Padre emmanuel - anteprima

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Silvana Rapposelli

Padre Emmanuel Prefazione di Robi Ronza Presentazione di Luigi Negri Postfazione di Paolo Martinelli Coordinamento editoriale di Eugenio Dal Pane


Avvertenza Per le citazioni da fonti scritte sono stati conservati i criteri redazionali propri, non uniformandoli ai criteri generali del volume.

Silvana Rapposelli Padre Emmanuel www.itacaedizioni.it/padre-emmanuel Prima edizione: febbraio 2017 © 2017 Itaca srl, Castel Bolognese © 2017 Fraternità di Comunione e Liberazione per il testo di J. Carrón Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0520-8 Itaca srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie on line: www.itacalibri.it Grafica di copertina: Andrea Cimatti Stampato nel mese di febbraio 2017 da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)


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Prefazione

Novità tipica e provvidenziale della storia della Chiesa nel secolo XX, da qualche anno a questa parte i movimenti ecclesiali sono al centro di un crescente interesse non più solo cronachistico ma anche storico. Tra di essi uno dei più studiati è senza dubbio Comunione e Liberazione. Diversamente però da quanto accade altrove – specialmente in Gran Bretagna, ma non solo – gli storici italiani tendono a concentrarsi sui documenti scritti dando invece poco o nessun peso alla memoria orale anche quando essa è ancora disponibile in quantità e in qualità significative. Ciò forse spiega perché, in quanto sin qui è stato pubblicato su CL, non si trovi in genere traccia, o si registrino soltanto echi molto esigui, della figura e dell’opera di padre Emmanuel Braghini (1928-2012), frate cappuccino che fu invece per molti aspetti un alter ego di don Luigi Giussani. Più il tempo passa e più ci si avvede che don Giussani fu antesignano della riscoperta di molte centralità dell’esperienza cristiana che poi il magistero degli ultimi decenni ha riportato autorevolmente alla ribalta. Tra queste la misericordia, con una vicenda che ha il suo solenne segnale d’inizio con Giovanni Paolo II e la sua enciclica Dives in misericordia (1980) e che oggi tanto caratterizza il pontificato di papa Francesco. Accanto a don Giussani, e a lui legatissimo, padre Emmanuel, esemplare e instancabile confessore, incarnò appunto in Comunione e Liberazione la centralità della misericordia. In forza di tale compito e di tale vocazione, pur essendo sempre presente ad ogni livello accanto a don Giussani, padre Emmanuel – non solo confessore, innanzitutto dello stesso don Giussani, ma anche grande predicatore – non scrisse libri, non


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firmò relazioni, non sottoscrisse documenti, non si sottopose a interviste, non fece pubbliche dichiarazioni. Non produsse perciò materia prima per le ricerche degli storici. Ci è parso perciò utile contribuire a colmare questa lacuna raccogliendo e pubblicando qui diverse testimonianze significative su di lui; e inoltre lettere, omelie e altri materiali inediti. Senza beninteso pretendere di sostituirsi al futuro lavoro di “scavo” degli studiosi sulla sua figura, si è inteso così offrire qui una prima ricostruzione della sua vita, della sua personalità, della sua statura umana e di fede. Tutto ciò a vantaggio sia della schiera numerosissima di quanti hanno conosciuto padre Emmanuel, che potranno rinnovarne la memoria e scoprire qualche tratto inedito, sia della schiera ancora più numerosa di quanti, pur non avendolo conosciuto, stanno fruendo, magari sin qui senza saperlo, della sua eredità spirituale. Robi Ronza

Giornalista e scrittore


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Presentazione

Padre Emmanuel sintetizza tutta la santità del nostro cammino cristiano, dalla nostra giovinezza fino alla maturità. La sua santità è quella che il Concilio Ecumenico Vaticano II ha chiamato santità comune del popolo di Dio. La sua è una santità fatta di confidenza appassionata, di conoscenza amorosa del Signore – come diceva san Tommaso d’Aquino del rapporto di fede con Cristo –, di capacità di seguirlo attraverso tutto ciò che il Signore gli ha fatto incontrare e vivere, insieme a una dedizione appassionata a ogni uomo che ha incontrato. Si è fatto carico di centinaia e di migliaia di persone, delle situazioni più diverse, condividendo i bisogni spirituali e materiali, essendo per tanti un punto di riferimento che è durato decenni, senza mai chiedere niente in contraccambio. La pura gratuità. Padre Emmanuel è stato fin dagli inizi di Gioventù Studentesca il più generoso fra i collaboratori di don Giussani. Ancora studente liceale, io lo vedevo dentro questa nostra compagnia preoccupato di sostenerla dal punto di vista di quella che una volta si chiamava direzione spirituale. Era amico di tutti senza alcuna esclusione o diminuzione e capace di una compagnia leale, profonda, sincera; capace di investire la vita di noi giovani studenti di grandi preoccupazioni educative, prima fra tutte l’educazione ai sacramenti e in particolare al sacramento della confessione. Centinaia e centinaia di giovani di GS hanno avuto per tanti anni della loro vita padre Emmanuel come il loro confessore. Questo dava alla nostra compagnia la solidità di personalità che crescevano


