Ca ‘Roman, Venezia. Nella porzione meridionale della laguna di Venezia, all’estremità sud di Pellestrina, di fronte alla città di Chioggia. La spiaggia è completamente libera, selvaggia ed incontaminata, orlata da un bellissimo sistema dunale che la separa da un fitto bosco di robinie, tamerici ed olivastri. Cà Roman costituisce il lembo meridionale dei lidi che, da Cavallino a Chioggia, separano la laguna di Venezia dal mare. Habitat - Suono Martin Pescatore Gabbiano Reale Succicapre Assiolo Gruccione
Distacco catartico dall’ oggetto artistico “Essere sotto lo sguardo del cielo” Essere / Sentire / abitare Javiera López Espinoza
Prendi il suono come significante e non attribuirgli un significato fisso e stabile.
La poesia sonora evita di usare la parola come elemento di trasmissione, si caratterizza per la sua ricerca sperimentale e l’inclusione di tutti i tipi di suoni, rumori ed elementi dalla musica.
Dobbiamo frazionare il linguaggio e la voce finchè non saranno controllate da poeta e pubblico.
In questo progetto si cerca la poesia sonora di Ca’Roman, che non risponde ai canoni tradizionali del genere. Uso sia la voce nella sua forma astratta che manufatti di varia natura. Non resta che aprire occhi e orecchie a un’altra prospettiva, senza sperare di trovare in queste poetiche un senso strutturato in modo convenzionale, anzi dobbiamo fuggire proprio da ciò per creare il nostro destino.
Pittura come poesia muta e p
In questo libretto descrivo in poche parole ciò che voglio trasmettere con la mia opera. Una sorta di cura attraverso il discorso, facendo riferimento all’effetto di purificazione e liberazione emotiva, fisica, mentale e spirituale da ciò che ci blocca, tutto attraverso l’esperienza della tragedia.
poesia come pittura parlante.
Possiamo dire che: “alleviare le sofferenze attraverso condividendole con l’altro è un’esperienza umana che attraversa tempi e culture”. Questo metodo è un modo per trasformare una normale attitudine dell’uomo in uno strumento per l’uomo.
Per questo motivo ho deciso di scrivere e creare attorno al distacco dall’opera artistica, anche dopo aver parlato di ciò che mi era successo con famiglia e amici. Ho dato nuovo significato a quello che volevo dire, qualcosa di “Catartico”, un rilascio; una guarigione che mi ha permesso di capire come tutto ciò va e viene, si trasforma. Sto imparando ad accettare questa sensazione di distacco dalla creazione materiale. E’difficile non attaccarsi alla propria creazione, perché questa è la proiezione di uno, porta il suo pensiero, tempo, ed i suoi sentimenti.
Sono contenta di aver arricchito il mio bagaglio emozionale, è sempre bello perdersi e sentire, cosicchè la creazione diventi parte di un processo senza fine.
La catarsi è un processo di “purificazione” che avviene nel momento in cui, durante la tragedia, lo spettatore rivive (o vive) uno stato di estasi attraverso ciò che viene mostrato nell’opera e si libera (si mette in contatto emozionale con se stesso). La mia esperienza mi ha permesso di vedere la mia stessa opera come una tragedia di cui sono al tempo stesso sia artefice che spettatore: ho generato il tragico e me ne sono liberata.
Distacco catartico dall’ oggetto artistico