Le scarpe del tennis - anteprima

Page 1

i canzonieri

Guido Mezzera

LE SCARPE DEL TENNIS e altri racconti ascoltando le canzoni di Enzo Jannacci


2

Le scarpe del tennis


3

a Enzo che mi ha aiutato a piangere e a ridere, delle cose, della gente, soprattutto di me


4

Le scarpe del tennis

Guido Mezzera Le scarpe del tennis www.itacaedizioni.it/le-scarpe-del-tennis Prima edizione: marzo 2017 © 2017 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0523-9 Itaca srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie on line: www.itacalibri.it Grafica di copertina: Andrea Cimatti Foto di copertina: © Abner Veltier/Shutterstock.com Stampato nel mese di marzo 2017 da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)


Sommario 5

Sommario

Nota dell’autore

7

Prefazione Giorgio Vittadini 9 Le scarpe del tennis

13

Pirippirippipiri 25 Un po’ e diventa chiaro

37

Il volto della Madonna

47

Firma per piacere la fotografia

59

Un tram chiamato desiderio

69

Mamma, guarda che luna!

85

Di trentadue che lui ne ha

95


6

Le scarpe del tennis


Nota dell’autore 7

Nota dell’autore

Pasolini diceva che talvolta si possono trovare delle bellissime poesie leggendo i testi di alcune canzoni. Questo è il primo libro di una serie di otto volumi, racconti che prendono libero spunto da alcune delle più belle canzoni scritte dai protagonisti della musica italiana degli ultimi cinquant’anni. La collana I Canzonieri infatti nasce dall’ascolto dei brani musicali che mi hanno accompagnato da sempre nei miei numerosi viaggi in automobile: compagnie discrete e invadenti allo stesso tempo, talvolta in grado di consolare insuccessi, lenire stanchezze, talaltra di risvegliare entusiasmi e restituire energie smarrite. Protagonisti di queste storie, come delle canzoni, sono gli uomini con i loro destini, grandi e meschini insieme, provati dalla vita, ma non disperati: alla ricerca, come tutti, di un gesto di amore, del dono di un abbraccio. Enzo Jannacci ha dato voce e anima a questa gente apparentemente sconfitta, che non perde mai la propria dignità, che piange, che ride, che vive.


8

Le scarpe del tennis


Prefazione 9

Prefazione

Ci sono canzoni e canzoni. Ci sono quelle “usa e getta”, prodotte in quantità industriale seguendo la moda del momento e le strategie degli esperti di marketing, quelle che si ascoltano sotto la doccia o distrattamente chiusi in automobile nel traffico o, peggio, nella sala di aspetto di un dentista. Sono un sottofondo, spesso un rumore di sottofondo tanto sono brutte e ripetitive, e hanno un solo scopo: distrarre. Infatti le dimentichiamo subito, e scompaiono nello spazio di un talent show e nessuno se le ricorderà mai più. Ci sono invece canzoni che quando le ascolti, anche se stai guidando, ti obbligano a rallentare perché catturano totalmente la tua attenzione, non vuoi perderne neppure un secondo. Canzoni che, improvvisamente, misteriosamente, senti che stanno parlando a te, e che parlano di te come nessun altro sa fare. Sono canzoni che hanno una pretesa: quella di durare nel tempo. Puoi essere un semplice interprete, come Frank Sinatra o Elvis Presley che non hanno mai scritto una canzone ma le hanno interpretate come se fossero loro, tanto erano capaci di immergersi in quel mistero di pochi minuti che è una canzone. O puoi essere un cantante-autore, per comodità cantautore. Il premio Nobel per la letteratura che è stato riconosciuto a Bob Dylan è il riconoscimento della validità di questi personaggi. Nella tradizione degli antichi trovatori e


