una parte importante di me. A colui che mi aveva condotta alle soglie della morte, volevo mostrare il cammino della Vita. Ma non si perdona affatto in astratto. In fondo al mio cuore, pensavo sinceramente d’aver perdonato Léo, ma sarei stata capace di dirgli, sinceramente: «Io ti perdono»? Non l’avrei saputo dire. In quel mattino del 1984 quella telefonata inattesa mi metteva di fronte alla prova del perdono, proprio nel senso di “mettere alla prova”. In fondo, quei quattro decenni erano stati molto più un tempo di oblio delle offese che un tempo di preparazione al perdono. Al telefono, si presentò con voce neutra: «Ero medico durante la guerra… non so se si ricorda…». Sì, mi ricordo! Quando toccò a me balbettai: «Ma perché vuole rivedermi? Perché ora? Cosa abbiamo da dirci? Come mi ha trovata?». «Ha ragione, ne parleremo», rispose lui. La sua voce era calma, quasi dolce, completamente all’opposto delle intonazioni brutali e metalliche che mi risuonavano ancora nelle orecchie.



EPILOGO. Solo il perdono guarisce 143

Indice

Prefazione Erik Varden

5

Presentazione I seminaristi della Fraternità San Carlo

9

I. «In quel momento ho saputo di averlo perdonato»

11

II. «La musica sarà la mia vita»

21

III. «Non occuperete la Svizzera!»

35

IV. «A cento metri la libertà»

65

V. «Hitler passerà, Beethoven resterà»

81

VI. «Il tempo della passione»

105

VII. «Non fare della mia vita una tragedia»

125

Epilogo Solo il perdono guarisce

139


144

maïti. resistenza e perdono

«Perdono. Le chiedo perdono. Cosa posso fare adesso? Come posso riparare il male commesso?» «Con l’amore» gli dissi. «La sola risposta al male è l’amore.» Maïti Girtanner



la C ol n a

Tel e m ac o

«Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» Dopo quarant’anni Léo, un medico tedesco della Gestapo, si ripresenta a Maïti, la ragazza che aveva ridotto in fin di vita dopo l'arresto a causa della sua attività nella Resistenza. Per lui Maïti aveva pregato ogni giorno.

Se ho accettato di raccontare ciò che ho vissuto, è unicamente per aiutare coloro che attraversavano il tunnel del dubbio a percepire la fiamma della speranza, per mostrare a coloro che hanno conosciuto l’umiliazione che il perdono è possibile. È questo il cuore della mia storia: il perdono offerto a colui che fu il mio carnefice.

Maïti Girtanner

Maïti Girtanner è nata ad Aarau, in Svizzera, il 15 marzo 1922. Educata alla fede cattolica, dopo la guerra aderì al Terzo Ordine Domenicano. È morta il 28 marzo 2014.

€ 14,00


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.