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ERRATA CORRIGE Nell'ultimo numero di It's Different, in un redazionale su complementi d'arredo in cartone,sono state pubblicate, insieme ad altre, due foto riguardanti una consolle ed un comodino,con didascalia che fa riferimento a Kube design come produttore e a Roberto Giacomucci come designer. In realtà, quelle due foto appartengono a Luca D'Antuono come designer e a Qlab design, che è il suo studio di design. La consolle e il comodino ritratti fanno parte della linea New Lyric ( è possibile vederla completa sul sito www.qlabdesign.it), presentata al Macef di Milano nel Settembre 2011 e 2012: la sua produzione è gestita dallo studio Qlab design, all'inizio insieme ad Essenti'al di Carpi e successivamente, ed attualmente, da Arcadia di Ravenna ma in ogni caso sempre su mandato di Luca D'Antuono. Ci scusiamo con l'interessato.
di Laura Sciancalepore Basta il suo nome per evocare atmosfere austere, coloniali…Il New England è quasi un pezzo d’Europa in terra americana, scoprirne tutte le sfaccettature può essere davvero sorprendente. La storia degli Stati Uniti d’America passa anche da qui: Boston è una capitale famosa per tanti motivi, e la sua storia si respira ovunque. Qui la concentrazione di college ed università prestigiose a livello mondiale è unica: bastano Harvard e il Mit a rappresentarle tutte, e da sole costituiscono un polo d’interesse storico e sociale unico. La classe dirigente americana da sempre si è formata in queste aule, e la dinastia dei Kennedy ne sono un fulgido esempio. Se decidete di percorrere il Freedom Trail, le visiterete entrambe: in quella che è definita la “Walking city” per le sue dimensioni piuttosto ridotte, è un’ottima idea intraprendere questo percorso di circa sei chilometri che vi permetterà di raggiungere nell’arco di 2-3 ore, seguendo una striscia di mattoni rossi sul marciapiede, senza il rischio di perdersi o di dover trafficare oltre ogni misura con le cartine, ben 16 luoghi d’interesse storico. Si parte dal Boston Common per giungere a fine percorso a Bunker Hill: praticamente un corso accelerato sulla Guerra d’Indipendenza. Il Quincy Market è attualmente un centro commerciale dalle linee neoclassiche affascinanti e con una storia alle spalle di tutto rispetto: si tratta, infatti, dell’antico mercato del pesce, come la vicinanza al porto può suggerire, completamente riconvertito al suo interno, ricco di ristoranti, pub, locali d’ogni genere, persino negozi d’antiquariato; di certo, è uno dei posti preferiti, da turisti e bostoniani, per la pausa pranzo e per l’acquisto di prelibatezze gastronomiche, e a quanto pare qui è possibile gustare i migliori panini all’aragosta d’America. Fa parte del Faneuil Hall MarketPlace, uno dei centri più ricchi di vita della città, con i suoi quattro edifici che racchiudono un’ampia area in cui, oltre ad un’atmosfera unica e alle miriadi di locali che vi si affacciano, spesso e volentieri vi si svolgono spettacoli di strada e festival, tra cui l’Historical Street Theatre e il Summer Laser Festival, che non mancano di affascinare. Se siete amanti dello shopping, troverete altri centri commerciali degni d’attenzione in città: il Copley Palace è tra i più esclusivi ed è situato nella Back bay, mentre nella rinnovata zona del porto si trova il Waterfront, dove avrete a disposizione l’intero skyline della città.
Per chi ama le gallerie d’arte e locali molto raffinati, Newbury Street è l’indirizzo giusto. Se siete appassionati di musei, il Museum of Fine Arts è sicuramente tra le mete imperdibili, con le sue collezioni precolombiane, di fotografia e arte contemporanea, con qualche prezioso Renoir, Gaugin e Van Gogh, mentre la John Fitzgerald Kennedy Library & Museum vi propone al suo interno tutto quanto può riportare alla mente uno dei presidenti degli Stati uniti più amati della storia, dai cimeli personali ai discorsi famosi (il relativo sito internet è altrettanto interessante e ricco…). Il museo di Isabella Stewart Gardner, collocato in uno splendido edificio ispirato ai palazzi veneziani e costituito da più di duemila pezzi riconducibili perlopiù all’arte rinascimentale europea, rispetta le ultime volontà della sua proprietaria. Entrambe le condizioni che lei aveva posto per la sua realizzazione, infatti, sono state rispettate: che fosse aperto a tutti e soprattutto che nulla fosse spostato o modificato, cosicché la gente potesse vederlo come lei l’aveva predisposto.
Il Museo della Scienza comprende un superbo planetario, dei simulatori di esperienze fantastiche, dinosauri e tanto altro ancora, mentre un vero e proprio museo a cielo aperto e di genere completamente differente è il Fenway Park , lo stadio dei Red Sox con i suoi storici sedili in noce e le sue dimensioni ragguardevoli. Non aspettatevi una gran vita notturna a Boston: è vero, è una città universitaria e dovrebbe essere piena di giovani in fermento, ma in realtà, quasi tutti i locali entro le due di notte chiudono bottega. Perciò, a proposito di vita mondana, una buona idea è quella di buttarsi su ristoranti e pub, in cui scoprire ambienti e piatti indimenticabili. Potrà sembrare strano, ma qui la cucina è un miscuglio d’influenze irlandesi ed italiane, perciò alcuni indirizzi saranno davvero sorprendenti: il N°9 Park a Bacon hill è tra i più raffinati in cui possiate imbattervi e il gusto è decisamente europeo. Per un brunch di tutto rispetto, l’Aquitaine, con la sua allure parigina, vi conquisterà, mentre se cercate un Mac Donald, magari per risparmiare, visto che la città è tra le più care d’America, resterete delusi… Tra le istituzioni più antiche della città, e perciò d’America, vi sono le già citate università: sono frequentate dai rampolli delle famiglie più ricche del globo, sono tra le più selettive al mondo e quindi stare al passo richiede una dedizione totale(il tasso di suicidi tra i giovani in verità è qui molto alto e sicuramente l’estrema competitività richiesta è tra le sue cause principali). Se ci soffermiamo sull’aspetto esterno di queste strutture, non vi sfuggirà il Ray and Maria Sata Center, che fa parte del Massachussets Institute of Thecnology e si lascia ricordare per le sue linee spezzate ed asimmetriche, con rientranze e sporgenze assolutamente inedite. Peccato che il MIT abbia intentato causa contro il celebre architetto che ne è l’autore , Frank Gehry, poiché sembra che ci piova e nevichi dentro, e questo per deficienze strutturali… A Boston sono possibili mete turistiche anche gli antichi cimiteri che la punteggiano, con i loro parchi e i monumenti affascinanti: segnaliamo tra tutti l’Old Granary Burying Ground, alla cui ombra è sepolto uno degli eroi della guerra d’indipendenza americana, Paul Revere, e dove è possibile osservare tombe risalenti al 1660.
