Maurizio De Bortoli . Guido Mezzera
L’amicizia di Zanco Prefazione di Marina Corradi
Maurizio De Bortoli, Guido Mezzera L’amicizia di Zanco Itaca, Castel Bolognese www.itacaedizioni.it/zanco Prima edizione: novembre 2015 © 2015 Itacalibri, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0455-3 Le edizioni Itaca sono distribuite da: Itacalibri srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it on line: www.itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie Grafica di copertina: Andrea Cimatti Stampato nel mese di novembre 2015 da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Prefazione
«Quando a cinquant’anni ti dicono che hai un cancro, che è già troppo avanti e che loro non sanno cosa fare, tu cosa fai?». Accade a Zanco, cinquantun anni, padre di famiglia, insegnante di musica e, insieme, molte altre cose: costruttore di eventi e di feste, assessore comunale a Gavirate, nel Varesotto, trascinatore di popolo, volontario, e, finché era sano – ne sorridevano gli amici – soprannominato Aulin, per la tendenza a impasticcarsi per ogni piccolo acciacco. Già, cosa fai a cinquant’anni, quando ti dicono così? Questa è la storia di una metamorfosi: di un uomo che sfidato dalla morte non indietreggia, non maledice, ma decide di accettare ogni mattina come la circostanza che Cristo gli mette davanti. Tra i suoi familiari c’è chi è sconvolto, tanto da non riuscire più a pronunciare il «sia fatta la tua volontà» del Padre Nostro; accanto, in ospedale, gli mettono uno nelle sue stesse condizioni, che bestemmia da mattina a sera. Con la sua sola presenza, Zanco ne smorza la ribellione, di quell’uomo disperato riesce a farsi amico. La sofferenza si allarga: lavorare è impossibile, il respiro manca, il corpo si gonfia a dismisura, ma soprattutto il pensiero va alle figlie bambine. Eppure anche in questo si alza un fiducioso: «Pensaci Tu, ora pensaci tu». È apparentemente assurdo ciò che questo insegnante afferma della sua vita: «Io sono più contento adesso di quanto lo fossi prima». È tanto assurdo che chi legge può fermarsi e non
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capire, con un’ombra di irritazione. Il fatto è che qualcosa di misterioso e grande avviene nella vita di quest’uomo sfidato dalla morte. Che chiede, sì, la guarigione, ma aggiunge: «Il miracolo è già avvenuto, la mia vita è cambiata». Cambiata, come? Vorrebbe investigare il lettore, non convinto, eppure alla ricerca di qualcosa che sgravi la sua, di vita, che pure senza alcun cancro appare spesso così faticosa. «Io posso solo dire – afferma Zanco – che la mia vita è cambiata quando al mattino ho cominciato a dire a Dio: “Senti, prenditi tutto il male che avrò oggi e tutta la fatica che sto facendo”». Accade, poi, che quella casa visitata dal dolore si affolli di amici come mai prima: duecento caffè a settimana, sorride la moglie del malato, e volti anche sconosciuti che si affacciano in quella stanza, meravigliati da una strana letizia che vi si respira. In quella stanza dove gli sguardi si incrociano e si confrontano: «Io lo guardavo come uno scippato dai propri diritti, lui si sentiva come un prescelto», dice la sorella. Mistero grande, ciò che può accadere a un cristiano quando suona la sua ora, mistero che lascia senza parole – e anche queste che scriviamo ora ci paiono troppe, e vane. Ma come si farà a vivere così? La prima cosa, dice Zanco agli amici, è «un cuore inquieto, che in mille modi cerca qualcosa, e non sa cosa». Il cuore inquieto, lo stesso di cui parlava Benedetto XVI nel Gesù di Nazaret, quello del vir desideriorum del Libro di Daniele, mai stanco di inseguire ciò che segretamente gli manca. Poi, possiamo immaginare che gli ultimi mesi siano stati l’affanno penoso del respiro che manca, la debolezza che schianta le ginocchia. Abbiamo visto tutti, o quasi, come si muore di cancro. È una via crucis. Ma dicono che Zanco, quello che sorridendo delle sue lamentele gli amici una volta chiamavano Aulin, questa via crucis la abbracciava ogni mattina, come accettando di portare la croce di Cristo, di portare il suo personale pezzo di croce. Si congeda dai suoi promettendo, con un accenno di sor-
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riso, che non starà con le mani in mano, lui così travolgente e vulcanico, nemmeno in paradiso. «Non ho altro rifugio e miglior riposo che nelle mani del Signore, ne ho piena fiducia», dice. Sembra il verso di un Salmo. Sì, il miracolo è già accaduto. Si chiude l’ultima pagina zitti, con il germe di una speranza diversa, addosso. Marina Corradi
Premessa degli autori
Il mistero che è ogni persona non potrà mai essere racchiuso nelle pagine di un libro. Quello che abbiamo voluto scrivere di Marco Zaninelli, detto Zanco, è quanto noi, e alcune altre persone a lui vicine, abbiamo potuto cogliere della Bellezza e della Verità che sono entrate nella sua vita e che si sono manifestate in modo prepotente durante la malattia. La sua testimonianza, segno della presenza del Mistero, ci ha tanto ricolmato il cuore che abbiamo voluto raccontarla ad altri.