Ph: Darrell el W Wongg
Conceived in Italy, developed Worldwide.
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RACE Line available in: Classic and Limited Edition SUP Racee 12’ 12’
112’x6’’ 2’x
Cruiser 12’ Line available also in: Classic and Limited Edition & CONVERTIBLE SUP Cruiser Wood Wood 12’ Woo Wo 12’’
12’x30’’x5‘‘ 12’ 12 12’x ’’xx30 30’ 0’’’’’xx
Standup Eleven Line available also in: CONVERTIBLE SUP Standup Elevenn Softskin S ftskin So ftskin fts k
11’x31’’x4‘‘½ 11’x 11’ 111 ’x31’’ 311’’’’’x4 31 x44‘‘‘‘‘
Wassup Line available also in: CONVERTIBLE WASSUPP Eleven EPX
11’0”x31’’x4’’½ 11’0”x31’’x4 4’’½
WASSUP SUPP 10 110’’ EEP EPX PX PX
10’0”x31’’x4’’½ 10 10’0”x31’’x4 0 x31 x444’’’½
WASSUP ASSSSUP SUUP 8’ 8 55’’’’ EP 8’5’’ EEPX PX
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Diamond Line available in: 9’2” • 9’6” • 10’2” • 10’6” • 11’2” ooodd oood DIAMOND W Wood
10’ 10’2’’ 10’2 0’22’’x2 ’x2299” 9”½ ”½ ”½x 4’’¼ 44’’ 10’2’’x29”½x
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9’6”x29’’x 99’ 9’6” ’6””x2 x29’ xx29 29’ 29 9’’’’xx 4’’
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SUPER Line available in: 7’11” • 8’11” • 9’11” SUPER PERR Cla Cl Classic lassi ssssiic
www.robertoriccidesigns.com · info@robertoriccidesigns.com
9’11’’x30’’x 9’11 99’1 11’’x3 11 ’’x ’xx3 x300’’x 0’’x 44’’
DIRETTORE RESPONSABILE • cristiano@jmag.it
Kai Lenny è il nuovo e giovanissimo Campione del Mondo di SUP nella disciplina Wave. Gli abbiamo dedicato la cover di questo primo numero dell’anno e potrete conoscerlo meglio nella nostra intervista esclusiva a pag. 40.
REDATTORE CAPO Fabio Calò • fabio@hipow.com
RIDER
ANNO II - NUMERO 3 APRILE 2011 Cristiano Zanni
ART DIRECTOR Gianpaolo Ragno
Kai Lenny Maui, Hawaii FOTO Darrell Wong LOCATION
•
ragno@hipow.com
GRAFICA E DTP Carlo Alfieri • carloa@hipow.com IN REDAZIONE Marco Melloni
•
marcom@hipow.com
INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
testi: Shannon Askay, Connor Baxter, Fabio Calò, Carine Camboulives, Sergio Cantagalli, Rudy Castorina, Beppe Cuscianna, Alessandra Ferrara, Ovidio Ferrari, Raphael Filippi, Fabrizio Gasbarro, Maxime Houyvet, Kai Lenny, Lucia Marra, Silvia Mecucci, Matthias Neumann, Alessandro Onofri, Mario Paudice, Pulino Pereira, Carlo Rotelli, Darrell Wong, Bart de Zwart. immagini: Eric Aeder, Miguel Allue, Giangi Chiesura, Roberto Colombo, Beppe Cuscianna, Margareta Engstrom, Alessandra Ferrara, Alberto Guglielmi, Maxime Houyvet, Vito Montenegro, Brando Pacitto, Axele Reese/rimedia.de, Ilaria Risceglie, SupAlghero/MediaConnextion, Alessandro Tocco.
EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srl via Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087 fax +39.02.48022901 - info@hipow.com - www.johnsonsmedia.it AMMINISTRATORE DELEGATO Cristiano Zanni • cristianoz@hipow.com SERVIZI GENERALI Luisa Pagano • luisap@hipow.com DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA A&G Marco - Via De Amicis 53 - 20123 Milano. DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTERO Johnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano registrazione: TRIBUNALE DI MILANO N° 419 DEL 14 LUGLIO 2010 codice issn: 2038-9329 periodicità: TRIMESTALE prezzo: 4,90 EURO stampa: ALFAPRINT - BUSTO ARSIZIO (VA) SupTime è una testata della casa editrice JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite), Snowb (snowboard) e le riviste Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite), Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle), 6:00AM (skateboard), GirLand (femminile), Funboard (windsurf). Tutti i diritti di Sup Time sono riservati e appartengono a Johnsons Media. Nessuna parte di Sup Time può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio delle informazioni contenute in questa rivista.
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2011 l’anno della conferma! Possiamo finalmente esclamare che il SUP anche in Italia è un movimento consolidato, in esponenziale crescita, e noi di SupTime cavalcheremo quest’onda insieme a tutti voi. L’anno scorso ci siamo presentati agli appassionati di SUP con due numeri di SupTime, quest’anno abbiamo deciso di aumentare le pubblicazioni in quanto sono necessarie per potervi raccontare tutto quello che sta accadendo in questo mondo in continuo fermento. I media nazionali hanno più volte parlato del SUP, sempre più gare e manifestazioni sono in programma, sia in ambito internazionale che nazionale (ndr. leggi pag. 14), nuovi brand e nuovi distributori si sono affacciati su questo nuovo mercato attratti dalle reali possibilità di sviluppo dello sport, e soprattutto ci sono tantissimi nuovi appassionati. Le scuole e i centri surf ci stanno credendo ed è sempre più facile trovare le tavole da SUP direttamente in spiaggia, parallelamente sono nati dei corsi professionali per istruttori (ndr. leggi pag. 29), e sta nascendo una classe di atleti professionisti. Non ci vuole tanto, anche per i più scettici, a capire che il SUP è lo sport del momento. Ma fare SUP non vuol dire solo surfare le onde al mare come fa Kai Lenny (ndr. leggi pag. 46), il nuovo Campione del Mondo, ma significa soprattutto pagaiare su bacini con acqua piatta, come laghi o fiumi, o addirittura tenersi in forma in una piscina facendo del sano SUPFitness (ndr. leggi pag. 42). Il SUP va pensato e analizzato anche dal suo lato meno estremo, e più vicino a tutti noi, quello del cruising, della passeggiata con amici e con la famiglia per godere delle nostre bellissime coste o degli scorci mai visti dei nostri laghi. SUPTime parla di viaggi di veri windsurfer e surfer, che escono nelle onde più grandi in condizioni estreme ma che traggono immensa soddisfazione e gioia anche pagaiando in relax tra i canali delle città o nei fiumi africani insieme agli ippopotami e agli elefanti (pag. 56, 64 e 72), oppure scoprendo un angolo di Sardegna raggiungibile solamente via mare (pag. 52). Le tavole da SUP permettono tutto questo e molto di più e per me vedere un paddler su un lago calmo, oppure nella quiete di un tramonto al mare, mi fa venire voglia di buttarmi subito in acqua sulla mia tavola da SUP, per ricercare un momento di relax in questa vita sempre più frenetica. Buona lettura, ci rivediamo in edicola a giugno. Have fun…
Fabio Calò fabio@hipow.com
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Breaking news! SURFIN’VENICE – SECONDA EDIZIONE NISSAN e RRD annunciano che il 10 luglio 2011 si terrà la seconda edizione dello storico evento Surfin'Venice-Surfando Venezia, l'evento che vuole celebrare con una festosa invasione di SUP il gemellaggio tra la tradizione del remo veneziano e quella della pagaia polinesiana. Se l’anno scorso l’obiettivo era quello di portare 100 SUP a sfilare lungo il Canal Grande, quest’anno l’obiettivo è quello di organizzare una vera e propria invasione pacifica della città lagunare, con un corteo che porterà centinaia di SUP a sfilare sul Canal Grande scortati dagli equipaggi delle storiche remiere veneziane, in mezzo al quotidiano via vai di gondole, vaporetti e imbarcazioni a motore di vario genere. Come l’anno scorso, la manifestazione culminerà nel pomeriggio con una sfida fra rider provenienti da ogni angolo del mondo su SUP RRD davanti all’isola di S. Giorgio, proprio di fronte a Piazza S. Marco. Per maggiori informazioni, novità e programma aggiornato, registratevi al sito ufficiale FaceBook della manifestazione: www.facebook.com/SurfinVenice. Oppure tenete d’occhio il sito ufficiale RRD: www.robertoriccidesigns.com
CALENDARIO SUP-RACE-WAVE 2011 - SURFING ITALIA Il mondo del SUP è in fermento, dimostrato palesemente anche dalla grande quantità di eventi e gare dedicate a questo sport. Qui di seguito vi riassumiamo tutte le manifestazioni che sono state organizzate per questa stagione. REGIONALI RACE Lazio, Sabazia - Lago di Bracciano, 05 giugno Lazio, Fregene, 28 maggio - WOZ Sardegna - Capo Mannu/S’Arena Scoada, 23 luglio Sardegna - Capo Mannu/S’Arena Scoada, 17 settembre Sardegna - Alghero - 3 luglio Emilia Romagna - 2° Lions Club 29 maggio Toscana, Talamone - 23/24 luglio Puglia, Bari 08 maggio Puglia, Frassanito 29 maggio Marche, Sirolo, 11/12 giugno
NAZIONALI RACE (4 tappe) 1) Puglia, Bari 18/19 giugno 2) Veneto, Venezia 10 luglio 3) Lazio, S.Severa/ISE 29/31 luglio 4) FINALE CAMPIONATO SUP RACE - (spot in via di definizione) settembre SUP-WAVE 2011 (3 tappe) 1) Toscana, Ansedonia - 15 aprile/15 maggio 2) Sardegna, Alghero - 01/30 giugno 3) Liguria, Andora - finale campionato - 01/30 ottobre
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EVENTI SPECIALI 2011 Eventi, Mostre, Contest e Festival segnalati da Surfing Italia: • ORISTANO OPEN WATER CHALLANGER: Oristano 27-28-29 maggio 2011 • SURFING ITALIA CORSO SUP STAR: Fiera Levante Bari, 09-10 aprile • INT SURFING DAY: tutte le coste d’Italia, 19 giugno 2011 • ITALIAN SURF EXPO: S.Severa 29-30-31 luglio 2011 • FROZEN OPEN 2011: Isola Rossa, Marinedda - WP agosto 2011 • SARDINIA LONGBOARD OPEN: + Int. Longboard Event, Mini Capo, Capo Mannu, Sa Mesa Longa - sett/ott 2011 • SURFING ITALIA AWARDS: “plus edition”, gennaio 2012
GARE FREE - VALSESIA RIVER CONTEST 2011 Sabato 21 maggio Le gare in programma sono: • ScopelloSupX: gara su tavole da surf (SUP), individuale a batterie ed eliminazione diretta. • ScopelloBoaterX: gara individuale a batterie ed eliminazione diretta. La gara si disputerà sul fiume Sesia, sulle rapide nell’abitato di Scopello. • KingOftheRapid: gara di “rivincita” a cui sono ammessi tutti gli atleti iscritti alla ScopelloBoaterX, inclusi quelli eliminati nelle batterie precedenti.
KING OF THE ISLAND Bergeggi 12 giugno 2011 Percorso della gara 7 Km per gli esperti ed un open di 3,5 km aperto a tutti coloro i quali vogliano partecipare. L’intero ricavato della manifestazione sarà devoluto in beneficenza alla cooperativa sociale per portatori di handicap “Il Faggio” sito in Savona.
COLOSSAL EXTREME SHOW 2011 Ostia, Lido Roma, 24-25 settembre Il Colossal Extreme Show, è alla sua terza edizione ed è una festa dello sport en Plain Air. Un appuntamento importante per gli sport acquatici come il Kitesurf, Jet Ski, il Windsurf, Bodyboard, Skimboard, Wakeboard, Surf e il Sup, ma legato anche agli sport estremi terrestri come Skate, Bmx, Rollerblade, Indoboard, Parkour. Per info: www.colossalextremeshow.it/colossalextremeshow.it /Home.html I TROFEO RIVER SEA SUP WATER RACE 2011 7-8 maggio Gara organizzata da Aisup e Kaukau negozio tecnico locale. La gara di long distance sarà valida per il circuito Fisurf. Prove gratuite di staffetta e sup sprint, inoltre saranno presenti alla manifestazione il team idrobike, una piscina per le prove di immersione e didattica SSI e spazio espositivo gratuito per i partecipanti. II SUP RACE ANZIO (ROMA) 2 luglio 2011, presso lo yachiting club Anzio. Gara long distance 7 km. info@yca.it 2° Rimini Paddling Challenge 2011 RIMINI 30 luglio 2011 Piazzale Boscovich sul porto canale. Web: www.kayak-rimini.com. Info: info@kayak-rimini.com
NISSAN SPORT ADVENTURE CAPO DEL CAPO Ci siamo, il mondo del Longboard e del S.U.P. è in fermento! Dopo l’introduzione, lo scorso anno, delle due discipline all’ormai epica gara di Windsurf e Kitesurf, anche quest’anno i rider del Longboard e del S.U.P. avranno il loro “Capo del Capo”. Le due discipline vanno così ad arricchire un evento già grandioso, si sfrutterà la scaduta dopo le gare con mare attivo del Windusurf e del Kitesurf e lo spettacolo sarà garantito. Il waiting period avrà inizio a maggio e costanti report giornalieri vi aggiorneranno sulla situazione meteo e sull’eventuale semaforo verde che decreterà la chiamata ufficiale per la gara. Gli ammessi alla gara saranno 16 per disciplina e verranno decretati da una speciale commissione, come sempre saranno presenti anche i local, esperti interpreti della surfata al Capo. Il modulo in pdf da inviare per l’iscrizione, sarà disponibile sul sito www.capodelcapo.com. Il criterio di giudizio della competizione sarà affidato a giudici nazionali di surf da onda, garanzia di professionalità e qualità di giudizio. Ricordiamo le classifiche delle due discipline del 2010 che
MOKI INTO THE NATURE ORA ANCHE IN BAMBOO-LOOK Visto il successo del modello Into the Nature 10’ che è stato identificato per la sua facilità di utilizzo, dall’acqua piatta alle onde, oltre che per la leggerezza e robustezza garantita dalla costruzione in bamboo, MOKI propone come novità 2011 lo stesso modello con il nome Borea in versione integrale bamboo-look che va ad affiancare Deha, Jam e Rip Lip Fish. Il Borea 10’ x 33 1/2’’ x 4 1/2’’ è ancora più leggero! Caratterizzato dalla sua generosa larghezza, permette anche ai più pesanti di utilizzare una tavola relativamente corta nelle onde o in condizioni più impegnative. Configurato come thruster (3 pinne) il Borea evidenzia elevate doti di manovrabilità per la categoria pur mantenendo un approccio facile e stabile nel prendere le onde. Le novità MOKI si estendono anche alle pagaie 2011 che vedono l’arrivo di due nuovi modelli. Il full carbon race con pala più larga ed efficiente (blade 17,75’’x9,75’’x 700g!) ideale per il cruising o il race ed il modello wave carbonbamboo (blade 19,25’’x8,5’’x 650g) con tubo in carbonio e la bellissima pala in carbon-bamboo. Le maniglie sono ora più sottili ed ergonomiche e vengono proposte con una comoda sacca di protezione e trasporto. www.mokisup.com
hanno visto, per il S.U.P. il trionfo di Pietro Pacitto, già esperto waver windsurf e kitesurf, ora affermato S.U.P. rider, a seguire il patron Sergio Cantagalli, estremo conoscitore dell’onda del suo home spot, terzo classificato Leonard Nika. La classifica del Longboard ha visto sui gradini più alti del podio il dominio dei local con Alberto Costa e Marco Testarella al primo e al secondo posto seguiti da Davide Fogola in terza posizione. Grande novità del 2011 sarà il Red Bull Photocontest, con la premiazione delle foto migliori delle giornate di gara. Per scaricare i regolamenti e votare la classifica delle foto migliori, potete visitare il sito www.capodelcapo.com. Tutte le immagini e le news dell’evento saranno disponibili anche sulla pagina Facebook del Capo del Capo. In tal modo potrete partecipare attivamente votando la vostra immagine preferita anche sul famoso social network. Appuntamento a maggio, con la prima mareggiata utile, stay tuned! www.capodelcapo.com
HOBIE SUP 2011 Un’innovativo mix di qualità e performance. 60 anni di impareggiabile esperienza nella costruzione di tavole e il dna surf e race dei Team Rider Hobie. Il Team di Sviluppo SUP della Hobie ha lavorato instancabilmente per creare una linea di tavole che permettesse a tutti di avere l’opportunità di esplorare e sperimentare lo sport del SUP. Dall’Elite Racer, al paddle surfer, alla famiglia che vuole semplicemente divertirsi in acqua. Hobie ha sviluppato una tavola. Il semplice obiettivo di Hobie di costruire cose migliori non è mai cambiato e rimane al centro del team di rider professionisti e designer Hobie. Hobie offre al mercato una gamma completa di tavole e accessori, per il cruising, il race, il wave e anche per il semplice divertimento. In questo numero vi presentiamo delle tavole particolari, i gonfiabili! DRIFTER 10’ Ho avuto modo di provare una delle tavole “gonfiabili” proposte da Hobie SUP, il Drifter 10’ e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Prima di tutto per la facilità di trasporto di tutto l’occorrente, ovvero della tavola, della pagaia e della pompa, tramite il comodo zaino. Una volta in spiaggia si estrae la tavola piegata nello zaino e si distende per prepararsi al gonfiaggio che richiede solo qualche minuto di pazienza. Una volta gonfiata per bene la tavola, sulla pompa è presente anche un anemometro per vedere quando la pressione è sufficiente, ci si accorge subito della sua rigidità e leggerezza. Anche la pagaia è smontabile in 3 pezzi e si ricompone in pochi istanti. In acqua questa tavola è molto rigida e può reggere tranquillamente il paragone con le altre tavole a costruzione “classica”, con il vantaggio di essere tutta in gomma, quindi più resistente agli urti, soprattutto può trasformarsi in un divertente giocattolo familiare. Se utilizzata invece per il cruising si possono raggiungere buone velocità e controllo e stabilità ottimi. In caso di chop formato la tavola pur manifestando delle vibrazioni, risulta comunque facilmente governabile. La pagaia, anche se un po’ pesante, è sufficientemente rigida e maneggevole. Molto utile l’elastico posizionato in prua per poter trasportare anche uno zaino o delle borse. Insomma una vera tavola da SUP con il vantaggio di poter stare nel bagagliaio della macchina o di essere trasportata anche in moto. Un utile svago per le famiglie che amano il mare. Sono due i modelli disponibili: 10’ 8” ATR GONFIABILE La tavola perfetta per la famiglia e per divertirsi remando. Perfetta per essere conservata nelle barche o nei camper. 10’ DRIFTER GONFIABILE Il perfetto viaggiatore, il Drifter gonfiabile è super stabile grazie alla sua larghezza di 31.5”, e anche molto maneggevole con i suoi soli 10’ di lunghezza. Scheda tecnica ATR - I 10’8”(325.12cm) x 32”(81.28cm) x 4”(10.16cm) x 208 L DRIFTER - I 10’(304.8cm) x 31.5”(80.01cm) x 4”(10.16cm) x 192.8 L CARATTERISTICHE • Costruzione Hi-Tech drop-Stitch che consente gonfiaggi oltre 10 Psi per un’estrema rigidità. • Valvola ad alta pressione per un gonfiaggio/sgonfiaggio veloce. • Pratica maniglia da trasporto. • 3 pinne con quella centrale removibile. • Anello in acciaio inox per ormeggi su barche, pontili, etc. • Elastico porta oggetti. Hobie. Distributore Italia: Sportfun; e-mail: info@sportfun.it; Tel: (+39) 347 9804044; www.sportfun.it
10’ 8” ATR GONFIABILE 18
10’ DRIFTER GONFIABILE
Pagaia divisibile in 3 pezzi.
Robusto zaino per il trasporto.
Pompa con anemometro.
UN VENERDI DA LEONI “Un venerdì da leoni” è un programma radiofonico in streaming su radiondastereo.it, condotto da Giuseppe Cuscianna e Nicola Abatescianni. È un programma innovativo ed interattivo, una finestra su tutti gli sport su tavola con un occhio sempre puntato al Paddle Surf, la nuova tendenza del momento con uno sguardo al passato e alle vecchie tavole da surf. Il titolo della trasmissione prende spunto dal celeberrimo film UN MERCOLEDI’ DA LEONI e come nel film in cui un gruppo di amici pratica surf, anche i conduttori sono surfisti amici nella vita e collaboratori nelle iniziative che organizzano nell’ambito dei board sports. Il programma è stato inaugurato il 3 dicembre 2010, dopo un incontro con il presidente della radio Michele Tota, surfista sfegatato, il quale ha avvallato senza batter ciglio l’iniziativa. Il format risulta unico nel suo genere tanto da essere stato premiato come best web format nella prima manifestazione dedicata alla consegna delle onorificenze degli sport su tavola “Surfing Italia Awards 2011”. Ciò che rende il programma innovativo ed interattivo è la presenza di telecamere che inquadrano da più punti i conduttori e la possibilità di interagire con loro tramite una chat aperta agli ascoltatori che viene letta e commentata in diretta. L’appuntamento settimanale è atteso da un pubblico sempre più ampio che segue fin dai giorni precedenti alla trasmissione la pubblicazione dei temi trattati. Il programma viene pubblicizzato attivamente sui principali social network e il gruppo “un venerdì da leoni” creato appositamente conta di settimana in settimana sempre nuovi iscritti. Ciò che rende entusiasti gli ascoltatori è anche la possibilità di poter intervenire telefonicamente durante il programma e poter quindi essere i protagonisti della trasmissione. Durante le varie puntate si è dato largo spazio alle nuove iniziative e a personaggi di spicco non solo del settore ma anche in ambito politico. Le autorità contattate hanno accettato di buon grado il confronto costruttivo con i ragazzi al fine di poter rendere più semplici e sbrigative le procedure burocratiche, ostacolo a volte insormontabile nell’organizzazione degli eventi. Che questo nuovo format sia l’inizio di un nuovo modo di vedere lo sport? Agli ascoltatori l’ardua sentenza…. www.radiondastereo.it
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STAND UP WORLD TOUR 2011 – SUNSET BEACH, OAHU Nel mese di febbraio si è svolta sulla North Shore dell’isola di Oahu (Hawaii), la prima tappa del 2011 Stand Up World Tour. Dopo i primi giorni con onde alte più di 20 piedi e oltre 100 contendenti, la finale è stata ad appannaggio del quartetto composto da Kai Lenny (Maui), Peyo Lizarazu (France), Robin Johnston (Oahu) e Zane Schweitzer (Maui). Il neo campione del mondo 2010 Kai Lenny (ndr: intervistato da noi a pag.32) riesce a vincere anche questa prima tappa del World Tour 2011 mettendo alle sue spalle il fortissimo Robin Johnston che giocava in casa. Il prossimo appuntamento per il World Tour di SUP è per maggio in Bretagna, Francia.