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e maturavano e, proprio per questa crescita e maturazione, ciascuno era in grado di dare alla nostra compagnia quel contributo di vita, di passione, di interesse che ciascuno sentiva di poter dare. Tutto questo padre Emmanuel l’ha vissuto per anni, ma con nessuna volontà di mettersi in vista, bensì con la sana e profonda umiltà di chi, radicato nell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito, era in grado di essere guida effettiva di coloro che stavano camminando verso la maturazione della loro personalità umana e cristiana. Io, a tanti anni di distanza, non riuscirei, non dico a separare, ma neanche a distinguere la grande e straordinaria carismatica presenza di don Giussani dall’umile e appassionata azione educativa di padre Emmanuel stesso. Egli, infatti, aveva la capacità di significare la Sua presenza in tutte le espressioni della propria presenza, rendendo così quest’ultima un fattore straordinario di maturazione del senso religioso e della vita morale dei giovani, proprio perché capace di trasmettere unicamente Cristo e la Chiesa. Oggi possiamo dire di padre Emmanuel che è certamente stato un uomo di misericordia; un uomo che si è caricato della vita e dei problemi della gente. Padre Emmanuel è una testimonianza autentica del possesso di tutto nella fede, che è il fascino umano del cristianesimo, ovvero non possedere nulla e avere tutto. È un ringraziamento profondo e accorato quello che faccio al Signore per questa straordinaria presenza della quale la mia vita ha potuto godere così a lungo. + Luigi Negri

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio


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parte prima

Ritratto di padre Emmanuel


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Ritratto di padre Emmanuel 11


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Nelle pagine precedenti: la famiglia Braghini, 1956. In alto da sinistra: Alma, Ugo, Marco, il padre Oddone, padre Emmanuel, Emanuele, Francesco e Pietro. In basso da sinistra: Mariagrazia, Lucia, la mamma Elina, Felicita, Carla e Ave.


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La famiglia d’origine

Filippo Braghini nacque a Brescia il 3 settembre 1928, quarto di dodici fratelli: Alma (1922), Ugo (1924), Ave (1926), Filippo (1928), Pietro (1930), Francesco (1931), Emanuele (1933), Marco (1935), Felicita (1937), Mariagrazia (1939), Carla (1941), Lucia (1945). Il padre Oddone era di origini romagnole; era nato infatti a Ravenna nel 1892 e all’età di tre anni si era trasferito a Brescia con la famiglia al seguito del padre, impiegato delle poste. La loro casa era situata vicino all’Oratorio della Pace retto dalla congregazione di San Filippo Neri alla quale apparteneva padre Giulio Bevilacqua, «di cui fu allievo e propagatore delle sue idee innovative»1. Testimonianza del fratello Francesco che scrive: «La dottrina di padre Giulio si manifesterà col tempo in Paolo VI, che lo fece cardinale nel gennaio del 1965. Padre Bevilacqua (1881-1965) fu anche una voce tonante contro il Fascismo: il Centro della “Pace” fu il più grande fulcro del cattolicesimo bresciano che già aveva contribuito moltissimo alla lotta contro il liberalismo e l’anticlericalismo imperante dopo il non expedit del papa Pio IX. Nel 1926 squadracce fasciste, sobillate dal segretario del partito Augusto Turati, distrussero e incendiarono le sedi del giornale “Il Cittadino”, della “Voce del Popolo” e il Centro diocesano di Palazzo San Paolo, per poi recarsi nella sede dei Padri Filippini con l’intenzione di uccidere padre Bevilacqua. Questi voleva andare incontro ai loro richiami, ma padre Caresana, il superiore della Congregazione, glielo impedì costringendolo a ripararsi in chiesa. (Ironia della sorte: dopo la Liberazione furono proprio questi due sacerdoti, Caresana e Bevilacqua, a nascondere Turati a Roma, salvandolo dalla fucilazione). La “Pace” fu anche il centro della Resistenza con padre Manziana, padre Marcolini, padre Rinaldini, don Vender, don Peppino Tedeschi e decine di altri sacerdoti: famosa fu la protesta di don Luigi Fossati che, alla parrocchia della Volta, 1


