ANNO 2 • NUMERO 5 LUGLIO 2009 • BIMESTRALE
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W W W. B I O E C O G E O. C O M
PH. IWAN BAAN © 2009
BIOLOGIA ECOLOGIA AMBIENTE CULTURA INFORMAZIONE E ATTUALITÀ
INCENERITORI,
GASSIFICATORI,
TERMOVALORIZZATORI…
L’UNICA STRADA?
TURTLE DAY “TUTTI PAZZI PER LE TARTARUGHE!”
THE HIGH LINE RICONVERSIONE INDUSTRIALE NEL WEST SIDE BIOECOGEO TI MANDA IN...
ECUADOR
FROM MADDALENA TO L’AQUILA
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INSERTO “G8”
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BIOECOGEO n. 5 www.bioecogeo.com - info@bioecogeo.com Milano, luglio 2009 Registrazione del Tribunale di Milano n. 668 del 29-10-2007 EDITORE Joint Design sas DIRETTORE RESPONSABILE Giorgio Sapori info@giorgiosapori.it RESPONSABILE DI REDAZIONE Iris Corberi iris.corberi@bioecogeo.com ART DIRECTION Morika Bressan GRAFICA & DESIGN Catya Delle Fave IMPAGINAZIONE Erica Lampognani, Cristina Zontini
Siamo un’azienda dinamica ed agile composta da professionisti con esperienza consolidata nell’ambito della comunicazione, dell’editoria e del marketing.
HANNO COLLABORATO Damiano Beltrami, Aldo Bottoli, Alessandro Giberti, Valentina Gravina Laura Molteni, Riccardo Maria Pessina, Arabella Pezza, Francesco Rossena
dalla GRAFICA alla STAMPA
DIREZIONE SCIENTIFICA Prof. Vincenzo Balzani, Prof. Vito Marcolongo
Vi offriamo un’elevata qualità degli stampati ottenuta coniugando tecnologia ed esperienza.
REDAZIONE ON-LINE Massimiliano Mori, Valentina Preda DIREZIONE COMMERCIALE Claudio Sapori TUTELIAMO L’AMBIENTE per info: Peschiera Borromeo MI 02-5471612 www.jointdesign.it
UTILIZZIAMO CARTA ECOLOGICA
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GIORGIO SAPORI DIRETTORE RESPONSABILE
IRIS CORBERI RESPONSABILE DI REDAZIONE
Nonostante il profondo sforzo che questo passo ci richiederà, siamo convinti che i tempi siano maturi e che anzi non sia più possibile aspettare. Troppo spesso infatti i risultati delle ricerche rimangono chiusi fra le mura di un laboratorio, dentro le aule universitarie, nei consigli di enti statali, nelle assemblee di partiti e associazioni per i soli addetti ai lavori. È necessario dare la possibilità a queste informazioni di librarsi nell’aria e raggiungere il maggior numero di persone possibili. Alla luce di queste considerazioni, BioEcoGeo non può che spiccare il volo in edicola. Confrontandoci con esperti del settore e con chi, del problema ambientale, ne ha fatto l’obiettivo della propria vita ci siamo resi conto che uno dei maggiori bisogni della nostra società è proprio quello di dare e ricevere informazione. L’informazione che sia però vera e leale e che realmente dia voce e spazio a tutte le opinioni. Il confronto è fondamentale, ma perché sia anche prezioso e costruttivo, è necessario che provenga da tutte le posizioni, anche da quelle profondamente controcorrente, purché diano spunti di riflessione. In questi giorni così delicati per l’ambiente e per il futuro del nostro pianeta, abbiamo fatto una scelta che, seppure sofferta, abbiamo ritenuto necessaria. È per questo che l’inserto delle bioregioni in questo numero si è fatto da parte lasciando il posto al G8 appena conclusosi a l’Aquila. Sempre nell’ottica di dare una visione il più corretta, leale e neutrale possibile, abbiamo dato ampio spazio a tutte le voci e le opinioni che politici, esperti e associazioni hanno dedicato a questo evento così importante. Raccogliendo queste testimonianze e punti di vista a volte diametralmente opposti, ci siamo però ritrovati in una “Babilonia informativa”. Il nostro senso critico, o forse sarebbe meglio chiamarla la nostra coscienza, non ha potuto non dimenarsi e non porsi domande alle quali qualcuno prima o poi dovrà darci una risposta. Infatti ora ci chiediamo “Ma siamo proprio sicuri che cinque miliardi di dollari americani in più siano sufficienti per risolvere la questione africana?” E poi c’è chi dice “I segnali del G8 sono positivi, ma gli impegni?” E ce lo domandiamo anche noi. Seguendo questo percorso logico d’inchiesta non possiamo far altro che procedere con i nostri dilemmi e interrogarci sul perché, paesi civilizzati come Norvegia e Giappone, debbano compiere vere e proprie mattanze. Non sarebbe forse meglio smettere di decimare le balene ed evitare di doverle in futuro salvare dall’estinzione? Inoltre, è proprio necessaria la costruzione dell’ennesimo inceneritore/gassificatore? Non è forse più semplice, economico e ambientalmente sostenibile insegnare ai cittadini a fare una vera raccolta differenziata? Ed infine, perché ci ostiniamo a sponsorizzare l’utilizzo dell’idrogeno se poi lo produciamo utilizzando energia proveniente da fonti tradizionali e quindi inquinanti? Non ci stiamo forse ritrovando di fronte al paradosso di consumare energia ed inquinare per creare un’energia pulita? Insomma, abbiamo tante domande a cui già in questo numero cercheremo di dare risposta, ma per le quali ci piacerebbe sapere cosa ne pensano le persone che sono poi preposte a prendere questo genere di decisioni. Nell’attesa delle molte risposte ai nostri ancora più numerosi quesiti vi presentiamo questo numero in cui parleremo anche di alimentazione - biologica o certificata - ,di progetti provenienti ancora una volta d’oltreoceano ma anche di progetti molto più vicini a noi e di turismo consapevole questa volta in SudAmerica, nello specifico in Ecuador. Vi auguriamo una buona lettura e vi invitiamo a dirci la vostra opinione o semplicemente il vostro punto di vista scrivendo sul nostro blog www.bioecogeo.com. Buona lettura!
Giorgio Sapori Iris Corberi
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LA PAROLA A... 7 8
VINCENZO BALZANI VITO MARCOLONGO
BIOEDILIZIA 10
REC PIÙ ENERGIA RINNOVABILE E MINOR IMPATTO AMBIENTALE
BIOARCHITETTURA 14 16
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KAGER ITALIA. IL SOGNO DI UNA CASA LISSONE, CITTÀ DI TRADIZIONE
ECOAMBIENTE 20 NORVEGIA E GIAPPONE SOSTENGONO L’INDUSTRIA BALENIERA CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI
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IN CALIFORNIA I RIFIUTI ORGANICI DIVENTANO ENERGIA
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BEGLIBRI
ECOAMBIENTE 26 TURTLE DAY. “TUTTI PAZZI PER LE TARTARUGHE!” 28 HIGH EMITTERS BIOEVENTI
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CONGRESSO BIOECOGEO MILANO SAPORBIO
BIOFOOD 36
BROOKLYN DOVE IL LOCAL FOOD CREA LAVORO
ECOPROGETTI 38
THE HIGH LINE. RICONVERSIONE INDUSTRIALE NEL WEST SIDE
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SORPRESA! LE SHOPPING BAGS POSSONO ANCHE ESSERE SMALTITE NELLA RACCOLTA DELL’UMIDO
ECOSHOPPING PAG.
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ASAP, AS SUSTAINABLE AS POSSIBLE
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BEGPILLOLE
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BIOECOGEOAPPUNTAMENTI
BEGVIAGGI 48 BIOECOGEO TI MANDA IN... ECUADOR 5
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IMPIANTI DOMOTICI ERREGI S.r.l. è un’azienda certificata ISO 9001 operante nel settore impiantistico da venticinque anni. Erregi dispone di una consolidata competenza in impianti tecnologici, sicurezza, confort e risparmio energetico partendo dall’analisi di fattibilità, alla progettazione, alla realizzazione e all’assistenza.
foto: Malara Associati
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Venticinque anni di passione e professionalità consentono, oggi come ieri, di proporsi al mercato in modo concreto e sempre aggiornati con le nuove tecnologie.
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SICUREZZA Impianti TVCC, impianti antintrusione, controllo accessi e rivelazione fumi. CONFORT Impianti domotici con sistemi avanzati di gestione audiovideo.
LA PAROLA A...
PROF. VINCENZO BALZANI PROFESSORE DI CHIMICA GENERALE ED INORGANICA ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Il mito dell’idrogeno Dal libro di Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani: Energia per l’Astronave Terra, Zanichelli. Premio Galileo per la cultura scientifica 2009. Stando a quanto riportano i giornali, l'idrogeno potrà risolvere tutti i problemi energetici in quanto sarebbe una forma di energia abbondante, pulita e persino “democratica”. Anche negli ambienti scientifici poco informati e in quelli politici che si documentano soltanto attraverso i quotidiani, si sentono discorsi che suonano più o meno così: oggi siamo costretti ad usare i combustibili fossili che sono in via di esaurimento e che producono anidride carbonica, responsabile dell’effetto serra, ma tra pochi anni potremo finalmente usare l’idrogeno che non inquina perché quando lo si usa produce soltanto acqua. Sfortunatamente le cose sono ben più complicate. La cosiddetta “economia all’idrogeno” è in realtà un problema molto complesso, che difficilmente troverà una soluzione in tempi rapidi. Vediamo di capire perché. L'idrogeno che serve per produrre energia è l'idrogeno molecolare, gassoso, di formula H2. È noto da più di duecento anni che quando l’idrogeno brucia, cioè quando si combina con l’ossigeno, si libera energia così come accade quando si bruciano gas naturale, petrolio e carbone. La grande differenza è che la combustione dei combustibili fossili produce anidride carbonica, mentre quella dell’idrogeno produce soltanto acqua:
H2 + 1/2O2 H2O + energia Tra l’idrogeno e i combustibili fossili c’è però anche un’altra fondamentale differenza che viene spesso dimenticata. I combustibili fossili sono risorse energetiche primarie che si trovano in giacimenti
naturali dai quali vengono estratti per poi essere usati. Sulla Terra invece non ci sono giacimenti di idrogeno molecolare. Quello che è abbondante in natura è l’idrogeno combinato con altri elementi, per esempio con l'ossigeno nella molecola dell'acqua. Spesso sui giornali si legge anche che «l'acqua sarà il carbone del futuro» ed altrettanto spesso questa frase è accompagnata da una citazione di Jules Verne tratta da L’Isola Misteriosa: E quando le riserve di carbone saranno finite, da dove trarrà l’uomo l’energia necessaria per far funzionare le sue macchine? Dall’acqua. Io penso che un giorno l’acqua sarà usata come combustibile e che l’idrogeno e l’ossigeno che la costituiscono, usati separatamente o assieme, forniranno una sorgente inesauribile di calore e di luce. L'acqua in realtà non si può neppure lontanamente paragonare al carbone, come l’esperienza comune ci conferma: l’acqua, a differenza del carbone, non alimenta il fuoco, ma lo spegne. L’acqua non “brucia” perché è già "bruciata". Bruciare, infatti, significa combinare una sostanza con l’ossigeno: l'idrogeno che è nell'acqua è già combinato con l'ossigeno. Alcuni giornalisti, tuttavia, non si rassegnano: se anche ammettono che l’idrogeno non c’è, sostengono che può essere estratto facilmente dall'acqua. Niente affatto: se si vuole generare idrogeno dall'acqua, per esempio per via elettrochimica, si deve spendere energia, esattamente la stessa quantità di energia che poi l’idrogeno può generare come calore quando brucia con l'ossigeno per ridare acqua:
H2O + energia H2 + 1/2 O2 In conclusione l'idrogeno non è una fonte primaria di energia, per il semplice fatto che sulla Terra non c’è. Se lo si vuole usare bisogna prima produrlo, consumando energia. Non si può neppure dire che l’idrogeno è “pulito“. In effetti è “pulito” oppure “sporco” a seconda della fonte di energia usata per ottenerlo. Utilizzare come combustibile idrogeno ottenuto da metano non offre nessun vantaggio per quanto riguarda l’impatto ambientale, in quanto questo processo comporta la generazione
della stessa quantità di anidride carbonica che si produce bruciando direttamente il metano. Ugualmente, se si usa energia nucleare per produrre l’idrogeno, si hanno tutti gli svantaggi connessi all’uso dell’energia nucleare. La prospettiva cambia completamente se si trova un modo per produrre idrogeno dall’acqua usando una fonte di energia abbondante, rinnovabile e non inquinante come l’energia solare. Lo si potrebbe produrre per elettrolisi con l’energia elettrica ottenuta dai pannelli fotovoltaici, ma per ora questo non è un modo economico. Oppure mediante la fotosintesi artificiale, un metodo che però è ancora al livello di studi di base. Appare chiaro che il passaggio dall’economia energetica attuale, basata sui combustibili fossili, ad un’economia basata sull’idrogeno richiede decisivi progressi nei metodi di conversione dell’energia solare. In ogni caso l’idrogeno non è una fonte di energia primaria e soltanto quando sarà prodotto in modo sufficientemente economico potrà essere utilizzato come vettore energetico, non senza aver prima risolto altri problemi legati al fatto che è un gas difficile da trasportare, immagazzinare ed usare. Pertanto è prematura o addirittura controproducente l’enfasi che si dà all’economia all’idrogeno ed alla realizzazione di costosissimi prototipi dimostrativi di veicoli ad idrogeno esibiti in tutte le esposizioni motoristiche internazionali. Un grande vantaggio dell'idrogeno come vettore energetico sta nel fatto che esso si può interscambiare direttamente con un altro importante vettore già largamente usato: l'energia elettrica. Infatti, usando elettricità, mediante l’elettrolisi dell’acqua si ottengono idrogeno ed ossigeno; viceversa, usando dispositivi chiamati “celle a combustibile”, da idrogeno ed ossigeno si ottiene energia elettrica. Fermo restando che chi vuole usare idrogeno o energia elettrica deve prima “fabbricarseli”.
Prof. Vincenzo Balzani
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LA PAROLA A...
INCENERITORI, GASSIFICATORI, TERMOVALORIZZATORI…
L’UNICA STRADA?
La gestione dei rifiuti urbani è un tema di forte impatto ambientale e sociale che ha trovato negli ultimi mesi una grande risonanza mediatica soprattutto in relazione all’emergenza campana e alla più recente emergenza palermitana. La paura del rifiuto maleodorante sotto casa e del cassonetto dato alle fiamme è diventato l’argomento politico delle ultime elezioni amministrative, usato per accreditare i termovalorizzatori come la soluzione inevitabile del problema.
Ma è veramente così? Le politiche di gestione dei rifiuti dovrebbero tenere conto delle situazioni reali: se è purtroppo vero che vi sono situazioni nelle quali l’emergenza richiede interventi straordinari, vi sono altre situazioni – la stragrande maggioranza – nelle quali lo strumento della pianificazione consente di adottare soluzioni e tecnologie più appropriate. La sostenibilità delle politiche della gestione dei rifiuti ha una precisa gerarchia che vede la riduzione nella creazione dei rifiuti (il bando alle buste di plastica del supermercato) al primo posto, seguita dal riuso (la bottiglia di vetro) e dal riciclo (la bottiglia in PET). L’incenerimento dei rifiuti è solo l’ultima soluzione prima della discarica. La tendenza dei paesi maggiormente attenti alla sostenibilità ambientale è di affrontare il problema dei rifiuti a partire dalla cima della piramide della sostenibilità. Ed è questa anche la politica perseguita dall’Unione Europea, chiaramente riaffermata nella Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, nella quale si ribadisce che l’incenerimento rimane una “operazione di smaltimento” e non una “operazione di recupero”. Per poter parlare di recupero è infatti necessario che
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LA PAROLA A...