. Sono tanti gli eventi che caratterizzano l’estate bostoniana: tra le più interessanti segnaliamo il Cambridge River Festival che si tiene sulle rive del fiume Charles e prevede concerti di musica d’ogni genere, dal jazz all’etnico, mentre il Green River Festival è una curiosa combinazione di cibo, danza, artigianato e lanci di mongolfiere. Il jazz è molto amato e sono innumerevoli le rassegne che richiamano artisti da tutto il mondo. Anche la letteratura nel New England è molto amata, tanto che parecchi scrittori hanno ambientato le loro storie in questa terra, tra cui H.P. Lovecraft, famoso per i suoi racconti onirici e dal brivido assicurato. Se decidete di esplorare i dintorni di Boston, anche a parecchi chilometri di distanza, troverete tanti luoghi che richiamano quelli citati nei suoi romanzi, tra cui Salem, tristemente famosa per la caccia alle streghe ed identificabile con Arkham, sede della Miskatonic University, queste ultime partorite dalla fantasia dello scrittore. Sempre a proposito di gite fuori porta, è assolutamente consigliata Cape Cod, una delle mete preferite sia dagli americani che dai turisti in genere. Si tratta di una penisola che conta 900 km di costa con spiagge bellissime, panorami splendidi punteggiati da fari e costruzioni che riportano alla mente scenari da caccia alle balene ormai dimenticati, ma sempre suggestivi.
BOSTON A Boston uno dei locali più rinomati è sicuramente il Royal club, una grande struttura che ospita concerti con gruppi famosi e feste a tema. La musica è quella tecno e i dj. sono tra i più rinomati negli USA. Un ottima acustica fa di questa sala una tra le più apprezzate in città Se vi recate a Boston questo è un appuntamento da non mancare. Situato sotto un grande hotel il locale si presenta molto elegante e soprattutto l’arredamento si mischia tra il tradizionale e il moderno
I campi da golf sono innumerevoli, le piccole città che la caratterizzano sono ricche di negozi, ristoranti ed alloggi davvero romantici, e quasi ovunque si possono praticare sport acquatici. D’inverno, Boston è impraticabile: troppo fredda, e con temperature costantemente sotto lo zero, mentre l’estate arriva all’improvviso, ed è calda e umida. Forse, il periodo migliore per visitare questa splendida città è tra Settembre e Ottobre, quando avrete modo anche di constatare di persona quanto possa essere affascinante il fenomeno del “foliage”, quando gli alberi di parchi, boschi e foreste o anche solo dei semplici esemplari dei giardini privati si trasformano in una cascata dai colori fiammeggianti, dal rosso al giallo all’arancione, in un paesaggio che spesso può contare su una piccola ma splendida appendice d’estate, la cosiddetta Indian Summer, con temperature miti e un’atmosfera unica al mondo.
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di Tobia Donà Avrebbero potuto Francis Bacon, Keith Haring, o Raffaello fare qualcosa di diverso nella vita che non fosse la pittura? Credo proprio che la risposta non può altro che essere negativa, poiché la pittura, quella alta, quella che lascia un segno nella storia, è una vocazione. E’ lei che sceglie, senza lasciare alternative. Questo spiega perché tanti giovani, “…decidano di fare della loro vita una profonda ragione di comunicazione, aiutati da una storia della pittura straordinaria” (R. Novali). Francesco Liggieri (Alessandria 1981) disegna e dipinge da sempre. Ha tentato di fare altro, di studiare per un diploma che nulla avesse a che vedere con l’arte, ma poi è tornato sui suoi passi e, a pieni voti, si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. L’autorevole rivista Flash Art (attenta e lungimirante), nel 2008, indicandolo come una giovane promessa della pittura, scriveva: “Pittore che ha attraversato un linguaggio street-pop per arrivare ad una gestione più richteriana degli elementi umani, Francesco Liggieri riassume delicatezza e nettezza nella figura e nel gesto umano, con un tratto e con soluzioni stilistiche e tecniche specifiche per ogni soggetto, esercizio di traduzione in cui non resta traccia della ricerca compiuta. Con un impegno che affonda le radici in una consapevolezza storica e del presente in un arco di soggetti che spazia da un ritratto più intimo alla iconografia del potere, e più recentemente alle immagini depositate nella memoria collettiva” (A.Nutolo).
Until the day Is Done, 40x40cm acrilico su tela, 2013 (particolare)
Life and how to live it, 30x30cm, acrilico su tela, 2013 (particolare)
Con una battuta, lo potremmo considerare un enfant prodige, poiché da subito si è presentato alla ribalta del mondo dell’arte, con le carte in regola per essere considerato con il massimo dell’attenzione. A 28 anni era già stato, per tre volte, finalista al Premio Celeste, ed aveva partecipato ad un paio di mostre curate da Philippe Daverio. Nel 2006, l’artista Pablo Cardoso, lo invitava a collaborare ad un’opera, esposta l’anno successivo alla 52ma Biennale d’Arte di Venezia. Cosa colpisce nel suo lavoro? Cosa lo rende tanto affascinante? Una possibile risposta si può scorgere nelle parole dell’artista, quando dice: <<Sai, io non ho ricordi di me senza un colore o una matita. Ero la disperazione dei miei che giornalmente mi compravano fogli di carta per disegnare. Crescendo il gioco è diventato passione, lavoro e ti dico con una certa tranquillità che maturando questo gioco che è l’arte, la pittura, è ancora il mio gioco preferito>> e aggiunge <<non ho mai dovuto scegliere, è stato naturale essere quello che sono>>. Le sue sono quindi visioni meravigliate e tenere come quelle di bambino. Egli dà forma ad una pittura che ad un primo sguardo appare piacevole, fatta d’immagini intime che ci accompagnano e ci proteggono da ciò che appare oscuro e difficilmente comprensibile, ma subito mutano al nostro sguardo diventando enigmatiche. Sembra che in Francesco Liggieri non vi sia una mera volontà di ridurre tutto ad immagine, ma piuttosto l’impulso di scambiare esperienze, di comunicare. La realtà sicura, certa, tangibile, nelle opere di Francesco si popola d’immagini che si mostrano criptiche: sono presenze vicine, come familiari, nelle quali però, come scrive Arianna Testino, convivono“familiarità” e “straordinarietà”. E’ questo che genera l’intensità visiva…l’opera d’arte.