Jimmy Lewis New Quad 8'7
JIMMY LEWIS NEW QUAD 8’7’’ Con questo Stand Up Jimmy Lewis concretizza tutto il lavoro svolto nell’ultimo anno teso a soddisfare le nuove esigenze del paddler dedicato al riding puro. Il progetto è stato dedicato prevalentemente alla progettazione di un giocattolo in grado di poter regalare sensazioni molto vicine a quelle di un surf. Le dimensioni sono state ridotte di molto e con i suoi 115 litri consente di avvicinarsi sempre più a quel concetto di tavola da surf universale, in grado di soddisfare tutti i Paddler del mondo dal più radicale al meno esperto, caratteristica unica ed imprescindibile al quale Jimmy Lewis si è sempre rifatto. Il grande grip offerto dalla conformazione Quad assicura in acqua il pieno controllo, non accenna mai a scivolare via senza controllo, molto sensibile ai piedi anche ai bassi regimi accelera velocemente e dispone di un raggio di curva molto stretto che ha bisogno solo, di qualche ora di apprendimento, per poter essere portato al massimo della resa. Il classico fish tail, il bordo molto sottile e lo scop rocker molto accentuato completano il quadro dal punto di vista tecnico di questa Stand Up che non accetta compromessi. Anche la grafica ed i colori sono stati aggiornati con una nuova gradazione molto elegante e ben rifinita. www.jimmylewis.com Scheda tecnica New Quad 8’7 x 29” x 4” Litri: 115 Peso: 8,3 kg Costruzione: Hi-tech Sandwich
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DUE CHIACCHIERE CON PIETRO PACITTO Ciao Pietro, vedo che anche con il SUP te la cavi bene. Quando hai cominciato a praticare questo sport e perchè? Ho iniziato a praticare sup circa quattro anni fa. Con un vecchio windsurfer e una pagaia prendevo le ondine di Fregene mentre i ragazzini surfavano. Poi Ale Tabak mi fece provare un 10 piedi e infine mi comprai un Gong 9’11. Del sup surfing mi piace la possibilità di poter prendere qualsiasi tipo di onda, la velocità della tavola in parete, e l’utilizzo della pagaia per manovrare mi ricorda molto il boma del windsurf. Inoltre facendo anche surf ma non essendo un surfista puro e venendo dal windsurf, con il sup ho trovato il giusto feeling che mi mancava sulle onde in assenza di vento. Dove pratichi generalmente il SUP? Wave e flatwater? Banzai, Cala e Off the Wall (Roma) sono state le prime onde serie surfate già circa 3 anni fa. Ma anche di fronte al point break a Fregene con scadute di libeccio c’è da divertirsi. Poi in Sardegna al Capo (Oristano), l’onda perfetta per il sup. Quest’inverno non ho potuto fare a meno di portarmi il mio 9’2 RRD Diamond in Sud Africa. Per me sup significa surfare, ma ho molto rispetto per chi pratica il race anche in flatwater, ci vuole un allenamento da vero ironmam per vincere, come Fabrizio Gasbarro. Comunque io utilizzo la tavola con la pagaia sempre, anche nelle giornate piatte, per tenermi in forma esco in mare e mi metto a remare magari con cuffie e ipod. Sei stato uno dei più grandi windsurfer italiani, ottenendo tanti successi anche in ambito internazionale. Quali emozioni ti dà ora il SUP? Il senso di libertà che mi dà il sup nelle onde grandi è paragonabile a quello che provo con il windsurf o il kite. Il sup rappresenta per me quello che mi mancava per vivere il mare a 360°.
Come vedi la divulgazione del SUP in Italia rispetto agli altri paesi? Credo ci sia molto interesse intorno, ci sono tante tavole prodotte e diverse aziende coinvolte nel mercato, è una disciplina che può avvicinare agli sport della tavola una marea di persone di qualsiasi età e fare da traino anche per nuovi appassionati per gli altri boardsports. In italia, in particolare, come è già successo nel windsurf, nel kite e nel surf da onda, non è regolamentato da nulla, tutti sono tutto! L’ISA, l’organizzazione mondiale del surf, ha inglobato il sup e in Italia organizzano corsi istruttori e gare tramite la fisurf, vedremo! Per quanto mi riguarda parteciperò solo al Capo del Capo, una vera gara hard core sulle bombe! Il tuo quiver di tavole SUP? Ho due tavole da onda: l’ormai collaudato 9’2 RRD Diamond e la nuova shortboard 7’11 RRD, un vero surf con la pagaia! Per scuola e fitness utilizzo l’Eleven Wassup RRD. Ci racconti brevemente qualche cosa sullo spot e le condizioni di queste due foto? Queste foto sono state fatte da mio figlio Brando quest’inverno a Gwada nel surf spot Anse a la Buelle, un posto incantevole tutto rocce e palme, sole che spaccava, onde super glassy. Solo 2 o 3 surfer a mollo e tanto divertimento. Per quale motivo consiglieresti il SUP? Per praticare sport in acqua sempre e in qualsiasi momento con una tavola da surf sotto i piedi, per surfare, per fitness, per navigare esplorando il mare e le sue bellezze, per giocare con i bambibni e per non poltrire su un lettino d’estate.
NAISH GLIDE 12’6’’ CATALINA Guadagnando popolarità grazie anche alla gara “Battle of the Paddle”, il Catalina è stato sviluppato per condizioni di flatwater per adattarsi alla classe 12’6’’. Questo SUP, utilizza gli elementi di successo del Glide 14’0’’ Javelin, cioè, massima scorrevolezza con il minimo sforzo. Il profilo inferiore del rocker, il bordo tondo e la coperta incassata, sono le caratteristiche per ottenere la massima efficienza in acqua liscia. La sezione concava del ponte ha la funzione di far defluire più velocemente l’acqua, la stabilità viene aumentata dal baricentro più basso e consente il deflusso dell’acqua in maniera naturale attraverso le 2 finestre poste lateralmente al pozzetto.Nel prossimo numero ci sarà il test in acqua! www.naishsurfing.com
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RRD 9’6” DIAMOND LTD Cosa dice l’azienda produttrice:La tecnologia di alto livello per performance ottimali. Leggero, costruito all’nterno di PVC e resina epossidica con un sandwich in vetro, per massimizzare la risposta in carvata, permettendo un rapido trasferimento di peso per radicalizzare ogni vostra singola surfata. Un gioiello hi-tech. Shape:Con un design innovativo ed accattivante, prua quasi a punta e scoop non molto pronunciato. Con bordi in tucked under edge su tutta la tavola. Rail generoso al centro tavola e sottile come surf da onda in prossimità di prua e poppa. Attacco us box per pinna centrale e fcs per le laterali. Maniglia di trasporto al centro della tavola e traction pad su ¾ della stessa. Poppa diamond e rocker di ultima generazione per take off quasi al limite del wipe out. Valvola al centro della tavola. In acqua: Il Diamond 9’6” ltd è una tavola studiata per il wave, i suoi 29 pollici di larghezza offrono un buon equilibrio. All’inizio il rollio potrebbe sembrare accentuato, ma essendo una tavola wave si percepisce subito la sua velocità di passaggi tra rails. Ottimo bilanciamento dei volumi. In Crusing: È una tavola progettata per un altro scopo, ma sostituendo la pinna centrale con una più lunga o race diminuisce l’effetto row, permettendo piacevoli passeggiate. È possibile poter navigare più veloci smontando le pinne laterali. Molto veloce in virata e grazie alla sua poppa diamond è possibile recuperare errori. In Wave Riding: Nel wave possiamo dire che il 9’6” ha pochi rivali, ha vinto la competizione più ambita d’Italia “Il Capo del Capo” avendo come rider d’eccellenza Pietro Pacitto. Il suo shape aggressivo e il suo peso bilanciato in prua, garantiscono un’assenza di beccheggio quando si scendono onde da Capo. I suo bordi tucked under edge, garantiscono un ulteriore grip in fase di surfata. La sua coda diamond garantisce radicalità e precisione anche of the lip. In condizioni di onde normali o piccole la tavola può essere utilizzata come un surf, vi permetterà pumping che non faranno rimpiangere il vostro surf da onda. Giudizio finale: Tavola dedicata a chi sa quello che vuole, necessita di un rider medioesperto. La dimensione delle onde non conta se avete piede e coraggio. Questa tavola vi garantirà divertimento e sicurezza, i rider esperti sapranno tirare fuori la vera spinta della tavola. Nel cruising si comporta discretamente ma è chiaro che non è la sua specialità. Ottimo prodotto per chi vuole esperienza e radicalità sulle onde.
Cruising: Stabilità: Velocità: Wave:
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Azienda produttrice: RRD Modello: 9’6 “Diamond Ltd Disponibile in: classic, wood, limited edition SCHEDA TECNICA: Lunghezza: 9’6” Larghezza: 29” La stabilità dichiarata dalla casa: 7 Spessore: 4’ Tipo di tavola: thruster Pinne in dotazione: 3 Tipo di attacco pinna: 8.0” Single Hi Perf (US) + G-5 Smoke Asymmetrical DFS Box Pagaia in dotazione: no Scassa vela: no Attacco leash: si Attacco di trazione prua carena: no Posizione sulla tavola di remata acqua piatta: si Posizione sulla tavola di remata su onda: si Tasselli di ancoraggio in coperta: no
Costruzione: Dotazione: Peso: Row:
FANATIC ALLROUND 11’6’’ La nuova tavola Fanatic è ideale per le prime esperienze di SUP e di windsurf, in quelle giornate glassy o con una leggera brezza. Perfetta per rider leggeri e pesanti che inizieranno fin da subito a divertirsi. La costruzione di questa tavola è leggera e super resistente. Il Fly 11’6’’ è disponibile in due versioni, come un classico SUP, oppure come una tavola SUP/Windsurf con una pinna centrale. Questa pinna centrale è facilmente removibile a seconda delle condizioni e quando utilizzata permette un apprendimento istantaneo del windsurf e una estrema facilità di risalita sopravento. www.fanatic.com CARATTERISTICHE • CAD / gestione delle curve dello shape in base ad un vasto archivio di shape catalogati in un unico database. • Rocker line orientata al surf. • Volume bilanciato ottimamente per un avanzamento fluido. • Coperta piatta con il volume distribuito fin sui bordi per aumentare la stabilità. • Il tail rocker derivato direttamente dalle tavole da surf aiuta l’approccio graduale alle onde con questa tavola. • Bordi morbidi sul tail per un riding morbido. • Outline armonico per un maggiore grip e più maneggevolezza. • Flat V Bottom con una V maggiormente pronunciata sul tail per meglio girare con una impostazione back foot. • Pintail per una minore superficie del tail e aumentare le performance. • Balanced design.
SCHEDA TECNICA Volume: 236 l Width: 33” / 83,8cm Length: 11´6”/350,9cm Technology: AST Fin System: 9” US Fin System Centerer 13,4” Power Box System: US Box / Center Power Box
SPORTIME DISTRIBUTORE PER L’ITALIA DEI SUP COREBAN DROPS 7’10’’ Questa tavola è una macchina per girare. Piuttosto piccola, il Furious è adatto per pesi leggeri e medi, anche se paddler sopra i 100 kg. può andarci tranquillamente. Il volume è ridotto al minimo per aumentare il feeling in surfata e il potenziale della tavola. Si possono prendere le onde molto rapidamente grazie alla prua a punta che la rende veloce mentre si pagaia. Nel Bottom Turn, il doppio concavo inizia a farsi sentire! È come dare gas a una V-Max: avvolge l’acqua e la spruzza sul volto più velocemente di quanto possiate immaginare. L’abilità di virata è rafforzata dalla combinazione del DNA Furious: prua a punta, concavi grandi, poppa larga, rails hardcore, volume ridotto. Le curve vengono naturali. Gira semplicemente come immaginate di fare! Tanta velocità e tanto grip per tanta potenza in virata. www.drops.net
Tutta la linea SUP COREBAN sarà distribuita in Italia da Sportime, azienda leader nel settore kiteboarding e già distributore di F-ONE Kites, UNDERWAVE e ADVANCE Kites. È di pochi mesi fa l’accordo commerciale per la distribuzione sul territorio italiano dei SUP a marchio COREBAN. “ONLY THE BEST EST. 2005” è il motto di Coreban che racchiude la filosofia di quest’azienda che da 6 anni di dedica esclusivamente allo sviluppo e produzione di Stand Up Paddle Surf di altissima qualità. Grazie ad un team affiatato di International rider coordinato dal nuovo Headquarter di Noosa in Australia, Coreban è caratterizzata da una ricerca e sviluppo molto attenta ai bisogni degli atleti e del mercato, dando vita ad un range di tavole per soddisfare le esigenze di ogni stile. Per informazioni dettagliate sui prodotti e sulla rete vendita Italia contattare SPORTIME al 030 9820863 Email: info@sportime-kites.com, il catalogo COREBAN è scaricabile dal sito www.sportime-kites.com.
SCHEDA TECNICA Lunghezza: 7’ 10’’ = 238 cm Larghezza: 29” 1/3 = 74.5 cm Spessore: 4” 1/ 2 = 11.5 cm Volume: 110 litri One Foot Off prua: 18” 1/2 = 47 cm One Foot Off poppa: 15” 1/2 = 39.5 cm Tail shape: moon tail Pinne: Trifin 2+1 Carena: doppio concavo accentuato Peso Highteck: 8,90 kg (peso indicativo + o - 5%)
STARBOARD FISHERMAN 11’2’’ Starboard è uno dei marchi con più tavole da SUP in catalogo. Ci vogliamo soffermare su una particolare tavola, che non va bene tra le onde ne tanto meno per correre veloci su acqua piatta, ma è una tavola ideale per le passeggiate, per esplorare, per il vero cruising su acqua piatta. Questa tavola si chiama Fisherman e come dice il nome stesso è ideale per trasporatre anche l’attrezzatura da pesca alla ricerca di secret spot! In acqua Ho provato questa tavola di recente, accompagnando sul Lago di Loppio il test team tedesco che doveva fare i test per la rivista Surf. Il Lago di Loppio è un piccolo bacino di acqua stagnante che si è ri-formato in questi anni a causa delle abbondanti pioggie. Si trova sulla strada che dall’uscita dell’autostrada Rovereto Sud porta al Lago di Garda, Torbole. Dopo pochi chilometri si attraversa un piccolo paese, Loppio, e subito dopo sulla destra si può trovare questo bacino d’acqua immobile molto suggestivo, specialmente nelle giornate invernali quando la superficie dell’acqua è accarezzata da una fitta nebbia. Sembra il luogo ideale per questi test. Appena si salta sopra a questa tavola ci si accorge del generosissimo volume e della stabilità dovuta alla notevole larghezza. Lo shape della tavola permette un appoggio sicuro sia per il paddling che per il windsurfing. La comoda coperta in EVA è ideale per lunghe session di cruising dove è possibile anche utilizzare gli inserti sui bordi della tavola per le vostre canne da pesca. È facilmente riconoscibile la zone ideale di posizione dei piedi per il paddling. Nonostante le dimensioni importanti di questa tavola ho notato con sorpresa che riesce a raggiungere anche una buona velocità, questo grazie allo shape del bottom che è stato studiato sulla rocker line delle tavole da race. Si può pagaiare tranquillamente sempre dalla stessa parte riuscendo comunque a mantenere la direzione, l’effetto row (tendenza della tavola a girare dalla parte opposta a quella della pagaiata) è quindi ridotto al minimo. Il Fisherman si muove agilmente sull’acqua anche grazie alla dimensione dell’aerea della pinna. In caso di chop la tavola tende al beccheggio. Per girare dovete arretrare sulla poppa e premere sui bordi, la tavola ha tanto volume e dovrete spingere con decisione, ma rimarrà comunque stabile facendovi fare la manovra in assoluta sicurezza. È la tavola ideale per chi ama fare lughe passeggiate, permette anche di trasportare una bosrsa stagna e tutto il necessario per una divertente session di pesca. Disponibile solo in tecnologia AST, robusta e economica. www.star-board.com 26
SCHEDA TECNICA Length: 11’2” / (340.4 cm) Width: 37” / (94.0 cm) Thickness: 4.5” / (11.4 cm) Tail Width: 21.8” / (55.4 cm) Volume: 250 Lt
FANATIC RACE 12’6” x 27 3/4” Fanatic dopo aver introdotto lo scorso anno la sua prima tavola SUP da Race, presenta per quest’anno la versione più piccola dell’acclamato 12’6’’ x 30 1/2”. I paddler più leggeri e con maggiore esperienza apprezzeranno il disegno e le caratteristiche di questo shape. Il “piccolo” 12’6’’3/4” ha un ampio range di utilizzo, dalle performance si acqua piatta, al gliding sulle onde oceaniche. È anche possibile surfare su piccole onde. Lo shape è stato studiato in modo tale da garantire il massimo della velocità, mentre il ricercato bottom è stato creato grazie alla tecnologia CAD di Fanatic e ottimizzato per il glide e la velocità. CARATTERISTICHE: - Sharp water-cutting Bow - Smooth Tail Rocker per delle pulite linee d’acqua e per una propensione al surfing. - Coperta piatta e comoda per un sicuro paddling. - Stretched Outline con uno square tail per maggiore stabilità. SCHEDA TECNICA Volume: 225l Larghezza: 27’25” / 77,5cm Lunghezza: 12’6” / 381cm Tecnologia: Carbon Sandwich Fin System: Fly 26 G10 (US Box) System: US Box
FANATIC RACE 14’0” x 28” Nella scoppiettante scena del SUP, le tavole da Race 14’0’’ sono l’ultima arma vincete. Fanatic introduce uno shape completamente nuovo per questa classe. Il nuovo 14’0’’ è costruito per vincere, grazie alla sua stabilità potrete correre veloce come mai prima d’ora. Disponibile nell’esclusiva tecnologia Carbon Sandwich o Wood Sandwich. SCHEDA TECNICA Volume: 320l Larghezza: 28” / 71,1cm Lunghezza: 14’0”/426,7cm Tecnologia: Carbon Sandwich & Wood Sandwich Fin Technology: Fly 26 G10 (US Box) System: US Box
12’6” Carbon Sandwich Technology
METHANE 193/219/RED MONSTERA (WAVE) • 8’’ la larghezza ideale della pala per le partenze rapide. • Ha un grosso potenziale di performance sulle onde. • 100% carbonio. • Peso: 575 grammi • Asimmetria pala: 10° Manico: • Sezione asimmetrica ovale. • 100% carbon.
14’0” Carbon Sandwich Technology
Impugnatura: • Ergonomia. • 100% carbon. Si può regolare la lunghezza del manico: • 219: da 219 cm fino a 193 cm. • 193: da 193 cm fino a 167 cm.