l’efficienza energetica dell’impianto di incenerimento sia estremamente elevata, oltre il 65%, a partire dal primo gennaio di quest’anno. Questa efficienza può essere conseguita solo da impianti che non si limitano a produrre energia elettrica ma che utilizzano anche gran parte del calore prodotto per teleriscaldamento di abitazioni o produzione di vapore per industrie di processo (alimentari, cartiere, ecc.) Per capire i limiti dell’incenerimento come soluzione al problema dei rifiuti è importante mettere a fuoco due aspetti di base: l’incenerimento ha un conflitto palese con la raccolta differenziata: le principali frazioni combustibili dei rifiuti urbani sono proprio la carta, la plastica e la frazione organica, cioè le principali componenti della raccolta differenziata; il recupero energetico dell’incenerimento è largamente inferiore al risparmio energetico ottenuto riutilizzando e riciclando i materiali invece di distruggerli. E’ bene sottolineare che queste due osservazioni valgono per tutte le tecnologie di incenerimento, nessuna esclusa. Oggi la frontiera tecnologica è quella della gassificazione dei rifiuti, ma anche in questo caso bisogna distinguere, perché la gassificazione viene classificata come “operazione di recupero” e non di smaltimento solo se punta a produrre sostanze chimiche (metanolo, ammoniaca, ecc.) a partire dai rifiuti, una linea non seguita dagli impianti recentemente proposti anche in Italia. Partendo da questa base di considerazioni preliminari, guardiamo cosa sta accadendo in pratica in due realtà sicuramente lontane dall’emergenza rifiuti, la Provincia di Milano e la Provincia di Treviso, che, come vedremo, hanno politiche di gestione dei rifiuti piuttosto diverse. Il piano dei rifiuti della Provincia di Milano mira all’indipendenza della Provincia sul fronte dei rifiuti, cioè a trattare all’interno del territorio provinciale tutti i rifiuti che vi si producono. Secondo il piano, al 2011 vi sarà la necessità di una capacità addizionale di incenerimento pari a 300.000 t/anno. Questo dato deriva da una proiezione che porterebbe la raccolta differenziata dal 30% attuale del Comune di Milano e dal 50% attuale del
resto della Provincia a non più del 40% e 60% rispettivamente. Questi dati, che sono mediamente alti su base nazionale, non rispecchiano però ciò che è stato ottenuto nelle aree più sviluppate del Paese per quanto concerne la gestione dei rifiuti. Il Consorzio Priula di Treviso oggi riunisce 49 comuni della Marca Trevigiana con una popolazione complessiva di circa 450.000 abitanti. La media della raccolta differenziata del Consorzio è pari al 78% con punte dell’83% nel Comune di Preganziol: di fatto, le “best practice” nazionali. Se in Provincia di Milano, ad esclusione del Comune di Milano, la raccolta differenziata raggiungesse il 75% mentre nel Comune di Milano ci si limitasse ad un più cauto 50% (la raccolta differenziata è obiettivamente più complessa in una realtà di condomini multipiano), si ridurrebbe la quota di rifiuti indifferenziati di oltre 500.000 t/anno, un valore più che sufficiente a rendere del tutto inutile la programmata capacità addizionale prevista dal piano.Sempre l’esperienza del Consorzio Priula dimostra che i tempi per ottenere valori così elevati di raccolta differenziata sono di 3-4 anni, con la “tariffa puntuale” come meccanismo fondamentale di attivazione. La tariffa traduce in pratica il principio chi inquina paga, stabilendo una proporzionalità diretta tra il quantitativo di rifiuti prodotti dal singolo nucleo familiare e la tassa che deve essere corrisposta. Un meccanismo virtuoso che spinge il cittadino verso una attenta riduzione dei propri rifiuti. Il cittadino ha poi un altro beneficio cui è molto sensibile: le tasse sui rifiuti. Lo stesso Piano Provinciale milanese indica come il passaggio da una percentuale di raccolta differenziata del 35% a una del 75% permetterebbe di ridurre i costi di trattamento di 50 Euro per tonnellata. Se guardiamo alle tecnologie, la raccolta differenziata si basa su tecnologie essenzialmente “leggere” rispetto alla filiera dell’incenerimento (un vero e proprio impianto chimico nel caso della gassificazione). La tecnologia chiave è costituita dai contenitori familiari dotati di transponder per poter sapere quanti svuotamenti vengono effettuati: tutto il
resto della filiera, dalla separazione al compostaggio, è tecnologia estremamente consolidata. In realtà l’incenerimento dei rifiuti (in tutte le sue forme, compresa la gassificazione) è un business che attira i privati sia per gli incentivi che la produzione di energia elettrica assicura (CIP6) sia per la prospettiva di diventare essenziali in un Paese votato all’emergenza, almeno in alcune aree. È infatti prevedibile che gli impianti esistenti e soprattutto quelli nuovi vengano poi utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti provenienti dalle varie aree di crisi che si stanno manifestando e si manifesteranno anche in futuro. Un esempio di questa tendenza è il gassificatore che si vorrebbe far sorgere a Bustighera di Mediglia, in Provincia di Milano. Tralasciando volutamente qualunque considerazione sugli aspetti sanitari, mi limiterò a ricordare che l’efficienza del’impianto è largamente inferiore al 65% richiesto dalle norme europee e sottoscritto anche dal Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti. La natura essenzialmente agricola della zona, rende assolutamente improponibile sia il teleriscaldamento, per la bassa densità abitativa che lo renderebbe antieconomico, sia la produzione di vapore, vista l’assenza totale di industrie di processo nella zona. Ciò nonostante il progetto è all’esame della Provincia e della Regione Lombardia, che convocheranno a breve la conferenza dei servizi: è veramente difficile capire come costi pubblici debbano essere sostenuti per un impianto proposto da privati e che fin dal primissimo esame risulta non rispettare alcuni criteri fondamentali come quello dell’efficienza energetica, per non parlare degli impatti ambientali nel Parco Agricolo Sud Milano dove l’impianto dovrebbe essere realizzato.
Prof. Vito Marcolongo LAUREATO CON LODE IN INGEGNERIA PRESSO IL POLITECNICO DI MILANO. AUTORE DI TRE LIBRI E DI PIÙ DI 30 PUBBLICAZIONI, HA INSEGNATO ECONOMIA E GESTIONE DELL’INNOVAZIONE ALL'UNIVERSITÀ DI CASTELLANZA
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BIOEDILIZIA
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BIOEDILIZIA
REC
PIÙ ENERGIA RINNOVABILE E MINOR IMPATTO AMBIENTALE
REALTÀ CHE DA ANNI MANTIENE UNA POSIZIONE DI LEADERSHIP NEL SETTORE DELL’ENERGIA RINNOVABILE GRAZIE AL COSTANTE SVILUPPO E IMPLEMENTAZIONE DI TECNOLOGIE CHE PERMETTONO IL MIGLIORAMENTO DEI PRODOTTI, LA RIDUZIONE DEI COSTI E LA DIMINUZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE
di Arabella Pezza ggi più che mai, l’utilizzo di com-
O
testo urbano. Il fotovoltaico è un processo
bustibili fossili sta minacciando di
che consente di trasformare direttamente la
cambiare la nostra vita in modo ir-
luce solare in energia elettrica sfruttando la
reparabile. I cambiamenti climatici sono or-
proprietà che hanno alcuni materiali semi-
mai sotto gli occhi di tutti e il riscaldamento
conduttori, opportunamente trattati - fra cui
globale insieme alla ridefinizione del territo-
il silicio, elemento molto diffuso in natura - di
rio, sono una seria minaccia per la fauna in
generare energia elettrica quando vengono
quanto modificano i cicli climatici.
colpiti dalla radiazione solare.
La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite
I vantaggi della produzione di energia tra-
sui cambiamenti climatici ha stimato che la
mite pannelli fotovoltaici sono molteplici:
temperatura media globale è aumentata di
anzitutto nessun impatto visivo negativo
0,74°C/1,33°F durante lo scorso secolo. Se il li-
che deturpa l’ambiente. Inoltre, l’energia
vello delle emissioni dei gas serra continuerà
fotovoltaica non ha bisogno di aree dedi-
ad aumentare a questo ritmo, la tempera-
cate in quanto sfrutta quelle che altrimenti
tura media aumenterà dagli 1,8°C ai 4,0°C
resterebbero inutilizzate (tetti, pensiline, fac-
(da 3,2°F a 7,0°F) entro il 2100.
ciate di edifici e aree compromesse). Poi
Il settore energetico è responsabile per il 65%
viene generata direttamente sul punto di
delle emissioni di gas serra. Le industrie che
consumo, evitando perdite dovute al tra-
producono energia elettrica sono causa, da
sporto e ai cambi di tensione, e ha una
sole, di un quarto di queste emissioni.
durata di vita superiore ai 30 anni. L’energia
Serve perciò energia “intelligente” per il futuro
solare non fa rumore, non produce scorie e
e quella solare fotovoltaica soddisfa proprio
non emette cattivi odori; ha costi di ma-
l’esigenza di una fonte energetica pulita e
nutenzione inferiori a tutte le altre fonti
rinnovabile. Si tratta di una fonte inesauribile
energetiche rinnovabili e viene prodotta
di energia pura disponibile per tutti, prodotta
solo quando c’è bisogno (in estate du-
nel punto di consumo e integrabile nel con-
rante le ore più calde della giornata). Un
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BIOEDILIZIA
impianto fotovoltaico è molto veloce e semplice da installare e si integra ottimamente con le tematiche legate al risparmio energetico, ovvero edilizia sostenibile e progettazione di utenze a basso consumo. Infine, questi impianti possono essere ampliati a piacere aumentando anche successivamente la loro capacità produttiva. Basti pensare che un sistema fotovoltaico può alimentare da una semplice calcolatrice tascabile ad un paese intero. Proprio l’Italia sarà il primo grande mercato nazionale del fotovoltaico che sperimenterà, nei prossimi anni, un fatto nuovo nel panorama energetico mondiale: il prezzo dell’elettricità prodotta da fonte solare pareggerà quello dell’elettricità prelevata dalla rete. Stiamo parlando di “grid parity” e sarà il passaggio ad una più massiccia diffusione del fotovoltaico che non avrà così più bisogno di incentivi per risultare economicamente conveniente all’utente finale. Inoltre, com’è stato recentemente discusso all’interno dell’ “Italian PV Summit” di Verona, i massimi dirigenti delle aziende leader del settore hanno tracciato una “roadmap” verso la grid parity che sarà segnata principalmente da un’ulteriore riduzione dei costi della tecnologia, da miglioramenti dell’efficienza di celle e moduli e da un tasso di crescita medio annuo del settore tra il 25 e il 30% per il prossimo decennio. REC è una di queste aziende: si tratta di una realtà che da anni mantiene una posizione di leadership nel settore dell’energia rinnovabile grazie al costante sviluppo e implementazione di tecnologie che permettono il miglioramento dei prodotti, la riduzione dei costi e la diminuzione dell’impatto ambientale. Il grande contributo che REC fornisce alla lotta al riscaldamento globale è la riduzione dei costi dell’energia solare e, in particolare, la riduzione del tempo necessario a un modulo solare per generare la stessa quantità di energia spesa per la sua fabbricazione. Serve energia per produrre energia. Il “tempo di ammortamento energetico” si riferisce al tempo necessario a un modulo FV per produrre la stessa quantità di energia utilizzata per la sua costruzione. Nel 2007 REC ha chiesto all’Università di Utrecht di fare un’analisi dei tempi di am-
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BIOEDILIZIA
ESEMPI DI MODULI REC SOLAR SU SCALA COMMERCIALE, AZIENDALE E ABITATIVA LA FILIERA COMPLETAMENTE INTEGRATA È SICURAMENTE UN PUNTO DI FORZA
mortamento per ognuna delle quattro unità di sua produzione: silicio, wafer, celle e moduli. I risultati hanno mostrato valori minimi da record per il contenuto di CO2 se paragonati a qualsiasi altra tecnologia fotovoltaica. Questa analisi ha inoltre evidenziato che, secondo tutti dati precedentemente pubblicati, il tempo di ammortamento energetico per gli impianti solari con moduli prodotti da REC nel 2007 era più basso rispetto a quello di altri moduli basati su silicio cristallino. Con l’impianto di lavorazione del silicio di prossima generazione già attivo a Moses Lake, Washington, REC prevede che il tempo di ammortamento energetico scenderà a 1 anno. Oltre a tempi di ammortamento sempre più brevi, è anche possibile diminuire in maniera cospicua l’emissione di CO2 dei propri impianti, grazie al monitoraggio sempre accurato, alla produzione su larga scala e all’uso intensivo di energia idroelettrica. Un’ “impronta di carbonio” (contenuto di CO2) rappresenta la quantità di gas serra prodotta da una determinata attività umana. Un’impronta di carbonio è misurata in unità di diossido di carbonio ed è tipicamente
data in tonnellate di CO2-equivalente (CO2-eq) per anno o per unità prodotta. Infatti, diversamente, da molte altre aziende del solare, REC realizza la maggior parte dei propri impianti di produzione in aree che utilizzano l’energia idroelettrica prodotta in loco, riducendo così in maniera significativa la propria impronta di carbonio. Inoltre, grazie all’introduzione di nuove tecnologie quali il reattore chimico a letto fluido, wafer più sottili, celle a più alta frequenza e alla non indifferente riduzione nell’impiego di vetro e alluminio in ogni modulo, REC verrà diminuita ulteriormente la propria impronta di carbonio e di ridurre il tempo di ammortamento energetico a meno di un anno. L’obiettivo è quello di fornire elettricità solare a un prezzo competitivo, senza incentivi statali, in quasi tutte le parti del mondo il cui le condizioni di sole favorevole garantiscono un buon ritorno sul capitale investito. Filiera completamente integrata e vantaggi sia economici, sia soprattutto - ambientali: ecco perché oggi REC è l’azienda verticalmente più integrata nel settore dell’energia solare e si sta affermando velocemente come produttore di celle e moduli solari. ■
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BIOARCHITETTURA
KAGER ITALIA IL SOGNO DI UNA CASA CON KAGER ITALIA OGGI È FINALMENTE POSSIBILE CONIUGARE LA STORIA DELLE CASE IN LEGNO CON L’ARCHITETTURA DI OGGI, INTERPRETE DELL’ANIMA DELL’UOMO MODERNO E DELLE SUE ESIGENZE di Arabella Pezza
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ol termine “bioedilizia” ci si riferisce a quei particolari me-
C
questo è fondamentale che la casa non sia solo un investimento,
todi costruttivi, o materiali provenienti dalla natura, non ge-
ma anche un rifugio sicuro che rispecchi il più possibile gusti, stili di
nerati artificialmente dall’uomo.
vita, ritmi e abitudini di coloro che la andranno ad abitare. Oggi
Diversamente dal settore edilizio, la bioedilizia sfrutta prodotti na-
tutto ciò è possibile grazie a Kager, azienda leader nel settore della
turali e materiali ecocompatibili. Si definisce invece “bioarchitet-
bioedilizia e bioarchitettura: più di 400 famiglie tra Italia, Germa-
tura” l’insieme delle discipline che attuano e presuppongono un
nia, Austria, Svizzera e Slovenia hanno scelto di progettare una
atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’eco-
casa ecologica, nel rispetto dell’ambiente e del futuro e con la
sistema: la bioarchitettura, infatti, tende proprio alla conciliazione
consapevolezza di contribuire così anche alla creazione di un
e integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le
mondo migliore. Kager è come un sarto su misura, l’atelier nel set-
preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali, al fine di realizzare
tore moda, e vuole definirsi produttrice di case “tecnologica-
un miglioramento della qualità della vita attuale e futura. L’obiet-
mente evolute” in quanto si basa sia sull’evoluzione dello studio del
tivo è quello di instaurare un rapporto il più equilibrato possibile tra
progetto dall’idea iniziale (esigenze di coloro che abiteranno la fu-
l’ambiente e il costruito,“soddisfacendo così i bisogni delle attuali
tura casa, caratteristiche del luogo, orientamento, scelta e utilizzo
generazioni senza compromettere, con il consumo indiscriminato
di materiali di finitura quali legno e pietra…) fino alla definizione nei
delle risorse, quello delle generazioni future” (Rapporto Bruntland).
minimi dettagli degli aspetti tecnici ed estetici finali, sia sulla tec-
La vita che sogniamo, i sogni che viviamo: oggi una casa ecolo-
nologia applicata in stabilimento con macchinari di alta preci-
gica non è più un’utopia. Costruire la propria casa è un atto
sione in unione con la professionalità e l’esperienza di personale
d’amore, significa poter finalmente vedere realizzati i propri sogni
dipendente altamente qualificato. Ma quali sono i vantaggi di co-
– da condividere con tutta la famiglia – e iniziare un nuova vita. Per
struire una casa lignea? Anzitutto il risparmio energetico di una
BIOARCHITETTURA
casa in classe A, il cui costo di gestione è 5 volte inferiore rispetto al tradizionale. Poi l’utilizzo di materiali bio-ecologici – fibre di legno come materiali isolanti, fibrogesso come pannelli strutturali portanti, calce e argilla come intonaci – che migliorano la qualità di vita e dell’ “ambiente casa” e, contemporaneamente, salvaguardano l’ambiente con un minino impatto ambientale, bassi costi energetici di produzione e nessun inquinamento dell’aria. Inoltre, la certezza dei costi di realizzazione, stabiliti contrattualmente e rispettati fino al termine dei lavori, e tempi rapidi di esecuzione, dai 4 ai 6 mesi. Infine, last but not least, la certezza di vivere all’interno di una struttura completamente antisismica, sia per sisma ondulatorio, che per sisma sussultorio di elevata intensità (viene infatti prodotta una documentazione completa che attesta le caratteristiche costruttive a norma antisismica). Con Kager Italia oggi è finalmente possibile coniugare la storia delle case in legno con l’architettura di oggi, interprete dell’anima dell’uomo moderno e delle sue esigenze: ogni casa è progettata tenendo conto di tutte le esigenze dei futuri inquilini e, parallelamente, è in sintonia con i loro desideri. Perché tutto ha sempre inizio proprio con i sogni… ■
MARIBOR (SLOVENIA)
LE CASE IN LEGNO Le case in legno sono nate nei paesi del nord America e del nord Europa in quanto lì la materia prima più presente è proprio il legno. Da noi, al contrario, sono maggiormente diffuse argilla, sabbia e pietra. Ma questa storia, documentata e raccontata da secoli, è visibile anche nelle nostre Alpi (popolazione Valser nelle Alpi nordoccidentali) dove si trovano tutt’oggi case in legno abitate e in ottime condizioni.