In Campi di pop corn (where is Anna Frank?) dipinto che ritrae la piccola Anna in mezzo ad altri bambini, comprendiamo presto che ad aspettarli vi sarà un atroce destino. Anche il titolo: campi di pop corn, sembra volerci tranquillizzare, ma non è così, si tratta di una memoria terrificante, poiché ci rivela, il nomignolo con il quale gli aguzzini nazisti si riferivano ai bambini oggetto di esperimenti sulla cui cute comparivano enormi chiazze bianche. In My dream come!...Maybe tomorrow, il bambino con il lecca-lecca in mano che sorride è il piccolo Józef Wojtyła. Vedete come in entrambi i dipinti la mediazione tra passato e avvenire sembra convogliare verso il senso, con l’intento di rendere migliore il futuro. Ecco che anche se si tratta di una pittura “figurativa”, la naturalità delle cose concrete (poiché visibili) è abbandonata, come anche l’individualità. Il messaggio che ne scaturisce raggiunge l’essenza di una certezza annunciata. Si tratta di un viaggio nel tempo, il tempo degli uomini, attraverso i momenti salienti e maggiormente drammatici, per ricercarne le esperienze, i valori profondi e le spinte irresistibili dell’affascinante complessità dell’essere. Quando vidi per la prima volta il lavoro di Francesco mi ricordai di un vecchio album di francobolli che ereditai da bambino da un parente più grande. Tutte quelle icone colorate, per campiture, erano simboli di nazioni, di culture, ma erano anche storie, racconti di fatti accaduti. Francesco ha talento. Sa centrare quella sola immagine corretta, capace di raccontare una storia. Attinge ad un mondo di visioni che ha registrato con gli occhi sin dall’infanzia.
Ne conserva tutta la freschezza, l’immediatezza, e la capacità di sintesi. Ma le sue immagini non raccontano, ahimè, favole per bambini bensì storie per adulti. In Until the day is done vediamo un ragazzo, uno dei tanti che hanno perso il lavoro o non lo trovano. E’ raffigurato a gambe nude, senza scarpe, dietro di lui un cielo apocalittico. Ebbene, alla fine della giornata, il suo volto accenna ad un sorriso di speranza, ha ancora la forza per non mollare. La certezza di un evento positivo, di un futuro migliore possibile, ritorna in tutte le sue opere. E’ nella forza con la quale il giovane di Life and how to live it stringe una corda senza più alcuna intenzione di lasciarla o di perdere in qualche modo la direzione verso i propri obbiettivi e le proprie passioni. Ed è forse ancora lo stesso ragazzo, quello seduto su una sedia che sembra essere troppo grande per lui (Whatever people say I’am That’s what I’m not), consapevole di volere per se stesso solo ciò che desidera veramente. Ogni dipinto è un messaggio, una riflessione racchiusa in bottiglia e lanciata nell’oceano. Scrive ancora Arianna Testino : “L’opera parla da sé. L’artista si limita ad abbozzare una direzione e a suggerire un punto di vista, nitido e definito. E’ compito dello spettatore concludere il lavoro e approfondire la riflessione di cui l’opera diviene mezzo”. Allora guardiamo l’America (A young uncle Sam), terribilmente complicata, che ha per Liggieri il viso di un giovane uomo. Un giovane con un occhio più grande ed uno più piccolo, c’è da chiedersi se da grande punterà ancora il dito esclamando “I want you” come il vecchio zio Sam. Il bimbo sul cavallino a dondolo di I feel fine sembra non crederlo. Anche noi ci sentiamo meglio.
ONCE UPON A TIME
TODAY â&#x20AC;&#x2122;S PUNTO PELLE Ravenna, via Cavour 57 Milano Marittima, viale Matteotti 49G Riccione , Viale Ceccarini - Galleria Viscardi, 61D
Mi chiamo Luca D’Antuono, molti mi conoscono come d’ants, nome che ho sempre utilizzato per firmare i miei lavori e che ho dato anche al mio studio grafico. Ho 51 anni e appartengo a quella generazione di grafici che hanno iniziato ed imparato a lavorare senza il computer, a mano, con i trasferibili e in camera oscura... ci tengo a dirlo in quanto allora era un mestiere difficile che solo pochi potevano fare, poi con l’avvento del computer è diventato ancora più difficile perché chiunque si è creduto capace di farlo. Per circa un decennio siamo stati inondati di pessima comunicazione, la creatività e le idee erano scavalcate dalle potenzialità di una macchina, si sfruttavano effetti grafici solo perché il computer era in grado di farli e non per averli pensati prima, con l’inevitabile conseguenza di un appiattimento della fantasia e dell’originalità. L’unico modo per distinguersi è stato quello di credere nelle proprie idee, far tesoro delle regole e crescere al fianco delle tecnologie e comunque nel rispetto di una nuova generazione che il computer lo “masticava” come noi le figurine Panini...
Dal 2000 in poi le cose sono cambiate, la pessima comunicazione è rimasta e impera tutt'oggi, ma almeno si è potuto far capire, con grandi sacrifici, la differenza tra un creativo e un impaginatore, tra un marchio e un font o tra una foto in studio e una da bankimage. È in questi anni che il mio modo di fare grafica è stato sempre più elaborato, nella continua ricerca di qualcosa che creasse emozione; sentivo il bisogno della materia, la carta stampata non mi bastava più e quando potevo intervenivo inserendo elementi fisici e reali, una chiusura a borchia, una rilegatura con punto Singer o un vero spazzolino da denti che diventava il biglietto d’ingresso di un evento. Mi divertivo, stupivo, emozionavo e per fortuna venivo anche criticato, cosa che mi faceva capire di essere sulla strada giusta. Così dopo anni di esperienze al fianco di colleghi, fotografi, illustratori, direzione artistica in agenzie e qualche riconoscimento, come la partecipazione alla seconda edizione della biennale “Fabbrica delle Immagini 2006”, ho iniziato ad orientarmi molto più sul packaging, creando delle linee complete di design e grafica, come i concept Napkin, Sinfonia di Note profumi, Natfood tisane e infusi ed altri lavori che hanno scavalcato i confini portando le mie idee in giro per il mondo.
Nel 2009, per distinguere l’attività di grafica da quella del design, nasce Qlab design, uno studio/showroom allestito in collaborazione con Clubs, un concept store di Ravenna. Questa distinzione, più che altro psicologica, mi è servita per poter dedicare al design idee e progetti non richiesti, senza commissione e quindi liberi da qualsiasi pressione esterna. Ho fatto ricerca di materiali alternativi, leggeri, pratici come il cartone, il polistirolo o il polipropilene, tessuti come canvas, tyvek e tnt. Ho sperimentato gli stessi in vari allestimenti, progettando stand, istallazioni per eventi, sale riunioni e negozi mentre parallelamente creavo delle linee di design a nome Qlab: NEW LYRIC è una linea di complementi d’arredo in cartone alveolare, il concept nasce da un unico foglio piano che, tagliato e sagomato, si trasforma in un elemento tridimensionale. Lo stesso concetto l’ho applicato a librerie modulari componibili, specchiere ed espositori. OXO e X-RED sono due librerie in polistirolo tagliate a filo caldo, stuccate, resinate, indurite e verniciate a mano, non vengono prodotte in serie, ogni pezzo è unico e realizzato su richiesta. La linea di prodotti Qlab si completa con pannelli fotografici d’arredo, orologi e complementi per la tavola e l’ufficio.