10

Le scarpe del tennis

menestrelli che giravano di città in città e di corte in corte, i moderni cantautori hanno ricominciato a raccontare storie, quelle della realtà intorno a loro, e quelle che escono direttamente dal profondo del loro cuore, mettendole a disposizione di tutti coloro che hanno ancora la capacità di ascoltare. A questa schiera magnifica appartiene Enzo Jannacci: «Sono attento agli altri, mi sento disponibile e vicino alle emozioni delle persone», disse una volta. È un mettersi al servizio, esprimere per noi quello che noi non riusciamo a cogliere. «Di tutti il più grande» disse di lui Paolo Conte. «Da tradursi in tutte le lingue», per lo scrittore Luca Doninelli, perché la forza di queste canzoni è quella di non appartenere a un passato lontano, ma essere sempre contemporanee. Possono commuovere tutti ancora adesso, da qualunque latitudine si arrivi. Le canzoni del medico cantante milanese hanno una caratteristica in più: uno spessore musicale che pochi possono vantare (dal jazz alla canzone popolare, dal rock’n’roll al cabaret) e la capacità di raccontare storie e persone che di solito uno non vede. In cinquant’anni di carriera, dal boom economico all’Italia della crisi, Jannacci ha raccontato l’altra parte della storia, quella dei perdenti, dei barboni, delle prostitute, dei malavitosi o di semplici vite anonime o sconfitte. Gli scomodi. Le periferie fisiche ed esistenziali (come le ha chiamate papa Francesco), quelle che sanno leggere di noi più di ogni “centro”. Per questo le canzoni e i personaggi di Jannacci sono rimasti come una compagnia di fondo nella no-


Prefazione 11

stra vita. Riappaiono, spesso quando meno te lo aspetti, in citazioni, battute, immagini, come fossero stati lì ad aspettare pazientemente l’occasione. Sono canzoni che narrano passo passo le storie di questi tipi singolari, ma nei quali, in fondo, non si riesce a non immedesimarsi, e ascoltandole, l’immaginazione cerca sempre di vedere come vanno a finire le loro vicende quando la musica finisce. Guido Mezzera nei suoi racconti si lascia trasportare dall’immaginazione e indaga, ricostruisce, completa, si lascia trasportare dalle canzoni-poesie di Jannacci per restituire veri e propri racconti attraverso la sua capacità narrativa. Chi è veramente il barbone di El portava i scarp del tennis e chi era il suo grande amore? Cosa ha fatto Giovanni telegrafista dopo aver scoperto via telegrafo che la sua amata si sposava? Chi è l’ironico contadino di Ho visto un re che non ha diritto neanche a essere triste quando i potenti gli portano via tutto? E il ragazzino de La fotografia che muore per mafia? E quale era la vera storia del partigiano che va al patibolo quella mattina mentre si fa chiaro in Sei minuti all’alba? Guido Mezzera scrive sulle righe, senza stravolgere testi e storie, ma accogliendo l’invito di Enzo a stare con i suoi personaggi. Così, nel leggere i racconti si ritrova qualcosa di ciò che c’è nelle canzoni. Non prevale mai il lamento o la rabbia, ma domina uno sguardo arguto e ironico, a volte sfrontato, ma anche commosso, dolente, pieno di amore profondo e gratuito, mentre con un sorriso e tanta poesia gli “ultimi” vengono trasformati in primi. «Il sarcasmo è cattiveria, preferisco tirare una pedata in faccia piuttosto che ricorrere a


12

Le scarpe del tennis

questa espressione che ferisce e basta» disse una volta Jannacci. Nella umanità così inquieta e scomoda delle sue canzoni appare la natura umana di tutti noi, fatta di bisogni e desideri, qualcosa che poco o tanto cerchiamo di censurare, almeno nei suoi aspetti più scomodi, aiutati in questo dalla mentalità del mondo che ci circonda, che ci preferisce anestetizzati piuttosto che feriti. Ad aiutarci in questa scoperta sono i tipi più strani, “marginali”, ma autentici, che non nascondono ciò che sono, quelli più capaci di svelare la bellezza di ciò che abbiamo dentro, di mettere a nudo il nostro “io”. Giorgio Vittadini


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.