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BIOARCHITETTURA
LISSONE CITTÀ DI TRADIZIONE OGGI LISSONE E IL SUO DISTRETTO PRODUTTIVO SONO PASSATI DALLA LAVORAZIONE DEL LEGNO ALLA PROGETTAZIONE, PRODUZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DEL MOBILE di Francesco Rossena
a città di Lissone e il territorio circostante hanno storicamente rappresentato e rappresentano tuttora un’esperienza unica in Europa. In questo territorio l’arte della lavorazione del legno ha sempre caratterizzato lo sviluppo dell’industria, dell’artigianato ed ha regolato il commercio locale, portando Lissone ad essere identificata a livello internazionale come la “città dell’arredo”. Lo confermano i primi riconoscimenti internazionali: la medaglia d’oro all’Esposizione di Chicago del 1893 e quella d’argento all’Esposizione Universale di Parigi del 1920. Già dalla fine dell’Ottocento, alcune aziende Lissonesi si distinsero per le proprie capacità e per la qualità del prodotto, diventando esempi trainanti per l’intero settore dell’arredo a livello nazionale. Era già emersa la realtà di un patrimonio culturale unico al mondo, localizzato nel raggio di pochi chilometri e rappresentato da una sorprendente concentrazione di progettisti, architetti designers, artigiani, commercianti e industriali operanti nel settore dell’arredo e del suo indotto. Grande
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impulso alla formazione e alla professionalità di maestri intagliatori, ebanisti e progettisti fu data dalla fondazione della Scuola di Disegno e Intaglio (1878), poi trasformatasi nel 1955 in Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA). Oggi Lissone e il suo distretto produttivo sono passati dalla lavorazione del legno alla progettazione, produzione e commercializzazione del mobile. Lo hanno fatto consapevoli delle trasformazioni sociali continue e con una attenzione verso tutte le innovazioni che il settore offre. A conferma della leadership acquisita, numerosi sono stati i riconoscimenti in questi anni quali ad esempio il Premio Guggenheim Impresa e Cultura ricevuto nel 1999 quale “miglior azienda debuttante” (Progetto Lissone s.p.a. si è costituita nel 1997) sul territorio nazionale. Forte di una storia fatta di competenze costruite nel tempo, Progetto Lissone non si è fermata, ha saputo invece volgere lo sguardo e l’attenzione verso antichissime sensibilità quali quella del Feng Shui e modernissime modalità progettuali quali quelle introdotte
dalle Neuroscienze, alla ricerca di nuove conoscenze sulla strada di un moderno sistema che per sua configurazione produce un progetto “etico”. Tanta voglia di fare ha prodotto due progetti importanti nell’area Lissonese: la creazione del Centro Studi Osservatorio Colori Interni che vuole costituirsi come forte punto di incontro e confronto per tutte quelle figure professionali che vogliono concorrere ad una progettazione moderna, nuova nel suo sistema di pensiero aggregante, stimolante per tutte le argomentazioni che sa e può trattare; l’avvio del progetto Boscomobile che vede impegnate diverse realtà realizzative nel comparto del mobile: la Valle d’Intelvi con i suoi boschi di tigli, betulle, faggi, aceri di supporto alla creazione di oggetti di design progettati da professionisti di Lissone e realizzati nella cittadina lombarda dalle mani sapienti di artigiani qualificati. Una filiera bio per la creazioni di elementi di arredo naturali ed ecosostenibili per gli asili nido e le scuole materne della nostra regione. ■
BIOARCHITETTURA
PROGETTO LISSONE E IL FENG SHUI IL FENG SHUI È UN LINGUAGGIO ANTICHISSIMO E AL TEMPO STESSO MODERNO PER COMPRENDERE MEGLIO QUALI SONO LE RELAZIONI CHE INTERCORRONO TRA NOI E LA NOSTRA CASA O IL NOSTRO AMBIENTE DI LAVORO di Francesco Rossena
Il Feng Shui è una forma pratica di geomanzia che ha origine in Cina circa 5.000 anni fa e che nel corso del tempo ha saputo trasformarsi e rigenerarsi tanto da approdare alla fine degli anni sessanta anche in Europa. Letteralmente significa Vento ed Acqua e sta ad indicare un sistema di pensiero che pone l’uomo al centro, tra il Cielo e la Terra, e in continua trasformazione con esse. Favorire questa interazione significa ricercare un giusto equilibrio tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda e perseguire nella direzione della salute e del benessere. Il Feng Shui è un linguaggio antichissimo e al tempo stesso moderno per comprendere meglio quali sono le relazioni che intercorrono tra noi e la nostra casa o il nostro ambiente di lavoro.
Operare con il Feng Shui diventa allora l’occasione per realizzare interventi che sappiano valorizzare al meglio le potenzialità di uno spazio in relazione con l’individuo che lo vive. Progettare con il Feng Shui, significa liberare la mente da vincoli e condizionamenti di forma e di mercato. Ogni progetto pone l’uomo al centro di ogni cosa. Armonia, sensualità, nuovo piacere dell’abitare, non vengono trasmesse solo a parole ma proiettate sul mobile e sullo spazio vissuto, in modo consapevole. Il fruitore del prodotto, l’uomo, entra nel gioco attraverso un processo di coinvolgimento emozionale personale che prende vita celatamente e si condensa nella realizzazione finale. ■
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BIOARCHITETTURA
PROGETTO LISSONE E IL
BOSCO MOBILE PROGETTO LISSONE PROGETTA E REALIZZA ARREDI BASANDOSI SU QUESTA FILOSOFIA ANCHE PER AMBIENTI PUBBLICI DI GRANDE PRESTIGIO… di Riccardo Maria Pessina
LA FILIERA LEGNO-ARREDO ECOSOSTENIBILE È FINALIZZATA ALLA REALIZZAZIONE DI ARREDI E COMPLEMENTI D'ARREDO NATURALI PER GLI ASILI NIDO E SCUOLE MATERNE
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Progetto Lissone forte della sua tradizione mobiliera ha saputo guardare avanti e porre l'attenzione alla sostenibilità ambientale e ad un uso consapevole della materia prima che storicamente è stata fonte di ricchezza e sviluppo per tutta la città. Progetto Lissone progetta e realizza già arredi basandosi su questa filosofia anche per ambienti pubblici di grande prestigio ma la partecipazione al progetto BOSCOMOBILE consentirà di crescere e approfondire le conoscenze partendo proprio dal punto di origine, quello territoriale e della materia prima, il legno. Una opportunità per proiettarsi in avanti tornando alla materia da trasformare e al suo luogo di provenienza. Più concretamente il progetto BOSCOMOBILE parte da un programma regionale di ricerca in campo agricolo promosso dalla regione Lombardia e si pone l'obiettivo di attivare la filiera legno-arredo ecosostenibile finalizzata alla realizzazione di arredi e complementi d'arredo naturali per asili nido e scuole materne attraverso la valorizzazione delle specie lignee della valle d'Intelvi che si trova in provincia di Como tra il lago omonimo ed il confine con la Svizzera contornata dalle prealpi lariane. L'idea di rivolgere l'attenzione allo sviluppo degli arredi per l'infanzia prende forma da esperienze maturate recentemente proprio realizzando progetti per mobili destinati alle scuole materne nei quali l'aspetto funzionale dei manufatti sovrasta ogni ambito del progetto risultando così poco comunicativi sotto il profilo formale, sensoriale e con nessuno studio della componente percettiva del colore. Per sviluppare queste tematiche la strada da percorrere non deve essere solo quella dell'esercizio stilistico legato al design del prodotto impiegando materiali e finiture naturali, ma quella di un percorso progettuale di conoscenza e sperimentazione che porti a produrre un progetto etico. Il punto di partenza deve quindi essere necessariamente quello del territorio di origine e della conoscenza della materia prima da trasformare, proprio come l'artigiano che, per sua natura e formazione, è
portato ad amare il suo lavoro e la materia che trasforma, che lo porta ad avere con essa durante la lavorazione un rapporto passionale, tattile, olfattivo, acustico estremamente legato alla natura della materia stessa. Non è stata volutamente menzionata nessuna tipologia di oggetto o mobilio proprio perchè l'aspetto qualificante di questo progetto è proprio il percorso che si intraprenderà, sarà importante spostare il centro dell'attenzione sugli aspetti comunicativi e sulla capacità di creare ambienti armonici. La finalità dunque che Progetto Lissone si pone è quella di dedicare maggiore attenzione agli aspetti sensoriali degli oggetti che contribuiranno a creare spazi armonici e dotati di un miglior comfort ambientale. Potranno inoltre essere impiegati come strumenti didattici in un laboratorio permanente in cui i bambini svilupperanno al meglio la loro creatività e per sollecitare una coscienza sensibile alle tematiche ambientali attraverso una esperienza diretta e quotidiana con l'obiettivo di accompagnare gradualmente i bambini alla origine della materia cioè al bosco scoprendo che il legno, la materia più antica trasformata dall'uomo, se utilizzata in modo sostenibile si rivela essere la materia più moderna e sicura che oggi si possa utilizzare. ■
Il gruppo di lavoro con il quale Progetto Lissone partecipa al progetto in qualità di partner imprenditoriale impegnato nella progettazione e realizzazione dei prototipi è composto da: Proponente: Consorzio Forestale Lario Intelvese Partner scientifici: Università degli studi di Milano Bicocca gruppo di ricerca sullo sviluppo sostenibile dipartimento di scienze dell’ ambiente e del territorio (GRISS) CNR IVALSA di Trento Partner imprenditoriali settore comunicazione e diffusione Brand Evolution: Giulia Berruti
BIOARCHITETTURA
ESEMPI REALIZZATI DA PROGETTO LISSONE IN AMBITO PUBBLICO E PRIVATO
PROGETTO LISSONE E L’OSSERVATORIO
DEL COLORE
Entro il 2030 gli esperti prevedono un incremento dei consumi globali del 60%. Ma chiedono anche che la produzione di anidride carbonica scenda invece dell’80%. Saremo chiamati tutti a fare meglio, ma con meno energia. Come? Il mondo del design ha iniziato a porsi queste domande e, pur consapevole che l’esito di questa svolta epocale dipenderà da molteplici fattori internazionali difficilmente governabili, è convinto che potrà dare il suo contributo per affrontare il problema. Il design che rivendica una centralità nell’interpretare i bisogni dell’uomo potrà assumere ruoli e responsabilità nuove, fra queste, dato che si trova al crocevia di molti saperi, il contribuire a dare avvio a nuovi luoghi utili al confronto e alla costruzione di un linguaggio scientifico condivisibile, avendo come obiettivi: migliorare la qualità della vita, ridurre l’impiego di materia aumentando le prestazioni, razionalizzare i processi produttivi. Il Centro Studi cercherà di operare tenendo bene in evidenza questi obiettivi. L’innovazione, per attuarsi, ha bisogno anche di luoghi nuovi e l’Osservatorio del Colore cercherà di essere fra questi. Durante la nostra vita quotidiana non poniamo particolare attenzione all’ambiente nel quale ci muoviamo, lavoriamo o abitiamo, lo consideriamo qualcosa fuori da noi, sostanzialmente silenzioso e neutro. Ci sembra, in sostanza, che riconosciuto uno spazio se ne ricavino solo informazioni funzionali: dove posso camminare senza cadere, dove è riposto un oggetto, ecc... Diamo invece per acquisito come il continuo flusso comunicativo che ci avvolge
UN NUOVO CENTRO STUDI DEDICATO AGLI ASPETTI PERCETTIVI DEGLI SPAZI RACCHIUSI di Aldo Bottoli
sia generato in sostanza dai media tradizionali of-line e dai più recenti media online, ma non è così, la fonte informativa prioritaria è data dagli spazi e dagli oggetti con i quali entriamo quotidianamente in contatto nella realtà anche se per larga parte di noi questo fatto non è così evidente. Si genera una interazione così profonda tra noi e il mondo che attraversiamo da rendere di fatto quasi impossibile la distinzione di una soglia. Per questo motivo lo spazio costruito e gli oggetti che lo popolano sono matrici di senso strettamente connessi a chi li attraversa o impiega. Tutto ciò che è presente nella scena comunica e induce nell’uomo comportamenti rendendo impossibile distinguere l’io dal mondo. Alcuni studiosi affermano che in definitiva si pensa nel modo in cui si vive è quindi tracciare un progetto significa indurre comportamenti e dettare regole di pensiero. Il progetto influisce sui tempi e sulle pratiche delle persone definisce modi di vita, può indurre distruzione di senso oppure generarlo. Ricorda il filosofo Stefano Moriggi occupandosi di libertà, che esiste una profonda relazione tra il contenuto e l’ambiente che lo contiene e considera per questo lo spazio fisico come parte della morale e il progetto architettonico un atto politico. Il fare architettura o il dare forma a oggetti costituisce una pratica profondamente incisiva, più delle leggi scritte. Queste sono dentro codici generalmente poco accessibili e, molto frequentemente aggettivati e reticenti e non si apprendono camminando per strada o durante l’attività quotidiana. Al contrario l’architettura la abi-
tiamo e gli oggetti li usiamo tutti i giorni, per questo sono così fondamentali nel tracciare per tutti, “regole del contesto” sociale all’interno del quale viviamo ed operiamo. Queste regole esistono e sono molto vincolanti anche se non ne siamo sempre consapevoli. Ne deriva la forte la responsabilità di chi progetta spazi, architetture ed oggetti. Se il filosofo cerca di affrontare il mondo nel suo complesso accettando anche passaggi che risultano difficilmente spiegabili, lo scienziato, al contrario, è colui che si occupa di problemi che possono avere una risposta, altrimenti verrebbe meno al suo ruolo. E il designer chi è? Ritengo prevalentemente un umanista in grado di ascoltare il filosofo e lo scienziato, un progettista che, raccolti dati e fatte considerazioni deve, ad un certo punto, “accontentarsi”, assumendosi la responsabilità di proporre soluzioni con un certo grado di coerenza e di realizzabilità. Questo suo, comunque dover fare, lo induce anche a lasciare spazio a una certa parte di non spiegabile. Ma il designer per non perdere il senso del proprio lavoro, deve sapere spiegare molto bene la strada che lo ha portato proprio in quel punto… Il designer ha il tempo per affrontare ed esprimere quella profondità di pensiero sempre più necessaria per progettare? Evidentemente questo non è sempre possibile, da questo ne discende che l’atto del progettare deve avvalersi di nuovi contributi e nuove modalità di lavoro per la messa in coerenza degli aspetti biologici e culturali, siamo “naturali per natura”, ma anche “naturali per cultura”. ■
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ECOAMBIENTE
NORVEGIA E GIAPPONE
SOSTENGONO L’INDUSTRIA BALENIERA CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI Ufficio Stampa WWF
WWF E WDCS PRESENTANO LA PRIMA ANALISI ECONOMICA DELLA CACCIA ALLA BALENA
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Governi di Norvegia e Giappone stanno usando i soldi dei contribuenti per sovvenzionare le loro poco redditizie industrie baleniere. È il risultato della prima analisi economica della caccia alla balena, commissionata dal WWF e dalla WDCS, la Whale and Dolphin Conservation Society, realizzata da economisti indipendenti e presentata a livello internazionale alla vigilia dell’International Whaling Commission che si è riunita a Madeira. Lo studio “Economia e Sussidi alla caccia alla balena” rivela che Norvegia e Giappone forniscono alle loro industrie baleniere enormi sussidi governativi, anche se l’uccisione
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delle balene verosimilmente non sarà mai un’attività proficua senza il supporto dei contribuenti. “In questo periodo di crisi economica globale, l’utilizzo di preziosi soldi derivati dalle tasse per sostenere un’industria che di base è economicamente insostenibile, non può essere considerato un utilizzo strategico, sostenibile e nemmeno appropriato di fondi governativi già limitati” ha dichiarato Massimiliano
Rocco, Responsabile Specie e TRAFFIC del WWF Italia. Lo studio considera i costi diretti e indiretti associati alla caccia alle balene, oltre che la produzione e la commercializzazione
ECOAMBIENTE
dei prodotti derivati, come la carne di balena. E i ricercatori concludono che questi costi, uniti a una richiesta sempre minore di carne di balena e al rischio di impatti negativi come il boicottaggio del commercio in generale o del turismo da parte della comunità internazionale, fanno sì che la caccia alle balene difficilmente possa portare benefici alle economie nazionali e o tantomeno ai contribuenti. In Norvegia, per esempio, dal 1992 il Governo ha speso più di 4,9 milioni di dollari per campagne di informazione, pubbliche relazioni e azioni di lobby per cercare, ove possibile, di raccogliere quel supporto all’industria della caccia alla balena e alla foca non facile da ottenere. Inoltre, il Governo ha dato all’industria baleniera sussidi pari alla metà del valore lordo di tutta la carne di balena commercializzata dalla nazionale Rafisklaget, l’Organizzazione commerciale dei pescatori norvegesi. Anche in Giappone si riscontra un utilizzo simile dei soldi dei contribuenti. Nella stagione 2008-2009, l’industria baleniera giapponese, per esempio, ha avuto bisogno di almeno 12 milioni di dollari, dai soldi dei
contribuenti, solo per andare in pari. In tutto, i sussidi giapponesi per la caccia alla balena ammontano a 164 milioni di dollari dal 1988 ad oggi, solo per sostenere un’industria davvero poco “sostenibile”. Dallo studio emerge anche come i prezzi all’ingrosso della carne di balena in Giappone siano in calo costante, essendo passati dagli oltre 30 dollari al chilo nel 1994 ai 16,40 dollari nel 2006. La Norvegia, dal canto suo, ha speso ulteriori 10,5 milioni di dollari per coprire i costi di un programma di ispezione dal 1993 al 2006, quando è stato chiuso perché scomodo, in quanto stava causando perdite economiche alle baleniere nazionali.