Nella continua ricerca tra grafica e design coltivo anche delle passioni di natura più artistica che commerciale, così mi diverte ridare vita ad oggetti che normalmente finiscono nel rifiuto o che dal rifiuto riesco a portare via in tempo... ecco che una lampada da tavolo abbandonata vicino al cassonetto viene raccolta, pulita, verniciata, sostituito il paralume con un altro decorato da me... un’opera unica da conservare, vendere o regalare; per non parlare di quello che c’è nelle vuote bottiglie di plastica, bicchieri da vino e da acqua, flute, caraffe, coppette da macedonia, sale, pepe... forme, colori e decori a rilievo di ogni genere. Poi una sera ho raccolto una tanica, abbandonata nello stesso punto da settimane ed nato TANK YOU. Il senso del progetto TANK YOU sta nel sensibilizzare il pubblico al riuso di tanti oggetti che consideriamo rifiuto, stimolare la fantasia e la creatività per dargli una 2nd life. Per fare questo ho utilizzato una tanica intorno alla quale ho raccontato una storia. Una storia vera, che parla di lavoro, di ceti sociali, di sport e d’Europa, una storia che ognuno può interpretare secondo il proprio pensiero. TANK YOU è stato presentato al Macef di Milano a Gennaio 2013 nell’esposizione ”Storie di cose sostenibili”, riscuotendo grande successo ed ottime recensioni. Parteciperà alla quinta edizione del concorso di design sul riciclo “RicCAA 2013” a Padova dal 24 Maggio al 23 Giugno e probabilmente (ancora da definire) sarà esposta alla Notte Verde di Forlì il 17/18 Maggio. Una volta, ad un giornalista che mi chiedeva se non avessi paura che qualcuno potesse rubare le mie idee ho risposto che ne ho molte di più di quante me ne possano rubare…
Luca D’Antuono www.qlabdesign.it
2013 tendenze primavera estate
State pensando a soluzioni inedite per i vostri capelli, tagli, pieghe o colori, tutti da vivere nella bella stagione? Fermiamoci un attimo e occupiamoci prima dell'abbigliamento. Le tendenze fashion per la primavera, ispirata all'Oriente, annoverano colori come il bianco e il nero, così come consigliato da Dior: uno stringi collo (o sciarpa) può personalizzare un abito classico e rinnovare le t-shirt tagliate sotto il seno, mentre sono caldeggiate trasparenze nei tessuti di colori neutri, come i verdi chiari, per dare uno stile ad abiti comodi e confortevoli, con una contaminazione arabeggiante, come suggeriscono i marchi Benetton, H&M, Zara... Poi, per l'estate, tanto colore, come il giallo ocra, il verde, l'arancio... l blu sono per la donna che ama il jeans come opera d'arte, abbinato a un sottile profumo orientale: firme come Karl Lagerfield, Byblos e Oben hanno interpretato magnificamente questo stile . Sognare con la moda e' bellissimo, ma ora occupiamoci capelli : spazio a tagli carré reinventati, volumi con pieghe morbide, e in particolare la tecnica di piega memorizzata che resiste 2 mesi. Novità: tornano onde morbide, punte in fuori ispirate agli anni '50 e ancora, tagli corti easy oppure capelli lunghi valorizzati da ombre di colore chiaro scuro, sfumature moka e il rosso in tutte le sue varianti. Fondamentale la ricerca di un corto dove il ciuffo diventa protagonista, con colori forti come il blu, viola e arancio : acconciature con movimenti semplici, trecce in tutte le varietà a spiga a 5 capi,capelli informali semplicemente intrecciati!!!!! E infine, il make up arabeggiante quasi inesistente.
PARRUCCHIERI IN RAVENNA
Sabrina De Matteis
Lorena Gondolini
Marisa Savorelli
ORARIO CONTINUATO TUTTI I GIORNI DAL MARTEDI’ AL SABATO
LORENA GONDOLINI - Tel. 0544 454808 VIA VENETO 5 BY SABRINA - Tel. 0544 400361 MARISA SAVORELLI - Tel. 0544 30050
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RADICCHIO ROSSO RISTORANTE
Di Tobia Donà Credo che chi è nato a Ravenna abbia imparato a dire la parola “mosaico” ancor prima delle parole “mamma” o “papà”. Certo, questa è una battuta, ma resta il fatto che per un ravennate le parole mosaico e Ravenna sono unite indissolubilmente. Questo è importante e sicuramente giusto. Ma che cosa significa? Che Ravenna custodisce all’interno dei suoi monumenti encomiabili testimonianze dell’arte bizantina? Sì certamente, ma vi è anche qualcosa di più complicato che anima da diversi decenni il dibattito sul mosaico che, in questa città, è sempre stato, soprattutto in passato, molto fervido, poiché ad occuparsene sono stati artisti ed intellettuali di tutto il mondo. Il mosaico, come ogni arte, dalla pittura al cinema, è in primo luogo un linguaggio.
“La tessera è la parola di questo linguaggio, è l’elemento individuale, la tessera lavorata è una sintesi di un’esperienza, di conoscenze ed è quindi l’espressione” (I.Fiorentini). Ho scelto di citare questa frase poiché la similitudine tra linguaggio e mosaico mi permette di restringere il campo e fare un distinguo fra opera d’arte e souvenir. Poiché Ravenna, come Murano per il vetro (ma l’esempio potrebbe essere esteso ad altre città famose per una peculiare tradizione artistica), ha sulle spalle la pesante eredità di salvaguardare e tenere viva un’arte che la caratterizza fortemente, con tutti gli obblighi che ciò comporta. Primo su tutti garantire un futuro al mosaico. Per fare ciò occorrono scuole di altissimo livello che devono essere all’altezza della fama che la nostra città ha nel mondo e che rispondano alle aspettative di studenti che vi giungono da ogni dove. Occorre formare restauratori competenti per manutenere l’immenso patrimonio musivo. Importantissimo è anche promuovere collaborazioni con artisti contemporanei per mantenere alto il valore del mosaico tra i procedimenti artistici. Questo vuol dire scuole, formazione, restauratori, ricerca. A tal proposito, ho scoperto un luogo in città che sintetizza tutto ciò, che valorizza una tradizione, tramanda “i saperi” e rinnova le tecnologie. E’ il Gruppo Mosaicisti Ravenna, capitanato in maniera straordinaria da Marco Santi, che ha saputo traghettare dal passato al futuro un’impresa attiva a Ravenna dal 1948. Il Gruppo si era costituito nel secondo dopoguerra per ridare vita alle opere danneggiate dal conflitto. Da allora non ha mai smesso di esistere e quella del restauro è rimasta una delle