Quando l'evento viaggia sul web: i barcamp

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FORMAZIONE

BARCAMP QUANDO L’EVENTO VIAGGIA SUL WEB:

IL WEB 2.0 RIVOLUZIONA IL MODO DI CONCEPIRE E REALIZZARE GLI EVENTI

TESTO: Petra Invernizzi

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a un po’ di tempo se ne parla molto, forse anche troppo. La rivoluzione di internet. Il web 2.0

Il termine web 2.0 si riferisce all’evoluzione della rete di questi ultimi anni, e in particolare a tutte quelle applicazioni online che consentono un alto livello di interazione sito-utente. Dai blog alle chat, da Wikipedia a YouTube, da Facebook a Twitter. A differenza del web 1.0, diffuso fino agli anni novanta e caratterizzato per lo più da siti statici, alla base del web 2.0 vi è la filosofia del user generated content (ugc). Tale espressione rimanda al materiale online, reso disponibile direttamente dagli utenti, i quali abbandonano il loro ruolo di lettori passivi per trasformarsi in co-autori del testo. Una democratizzazione dei contenuti, resa possibile nel tempo grazie alla diffusione di soluzioni hardware e software a basso costo e semplici da usare.

Sul web 2.0 il popolo della rete diventa protagonista, scambiandosi conoscenze e informazioni. Una infinità di voci e storie che si sollevano in uno spazio virtuale, dove ciascuno può esprimere in prima persona la propria idea o opinione, e dove le informazioni viaggiano libere e senza alcun tipo di controllo. Si sviluppa un nuovo modo di comunicare e di fare business, in cui la trasparenza diventa imperativo. Un mare di opportunità e potenzialità innovative in cui si naviga all’insegna della partecipazione e del coinvolgimento diretto. Il web 2.0 consente a tutti di sentirsi parte di una comunità e di partecipare alla costruzione del sapere condiviso da essa. Ma se i contenuti nel web 2.0 li fanno gli utenti, chi garantisce la qualità delle informazioni? Il problema dell’affidabilità delle fonti nel web 2.0 è stato posto più di una volta. Wikipedia, ad esempio, è stata più volte accusata di scarsa precisione a causa della sua natura volontaria.

Eppure, in base ai risultati di uno studio comparato - realizzato nel 2005 dalla rivista scientifica inglese Nature - è emerso che le voci scientifiche in Wikipedia erano comparabili in accuratezza a quelle presenti nell’Enciclopedia Britannica (furono riscontrati una media di 4 errori per voce in Wikipedia contro i 3 dell’Enciclopedia Britannica). Altri poi sostengono che, dato il suo ruolo, il lettore 2.0 non può essere considerato vittima della disinformazione. Il fatto di non essere più semplicemente un ricettore passivo di informazioni farebbe scattare per l’utente una sorta di responsabilità: quella di decidere, dato un documento online, se credere o meno al suo contenuto; e questa scelta dovrebbe includere un approfondito lavoro di verifica e valutazione del materiale e delle fonti. In un tale contesto non poteva non cambiare anche il modo di concepire e organizzare gli eventi e proprio su VoiceCom news 03.2010

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a scopo formativo. Per concludere, la docente, con la collaborazione di tutti i partecipanti, ha compilato una check list delle cose non solo da fare, ma anche da prevedere (dal software all’hardware, dalle prese elettriche al wifi, dal wiki, alla viralità sui social network), per l’organizzazione di un evento2.0.

Ma che cosa sono questi BarCamp e a

Flavia Marzano Docente del seminario Iter “Evento 2.0” in cui si è parlato di BarCamp e di tanto altro…

questo argomento è stato organizzato da Iter, il 5 e 6 luglio 2010 a Milano, un seminario dal titolo “Evento 2.0” tenuto da Flavia Marzano, presidente di UnaRete e docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma. Il programma proposto era molto ricco di argomenti, nonché di spunti per progetti e riflessioni. Il mattino della prima giornata è stato caratterizzato da un’ampia introduzione al mondo 2.0, seguita da un’analisi delle opportunità e dei rischi che questa nuova prospettiva implica. Successivamente, si è passati alla introduzione agli eventi come strumento di relazione, definendo le loro nuove potenziali forme di organizzazione. Flavia Marzano ha proseguito spiegando come e perché organizzare un evento 2.0, tramite approfondite simulazioni online. L’ampio supporto di esempi e di esercitazioni per illustrare i vari