La carne bianca è meno pregiata di quella rossa. Infatti costa meno! FALSO Dal punto di vista nutritivo non vi sono differenze sostanziali tra le carni bianche e quelle rosse. Il colore rosso della carne di manzo o di cavallo (che in vita sono molto attivi) è dovuto alla maggior presenza di mioglobina, una proteina che serve al muscolo per immagazzinare l’ossigeno ceduto dal sangue. Poiché gli animali dalla carne bianca in vita compiono sforzi minori, hanno muscoli che necessitano di un minore apporto di ossigeno. Le differenze di prezzo sono dovute solamente ai diversi costi di allevamento. Faccio tanti esercizi per gli addominali così elimino la pancetta. LE COSE NON STANNO ESATTAMENTE COSÌ… Secondo alcuni l’attività di un gruppo muscolare faciliterebbe la lipolisi nelle zone vicine ai gruppi muscolari attivati, producendo un dimagrimento localizzato. Se così fosse, il pannicolo adiposo sottocutaneo del braccio destro dei tennisti destrimani, per esempio, sarebbe molto meno spesso di quello del loro braccio sinistro. E invece non è così! Inoltre alcuni esperimenti effettuati per valutare la situazione del grasso addominale prima e dopo un lungo allenamento che comportava l’uso specifico degli addominali non ha dimostrato alcuna particolare riduzione della massa degli adipociti della zona addominale rispetto agli adipociti di altre zone del corpo. Pertanto è vero che l’attività fisica attiva una risposta ormonale che facilita la lipolisi. È vero che, presumibilmente, sono le zone a più alto contenuto in grasso che contribuiscono maggiormente al processo lipolitico. Tuttavia manca, per ora, l’evidenza che il processo lipolitico sia più vivace in prossimità dei muscoli che lavorano. Quando vado a correre indosso le cavigliere e tengo dei manubri in mano. Mi fa solo bene! ATTENTO PINOCCHIO!! È vero che l’uso di pesi fissati alle caviglie e/o tenuti in mano incrementa il costo energetico della corsa. Vi sono, tuttavia, indicazioni che queste due condizioni causano un aumento della pressione arteriosa massima. Si tratta di una complicazione tipica degli esercizi che vedono coinvolti gli arti superiori, in particolare se i muscoli delle braccia rimangono contratti per tenere stretti i pesi. Pertanto, Pinocchio, prima di utilizzare dei sovraccarichi per correre, assicurati di non essere iperteso e di non essere portatore di malattie coronariche!!! 28
SURFING ITALIA PRESENTA SUP STAR IL PRIMO CORSO ISTRUTTORI SUP Lo sport è un valore, uno stile di vita, educazione e cultura, è un diritto ma è anche economia, turismo, occupazione, spettacolo e riqualificazione e sviluppo del territorio. SURFING ITALIA parte da questo e si propone un importante obiettivo, quello di promuovere lo sport come strumento di socializzazione e di benessere individuale e collettivo. Dopo il grande sviluppo dello STAND UP PADDLE, sport ormai divenuto tendenza, nasce il primo corso istruttori che si propone delle grandissime finalità sociali, educative, culturali, ludiche ma anche occupazionali. La finalità occupazionale del corso prevede una stretta collaborazione con villaggi turistici e tour operator per l’inserimento degli istruttori SUP nello staff sportivo con programmi dedicati. Inoltre verranno selezionati i centri surf per l’inserimento di pacchetti promozionali nell’ambito dei cofanetti smart-box in vendita nelle grandi distribuzioni. Per la prima volta sul territorio italiano si terrà un corso di istruttori realizzato grazie all’esperienza sia di SURFING ITALIA, un’istituzione nell’organizzazione di gare e dei boards sport, che di istruttori qualificati e riconosciuti da una delle aziende produttrici del settore, Beppe Cuscianna e Nicola Abatescianni. I due atleti sono stati nominati dalla Starboard master trainer e trend setter per Italia per via delle loro lodevoli iniziative per la promozione e la divulgazione del SUP grazie alla quale c’è stato un notevole incremento di praticanti. Un corso completamente innovativo, che esce dai soliti canoni perchè non vuole creare solo istruttori ma veri e propri professionisti ed esperti nella divulgazione e nella pratica dello sport. Didattica, tecnica e management sono le parole chiave per il corso di istruttori più completo mai realizzato nella storia del surf. Il corso è destinato a coloro i quali vogliono concentrare energie e impegno nel sociale. Il progetto nasce dalla condivisione di idee di due team e dalle loro esperienze. È grazie a questo che si è potuto
realizzare un programma che mira all’incremento di nuovi adepti e che passa dalla didattica alla pratica, dalla sicurezza in mare al marketing, dal puro divertimento alla voglia di fare sport. Sarà inoltre realizzata una selezione per entrare a far parte della prima nazionale italiana di Sup nelle specialità di race e wave che rappresenterà l’Italia nelle competizioni internazionali. Per facilitare la scelta dei rider italiani saranno nominati degli osservatori i quali suggeriranno i candidati meritevoli di partecipare alle selezioni. I buoni propositi degli organizzatori rendono necessario un importante investimento nel campo del marketing, infatti tutto il progetto verrà supportato da un’attività di comunicazione su ampia scala, che si realizzerà attraverso una campagna pubblicitaria veicolata su riviste del settore, su siti internet dedicati e su TV-radio streaming. Al termine del progetto verranno effettuate recensioni di chiusura delle attività svolte che renderanno l’evento solo il primo appuntamento di una lunga serie di altre attività di questo tipo. Infatti ci si rincontrerà in una manifestazione nazionale dove tutti i partecipanti al progetto saranno coinvolti in un SUP-ER Demo Day, in veste di promotori ufficiali del Paddle Surf. Nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 aprile 2011 in occasione dell’EXPO LEVANTE 2011, Fiera del turismo e delle vacanze, il padiglione 129 ospiterà il primo corso istruttori SURFING ITALIA SUP STAR. BREVE INFO SULL’EXPO LEVANTE È la fiera internazionale per il tempo libero, lo sport, il turismo e le vacanze, una kermesse dedicata agli amanti degli hobby e del fai da te, dei viaggi, della vita all’aria aperta, dell’attività fisica, del tempo libero e dello sport. Un contenitore importante al centro del mediterraneo che quest’anno ha tante novità, tra cui padiglioni interamente dedicati allo sport e alle attività agonistiche con gare nazionali ed internazioni. Un’altra novità della fiera è la diretta streaming, infatti grazie a RADIONDASTEREO, pioniere e leader nel settore delle dirette streaming, dal padiglione 129 sarà trasmessa la diretta delle attività svolte. www.fieradellevante.it 29
Un ringraziamento speciale va all’Ente preposto che quest’anno ha organizzato non solo i campionati programmati per le proprie attività ma anche quelli riguardanti il SUP, SURFING ITALIA. L’associazione sportiva è riuscita nel 2010 a dar vita ad un campionato vero e proprio con un circuito race ed uno wave, accontentando davvero tutti e dando risalto a tutte le persone che si sono impegnate in questo progetto. IL CIRCUITO RACE Sei tappe ufficiali ed una special edition di gran lusso, sono state realizzate per il primo Campionato Italiano Race. Ostia, Talamone, Santa Marinella, Alghero, Baia Chia e Bari le location dove gli atleti si sono dovuti sfidare per contendersi il titolo di campione Italiano. Il tour ha avuto un grandissimo successo grazie all’esperienza organizzativa dei centri surf aderenti al circuito, ed è stato anche un’ottima occasione di promozione turistica e del territorio. La supervisione di Surfing Italia e la professionalità dei local hanno contribuito al successo dello sport che quest’anno consolida, rafforza e cresce in diversi settori e ambiti. Ma entriamo nel dettaglio… La prima tappa si è svolta durante il colossal estreme show domenica 24 aprile 2010. Un percorso di gara lungo circa 6 km “a triangolo”, molto tecnico ed ha visto all’attivo ben 25 iscritti. La seconda si è svolta a Talamone in toscana il 18 luglio, nel centro surf TWTC dove è stato possibile provare tavole Rrd, South Point Naish e Jimmy Lewis. Anche questa gara è stata effettuata su un tracciato “a triangolo” di circa 6 km durante i quali gli atleti hanno dovuto sudare e pompare sangue nei muscoli per poter concludere il percorso sotto gli occhi dei bagnanti curiosi e tifosi dei propri beniamini. La terza tappa si è svolta in casa Marcianò, organizzata dal Santa Marinella surf club, durante il Surf Expo che alla sua
ennesima edizione ha ospitato una delle tappe più rappresentative del circuito. Quasi tutte le aziende del settore erano presenti alla manifestazione, per essere di supporto all’evento che ha contato circa 100 mila visitatori in tre giorni. Un percorso a “bastone” il campo di regata e tanta voglia di condividere un altro appuntamento. La quarta tappa è stata la più impegnativa e difficile del circuito, svolta ad Alghero presso il cento Surf Animals club di Helgo Lass. Una tappa di 7 km con un percorso “a triangolo” con vento attivo. Tecnica, endurance e spirito agonistico sono stati la triade che ha voluto il patron Helgo. Un evento solo per gli addetti del settore che ha reso uno sport all’apparenza semplice, estremo e impegnativo. Subito dopo la tappa ufficiale una special edition di gran lusso al San Teodoro E-Vento. Diverse le attività svolte nell’arco di tre giorni che hanno visto partecipare attivamente più di 200 persone. Sprint, long distance e staffetta le specialità ufficiali, ma anche un’intera giornata di onda per il divertimento di tutti i waver. Ottima risposta da parte delle aziende che hanno contribuito alla buon riuscita dell’evento mettendo a disposizione materiali innovativi al servizio di tutti. Un ringraziamento anche a Sergio Cantagalli che non delude mai. Si continua con l’ennesima tappa svolta sempre sull’isola sarda questa volta a Baia Chia, nel centro surf di Mirco Babini, il Chia Wind Club. Questa volta il percorso non è stato un circuito ma un down wind di 5 km impegnativo e divertente che ha stimolato tutti i partecipanti ad una nuova attività. L’ultima tappa si è svolta a Bari il 6 ed il 7 novembre, in una giornata soleggiata e molto calda. Il tracciato “a bastone” che ha costeggiato il lungomare monumentale, è stato lo scenario che i paddler hanno dovuto affrontare come ultima fatica, 7 km sono stati affrontati con uno sprint in più per la chiusura di un circuito che non solo ha definito i campioni delle diverse categorie, ma ha anche creato nuove amicizie e tanta sportività.
Colossal, race I tappa.
Talamone, race II tappa.
Rimini, wave I tappa.
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Andora, ultima tappa wave.
San Teodoro, special edition.
IL CIRCUITO WAVE Quattro le tappe ufficiali di cui tre disputate e nessuna special per il primo circuito wave. Non è stato facile organizzare queste tappe in quanto il meteo non è stato sempre amico dei nostri atleti e non ha regalato condizioni wave idonee. Le gare wave a differenza delle race hanno un waiting period (un tempo di attesa della condizione ideale), di circa 2 settimane, una volta scaduto il periodo la tappa rientra in calendario inserendosi però all’ultimo posto in coda agli altri eventi. La prima tappa in programma la Sup Wave Trophy è stata organizzata a Fregene nel centro surf di Pietro Pacitto (waiting period tutto il mese di giugno), ma è stata anche la tappa che non è stata disputata, in quanto le condizioni ideali non si sono presentate nei tempi previsti. La seconda tappa si è svolta a Cesenatico presso il Wind Club (waiting period 29 agosto - 15 settembre), giornata di perturbazione interessante e tanta ospitalità da parte dei padroni di casa. Heat ad eliminazione diretta con ripescaggi successivi per proclamare il primo vincitore della tappa. Tre ore di gara, con una marea che voleva giocare brutti scherzi, ma che alla fine ha regalato una meravigliosa giornata ai nostri atleti. Con la terza tappa si ritorna in quel di Alghero, sempre dal nostro caro amico Helgo nel centro Surf Animals Club (15 settembre – 7 ottobre). Il meteo che prevedeva una perturbazione interessante ha un po’ deluso gli animi dei partecipanti che si sono dovuti accontentare di un metro di onda. L’ ultima tappa, la Turtle Paddle Cup è stata la più rappresentativa del circuito, si è svolta ad Andorra al Cinghiale Marino (7ottobre – 7 novembre). Un mese il waiting period per avere una perturbazione in grado di far esprimere gli atleti al meglio. Una tappa di chiusura interessante perché ha visto partecipare anche il responsabile di Surfing Italia, Alessandro Marcianò, che ha ottenuto un ottimo piazzamento. Tante le polemiche legate a questo circuito,
Surf Expo, race III tappa.
Oristano Open Water Challange.
molti atleti non hanno potuto esprimersi al meglio per via della condizione non ottimale, ma tanti sono stati, dall’altra parte, i ringraziamenti per gli organizzatori. Gli addetti ai lavori conoscono il limite degli eventi a chiamata ovvero la variabilità delle condizioni meteo che non sempre soddisfano le aspettative. I veri sportivi però sanno aspettare e sono sempre pronti perchè il “the big wednesday” potrebbe apparire da un momento all’altro e allora sì che il decano potrà essere proclamato. CLASSIFICHE JUNIORES 12.6 UOMINI (RACE) 1) Mario Paudice 2) Giorgio Bozzoni 3) Michele Colaianni/ Claudio Nika
MASTER 14 UOMINI (RACE) 1) Helgo Lass 2) Alessandro Ceccarelli 3) Carlo Nut Rotelli
SENIORS 12.6 UOMINI (RACE) 1) Fabrizio Gasbarro 2) Leonard Nika 3) Giordano Bruno 4) Nicola Abatescianni 5) Giuseppe Cuscianna
SENIORS 12.6 DONNE (RACE) 1) Silvia Mecucci 2) Shannon Askay 3) Lucia Marra
MASTER 12.6 UOMINI (RACE) 1) Massimo Cipollari 2) Roberto Domenichini 3) Fazioli Pietro
OVERALL WAVE 1) Alssandro Onofri 2) Mirco Sarti 3) Capparella Bruno
Alghero, IV tappa race.
Bari, race ultima tappa.
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CIAO MARIO PARLACI UN PO’ DI TE? Sono un semplice ragazzo pugliese di sedici anni, con la passione per il mare ed innamorato delle onde e del vento. Queste passioni me le ha trasmesse mio padre Angelo. Noi abbiamo un centro surf a nord di Bari e sin da piccolo ho iniziato a praticare board sport. RIASSUMIAMO L’ANNO PASSATO, UN ANNO DI GARE E SACRIFICI. COME LO DESCRIVERESTI? Partiamo dal presupposto che è stata una stagione molto faticosa ed impegnativa. Ho girato quasi tutta l’Italia partecipando a tutte le tappe nazionali del circuito Surfing Italia, in compagnia dei due compagni di avventura Beppe Cuscianna e Nicola Abatescianni. UN ANNO DI SUCCESSI NEL PADDLE SURF, COME CI SI SENTE AD ESSERE IL CAMPIONE ITALIANO NELLA TUA CATEGORIA? Posso ritenermi molto soddisfatto di questa stagione, questo è stato il primo vero campionato italiano di Stand up Paddle. La cosa più bella sarà essere ricordato come il primo campione italiano juniores in questo sport. CON QUALE BRAND HAI GAREGGIATO LA SCORSA STAGIONE E CON QUALE BRAND PARTECIPERAI QUEST’ANNO AL CAMPIONATO? La stagione scorsa ho gareggiato con Starboard che mi supporterà anche nella prossima stagione. CHE TAVOLA UTILIZZERAI QUEST’ANNO NEL CAMPIONATO RACE/WAVE? Nel circuito race gareggerò con il mio Starboard Surf Race 12’6”, nel circuito wave con il mio Element 9’8”. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL 2011? I miei principali obiettivi sono riconfermare il titolo di campione italiano e possibilmente partecipare agli europei o ai mondiali. LE GARE DI STAND UP PADDLE RICHIEDONO TANTA RESISTENZA E TANTA FORZA FISICA. CHE TIPO DI ALLENAMENTO FAI PER MANTENERTI IN FORMA? QUANTO TI ALLENI? E CHE TIPO DI ALIMENTAZIONE HAI? Durante la bella stagione sono sempre in allenamento per via dei corsi di windsurf, sup e vela che si svolgono all’interno del mio centro surf. Con l’avvicinarsi di una gara intensifico l’allenamento aumentando i km da effettuare. Nella stagione fredda mi dedico al wave e quindi esco solo in alcune condizioni. Per quanto riguarda l’alimentazione non seguo una dieta ben precisa, però prima di una gara cerco di mantenermi leggero. IL NUOVO REGOLAMENTO RACE 2011 PRESENTA DELLE VARIAZIONI, COSA NE PENSI? Penso che si debba trovare il giusto equilibrio con la regolamentazione in modo che tutti possano partecipare avendo le stesse possibilità. IL SUP IN ITALIA STA CRESCENDO COME SPORT, COSE NE PENSI DELLA NUOVA COMMISSIONE TECNICA SUP CHE COLLABORA AL FIANCO DI SURFING ITALIA? Sicuramente questa commissione tecnica non può che fare bene al sup e lo renderà anche più serio agli occhi delle persone che non credono in questo sport. NAZIONALE ITALIANA 2012 DI STAND UP PADDLE SURF. LE SELEZIONI NON SARANNO FACILI, TI RITIENI PRONTO DA UN PUNTO DI VISTA FISICO E NELLA TUA PREPARAZIONE ATLETICA? Per me sarebbe un onore entrare a far parte della nazionale italiana, cercherò di 32
dare il meglio di me per riuscirci. Per quanto riguarda la preparazione fisica devo soltanto affinare la tecnica per essere al 100 %. UNA DOMANDA DA STAR… QUAL È IL SEGRETO DEL TUO SUCCESSO? Potrà sembrare strano ma non l’ho ancora capito. QUEST’ANNO GIRERAI SOLO PER IL CIRCUITO RACE O INTENDI GAREGGIARE ANCHE NEL CIRCUITO WAVE? Intendo assolutamente gareggiare per entrambi i circuiti. IL SUP HA SUBITO DELLE GROSSE VARIAZIONI NEL CORSO DEGLI ANNI, LE CASE PRODUTTRICI HANNO INVESTITO MOLTO NELLA RICERCA DEI MATERIALI, COSA PENSI DELLE NUOVE TECNOLOGIE PER LO SVILUPPO DELLE ATTREZZATURE E DEGLI SHAPE? Trovo molto interessante gli sviluppi di Starboard, stanno migliorando molto soprattutto la nuova pagaia con legno di pino e carbonio. Per quanto riguarda gli shape trovo che Jimmy Lewis produca delle tavole interessanti. LA PREPARAZIONE ATLETICA È IL FULCRO DI CHI SI APPRESTA A GAREGGIARE, MA QUANTO INFLUISCE L’ATTREZZATURA SULLA PRESTAZIONE E SULLA GARA? L’attrezzatura influisce moltissimo sulla prestazione, a Ravenna a causa di una nuova pinna non ho potuto gareggiare al top. TAVOLA, PINNA E PAGAIA, DESCRIVICI LA TUA ATTREZZATURA IDEALE? Come tavola un 10’x30’’, come pinna 21cm e come pagaia una wave in carbonio. IL MONDO DEL SURF È PIENO DI MITI E LEGGENDE, QUAL È IL TUO PERSONAGGIO PREFERITO NEL SURF ITALIANO E STRANIERO? A CHI TI ISPIRI? Il mio personaggio preferito è Andy Irons, anche se lui ormai non c’è più per me rimarrà per sempre uno dei migliori. LO SCORSO CAMPIONATO HA VISTO PARTECIPARE POCHI JUNIORES, COSA DIRESTI PER AVVICINARE RAGAZZI DELLA TUA ETÀ A QUESTO SPORT? COM’È STATO GAREGGIARE IN UN CIRCUITO DI SOLI SENIOR? È stata davvero dura nello scorso campionato soprattutto perché ho dovuto gareggiare fianco a fianco con persone più grandi di me. La partecipazione di ragazzi della mia età renderebbe la gara più competitiva e sicuramente più divertente. Spero che già dal prossimo anno il numero di juniores possa aumentare anche perché questo sport è molto divertente e si fanno tante amicizie. DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP? Stra-figo.
CIAO SILVIA, PARLACI UN PO’ DI TE? Ciao a tutti, sono Silvia Mecucci, ho 29 anni, vivo ad Ostia, vicino al mare, insieme al mio compagno Gabriele, lavoro in aeroporto per una compagnia aerea e tutto il mio tempo libero lo impiego nello sport, la mia grande passione da sempre. RIASSUMIAMO L’ANNO PASSATO, UN ANNO DI GARE E SACRIFICI. COME LO DESCRIVERESTI? Il 2010 è stato un anno pieno di soddisfazioni e di sorprese. Mi sono avvicinata al mondo dello stand up circa 2 anni fa e in poco tempo ho fatto molti progressi, tanto impegno e tanta costanza che mi hanno ripagata durante le gare, non parlo di sacrifici perchè la mia è una grande passione. UN ANNO DI SUCCESSI NEL PADDLE SURF, COME CI SI SENTE AD ESSERE IL CAMPIONE ITALIANO NELLA TUA CATEGORIA? Campionessa Italiana, mi fa strano, è stata una grande sorpresa, spero soprattutto di avere più concorrenza quest’anno per confrontarmi con altre ragazze. CON QUALE BRAND HAI GAREGGIATO LA SCORSA STAGIONE E CON QUALE BRAND PARTECIPERAI QUEST’ANNO AL CAMPIONATO? Jimmy Lewis mi ha sostenuta lo scorso anno e mi accompagnerà anche quest’anno. Sono contentissima di continuare la collaborazione con loro anche per il rapporto di amicizia che si è instaurato con Andrea e Leonardo. CHE TAVOLA UTILIZZERAI QUEST’ANNO NEL CAMPIONATO RACE/WAVE? Anche quest’anno gareggerò con la mia Slice 12.6. VISTO CHE SEI STATA LA PERSONA PIÙ IN VISTA DELL’ANNO PASSATO, CI SONO STATI ALTRI BRAND CHE TI HANNO AVVICINATO PER CHIEDERTI DI FARE DA TESTIMONIAL? Mi ha contattata lo scorso settembre la Quick Blade, fornendomi le pagaie che uso ora sia nel Race che nel Wave ed ION per l’abbigliamento tecnico. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL 2011? Rivincere il campionato! E riuscire, impegni lavorativi permettendo, a partecipare a qualche gara fuori Italia. LE GARE DI STAND UP PADDLE RICHIEDONO TANTA RESISTENZA E TANTA FORZA FISICA. CHE TIPO DI ALLENAMENTO FAI PER MANTENERTI IN FORMA? QUANTO TI ALLENI? E CHE TIPO DI ALIMENTAZIONE HAI? Mi alleno molto, fuori e dentro l’acqua. Vengo da uno sport tosto, il Triathlon, sono quindi preparata fisicamente a qualsiasi tipo di disciplina che richieda forza e resistenza. QUALI ALTRI SPORT PRATICHI? Sono molto sportiva e alterno la corsa, la bicicletta, il nuoto e uscite in mare con lo stand up. DOPO UN INVERNO DI INATTIVITÀ COSA CONSIGLI A CHI VUOLE INIZIARE A PRATICARE QUESTO SPORT E MAGARI ANCHE PARTECIPARE QUEST’ANNO AL CAMPIONATO? Consiglio sicuramente di aspettare le belle giornate di sole e l’acqua calda, provare qualche gara a livello regionale. Sono sicura che il senso di libertà che si prova praticando questo sport e la facilità di apprendimento lo rendono una disciplina alla portata di tutti. IL NUOVO REGOLAMENTO RACE 2011 PRESENTA DELLE VARIAZIONI, COSA NE PENSI? L’unica regola fondamentale nell’intraprendere un campionato deve essere il divertimento e la possibilità di trascorrere giornate al mare insieme a tanti amici. È questo lo spirito sportivo. IL SUP IN ITALIA STA CRESCENDO COME SPORT, COSA NE PENSI DELLA NUOVA COMMISSIONE TECNICA SUP CHE COLLABORA AL FIANCO DI SURFING ITALIA? Prendendo in considerazione lo scorso anno e visto l’impegno e i risultati di Surfing Italia immagino che le novità saranno senz’altro positive.