principali attività. Per dare un’idea della fama che il gruppo gode a livello internazionale voglio citare uno degli ultimi interventi di restauro e musealizzazione di un sito archeologico: il complesso basilicale di Aquileia (patrimonio dell’UNESCO) del quale sto sfogliando le ben 15 pagine che la rivista Casabella (novembre 2012) ha dedicato al progetto. Si tratta di un’importante riqualificazione degli architetti Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni, vincitori del concorso indetto nel 2003 dal Comune di Aquileia, dalla regione Friuli Venezia Giulia e dalle Soprintendenze ai beni Archeologici e Architettonici. Grazie alla loro profonda conoscenza della storia del complesso, i due professionisti in questione hanno saputo dare un metodo per conservare e fruire delle testimonianze del mondo antico, e quanto realizzato in quel contesto, ne valorizza lo straordinario patrimonio archeologico. Marco Santi mi spiega che questi incarichi, sono frutto di un lavoro che egli porta avanti da oltre trent’anni. Allievo di Sergio Cicognani, Marco entra nella “bottega” nel 1982, ancora studente all’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Diventato, negli anni successivi, vicepresidente prima e presidente poi, ha indirizzato il lavoro non solo nel restauro, ma anche nelle collaborazioni con artisti contemporanei di fama mondiale. Portando avanti parallelamente due vocazioni proprie di questo gruppo di lavoro, ha sommato le esperienze acquisite negli scavi, nei monumenti antichi e moderni, all’estro creativo dell’artista pervenutogli dal contatto con i grandi maestri. Lavorare sull’antico, ha permesso alla manodopera del gruppo di comprendere segreti e peculiarità impossibili da apprendere sui libri di scuola. Dagli artisti hanno appreso l’aspetto d’innovazione e fantasia che la ricerca in questo campo inevitabilmente produce, quando si parla di personalità come Aldo Mondino, Alighiero Boetti, Aligi Sassu, solo per citare alcuni che hanno transitato in questo laboratorio. Oggi i committenti del Gruppo Mosaicisti Ravenna da un lato sono comuni, soprintendenze e fondazioni, dall’altro artisti, designers ed architetti. L’alta specializzazione, la flessibilità di poter spaziare con competenza dall’antico al contemporaneo, consente oggi all’impresa di Marco Santi, di soddisfare le esigenze più complesse di una committenza prestigiosa. In un momento difficile per l’artigianato, ma più in generale per le imprese, il Gruppo Mosaicisti Ravenna non conosce crisi e puntualmente i loro lavori sono pubblicati da riviste specializzate di arte, archeologia e architettura. Si tratta di una realtà forse più conosciuta all’estero che in città, come dimostrano le molte pubblicazioni e i documentari televisivi prodotti da Russia e Giappone. In questo momento, Marco Santi è impegnato anche in progetti didattici in accademie d’arte e scuole di mosaico come quelle di Macerata e Tornareccio, ma soprattutto alla nascita di un’importante scuola per il mosaico in Santa Sofia a Kiev. Sono chilometri e chilometri quadrati di mosaico che Marco e i suoi collaboratori hanno trattato in trentacinque anni di lavoro e di ogni tessera hanno saputo ascoltarne la voce.
Recensione negativa su Tripadvisor? Sicura come la morte! Nella vita di un essere umano si dice che "prima o poi tutti sono costretti a scontare una delusione d' amore", stessa regola vale per gli albergatori con Tripadvisor. Subire gli effetti negativi di una recensione falsa sembra scontato, come se nessun hotel fosse al sicuro o al riparo da questa terribile mannaia, capace di generare una perdita reale nel fatturato di una struttura ricettiva. Per dare un'idea di quanto Tripadvisor sia divenuto una componente fondamentale nel destino di una struttura ricettiva, mi basta dire che circa il 30% dei turisti prima di prenotare una camera d'albergo, verifica le eventuali recensioni lasciate da altri utenti. Il problema però riguarda proprio le recensioni, che sono il fulcro di Tripadvisor, nonché il vero punto debole dell'intero progetto. Recensioni false? Una certezza provata! Da anni è ormai chiaro che molte delle recensioni su Tripadvisor sono false, scritte nella maggior parte dei casi dagli albergatori stessi per promuovere i propri hotel, o per danneggiare la concorrenza. Lasciare recensioni su Tripadvisor è semplice e soprattutto non c'è un controllo accurato sulla veridicità delle informazioni pubblicate. Ben altro discorso riguarda le recensioni sui siti web delle OTA (Online Travel Agent) come Venere, Bookings, TabletHotels, etc. che vengono pubblicate solo dai clienti che hanno realmente soggiornato nell'hotel e quindi sono veritiere al 100%. L'argomento Tripadvisor è invece molto spinoso ed il fatto che coinvolga un business così importante come il turismo, ha coinvolto l'attenzione di mass media e giornalisti di prestigiosi quotidiani internazionali. È possibile un ricatto dei clienti per ottenere sconti dall'hotel? Oltre al problema della concorrenza sleale si aggiunge poi quello della scorrettezza da parte degli utenti, infatti il terrore degli albergatori di ricevere giudizi negativi su Tripadvisor, ha innescato un meccanismo perverso, il ricatto da parte dei clienti. Negli ultimi anni molti amici e clienti albergatori, mi hanno raccontato di aver subito questo tipo di minaccia dai clienti per ottenere uno sconto e questo "stratagemma" sembra si stia diffondendo sempre più su larga scala. Tripadvisor si fonde con Expedia...conflitto di interessi? Il discorso si è poi ulteriormente complicato quando Tripadvisor è stato acquisito da Expedia, che ha riempito le pagine delle recensioni scritte dagli utenti con banner e links per l'acquisto di viaggi. Una situazione in cui il conflitto di interessi è quanto mai palese, poiché maggiori sono le recensioni su Tripadvisor, più è alto il numero di annunci pubblicitari per reclamizzare Expedia. Inoltre grazie ai milioni di pagine generate dall'aumento di recensioni su Tripadvisor, il portale sta beneficiando di una grande visibilità nelle prime pagine dei motori di ricerca e quindi limitare la pubblicazione di contenuti con un controllo a monte, sarebbe controproducente.
