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MUSEO AGOSTINI

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MINI PROVE

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SALA DEI TROFEI DI GIACOMO AGOSTINI La leggenda del motomondiale è qui

Per il suo ottantesimo compleanno il 15 volte campione di motociclismo si è regalato un museo a Bergamo. Oltre alla visita il programma prevede una cena con il pilota

Testo di Valerio Boni

Per la visita al museo sono proposti vari pacchetti, con prezzi che variano dai 250 ai 450 euro. Per informazioni info@agoinvest.com L’idea non è originale, perché un inglese l’ha avuta molto prima di Giacomo Agostini. L’aveva ideata la mente imprenditoriale di Sir Stirling Moss, l’ex pilota di Formula 1 scomparso il giorno di Pasqua del 2020, che si era inventato l’iniziativa “una giornata con il campione”, per consentire agli appassionati di motori di trascorrere qualche ora in sua compagnia, e di pranzare o cenare a casa sua. Per il suo ottantesimo compleanno il 15 volte campione di motociclismo ha scelto di farsi un regalo e fare sua questa formula, ampliandola con l’aggiunta di un

Qui sopra, il primo casco MV e una tuta storica. A destra le 15 medaglie FMI, una per ogni titolo conquistato da Agostini

Sopra a sinistra, alcuni cimeli di grande valore: i taccuini su cui erano annotati a ogni GP tutti i dettagli tecnici

museo personale, nel quale sono confluiti trofei, moto e cimeli raccolti in 16 anni di attività come pilota. Il museo - che lui preferisce defi nire Sala Trofei - allestito con la collaborazione di un amico architetto, e gestito dalla fi glia Vittoria che ha ideato i vari pacchetti, è a Bergamo, a una quarantina di chilometri a est da Milano e a meno di dieci minuti dall’aeroporto di Orio al Serio. “Ago” ci pensava da tempo, era un peccato tenere tutto in una piccola stanza che impediva di avere un’idea precisa di quante coppe, medaglie e targhe avesse raccolto. «Ero convinto fossero 240, invece una volta riposto tutto ordinatamente mi sono reso conto di averne 368, è stata una sorpresa». Il museo di Bergamo non è sconfi nato, non si corre il rischio di smarrirsi tra le sale, ma per un appassionato il vero pericolo è quello di perdersi nel tempo e rimanere intrappolato qui per ore. Tutto, dalle foto ai taccuini che rappresentano gli antenati della moderna telemetria, riportano a un’epoca che sembra lontana anni luce anche se, almeno nel rumore, le moto sono simili a quelle di oggi. I motori a due tempi sarebbero arrivati solo quando Agostini era ormai prossimo al ritiro. Erano gli anni in cui era prevista la possibilità di iscriversi e correre in due classi nello stesso Gran Premio, ed è proprio grazie a questa norma che ha collezionato un numero così alto di titoli (eguagliato proprio nel 2021 dal trialista Toni Bou). In esposizione ci sono tutti i premi, cinque moto, naturalmente MV Agusta e Yamaha, e una selezione di capi di abbigliamento e oggetti vari. Non dev’essere stato semplice scegliere, quindi ognuna delle foto esposte ha un signifi cato particolare. E quella che probabilmente più di altre riassume la carriera di Giacomo Agostini è quella scattata subito dopo l’ultima gara disputata, 45 anni fa, ma recuperata solo recentemente. Ritrae il pilota in versione ex, in borghese con gli immancabili jeans a zampa d’elefante di quegli anni, in sella alla Yamaha #4 e alle spalle i tecnici che lo hanno seguito nella sua fantastica carriera. Le sue mani sono aperte, ma anche quella di Nobby Clark, lo storico capo meccanico rodesiano che presta le sue cinque dita per mostrare l’incredibile numero di campionati mondiali vinti. 

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