NAZIONALE ITALIANA 2012 DI STAND UP PADDLE SURF. LE SELEZIONI NON SARANNO FACILI, TI RITIENI PRONTA DA UN PUNTO DI VISTA FISICO E NELLA TUA PREPARAZIONE ATLETICA? Si, sono in forma, mi sono allenata con costanza tutto l’inverno e sono pronta ad affrontare un nuovo anno. QUAL È IL TUO SPOT PREFERITO PER L’ALLENAMENTO, QUAL È LA TUA CONDIZIONE IDEALE DOVE TI SENTI IMBATTIBILE? Generalmente mi alleno ad Ostia nel nostro circolo, non c’è una condizione specifica dove mi trovo meglio, l’importante è praticare! È chiaro che trovarsi alle Hawaii con acqua meravigliosa, in una cornice da sogno, con balene e tartarughe che ti fanno compagnia, sarebbe ideale. TAVOLA, PINNA E PAGAIA, DESCRIVICI LA TUA ATTREZZATURA IDEALE. Ho avuto la fortuna di incontrare Andrea e Leonardo della Jimmy Lewis e sono convinta a parere mio che la tavola che sto usando, il 12.6 race, sia la miglior tavola presente nel circuito. Per quanto riguarda la pagaia uso una QB e penso che la prestazione della pala sia evidente a tutti. IL CAMPIONATO DI QUEST’ANNO VEDE L’INGRESSO DEI CIRCUITI REGIONALI, SI STANNO CREANDO DEI TEAM DI ALLENAMENTO E DI GARA, QUALI SONO I TUOI OBIETTIVI PERSONALI E QUALI QUELLI DEL TEAM? Speriamo che l’innovazione del circuito regionale possa portare le persone a conoscere e ad avvicinarsi a questo sport. Sicuramente gli obiettivi del team saranno quelli di promuovere e organizzare gare in loco. Personalmente mi concentrerò nel circuito nazionale, qualche gara regionale servirà come allenamento. LO SCORSO CAMPIONATO HA VISTO PARTECIPARE POCHE DONNE, COSA DIRESTI ALLE DONNE PER AVVICINARLE A QUESTO SPORT? Di superare le difficoltà iniziali e di continuare con costanza per avere ottimi risultati sia sul corpo che nella mente. DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP? Spirito di libertà, senso di benessere, star bene con se stessi. 33
CIAO FABRIZIO, PARLACI UN PO’ DI TE? Sono Fabrizio Gasbarro, atleta agonista di Stand Up Paddle. Sono alto 1.88 e peso kg. 88; vivo sul litorale di Roma, mi alleno sia al lago che al mare, portandomi con passione e determinazione ad un lavoro dedicato al movimento dello Stand Up. Questo continuo allenamento e l’esperienza acquisita, sin dal 2009 mi hanno portato ad ottenere grandi risultati e belle soddisfazioni in ambito sportivo. Quella stessa passione nel 2010 mi ha portato a essere protagonista nel Campionato Italiano di SUP/RACE 2010 nella categoria RACE 12’6 ed a vincere il titolo italiano, 8° e 10° posto nel Campionato Europeo a St.Tropez e nei primi quindici in Coppa del Mondo ad Amburgo con una tavola di serie. Sono Maestro Istruttore ISA (International Surfing Association) di Stand Up Paddle Wave e Flat Water e segue una metodologia che porterà alla formazione di figure professionali (Waterman: assistenti bagnanti e maestri di Stand Up) nella disciplina SUP in Italia. Da poco sono entrato a far parte del Fanatic International Team. RIASSUMIAMO L’ANNO APPENA TRASCORSO, UN ANNO DI GARE E SACRIFICI. COME LO DESCRIVERESTI? Intenso, pieno di esperienze di lavoro in mare ed al lago, spingendomi a fare team con molta gente entusiasta come me dello Stand Up. Mi ha fatto conoscere in maniera divertente sia il neofita che il campione mondiale di specialità fuori e dentro l’acqua, scoprendo valori e facendo esperienze in molte regioni italiane e in Europa. Il SUP è una intensa passione di testa, di cuore e performance. UN ANNO DI SUCCESSI NEL PADDLE SURF; COME CI SI SENTE A ESSERE IL CAMPIONE ITALIANO NELLA TUA CATEGORIA? Pronto a rifare sempre meglio il gesto atletico che mi ha portato a credere e a raggiungere certi risultati; l’intenzione è quella di essere un testimonial che cerca di avvicinare qualsiasi persona ad una dimensione di sport quale lo Stand Up, fruibile a tutti e a tutte le età, riflettendo sul fatto che, al di là dell’agonismo e delle gare, lo Stand Up deve essere uno sport vissuto come uno stato sociale. CON QUALE BRAND HAI GAREGGIATO LA SCORSA STAGIONE E CON QUALE BRAND PARTECIPERAI QUEST’ANNO AL CAMPIONATO? L’anno scorso ho avuto tavole Jimmy Lewis, pinne Gas Fins, pagaie Quick Blade, abbigliamento ION. Nel 2011 entro nel Team International Fanatic SUP come atleta, rinnovando tutto il mio Quiver di tavole, ION, Quick Blade, Gas Fins, occhiali Gloryfy e il negozio di Roma Gravità Zero, che mi supporta nella ricerca e nello sviluppo dei materiali e delle attrezzature SUP-fitness. CHE TAVOLA UTILIZZERAI QUEST’ANNO NEL CAMPIONATO RACE/WAVE? Cominciando dal Race, nel Campionato Italiano riconfermo la classe 12’6, che è ancora la stock class di referenza in Italia, usando due tavole della Fanatic, la Race Carbon Fly 12’6 e la New Fanatic Race Carbon Fly 12’6. Nel Wave moderato uso un Fly Wood 10’6 e in quello un po’ più hardcore uso il Fly 9’5, l’arma d’assalto per rompere lip a più non posso. VISTO CHE SEI STATO LA PERSONA PIÙ IN VISTA DELL’ANNO PASSATO, ALTRI BRAND TI HANNO AVVICINATO PER CHIEDERTI DI FARE DA TESTIMONIAL? Devo dire, con pacata umiltà, che mi ha fatto piacere che molti sponsor abbiano riconfermato le loro intenzioni e soprattutto in Europa abbiano riconosciuto il lavoro che ho svolto nel 2010 e quando mi hanno proposto, insieme ad Alessandro Onofri, campione italiano Wave, di entrare nel Team International Fanatic ho accettato per la qualità e la serietà che il gruppo Fanatic SUP dal 1981 rappresenta; entrando nel Team ho potuto così festeggiare i loro 30 anni di factory in Europa. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL 2011? Vincere gare importanti in Italia ed all’estero, dove posso trovare spunto per affinare il mio gesto atletico. Portare avanti il corso di formazione ISA per preparare i futuri maestri di SUP con patentino di assistenti bagnanti, così da dare sicurezza e professionalità nello Stand Up Paddle italiano. L’apertura delle due scuole SUP Fanatic, al lago di Bracciano, presso il Circolo Vela Roma, vicino a Trevignano 34
Romano (località Polline, via dell’Acquarella), dove propongo corsi base fino all’agonismo anche con tavole racing alla portata di tutti e a San Nicola di Ladispoli, sul litorale Laziale, dove ci specializzeremo oltre che nel flat water anche in corsi wave. LE GARE DI STAND UP PADDLE RICHIEDONO TANTA RESISTENZA E TANTA FORZA FISICA. CHE TIPO DI ALLENAMENTO FAI PER MANTENERTI IN FORMA? QUANTO TI ALLENI? E CHE TIPO DI ALIMENTAZIONE HAI? Il mio allenamento consiste nel pagaiare stando il più possibile sulla tavola, in altre parole la palestra è là fuori. In questo sport sono fondamentali le uscite in acqua e in varie acque; per adesso acqua dolce (dura) e acqua salata (morbida), aspettando di entrare in qualche acqua mossa (fiumi) e provare nuove discipline come il wild water. Sostanzialmente mi alleno molto in endurance variando con bicicletta, nuoto e corsa. Mi alleno 4 volte a settimana curando anche alimentazione e recupero. Sto ricercando e applicando una sorta di ginnastica (fit-sup) mirata all’allenamento a secco del core-balance e quindi propedeutica allo sport che pratico. La mia alimentazione è molto bilanciata e sana, variando ogni mese a seconda della performance che mi prefiggo. IL NUOVO REGOLAMENTO RACE 2011 PRESENTA DELLE VARIAZIONI. COSA NE PENSI? Penso che andiamo verso una regolamentazione idonea per dare una giusta prospettiva di professionalità agli eventi. Al di là delle regolamentazioni, si deve però dare più risalto al buon senso delle associazioni che ostacolano ancora lo svolgimento di un Campionato Italiano unico. IL SUP IN ITALIA STA CRESCENDO COME SPORT. COSA NE PENSI DELLA NUOVA COMMISSIONE TECNICA SUP CHE COLLABORA AL FIANCO DI SURFING ITALIA? Penso che una commissione tecnica composta da persone che praticano questo sport non può fare altro che bene alla nostra attività; lasciamola lavorare e coglieremo i frutti a fine stagione. NAZIONALE ITALIANA 2012 DI STAND UP PADDLE SURF. LE SELEZIONI NON SARANNO FACILI; TI RITIENI PRONTO DA UN PUNTO DI VISTA FISICO E CON LA TUA PREPARAZIONE ATLETICA? Lavoro molto sulla preparazione fisica ed autogena. Vedremo queste selezioni in cosa consisteranno. Spero che siano all’altezza per formare un buon Team azzurro anche perché fuori dal nostro bel paese il grado di preparazione all’agonismo è alto! UNA DOMANDA DA STAR… QUAL È IL SEGRETO DEL TUO SUCCESSO? Non ho segreti da svelare, ho solo consigli da dare a chi vuole aprirsi in maniera sincera a questo sport. Il segreto è il risultato della combinazione di passione, esperienza e costanza che porta alle soddisfazioni sia in gara sia nell’insegnamento di questo magnifico sport. QUEST’ANNO GIRERAI SOLO PER IL CIRCUITO RACE O INTENDI GAREGGIARE ANCHE NEL CIRCUITO WAVE? Lavoro e gare permettendo, il Wave è nei miei programmi. DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP? Passione totalizzante.
CIAO ALE, PARLACI UN PO’ DI TE? Ciao sono Alessandro Onofri ho 29 anni, mi piace molto il mare e tutti gli sport che si possono praticare, faccio surf sin da piccolo e da qualche anno utilizzo anche la pagaia e lo stand up paddle. RIASSUMIAMO L’ANNO PASSATO, UN ANNO DI GARE E SACRIFICI. COME LO DESCRIVERESTI? Il 2010 è stato un anno veramente intenso, ho disputato molte gare e ho girato per due campionati wave; stand up paddle e surf, raccogliendo un po’ di soddisfazioni. UN ANNO DI SUCCESSI NEL PADDLE SURF, COME CI SI SENTE AL ESSERE IL CAMPIONE ITALIANO NELLA TUA CATEGORIA? Mi sento fortunato perchè se avesse vinto un’altra persona non avrei potuto raccontare a mio nonno di essere il campione italiano. CON QUALE BRAND HAI GAREGGIATO LA SCORSA STAGIONE E CON QUALE BRAND PARTECIPERAI QUEST’ANNO AL CAMPIONATO? La scorsa stagione ho gareggiato con tavole Fanatic e sicuramente anche per il prossimo campionato sarò legato a loro. CHE TAVOLA UTILIZZERAI QUEST’ANNO NEL CAMPIONATO RACE/WAVE? Nel campionato wave userò principalmente il 9’ 6’’ Fly, per quanto riguarda il race sto realizzando una tavola con un fuoribordo da 20cv per poter vincere anche li… ovviamente scherzo! QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL 2011? Il 2011 è iniziato con un viaggio di un paio di mesi tra Australia, Nuova Zelanda e qualche isoletta nel pacifico del sud mentre attendo l’inizio dei campionati wave.
TAVOLA, PINNA E PAGAIA, DESCRIVICI LA TUA ATTREZZATURA IDEALE? Il mio settaggio ideale prevede una tavola sotto i 10’ piedi, configurazione a tre pinne e pagaia relativamente corta e leggera.
CHE TIPO DI ALLENAMENTO FAI? QUANTO TI ALLENI? E CHE TIPO DI ALIMENTAZIONE HAI? Quando posso giro per il mondo tra gli spot che più mi interessano, l’alimentazione mi dicono tutti che mangio troppi carboidrati.
IL CAMPIONATO DI QUEST’ANNO VEDE L’INGRESSO DEI CIRCUITI REGIONALI, SI STANNO CREANDO DEI TEAM DI ALLENAMENTO E DI GARA, QUALI SONO I TUOI OBIETTIVI PERSONALI E QUALI QUELLI DEL TEAM? Credo che sia giusto per dare a tutti la possibilità di gareggiare, io mi limito al campionato nazionale.
SEI UNO SPORTIVO? QUALI ALTRI SPORT PRATICHI? Un po’ di nuoto, long skate e motocross.
COME CONCILI LA TUA VITA PRIVATA CON LO SPORT E IL LAVORO? Possono andare benissimo di pari passo, basta organizzarsi.
IL SUP IN ITALIA STA CRESCENDO COME SPORT, COSA NE PENSI DELLA NUOVA COMMISSIONE TECNICA SUP CHE COLLABORA AL FIANCO DI SURFING ITALIA? Sinceramente sono un po’ fuori da quello che succede burocraticamente, credo che Surfing Italia sia al momento l’unica asd nazionale che organizzi un campionato degno di avere questo nome.
IL MONDO DEL SURF È PIENO DI MITI E LEGGENDE, QUAL È IL TUO PERSONAGGIO PREFERITO NEL SURF ITALIANO E STRANIERO? A CHI TI ISPIRI? Nel surf italiano Nicola Bresciani, è stato la svolta per le nuove generazioni, nel surf internazionale, il povero Andy Irons era quello che preferivo per il suo stile di surfata.
UNA DOMANDA DA STAR…QUAL È IL SEGRETO DEL TUO SUCCESSO? Non guardo la televisione e mangio le tagliatelle della nonna che non sono per niente macrobiotiche.
SE NON AVESSI FATTO SUP QUALE SPORT AVRESTI SCELTO? Motocross
QUEST’ANNO GIRERAI SOLO PER IL CIRCUITO WAVE O INTENDI GAREGGIARE ANCHE NEL CIRCUITO RACE? Only wave. QUAL È STATA LA GARA PIÙ BELLA A CUI HAI PARTECIPATO ITALIANA E STRANIERA? Partecipare al “Capo del capo” è stato il top, onde grosse e tanto spettacolo. IL SUP HA SUBITO DELLE GROSSE VARIAZIONI NEL CORSO DEGLI ANNI, LE CASE PRODUTTRICI HANNO INVESTITO MOLTO NELLA RICERCA DEI MATERIALI, COSA PENSI DELLE NUOVE TECNOLOGIE PER LO SVILUPPO DELLE ATTREZZATURE E DEGLI SHAPE? L’evoluzione è stata incredibile considerando il poco tempo di vita dello sport. Le prime tavole che ho provato sembravano delle barche e pesavano tanto, adesso le tavole sono leggere e performanti come tavole da surf.
GAREGGIANDO NEL CIRCUITO ITALIANO HAI CONOSCIUTO TANTA GENTE, AGONISMO E FAIR PLAY, AMICIZIA E SANA COMPETIZIONE: COSA NE PENSI A RIGUARDO? Nel campionato sup si respira un’atmosfera di festa, sanissima competizione e tanti amici. LA SCORSA STAGIONE NON È STATA MOLTO PROPENSA PER IL WAVE, COME RITIENI SIA ANDATA? Credo che in futuro andrà meglio, c’è troppa gente che ci crede e vuole fare le cose nel miglior modo possibile. HAI IN PREVISIONE DEI VIAGGI? Sono appena tornato da un bel viaggio, nel futuro imminente le Canarie. DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP? Cool. 35
Come ogni anno si è rinnovato l’appuntamento più importante a livello nazionale della specialità “Boater Cross” della canoa fluviale, il Valsesia River contest, una manifestazione sportiva che nel corso degli anni si è guadagnata una sempre maggiore popolarità. L’evento, quest’anno arricchito da una nuova disciplina, lo Stand Up Paddle, ha lasciato entusiasta il pubblico sempre più numeroso e gli stessi partecipanti confermando un’idea già chiara ai pratici di questo sport, la sua estrema ecletticità e versatilità in qualsiasi ambito sportivo. Il battesimo del SUP in una competizione fluviale è avvenuto in occasione della V edizione del Valsesia River Contest, svoltasi lo scorso 20 maggio 2010 a Scopello, comune accogliente della Valsesia che ha ospitato un centinaio di atleti. La location è stata il fiume Sesia, nel pieno centro del paese, un paesaggio davvero particolare, immerso nella natura e nel relax. Sede ufficiale dei mondiali di canoa fluviale del 2002, il comune di Scopello è entrato a far parte in Europa come uno dei centri specializzati negli sport fluviali. Uno splendido weekend di sole, uno spettacolare panorama naturale e tantissima adrenalina hanno fatto da cornice ad un evento originale ed entusiasmante. Il Valsesia River Contest nasce 5 anni fa dall’idea di un gruppo di appassionati della canoa fluviale. La passione, l’entusiasmo e la voglia di promuovere lo sport hanno fatto da contorno all’evento tanto da farlo diventare un appuntamento di rilevanza nazionale. Il contest non è solo sentito dagli amanti della disciplina in Italia ma anche dai paesi vicini infatti sono accorsi i migliori sportivi del settore dal Regno Unito, Finlandia, Francia, Svizzera, Croazia e America latina. Ci sono stati anche nomi illustri del panorama olimpionico come Enrico Lanzarotto che nel 2000 ha preso parte alle Olimpiadi di Sydney ed ha vinto l’edizione “Valsesia River Contest” nel 2009. Il Boater Cross è una disciplina molto impegnativa caratterizzata dal susseguirsi di batterie di più atleti che si sfidano in rapide turbolenti per riuscire a passare il turno. Le heat ad eliminazione diretta hanno proseguito fino all’acclamazione del vincitore 36
finale. Oltre a questa disciplina, gara ormai storica, l’organizzazione ha voluto dare per la prima volta largo spazio alla nuova tendenza dei water sport il SUP. Gli atleti che hanno partecipato alla gara sono stati entusiasti per l’inserimento della nuova disciplina e in molti si sono cimentati nella gara che riportava le stesse regole della canoa: heat ad eliminazione diretta, senza sosta e grande sportività sino all’ultima pagaiata. La gara per i più pratici di Paddle Surf non è stata facile visto le condizioni completamente differenti da quelle solite in mare infatti rapide turbolenti, scogli affioranti, correnti imprevedibili hanno condito le heat che gli atleti hanno disputato con tanto coraggio. Grazie all’impegno degli organizzatori Canoa Club Novara, Kayak Team Turbigo e Monrosa Centro Rafting con il patrocinio del Comune di Scopello e l’aiuto degli sponsor si è riusciti persino ad avere un nuovo filone di tavole, più adatte alle condizioni fluviali, che sono entrate a far parte di un settore poco esplorato ma molto entusiasmante, il Whitewater. Un benvenuto, quindi, agli amici del fiume Sesia che hanno realizzato un evento sportivo originale e indimenticabile in uno scenario completamente nuovo scrivendo una nuova pagina nella storia dello Stand Up Paddle. Per tutte le news www.valsesiarivercontest.org CLASSIFICHE SUP FEMMINILE: 1) Federica Friz 2) Sabrina Tettamanti 3) Susanna Massaro
SUP MASCHILE: 1) Giorgio Codeluppi 2) Marco Merini 3) Marcello Parmigiani
KING OF THE RAPID: 1) Thomas Waldner 2) Enrico Lazzarotto 3) Filippo Brunetti
Il fondatore della Ocean Healing Group è Christiaan Bailey detto Otter, nato a Santa Cruz California nel 1981, dove ha vissuto fino all’età di 13 anni. Successivamente si è trasferito in Francia, dove ha continuato a surfare tra le coste francesi e quelle marocchine. Ha trascorso la sua vita in giro per il mondo esplorando posti nuovi, surfando su coste remote e skateando negli skate park di tutto il mondo. Il suo giro si è concluso nel 2003, ritornando a casa in California dove attualmente vive e lavora. Christiaan ora è su una sedia a rotelle a seguito di una brutta caduta, avvenuta nel 2006 durante le riprese di un video di skate, che gli ha provocato diverse fratture alla colonna vertebrale paralizzandolo dalla vita in giù. Ma non si è demoralizzato, la sua voglia di fare sport, la sua forza d’animo, sono state le nuove motivazioni per ritornare a vivere iniziando a praticare nuovi sport ed adattando quelli che già faceva. È ritornato a viaggiare come surfer professionista, spingendosi oltre i suoi limiti, cercando nuove ispirazioni, dimostrando che, nonostante la sua brutta esperienza, si può continuare a praticare le proprie passioni. Ora Christiaan è un esempio per chi credeva che la vita su una sedia a rotelle non potesse essere carica di emozioni, infatti regala ogni giorno nuovi stimoli ai ragazzi disabili e tanta forza ai loro genitori. Christiaan è l’amministratore delegato ed esecutivo della Ocean Healding Group, un’organizzazione no-profit con sede logistica in Costa Rica, che si occupa di recuperare ed istruire ragazzi che per tanti motivi sono sulla sedia a rotelle. Gli obiettivi del gruppo sono anche quelli di condividere l’amore per l’oceano e di contribuire e motivare molti giovani disabili a perseguire i loro sogni, creando nuove sfide e stimolandoli a non mollare mai. “Nella vita ogni singolo elemento ha il proprio destino a cui non può sfuggire, decidere come affrontare tutto quello che accade è una scelta personale. Bisogna combattere e cercare nuove ispirazioni per non farsi sopraffare dalla tristezza”. Questa è la filosofia di Christiaan ed è grazie a questa forza d’animo che è riuscito a ritornare a vivere una vita serena. L’OCEAN HEALING GROUP La missione del gruppo è di fornire un servizio terapeutico e ricreativo, realizzando iniziative all’aperto per bambini, giovani ed adulti con difficoltà fisiche e mentali. L’obiettivo è di aiutare ad abbattere le barriere mentali che può creare una sedia a rotelle sulla psiche di una persona. Lo spirito del gruppo è quello di spronare le persone al raggiungimento del successo nella vita, cercando di continuare a vivere una vita di emozioni e non facendosi abbattere nella vita quotidiana e anche nello
sport. Cercando di far abbattere i limiti che le persone disabili si creano, Christiaan sostiene che le persone che entrano a far parte dell’organizzazione riescono a riacquistare la sicurezza in se stessi riproponendosi diversamente nella vita reale. OHG fornisce stimoli sportivi e morali a persone che necessitano di aiuto. Tutti gli elementi del gruppo sono attivi e contribuiscono nella diffusione della filosofia della fondazione sostenendola anche economicamente. Ogni singola risorsa è reinvestita per il recupero delle persone che credono di aver perso speranze ed opportunità. Il gruppo lavora seguendo delle regole ben precise: 1. Facilitare il viaggio, l’alloggio e le spese dei partecipanti ai vari tour approvati in giro per il mondo. 2. Aiuto nella ricerca, progettazione e assistenza nella costruzione di attrezzature sportive adatte per le attività sostenute. 3. Collaborazione con le comunità locali e mondiali nelle aree dove vengono effettuate escursioni e campi di attività riabilitative. 4. Collaborazione con le altre organizzazioni no-profit per condividere l’utilizzo di campi e circuiti. 5. Ricerca e sviluppo di attrezzature sportive per aiutare atleti infortunati nel raggiungimento dei loro obiettivi. 6. Espandere il programma di attività cercando nuove e stimolanti attività da poter proporre ai giovani disabili con problematiche fisiche e mentali. Il gruppo è attualmente attivo e realizza campi e tutorial per persone con gravi deficit. Organizzare tutto questo non è facile, ma tutte le persone che fanno parte della fondazione danno una mano nella pianificazione dei campi. Naturalmente, per fare questo, hanno bisogno del continuo sostegno di tutti coloro che credono nel gruppo. Con l’aiuto di tutti, il 2011 può regalare una straordinaria avventura a molti bambini con tanti gravi problemi, un’avventura che meritano e hanno bisogno di vivere per ritornare a lottare nella vita. La OHG ad oggi ha 7000 donatori economici che provvedono al sostentamento della fondazione e 100 persone attive che organizzano il lavoro. Christiaan Bailey, presidente della fondazione ringrazia tutti coloro che credono nelle loro iniziative e tutte le persone che hanno contribuito al recupero di disabili. Speriamo che l’esperienza di Christiaan, la sua forza e la sua straordinaria voglia di aiutare gli altri possa essere d’esempio per tutti e che anche in Italia si possa dar vita ad un’organizzazione unica come la OHG per aiutare i tanti ragazzi disabili a credere nei loro sogni.