Il Giappone e la Norvegia, sfidando la moratoria della International Whaling Commission (IWC) sulla caccia commerciale alla balena, uccidono fino a 2000 balene ogni anno, sfruttando delle scappatoie interpretative offerte dal testo del trattato internazionale di fondazione dell’IWC che consente la caccia alle balene in deroga (Norvegia) e la caccia “scientifica” per motivi di ricerca (Giappone), una ricerca che un tempo forse richiedeva l’uccisione degli animali per i suoi
studi ma che oggi offre innumerevoli altre alternative. Ad oggi i ricercatori sottolineano che uc-
cidere altre balene danneggerebbe il turismo e le attività di whale-watching, il commercio nonché l’immagine internazionale della Norvegia e del Giappone, impatti che avrebbero molto più peso di qualunque beneficio economico della caccia stessa. “È evidente che la caccia alla balena oggi sia pesantemente sovvenzionata” afferma il rapporto. ” Sia in Giappone che in Norvegia vengono elargiti fondi sostanziosi per sostenere un’attività commerciale che altrimenti sarebbe, nella migliore delle ipotesi marginale, più verosimilmente addirittura in perdita.” “La Norvegia e il Giappone stanno danneggiando il turismo, un settore dalla forte potenzialità di crescita in entrambi i Paesi, per spendere milioni di dollari per ottenere carne di balena la cui vendita non porta alcun profitto ”ha detto Sue Fisher, Policy
Director della WDCS USA. “Per quanto ancora questi Paesi continueranno a sprecare i soldi dei propri contribuenti per una caccia anacronistica?” ■
LA WDCS La WDCS, Whale and Dolphin Conservation Society, è la voce globale per la protezione dei cetacei (balene, delfini e focene) e dei loro habitat. Fondata nel 1987, ha sedi in Argentina, Australia, Austria, Germania, Regno Unito e USA e una rete mondiale di consulenti, ricercatori e sostenitori. La WDCS mira a ridurre fino ad eliminare le minacce per balene, delfini e per i loro habitat e a diffondere la conoscenza di questi splendidi animali nonché la consapevolezza che è necessario proteggerli nel loro ambiente naturale. L’azione della WDCS unisce la preoccupazione per il benessere dei singoli esemplari agli sforzi per garantire la protezione di intere specie, popolazioni e habitat. MATTANZA DELLE BALENE
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ECOAMBIENTE
IN CALIFORNIA
I RIFIUTI ORGANICI DIVENTANO ENERGIA IL COMUNE DI SAN JOSÈ NEL CUORE DELLA SILICON VALLEY IN CALIFORNIA HA RECENTEMENTE VARATO UN PIANO DA 20 MILIONI DI DOLLARI AL QUALE MOLTE ALTRE CITTÀ AMERICANE GUARDANO CON INTERESSE E FORSE POTRÀ ESSERE UN MODELLO ANCHE PER QUELLE ITALIANE di Damiano Beltrami
San Josè tre diverse aziende produrranno 900 mila galloni di biogas (circa 3407 metri cubi) all’anno usando 150 mila tonnellate di rifiuti organici dei residenti. La riduzione dell’inquinamento tramite questo progetto corrisponde alle emissioni prodotte da 1.800 macchine in un anno. Le aziende faranno profitti vendendo il biogas. Il progetto, che deve ancora ricevere un’ultima approvazione formale e si svilupperà in un’area di 40 acri, vicino a un campo coltivato a maggese, è il primo esperimento sulla produzione di biogas in Nord America che usi rifiuti organici, cibo e scarti dei campi. Il Comune ha spiegato che tratterà i due tipi di rifiuti separatamente e questi ultimi verranno trasformati in metano.
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La maggior parte dei Comuni in California manda il liquame nelle discariche, ma come spiega la responsabile delle relazioni esterne del Comune di San Josè Nanci Klein, la città vuole oliare la macchina della raccolta differenziata, assottigliare le emissioni, alleggerire la dipendenza da energia importata e creare colletti verdi, eco-posti di lavoro. Il Comune è orientato ad assumere dalle 30 alle 40 persone durante lo sviluppo e la costruzione dell’impianto per arrivare a offrire impiego a 50-60 dipendenti una volta che la struttura verrà ultimata. “Questo progetto ci fa spiccare un balzo in avanti rispetto agli altri Comuni della regione,” ha spiegato Klein. E il sindaco Chuck Reed ha ricarato la dose: “San Josè sta diventando il centro mondiale per l’innovazione nell’ambito della tecnologia pulita.
ECOAMBIENTE
LAMPADINA A BASSO CONSUNO ENERGETICO
Il progetto non solo dimostra la leadership della Città in questo campo, ma ci aiuta a raggiungere agilmente gli obiettivi di sviluppo economico e di riduzione degli sprechi energetici stabiliti nel nostro piano strategico chiamato Green Vision”. Il progetto si è sviluppato in partnership con GreenWaste Recovery, Zanker Road Resource Management e Harvest Power Inc., una eco-startup sostenuta dal Kleiner Perkins Caufield & Byers, un fondo per il lancio di progetti ecologici.“Ci congratuliamo con la città di San Josè per il carattere innovativo della sfida di trasformare rifiuti organici in energia,” ha commentato l’amministratore delegato di Harvest Power, Paul Sellew, che siccome le aziende promotrici dell’iniziativa faranno profitti vendendo biogas e fertilizzanti generati dall’impianto intravede opportunità per la sua compagnia. “Questo progetto rappresenta un passo importante per arrivare ad avere una città che si serve al cento per cento di energia pulita, arricchendo al contempo il suolo con composti di alta qualità. La Harvest ha brevettato una modalità di “fermentazione a secco” sviluppata da Bekon Energy Technology, un’azienda tedesca che ha costruito dozzine di strutture di questo tipo in Europa e ha in programma di crearne altre 13 quest’anno. Come ha scritto il fisico Peter Lutz, titolare della Bekon Technologies GMbH & Co. KG, fino a oggi la tecnologia specializzata sullo studio dei biogas si è concentrata principalmente sulla “fermentazione a umido” di liquame e/o rifiuti biologici provenienti dai comuni. Le materie prime ricrescenti ad alto contenuto di sostanze secche op-
pure il letame solido possono essere mischiati solamente in misura limitata per questo tipo di processo. La così detta “fermentazione a secco”, invece, permette di metanizzare le biomasse provenienti dall’agricoltura, dai rifiuti biologici e dalle superfici comunali, senza convogliare i materiali in un substrato liquido e pompato. Nel caso di questo processo Bekon brevettato è possibile fermentare tutte le biomasse il cui contenuto di sostanze secche è inferiore o pari al 50 per cento. La modalità di “fermentazione a secco” sviluppata da Bekon Energy Technology è semplicemente l’ultimo esempio di come questo tipo di aziende stiano sperimentando modi per estrarre biocarburanti dalla biomassa. Alcune aziende stanno cominciando a trasformare lo stallatico delle galline in “bio-greggio”, e EnerTech ha recentemente firmato un accordo con la compagnia californiana Rialto per trasformare liquami urbani in pezzi di carbone che possono essere usati come combustibile per fornaci. Secondo la signora Klein, responsabile delle relazioni esterne del Comune di San Josè, l’operazione verde del Comune sarà pure redditizia, benché non si azzardi ad avanzare previsioni. La San Josè - Santa Clara water pollution control plant, un impianto di controllo delle acque della zona, consuma 12 megawatt di energia al giorno e si delinea come un cliente potenziale per il Comune di San Josè. Alcuni consiglieri comunali sostengono che l’impianto, attualmente alimentato a metano, potrebbe ridurre i costi di almeno un quarto comprando biogas dalla nuova struttura avviata dal Comune di San Josè. ■
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BEGLIBRI
LIBRI
IL NUOVO FOTOVOLTAICO
INTELLIGENZA ECOLOGICA
Questo libro descrive, per primo in Italia, le nuove tecnologie fotovoltaiche (PV): vantaggi, limiti, costi, produttori e prospettive. Gli autori, Mario Pagliaro, Giovanni Palmisano e Rosaria Ciriminna, illustrano queste nuove applicazioni che stanno rapidamente diffondendosi in tutta Italia in seguito all’entrata in vigore degli incentivi per la produzione di elettricità solare e all’innalzamento dei prezzi dell’energia elettrica. Oltre che ai tecnologi e ai progettisti dell’edilizia, questo volume è rivolto ai manager e agli imprenditori che desiderano far adottare alle loro imprese le nuove tecnologie fotovoltaiche, più economiche e versatili di quelle tradizionali basate sul silicio cristallino, le uniche che consentono di integrare la produzione di energia al grande design italiano, per la creazione di una nuova e vastissima classe di prodotti multifunzionali che troveranno presto posto negli ambienti e nei contesti più disparati: dalle tende per interni ai rulli per i vetri delle auto capaci di mantenere la carica delle batterie.
Un libro che illumina su moltissimi argomenti, indicato sia per chi si fa già parecchie domande sui prodotti durante il processo di acquisto, sia per chi non ha ancora iniziato. “Che cos’è l’intelligenza ecologica?” È quella che ci consente di valutare le conseguenze delle nostre abitudini di spesa sul mondo nel suo complesso”. Così spiega il titolo del libro il suo autore, Daniel Goleman, il massimo esperto delle varietà di intelligenza che ci consentono di migliorare la nostra vita. Tra le pagine troviamo la storia della nascita della Good Guide: oggi non abbiamo praticamente nessuna possibilità di capire quali prodotti contengano ingredienti potenzialmente nocivi e quale sia la loro storia; ma c’è qualcuno che lo sta facendo per noi, nella speranza che in un futuro prossimo tutte queste informazioni possano essere divulgate per una “trasparenza radicale”. Nel campo della cosmetica esiste già un sito che cataloga i prodotti in commercio come “buoni” o “cattivi”, Skin Deep: provare per credere.“La trasparenza radicale conterà come forza di mercato solo se riuscirà a diventare un fenomeno di massa” e per le aziende che seguiranno questa strada fin da subito può diventare un vantaggio competitivo non da poco. Inoltre, si allontanerebbero quei pericolosi imprenditori che fanno solo greenwashing, marketing “verde” senza nessuno stralcio di prova o nessun controllo sulla filiera produttiva. Senza diventare matti, basterebbe usare un po’ di più la testa prima di fare un acquisto, dando un segnale al mercato: d’altronde, l’industria, non fa altro che guardare “alla domanda”.
BEG di Laura Molteni
DARIO FLACCOVIO EDITORE 132 pagine 26 Euro
RIZZOLI 300 pagine 18,50 Euro 24
BEGLIBRI
ENERGIA PER L’ASTRONAVE TERRA
FLOW PER AMORE DELL’ACQUA
SPUNTI ANTICHI PER DONNE MODERNE
L’esposizione è estremamente chiara e, pur se in modo sintetico, fornisce tutti gli elementi utili a un approfondimento dei vari argomenti. La materia è ben organizzata, trattata con linguaggio semplice ma rigoroso, divisa in nove capitoli che trattano tutti gli aspetti più attuali del problema della produzione, dell’uso (e dello spreco) di energia, indicando con estrema chiarezza i vantaggi e gli svantaggi che derivano dall’uso delle varie fonti energetiche, i limiti delle risorse esistenti per quello che oggi ne sappiamo. Nei prossimi anni ci dovrà essere inevitabilmente una transizione dall'uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti di energia. La scelta dell'energia nucleare sarebbe un grave errore per molti motivi. È quindi necessario sviluppare l'uso delle fonti di energia rinnovabile e in particolare dell'energia solare. Vincitore del premio Galileo 2009.
Manca l’acqua, mancherà sempre di più. Già oggi sono milioni gli esseri umani che non hanno accesso ad alcuna fonte di acqua potabile e saranno sempre di più e si batteranno e faranno guerre per avere l’acqua. Flow (ingegnoso acronimo di For Love Of Water) è un docu-film girato da Irena Salina che ha raccolto dati, ascoltato testimonianze, cercato storie, per comporre un quadro completo di quello che gli esperti chiamano “21st Century’s global water crisis”. Partendo dal problema dell’inquinamento dell’acqua e dalle malattie che ne derivano (non solo nei paesi del terzo mondo, molti diserbanti usati negli USA sono pericolosissimi per le falde acquifere), si arriva ad analizzare il danno che sta provocando la privatizzazione dell’acqua, soprattutto nelle località più povere del pianeta, dove si insediano grosse multinazionali. Come si fa a spiegare a queste persone che devono pagare per avere un bene che fornisce la natura stessa? Viene dunque suggerito che la soluzione sta nel creare nuovi modelli di distribuzione dell’acqua, basati su centrali idriche costruite localmente e autosufficienti, oppure incoraggiando la raccolta dell’acqua piovana. Un altro importante punto viene sviscerato, ovvero quello della nostra quotidiana stupidità di comprare acqua in bottiglia, spesso meno pura di quella dei nostri rubinetti. Come ha calcolato uno studio voluto dalle Nazioni Unite, infatti “meno della metà di quanto il mondo spende per comprare acqua in bottiglia, basterebbe per dare acqua pulita a tutta l’umanità”.
“La donna nel Paradiso terrestre ha morso il frutto dell’albero della conoscenza dieci minuti prima dell’uomo: da allora ha sempre conservato quei dieci minuti di vantaggio”. Trucchi delle nonne e riscoperte preziose per la pelle, tornate attualissime in tempi di recessione. «Spunti antichi per donne moderne. Dialogo tra città e campagna», realizzato dal gruppo Donne Impresa della Coldiretti di Milano e Lodi, offre ricette di creme e tisane da beauty farm casalinga, usando i prodotti della terra. Il ricavato sarà devoluto alle missionarie della carità di Madre Teresa di Calcutta. Non solo spunti ma anche buona musica e poesia, infatti il libro fornisce anche un Cd del Coro e Orchestra MusiCuMozart. È possibile acquistare il libro chiamando il numero 02/582987785 o scrivendo una mail all’indirizzo: angela.magi@coldiretti.it
ZANICHELLI 240 pagine 11,50 Euro
FELTRINELLI Real Cinema DVD 84 minuti + Libro 91 pagine 14,90 Euro
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ECOAMBIENTE
TURTLE DAY
“TUTTI PAZZI PER LE TARTARUGHE!” NEI PORTI E SULLE SPIAGGE A CENTINAIA CON IL WWF, TRA PESCATORI E CITTADINI COMUNI, PER IMPARARE A SALVARLE” © WWF-Canon / Michel GUNTHER
WWF
NELLA FOTO, CARETTA CARETTA, TARTARUGA MARINA APPENA NATA MAR MEDITERRANEO, TURCHIA IN ALTO A DESTRA, CARETTA CARETTA TARTARUGA MARINA IN MARE APERTO BAIA DI LAGANA ZÁKINTHOS, MAR MEDITERRANEO, GRECIA
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partita dal porto di Molfetta la grande festa per le tartarughe marine organizzata oggi dal WWF a conclusione della Turtle Week, che ha interessato molti dei Paesi impegnati nella conservazione di questa specie in tutto il mondo, dalla Malesia alla Turchia, dal Senegal all’India e all’America Latina. Oggi lungo le coste italiane del centro-sud, mostre, incontri pubblici con i pescatori, feste a tema sulla spiaggia e liberazioni degli esemplari curati nei centri di recupero hanno portato all’attenzione di tutti l’importanza di tutelare una specie simbolo dei nostri mari e degli oceani, tuttora quotidianamente minacciata dall’impatto con le attività umane e in particolare dalla pesca accidentale, che “cattura” ogni anno solo in Italia almeno 20.000 esemplari di cui probabilmente il 30% non sopravvive. Agli eventi italiani, organizzati in Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Toscana, hanno partecipato in centinaia, dalle autorità costiere alle istituzioni locali, dai cittadini comuni ai pescatori, che hanno seguito numerosi le “lezioni” organizzate dal WWF nei porti per spiegare come trattare una tartaruga pescata accidentalmente, come tagliare la lenza nel caso della pesca con l’amo o come recuperare a bordo una tartaruga pescata con le reti a strascico. Istruzioni riportate in forma di vignetta sulle magliette che sono state distribuite ai pescatori stessi.