C'è responsabilità di Tripadvisor per i danni causati? Insomma il bubbone è bello grosso e rischia di esplodere da un momento all'altro. Nel web ogni giorno i blog affrontano l'argomento scatenando polemiche, vengono aperte discussioni come questa sui forum, per dimostrare le responsabilità oggettive di Tripadvisor per i danni di immagine causati agli hotel e chiaramente si discute su come affrontare dal punto di vista legale la questione, visto che sempre più albergatori intendono tutelarsi. Dopo aver compreso quanto sia facile pubblicare una recensione falsa ed avendo verificato che le recensioni negative creano un danno reale, ci poniamo altre domande: Un Hotel può evitare in qualche modo di ricevere una recensione falsa o richiederne la rimozione? Purtroppo ad oggi non c'è alcun modo per prevenire una recensione di questo tipo, poiché il sistema adottato da Tripadvisor lascia una libertà assoluta agli utenti, che sono in grado di pubblicare recensioni false senza alcuna possibilità di intervento da parte degli albergatori. Tripadvisor infatti in passato è intervenuta solo a tutela dei navigatori, rimuovendo alcune recensioni segnalate dagli utenti come possibili falsi, come nel caso eclatante del Yasawa Island Resort & Spa delle Fiji, occasione in cui è stata avviata un'indagine da parte del team di Tripadvisor, a causa dell'enorme discrepanza tra le recensioni positive e negative. Gli albergatori che invece hanno cercato da soli di rimuovere le recensioni false, contattando direttamente gli utenti autori dei contenuti incriminati, sono stati ulteriormente penalizzati da Tripadvisor, che ha pubblicato sulla pagina di ogni proprietà il seguente messaggio "Messaggio da Tripadvisor: Tripadvisor ha ragionevole motivo di ritenere che questa proprietà o associazione di persone connesse con la proprietà, può avere tentato di manipolare il nostro indice di popolarità interferendo con la natura imparziale delle nostre recensioni. Si prega di tener conto di ciò, quando effettui la ricerca per i tuoi piani di viaggio." A mio modo di vedere se Tripadvisor presta attenzione alle segnalazioni di abusi da parte degli utenti, dovrebbe fare altrettanto con le segnalazioni degli albergatori. E' così difficile per Tripadvisor arginare il problema delle recensioni false? Assolutamente no! Anzi sarebbe semplicissimo se solo ci fosse la volontà di farlo. Tripadvisor potrebbe impedire la creazione di account multipli, rendendo univoco ogni account ed associandolo ad un solo utente. Parlando con esperti di software ed applicazioni web, tutti mi hanno confermato che ci sono moltissimi modi per arginare un fenomeno di questo tipo. Il più semplice ed efficace è quello adottato dal famoso sito di aste online Ebay, che in fase di registrazione degli utenti richiede il codice fiscale, ma nel caso di Tripadvisor anche un altro documento come il passaporto andrebbe bene, l'importante è associare l'account ad una sola persona, verificandone l'identità. Questo sistema consente inoltre in caso di diffamazione, di trovare immediatamente il responsabile del reato, diventando dunque una sorta di deterrente per i malintenzionati, che per evitare di incorrere in guai legali ci penserebbero più di una volta a lasciare recensioni false. Mentre Tripadvisor prende il problema sotto gamba, sottovalutando l'effetto boomerang che si può innescare con l'aumento delle recensioni false, altri portali simili stanno intervenendo con prontezza per dare maggiore credibilità alle opinioni dei propri utenti. BOO per esempio consente ad ogni indirizzo IP una sola recensione per albergo, mentre il famoso TravelPost addirittura verifica che il cliente abbia realmente soggiornato nell'hotel, contattando il proprietario stesso dell'albergo.
Sicuramente queste operazioni complicherebbero ed anche molto la gestione dei contenuti per Tripadvisor, vista soprattutto l'enorme mole di nuove recensioni che vengono pubblicate ogni giorno (circa 1.500), ma tutto ciò è doveroso per proteggere albergatori ed utenti stessi dalle recensioni false e diffamatorie. Quale posizione ha assunto Tripadvisor per difendersi dalle accuse? In passato Tripadvisor ha dovuto difendersi molte volte dalle accuse rivolte alla veridicità delle recensioni presenti sul proprio sito, ma lo ha fatto sempre in maniera poco convincente, senza mai specificare le segretissime modalità utilizzate nel processo di valutazione dei contenuti. Il Times riporta in questo articolo la difesa di Tripadvisor, che per bocca di Marc Charron, uno dei maggiori dirigenti del gruppo, dichiara quanto segue: "Abbiamo un algoritmo sofisticato ed in continua evoluzione per il filtraggio delle recensioni false". "Su ogni recensione viene effettuato un controllo da parte di un moderatore, che ne accerta la veridicità prima di pubblicarla online". "Vengono effettuate investigazioni accurate sulle recensioni segnalate da altri utenti come possibili falsi". Tutto ciò non basta ed i dubbi invece di essere fugati, vengono alimentati dall'assoluta mancanza di chiarezza e trasparenza da parte di Tripadvisor.La legge può tutelare gli albergatori vittime di diffamazione su Tripadvisor? Arriviamo al punto caldo della questione, che è quello riguardante la possibilità per gli albergatori di far rimuovere le recensioni diffamatorie di cui sono vittime e richiedere un risarcimento per i danni d'immagine. La questione è molto complessa e ha richiesto la consulenza di legali esperti in materia, che hanno valutato attentamente il problema, affermando che una richiesta danni è più che plausibile in questi casi, purché venga provata l'assoluta falsità della recensione pubblicata su Tripadvisor. Coordinamento micro imprese per la tutela e lo sviluppo
Classe 1960, da poco diplomato alla scuola di pittura dell’Accademia Albertina, vince il premio giovani artisti della città di Torino. Da allora prende avvio una ricerca che condurrà l’artista verso una singolare rarefazione dei soggetti. Di quel periodo sono le prime fusioni in piombo e antimonio dislocate su pareti, quindi i Tracciati, ottenuti dal segno impresso sulla parete da corde tese imbevute di colore; tele a reticoli di punti colorati, oppure dominate da linee su cui rimbalzano segni a carboncino e creta rossa, nonché plexiglas graffiati. Project è una serie di 44 quadri di misure diverse, dipinti con “pearl white”, un pigmento contenente polvere di madreperla, presentati alla John Weber Gallery di New York nel maggio 1977. Nel 1976 Olle Granath lo invita nella sezione Attualità internazionali 72-76 alla biennale di Venezia. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio del decennio successivo avviene una svolta ulteriore nel suo repertorio espressivo per l’uso sempre più istintivo del colore e per l’impegno di elementi naturali, come pergamene e tronchi in legno. Nel 1982, in concomitanza con la sua presenza alla Biennale di Venezia, viene invitato a esporre alla Stadtische Galerie im Lenhachhaus di Monaco di Baviera.
Quindi nel 1983 Olle Granat, dal 1980 direttore del Moderna Museet di Stoccolma, acquista per la collezione del museo Grigia immersione del 1982. Il decennio successivo è scandito dalle personali in sedi pubbliche quali Villa delle Rose a Bologna nel 1992 e la Galleria Civica di Arte contemporanea a Trento nel 1993, anno dell’ampia retrospettiva al Kunstverein di Francoforte. Nel 2001 Torino celebra Gastini con una ricca esposizione organizzata da Pier Giovanni Castagnoli, poi trasferita alla Stadtische Galerie im lenbachhaus a Monaco di Baviera. Dal 2005 è l’antologica Echi organizzata da Bruno Corà al Camec- Centro Arte Moderna e contemporanea di La Spezia, poi trasferita alla Kunsthalle di Goppingen, in cui si offre un’ampia panoramica del lavoro dell’artista dal 1968 agli esiti più recenti. Durante la personale allestita nel 2011 alla Walter Storms Galerie, il direttore della Stadtische Galerie in Munich, Hemut Friedel acquista l’opera Attimi Sospesi.