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Dave Kalama, uno dei più famosi waterman al mondo!
CIAO JIM, LA PRIMA DOMANDA CHE VOGLIAMO FARTI È LA SEGUENTE: SAPPIAMO TUTTI CHE LO SHAPE DELLA PALA E LA SUA SUPERFICIE SONO IMPORTANTISSIME, QUINDI, CHE COSA DOBBIAMO TENERE IN CONSIDERAZIONE PER SCEGLIERE DIMENSIONI E FORMA? Scegliere la forma della pala in modo corretto è molto importante, garantirà un esercizio più facile e più divertente. Per il paddler dilettante si consiglia una forma della pala da 100 SQ/IN, quindi la misura media. Per la competizione la questione è molto soggettiva. Alcuni Pro preferiscono la pala di dimensioni ridotte come la 90 SQ/IN perché gli permette di avere una frequenza più rapida ed un “right to left” più elevato. La pala più piccola rende più facile la gestione comportando, allo stesso tempo, uno spreco di energia e di sforzo sulle spalle molto minore. Questo consente di percorrere una distanza più elevata, infatti molti top rider la usano per effettuare percorsi di lunga distanza. Se invece amate molto il down wind e siete più vicini ad una pagaiata potente in stile Dave Salama, amerete senz’altro una pala di dimensioni più grandi come la 110 SQ/IN. QUAL È LA DIFFERENZA TRA IL MODELLO ELITE RACER E LA KANAHA AC? Il Paddle Elite Racer dispone di un palo PP (pre-preg) con un SSI (stiffness) da 41, la pala ha una tipologia costruttiva che la rende più leggera della pala standard Kanaha AC. Il design della pala rimane lo stesso. COME SI PUÒ OTTENERE LA LUNGHEZZA GIUSTA DELLA PAGAIA? Abbiamo una tabella delle lunghezze per tutti i nostri clienti. Noi consigliamo una
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La misurazione dell’SSI.
pagaia 9" (23 cm) più alta del paddler se è un dilettante o se esce prevalentemente nel fine settimana, e 10" (25 cm) o 12” (30 cm) per un paddler allenato e che intende competere. Lo Stand Up Paddle Board è uno sport in continua evoluzione ed abbiamo visto che, oltre all’altezza del paddler, diversi sono i fattori che determinano la lunghezza della pagaia, come ad esempio la lunghezza delle braccia o lo spessore della tavola, per cui diventa fondamentale il contatto diretto con i vari rivenditori dei nostri prodotti in modo che possiate esporre loro le vostre domande, essi saranno in grado di fornirvi in modo molto professionale tutta una serie di notizie, inoltre si adopereranno per farvi usare una pagaia di prova così da essere sicuri che tutto sia corrispondente alle vostre esigenze. NEL CASO CHE UNA PAGAIA QUICKBLADE SI ROMPA CHE COSA SI DEVE FARE? Se la vostra pagaia si rompe, basterà che la restituiate al rivenditore dal quale l’avete acquistata che provvederà, immediatamente, a spedire a nostro carico la pagaia rotta. Il centro di ricerca e sviluppo “QuickBlade” si occuperà di verificare la natura della rottura per far si che ciò non riaccada. Noi crediamo al 100% nei nostri prodotti e, nel raro caso che si verifichi un difetto di fabbricazione, sostituiamo la pagaia gratuitamente. Se invece ci accorgiamo che la pagaia è stata usata in maniera non appropriata, ci mettiamo in contatto con il rivenditore il quale vi farà sapere quali sono gli oneri per la sostituzione del prodotto. QUAL È LA DIFFERENZA TRA LA PAGAIA QUICKBLADE ELITE RACER E LA MAGIC RACER? La pagaia Magic è identica alla Elite ma ha una differente superficie della pala. CHE COSA HA DI SPECIALE LA PALA QUICKBLADE MAGIC? La pagaia QB Magic ha delle piccole fossette sul retro della pala simili a una pallina da golf. Questo ha dimostrato che è più efficace per uno stile di pagaiata potente. CHE COSA È SSI? QuickBlade ha creato un indice di rigidità per ogni palo della pagaia. La misurazione di tale indice viene fatta attraverso un esercizio sottosforzo del palo. In sostanza, si fa poggiare il palo su due estremità, mentre al centro di esso viene applicato un peso di 165 libbre (una libbra equivale a 453,6 grammi). Quanto più corta è la distanza dal centro del palo espressa in pollici (un pollice equivale a 2,54cm), tanto più rigido è il palo. Questo numero è espresso con la definizione di SSI (Stiffnees Index). Per quanto riguarda lo specifico index di riferimento, la gamma QuickBlade prevede SSI a partire da 41 per la Elite Racer, 40-38-36 per la Kanaha AC full carbon e da 30 per la Kanaha in Fiberglass.
QUICKBLADE È L’UNICA AZIENDA CHE HA SVILUPPATO UNA SERIE DI MANIGLIE DIVERSE SIA NEL MATERIALE CHE NEL DESIGN, PUOI SPIEGARCI LE DIFFERENZE? QuickBlade ha sviluppato diverse maniglie perchè esistono diverse esigenze, in particolare la P40, in EVA con il manico avvolto nel progrip, è diventata subito la più popolare. Questa impugnatura offre il massimo comfort e sostegno durante la pagaiata e molti sono i paddler che la amano. Detto questo, alcuni preferiscono il modello P50, tutto in fibra di carbonio, che si adatta molto bene al palmo della mano. Il suo design permette di avvolgere le dita senza sforzo intorno al manico per una pagaiata più potente. LE PAGAIE QUICKBLADE SONO FAMOSE PER IL PESO VERAMENTE CONTENUTO E PER LA LORO RESISTENZA, PERCHÉ ALCUNI MODELLI SONO PIÙ PESANTI? La QuickBlade Elite è la pagaia più leggera e resistente che ci sia sul mercato con un peso di soli 16 once (453 grammi, un once equivale a 28,35 grammi). QuickBlade offre anche il modello Kanaha AC in carbonio che pesa 19 once, mentre la pagaia Kanaha con pala in vetroresina e palo in carbonio pesa circa 20 once (528 grammi). La stessa pagaia, completamente in fibra di vetro, pesa 24 once (680 grammi). OK PERFETTO! GRAZIE JIM PER LA TUA PROFESSIONALITÀ. Grazie a voi per avermi contattato, è sempre un piacere poter spiegare a tutti gli appassionati italiani il nostro prodotto e come viene costruito, per cui: “Train hard, go fast, have fun da Jim Terrel!!!”. Tutta la collezione QuickBlade Paddle è disponibile in Italia presso gli Official Dealer JLID SRL. JLID srl - Europe Customer Service, Via Mondolfi,148/6 Zona Antignano 57100 LIVORNO - ITALY. Tel +390586425613 Le due maniglie di QuickBlade: a sinistra la P40 in EVA, a destra la P50 in carbonio.
COME POSSIAMO SAPERE QUALE È L’SSI CORRETTO PER LE DIVERSE ESIGENZE? Una regola generale è che più grande sei, sia nel peso che nell’altezza, più rigido deve essere il palo che userai ma, anche in questo caso, molto dipenderà dalle proprie abitudini ed esigenze. Comunque sia, disponiamo di una tabella di riferimento molto semplice dalla quale trarre le migliori conclusioni.
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© Giangi Chiesura Photodream
IL SUP A CAPO MANNU, UNO DEGLI SPOT PIÙ ESTREMI D'ITALIA, RIENTRA NELLA LOGICA DI QUESTO SPORT IL BIG WAVE RIDING? Direi proprio di si, forse è uno dei primi motivi per cui lo sport dello Stand Up Paddle si è sviluppato. Tutti oramai conoscono il lato storico legato alle vecchie tradizioni hawaiane, oggi esiste anche una parte ludico/fitness di questo sport che avvicina sempre più utenti al mare con semplicità. Ma la prima ragione che ha spronato a sua volta i pionieri del big wave riding è stata quella di poter raggiungere più facilmente i reef lontani da riva (senza un servizio navetta) e poter cavalcare onde ancora più grandi della media, proprio grazie alla possibilità di anticipare la partenza, rispetto ad un surfer rematore a braccia. Sfruttando una certa tipologia di tavole, dalle caratteristiche e design appropriate, condizioni permettendo, puoi posizionarti e scendere onde di relativa importanza e misura. Certo le difficoltà non mancano; tavole ingombranti di questo tipo non rendono né agili, né facili operazioni di recupero o wipe-out. Il Capo (Mannu) in certe condizioni meteorologiche si presta particolarmente a questa disciplina. La sua onda, anche se massiccia, è spesso dolce in una prima fase per poi arricciarsi man mano che entra verso il tavolato. Se posizionati nel punto giusto, ti permette di anticipare il formarsi del picco e sfruttare la sezione critica dell’onda già in piena velocità. Ovviamente da certe dimensioni in poi. IL SUP E LA CONVIVENZA SUGLI SPOT CON I SURFISTI DA ONDA? La “convivenza” sugli spot da onda è un problema, se così amaramente lo vogliamo definire, esistente da tempo (forse da sempre, in quanto radicato nella natura umana). Il tema principale del sovraffollamento di certi spot è già stato pluri-trattato, discusso in diverse occasioni e ritengo di non dover, di nuovo, proporre la stessa solfa. Si tratta di dividere situazioni e spazi, preferibilmente adeguati alle proprie possibilità. Capita spesso di trovare neofiti nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un “surfer” che si rispetti, sa rispettare e si fa rispettare. Le regole sono chiare, basta avere logica. Stesso discorso per il SUP che spesso (non sempre) ha enormi vantaggi rispetto al classico surfer, longboarder o shortboarder che sia. Approfittare spudoratamente di questo vantaggio può portare a conflitti. Mi reputo un “surfer” nel vero senso della parola e penso che non è importante il mezzo che sfrutti per i tuoi ride perché se sai surfare, sai anche lasciare un onda a chi è meglio 40
© Pam Bianchini
posizionato di te o, ancor più, condividere in armonia ogni situazione. Non mi proporrei mai con il SUP in ambienti troppo “shortboard oriented”, perlopiù se affollati. A mio avviso il SUP rider può facilmente trovare divertimento anche in onde meno “perfette” e sfruttarne ancor più il lato tecnico. Ci sono onde per tutti. Tanto rispetto e cercare di ridurre l’avidità può essere un buon messaggio. DALL’ANNO SCORSO HAI INTRODOTTO LA DISCIPLINA DEL SUP AL CAPO DEL CAPO, PRIMA RISERVATO SOLO A SFIDE TRA WINDSURF E KITE. PER LE CARATTERISTICHE DELLO SPOT NON È CERTAMENTE UNA GARA INDICATA A TUTTI, MA DEVI ESSERE UN SUPER CON UNA CERTA ESPERIENZA. COME MAI HAI DECISO DI INTEGRARE ANCHE IL SUP IN QUESTA COMPETIZIONE, E QUALI SONO LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE PER LO SVOLGIMENTO DI QUESTA GARA IN CONCOMITANZA CON IL WINDSURF E IL KITE? HAI BISOGNO DI CONDIZIONI DI SCADUTA? IL TROPPO VENTO POTREBBE ESSERE UN PROBLEMA? Devo precisare. La “sfida del Capo del Capo” si può definire come un challenge personale, o meglio, come una sfida tra se stessi (rider) e la forza della natura (Capo Mannu). Il concept è premiare il rider più radicale in quelle condizioni estreme, senza particolare attenzione al mezzo che sfrutta. Non vuole e non si è mai preposta di essere l’ago della bilancia che compara le diverse discipline. La confusione creatasi nelle precedenti edizioni ha scaturito un’errata interpretazione di questo concetto primario, motivo in più per cambiare il format e proporre 4 appuntamenti diversi riuniti sotto lo stesso tetto, windsurf, kitesurf, longboard e SUP. Una sorta di festival del wave riding. Premesso ciò, condividendo il fatto che non è una gara alla portata di tutti, abbiamo optato per la selezione di 16 rider per singola disciplina, augurandoci di proporre atleti dalla preparazione tecnica sufficiente per affrontare il Capo. La decisione di inserire altre due discipline, oltre al windusurf ed al kitesurf, è nata dal connubio con un gruppo di surfers locali per dare più risalto alla parte “surf” in un evento così unico ed, allo stesso tempo, per ampliare il raggio d’interesse anche ad altri utenti. Oltre al Longboard, dove proponiamo una invitational per soli big wave rider, anche il SUP, per qualità tecniche, non poteva mancare. Ecco quindi l’inserimento della neo-disciplina nel programma CDC, con la speranza di sfruttare le
onde di scaduta, nei giorni seguenti la perturbazione che ha permesso le prove acrobatiche di windsurf e kitesurf. Ma seguire una perturbazione non è sempre così facile. Sta infatti nell’astuzia di chi interpreta le carte e dirige la gara a proporre un valido programma rispettando le condizioni e, grazie al cielo, ancora oggi è la natura a dettar legge, ribaltando qualsiasi più appropriata previsione. Sta di fatto che, nella scorsa edizione, ci siamo ritrovati a disputare le prove di longboard e SUP lottando contro un mare attivo e vento oltre i 20 nodi, condizioni certamente non perfette, ma sicuramente dall’estrema prova tecnico-fisica! In pieno tema con il concept del CDC! NELL’EDIZIONE DEL CDC DELLO SCORSO ANNO TI ABBIAMO FINALMENTE VISTO PARTECIPARE IN QUALITÀ DI ATLETA, PUR ESSENDO L'ORGANIZZATORE. COME È ANDATA LA TUA GARA? LA FARAI ANCHE QUEST’ANNO? L’organizzazione di un evento come questo, con un programma e discipline così intenso, con l’interrogativo della data di chiamata, dove tutto deve essere “sempre pronto” in ogni momento ed occasione, richiede mesi di lavoro, nonché un enorme dispendio di energie produttive. È stata una sorta di sfida contro me stesso. Volevo in qualche modo vivere l’evento anche sotto le vesti di atleta per assaporarne la tensione e la fatica fisica, così come l’ambiente e i suoi momenti. Per quanto abbia cercato di prenderla spassionatamente, come un momento di relax nell’evento stesso, devo ammettere che è stato al quanto impegnativo. Sommare il peso e le tensioni dell’organizzazione all’atto fisico e ai suoi imprevisti è stato faticoso! La cosa non mi spaventa e cercherò di ri-propormi anche quest’anno, magari meglio organizzato, per poter affrontare la gara con la giusta carica. Nella scorsa edizione ho collezionato un secondo posto, onorato dietro al mio compagno d’avventure, l’inossidabile waterman Pietro Pacitto, con cui ho condiviso tante situazioni analoghe scorrendo gli anni ‘90 della coppa del mondo di windsurf. Tosto come sempre! Per quest’anno mi auguro che sia presente un fleet di atleti dai nomi risonanti e di poterli sfidare, e che l’azione in acqua sia di alto livello, così come si prefigge il puro obiettivo del Capo del Capo 2011.
Sergio Cantagalli in action a Capo Mannu, il suo home spot e sede della gara di big wave-riding Capo del Capo. © Giangi Chiesura Photodream
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nostro rientro in Italia provammo la nostra idea, portammo uno stand up eleven RRD in piscina, lo ancorammo al bordo e iniziammo a pagaiare. “Eureka!” pensai, potevamo sviluppare un vero e proprio allenamento specifico permettendo ai surfer una preparazione atletica impeccabile ma anche dando la possibilità alla gente comune di provare uno sport su tavola ottenendo diversi benefici da un punto di vista fisico e atletico. Avevamo dalla nostra parte tutto: io che lavoravo in RRD da diverso tempo ed avevo seguito lo sviluppo dello stand up paddle sin dagli albori, e Simone con un’esperienza nel settore fitness decennale, diversi tipi di brevetti a seguito ed un centro fitness con piscina disponibile ad organizzare una prova. Non potevano esserci elementi migliori per realizzare tutto questo. Simone, grazie alla sua esperienza nel settore, ha subito notato come il semplice pagaiare rinforza i muscoli delle spalle, della schiena e gli addominali e che lo stare in piedi sulla tavola per il semplice equilibrio favorisce il rafforzamento dei glutei e delle gambe. I primi allenamenti prevedevano esercizi con posizioni molto statiche, molto simili allo yoga e al pilates, ma dopo qualche lezione e qualche caduta in acqua, è stato realizzato un programma aerobico completo facendo allenare tutto il corpo e adattando ogni esercizio ad una condizione del tutto nuova come quella di una tavola da surf. Il programma aerobico è completo e va da una fase di riscaldamento all’attività aerobica impegnativa. È adatto a tutti quelli che desiderano mantenersi in forma sfruttando il contatto con l’acqua e aggiungendo agli sport classici da piscina la necessità di sfruttare l’equilibrio su una tavola. Essere in acqua in costume da bagno con la temperatura dell’acqua a 28 gradi è un lusso che in Europa non possiamo permetterci. Questo programma avvicina la gente comune ai board sports e rappresenta un lavoro propedeutico a chi pratica surf. Con la bella stagione si potranno organizzare lezioni di sup-fitness anche in mare, avvicinando sempre più gente a questo meraviglioso mondo. Per questo verrà presto organizzato un corso di formazione per gli istruttori che vorranno esercitare questa disciplina”. Le parole di Claudio hanno sicuramente aumentato la nostra curiosità e quindi abbiamo voluto andare più a fondo e capire meglio attraverso una lezione “tipo” organizzata da Simone, a cosa si andrà incontro nei prossimi mesi e cosa ci dobbiamo aspettare fin dalla prossima stagione. RISCALDAMENTO La fase di riscaldamento è molto importante e non deve essere mai sottovalutata perché permette di evitare infortuni e di garantire una buona preparazione muscolare ed articolare all’attività più intensa svolta durante l’allenamento. Saliamo sulla tavola facendo molta attenzione a non scivolare e a farci male, ci sediamo con le gambe incrociate, mantenendo la pagaia sulle nostre gambe, iniziamo a far ruotare gli omeri prima in avanti poi indietro controllando la respirazione. Eseguiamo l’esercizio per 4 ripetizioni per 4 serie, (foto1) Foto 1
CLAUDIO MASSEI “L’idea nasce durante un surf trip a Fuerteventura, il vento si stava acquietando, il sole calava e di fronte a noi avevamo l’onda quasi perfetta, El Hierro, ormai vuota dai surfisti che l’avevano cavalcata per tutta la giornata. Mentre la poesia entrava nei nostri animi dopo una giornata memorabile, il nostro corpo era dolorante, schiena a pezzi, gambe pesanti, muscoli poco allentati per via del lavoro e delle poche surfate del periodo invernale. L’attività fatta in palestra sopperiva solo in parte al nostro allenamento da surfista. Ci voleva un programma fatto ad hoc per riuscire a stare in acqua tanto tempo, una forma fisica che garantisse endurance, forza esplosiva e carattere, praticamente un allenamento da vero atleta. Simone Rasà, proprietario del centro Fitness “Blue Box”, ex body builder, istruttore certificato FIF, nonché surfista e mio grande amico, mi raccontò che da un po’ di tempo aveva iniziato a pagaiare attaccando il leash della tavola al bordo della piscina e che questo allenamento gli stava dando dei risultati soddisfacenti. Fu li che mi fece venire in mente di poter realizzare un programma specifico per il paddle surf in piscina. Al
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Passiamo la pagaia dietro la schiena e ruotiamo il busto molto lentamente da destra verso sinistra, stando sempre attenti alla respirazione. Eseguiamo l’esercizio per 4 ripetizioni per 4 serie (foto 2).