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cosa servono?

strumenti e le modalità per organizzare un evento 2.0 ha permesso ai partecipanti di comprendere fin da subito non solo le implicazioni teoriche di un nuovo modo di concepire gli eventi, ma anche di conoscere gli strumenti attualmente disponibili per essere applicati nella pratica. Nella seconda giornata è stato dedicato molto spazio alla promozione dell’evento e ai social network. Si è anche molto parlato dei BarCamp, come possibile strumento alternativo ai convegni. I partecipanti, assistiti dalla docente, hanno organizzato in diretta un vero e proprio BarCamp, a titolo di esercitazione, utilizzando un wiki. La cosa divertente è che, mentre i corsisti lo organizzavano, alcuni utenti interessati all’evento avevano già iniziato a mandare i propri contributi sull’argomento. Per questo i partecipanti hanno dovuto aggiungere nel titolo dell’evento che si trattava solo di una esercitazione,

Molto in voga da qualche anno a questa parte, i BarCamp sono degli incontri organizzati grazie al web. Delle “non-conferenze user generated”, orizzontali, perché si allontanano dagli schemi di convegno classici, caratterizzati da quel rapporto gerarchico che vede da un lato dei relatori, su un palco, e dall’altro un pubblico in sala che ascolta in silenzio. Qui chiunque può salire in cattedra, proporre un argomento e parlarne agli altri. I contenuti di discussione non vengono decisi in anticipo dagli organizzatori, bensì direttamente in loco dagli stessi partecipanti, spinti dal desiderio di condividere, diffondere o apprendere determinati temi, in un ambiente aperto e libero. Ed è proprio questo clima di compartecipazione e condivisione che contribuisce al successo dei BarCamp. “Niente spettatori, solo partecipanti!” Questo è il motto principale, che ritroviamo nella pagina web ufficiale (www.barcamp.org), contenente il regolamento dei BarCamp. Difatti, sebbene il format sia per sua natura scarsamente strutturato, ci sono alcune regole base. Normalmente si tratta di eventi ad accesso libero e gratuito, fino ad esaurimento posti. Ai partecipanti viene richiesto di registrarsi

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Il termine geek indica una persona affascinata dalla tecnologia. con anticipo e tutti sono invitati a contribuire alla realizzazione e al successo dell’evento. “Quando arrivi, sii pronto a condividere con gli altri barcampers. Quando te ne vai sii pronto a condividere con il mondo”. Al termine dell’evento, infatti, a tutti viene chiesto di condividere pubblicamente le informazioni apprese e l’esperienza del BarCamp via internet (inclusi blog, photo sharing, social network, twitter, wiki, IRC). Si tratta di un volontario e netto allontanamento delle conferenze cui eravamo abituati fino ad oggi, caratterizzate da “offthe-record by default” e “no recordings”. Inoltre, il condividere l’esperienza vissuta, trasforma questo incontro fisico, face-to-face, in un legame online, che rimarrà nel tempo. I BarCamp sono dunque aperti a chiunque abbia qualcosa da dire oppure il desiderio di ascoltare, e organizzati, di solito, in tempi molto ristretti, attraverso un wiki che fa da lavagna degli iscritti e degli argomenti che verranno trattati. Chiunque infatti può organizzare tramite il web la propria non-conferenza personale, pubblicando un