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Il WWF ha incontrato i pescatori nei porti di Molfetta, Taranto, Sciacca e Porto Empedocle, a Vibo Valentia Marina e a Lampedusa. In tutto sono state liberate una decina di tartarughe marine, mentre sulla spiaggia calabra di capo Bruzzano, che ha ospitato il primo nido di tartarughe Caretta caretta in Italia per la stagione 2009, sono intervenuti anche i ricercatori dell’Università della Calabria impegnati nel progetto TARTACare. “La salvaguardia delle tartarughe marine richiede sforzi coordinati di molti enti e organizzazioni in molti Paesi del mondo – ha dichiarato Paolo Casale, responsabile Progetto Tartarughe del WWF Italia, all’incontro con i pescatori di Molfetta – Per questo il WWF ha creato il network tartarughe e lavora insieme a Università, istituzioni, pescatori e operatori locali, perché uniscano le proprie forze nella tutela dei singoli esemplari e delle intere specie. Nel Mediterraneo il problema principale è la cattura accidentale negli attrezzi da pesca e vista l'entità della flotta italiana e l'importanza dei nostri mari per le tartarughe, l'Italia ha in questo una grandissima responsabilità, ma finora è stato fatto ben poco. I pescatori possono fare molto per ridurre il danno che involontariamente la loro attività provoca a questi animali, per questo il WWF ha in corso una campagna per informarli del problema e chiedere il loro aiuto. L’evento organizzato oggi a Molfetta e in molti altri centri è un momento importante
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Sono gli impatti con le attività umane le peggiori minacce da cui le tartarughe devono guardarsi ogni giorno, a cominciare dalla pesca accidentale. Si stima che ogni anno più di 20 mila tartarughe marine vengano accidentalmente catturate negli attrezzi da pesca utilizzati in Italia, e forse più del 30% di esse muore. Mentre i nidi e i piccoli sono minacciati dall’edificazione eccessiva delle coste e delle spiagge: alberghi e lidi balneari possono spaventare una femmina che voglia deporre; gli ombrelloni possono danneggiare il nido e abbassarne la temperatura; i mezzi meccanici possono compattare la sabbia rendendo difficile ai piccoli uscire in superficie; le luci possono confondere i piccoli che anziché raggiungere il mare vengono attirati altrove, ad esempio su una strada. Nel bacino del Mediterraneo ogni anno vengono deposti più di 7000 nidi, mentre in Italia le coste eccessivamente “abitate” lasciano ormai spazio ad appena 30 nidi, localizzati per la maggior parte tra la Sicilia meridionale e la Calabria Ionica. Oltre a costituire una gravissima perdita per il nostro patrimonio naturale, la diminuzione delle tartarughe marine ha anche importanti conseguenze sulla vita e la salute dei nostri mari. Le tartarughe sono infatti vere divoratrici di meduse, in particolare nei loro primi anni di vita, tanto che si stima che ogni tartaruga nella propria vita arrivi a mangiare migliaia di meduse, svolgendo un fondamentale ruolo per l’equilibrio ecologico marino.
per promuovere ogni giorno di più questa collaborazione.” Per tutti coloro che vogliono aiutare le tartarughe marine e sostenere l’azione del WWF per la loro tutela, l’Associazione ha lanciato la campagna “ADOTTA UNA TARTARUGA”: con una donazione minima sul sito www.wwf.it/adozioni riceveranno in cambio un certificato di adozione, un morbido peluche o uno screensaver con bellissime immagini di tartaruga per il proprio computer. Per chi volesse passare un’estate a contatto con le tartarughe marine, da maggio a settembre il WWF organizza a Palizzi (Reggio Calabria) e nell’Oasi WWF di Torre Salsa (Agrigento), i Campi di Volontariato per il pattugliamento delle spiagge, il controllo dei nidi, recupero e censimento degli esemplari spiaggiati o catturati accidentalmente dagli attrezzi di pesca. Tutte le info su www.wwf.it/turismo. Per i ragazzi e le famiglie, l’Oasi WWF di Policoro, in Basilicata, offre la possibilità di una ricca vacanza al mare, praticando sport come barca a vela, canoa, equitazione e soprattutto con la possibilità di seguire ogni giorno l’attività del Centro di Recupero Tartarughe Marine che ha sede proprio nell’Oasi. ■ Per info e prenotazioni: www.wwf.it/vacanze o Tel. 02 39323388
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HIGH
EMITTERS
ALLO STATO ATTUALE, LA MEDIA DI ANIDRIDE CARBONICA PRODOTTA DA CIASCUN ABITANTE DELLA TERRA È DI CINQUE TONNELLATE L’ANNO, CON I CITTADINI DELL’UNIONE EUROPEA A CIRCA 10 TONNELLATE E GLI STATUNITENSI A 20 di Alessandro Giberti
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idea che le nazioni più sviluppate del mondo debbano essere le prime a ridurre le percentuali di emissioni di gas dannosi nell’atmosfera, è ormai ampiamente consolidata. Eppure, ogni volta che le più importanti potenze mondiali si incontrano per affrontare il tema, lo spettacolo a cui assistiamo è scoraggiante: roboanti protocolli d’intesa sul lungo periodo, assicurazioni di ulteriori conversazioni per mettere a punto i piani proclima, grandi strette di mano tra i leader. Ma accordi seri, impegni precisi da adottare hic et nunc, quelli mai. Anche al recente G8 dell’Aquila, il canovaccio è stato rispettato. I grandi della terra si sono impegnati a ridurre drasticamente le emissioni di gas entro il 2050. La portata che un impegno così lontano nel tempo può avere sulle politiche di breve periodo, rimane un punto interrogativo senza risposta. In mancanza di un accordo preciso, i leader mondiali hanno fatto quello che fanno di solito: rimandare. Il pacchetto climatico sarà al centro della conferenza di Copenhagen del prossimo dicembre. Ci si aggiorna in quella data. È evidente che le difficoltà a muovere passi concreti – nonostante un clima politico più favorevole del passato - siano ormai un dato da considerarsi quasi come
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INSERTO SPECIALE - G8
I SEGNALI DEL G8 SONO POSITIVI,
MA GLI IMPEGNI?
W W W. B I O E C O G E O. C O M
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SCORECARDS 2009 LE PAGELLE WWF-ALLIANZ SULLE POLITICHE CLIMATICHE: IL G8 ANCORA UNA VOLTA LONTANO DAGLI OBIETTIVI oco prima dell’inizio del G8 a L’Aquila e ad appena cinque mesi dalla Conferenza sul clima di Copenhagen, WWF e Allianz hanno dato le pagelle alle politiche climatiche dei Paesi del G8 e ai cinque principali Paesi emergenti attraverso il rapporto “G8 Climate Scorecards”, realizzato da Ecofys e reso noto oggi a livello mondiale. Prime della classe Germania, Regno Unito e Francia, che hanno già raggiunto i rispettivi obiettivi nazionali per il Protocollo di Kyoto. L’Italia resta ferma al quarto posto per il terzo anno consecutivo, collocandosi a un livello intermedio insieme al Giappone. Restano di gran lunga indietro il Canada, la Russia e gli USA, anche se questi ultimi, grazie alle iniziative pianificate o annunciate dell’amministrazione Obama, hanno comunque guadagnato una posizione in classifica rispetto all’ultimo posto dell’anno scorso. Questa terza edizione delle “Scorecards” – che considera ambiti come l’andamento delle emissioni di gas serra dal 1990, la distanza dagli obiettivi nazionali del Protocollo di Kyoto, la quota di energie rinnovabili e l’efficienza delle politiche climatiche – mostra dunque che, se da un lato è stato fatto qualche sforzo, l’azione intrapresa resta comunque insufficiente per indirizzare il mondo verso un’economia a basso contenuto di carbonio e per limitare l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto della soglia critica di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, mentre continua a mancare una chiara leadership tra le nazioni considerate. James Leape, direttore del WWF internazionale, e Joachim Faber, membro del Board di Allianz SE, hanno esortato le nazioni ad agire adesso e a sostenere la definizione di un valido accordo a Copenhagen: “Mentre ci potrebbe essere una soluzione ‘su cauzione’ per il sistema finanziario, nessuna quantità di denaro potrà salvare il pianeta una volta che i cambiamenti climatici avranno superato la soglia
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critica. È quindi cruciale riuscire a limitare l’innalzamento della temperatura globale a meno di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali”. Secondo il rapporto siamo ben lontani dagli obiettivi che il WWF ritiene necessari, ovvero, per i Paesi industrializzati la riduzione di almeno il 40% delle emissioni entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 (di cui il 30-35% realizzate su territorio nazionale) e la riduzione del 95% delle emissioni entro il 2050; per i Paesi in via di sviluppo, la deviazione dall’aumento delle emissioni di almeno il 30% entro il 2020, sempre rispetto al 1990. La Germania è l’unica ad aver aumentato significativamente la propria quota di energie rinnovabili, mentre in ben quattro dei Paesi G8 – Canada, Francia, Giappone e USA – questa quota è rimasta invariata o è addirittura diminuita. Bene anche il Regno Unito, che ha già raggiunto il proprio obiettivo di Kyoto grazie alla transizione dal carbone al gas negli anni ’90 e ha approvato un’innovativa politica climatica nazionale, mentre la Francia ha emissioni relativamente basse grazie soprattutto all’utilizzo di energia nucleare, che il WWF non considera però una soluzione sostenibile. Sono ancora lontani gli obiettivi per l’Italia, che oscilla tra misure incoraggianti (come la promozione dell’efficienza energetica negli edifici e nell’industria e il conto energia per le rinnovabili), e misure che il WWF considera negative come il via a nuove centrali a carbone e i finanziamenti al nucleare. Il Giappone ha ottenuto buoni risultati nell’efficienza dei trasporti, ma ha emissioni assolute ancora troppo alte e anche se gli Stati Uniti stanno sperimentando la migliore politica climatica degli ultimi tre decenni, restano comunque il Paese con la maggiore quantità di emissioni complessive e su base pro capite. A chiudere la classifica sono infine la Russia, che ha diminuito le proprie emissioni solo grazie alla crisi economica che ha colpito il Paese dal 1990 al 1999, tanto che da allora
sono tornate a crescere, e il Canada, le cui emissioni sono addirittura in costante aumento. Per quanto riguarda i Paesi emergenti, il rapporto evidenzia come tutti e cinque i Paesi considerati stiano dandosi da fare per rallentare le emissioni in futuro: il Sud Africa si è dato un obiettivo di riduzione del 30% entro il 2050, il Messico del 50% entro la stessa data, mentre Cina, India e Brasile stanno sviluppando sempre di più energie rinnovabili ed efficienza energetica.“La prima, vera azione da parte dei Paesi del G8 deve essere l’esempio“ ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Energia e Clima del WWF Italia. “Non si può chiedere agli altri quello che non si è (o non si è stati) capaci di fare in casa propria, quando i cambiamenti climatici sono il prodotto della nostra industrializzazione.” Il rapporto che il WWF, insieme ad Allianz, ha per il terzo anno stilato, parla chiaro: si è fatto ancora poco. Esclusa la Germania, che mostra un piccolo progresso, gli altri Paesi sono al palo o addirittura, come Canada e Russia, in peggioramento. L’Italia vivacchia a metà classifica, come al solito unendo provvedimenti buoni a incentivi ai combustibili fossili, e soprattutto senza alcuna strategia precisa.” Nell’ambito della partnership globale WWFAllianz, sostiene il rapporto “G8 Climate Scorecards” per comprendere meglio le conseguenze dei cambiamenti climatici. Ciò è vitale per il settore degli investimenti e per il contesto normativo, che dovranno adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici, così come per lo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni finanziarie compatibili con il clima. “Un futuro a basse emissioni rappresenta un importante potenziale di sviluppo per i Paesi del G8 così come per le nazioni emergenti – ha dichiarato Joachim Faber, membro del board di Allianz SE - I futuri investimenti e lo sviluppo di nuovi prodotti necessitano di un’impostazione politica che sia sostenibile.” ■
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G8 OBIETTIVO CLIMA WWF: “I GRANDI TORNANO CON I PIEDI PER TERRA. E ADESSO? L’Aquila, 8 luglio 2009
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leader del G8 hanno concordato di mantenere l'aumento delle temperature globali al di sotto dei 2 gradi dimostrando di essersi finalmente risvegliati dopo una lunga fase di negazione. Ma hanno completamente omesso di dire come intendono raggiungere l'obiettivo. Senza una strategia chiara per la riduzione delle emissioni, questo impegno si aggiungerà alla lunga lista delle promesse non mantenute, dice il WWF. L’Associazione apprezza l'iniziativa dei leader, ma la mancanza di un accordo su obiettivi di riduzione delle emissioni di medio periodo, di chiari impegni finanziari e di una scadenza per il picco e declino delle emissioni potrebbe trasformare l'obiettivo dei 2 gradi in una dichiarazione vuota. "Abbiamo alcune buone notizie oggi: i leader del mondo sono tornati con i piedi per terra. Gli diamo il benvenuto tra noi, ma ci domandiamo perche' non abbiano detto come intendono mantenere le loro promesse", commenta Kim Carsensten, leader della Global Climate Initiative. "Cosa faranno tra oggi e il 2020? Se non elaborano un percorso per raggiungere l'obiettivo dichiarato, l'impegno si andrà ad aggiungere a una lunga lista di promesse non mantenute." È necessario un ambizioso obiettivo di medio periodo da parte dei Paesi sviluppati per assicurare un'azione immediata, altrimenti gli impegni assunti dai Paesi verranno ridimensionati e ri-
mandati a un futuro lontano e imprevedibile. Fino a oggi le dichiarazioni di riduzione delle emissioni da parte dei Paesi industrializzati non aggiungono nulla alle misure necessarie entro il 2020: il G8 ha perso l'opportunià di colmare il divario. "Da questo e dai prossimi Summit capiremo se i Capi di Stato sono davvero coscienti che siamo di fronte alla più grande sfida che l' umanità abbia mai affrontato e saranno capaci di essere leader davvero, e non solo a parole "aggiunge Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia "Abbiamo bisogno di sapere quale sarà l'obiettivo di riduzione delle emissioni tra oggi e il 2020 per due motivi vitali: prima di tutto perchè le emissioni devono cominciare a declinare rapidamente da subito, massimo entro 10 anni, secondo le indicazioni della comunità scientifica; secondariamente perchè dagli altri Paesi non verranno impegni se chi ha causato il cambiamento climatico non farà il primo passo." Il WWF crede che il gruppo dei Paesi industrializzati dovrebbe tagliare le emissioni del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, e gli USA dovrebbero assumere un impegno equivalente da un punto di vista concreto, legale e di sforzo compiuto. Chiede inoltre che i Paesi sviluppati si impegnino con circa 160 miliardi di dollari all'anno per la riduzione delle emissioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici da parte dei Paesi in via di sviluppo. ■
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G8SUL&CLIMA MEF WWF: “ANCORA NON CI SIAMO” RESTA MOLTO DA FARE PER SUPERARE LE ATTUALI DIVISIONI E MANCANZA DI FIDUCIA TRA NAZIONI “RICCHE” E “POVERE” L’Aquila, 9 luglio 2009
ermangono profonde divisioni e mancanza di fiducia tra nazioni ricche e quelle povere: è questo il tratto comune degli incontri del G8 e del Forum delle Maggiori Economie (MEF) che si chiudono oggi pomeriggio. Certo, qualche progresso è stato fatto, ma i leader delle nazioni industrializzate non hanno ancora fatto il passo sostanziale, quello che avrebbe e deve fare la differenza: stabilire con chiarezza l’obiettivo di riduzione delle emissioni a medio termine (2020), assieme a seri, inequivocabili impegni finanziari. è il commento WWF dal summit de L’Aquila. Il G8 e il MEF hanno tuttavia registrato alcuni sviluppi positivi ed avanzamenti positivi, non ultimo la condivisione dell’obiettivo globale comune di mantenere l’aumento della temperatura media terrestre al di sotto dei 2°C, ritenuto il minimo indispensabile per evitare i peggiori impatti del riscaldamento globale. “Fatta finalmente chiarezza su alcuni punti fondamentali, una sostanziale questione che rimane insoluta è quella dei soldi – ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia, presente a L’Aquila – I paesi ricchi dicono alle nazioni povere: ‘poveri voi’, siamo preoccupati, ma non si impegnano a dare o perlomeno a quantificare il loro sostegno concreto. Il tempo delle dichiarazioni rassicuranti da parte delle nazioni industrializzate è finito, bisogna cambiare marcia e imboccare senza
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esitazioni la strada della solidarietà, dell’equità, della sincera empatia, di una convinta leadership e di concreti impegni finanziari. Il fatto che il MEF non abbia dichiarato esplicitamente l'intenzione di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2050 è il segno di un “attendismo” e di una mancanza di fiducia reciproca tra i Paesi industrializzati e i Paesi emergenti che non può più essere accettata.” Durante l’incontro delle maggiori economie (MEF), che ha riunito i Paesi responsabili per circa l’80% delle emissioni globali, alcune nazioni industrializzate hanno accusato le economie emergenti di non aver fatto progressi sufficienti.“Basta con lo scarica barile. Per raggiungere un compromesso le nazioni industrializzate devono essere le prime a prendere impegni responsabili e credibili” ha aggiunto Leoni. Il WWF ha accolto favorevolmente le dichiarazioni del MEF sul limite dei 2°C all’aumento delle temperature globali e sul raddoppio dei fondi pubblici per la ricerca sulle tecnologie verdi. Questo dimostra che c’è ancora della buona volontà oltre che una possibilità di accordo a Copenhagen. “Ci sono dei segnali positivi che, se portati avanti, potrebbero trasformarsi in un accordo. Siamo convinti che un accordo a Copenhagen sia possibile, ci sono tutti gli elementi per ottenerlo, ma a condizione che vi sia una decisa volontà politica per raggiungerlo”, ha concluso Leoni. ■
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“IL G8 AL RESTO DEL MONDO: VORREI CHE TU FOSSI QUI!” I SEGNALI SONO POSITIVI, MA GLI IMPEGNI? SOLO PICCOLI PASSI SUL CLIMA, BUONE NOVITÀ PER LA BIODIVERSITÀ, POCO DI BUONO PER L’AFRICA L’Aquila, 8 luglio 2009 n questo G8 abbiamo visto alcuni progressi ma i leader delle nazioni benestanti non si sono assunti la responsabilita' del cambiamento climatico. Le nazioni ricche e povere non sono state in grado di superare le divisioni e le diffidenze nel corso del Major Economies Forum (MEF) e del G8. È stato come la cartolina di un amico ricco
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che scrive da un albergo a cinque stelle: vorrei che tu fossi qui! I Paesi ricchi stanno dando a quelli in via di sviluppo ogni cosa: il loro tempo, i loro pensieri e i loro cuori, ma non i loro soldi", sottolinea Kim Carsensten, leader della Global Climate Initiative del WWF. "I progressi non stanno avvenendo abbastanza rapidamente, ma i buoni passi
avanti contenuti nella dichiarazione sulla tecnologia e la finanza del MEF così come l'accordo sui 2 gradi indicano che Copenhagen è ancora un traguardo raggiungibile." “Alcune buone novità per la biodiversità, anche se dettate da una visione utilitaristica, funzionale alle necessità dell’uomo. Il G8 ha riconosciuto il ruolo dei servizi ecosistemici nella lotta alla povertà, ha richiamato la sempre sottovalutata Convenzione sulla Biodiversità e gli impegni assunti per il 2010, così come la necessità di tutelare le foreste per contrastare i cambiamenti climatici” ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia. “Il G8 ha anche dato un segnale positivo sul fronte dello sviluppo, iniziando a integrare lotta alla povertà, crisi alimentare mondiale e cambiamenti climatici, che sono legati indissolubilmente tra loro – ha detto Leoni – Vanno in questo senso gli interventi per la crisi alimentare, l’impegno verso un partenariato Europa-Africa per l’acqua e la tutela delle foreste del Bacino del Congo. Ma è totalmente insufficiente la risposta dei grandi sulle politiche per la salute, l’aiuto allo sviluppo e la fame, che non danno speranze al miliardo di persone che vive ancora sotto la soglia di povertà.” Il WWF sottolinea che anche in questo G8 è continuato il processo di consultazione della società civile, le cui richieste sono state consegnate dalla Presidenza Italiana agli 8 grandi. A questo devono ora seguire impegni molto più concreti. ■
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CON IL
CHAIR'S SUMMARY
SI CONCLUDE IL VERTICE DELL’AQUILA
CONFERENZA STAMPA CHIUSURA DEL VERTICE G8 Comunicato Stampa www.g8italia2009.it L’Aquila, 10 luglio 2009
Il Summit G8 2009 si è concluso con la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha illustrato i contenuti del Chair’s Summary. Un Vertice che si è tenuto nella città dell’Aquila “per dimostrare solidarietà verso la popolazione dell’Abruzzo severamente colpita dal terremoto del 6 aprile, e verso tutti coloro che nel mondo sono stati colpiti da calamità naturali”. I leader del G8, si legge nel documento, “hanno discusso le sfide interconnesse della crisi economica, della povertà, del cambiamento climatico e delle questioni politiche internazionali” condividendo una visione comune per un’economia mondiale “aperta, innovativa, sostenibile ed equa”. Sette i documenti approvati nel corso dei tre giorni di lavori: la Dichiarazione G8 "Leadership responsabile per un futuro sostenibile", la Dichiarazione G8 Contro il Terrorismo, Dichiarazione G8 de L’Aquila sulla Non Proliferazione, la Dichiarazione congiunta "Promuovere l’agenda globale", la Dichiarazione del Major Economies Forum sull’energia e il clima, la Dichiarazione G8Africa "Un partenariato rafforzato G8-Africa su acqua e igiene di base" e la Dichiarazione congiunta sulla Sicurezza Alimentare Globale "L’Aquila Food Security Initiative" (AFSI).