tavola in modo che il manico sia come in figura, ed iniziamo a remare con le mani molto lentamente, tenendo la testa prima rivolta verso la punta della tavola e poi rivolta verso la tavola facendo attenzione alla pagaia (6 bracciate alternate testa dritta e 6 bracciate a testa bassa per 6 ripetizioni) (foto4) (foto 5). Foto 4
Foto 5
Foto 2
Ora mettiamoci in ginocchio sulla tavola, afferriamo la pagaia all’altezza delle nostre spalle ed effettuiamo dei sollevamenti della pagaia dalle gambe siano alla testa. Eseguiamo l’esercizio per 4 ripetizioni per 4 serie (foto3). Foto 3
Successivamente lo faremo alternando le braccia, mantenendo un braccio parallelo alla pagaia appoggiato sulla tavola e l’altro in acqua (6 bracciate alternate testa dritta e 6 bracciate a testa bassa per 6 ripetizioni alternando le braccia). L’ultima fase prevede la bracciata a 2 braccia facendo sempre attenzione alla pagaia (3 bracciate a testa dritta e 3 a testa bassa per 6 ripetizioni). Ora passeremo alle spalle facendo delle flessioni, posizioniamo la pagaia al centro della tavola, appoggiamo le mani sulla tavola un po’ più larghe della larghezza delle spalle e pieghiamo le braccia fino a che non sfioreremo la tavola con il naso ritornando su molto lentamente. Eseguite questo esercizio per 5 flessioni per 4 ripetizioni, facendo molta attenzione alla schiena che deve rimanere tesa e non si deve inarcare, evitare un irrigidimento del collo, si deve guardare la tavola e non in avanti. Collo e testa devono essere allineati al tronco (foto6). Foto 6
Gli intervalli tra una serie e l’altra sono di circa 30”. Dopo aver riscaldato la parte superiore del corpo bisogna riscaldare le gambe. Mettiamoci in piedi al centro della tavola (di solito segnalato dalla presenza della maniglia) con gambe ben divaricate braccia inclinate a 45 gradi rispetto al corpo e ondeggiamo sulla tavola con i fianchi, la pagaia ci servirà per mantenere l’equilibrio, ricordatevi di non fare movimenti bruschi che potrebbero compromettere la vostra stabilità. Tutto questo per circa 5 minuti. L’ALLENAMENTO Ora dovremmo essere pronti per il nostro allenamento, mettiamoci supini sulla tavola e posizioniamo la pagaia sotto il nostro petto con la pala rivolta verso la
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La parte superiore del corpo dovrebbe essere ben allenata ora passeremo alla parte posteriore del corpo e alle gambe. Ci metteremo in piedi facendo sempre molta attenzione a non cadere, con gambe ben divaricate sempre al centro della tavola, effettueremo delle pagaiate con gambe appena genuflesse alternandole (6 pagaiate per lato per 6 ripetizioni). Questo esercizio sarà propedeutico per l’equilibrio in quanto abbassando il baricentro il nostro equilibrio aumenta e i muscoli delle gambe iniziano a lavorare (foto7).
raddrizzare le gambe il più possibile, senza distendere completamente le ginocchia; mentre si va su e giù le ginocchia non devono ondeggiare. Eseguite questo esercizio piegandovi per 15 volte per 4 ripetizioni. Se fino ad ora non siete caduti in piscina siete davvero molto bravi, siamo alla fine dell’allenamento ed ora ci occuperemo degli addominali. Appoggiamo la pagaia su un lato della tavola in modo che non ci dia fastidio, mettetevi distesi sulla schiena, con le gambe piegate e allargate alla stessa altezza del bacino, i piedi ben appoggiati sulla tavola, le mani dietro la nuca e inspirate. Espirando con l’aiuto delle braccia sollevate la testa e le spalle dalla tavola senza inarcare la schiena. Non lasciate tempo ai muscoli di rilassarsi e effettuate 15 ripetizioni per 4 serie. Ora affronteremo un esercizio molto impegnativo. Incrociamo le mani sul petto, contraiamo l’addome e solleviamo le gambe, inspirando facciamo scendere le gambe ed il busto ed espiriamo durante la risalita. Stiamo molto attenti alla schiena non scendiamo troppo ma cerchiamo di capire il nostro punto di maggior lavoro. Eseguiamo l’esercizio per 15 ripetizioni per 4 serie (foto9) (foto 10). Foto 9
Foto 10
Foto 7
Inginocchiatevi sulla tavola e chinatevi, appoggiando le mani molto vicini ai bordi per un maggiore equilibrio e mantenendo la pagaia. Da questa posizione “a quattro zampe” slanciate lentamente una gamba all’indietro, alzandola il più possibile, quindi, sempre lentamente, tornate alla posizione di partenza. Eseguite questo esercizio per almeno 30 slanciate per gamba per 6 ripetizioni (foto8). Foto 8
Ringraziamo RRD per l’idea, Simone per il training, Claudio per aver reso possibile tutto questo e le ragazze che si sono prestate al test di allenamento. RASÀ SIMONE Proprietario del centro Fitness “Blue Box”, ex body builder, istruttore certificato FIF e surfista, commenta così questo nuovo programma: “La maggior parte degli sport allena braccia e/o gambe ma in questo la parte più interessata è il busto. Rimanere in equilibrio sulla tavola è già di per se un enorme allenamento che unito ad un programma specifico produce risultati sorprendenti rinforzando e tonificando braccia, spalle, addominali e cosce in una serie di esercizi a basso impatto. RRD Sup&Surf fitness unisce allenamenti tradizionali come pilates, yoga, stretching con esercizi di remata e di equilibrio dall’oceano aperto alla più piccola delle piscine”. Dopo aver finito le ripetizioni ci metteremo in piedi ed effettueremo degli squat. Questo esercizio, se eseguito correttamente, fornisce comunque ottimi risultati un po’ per tutto il corpo e permette di far lavorare anche gli addominali e i lombari. Divarichiamo le gambe mettendoci sempre al centro della tavola, posizioniamo la pagaia sui trapezi con braccia comode, mantenendo petto alto, testa dritta e spalle indietro. Accosciarsi lentamente, il più in basso possibile, fermandosi appena prima che le anche inizino a spostarsi in avanti; una volta raggiunto il punto più basso, spingere lentamente il peso verso l’alto,
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CLAUDIO MASSEI Ex local di Livorno e surfista accanito, dal 2004 si è trasferito a Grosseto per lavorare come responsabile Customer Care and Surf Department per l’azienda grossetana RRD. Ha seguito la nascita e lo sviluppo della linea SUP RRD ed ora studia nuovi modi per fare conoscere lo Stand Up Paddle anche a quanti non hanno mai pensato di poter praticare uno sport con la tavola. Info: simoneras@tiscali.it, claudio@robertoriccidesigns.com
Š Bob Bangerter
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Š TomServais
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CIAO KAI E CONGRATULAZIONI PER IL TUO WORLD TITLE, COME CI SI SENTE AD AVER RAGGIUNTO QUESTO IMPORTANTE OBIETTIVO COSÌ PRESTO NELLA TUA CARRIERA? Grazie, diventare campione del mondo è da sempre il mio sogno ed il mio obiettivo. Ho davvero lavorato duro e sono contento di aver raggiunto i miei obiettivi ad una così giovane età. Sicuramente farò molto altro!
SEI UN OTTIMO WINDSURFER E SURFER, QUANDO E PERCHÉ HAI INIZIATO ANCHE A FARE SUP? Ho avuto la fortuna di crescere in un posto che mi permette di praticare così tanti sport diversi in ogni singolo giorno. Personalmente penso che siano tutti sport complementari che hanno come base il surf da onda. La prima volta che ho visto il SUP è stato quando Laird Hamilton stava remando lungo la costa. Avevo solo 9 anni e volevo assolutamente provare, quindi ho preso una pagaia per canoa ed un grosso longboard di mio padre e me ne sono innamorato. Il Sup è un altro modo per godersi l’oceano, la missione primaria su cui si fonda la mia vita. SO CHE PER LE TUE SESSION WAVE USI DELLE TAVOLE DA SUP MOLTO PICCOLE, SIMILI A DEI SURF DA ONDA. NON PENSI CHE SIANO TROPPO ESTREME PER IL PUBBLICO? Amo tutte le mie tavole e, difficile a credersi, sono tutte di serie. Questa mattina sono uscito a Jaws con la mia 9’8” di serie. Sono nel team Naish da quando avevo 10 anni e collaboro molto anche nello sviluppo, testando le varie tavole e dando il mio feedback alla Naish. La mia 8’0” di serie è la tavola più piccola che ho e gira come uno short board, spacca tutto! COSA TI PIACE DEL SUP E COSA NON TI PIACE? È difficile trovare qualcosa che non ti piaccia del SUP. È puro divertimento ed è anche la fusione degli sport preferiti che già pratico. Il movimento è così giovane e fresco che non vedo limiti alle possibilità che offre. I limiti poi emergeranno più avanti, ma io al momento non ne trovo. Sono però convinto che col SUP sia necessario rispettare gli altri surfisti che si godono l’oceano.
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da SUP e combinare le mie capacità nei due sport distinti. A volte, invece, quando il vento cala faccio surf da onda. Quando poi riprendo in mano il mio SUP, sento una maggiore sensibilità e riesco ad entrare più aggressivo e verticale. Quando sono in gara, attingo da tutte le mie conoscenze in tutti gli sport per riuscire ad ottenere il mio obiettivo. Generalmente faccio almeno 2-3 sport a settimana, poi vado anche in palestra e corro sulla spiaggia. COS’È IL SUP A MAUI? E COME LO VEDI NEL RESTO DEL MONDO? Far SUP a Maui è davvero spettacolare, perchè è possibile praticare tutte le varie discipline. Le condizioni atmosferiche sono sempre ottime, c’è sempre un po’ d’onda da surfare o dei chopp per scivolare lungo lo costa col vento o semplicemente per remare in acqua piatta e farsi un ottimo allenamento. Queste condizioni, separatamente, si trovano sparse in tutto il mondo, solo che in alcuni posti a volte nevica anche. Lo scorso inverno ho provato a fare SUP su una pista innevata tanto per divertirmi. Fare SUP è spettacolare, indipendentemente dalle condizioni. COSA NE PENSI DEL WORLD TOUR DI SUP? A QUALI TAPPE PARTECIPERAI NEL 2011? Il mio obiettivo primario è ovviamente quello di riconfermare il mio titolo mondiale. Adoro gareggiare e sono molto fiducioso nelle mie capacità, allenamento e materiale. Parteciperò ad ogni singola tappa, Francia, Cile, Brasile, Australia, California per poi tornare alle Hawaii. Gareggio anche nel PWA (Professional Windsurfing Wave Tour). PENSO CHE IL SUP RACCOLGA TANTI RIDER CHE PROVENGONO ANCHE DA ALTRE DISCIPLINE, COME LA CANOA. CHE TIPO DI PERSONAGGI CI SONO NEL WORLD TOUR E DA DOVE ARRIVANO? Quasi tutti i rider che ho conosciuto vengono da un background di surf da onda, ma ci sono anche diversi windsurfisti che si sono trovati subito a loro agio grazie alla somiglianza di volume delle tavole. Duane Desoto è anche in tour ed è campione del mondo di longboard, e fa paura e diffonde lo spirito dell’Aloha ovunque vada. © Erik Aeder
QUAL È LA TUA DISCIPLINA PREFERITA E COSA NE PENSI DEL SUP SU ACQUA PIATTA? La mia disciplina preferita è il wave riding. Adoro le onde grosse, le onde piccole, le onde choppate dal vento, qualsiasi tipo di onde. Mi piace fare SUP anche in acqua piatta, perché senti persino la spinta delle ochette più piccole. Anche fare Racing mi piace ed è molto divertente, ma con tutte le tappe Wave a cui devo partecipare, non ho il tempo materiale per allenarmi. La cosa bella del SUP è che si può fare ovunque, su qualsiasi tipo di acqua e ci si diverte sempre.
QUALI SONO I PARAMETRI PER GIUDICARE UNA HEAT DI SUP? Il criterio principale per il World Tour è quello di fare manovroni radicali. È tutta una questione di quanto riusciamo a spingere col SUP, avvicinandoci sempre di più ad una heat di surf da onda su shortboard. I giudici vogliono vedere curve dipinte e surfate aggressive, combinate alla capacità di selezione delle onde più grosse ed aggressive. A volte ci sono onde su cui potresti prendere un 3, ma io ho imparato come spremerle al massimo, riuscendo anche a sudarmi un 8!
PENSI CHE IL SUP VISTO COME CRUISING O FITNESS POTRÀ AVVICINARE PIÙ GENTE AI WATER BOARD SPORT? Sicuramente, questo è l’aspetto migliore del SUP. Per un principiante che non è mai stato in acqua, il SUP si impara velocemente. Una volta che provi la sensazione di planare sull’acqua, non riesci più a farne a meno e ne vuoi sempre di più. Penso veramente che il SUP diventerà uno sport enorme, in tutto il mondo. TU SEI UN VERO WATERMAN ANCHE SE SEI ANCORA MOLTO GIOVANE, COME RIESCI AD ALLENARTI ED ESSERE COMPETITIVO IN TUTTE LE DISCIPLINE? Grazie per il complimento, sono davvero contento di esser considerato un Waterman. Fortunatamente, vivendo a Maui, ho il lusso di poter entrare in acqua, facendo lo sport che più si addice alle condizioni del giorno. Molta gente non capisce che quando faccio uno sport, aiuto e completo anche gli altri sport acquatici che amo. Magari faccio SUP la mattina ed il pomeriggio windsurf appena aumenta il vento. Posso anche usare una vela da windsurf su una tavola © Darrell Wong 49
CHE TIPO DI TAVOLE USI (WAVE, CRUISING, RACE)? Per il wave riding il mio quiver è composto da: 8’0”, 8’5”, 9’0” e la mia 9’8”. Le tavole più grosse sono per quando c’è onda grossa. Questa mattina ho usato la mia 9’8” a Jaws ed ha lavorato alla perfezione. L’anno prossimo userò anche la 10’6” di serie, in quanto sono convinto che sarebbe andata altrettanto bene anche nelle onde grosse di questa mattina. Per il racing uso la 14’ Glide e la 17’ Unlimited Class per gare di downwind long distance e la 12’6” Glide per gareggiare in acqua piatta. Per andare a zonzo invece uso sia le mie tavole race che wave, a seconda del mio umore. E CHE TIPO DI PAGAIE (MODELLO, FORMA, ALTEZZA)? Utilizzo tutte pagaie Naish, che offrono un’ampia scelta di peso e misure. Quando faccio racing tendo ad utilizzare una pagaia più lunga, invece quando sono su un’onda come Teahupo a Tahiti, uso un remo più corto per assicurarmi di potermi infilare nel tubo dell’onda. CHE TIPO DI TAVOLA CONSIGLIERESTI AD UNA PERSONA CHE PROVA PER LA PRIMA VOLTA IL SUP? La tavola migliore per cominciare è la Naish Mana 10’ o 10’6”. Queste tavole sono estremamente stabili ma altrettanto performanti. E A UNA PERSONA CHE VUOLE DIVERTIRSI NELLE ONDE E ANCHE FARE DELLE LUNGHE PASSEGGIATE? Io consiglierei di cominciare con una tavola davvero stabile, per poi progredire con calma e cambiare materiale con l’aumentare delle proprie capacità. Cercate di divertirvi sempre, ed uscire quanto più potete! LA TUA PIÙ BELLA ESPERIENZA CON IL SUP? Prendere un’onda di 15 metri a Jaws. OBIETTIVI PER IL FUTURO? Altri titoli mondiali, spingere il livello del SUP verso nuove frontiere e continuare a divertirmi! © Tom Servais
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INFO La spiaggia Valle della Luna si trova in località Capo Testa, piccola penisola nel comune di Santa Teresa di Gallura, nella zona meridionale dello stretto istmo formato dalle spiagge di Santa Reparata e Rena di Ponente. Il vero nome della Valle della Luna è Cala Grande. Conosciuta dagli anni ‘60 come punto di ritrovo degli hippy provenienti da tutta Europa e non solo, la Valle della Luna è formata da sette valli divise tra loro da grandi rocce granitiche, la più alta delle quali raggiunge i 128 metri sul livello del mare. All’interno delle valli ci sono svariate grotte che si sono formate a causa dell’erosione, nelle quali si può addirittura alloggiare. L’ingresso è segnato da due grosse pietre e nei pressi si trova una sorgente d’acqua dolce. Alcune persone risiedono nella valle anche durante l’inverno vivendo a stretto contatto con la natura. Non ci sono servizi di alcun tipo. Come arrivare: • a piedi dopo il paese troverete l’entrata sulla sinistra 150 metri prima della fine della strada. • con il sup conviene partire dalla spiaggia di Capo Testa (a sinistra) e costeggiare. Il viaggio lungo la costa è sorprendente per la bellezza delle rocce e per la trasparenza dell’acqua. Consigliato in un giorno di mare piatto, all’alba o al tramonto quando i colori esplodono di quel rosso\arancio che solo la Sardegna possiede, così come i suoi profumi unici, il mirto, il lentisco, il ginepro. Le due grosse rocce spezzate a metà con precisione, opera di epoca romana, come romane sono le cave di granito che pare sia stato utilizzato per importanti e famosi edifici come il Pantheon, nella città capitolina. Il maestrale quando soffia investe in pieno la valle... e chissà quante tempeste hanno subito questi enormi massi granitici in tutti questi millenni!
UN ALTRO DISASTRO AMBIENTALE Purtroppo l’11 gennaio il catrame si è impossessato delle rocce magiche di Santa Reparata, di Cala di Mezzu e lambiscono la spiaggia di Cala Grande, lo sbocco a mare della Valle della Luna. Quando ha risuonato l’allarme era già troppo tardi: il mare è stato violentato da 18.000 litri di catrame misto ad olio. Catrame sulle spiagge, gabbiani intrappolati nella poltiglia nera, il litorale sormontato da un’enorme chiazza d’olio. Sulle testate nazionali neanche l’ombra di un trafiletto, eppure il catrame ha inondato un paradiso terrestre! 54
CARLO ROTELLI “NUT” È quasi il tramonto nella nostra base di Santa Teresa, la baia di ponente di Capo Testa, Santa Reparata. Il sole scende e l’acqua della baia sottovento è liscia come una piscina. Troppo invitante per rimanere a terra. Prendo il mio sup e costeggiando la penisola pagaio al ritmo dei miei pensieri. Di tanto in tanto affiorano rocce rotonde di granito, la costa è alta e piena di verde, in alto alcuni alberi piegati dal vento sono proprio a strapiombo sul mare. Girato l’angolo di Capo Testa l’acqua è profonda e trasparente e, passando tra le rocce sommerse, il fondo è così in basso che mi sembra quasi di cadere nel vuoto. I miei occhi esplorano ogni tratto della costa e non riescono ad annoiarsi anche se sto pagaiando ormai da parecchio. Mi ricordo che da quelle parti c’è una valle famosa sin dagli anni ‘70 per essere chiamata la Valle della Luna, ci sono anche stato parecchi anni fa, percorrendo un lungo stradello a piedi, ma non mi ricordo bene dove sia esattamente e quanto disti da dove sono io in questo momento. Proseguo per altri 20 minuti circa pagaiando lentamente nel silenzio attraversando calette... mi allontano dalla civiltà anche se è solo a pochi minuti da qui. Il tramonto è l’ingrediente perfetto che condisce questa armonia di colori e profumi. Credo di essere arrivato nella valle, questa volta dal mare, quando una ragazza hippy in lontananza appare da una roccia e mi saluta, come solo accade quando sei in un posto deserto, per poi sparire di nuovo tra le rocce. Ora sono di nuovo solo in un posto unico e ancora selvaggio. Quando rientro è ormai buio, ne parlo ai miei amici e propongo subito di tornarci insieme. Alberto ci arriverà a piedi per fare delle foto. Questa è la nostra escursione, una piccola avventura in compagnia pagaiando su di un sup, in un pezzo di isola bella come poche, posti che vanno salvaguardati e protetti da uomini intelligenti. “Mentre pagai insieme ai tuoi amici puoi parlare, scherzare o accelerare il ritmo, fare un tuffo se vuoi. Vedere le cose che ti circondano da un altro punto di vista, in piedi su una tavola o più semplicemente raggiungere posti che magari non avresti visto mai...”.
Ho pensato a cosa i primi navigatori che “scoprirono” tale terra avranno provato arrivando in questa costa misteriosa. Con Paulino, che aveva anche lui un leggero crampo al piede, abbiamo deciso di raggiungere tutti insieme la nostra destinazione per goderci un po’ di tempo nell’acqua incontaminata. Il vento, ora un po’ più forte, ci ha costretto ad impegnarci maggiormente, ci siamo diretti velocemente dietro la successiva punta e siamo finalmente arrivati alla nostra meta, la famosa Valle della Luna. Abbiamo esplorato la baia, ci siamo arrampicati sulle rocce e abbiamo nuotato nell’acqua limpida. Il nostro amico Alberto che era venuto a piedi ci ha anche fatto alcune foto. Abbiamo visto un mondo colorato subacqueo nelle piscine create tra le rocce e fuori nella baia. Abbiamo riposato i nostri piedi per un po’ sulla spiaggia di sabbia. È stato un ottimo modo, forse il migliore, per passare un pomeriggio. Esplorazione, esercizio fisico, il tutto fatto in compagnia di buoni amici. In realtà la cosa più bella è proprio quella di passare il pomeriggio facendo SUP con i tuoi amici. Non è costoso, è accessibile a tutti i livelli di atleti (e non) e ti permette di andare in luoghi che non si possono raggiungere a piedi. Nella via del ritorno il vento è stato a noi favorevole solo per un piccolo tratto, ma una volta che abbiamo girato la baia per tornare a Capo Testa il vento contrario era di circa 15 nodi. Ognuno di noi ha preso la sua traiettoria e una volta che abbiamo finalmente raggiunto la riva eravamo piacevolmente stanchi, abbronzati e raggianti per l’avventura vissuta. Grazie ad Alberto per aver fissato le immagini della nostra bella avventura nella Valle della Luna.