wiki, tramite l’ausilio della BarCamp wiki. Si parte fissando da un argomento base, anche solo il titolo del BarCamp, mentre le varie sessioni vengono mano a mano proposte e schedulate dai partecipanti. I padroni di casa solitamente provvedono, oltre alla location, ai servizi base, tra cui di vitale importanza è l’accesso a internet (solitamente WiFi). Tutti sono invitati a presentare/discutere un argomento, ma c’è anche spazio per chi non ha nulla di cui parlare in maniera approfondita. L’importante è partecipare attivamente, coinvolgere ed essere coinvolti. Non sono ammessi i “turisti”. “Se questa è la tua prima volta ad un Barcamp DEVI fare una presentazione (Ok, non DEVI veramente, ma cerca almeno di trovare qualcuno con cui fare una presentazione, o per lo meno fai domande e sii un partecipante interattivo)” - si legge sul sito ufficiale dei BarCamp. I partecipanti possono fare una presentazione, proporre una sessione, aiutare a gestirne una, oppure come volontari contribuire in qualche modo a supportare l’evento. Anche se preparati in anticipo, i singoli interventi vengono schedu-

lati in loco, lo stesso giorno in cui avvengono, usando lavagne bianche o fogliettini appiccicati al muro. Quando i partecipanti arrivano selezionano le presentazioni che vogliono seguire. Queste possono essere tante in contemporanea, quante ne consente la struttura, non devono essere pre-schedulate, e possono andare avanti quanto è necessario, oppure fino a che non incappano in altra presentazione. L’introduzione, per policy, è previsto sia di sole tre parole. Alla fine dell’evento i relatori devono assicurarsi che le slide e/o l’eventuale audio o video delle loro presentazioni, sia pubblicato online, a beneficio di coloro che non erano presenti. Tutti insieme poi si tirano le somme: “Cosa ha funzionato e cosa no? Cosa (e come) si potrebbe migliorare?” Questo modello di conferenza autogestita organizzata dai partecipanti si rifà concettualmente ai meeting europei degli hacker, in atto dagli anni 90. I primi BarCamp trattavano perlopiù di nuove applicazioni internet, di tecnologie open source di protocolli sociali e di data format. VoiceCom news 03.2010

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Con il tempo però l’ambito è stato ampliato, toccando una varietà sempre maggiore di altri argomenti, inclusi sanità, trasporti, salute e benessere, politica, anche se i temi più ricorrenti rimangono comunque legati a internet, al software libero e alle reti sociali. Rimangono comunque molto legati al settore ICT, dalle

cui principali aziende spesso arrivano consistenti sponsorship. Solitamente, gli interventi troppo commerciali vengono scoraggiati. È preferibile, piuttosto, fare delle sessioni o predisporre spazi DemoCamp, a titolo di dimostrazione di determinati prodotti. Il primo BarCamp in assoluto si è tenuto a Palo Alto in California, dal 19 al 21 agosto 2005, presso gli uffici della Socialtext, una società di software locale.

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L’evento è stato organizzato in meno di una settimana (a partire dall’idea fino alla sua realizzazione) con la partecipazione totale di 200 persone. Il termine BarCamp nasce come allusione scherzosa ai foobar, parola usata nello slang hacker. Sembrerebbe infatti che il primo BarCamp sia nato come reazione

in risposta al FooCamp, una “nonconferenza” annuale, cui si può accedere solo su invito, organizzata da Tim O’Reilly, un noto editore californiano di testi sul software libero, radunando esperti della rete. Da allora BarCamp si sono tenuti in più di 350 città, in tutto il mondo. Per celebrare l’anniversario del primo BarCamp di Palo Alto è stato organizzato il BarCampEarth, incontri simultanei in diverse città di tutto il mondo (dal 25 al 27 agosto 2006).