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l fondo di aiuti da destinare all’Africa, dopo le sessioni di lavoro con i Paesi Africani, aumenta da 15 a 20 miliardi di dollari in tre anni. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa di chiusura del Vertice G8 dell’Aquila. La sicurezza alimentare e gli aiuti ai Paesi Africani erano i temi cruciali della terza e ultima giornata del Vertice, che ha visto sedersi allo stesso tavolo 40 delegazioni. Altro “grande successo” del Vertice aquilano, è stato l’accordo sul clima ha sottolineato il Presidente Berlusconi evidenziando le “importanti aperture” di Paesi come la Cina e l’India, disposti ad alcuni impegni concreti. Berlusconi ha sottolineato anche il cambiamento della politica sul clima della nuova amministrazione americana, che insieme all’Europa vuole impegnarsi nella lotta al riscaldamento globale. Dai leader del mondo riuniti all’Aquila arriva anche un “chiaro messaggio di fiducia e speranza per i cittadini”, di fronte ad una crisi finanziaria che “si è ormai sfogata”, almeno nella sua parte economica. I leader - ha aggiunto il Premier - hanno manifestato “disapprovazione per la ripresa delle speculazioni internazionali”, dando mandato alle Istituzioni finanziarie internazionali di intervenire. Si è parlato quindi
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della necessità di introdurre un nuovo codice di leggi e regole accettato da tutti, universalmente valido e basato su tre principi: il diritto di proprietà, il valore dell’etica e della morale e la trasparenza. Per uscire dalla crisi serve la libertà di commercio, ha sottolineato il Premier, parlando del blocco dei negoziati sul commercio di Doha. Il G8 ha dato mandato a Pascal Lamy, direttore del WTO (World Trade Organization) di convocare a settembre i ministri competenti per poter portare le relative decisioni al G20 di Pittsburgh. “Unanimità” è stata espressa dai grandi della terra anche sui temi internazionali, in particolare sull’Iran. Nei confronti del quale è emersa dalle riunioni una dichiarazione ferma, che ha escluso al momento sanzioni, ma che definisce “tempi di dialogo non troppo estesi”. Berlusconi ha ricordato che a orientare le decisioni del G8 sono state le importanti conclusioni del vertice Usa-Federazione Russa. Sul problema della governance mondiale e delle strutture e migliori per affrontarla, Berlusconi ha ribadito che “tutti i formati, dal G8 al G14 al G20, sono validi” ma un formato più ampio e l’impegno congiunto delle grandi economie emergenti, non può che rafforzare l’azione dei Paesi G8. ■
LA PAROLA A …
G8 & MEF
CONCORDANO SUI 2 GRADI: LA PALLA PASSA A COPENAGHEN
SI SONO CHIUSI IL 10 LUGLIO ALL’AQUILA I TRE GIORNI DI LAVORO DEL G8, CHE INCLUDEVANO NELLA GIORNATA DI GIOVEDÌ ANCHE IL MEF (MAJOR ECONOMY FORUM), INCONTRO VOLUTO DA BARACK OBAMA PER RACCOGLIERE INTORNO AL TAVOLO I 16 PAESI RESPONSABILI DI PIÙ DELL’80% DELLE EMISSIONI MONDIALI DI CO2. di Daniele Pernigotti, Biologo
IL NUOVO IMPEGNO A CONTENERE ENTRO I 2°C L’INNALZAMENTO DELLA TEMPERATURA
serire, scatenando le ire dell’India e degli altri paesi in via di sviluppo, il solo obiettivo di riduzione globale del 50%, evitando di far
Il documento finale del G8 ribadisce l’importanza di mantenere l’innalzamento della temperatura sotto i 2°C attraverso una riduzione sostanziale delle emissioni a livello globale. Si tratta di un passo importante in direzione della Conferenza di Copenhagen di dicembre dell’UNFCCC, che viene ribadito essere il tavolo di negoziazione principale. La portata dell’impegno sembra però essere sfuggita a una buona parte dei media nazionali, che in molti casi non hanno saputo leggere l’esito del G8 e del MEF all’interno del processo negoziale di Copenhagen, così come è ormai universalmente riconosciuto, dopo il cambio di direzione degli USA, con Obama. Proprio i 2 °C erano stati, meno di due anni fa, nella Conferenza di Bali dell’UNFCCC, uno dei punti importanti di discussione, vista l’impossibilità di riferire dati precisi del IV Rapporto IPCC all’interno della Bali Action Plan, cosi come avrebbe gradito la Ue. Davanti all’indisponibilità di alcuni paesi, tra cui gli USA, l’unica via di uscita di allora fu di inserire un riferimento non nel testo principale, ma solo come nota al documento. Ora il G8, così come il testo del MEF, ribadendo la volontà di mantenere l’innalzamento della temperatura al di sotto dei due gradi riconosce, seppure in modo esplicito solo per il lungo periodo (2050), il percorso proposto dal IV Rapporto IPCC. L’accordo tra i paesi del G8 (non presente però nel documento del MEF) esplicita la volontà di ridurre le emissioni entro il 2050 dell’80% per i paesi sviluppati e del 50% a livello globale. Anche se il testo non è preciso nel definire gli obiettivi (non definisce ad esempio rispetto a che anno di partenza è da considerare l’impegno del 50 % di riduzione delle emissioni globali), non va dimenticato che il tavolo negoziale del G8 non è vincolante, porta solo a dichiarazioni politiche, che però definiscono degli indirizzi generali futuri dei paesi G8. Altra cosa è il tavolo negoziale dell’UNFCCC che definirà gli impegni nel dettaglio, a Copenhagen.
assumere delle responsabilità dirette ai paesi sviluppati. All’Aquila il cambio di direzione di Obama è stato invece netto. Il presidente americano ha voluto fortemente che nel documento finale comparisse anche l’impegno di riduzione dell’80% per i paesi sviluppati. Ciò che è sicuramente assente nel documento del G8 è l’impegno di riduzione dei paesi sviluppati per il 2020, che l’IPCC propone in un range variabile dal 25 al 40%. Anche in questo caso, però, non bisogna dimenticare che l’Aquila è solo un momento negoziale intermedio e, come ricorda Fredrick Reinfeldt, primo ministro svedese e nuovo presidente di turno della Ue, la trattativa finisce solo all’ultima ora della Conferenza di Copenhagen. I capi di governo del G8 e del MEF riconoscono nei loro documenti finali anche le responsabilità che le attività umane hanno sulla modifica del clima e di conseguenza sui danni che mettono a rischio non solo l’ambiente e l’ecosistema, ma la base stessa della nostra prosperità presente e futura. Posizione questa che di fatto sconfessa in pieno le molte voci della maggioranza di governo in Italia, culminata questa primavera nell’approvazione di una discutibile mozione del Senato, in cui veniva messa in discussione la responsabilità umana sui cambiamenti climatici.
IMPORTANTE PASSO AVANTI RISPETTO AL PASSATO Anche in questo caso si evidenzia un passo avanti rispetto al G8 di Hokkaido dello scorso anno. In quel caso Bush aveva voluto in-
LA TRANSIZIONE VERSO UN’ECONOMIA A BASSO CONTENUTO DI CARBONIO Nel documento finale del G8 è richiesta una transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio, che deve necessariamente coinvolgere anche i paesi che stanno attuando il loro processo di sviluppo. Per consentire ciò è necessario facilitare il trasferimento di tecnologie verso i paesi in via di sviluppo attraverso l’eliminazione o la riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie ed intervenendo anche a livello dei diritti di proprietà intellettuale. Altro tema presente nel documento finale è quello del mercato del carbonio su cui sempre Reinfeldt aveva manifestato in apertura del G8 un particolare interesse. L’obiettivo, che ha trovato il forte interesse degli USA, è quello di creare un unico mercato internazionale della CO2, già esistente oggi nella Ue, al fine di innescare un ciclo virtuoso attraverso il riconoscimento economico per chi decide di investire in efficienza energetica. ■
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SALUTE, DAL G8
L'ENNESIMA DELUSIONE
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NUMERO 5 - LUGLIO 2009 ■
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rafforzare i sistemi sanitari, l’indicatore di 2,3 operatori sanitari ogni 1000 abitanti incluso nel Comuniqué dello scorso anno è ancora lontanissimo. Nei prossimi 10 anni servono altri 26,4 miliardi di dollari solo per la formazione di personale nell’Africa sub-sahariana, se si vuole coprire l’attuale carenza di 1,5 milioni di operatori sanitari”.“L’assenza totale di accenni alla crisi finanziaria che il Fondo Globale contro AIDS, tubercolosi e malaria attualmente deve affrontare è sbalorditiva e allo stesso tempo grave”, commenta Stefania Burbo dell’Osservatorio Italiano AIDS, rete di 21 ong italiane e internazionali impegnate nella lotta contro l’HIV/AIDS.“Soprattutto – continua Burbo - se consideriamo che questo meccanismo di finanziamento della lotta contro le tre pandemie è stato lanciato proprio al precedente G8 italiano, quello di Genova 2001, quando Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio. In ben due punti del comunicato si riconosce il ruolo fondamentale che il Fondo Globale ha assunto in questi 8 anni di vita, divenendo il primo strumento di finanziamento di programmi contro l’AIDS, e si invita il FG a continuare a sostenere i sistemi sanitari nei paesi in via di sviluppo. In nessun punto, però, si fa riferimento al gap di risorse, pari a 3 miliardi di dollari, cui il FG deve far fronte per finanziare programmi per il 2009 e il 2010. Ci sono programmi già approvati in attesa di essere avviati che, senza un esborso aggiuntivo da parte dei donatori, rischiano di rimanere solo sulla carta. Si tratta di attività fondamentali per non arrestare il trend positivo avuto finora dal FG e per salvare centinaia di migliaia di vite umane”. “Manca anche un piano per il raggiungimento dell’Accesso Universale per le cure dell’AIDS. La scadenza del 2010 è alle porte e l’obiettivo – per il quale i G8 si sono impegnati la prima volta nel 2005 - non sarà raggiunto”, sottolinea Birte Rodenberg di Action against AIDS Germania. “Nel 2008 su quasi 10 milioni di persone bisognose della terapia antiretrovirale, solo 3 milioni vi hanno avuto accesso”. ■
BIOECOGEO
e Ong impegnate in campo sanitario bocciano il documento degli Otto su Africa e sviluppo. Nessuna azione concreta nemmeno di fronte alla minaccia di una gravissima crisi sanitaria a seguito del tracollo dell’economia mondiale. “Un comunicato molto deludente, con gravi lacune. Nonostante la crisi, avremmo voluto vedere uno sforzo maggiore per sostenere la salute globale”. Il giudizio delle organizzazioni italiane e internazionali che lavorano nel campo salute nel Sud del mondo sul comunicato ufficiale del G8 su Africa e Sviluppo è decisamente negativo. “Non c’è traccia, tanto per cominciare, di un piano di esborso dei 60 miliardi di dollari che dovrebbero essere versati, entro il 2011, per le principali malattie infettive – AIDS, tubercolosi e malaria - e per il rafforzamento dei sistemi sanitari, come annunciato al G8 di Heilegendamm del 2007 e ribadito al vertice di Toyako l’anno scorso – dichiara Annalisa Stagni di Action for Global Health, rete europea di ong -; vogliamo vedere una roadmap che spieghi con che tempi e con che modalità i paesi del G8 intendono versare questi soldi, che sono solo il minimo indispensabile per far fronte alle gravi carenze dei sistemi sanitari nei paesi in via di sviluppo”. L’impatto della crisi economica nei paesi del Sud rischia di essere catastrofico se i governi dei paesi ricchi, e quelli del G8 in primis, non contribuiranno a rafforzare i sistemi sanitari, inclusi i servizi per la salute sessuale e riproduttiva, e a combattere le pandemie. Per evitare una crisi sanitaria che minerebbe non solo il fondamentale diritto alla salute, ma anche la crescita economica dei paesi più poveri, è assolutamente necessario sostenere i sistemi sanitari pubblici - incluso il personale sanitario – sui cui i cittadini del Sud del mondo faranno sempre più affidamento man mano che la povertà aumenta, mandando al collasso le già fragili strutture. “Il documento ufficiale – osserva Masaki Inaba di Africa Japan Forum - riguarda i sistemi sanitari: nonostante si sottolinei la necessità di
INSERTO SPECIALE G8
Comunicato Stampa AZIONE PER LA SALUTE GLOBALE Network Europeo di ONG ed Enti di Volontariato
ECOAMBIENTE
endemico, strutturale. Per questo motivo c’è bisogno di idee nuove da mettere sul tavolo. L’Environmental Institute della Princeton University ha appena pubblicato un interessante studio – “Sharing Global CO2 Emissions Among 1 Billion High Emitters” - che contiene il germe copernicano per eccellenza. Sembra in grado di ribaltare perfettamente la prospettiva che si è imposta, com’è noto senza particolari fortune, per anni. Si tratta dell’assunzione di responsabilità: il target in questo caso si sposterebbe dai singoli Paesi (o da gruppi di Paesi), ai singoli individui. L’assunto da cui i ricercatori di Princeton, il fisico Shoibal Chakravarty e l’economista Massimo Tavoni, sono partiti, è che nel 2008 la metà delle emissioni di gas dannosi è stato prodotto da circa 700 milioni di persone nel mondo. Certo, la maggior parte delle quali risiedono nei Paesi più sviluppati, ma non solo. E inoltre, all’interno delle cosiddette “potenze” mondiali, non tutti consumano, e inquinano, allo stesso modo. I comportamenti più a rischio, quelli legati a un lifestyle ad alta produzione di emissioni, appartengono a taluni più che ad altri. Con enormi differenze individuali, anche all’interno dello stesso Paese, anche all’interno della stessa città. È evidente che chi si sposta in aereo decine
di volte nel corso di un anno, possiede grandi case da scaldare e/o raffreddare, utilizzi automobili più potenti, avrà un impatto ambientale di un certo tipo. Chi conduce un tipo di vita più “attento”, ne avrà un altro. Secondo i ricercatori di Princeton, viste le difficoltà che i grandi leader hanno nello stringere accordi operativi che, di fatto, imbrigliano reciprocamente i propri Paesi in materia di consumi e, quindi, di sviluppo economico, spostando il mirino di qualche centimetro, si otterrebbero i risultati sperati. Se, per esempio, ci si accordasse nello stabilire che le percentuali di emissioni totali nel 2030 dovrebbero essere non superiori a quelle attuali, considerando l’aumento demografico e il crescente accesso ai consumi da parte dei cittadini dei Paesi in via di sviluppo, si potrebbe calcolare il limite massimo pro-capite di emissioni tollerabili. Nel caso di esempio, l’asticella sarebbe posizionata a 11 tonnellate di anidride carbonica l’anno, il che permetterebbe di spalmare i consumi su un miliardo di persone, quelle che nello studio vengono definite “high emitters”, grandi inquinanti. Allo stato attuale, la media di anidride carbonica prodotta da ciascun abitante della Terra è di cinque tonnellate l’anno,