SHANNON Siamo partiti con il vento alle nostre spalle. La nostra destinazione era una minuscola baia dove avevo fatto un’escursione a piedi due giorni prima. Era così spettacolare che ne ho parlato ai miei amici e ho scoperto che anche Nut ci era stato qualche giorno prima facendo una escursione in SUP e voleva che ci andassimo tutti insieme. Il posto è quello che gli abitanti chiamano la Valle della Luna. Per l’emozione di andare in questo posto meraviglioso, quella mattina dimenticai il costume a casa, così mentre io mi affrettavo ad andare a prenderlo, gli altri tiravano fuori dalla macchina tavole e pagaie. Quando ritornai i ragazzi erano già in acqua ed avevano già iniziato a remare nella grande azzurra baia di Santa Reparata. L’acqua qui in Sardegna è incredibile, diversa da qualsiasi altra io abbia mai visto nei miei viaggi. Per me è anche più chiara e pulita di quella delle Hawaii, dell’Australia o dei Caraibi. “Nel frattempo i miei due amici sembravano andare contro l’orizzonte pagaiando sulle loro tavole da SUP ...”. Pagaiando a ritmo incalzante per raggiungerli, siamo arrivati alla baia tutti insieme. Per superare una sporgenza e per uscire dal vento, siamo passati con molta attenzione attraverso uno sperone di roccia dove sotto si potevano vedere piccoli gruppi di pesci, i ricci di mare di color viola luminoso aggrappati alle rocce e gli uccelli marini appollaiati sulle scogliere dorate accanto a noi. Una volta superata questa sporgenza abbiamo lasciato alle nostre spalle tutti i segni della civiltà. Subito fuori in mare aperto abbiamo sentito un forte vento in faccia. Abbiamo cercato di costeggiare la riva il più possibile per sfuggire un po’ alla sua forza, ma ben presto mi sono venuti i crampi per lo sforzo di rimanere in piedi. Prima di arrivare alla nostra destinazione, la Valle della Luna, ci siamo soffermati su un picco nella baia. Sembrava che ci fossero delle grotte scavate nella scogliera... era cosi surreale, come se fossimo andati indietro nel tempo e stessimo esplorando una nuova terra. 55
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I PREPARATIVI È ormai da 14 anni che Bart viene in Sud Africa per testare sia tavole da windsurf che vele per le varie riviste del settore. “Ho sempre desiderato esplorare l’Africa più interna, quella delle favole. Quest’anno quindi ho deciso di organizzare un viaggio in Zambia, chiedendo a Connor Baxter ed a Margareta Engstrom, fotografa per Starboard, di unirsi al mio viaggio”. La preparazione è iniziata con mesi di anticipo rispetto alla data pianificata di partenza. Bart avrebbe dovuto testare del materiale alla fine di ottobre fino a metà novembre. Fortunatamente, la stagione secca in Zambia dura da maggio a novembre. Durante questa stagione, la fauna indigena è spesso visibile lungo le rive del fiume, giusto in tempo per farsi vedere da noi! Ora restavano da trovare le guide giuste per il fiume, farsi le vaccinazioni necessarie, riuscire a fare arrivare le tavole da SUP in Zambia. La lista era piuttosto lunga. Una settimana prima del loro arrivo ho letto un articolo in cui si narrava che un leone avesse ucciso un uomo a Mana Pools, sul fiume Zambesi, proprio dove noi saremmo andati a remare. Sapevamo davvero a cosa stavamo andando incontro? Bart, Connor e Margareta si sono trovati a Cape Town qualche giorno prima di partire per lo Zambia, ancora una volta assetati di vento ed onde. Hanno portato sia la loro attrezzatura da windsurf che da sup, sfruttando al meglio le condizioni a Witsands, Scarborough, Yzerfountein e ad Elandsbay. “Dopo un’estate intera di corse sul SUP, alla fine del primo giorno in windsurf, le mie mani erano già coperte di vesciche” dice Connor. Il vento ha soffiato fortissimo per i 4 giorni successivi. Dopo due giorni di session windsurfistiche mozzafiato, il vento è calato, lasciando le onde perfette per fare stand up. Era giunto il momento d’impacchettare tutto il nostro materiale, dirigerci all’aeroporto e prendere il volo di 4 ore verso lo Zambia. Sulla strada per l’aeroporto, Connor sperava solo che le tavole non arrivassero in due pezzi. Quando Bart aveva fatto le prenotazioni gli avevano detto che le tavole da sup erano assolutamente troppo lunghe per venire imbarcate. A dir la verità, quindi, erano anche pronti a tagliarle in due pezzi per poi risistemarle una volta in Zambia. Fortunatamente, sono riusciti ad imbarcare il tutto in un pezzo solo.
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Connor Baxter faccia a faccia con un elefante. Chi osserva chi?
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LUSAKA L’aria calda e secca li ha accolti all’atterraggio a Lusaka (40º C). Questo piccolo aeroporto ha solo un gate; un ufficiale amichevole dell’immigrazione gli ha dato il benvenuto nel loro paese. I ragazzi hanno poi recuperato le loro tavole da sup ed hanno cambiato alcuni dollari con la moneta locale, la Kwacha, le cui banconote rappresentano la fauna locale piuttosto che i vecchi presidenti. Sulla banconota da 500 Kwacha, che vale solo 10 cent, c’è raffigurato un elefante. “Sicuramente questo sarà un viaggio davvero interessante e speciale”, sottolinea Bart. Mentre guidavano verso sud diretti alla zona inferiore del fiume Zambesi a bordo del loro mezzo, una macchina a noleggio vecchia di 12 anni, hanno già avuto il primo assaggio di questo paese. Piccoli villaggi, composti principalmente da piccole capanne di fango con tetti in rami che affiancano la strada rossa e polverosa. È una strada molto lunga e cosparsa di buche profonde, con mucche e pecore che attraversano imperterrite. Lo Zambia è un paese molto povero con scarse risorse, poco turismo ed uno dei debiti pubblici più alti al mondo. “Ogni volta che chiedevamo un’indicazione, però, la gente era affabile e cercava di aiutarci cordialmente”, commenta Bart. Ci vogliono circa 3 ore di macchina per arrivare al fiume. Quando gli mancava poco, Margareta ha chiesto: “Secondo te riusciremo a vedere qualche animale?”. Tutti i membri della spedizione speravano davvero di riuscire ad avvistare della fauna locale, in quanto in questo periodo tutti gli animali vengono al fiume per abbeverarsi. 15 minuti dopo la domanda di Margareta, sono giunti al fiume e, appena dall’altra parte dell’argine, hanno avvistato un gruppo di ippopotami. Connor e Bart hanno guardato Margareta ridendo, poi hanno preso le loro tavole da Sup e sono andati a fare una bella remata al tramonto.
FIUME ZAMBESI Il giorno seguente abbiamo incontrato la nostra guida, CB, della Zambesi River Adventures. Ci ha guardati un po’ storto quando gli abbiamo fatto vedere le nostre tavole da sup, forse non si fidava per niente di questa “nuova trovata”. Più tardi poi ho capito il perché. Non molto tempo fa è stato attaccato da un coccodrillo quando era a bordo della sua canoa, e poi è stato trascinato sott’acqua. Fortunatamente aveva con se un coltello ed è riuscito ad ammazzare il coccodrillo. Ha davvero un sacco di storie! Guardando le nostre tavole da SUP, lunghe e piatte sull’acqua, senza alcuna protezione laterale, CB ci deve aver scambiato per dei pazzi suicidi! CB però è stato abbastanza gentile da accettarle per quello che erano, facendo partire alla grande la nostra avventura per i prossimi quattro giorni. Gli argini del fiume erano coperti di verde, con una flora assolutamente unica, composta da un miscuglio di piccoli arbusti ed erba fitta. Ci sono pochi fiumi al mondo che sono così fertili, o almeno pochi sono quelli conosciuti. Qui c’è anche il Lower Zambesi National Park dalla parte della Zambia e Mana Pools National Park dalla parte dello Zimbabwe. Tutta l’area fluviale quindi, su entrambe le parti, è eccezionalmente ricca di fauna meravigliosa. Bart e Connor si sono presto resi conto di quanto fosse scontata la domanda di Margareta – il problema non era più se avessero visto degli animali, ma come evitare di imbattersi tutto il tempo! Hanno continuato a zigzagare sul fiume tra le teste degli ippopotami per circa 15 minuti, prima di restare a bocca aperta alla visione di un gruppo di elefanti su una piccola isola nel fiume. Si sono messi in posizione, stando in silenzio e lasciando che la corrente li facesse passare il più vicino possibile a questi magnifici animali. Un elefante ha contraccambiato lo sguardo, mostrando le sue enormi orecchie per sembrare ancora più imponente e spaventare gli intrusi. Dopo poco però ha capito che erano inoffensivi ed è tornato a strappare foglie con la proboscide, spruzzandosi con acqua e fango per proteggere la pelle delicata dal sole e dai parassiti. Questa giornata è stata particolarmente calda, con temperature pazzesche oltre i 45º C, e siamo stati tutti davvero contenti di arrivare al nostro piccolo accampamento vicino all’acqua del fiume. Le tende erano posizionate molto
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vicine le une alle altre, in modo da essere tutti insieme nel caso ci fosse qualche ospite indesiderato. CB intanto ci ha preparato la cena. Mentre ci stavamo addormentando sotto la luna africana, la notte risuonava di
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grilli, canti di uccelli notturni, un elefante in lontananza ed il continuo botta e risposta degli ippopotami che è un misto tra una risata ed il verso di una foca. Gli ippopotami tendono di solito a passare il tempo in acqua, soprattutto di notte, ma anche durante il giorno. Escono solamente per mangiare erba, sia sulla piccola isola che sugli argini del fiume. Dopo un paio d’ore massimo però tornano in acqua prima che la pelle si secchi troppo. Gli ippopotami hanno più paura degli umani di quanto noi ne abbiamo di loro. Se dovessero spaventarsi mentre sono a terra, tendono a correre velocemente verso l’acqua. Questo può causare dei momenti davvero spaventosi! “Oggi, per esempio, stavamo pagaiando vicino a riva ed un ippopotamo ci ha visto ed è partito di corsa saltando in acqua e dando una panciata enorme a solo pochi metri di distanza dalla canoa con sopra Margareta e la nostra guida. Quando si sentono minacciati, nuotano in profondità molto velocemente ed, in questo caso, l’ippopotamo avrebbe dovuto passare la canoa. La nostra guida CB è un ragazzo molto tranquillo e rilassato, ma in quel momento ha detto a Margareta, con la massima serietà, di remare verso l’acqua bassa con tutta la sua forza”, spiega Bart. Quella notte ci sono stati dei violenti temporali. Il fronte avanzava da lontano e
si sentiva che stava arrivando, ed in men che non si dica, era proprio sopra l’accampamento. Tutti nello stesso momento sono corsi fuori dalle tende per mettere il tetto impermeabile, appena pochi secondi prima che cominciasse il diluvio. La mattina seguente il cielo era ancora grigio, ma la situazione sembrava migliorare. Quando comincia la stagione delle piogge, un sacco di animali si spostano verso l’entroterra e noi speravamo di avvistarne il più possibile. Nel pomeriggio, il tempo è migliorato ed abbiamo visto un sacco di facoceri, bufali d’acqua, impala che saltellavano lungo il fiume, zigzagando con le nostre tavole come sempre tra le centinaia di ippopotami che ormai incontravamo ogni giorni. I due giorni seguenti, remando verso sud con la corrente, il fiume è diventato sempre più vivo, con un’enormità di animali e neanche un momento di noia. Passando di fianco ad una piccola isola sabbiosa, abbiamo notato un enorme coccodrillo che si scaldava al sole, poi è entrato in acqua alla vista di Bart & Connor, e poi è scomparso nell’acqua marrone. Sapevano entrambi che quelle acque fossero infestate di coccodrilli, appena sotto il pelo dell’acqua. Connor sottolinea: “Alcuni dei momenti più spaventosi sono stati quando
vedevamo delle bollicine sul pelo dell’acqua e la nostra guida ci urlava agitata di remare a tutta velocità!!!”. Abbiamo anche incontrato un pescatore locale, che era in piedi e remava come
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Victora falls.
noi sulla sua canoa di legno. Bart gli ha chiesto: “Come va la pesca oggi?”, “Bene amico, ho già preso due pesci tigre!”, ha risposto con un grande sorriso. Connor e Bart gli hanno fatto vedere le loro tavole e remi in carbonio. Le ha guardate, sentito il peso ed era davvero contento di aver riavuto indietro la sua pagaia in legno. Durante il terzo giorno, abbiamo fatto la pausa pranzo su un piccolo altopiano proprio sull’argine del fiume. Tutti hanno notato una gran varietà d’impronte di animali. Appena ci siamo seduti, è arrivato un gruppo di 15 elefanti per abbeverarsi e rinfrescarsi a bordo fiume. Siamo stati tutti immobili guardando estasiati come mamma elefante si occupasse dei piccoli, e qualche piccolo coccodrillo che restava immobile a pelo d’acqua. Non attaccano mai un elefante, troppo rischioso. Quando invece vedono un’impala, si avvicinano rapidamente, stando nascosti alla perfezione appena sotto il pelo dell’acqua. Fortunatamente per loro però, le impala si spaventano con estrema
facilità e saltellano via a tutta velocità. In quel momento preciso poi è arrivato un branco di 50 elefanti in fila indiana, per dissetarsi ordinatamente. La scena stava diventando un po’ troppo affollata, quindi abbiamo deciso di camminare su una piccola collina e ripararci dietro un grosso albero, per guardare gli animali in tutta tranquillità. L’high light è stato sicuramente quando i due maschi di elefanti hanno cominciato a sfidarsi per il territorio, facendo un sacco di barriti echeggianti ed agitando con possenza le loro zanne bianche come neve. Tutto finisce velocemente e tornano tranquilli nella foresta. L’ultima notte passata sul fiume è stata l’apoteosi della perfezione. C’era la luna piena, CB ci ha preparato un ottimo piatto locale che ci siamo gustati tutti assieme attorno al fuoco, ascoltando i suoni della notte, mentre Connor imitava per la centesima volta Crocodile Dundee, con un marcato accento australiano, “Hey amico come butta, hai visto quei ‘drilli oggi, selvaggio ah?”. CB non ride mai ad alta voce, ma sorride sempre e fa un suono tipo “tss shiee shiee”. L’ultimo giorno passiamo di fianco alla carcassa di un ippopotamo circondata da coccodrilli. Due altri ippopotami leali e devoti cercano di mandarli via, non capendo bene cosa fosse successo al loro compagno. Estasiati dal numero di cose viste in queste ultime ore, Connor & Bart scendono dalle loro tavole completamente increduli. Ora devono aspettare il loro 4X4, che li riporti alla civiltà.
VICTORIA FALLS La prossima tappa è Livingstone, dove ci sono le cascate più imponenti al mondo, le rinomate Victoria Falls. Si trovano proprio sul confine tra Zambia e Zimbabwe. Siamo arrivati in tarda nottata, restando in una piccola guesthouse in un sobborgo della città. Bart & Connor non vedevano l’ora di remare ai bordi di questa magnifica cascata. Hanno poi capito che non sarebbe stato così facile. Il primo giorno
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hanno preparato il tutto, senza chiedere niente a nessuno e sono entrati in acqua da uno dei tre piccoli cancelli che danno sull’acqua dal Royal Livingstone Hotel, pagaiando fino all’isoletta nel mezzo, proprio a pochi metri dal bordo della cascata. Sebbene avessero pagato il biglietto del parco, hanno scoperto che ne avevano bisogno un altro per andare sull’isoletta, quindi hanno deciso di tornarci l’indomani con tutti i permessi necessari. Nel frattempo, la gente ha cominciato a notare le tavole da stand up paddle, che anche qui erano completamente sconosciute. La mattina seguente, di buon’ora, hanno cercato di andare sull’isoletta assieme ad un gruppo organizzato. Bart e Connor sulle loro tavole, il gruppo di turisti sulla barca. Hanno finito per avere un’accesa discussione con l’organizzatore, le autorità del parco e chiunque altro avesse qualcosa da dire. Sebbene il giorno prima gli fosse stato dato il permesso, non volevano più che Bart e Connor andassero da soli, minacciando di arrestarli. Nel frattempo Margareta è in elicottero sopra alle cascate, che aspetta che i due rider si facciano vivi per fare delle foto mozzafiato. Connor e Bart decidono di andare comunque. Hanno remato velocemente verso le cascate, cercando di non farsi notare, e sono stati a bordo cascate per circa 5 minuti, giusto in tempo per fare scattare qualche foto a Margareta. Avendo paura che qualcuno avesse chiamato le autorità, Bart e Connor hanno deciso di non tornare al punto di partenza. Riparati da una piccola isola erbosa, hanno camminato e pagaiato verso l’entrata secondaria del parco, sperando che la polizia non li stesse aspettando. Appena usciti dal parco, hanno chiesto a Margareta di andarli a prendere velocemente al parcheggio. Hanno poi impacchettato tutto il materiale e sono partiti per l’aeroporto di Lusaka, il volo per Cape Town partiva la mattina successiva e, con altri 650 km da fare, c’era un sacco di tempo per rivivere quei magici momenti passati a bordo dei loro SUP. Connor sottolinea, “L’Africa!! L’unica cosa che posso dire di quest’avventura è:
wow! Non ho mai vissuto nulla di simile prima. Che esperienza spettacolare! 4 giorni a remare assieme ai miei amici Bart, Margareta, ippopotami, elefanti, coccodrilli ed il resto degli animali, per poi concludere in bellezza vedendo da vicino una delle Sette Meraviglie del mondo, le Cascate Victoria. Non c’è nulla che possa reggere il confronto. Era davvero sconvolgente. Guardare una cascata di 108 metri da qualche metro di distanza, sapendo di dover scappare dalla polizia… che avventura!”. Come ultima cosa vorrei ringraziare tutti gli sponsor che hanno reso possibile questo viaggio. Starboard SUP, non possiamo neanche elencare quanto questo marchio sia fenomenale, Dakine, EFX Technology, On it Pro, GoPro Camera, Watermans Sunscreen, Sunrite Maui, Kaenon Sunglasses, Nike 6.0, Kanaha Kai Maui ed Hi-Tech Sports. Aloha e Mahalo a tutti per il vostro supporto e per tutto l’ottimo materiale che ci avete fornito per il viaggio.
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Rudy Castorina come un guerriero romantico studia la città dall’alto. 64
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Carine Camboulives, nata a Parigi, vive da 18 anni alle Hawaii.
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RAPHAEL FILIPPI È ormai da anni che Rudy Castorina e io abbiamo una passione comune: le onde. Com’è possibile allora che ci siamo entrambi dati appuntamento sulle rive della Senna un freddo lunedì mattina di dicembre? C’erano 3 gradi e la session era stata talmente improvvisata che non avevamo neppure una muta sotto mano. Rudy era congelato, ma allo stesso tempo elettrizzato all’idea di entrare in acqua… forse a causa della precarietà ed illegalità della nostra missione. Le nostre prime remate sono state semplicemente magiche, avendo l’opportunità di esplorare l’isola di Saint Louis all’alba. Il fiume era piatto come un biliardo ma le onde non servivano. Fare SUP in condizioni del genere è davvero un privilegio assoluto. È eccitante quanto una session invernale con onde mostruose. Solamente il SUP ci garantisce la possibilità di esplorare e vedere una delle città più belle al mondo da questa prospettiva. È romantico come gli amanti al Ponte Nuovo? Assolutamente no, anzi è hardcore, soprattutto nel momento in cui la polizia fluviale ci ha arrestato e fatto tornare a riva, ed ora non ci restava che prenderci un buon avvocato… SUP a Parigi, un vero spettacolo, ma anche vietato! RUDY CASTORINA C’è qualcosa di magico tra il forte contrasto costante che finisce sempre per attirarmi in acqua. Buongiorno, mi chiamo Rudy Castorina e sono cresciuto in un sobborgo a circa 15 minuti in metro dal centro di Parigi, precisamente Aulnay Sous Bois, nel distretto 9.3, casa dell’infame e famoso gruppo rap "9.3 NTM", uno dei gruppi francesi più conosciuti nella scena Hip Hop mondiale. L’area è conosciuta anche per la difficoltà della vita quotidiana. Quando avevo 13 anni, per esempio, mi è capitato più di una volta di vedermi puntare un coltello contro per le mie famose Nike Air Max! Io però, stranamente, sono anche riuscito a farmele restituire, grazie ad una conoscenza di mio fratello! È capitato più di una volta che ci fossero gang appostate all’uscita da scuola che rapinavano tutti alla fine delle lezioni. Io andavo in una scuola privata, ma i miei amici, che erano nella scuola pubblica e conoscevano i malandrini, mi avvertivano per tempo, evitandomi parecchi problemi. La vita normale di un teenager di paese… Già allora era fondamentale saper leggere tra le righe per fare le decisioni giuste durante la vita di tutti i giorni, mentre cavalcavo le pool di cemento col mio skateboard, prendendo la metro ed andando in vari spot come i marciapiedi di Parigi, Chatelet, Les halles, Le Dome, La Fontaine des Innocents, Berci… una grossa comunità con pantaloni larghi che grindava ogni cosa gli capitasse a tiro. Una volta, mentre stavo facendo skate alla Fontaine Place, la mia tavola è caduta nell’acqua della fontana e quindi non ho più potuto skatare per tutto il giorno! Non avrei mai pensato che dopo circa 10 anni mi sarei ritrovato ancora nell’acqua, ma a bordo della mia tavola da StandUp!!! Fare SUP sulla Senna, il fiume che divide in due Parigi, è stata davvero un’esperienza interessante! Passare sotto i ponti storici con la gente che ti fa il tifo, girare attorno all’ "Îles St Louis", e godersi la visione dell’architettura senza tempo dall’acqua, vedendo ogni cosa più grossa e maestosa, perfino le banchine. Un cigno bianco poi ci è volato sopra alla testa mentre pagaiavamo in tranquillità. Un momento davvero speciale che non dimenticherò mai. Gli sguardi attoniti della gente in strada che mi osserva mentre porto in giro la mia tavola e mi si avvicina con la solita aria da snob dicendomi: “Ah poveretto, non ti sei accorto che qui non c’è l’Oceano?” o “Dovrai remare un bel po’ per
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arrivare all’Oceano!” o “Ma andate davvero con quel coso sulla Senna?” per poi concludere con “Signore, lei è pazzo!”. Una signora ha riconosciuto la tavola e si è avvicinata dicendoci che aveva provato di recente e sperava che ci fosse un club o una scuola in zona Parigi… magari! Anche questo è un momento speciale, che auguro a tutti di provare, cioè cavalcare l’acqua in un ambiente così urbano. Magia pura. Vivo a Maui, Hawaii, da ormai 8 anni, sicuramente uno dei posti migliori al mondo! Questo posto è l’esatto estremo per me, eppure è comunque stupendo quando s’illuminano tutte le luci della città, specialmente a Parigi, la città dell’amore e la capitale della Francia! Mi ritengo davvero fortunato a poter provare il meglio che entrambi i mondi hanno da offrirmi. Infinità oceanica/maestosità dell’architettura, giungla/giungla urbana, relax isolano/frenesia cittadina e tutti questi contrasti si completano, rendendo ogni posto davvero unico a suo modo. CARINE CAMBOULIVES Paris, je t’aime. Quando racconto alla gente che sono nata e cresciuta a Parigi, mi rispondono eccitati: “Spettacolare Parigi, la città più bella… La capitale dell’amore e del romanticismo! Che fortunata!”. (Tutti tranne gli italiani che sono convinti che Rudy Castorina, urban life.