I BarCamp sono incontri organizzati grazie al web. Per il secondo anniversario, invece, fu realizzato il BarCampBlock a Palo Alto, nella sede originale e questa volta i partecipanti erano 800. Il più grosso BarCamp mai registrato è il Barcamp Yangon in Global Voices, con oltre 2700 partecipanti che si sono riuniti in Yangon, Myanmar (Burma) nel gennaio del 2010. Il primo Barcamp italiano, invece, si è svolto a Milano nel settembre del 2006. Organizzato, da Londra, dal blogger Riccardo Bru Cambiassi e da alcuni amici, l’incontro ha avuto luogo presso la sede dell’editore Apogeo, che ha fornito ospitalità e connessione. Con il titolo di “BzaarCamp”, l’evento è stato concepito come una sorta di bazaar, un’occasione per riunire a Milano persone accomunate da una visione tech/geek e appassionate di arte, digitale, media, gaming. “Cosa accadrà durante l’evento? Lo decidi tu! La cosa più importante che ti resterà alla fine? Le idee e nuove relazioni!” Ed è così che non solo blogger, programmatori, giornalisti, docenti, esperti di marketing, ma anche semplici utenti internet si sono ritrovati uniti a parlare di tutto e di più: dalla programmazione alla cucina, dalle arti marziali alla sociologia. Un incontro di grande successo. Cinque sale in cui, dalle 10 del mattino alle 8 di sera, si sono succeduti e incrociati numerosi incontri, tutti della durata massima di 30 minuti. La capacità massima della struttura era di 50 persone, pertanto era prevista una registrazione obbligatoria online, con possibilità anche di prenotarsi contrassegnati da bandierina “forse”. Oltre il cinquantesimo si andava direttamente in lista d’attesa. Con la

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LINK www.barcamp.org www.barcampitalia.org

raccomandazione per i prenotati di cancellarsi in caso non potessero più presenziare. Curiosando sul sito dell’evento si può ancora respirare l’atmosfera di collaborazione ed entusiasmo che hanno caratterizzato la giornata. Le pagine sono in inglese, partendo dall’obiettivo di renderlo un evento internazionale, permettendo pertanto a chiunque di contribuire e partecipare. “Se durante il Camp non ci saranno stranieri, l’evento sarà ov-

viamente in italiano. Viceversa, in caso di partecipanti di lingua non italiana, siete pregati di tenere i vostri interventi in inglese, o di predisporre un interprete” – leggo sul sito. Un wiki interamente dedicato alla logistica ha permesso di organizzare nei minimi dettagli gli spostamenti degli iscritti. Vi si possono trovare consigli su trasporti, parcheggio, car-sharing (“da Imola ho 3 posti liberi in macchina, se interessati postate al link a sinistra!”), pernottamento,

Un wiki è un sito di contenuti aperti che nascono dalla collaborazione di tutti coloro che vi hanno accesso. Spesso basta aprire la pagina e, anche in modo anonimo, scrivere qualcosa. Altre volte invece è necessario essere registrati.

ristorazione (“che ne dite di un drink o di una pizzata post-evento?”)…un concentrato di energia e voglia di fare tutti insieme. Chi si offriva come fotografo ufficiale dell’evento, chi era incaricato di raccogliere quanto prodotto nella giornata predisponendo un link alla raccolta di post, video, audio slideshare e foto di tutti i partecipanti, chi si incaricava di predisporre il tutto per lo streaming, chi di portare i microfoni… Un’organizzazione che farebbe impallidire il miglior event manager. VoiceCom news 03.2010

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Al posto del programma troviamo online tre sezioni: - vorrei che si parlasse di … (un elenco di argomenti che partecipanti desideravano venissero sviluppati) - so già cosa voglio fare… - sono indeciso ma potrei fare… Per “decomprimere” tra un intervento e l’altro troviamo persino una “introduzione alla giocoleria per geek”! Ma l’evento vero e proprio è quello del momento, quello

che nasce da un’immensa bacheca di foglietti sui quali vengono man mano appuntati gli orari e gli argomenti dei vari interventi. Da allora sono passati alcuni anni e i BarCamp si sono susseguiti a cascata in varie città italiane. Da Torino a Venezia, da Udine a Catania per parlare di web 2.0, di PA, di creatività, di disabilità, di promozione del territorio, di musica, e di tanti altri argomenti. All’insegna della condivisione e della collaborazione. Un ringraziamento particolare a Leandro Agró che ha messo a disposizione della redazione il materiale fotografico utilizzato in queste pagine. Le foto sono state scattate durante il bzaarcamp che si è svolto a Milano nel settembre del 2006.

PETRA INVERNIZZI Responsabile Formazione, ITER

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