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IL PITTORE DEL METALLO

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AC MILANO

AC MILANO

MUSEO DELLA SCIENZA

Un’anima per l’inanimato

Mostra nel padiglione ferroviario di Roberto Ciaccio, un artista che ha saputo dare voce e pensiero ai metalli. E che non ha dimenticato il mito dell’auto e della velocità

Testo di Maurizio Gussoni

Pensando al metallo, la mente corre subito alle macchine. E tra le macchine che più alimentano la fantasia, ci sono i treni. Grandi, potenti ed irruenti nel loro incedere. Ed è proprio al metallo che Roberto Ciaccio, un grande artista scomparso nel 2014, ha pensato. E lo ha utilizzato per la sua arte, creando opere, a base di lastre di metallo, che trasmettono l’immagine della forza e dell’irruenza. Non per nulla la sua personale, intitolata “La voce dei metalli”, è stata allestita al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, nel padiglione ferroviario, di fi anco ad enormi (e metalliche) vaporiere del passato. Ciaccio ha saputo, con

l’accuratezza dell’artista, trasformare il banale - la lastra di metallo - in un trasmettitore di sensazioni. Sensazioni che si susseguono in un’evoluzione temporale che si sposta di opera in opera. Alcune richiamano un senso di misteriosa profondità, la stessa trasmessa in fi sica dal “buco nero”. E, alla fi ne, nasce spontaneo il parallelismo tra la connessione di Ciaccio, tra arte e spazio, e quella di Einstein, tra spazio e tempo. Un

parallelismo apparentemete poco realistico, ma solo apparentemente. Tanto è vero che il gioco di rifl essi sui metalli riesce a dare vitalità all’inanimato, il pezzo di ferro; così da creare un contatto spirituale con lo spettatore. D’altra parte Ciaccio, per compiere questo complesso processo, non ha sfruttato solo il suo estro. Molto, nasce dalle sue solidissime basi culturali, create dal liceo milanese dei Gesuiti, ma pure dai suoi

profondi studi fi losofi ci e dal suo forte legame culturale con il pensiero di Martin Heidegger. Ma Ciaccio ha sviluppato la sua arte anche sperimentando in modo innovativo inchiostri e stampe. E non ha dimenticato il mondo dell’auto ed il mito della velocità, con energiche opere pittoriche dedicate a vetture da corsa, di cui una giovanile che rappresenta una Ferrari F1. Tutti processi dinamici, tanto è vero che la sua opera, profondi studi fi losofi ci e dal

addirittura, ha ispirato alcuni splendidi pezzi musicali. Per questo è nato l’importante omaggio di questa mostra, omaggio ad un artista nato tra le più classiche delle formazioni, ma che ha saputo, conservando appunto il classico, trasformarla in una dinamica cultura dei suoi tempi. Insomma, Ciaccio ha saputo esercitare in pieno ciò che la cultura, quella vera, ha affi dato all’arte. Ma solo all’arte vera! ■ addirittura, ha ispirato alcuni

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