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di Tobia Donà Lo scorso novembre, al museo Marino Marini di Firenze, è stata inaugurata la mostra Ricordi per moderni del film maker e video artista ravennate Yuri Ancarani. Quasi un’antologica, è stata la prima esposizione che ha raccolto tutte le sue opere, che negli ultimi dieci anni sono state apprezzate e pluripremiate nei festival del cinema e del cortometraggio di tutto il mondo. Curata da Luigi Fassi e Alberto Salvadori, ha presentato al pubblico anche tre video inediti prodotti dal Museo Marino Marini per l’occasione. Yuri Ancarani, che quest’anno si è aggiudicato il Talent Prize 2012, il prestigioso premio dedicato ai giovani artisti delle arti visive è nato a Ravenna nel 1972. Ricordi per moderni, si dipana nella visione di 14 lavori, due su monitor, e gli altri proiettati in tre sequenze di quattro video ciascuna su un sistema di quattro schermi che vanno a comporre una superficie di 16 metri lineari di base per tre d’altezza.
I tre video prodotti per la mostra si basano su script che l’artista ha lasciato sedimentare per anni e sono: La questione romagnola, Parcheggi a pagamento e Fuori stagione. Oltre a questi tre, vi erano Invito al desiderio, Vicino al cuore, Baal, Lido Adriano, IP OP, In god we trust, Made in Italy, Rimini, Aranci mantra e Ugarit. La ricerca e il lavoro in video di Ancarani sono permeati da atmosfere fantastiche e surreali che vedono zone industriali della riviera romagnola convivere con interni domestici e paesaggi testimoni di quotidianità nascoste. Il sapore documentaristico immerge lo spettatore in atmosfere dense di suggestioni oniriche e narrative, restituendo un’esperienza di viaggio che ci porta in un percorso esplorativo verso un ignoto e ambiguo paesaggio umano e geografico. Quello che ne emerge è un’importante relazione simbolica tra ambiente naturale e spazio industriale, ossessioni e rituali ancestrali, passaggi densi di carica erotica e disarmante solitudine. Nella filmografia di Ancarani l’invisibile si manifesta sotto forma di desiderio, sotto le vesti di ciò che vorremmo fosse presente, per svelare ciò che non si vede, alimentando così l’aspettativa dell’accadere, l’incontrollabilità delle situazioni in un’atmosfera pervasa di confortanti presenze come quelle riferibili alla vacanziera e gaudente riviera romagnola. Yuri Ancarani riesce, rimanendo dentro, a fuoriuscire da questo paesaggio, mostrando appunto ciò che non si vede ma che sappiamo bene esistere; elimina ogni pudore nella visione e cita riferimenti tondelliani per la lettura e la descrizione in immagini di complessi soggetti, come i paesaggi geografici e culturali al di fuori dei clichè rivieraschi, portando al centro le visioni industriali e palustri, imprimendo aloni di magiche atmosfere, rendendo omaggio alla lacustre solitudine di esseri alla ricerca d’eccitanti avventure.
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Questo sguardo deve molto alle pagine “musicali” che Pier Vittorio Tondelli ha dedicato alla riviera e proprio da queste pagine possiamo cercare quel senso di disperato languido desiderio che si posa su uomini e cose. Il Museo, inoltre, ha proposto la proiezione del pluripremiato film Il capo (2010), presentato alla 67° edizione del Festival di Venezia per la sezione Orizzonti, sorprendente corto ambientato nelle cave di marmo sul Monte Bettogli, e Piattaforma Luna (2011) girato nelle camere iperbariche di una piattaforma per l’estrazione del gas. Ancarani ha anche partecipato al Festival Internazionale del Film di Roma (2012), nella sezione CinemaXXI, voluta da Marco Mueller, programma dedicato alle nuove correnti del cinema mondiale, con Da Vinci, film sulla chirurgia robotica, che sarà proiettato in prima nazionale al Museo MAXXI di Roma. Da Vinci chiude la trilogia sul lavoro di Yuri Ancarani, introdotta da Il capo e proseguita con Piattaforma Luna, il secondo episodio, del 2011, filmato all’interno di una camera iperbarica e prodotto da Maurizio Cattelan, anche questo presentato al festival di Venezia. Da Vinci, è un film completamente ambientato all’interno di una sala operatoria, e il sistema robotico “Da Vinci”, uno dei più grandi esempi di innovazione tecnologica in campo medico che ha rivoluzionato la chirurgia tradizionale, ne è il fulcro e il punto di partenza per un viaggio immaginifico all’interno di un microcosmo dove la speranza e l’aspettativa sentite dall’esterno si confondono con la lucida e razionale oggettività della macchina e dei chirurghi. Da Vinci è un robot dotato di quattro bracci comandati a distanza; grazie ad una telecamera stereoscopica posizionata proprio su uno di questi bracci, il robot è in grado di fornire in diretta immagini tridimensionali raccolte all’interno del corpo del paziente operato. Dietro la guida di una macchina così complessa ed avanzata, ci sono le mani ruvide di un medico chirurgo che, manovrando i bracci tramite controlli manuali, conduce l’intera operazione restando dietro un pannello di controllo. Un’involontaria teatralità viene innescata dal processo di lavoro, con i tempi scanditi dall’attesa, da momenti di pathos, da una consuetudine che porta noi spettatori a rimanere affascinati da tanta serenità e professionalità dei medici e del personale di sala operatoria. Yuri Ancarani, che vive da tempo a Milano ma che in questi ultimi anni trascorre lunghi periodi a New York, sarà nuovamente a Venezia nel mese di giugno, poiché Massimiliano Gioni, curatore della 55° Biennale d’Arte di Venezia lo ha scelto assieme ad altri 14 artisti Italiani per rappresentare il nostro paese in quella che è la più importante manifestazione d’arte al mondo.
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Paolo Gentili Un viaggio in Israele ha sempre forti connotazioni: politiche, culturali, religiose, spirituali... Ognuno parte cercando qualcosa, consapevole della pericolosità intrinseca dei luoghi, tra i più turbolenti del pianeta, ma anche profondamente convinto che alla partenza sarà cambiato risprtto a tanti aspetti della propria vita. La "collina della primavera" è tra le città israeliane più importanti, sicuramente in merito alla sua posizione centrale, alla vita economica e al numero d’abitanti che conta, senza menzionare che è sede di tutte le ambasciate estere e che è il risultato di un conglomerato di centri urbani che la rendono unica. La Settimana Santa è sicuramente il periodo dell'anno più emozionante per decidere di recarsi in questa parte del Mediterraneo, ma trattandosi di Tel Aviv, non fatevi condizionare troppo da questo fattore: anche in altri momenti potrete viverne tutte le suggestioni, comprese quelle più profane, per così dire. Il suo status di capitale gay, ad esempio, è forse il meno conosciuto al grande pubblico, eppure è in grado da solo di attirare ogni anno tantissimi turisti: a dirla tutta, ogni tipo di diversità qui viene ben accolta e gestita, in modo da non scontentare nessuno. Le spiagge sono tra le attrattive più forti di questo viaggio, sia perché sono frequentate tutto l’anno, sia per la loro bellezza e per l’atmosfera accogliente, e ce ne sono per tutti i gusti. Sono tutte pubbliche, attrezzate con bagni, docce e spogliatoi, e i frangiflutti proteggono da eventuali pericoli legati alle correnti. Avete un cane al seguito e non volete rinunciare ad una vacanza in sua compagnia? No problem, la spiaggia di Hof Haclavim è decisamente dog friendly e potrete portare insieme con voi in tutta tranquillità qualsiasi altro animale domestico: l’educazione degli esemplari canini d’ogni taglia del luogo è ammirevole, ed è la base per la pacifica convivenza con gli avventori umani. Se a causa della vostra diversità di religione, espressione della sessualità o altro vi ritrovate a sentire l’esigenza di poter vivere in un luogo tollerante e adeguato in merito, qui avete solo l’imbarazzo della scelta. Atzmout Beach è la spiaggia preferita dei gay(in città la loro comunità è numerosissima, anche grazie all’attitudine bohemien ed estremamente tollerante di questo centro turistico) e dalle donne, che si sentono al sicuro e sollevate da elementi di disturbo.
