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Franco Pranovi "fame insaziabile" di rally e avventure
by ACI
È mancato lo storico direttore sportivo della scuderia Palladio degli anni Settanta. Una figura molto amata nell'ambiente delle corse. Luigi Lucky Battistolli ne traccia un profilo appassionato
■ È mancato Franco Pranovi, figura storica del rallysmo vicentino, non solo per la sua mole imponente. Un appassionato come pochi, a lungo direttore sportivo della Scuderia Palladio. Sempre pronto a dare una mano agli equipaggi. Organizzava le assistenze e provvedeva a rifocillare piloti e navigatori. Nel suo furgone, accanto alle gomme e alle taniche di benzina, non mancavano mai pane, sopressa e qualche fiasco di vino. Era benvoluto da tutti.
Luigi Battistolli, con il quale ha collaborato a lungo, forte di una amicizia sincera, lo ricorda così. "Era il 1973 e io girovagavo in cerca di un’auto per correre e di una scuderia che mi accogliesse quale appassionato che non sapeva se mai sarebbe diventato pilota. A fine anno '73 concludo l’acquisto di una Ascona 1.9 preparata da Conrero e, ad inizio 1974, incontro Franco. Era il periodo di Casarotto, di Cavriani, di Baron, di Albarello, di Zordan, di Ronconi e di molti al- tri forti piloti e navigatori vicentini. Franco era un personaggio diretto e amava non perdere tempo. Ricordo che non mi lasciò riflettere e così mi trovai “arruolato” con un direttore sportivo di “peso”. Molte sono le storie che nascono così, per una serie di congiunzioni, le più appassionanti sono quelle che comportano un’amicizia nelle gare e nella vita. Franco proruppe nella mia come un “bisonte”, mi seguì nella prima gara a San Marino in 2000 chilometri di neve e ghiaccio. Il suo seguire era particolare e si alternava tra le assistenze in mezzo al fango, la polvere, il freddo o il caldo, neve o pioggia (ai tempi si correva sempre nello sterrato), e le osterie (privilegiando queste ulti - me). Così come a San Marino in ogni altra gara."
"La Scuderia Palladio - continua Gigi Lucky Battistolli - era un club di amici e le riunioni si tenevano in trattorie davanti ad un bel piatto e a qualche bicchiere di vino. In queste occasioni dava sfoggio non solo di grande simpatia, ma anche di una predilezione per la buona cucina che giustificavano la sua mole e il fatto che avesse smesso di correre. Era un vero e generoso amico.
La sua grande passione lo ha portato (a proprie spese) in giro per mezza Italia con furgone o auto “veloce” ad assistere gli amici piloti che amava. Ricordo che con una sua 124 Abarth e con lui a fianco ho provato dei percorsi di gara e nelle fredde notti autunnali abbiamo riposato in qualche strada sul Pasubio o sul Ghertele perché stanchi. La musica del suo “russare” non lasciava granché spazio al mio sonno.
Ricordo le premiazioni che organizzavamo (dopo essere diventato un pilota da rally vero) e la scelta dei trofei che erano sempre di grande qualità, segno di un sodalizio importante.
Tutto con lui era gioco, passione, allegria - conclude il presidente di ACI Vicenza - Un modo romantico di interpretare una specialità che, grazie a lui, ho imparato ad amare e che è diventata per me una seconda professione. Un grande personaggio della scuderia Palladio e del rallysmo vicentino."