con i cittadini dell’Unione Europea a circa 10 tonnellate e gli statunitensi a 20. È evidente che è proprio da qui che si dovrebbe cominciare a tagliare, dai singoli individui dei Paesi più sviluppati. E, all’interno di questi, dai singoli individui che conducono uno stile di vita completamente eco-incompatibile. La strada che abbiamo davanti è segnata: i cittadini dei grandi Paesi in crescita, Cina e India su tutti, consumeranno e inquineranno in modo esponenzialmente superiore a oggi, e non c’è nulla che si possa fare per impedirlo. Continuare a perdere tempo prezioso alla ricerca di un accordo perfetto per il proprio Paese e negativo per gli altri è inutile: non accadrà mai. L’unica cosa saggia da fare è considerare l’enorme quantità di informazioni di cui disponiamo e sfruttarle al meglio. E se spostare l’attenzione sulle responsabilità individuali piuttosto che su quelle collettive può essere una mossa premiante in vista di accordi che comunque non è più possibile procastinare nel tempo, allora ben venga questo cambio di prospettiva. D’altra parte, come Copernico insegna, a volte le soluzioni si ottengono soltanto mettendo in discussione gli assunti di partenza. ■
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BIOEVENTI
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BIOEVENTI
CONGRESSO
BIOECOGEO UNA 10-ORE AD ALTA INTENSITÀ, CON IL MAGAZINE A FAR DA SFONDO AL PROTAGONISTA ASSOLUTO DELL’INTERO DIBATTITO: L’AMBIENTE di Alessandro Giberti
uella del 9 giugno 2009 è stata una giornata importante. Importante per la rivista che avete tra le mani in questo momento, con la celebrazione del primo congresso della giovane storia di BioEcoGeo, ma importante soprattutto per i contenuti che hanno riempito quella giornata. Una 10-ore ad alta intensità, con il magazine a far da sfondo al protagonista assoluto dell’intero dibattito: l’ambiente. E cioè il mondo, e cioè tutti noi. Educazione ambientale, climate change, consumi energetici, progettazione del territorio, agricoltura biologica, bioedilizia, riduzione dell’inquinamento delle automobili e turismo responsabile sono stati i capitoli più importanti affrontati il 9 giugno. Con lo stile di BioEcoGeo, notizie e protagonisti al centro, e tutto il resto fuori dalle quinte. Mettere al centro dell’attenzione l’ambiente significa cominciare con il peccato originale. Lo sfruttamento dissennato che l’umanità ha operato nei confronti di ciò che la circonda. “Negli ultimi due secoli –
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INGRESSO SALA “COLLINA”
ha ricordato Vincenzo Balzani, professore di Chimica Generale all’Università di Bologna e autore del libro “Energia per l’astronave Terra”, premiato con il Premio Galileo 2009 – l’uomo ha scoperto e utilizzato a piene mani i tesori nascosti nelle viscere della Terra, i combustibili fossili. È iniziata così una nuova era che, se da un lato ha migliorato la vita di una piccola parte dell’umanità, dall’altro ha causato gravi danni sia alla salute dell’uomo, sia all’integrità dell’ambiente”. Nessuno (o quasi) ormai nega più l’impatto negativo che alcune attività umane hanno avuto sul pianeta. Ma è una conquista recente. Recentissima, per dirla con Stefano Caserini, docente presso la sezione ambientale del Politecnico di Milano, e autore di diversi libri sul “negazionismo climatico”. Nel suo intervento, Caserini ha ricordato l’incredibile opera di mistificazione della realtà operata dai media per decenni sulle tematiche ambientaliste. Ora che la verità è sotto gli occhi di tutti, sono arrivati anche i titoli dei giornali. “È da decenni che il pianeta si sta scaldando, ha
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BIOEVENTI
SOPRA: UN MOMENTO DELL’INTERVENTO DI ALDO BOTTOLI A FIANCO: ALDO BOTTOLI E RICCARDO MARIA PESSINA SOTTO: STANDS PRESENTI ALL’EVENTO
raccontato Caserini alla platea del convegno. È più calda l’atmosfera e sono più caldi gli oceani. I dati ormai sono tanti: le osservazioni e le proiezioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Chanhe (Ipcc), l’organismo scientifico dell’Onu sui cambiamenti climatici, ha reso ancora più chiaro che il pianeta dovrà affrontare nei prossimi anni un surriscaldamento senza precedenti nella storia della Terra”. Limitare il global warming sarà compito dell’uomo. Impegni immediati potrebbero permettere di contenerlo a circa 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Con politiche sbagliate, la temperatura potrebbe aumentare anche di 5-6°C. Abbandonare gradualmente i combustibili fossili è l’opzione del futuro. Ma a favore di che cosa? In base alle conoscenze attuali, ci sono solo due possibilità: l’energia nucleare e l’energia rinnovabile. Secondo il professor Balzani, “la scelta del nucleare sarebbe un grave errore per molti motivi: pericolosità degli impianti, il problema delle scorie radioattive, la stretta connessione tra nucleare civile e nucleare militare, esposizione ad atti di terrorismo, enormità degli investimenti finanziari, aumento delle disu-
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guaglianze tra Paesi ricchi e Paesi poveri”. Per la verità è esattamente la scelta che l’Italia ha appena deciso di prendere, ma pazienza. Sappiamo fin troppo bene che nel nostro Paese non esistono scelte irrevocabili. Certamente sarebbe stato più saggio puntare tutto sulle fonti di energia rinnovabili. Ma un quinquennio fa. Oggi siamo già in ritardo, già impossibilitati a mantenere i patti contratti con la Ue per il 2020. Avremmo bisogno di più volontà politica e di un’enorme mole di investimenti. Soprattutto sul solare.“Il sole – ha concluso Balzani – è una stazione di servizio inesauribile, che fornisce energia gratuitamente, in modo abbondante e senza sostanziali discriminazioni tra le varie nazioni della Terra. L’energia solare, quindi, non può essere motivo di guerre, né di atti terroristici; a differenza del nucleare non lascia indesiderabili eredità alle generazioni future. Infine il suo uso, non richiedendo tecnologie complesse, può facilmente essere esteso ai Paesi meno progrediti”. E allora perché non ci si gioca tutto? Perché sentiamo parlare di reattori nucleari di III e IV generazione – il che, nell’opinione di chi scrive, può anche andare bene a ec-
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cezione che si abbandoni quel fastidioso manicheismo aprioristico tipico del confronto dialettico sul nucleare nel nostro Paese -, e non di un “piano verde” alla Obama? Probabilmente è un problema culturale. Ed ecco perché l’educazione ambientale è una carta così decisiva per il futuro. Ce ne ha parlato Maria Antonietta Quadrelli, responsabile nazionale dell’ufficio educazione del WWF, che ha patrocinato la giornata – insieme a Regione Lombardia e Coldiretti – del 9 giugno. L’educazione all’ambiente, che poi è un’educazione verso l’ambiente, è importante nella misura in cui riuscirà a modificare gli stili di vita e di consumo occidentali. È fondamentale che si cominci presto, dalla scuola primaria, ma è necessario che tutti gli attori sociali siano coinvolti: le famiglie, le associazioni, i Governi, i media. Soltanto un cambiamento copernicano di prospettiva in grado di investire gli aspetti più comuni della vita quotidiana di tutti potrà portare a un miglioramento culturale in senso filo-ambientale. Ecco perché non sono affatto da sottovalutare tutt’altro, sono piuttosto da esaltare - le diverse applicazioni reali in cui si manifesta il volere bene all’ambiente e a chi ci abita. Pensiamo per esempio alle potenzialità della bioedilizia. Al convegno di BioEco-
Geo era presente uno dei più importanti produttori di case bio-ecologiche a basso consumo energetico, la Kager. Oppure pensiamo all’importanza di modificare quell’immaginario consumistico da boom anni Ottanta, tarato su enormi automobili super-inquinanti. In questo senso è apprezzabile che grandi multinazionali del settore abbiano capito che il modello vincente non può più essere quello del passato. Ce ne ha parlato Alessandra Casetta, marketing manager di Tenneco, colosso americano che commercializza i marchi Monroe e Walker: ammortizzatori, sospensioni e catalizzatori. Oppure, infine, pensiamo al fascino di un turismo un po’ più cerebralmente attivo rispetto, anche qui, ai modelli che si sono imposti in questi decenni. Enrico De Luca, dell’agenzia viaggi cooperativa Viaggi e Miraggi, ha raccontato un modo di viaggiare diverso dal solito, ma accessibile a tutti. Un tipo di viaggio verso i Paesi più poveri che perde quella fastidiosa connotazione un po’ colonialista del vedo-ma-non-tocco. Viaggiare alla stessa altezza di coloro che si va ad incontrare, scambiare una vera conversazione, trascorrere una giornata insieme, e aiutare in modo responsabile, potrebbe essere qualcosa a cui, una volta abituati, si fatica a rinunciare. ■
DALL’ALTO: COFFEE BREAK A SEGUIRE GIORGIO SAPORI, MARCO COLUMBRO E STEFANO CASERINI SOTTO: VEDUTA DEGLI STANDS ALLESTITI NELLA SALA GIARDINO
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BIOEVENTI
ESPOSIZIONE VILLAGGIO SAPORBIO MILANO, PARCO SEMPIONE A FIANCO: MARCO COLUMBRO NEI PANNI DI “CARO MAESTRO” PRESENTAZIONE DEL LIBRO “buonappetitomilano2009” DI RICCARDO NAJ-OLEARI
MARCO COLUMBRO IL BIOLOGICO: UNA SCELTA RESPONSABILE PER IL FUTURO Quando la natura e la terra chiamano ad un ritorno alle origini, quando la coscienza dell’Io opera una profonda autoriflessione in termini spirituali, quando si comprende che lo stile di vita può migliorare seguendo una coscienza più sensibile a ciò che ci circonda, allora il cambiamento è inevitabile e radicale. È quello che è successo a Marco Columbro, famoso attore e presentatore, divenuto volto del mondo biologico italiano con SaporBio, manifestazione che promuove la cultura bio-ecosostenibile e l’idea di un benessere che si nutre di cibi sani e di spiritualità. Nel 1994 un viaggio in Tibet cambia la sua visione del mondo e il suo approccio alla vita. L’incontro con la filosofia buddista, con la meditazione e la voglia di ristabilire un contatto con la natura e le forze spirituali dentro e fuori l’uomo, lo spingono alla ricerca del benessere psicofisico anche attraverso una corretta e sana alimentazione.
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MILANO SAPORBIO UN SUCCESSO DI PUBBLICO A SOSTEGNO DI UN BIOLOGICO SEMPRE PIÙ BUONO E DI QUALITÀ di Valentina Gravina
l congresso di BioEcoGeo del 9 giugno 2009, hanno partecipato come testimonial esclusivi dell’evento Marco Columbro e Stefania Santini, da anni impegnati nella diffusione di uno stile di vita naturale basato sul rispetto per l’ambiente e i sapori genuini della nostra terra. Marco Columbro durante il suo intervento ha posto l’attenzione sulla neces-
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sità di un’educazione all’acquisto e sul paradosso italiano legato all’agricoltura biologica. L’Italia è infatti uno dei più grandi produttori di alimenti biologici d’Europa, ma gli italiani inspiegabilmente non li consumano. Significa che produciamo bene, ma consumiamo male! “Primo passo da compiere per ovviare a questo paradosso”, continua il famoso presentatore,“è semplicemente iniziare a
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leggere le etichette al supermercato”.
(NaturaSì, SuperPolo, Mopur, Muscolo di
solo da famiglie ma anche da moltissimi
Sempre più spesso infatti pensiamo di
Grano, Probios, Organic Oils, Milanesi) e
giovani incuriositi dalla tematica e dal
comprare prodotti semplici o naturali,
tantissimi prodotti e servizi ecologici per
programma ricco di appuntamenti. Il
che poi, alla luce della lunghezza delle
un futuro sostenibile (Cerchi nel Grano,
parco ha offerto ai ragazzi sana alimen-
loro etichette, appaiono composti da
Calze Natura, Natural Baby). Un incontro
tazione, attività legate al benessere e di-
una moltitudine di ingredienti (coloranti,
di passioni, di interessi, di valori che, si-
vertimento fino a sera, con le risate di
conservanti…) che di naturale non
nergicamente, ha reso Milano SaporBio
EcoCabaret e il coinvolgente new sound
hanno nulla.
un grande momento di ribalta per la
dei Triad Vibration, gruppo emergente
“L’educazione al mangiar sano è dun-
produzione bio e i modelli ecosostenibili
nel panorama musicale italiano. In una
que il punto di partenza, ed il target su
presentati.
città come Milano la manifestazione ha
cui concentrare le nostre energie sono i
A supporto anche la particolare atten-
richiamato moltissimi turisti che hanno
bambini che, per una crescita equili-
zione che i media hanno dimostrato al-
potuto assaporare tutta l’italianità di ot-
brata, hanno bisogno di elementi natu-
l’evento, dalle tv alle radio, dai quoti-
timi prodotti biologici, dalla pasta al
rali.” Ed ecco spiegato perché Marco
diani e magazine alla stampa specialista.
pane, dall’olio al vino, a dimostrazione
Columbro è rientrato nei panni di “Caro
Nel Villaggio Bio-Ecologico, le oltre 40
dello stato di salute di un comparto sim-
maestro” e conduce di anno in anno il
aziende impegnate nel promuovere il bio
bolo del connubio tra rispetto per l’am-
suo SaporBio, mettendo alla prova i bam-
come alternativa consapevole, hanno
biente e genuinità. Un ottimo modo per
bini e insegnando loro che non c’è cosa
registrato ottime vendite, confermando
presentare il biologico italiano che vanta
più importante del mangiare sano, per-
l’attenzione che i consumatori riservano
in Europa il primo posto per produzione e
ché tutto ciò che viene inghiottito si tra-
a questo settore. Una dimostrazione in li-
terre coltivate.
sforma in sangue e diventa parte di noi.
nea con il trend positivo vissuto dal bio-
Un bilancio che supera le previsioni iniziali
SaporBio saluta dunque con entusiasmo
logico che, malgrado la crisi e lo stallo su-
confermando che la manifestazione,
la sua terza edizione festeggiando gli ot-
bito dall’agricoltura convenzionale, risulta
ideata da Marco Columbro e Stefania
timi risultati raggiunti. Nella tre giorni di
invece in costante crescita in Europa e
Santini per avvicinare il grande pubblico
Parco Sempione (Milano), all’interno
Oltreoceano.
ad una cultura di nicchia basata sulla
della manifestazione PInC (Parco in Co-
Un successo generale che già nel primo
“tipicità” e genuinità del prodotto, è di-
mune), l’appuntamento con il bio si è
giorno, in occasione della presentazione
ventata un vero appuntamento fisso per
trasformato in una grande rassegna del
del libro di Riccardo Naj-Oleari, buonap-
operatori del settore e per consumatori
viver sano e naturale, con un’affluenza di
petitomilano2009, ha ricevuto l’attenzione del mondo della ristorazione milanese e della stampa con circa 350 ospiti presenti alla Sala Appiani dell’Arena Civica. Il pubblico che ha trascorso il weekend insieme a SaporBio era composto non
attenti al proprio benessere.
circa 100.500 presenze. Merito di una location perfettamente integrata all’evento con musica, spettacoli e attività per i piccoli, degustazioni offerte dalle migliori aziende biologiche
Un traguardo che stimola a guardare con più ottimismo e fiducia il futuro per rispondere ad un pubblico che chiede di coniugare sicurezza alimentare, tutela ambientale e sostenibilità.