La cosiddetta spiaggia religiosa è davvero poco distante: Hof Hadatiyim si trova tra l’Hilton e lo Sheraton, e uomini e donne la frequentano separatamente in base ad una precisa turnazione su giorni alterni. I richiami alla religione finiscono qui, nessun rito officiato sulla spiaggia o altro, solo norme precise di comportamento che hanno più che altro a che fare con il decoro. Il Gordon Beach è particolarmente frequentato dagli amanti della pallavolo e degli sport in genere, tra cui il racchettone, considerato ufficiosamente sport nazionale. I nudisti si recheranno a Ga’ash, ad esempio: è un po’ decentrata rispetto alla città, ma tutti potranno trovare interessante anche il vicino centro termale di Khamei Ga’ash, all’interno del quale si può pure alloggiare. Il turismo del benessere è sicuramente uno dei più fiorenti nella zona costiera d’Israele, dove troverete anche le terme di Hamei Yohav, con ben 11 piscine d’acqua termale calda e idromassaggio. La città vive di notte e di giorno, e tra le mete più belle vi segnaliamo lo Yarkon Park, nel cuore della città: si tratta di un enorme polmone verde cui si aggiunge un fiume delizioso e tutta una serie d’attrazioni che vanno dal semplice tappeto d’erba su cui stendere una tovaglia per un pic nic o praticare yoga alla pista ciclabile che la percorre in tutta la sua lunghezza, al piccolo zoo e alle tante iniziative culturali e musicali che la caratterizzano.
Non è consentito nuotare nel fiume ma barche a pedali e canoe sono noleggiabili(anche se il week end e il tardo pomeriggio in genere possono rendere difficoltoso il reperimento di un mezzo libero). Il relax è qualcosa che respirerete ovunque andrete, anche perché si è affermata negli ultimi anni come una capitale internazionale della movida e tutti e tutto congiurano per creare e mantenere un ambiente propizio per incrementare questo tipo di turismo. Al Benedict, per dirne una, la colazione è servita ad ogni ora del giorno e della notte per i tiratardi d’ogni specie, mentre al Cafè Bialik, che non chiude mai, i concerti live sono il punto di forza ed è peraltro situato in una strada molto importante per la cultura cittadina: qui, infatti, sorge la casa dell’omonimo poeta e del pittore Rubin, di cui esiste una mostra permanente, proprio in Bialik Street. A proposito di storia e cultura, Jaffa, famosa per i suoi pompelmi e arance, è un’antica città, citata anche nella Bibbia per la sua importanza come porto, fino a tutto il periodo medievale, ed attualmente è inglobata nell’area di Tel Aviv. Da qui, partono circa 14 chilometri di spiagge che si snodano fino ad arrivare al vecchio porto, ed è proprio in questo tratto di litorale che si concentra il cuore della mondanità, a partire dall’ora dell’aperitivo. L’Amelia Cafè Bistrò è famoso per la musica jazz suonata dal vivo a partire dalle cinque di ogni venerdì pomeriggio, in cui si cimentano di solito giovani band locali.
Il Rothschild 12, che ospita anche dj set live, si trova nella cosiddetta Città Bianca: quest’ultima è patrimonio dell’Unesco dal 2003, per la sua storia e il suo aspetto, sicuramente da tutelare. Vi si trovano, infatti, circa 4.000 edifici, tutti di color bianco e dintorni, ispirati all’architettura razionalista Bauhaus degli anni ’30, costruiti da architetti tedeschi ebrei sfuggiti alle persecuzioni naziste della prima ora. Presso il Bauhaus Center, potrete procurarvi cartine e guide per apprezzare appieno questa esperienza inusitata, e anche se molti edifici richiederebbero un urgente restauro, una passeggiata tra queste vie è sicuramente un must. Nell’area del vecchio porto, invece, c’è un quartiere in costante ascesa a partire da una ventina d’anni fa: il Namal è caratterizzato da una passeggiata di un chilometro e mezzo di legno ondulato su cui sorgono tanti ristoranti e bar, come il Boya famoso per la sua cucina di mare, e jazz club come lo Shablul, per prepararsi ad una serata tutta da inventare per le vie del centro. Gli amanti della discoteca si dirigeranno all’HaOman17, in cui suonano i dj più quotati del pianeta e in cui l’atmosfera è notevolmente elegante. I Vip locali frequentano il Cat&Dog, mentre il Breakfast club che si trova nel Rothschild Boulevard ed è la meta dei giovani che amano i party a notte fonda. Naturalmente, troverete in città anche tanti musei, come quello delle ceramiche o quello dedicato alla diaspora, oppure potrete visitare alcune tra le centinaia di sinagoghe sparse per la città oppure i numerosi reperti architettonici risalenti all’epoca araba. Il mercato Carmel vi riporterà indietro nel tempo: è un vero bazar mediorientale in cui troverete di tutto, dalla frutta alle pentole, e se sceglierete il venerdì pomeriggio per operare i vostri acquisti, sappiate che la frenesia pre- shabbat vi farà sentire in un vortice di suoni e profumi; come in ogni suk che si rispetti, contrattare sul prezzo è cosa gradita… Da non perdere anche il mercatino delle pulci di Jaffa, che vi offrirà in ogni caso gli scorci più caratteristici, e il mercato artistico di Banyamin Nahalat. Tra le pieghe di questa storia passata troverete però un presente fatto di numerose vie da dedicare allo shopping contemporaneo, ristoranti con specialità di pesce, yogurterie in cui bere succhi e gustare yogurt squisiti, tanti locali in cui incontrare gente che arriva da tutto il mondo, dai contesti e dalle esperienze più disparate... Questo accade perché siamo su una delle sponde del Mediterraneo più ricche di storia e cultura, perché i tramonti mozzafiato aprono le porte ad una notte di musica e divertimento infiniti, perché dove gli opposti s’incontrano e convivono in buona armonia è sempre un bellissimo posto in cui vivere, anche solo per lo spazio di una vacanza…
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