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Brescia, città molto viva, aveva visto la nascita di un movimento cattolico attivo dalla presa di Roma in poi ed era piena di fermenti culturali anche grazie alla presenza di consolidati ordini religiosi. «Padre Bevilacqua si inserì perfettamente nella tradizione cattolica del tempo, ma dalla sua mente scaturirono le idee più riformative della Chiesa. Il babbo [fu] allievo del futuro cardinale, che gli trasmise tante intuizioni, poi assimilate da tutti noi, Filippo compreso»2, e nel 1921 benedisse le sue nozze con Elina Beltrami. Grazie a questa testimonianza del fratello di padre Emmanuel, Francesco, emerge qui – merita subito osservare – un elemento significativo che ci si augura possa in futuro venire approfondito: la linea di collegamento, che era sin qui rimasta in ombra, tra la forte esperienza del movimento cattolico bresciano, che avrebbe avuto in Paolo VI il suo frutto culminante, e ciò che sarebbe poi diventato il movimento di Comunione e Liberazione. Grazie all’incontro di padre Emmanuel con don Giussani, due esperienze-chiave del movimento cattolico lombardo e italiano del secolo XX, che sembrava non fossero mai entrate in contatto tra loro, risultano invece inaspettatamente intrecciate l’una con l’altra. Cresciuto dunque alla scuola dell’Oratorio di San Filippo Neri, fin da ragazzo Oddone Braghini si era dedicato in vari modi alla formazione dei giovani. Regista e attore per hobby, teneva corsi di teatro, insegnava catechismo. In breve divenne un uomo «molto in vista e conosciuto nel mondo diocesano di città e provincia. Lo era come regista e attore, ma anche come consigliere della Federazione Leone XIII, che era il centro di tutte le istituzioni religiose della diocesi. Diventerà Cavaliere del Papa per aver insegnato il catechismo domenicale

suonò le campane da morto proprio il giorno della Conciliazione, perché, secondo lui, la Chiesa aveva calato le braghe al Duce». 2 Testimonianza del fratello Francesco.


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negli oratori per diversi decenni, negli ultimi anni anche agli uomini»3. La statura umana e cristiana del padre emerge nel suo testamento. Nel giorno dei S.S. Apostoli Filippo e Giacomo, 1966. In nome di Dio, amen. La mia legge è quella di Dio, pur non avendo saputo viverla, di ciò chiedo perdono a Dio. Mia moglie e i miei figli facciano come credono in quanto Dio li ha creati liberi. Il mio libro è stato il Vangelo, anche se mi sono attorniato di tanta carta. Chiedo perdono a coloro cui avessi dato, senza volerlo, dei dispiaceri o cattivo esempio; a quelli cui ho fatto osservazioni, che io pensavo a fin di bene. Non sento di dover perdonare nessuno perché, da quando ho capito almeno un po’ l’amore del Cristo, io ho amato tutti, tutti, tutti. Ringrazio di cuore quelli che, involontariamente o volontariamente, mi hanno recato dolore, perché se Dio l’ha permesso, è stato a vantaggio della mia anima. Sia lode a Dio. Desidero in modo assoluto che i miei funerali avvengano nel modo più semplice possibile, sulla bara il solo scapolare cappuccino, perché sono del Terz’Ordine Francescano. Gradirei essere portato dai figli e generi a spalle nel percorso dalla chiesa al cimitero e qui sotterrato in terra e col solo cippo comunale (meglio la croce). L’eventuale annuncio funerario venga fatto ad inumazione avvenuta su «L’Italia», «Voce del Popolo» e «Giornale di Brescia». Date un obolo all’Asilo parrocchiale, al seminario locale ed a quello Cappuccino. Alla parrocchia mantenete “le decime” in quanto possibile. 3

Ibid.


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Non pianti inutili, ma preghiere, anche poche, dette col cuore e col cervello, non sbrodolate. Non fate questioni per le cose che (come si dice) mi sono appartenute, sarebbe un disprezzo alla mia memoria. Figli, figlie, generi, nuore e nipoti e moglie mia, cercate di capirvi e vogliatevi bene sempre. Amore, amore, amore, sia sempre nel vostro cuore, sia il vostro motto, la parola d’ordine. È l’unica cosa che ha valore a vantaggio vostro, del prossimo ed a gloria di Dio. Sviscerate il «Padre Nostro» e «L’Ave Maria». Moglie mia, scusami dei dolori che ti ho dato, ma t’ho sempre voluto tanto, ma tanto bene. Tu per me sei stata il Miracolo che mi ha ridato Dio. Con la bontà di Dio speriamo di ritrovarci nella sua Gloria. Oddone 4 .

Morirà il gennaio1976. La stampa locale diede ampia notizia mettendone in evidenza i meriti. Sei anni dopo, il 5 novembre 1982, morì anche la mamma Elina. 4


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