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Rudy Castorina e Raphael Filippi durante la SUP session sulla Senna in un freddo pomeriggio invernale.
Roma o Venezia siano più belle…) Sfortunatamente quando sei affascinata dall’Oceano e dagli sport acquatici, diventa più difficile rappresentare e difendere al meglio la tua città natale. Quando hai 6 anni ti va bene qualsiasi cosa, perchè non hai idea di cosa sia il mondo. Il parco giochi è il tuo universo ed il mercoledì pomeriggio c’è sempre la gita al museo. Mio nonno mi comprava delle paste buonissime nelle migliori «patisseries» e mi spiegava che il suo vecchio orto di verdura era proprio dove adesso c’è il parcheggio del nuovo Mc Donald. Essendo un parigino, ovviamente, non vai mai a vedere la Tour Eiffel, perchè bisogna sempre fare ore di coda per tutti i turisti che ci sono! Durante i weekend, puoi andare in campagna, dopo 2 ore di macchina col traffico impazzito… al ritorno poi tutti sono ancora più agitati in macchina ed arrivano al lunedì già stremati e stressatissimi… Quando ho compiuto 10 anni, ho cominciato a diventare meno ingenua. Una settimana di primavera siamo andati a fare un giro nel Sud della Francia e mi sono accorta, con suprema invidia, che i bambini della zona andavano in spiaggia dopo la scuola! Alcuni uscivano perfino in barca o in windsurf nei weekend! Mi sono sentita davvero infelice e mi sono ripromessa che da grande anch’io avrei fatto quella vita. Dopo aver vissuto per 18 anni a Maui, ora vedo la mia Paris sotto una nuova
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Rudy e Raphael su uno dei ponti di Parigi con i “lucchetti dell’amore”.
luce. Cerco comunque di non farmi risucchiare dai ritmi frenetici della città, guardando la città dal punto di vista turistico, godendomi la sua bellezza architettonica e prendendomi il mio tempo. Adoro portarci alcuni dei miei amici surfisti dalle Hawaii o da altre piccole isole. Vengono sempre fuori con dei commenti stupendi. Malik Joyeux da Tahiti, per esempio, quando aveva 17 anni ha detto: “Incredibile, questi alberi crescono anche attraverso il cemento!”, “Perchè la gente non mi risponde quando gli dico «bonjour» in metropolitana?”, “Perchè tutti chiudono le finestre di notte ?”; Malia Jones, surfista Hawaiiano: “Perchè non posso camminare a piedi nudi? Per la cacca dei cani?” o “Fa talmente freddo nel mio letto che devo stare immobile perchè se mi muovo mi raffreddo”. Il mio scherzo preferito è poi portare tutti in macchina e guidare come un
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maniaco parigino, specialmente a «place de l’Etoile», un’enorme rotonda che ricorda l’arena dell’autoscontro. Tutti urlano come pazzi ed hanno un’espressione più terrorizzata di quando escono a Jaws o Teahupoo! La scorsa primavera ho preso la mia tavola ed ho cominciato a remare ai piedi della Torre Eiffel. È stata un’esperienza magica, davvero emozionante. Ho sempre sentito una strana sensazione ogni volta che guardavo questo enorme monumento nazionale di acciaio, come se fosse un gigante protettore. Sono arrivata di domenica mattina da Maui, completamente sconvolta dal jet lag, guardando l’alba su Parigi in costume da bagno. Alcuni ragazzi nel frattempo tornavano a casa completamente ubriachi e cantavano a squarciagola. Io sorridevo, pensando “Paris, je t’aime”. È stato un momento magico che non dimenticherò mai.
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Amburgo è una delle città con la più grande percentuale di acqua in Germania, e ci sono davvero un sacco di possibilità da scoprire. Ad Amburgo ci sono 2500 ponti!
Lo “Speicherstadt” è situato proprio nel bel mezzo della città-porto ed è circondato da moderni grattacieli con uffici, case lussuose, agenzie e perfino la “Elbphilharmonie”, che è ancora in costruzione. Non si potrebbe trovare un posto migliore per fare SUP in città. Le condizioni dell’acqua, nonostante tutto, sono comunque choppate. Ci sono un sacco di navi che passano nel porto ed una miriade di imbarcazioni turistiche che partono direttamente dalla “Landungsbrücken” e portano i visitatori a spasso nella città-porto. Tutto questo traffico rende davvero difficoltoso restare in equilibrio. Quando una nave passa negli stretti canali dello “Speicherstadt“ è consigliabile mettersi in ginocchio, aspettando che le onde passino. Tuttavia, per tutti i turisti di Amburgo, con o senza SUP, sia la città-porto che il “Landungsbrücken” sono un must.
CAMBIO DI SCENARIO La città di Amburgo è una delle città con la più grande percentuale di acqua in Germania, e ci sono davvero un sacco di potenzialità da scoprire. Ad Amburgo ci sono 2500 ponti, nessun confronto con Venezia in Italia che ne ha solo 400,
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inoltre, per fortuna di tutti i rider SUP, un sacco di ristoranti e bar sono situati proprio a pochi metri dall’acqua. Specialmente la zona di “Außenalster” con i suoi “Alsterkanäle” (canali) offre un ottimo scenario per girare con il SUP. La “Aussenalster” è una zona di 164 acri, circondata da 30 acri di parchi. Sugli argini ci sono un sacco di club di canottaggio e canoa, che offrono anche ottime alternative e punti d’accesso per tutti i rider di SUP. Durante le calde serate estive, infatti, ci si può sfidare con decine di barche a remi e, sicuramente, ci sarà sempre qualcuno che fa Stand Up. Matthias Neumann, che si allena 5 volte a settimana nei canali dell’“Alster”, è anche il general manager dell’agenzia ACT ed è convinto che il SUP sia una delle alternative migliori per sfruttare al meglio il “Außenalster” e mantenersi in forma. Matthias e la sua agenzia non sono solamente gli organizzatori del SUP World Cup ad Amburgo, ma anche degli eventi di world cup di kitesurf a St. Peter Ording/Germania e di world cup di windsurf a Sylt/Germania. Sulla sua tavola da Race SUP, Matthias è dannatamente veloce. L’autore di questo articolo ha provato più di una volta a fargli mangiare la sua scia ma non ci è riuscito!
Niklas: Uno dei percorsi migliori dei maratoneti della zona è correre attorno all’“Alster” più esterno, che passa proprio a fianco di laghetti e parchi davvero suggestivi. In una giornata di sole non sarai mai da solo! Il percorso infatti diventa quasi un percorso di parcour, in cui bisogna evitare un sacco di ostacoli, soprattutto la gente che corre in direzione opposta. Devi essere sicuro che tutti ti vedano chiaramente e stare molto attento a non scontrarti con nessuno… dopo di ché non vorrai più abbandonare questo famoso itinerario. La gente normale si ferma davanti all’ambasciata americana, mentre i corridori percorrono una distanza totale di 7.4 km girando in cerchio. Tra i canali dell’“Alster” però, tutto si fa più complesso. Stando in piedi sul tuo SUP, infatti, puoi visitare tutti i meandri più reconditi e controllare tutte le sontuose ville delle ricche famiglie che si sono accaparrate la zona. È davvero bellissimo vedere i magnifici giardini e le ville da questa prospettiva inusuale. Lungo l’“Alster” ci sono anche un sacco di altri posti interessanti da vedere, in cui rilassarsi o farsi uno spuntino o perfino una cena a lume di candela (maggiori info sotto). A bordo della mia 10´8´ JP SUP, continuo il mio percorso verso il “Binnenalster”, all’incrocio tra ponte Lombard e ponte Kennedy. Sulla mia sinistra si possono vedere gli alberghi più tradizionali e pittoreschi di Amburgo, tra cui l’“Atlantic”, che è anche stato sfondo delle riprese del film di Mr. James Bond “Il domani non muore mai”. Binnenalster Grande solamente 18 ettari, il Binnenalster è molto più piccolo della sua sorella maggiore e porta le flotte di navi verso il fiume “Elbe”. In estate ci sono almeno 100 cigni che nuotano allegramente. L’attrazione più grande del “Binnenalster” è la Fontana di 60 metri che è anche uno degli emblemi di Amburgo. Il “Jungfernstieg“ è il mall più esclusivo con un sacco di boutiques di designer e ristoranti stravaganti. Uno di questi poi è davvero una tappa obbligata per tutti coloro che visitano Amburgo per la prima volta, chiamato “Alex Alsterpavillon”. Qui si serve tutto, colazione, brunch, pranzo, cena e perfino i cocktail alla sera, con una vista mozzafiato sul “Binnenalster”. Con la tavola da SUP si riesce ad attraccarci proprio davanti, lasciando la tavola a riva, e farti un caffè senza la preoccupazione di dove parcheggiare. Da qui si può anche prendere il ferry che ti porta direttamente a fare un giro turistico guidato. Sabrina Lutz, campionessa tedesca di kiteboard e residente ad Amburgo, viene molto spesso qui in SUP. “Amburgo è una città davvero bella e pratica per ogni tipo di sport acquatico. Il fiume e l’“Alster” sono spettacolari ed è davvero facile girarli con la tavola da SUP. Pagaiare nel bel mezzo di una città vedendo Hotel di lusso e mall è davvero qualcosa di speciale...”.
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Matthias Neumann: “La cosa davvero speciale è che riusciamo a portare l'atmosfera della spiaggia e di un contest di surf in una città grossa come Amburgo“.
INFORMAZIONI UTILI: NEGOZI DI SUP: CRACK Surfshop: Il proprietario Jens è completamente perso per il Sup e quando non è al lavoro, sicuramente è sulla sua tavola. www.crack-surfshop.de
“Literaturhaus” café: Colazione servita nella caratteristica “Readinghall“ e cena al primo piano. www.literaturhauscafe-hamburg.de
Freeride Shop, Alsterglacis in Hamburgs City: Surf shop dell’austriaco Christian Harbacek, che si è trasferito ad Amburgo nel 2001 e spinge il Sup con tutto il suo entusiasmo. www.freeridershop.de
Bistro “Galerie der Gegenwart”: Cafè artistico che offre dalla colazione al pranzo alla cena, più l’ingresso alla mostra d’arte di Amburgo - un classico. www.hamburger-kunsthalle.de
Windsurfing-Hamburg - Oortkatensee: Probabilmente il più grosso tra tutti i negozi della zona, situato vicino al lago Oortkaten a sud di Amburgo. Negozio imperdibile e storico, sempre gestito da Markus von Mell. www.windsurfing-hamburg.de
Cliff: Il posto dove essere dopo l’“Alsterperle”. Si raccomandano i cocktail e la pizza artigianale. www.alster-cliff.de
MIGLIORI RISTORANTI E CAFÉ CON LA VISTA MIGLIORE:
Alsterperle: Qui si ritrova un sacco di gente diversa. Uomini d’affari, gruppi d’amici, coppiette di amanti che passano tutta la serata a divertirsi. Si può ordinare e mangiare già al Bar, e di domenica è molto affollato. In questa location però il tramonto si vede davvero benissimo. www.alsterperle.com
Ristorante Portonovo: Questo ristorante a gestione famigliare è cresciuto moltissimo in questi ultimi anni ed offre anche un club di canottaggio, oltre ovviamente a pizza e pasta da urlo. Capita spesso di incontrare celebrità. www.ristorante-portonovo.de
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Hotel Atlantic Kempinski: James Bond ci ha alloggiato, come anche la leggenda del rock Tedesco Udo Lindberg, a cui è stata data una Suite per tutto l’anno! Una leggenda! Bobby Reich: Dal 1883, il Bobby Reich si trova nella zona settentrionale rispetto all’Alster. Con una canoa o barca a vela si può scoprire un paesaggio eccezionale. www.bobbyreich.de Bodos Bootssteg: Qui è possibile noleggiarsi una barca per se ed ordinare del cibo ottimo. È il posto famoso per essere stato spesso sfondo alla serie televisiva tedesca “Tatort”. www.bodosbootssteg.de Alex Alsterpavillon: Sicuramente il posto più conosciuto e non solo dai turisti. La visuale sull’Alster è unica, il cibo è eccellente ed il mall è a pochi passi di distanza. www.alexgastro.de
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La mia prima tavola è stata un CRUISER 12'6”X30” STARBOARD, se pensate che per surfare le onde servano tavole piccole, guardate questa sequenza.
Partiamo dal presupposto che l’acquisto di un’attrezzatura da surf ha un costo notevole e che quindi è importante evitare errori. Nella maggior parte dei casi il primo aspetto che un neofita valuta è il trasporto e quindi si tende a scegliere una tavola meno ingombrante ma più facile da trasportare. Ovviamente parliamo di persone che non sono ancora attrezzate con furgoni o semplicemente portapacchi e che quindi non hanno la minima idea di come poter viaggiare in auto con una tavola di così grandi dimensioni. Bisogna però considerare che grosse dimensioni vogliono dire anche maggiore stabilità ed una maggiore facilità di controllo e quindi una condizione ideale per chi vuole imparare. È sempre importante pensare all’utilizzo che si vuole fare di una tavola e soprattutto alle condizioni meteo marine che è possibile trovare dalle nostre parti. È inutile fantasticare di surfare onde altissime come gli atleti visti nei video, qui nel Mediterraneo ci sono condizioni meno radicali ma altrettanto divertenti. Quindi se pensate che fa figo avere la tavola piccola come lo è con i telefonini cambiate sport, se pensate che potete divertirvi all’aria aperta magari navigando con la vostra donna sulla stessa tavola o con il vostro cane o pensate addirittura di utilizzare la vostra tavola per andare a pescare allora partite con il piede giusto. Siete pronti così a vivere il SUP con serenità e con la semplice voglia di divertirsi senza ricercare fin da subito le condizioni estreme e radicali. Bisogna considerare gli elementi fondamentali di una tavola: • la larghezza che influenza la stabilità; • la lunghezza che influenza la velocità; • lo spessore che rapportato alle altre due misure influenzerà la galleggiabilità. La larghezza determina la stabilità della tavola e quindi anche un migliore controllo. Una superficie più ampia dove distribuire l’equilibrio è un indubbio vantaggio per il principiante che non necessita di effettuare manovre rapide e veloci ma che piuttosto si muove più lentamente e con più controllo. Anche in condizioni wave la larghezza maggiore consente di poter surfare onde piccole. La larghezza limita i movimenti estremamente veloci ed è per questo che i più esperti utilizzano tavole larghe ma corte, per compensare il volume sotto i piedi ed essere comunque abbastanza radicali. La lunghezza è la più importante caratteristica di una tavola da 78
surf. Di solito è il punto di partenza quando si prende in considerazione una tavola e la scelta dipende da tanti parametri che vanno dall’esperienza del surfista alla sua costituzione. Non esiste una formula esatta per questa scelta ma di solito molto dipende dal peso e dall’altezza del surfista. Ovviamente lunghezza vuol dire anche velocità e da questo punto di vista rientra un’altra valutazione da fare e cioè l’utilizzo che vogliamo fare di questa tavola, se la vogliamo utilizzare più per il race o se il nostro intento è solo quello di surfare le onde. Lo spessore della tavola influenza invece il volume e quindi la sua galleggiabilità. Maggiore volume si traduce anche in maggiore equilibrio. Anche questo parametro però è correlato al peso del surfista, quindi bisogna valutare le singole necessità. Si deve considerare anche che le aziende sono sempre in cerca di materiali nuovi e che proprio per questo la tecnologia va verso tavole sempre più leggere, ma ugualmente stabili. Come esempio pratico consideriamo che le tavole tra 10’5”(lunghezza) x 30”(larghezza) x 4”(spessore) e gli 11’2” x 30” x 4” vengono studiate su atleti di circa 70/85 kg per 180 cm, vengono chiamate all round e hanno delle caratteristiche wave, race e cruising. La nostra prima tavola dovrà quindi avere caratteristiche idonee al nostro livello, dovrà essere molto stabile, mediamente veloce e dovrà sostenere tranquillamente il nostro peso senza affondare. IN PILLOLE: • scegli la lunghezza in base all’altezza, al peso e alla tua esperienza; • scegli la tavola in base al quello che ti appresterai a fare (race/wave/cruising); • ricordati che maggiore larghezza = maggiore stabilità ma anche = maggiore divertimento; • spessore e galleggiabilità = quindi più controllo ed equilibrio; • non vergognarti di chiedere consigli, per tutti c’è stata la prima volta! Nel prossimo numero di Sup Time prenderemo in considerazione la pagaia... seen you soon!
Il take off è il momento più importante per un paddle surfer, è la fase iniziale di partenza sull’onda e la condizione essenziale per riuscire a cavalcarla. Bisogna premettere che l’utilizzo di un’attrezzatura molto diversa rispetto alle tavole da surf ha degli indubbi vantaggi ma nasconde anche qualche difficoltà in più. Tra i vantaggi ci sono sicuramente il fatto di poter osservare da un punto di vista miglior il set di onde in arrivo, la posizione eretta del paddler infatti consente di avere una buona visione d’insieme del mare e quindi essere in grado sia di spostarsi in zone dove la condizione è migliore, sia di scegliere il set a noi più congeniale da surfare. Sappiamo che la line up è in continuo movimento, il vantaggio di poter vedere il set di onde, ci darà la possibilità di poter scegliere il set giusto al nostro livello. Inoltre nello Stand Up si è già in posizione eretta e quindi la fase più complicata per un surfer alle prime armi, e cioè proprio quella di mettersi in piedi su una tavola, viene bypassata. Un altro indubbio vantaggio del SUP rispetto al surf tradizionale è quello di consentire al boarder di prendere l’onda in anticipo garantendo così una surfata più lunga e più divertente. I tempi da rispettare per surfare un’onda fanno molto spesso la differenza tra un principiante ed un esperto, di solito infatti all’inizio si preferisce partire leggermente distanti dal picco dell’onda in modo da avere abbastanza tempo per pagaiare e surfare ma con l’acquisizione di sempre maggiore esperienza questi tempi di attesa si riducono notevolmente e si riesce ad effettuare un take off addirittura sul picco. A parte queste valutazioni a favore dello Stand Up Paddle è sempre bene ricordare quelli che sono le difficoltà e gli svantaggi di questa disciplina. Effettuare un take off con il Sup prevede un ottimo controllo dell’attrezzatura. Ricordiamoci infatti che se l’utilizzo della pagaia può dare degli indubbi vantaggi durante la surfata, il semplice avere le mani occupate da questo strumento può creare delle difficoltà a chi non è molto pratico. In secondo luogo la stazione eretta del surfer, prima tanto decantata, può in alcuni casi rappresentare un problema quando si viene travolti da un’onda che chiude. Spesso capita che la scelta sbagliata del timing comporti un vero e proprio disarcionamento dalla tavola (nel gergo chiamato wipe out) con conseguenze che possono essere serie soprattutto se non si indossano adeguate protezioni, il caschetto in particolare. Ma andiamo nello specifico della tecnica di surfata. Il primo aspetto da considerare per effettuare il take off è sicuramente una iniziale fase di osservazione. Non bisogna mai avere fretta di partire, mai buttarsi senza convinzione e mai pensare che l’attesa sia una situazione da principiante. Aspettare il timing giusto è alla base per riuscire ad imparare e a divertirsi senza farsi male. Questo momento è fondamentale, ci si trova spesso in tanti in acqua e tutti guardano l’orizzonte, a volte in religioso silenzio per la concentrazione, a volte si approfitta di questi momenti di pausa per chiacchierare con i nostri compagni. foto 1 Tutto questo dura un tempo variabile che termina quando un set di onde si avvicina e viene verso di noi. Mentre individuiamo l’onda giusta dove effettuare il nostro primo take off, giriamo la tavola in direzione del flusso della marea che in molti casi è rivolto verso la riva. Iniziamo a pagaiare orientando la prua perpendicolare all’onda. Manteniamo le gambe in
posizione parallela al centro della tavola piegandole leggermente, in modo da poter avere un po’ di equilibrio in più. La pagaiata deve essere intensa e profonda per permetterci di acquistare un po’ di velocità. foto 1 Durante la fase di preparazione concentriamoci sul peso del corpo che dovrà bilanciare la tavola per evitare il wipe out. foto 2 Mentre ci staremo preparando a foto 2 partire ci accorgeremo che nonostante il nostro pagaiare la tavola tenderà ad indietreggiare per via dell’effetto risacca dell’onda, in quel momento dovremmo intensificare il nostro pagaiare possibilmente evitando il passaggio di pagaia (errore molto comune all’inizio). Altrimenti potremmo perdere l’onda. foto 3 In partenza manteniamo il nostro corpo nella posizione standard (piedi paralleli e gambe appena piegate), non appena inizieremo a prendere velocità (nel gergo a planare), posizioneremo leggermente un piede indietro (a seconda del piede che indietreggeremo capiremo se siamo goofy e regular). foto 4
foto 3
foto 4
In questo momento il peso del corpo sarà spostato prevalentemente sulla gamba posteriore stando però attenti a non sbilanciarci completamente all’indietro rischiando facilmente di cadere. Possiamo utilizzare la pagaia per il recupero dell’equilibrio. Una volta scesa l’onda cerchiamo di mantenere l’equilibrio e facciamoci trasportare dalla schiuma. Finita la prima surfata ritorniamo sulla line up dove riproveremo nuovamente il take off, sicuramente meglio del primo. Se la giornata lo consente esercitatevi fino al prossimo numero dove parleremo del pumping. CONSIGLIO: Appena prima del take off è possibile sfruttare la pagaia in due modi: primo, la pagaia facilita il nostro equilibrio e secondo, con una o due pagaiate possiamo regolare il giusto angolo di discesa dall’onda. In questa fase infatti la pagaiata non è tanto importante ai fini della propulsione visto che siamo nel momento di massima spinta dell’onda. Ai più esperti infatti non servono tante pagaiate per effettuare con successo un take off, il trucco è leggere bene il flusso del mare e sapere quando partire. Aspettare il momento giusto per partire e ovviamente tenere sempre presenti i propri limiti. 79
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