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BIOFOOD
BROOKLYN DOVE IL LOCAL FOOD CREA LAVORO IL SIGNOR DORJEE TSERING OGNI SABATO SI ALZA PUNTUALE ALLE QUATTRO DI MATTINA, CARICA IL FURGONE DI FRUTTA E VERDURA DEL SUO ORTO, INSERISCE UNA VECCHIA CASSETTA DI BOB DYLAN NEL MANGIANASTRI E SCENDE A PARK SLOPE IL CUORE DELLA BROOKLYN BENE di Damiano Beltrami
a sigaretta ancora accesa, Tsering parcheggia e scende con un balzo. Dispone i prodotti e prepara il banchetto al mercatino biologico più trendy di New York. "Tutto quello che vendo lo produco io" racconta Tsering mentre il quartiere si anima e neonati vestiti griffati fanno capolino tra case tinteggiate di fresco e giardini dalle siepi scolpite. I mercatini dei cibi prodotti localmente, chiamati farmer's market o greenmarket, sono sempre più popolari. Nei weekend sono un formicaio di eco-clienti che, dopo lo shopping biologico, assaggia prelibatezze ottenute con ingredienti locali a chilometri zero. E basta entrare in un ristorante come General Green nella zona di Fort Greene per rintracciare nei menù stampati su carta riciclata uno stuolo di prodotti come il "formaggio di Brooklyn". I clienti si godono raffinate portate “verdi”. Salvo diventare scuri in volto alla fine, quando vedono il conto. Ma in un momento in cui il tasso di disoccupazione continua a salire - sfiorava il 9 per cento ad aprile - il business del cibo prodotto localmente può davvero creare
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posti di lavoro, contribuendo a rilanciare l’economia newyorkese e americana? Il signor Fred Kirschenmann, allevatore di bestiame figlio d'arte e dirigente del Burns Center for Food and Agriculture con sede a Pocantico Hills, New York, è ottimista: “Muovere gli alimenti da Stato a Stato non può essere la ricetta per il futuro; i costi di trasporto stanno aumentando in modo imbarazzante", dice. "Se però coinvolgiamo più gente nella produzione e nella distribuzione del cibo coltivato in loco, creiamo inevitabilmente impiego". “Localizzare può migliorare la qualità della vita, ridurne i costi e creare ricchezza nel quartiere," spiega Michael Shuman, direttore della Ricerca alla Business Alliance for Local Living Economies, un'organizzazione che fa incontrare imprenditori, economisti, amministrazione locale e agricoltori. Shuman ha recentemente completato uno studio sull'economia del cibo prodotto localmente a Detroit per conto della Fair Foud Foundation. Dalla ricerca risulta che se il 20% del cibo comprato dai residenti fosse prodotto localmente, si cree-
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rebbero ben 5.000 posti di lavoro. Sempre secondo Shuman, New York City è particolarmente adatta ad innescare una vivace economia del cibo locale perché ci sono molte fattorie e abbondanza di terra nella zona settentrionale dello Stato, senza contare quella nei vicini Connecticut e Pennsylvania. Quindi il miglior modo di rendere “locale” l’economia americana per Shuman è investire di più nella produzione di cibo local e facilitare la formazione di piccoli business invece di grandi aziende. "Il settore food è il primo tassello della rivoluzione locale,” ha detto Shuman. “ È la prima cosa che la gente vuole comprare local”. Alcune organizzazioni pro cibo locale si stanno attivando per gettare le basi di una cultura del mangiar local. Lo scorso dicembre, lo Stone Burn Center ha tenuto una conferenza per giovani interessati a saltare su un trattore e far partire una fattoria. Più di cento capitani coraggiosi si sono presentati per imparare tutto quello che non avevano mai osato chiedere: da dove si compra la terra a come si rimpinza un maiale. “Per molto tempo ci siamo raccontati che coltivare era un hobby e la terra dedicata alla coltivazione era terra persa,” ha detto Kirschenmann.“Ma l’entusiasmo che si respirava a questo meeting testimonia il contrario.” Alex Villani, un signore dalla barba candida e incolta, fondatore dell’impresa Blue Moon Fish, pesca al largo della costa di Norfolk, a Long Island. Ogni giorno confeziona pesce fresco e lo trasporta a New York per venderlo negli eco-mercatini. Quando ha cominciato a lavorare nel ramo 21 anni fa, i greenmarket rappresentavano circa il 20% del suo giro d’affari. Oggi superano il 90%. Tutto vero. Eppure, benché l'idea di aprire una fattoria sia per molti affascinante, in pratica non è uno scherzo. Ci provano in parecchi, ma una buona parte tralascia per mancanza di capitale, di terra o per difficoltà nel trovare i mercatini giusti in cui vendere la merce. La carenza di parcheggio a New York e le modeste infrastrutture – difficile accesso all’acqua, insufficiente spazio nei magazzini e impianti elettrici precari – sono altri problemi che frenano persone potenzialmente interessate al business del local food, se-
condo un recente studio commissionato dal Presidente della Città di Manhattan Scott Stringer. Senza scordare la mancanza di una rete di distribuzione regionale che colleghi agricoltori diretti, mercatini e negozi. L'Hunts Point Food Cooperative nel Bronx, uno dei più grandi mercati all'ingrosso d’America, è l’esempio di un meccanismo distributivo arrugginito e da rinnovare. L'anno scorso l'ufficio di Stringer ha lanciato la Go green Harlem initiative che, tra le altre cose, promuove eco-mercatini ad Harlem ed altri quartieri a basso reddito dove ci sono alte percentuali di diabetici e obesità spaventose, malattie spesso causate da una dieta poco variata. "L'economia non crescerà fino a quando non si comincerà a pensare locale" spiega Stringer. "New York ha sofferto la perdita di moltissimi posti di lavoro nel settore manifatturiero, lavori che pagavano bene e assicuravano una discreta qualità della vita a migliaia di famiglie. L'economia verde ci permette di continuare su quella linea e può diventare il prossimo grande comparto in cui investire”. ■
E IN ITALIA? Coldiretti, ormai da anni, attraverso Fondazione Campagna Amica, ha voluto dare un nuovo volto all’agricoltura del nostro paese. Tra le attività svolte, vi è anche la promozione e l’organizzazione dei mercati di vendita diretta, i farmer market, oggi Mercati di Campagna Amica. (Per conoscere le date e i luoghi dei mercati visitate www.bioecogeo.com). L’obiettivo principale del progetto è diretto verso due direzioni distinte ma complementari: da un lato, ridurre al minimo le emissioni di sostanze inquinanti, dall’altro avvicinare, attraverso il contatto diretto, i produttori agro-alimentari ai consumatori, riducendo al minimo la lunga e articolata filiera commerciale e, di conseguenza, la crescente inflazione data dall’aumento dei costi di trasporto. Attraverso la nuova ti-
pologia di mercato, che ormai vanta una capillare diffusione sul territorio nazionale e regionale, è possibile il raggiungimento di obiettivi di grande rilievo: ■ valorizzazione del territorio ■ valorizzazione dei prodotti tipici ■ rapporto diretto tra produttore e consumatore con la garanzia di un prodotto di qualità certificata ■ certezza sulla qualità e la provenienza dei prodotti ■ tracciabilità dei prodotti ■ rispetto della stagionalità ■ educazione alimentare ed ambientale ■ recupero delle tradizioni culturali e alimentari ■ riduzione di emissioni di anidride carbonica (si calcola un risparmio di anidride carbonica di circa
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1000 kg per famiglia) difesa del patrimonio dei boschi, dei fiumi, dei laghi e del territorio diffusione di una rete informativa capillare su cibo, produzione, prezzi lotta alla contraffazione promozione di un virtuoso stile di vita.
INFO: www.campagnamica.it www.lombardia.coldiretti.it Federazione Regionale Coldiretti Lombardia Via Filzi, 27 - 20100 Milano Tel. 02 97094511 - Fax 02 6704486
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GANSEVOORT SLOW STAIR, ALL’ANGOLO TRA GANSEVOORT STREET E WASHINGTON STREET, IN DIREZIONE NORD A LATO: THE HIGH LINE SI TROVA NEL WEST SIDE DI NYC. IN VERDE LA PRIMA PARTE (SECTION 1) APPENA INAUGURATA, LA SECTION 2 APRIRÀ NEL 2010 MENTRE LA SECTION 3 È ANCORA IN CORSO DI PROGETTAZIONE
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ECOPROGETTI
THE HIGH LINE RICONVERSIONE INDUSTRIALE NEL WEST SIDE IN UNA CITTÀ IPER-COSTRUITA E IPER-AFFOLLATA, DOVE GLI SPAZI VERDI NON SONO MAI ABBASTANZA, ECCO COME SI PUÒ RISOLVERE IL PROBLEMA: PRENDERE UNA STRUTTURA ABBANDONATA E RIDARGLI NUOVA VITA di Laura Molteni n progetto che veste perfettamente la città di New York, integrandosi in essa e modificandola allo stesso tempo: ecco cosa suggerisce l’opera di riqualificazione urbana “The High Line”. Si tratta di un parco molto particolare, dall’aspetto solo in apparenza selvatico (molti sono stati i designer e gli architetti coinvolti), realizzato recuperando una vecchia struttura abbandonata, un ponte ferroviario edificato negli anni ‘30. La costruzione del cavalcavia fu acconsentita poiché dal 1847, anno in cui i treni iniziarono a circolare in città, molti furono gli incidenti avvenuti a livello della strada fra traffico urbano e ferroviario. La linea funzionò fino al 1980 e il suo destino sem-
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brava essere la demolizione. Durante quella decade, invece, alcuni attivisti tentarono di riportarla in esercizio, ma senza successo; riuscirono però ad evitarne la distruzione. Nel 1999 venne istituita l’Associazione “Friends of The High Line”, per volere di Joshua David e Robert Hammond, due residenti del quartiere impegnati a preservare la struttura per riutilizzarla come spazio pubblico. Ci sono voluti ben dieci anni (tra riunioni, concorsi, raccolta fondi) per realizzare il loro intento. Il 9 giugno 2009, finalmente, ha aperto al pubblico la prima tratta del parco “sopraelevato” che va da Gansevoort Street alla 20th Street. La seconda parte (dalla 20th Street alla 30th Street), già
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Ovviamente però, prima che l’aspetto definitivo della High Line potesse prendere forma, sono state eseguite diverse opere di ristrutturazione: innanzitutto sono stati rimossi tutti i vecchi binari, la ghiaia, i detriti e gli strati di cemento in modo da riparare e testare l’integrità dell’intera struttura di acciaio. In generale lo stato del ponte era in buone condizioni – d’altronde fu costruito per sopportare il passaggio di due vagoni carichi di merce – ma ad ogni modo bisognava fare un po’ di manutenzione e soprattutto renderlo impermeabile. Durante l’opera di rimozione, molti dei binari ed altri elementi costruttivi sono stati contrassegnati e stoccati; infatti, la maggior parte di essi è stata reintegrata nel nuovo progetto, collocati esattamente nello stesso posto in cui si trovavano prima. Ex-novo sono state realizzate scale e ascensori per permettere ai visitatori di raggiungere l’High Line dalla strada, mentre un sistema di luci LED è stato inserito nei binari per illuminare scenograficamente da terra il percorso.
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ideata e in corso di realizzazione, sarà inaugurata nel 2010. Il team di lavoro è stato condotto da James Corner Field Operations, in collaborazione con gli architetti Diller Scofidio + Renfro. Per la progettazione del verde si sono avvalsi della consulenza del designer olandese Piet Oudolf. Le operazioni di interramento sono iniziate nell’autunno del 2008: la disposizione delle piante si ispira alla spontaneità della natura attecchita durante i 25 anni successivi alla chiusura della linea ferroviaria. Le specie, selezionate da vivaisti di tutta l’East Coast, sono state scelte per la loro resistenza, ecosostenibilità e per la loro varietà di colori e aspetto del fogliame, con particolare attenzione alle varietà indigene. Molte piante originali che sono cresciute sul ponte sono state conservate e ricollocate all’interno del nuovo paesaggio silvestre. In totale sono 210 specie e quelle scelte per la Section 1 (la prima parte appena inaugurata) fioriscono da fine gennaio a metà novembre.
ECOPROGETTI
L’UNIONE FA LA FORZA
A LATO: WASHINGTON GRASSLANDS, TRA LITTLE WEST 12TH STREET E WEST 13TH STREET
Forse ciò che più colpisce di questo progetto – oltre alla sua evidente originalità – è che è stato possibile realizzarlo solo grazie alla volontà di centinaia di cittadini, Organizzazioni e Fondazioni private che in questi dieci anni hanno elargito donazioni all’Associazione non-profit Friends of The High Line, la quale si occupa del suo mantenimento, di continuare a cercare fondi per terminarne la costruzione e di organizzare attività culturali per il pubblico. Già da prima che il parco fosse agibile, l’Associazione organizzava programmi educativi per le scuole e tour per le gallerie del quartiere. Il ponte, infatti, si trova in uno dei quartieri più fervidi per quanto riguarda l’arte, e proprio i proprietari di queste gallerie sono stati fra i primi a sostenere l’iniziativa. Attorno al progetto della High line si è dunque formata una comunità, potenziatasi proprio grazie al coinvolgimento in attività culturali e ricreative: un sistema complesso quindi, che fa comprendere come, in una raccolta fondi, il denaro non sia l’unico attore protagonista. ■
IN BASSO DA SINISTRA: VISTA AEREA DI GANSEVOORT WOODLAND DI NOTTE UNA FOTO STORICA DELLA LINEA FERROVIARIA, 1934
PH. IWAN BAAN © 2009
LA “TERRAZZA PRENDISOLE” SUNDECK WATER FEATURE AND PRESERVE AL TRAMONTO, TRA WEST 14TH STREET E WEST 15TH STREET
PER MEGLIO COMPRENDERE IL PROGETTO, SUL SITO WWW.BIOECOGEO.COM È POSSIBILE VISIONARE DUE FILMATI: UNO CHE MOSTRA LA SUA EVOLUZIONE, E UN ALTRO CHE RIPRENDE THE HIGH LINE A LAVORI ULTIMATI
PH. IWAN BAAN © 2009
GANSEVOORT PLAZA AND STAIR, ALL’ANGOLO TRA GANSEVOORT STREET E WASHINGTON STREET, IN DIREZIONE NORD
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ECOPROGETTI
SORPRESA! LE SHOPPING BAGS POSSONO ANCHE ESSERE SMALTITE NELLA RACCOLTA DELL’UMIDO NON SOLO LA CARTA È BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE, MA ANCHE I SUOI MANUFATTI: LO DIMOSTRA UNA RICERCA PROMOSSA DA COMIECO di Laura Molteni
a SSCCP (Stazione Sperimentale Carta Cartoni e Paste per carta) e il Consorzio Italiano Compostatori hanno compiuto, per conto di Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), una sperimentazione per poter garantire la biodegradabilità e verificare la compostabilità delle borse per la spesa di carta. La carta, infatti, fino ad ora era possibile raccoglierla esclusivamente negli appositi cassonetti dedicati, ma solo se pulita.
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Questa ricerca, invece, ha voluto far emergere che i sacchetti per la spesa, anche quelli del fruttivendolo o del panificio, possono essere tranquillamente messi nell’umido se si sono sporcati di cibo o bagnati, in quanto assolutamente conformi ad essere introdotti in un impianto di compostaggio. L’unica condizione è che il manufatto non deve contenere oltre l’1% di materiale non biodegradabile: nel caso del sacchetto ci si riferisce ai coloranti e alle colle usate
per il manico (sempre in carta) e il fondo. Il sacchetto in carta riciclata venduto nei supermercati risponde a questi requisiti, così come quelli in fibra vergine con manici in carta distribuiti in alcune catene di negozi di abbigliamento.
LE FASI DELLA SPERIMENTAZIONE Le prove sono state eseguite parallelamente in laboratorio e in campo: PRIMA FASE: Determinazione della biode-
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gradabilità in compost: prova di biodegradabilità (durata 3 mesi) condotta dalla Stazione Sperimentale Carta Cartoni e Paste per carta. Il campione finemente triturato è stato disperso in compost maturo e posto in reattori da 3 litri continuamente areati con aria umidificata e incubati a 58 °C. A intervalli regolari è stata determinata la concentrazione di anidride carbonica nell’aria in uscita dai reattori; il materiale in esame, infatti, per essere definito biodegradabile, deve raggiungere alla fine del test una trasformazione in almeno il 90% di anidride carbonica e acqua. SECONDA FASE: Determinazione della disintegrabilità: prova di compostabilità (tecnicamente definita disintegrabilità) condotta dal Consorzio Italiano Compostatori. Per simulare le condizioni fisiche in cui si viene a trovare normalmente una
biomassa durante il processo di compostaggio, il materiale da testare è stato ridotto in dimensioni di circa 10 x10 cm e miscelato a scarto vegetale triturato proveniente da parchi e giardini, e compost maturo. I principali parametri controllati sono stati la temperatura e l’umidità della massa. Al termine delle 12 settimane previste, si è proceduto alla vagliatura del compost prodotto ed è stata determinata la disintegrazione del materiale cellulosico da testare.
EDUCARE I CITTADINI Le istituzioni, ma anche gli stessi produttori di sacchetti in carta in questo caso – basterebbe stampare direttamente su di essi – hanno un importante compito: quello di informare i cittadini. Il termine “biodegradabile” infatti, è spesso abusato. Se si riflette, tutto è biodegradabile,
ovvero tutto prima o poi verrà riassorbito dall’ambiente. Quindi questo concetto è relativo al tempo. Un’altra riflessione: fruire di oggetti “biodegradabili” non vuol dire che si possono lasciare senza problemi nell’ambiente. Immaginiamo un’area picnic: se si usano dei piatti “bio” e li lasciamo lì, per il giorno dopo, quando passerà nuova gente, non si saranno di certo decomposti... Inoltre, fatto da non sottovalutare, molti materiali (tra cui alcune “bio-plastiche”) vengono definiti biodegradabili, ma non è vero, poiché il loro tempo di disgregazione rimane lunghissimo. Non bisogna quindi farsi trarre in inganno da prodotti che fanno finta di essere “amici della natura”. Rispettare l’ambiente vuol dire non inquinarlo con nessun tipo di rifiuto e adoperarsi per compiere una corretta raccolta differenziata. ■
IL DECALOGO PER UNA
ECOVACANZA IN SPIAGGIA O IN MONTAGNA: BASTA UN GESTO PER EVITARE UNA DISCARICA! “I piccoli gesti sono quelli che portano i grandi numeri”, garantisce Comieco. “Per esempio, se ogni italiano in vacanza differenziasse dal resto dei rifiuti 3 riviste, 3 quotidiani, una scatola dei gelati e la scatola della crema solare, sarebbe possibile raccogliere circa 120.000 tonnellate di carta e cartone: un’intera discarica evitata che grazie alla raccolta differenziata torna ad essere una risorsa per la nostra economia.” COMIECO invita gli italiani a raccogliere la sfida dei “piccoli gesti” e da alcuni semplici consigli per trasformare le ferie in ecovacanze:
1 Prima di partire controllare che tutti gli elettrodomestici siano spenti e non in stand-by. Scollegate tutte le spine, soprattutto il frigorifero: sarà una benedizione per l’ambiente e per le bollette. 2 Alla partenza controllare i pneumatici
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della macchina: la giusta pressione nelle gomme riduce il consumo di carburante e quindi le immissioni di CO2 dell’auto. Una guida senza brusche accelerate e frenate fa bene all’ambiente, all’automobile e all’umore dei suoi passeggeri. In spiaggia o durante un picnic assicurare sacchetti di plastica, giornali o cartacce sotto un sasso o una busta: basta un colpo di vento per rendersi inconsapevoli complici di un ecomisfatto! Il nocciolo della frutta è biodegradabile, ma non si decompone in 24 ore: prima di buttarlo per terra pensiamo a cosa succederebbe se tutti facessero lo stesso. La gran parte dei comuni di villeggiatura in occasione dell’estate rinforza i servizi di raccolta differenziata: è giusto premiare i loro sforzi separando ciò che può essere differenziato.
7 Dovunque andiamo ricordiamoci di portare sempre un sacchetto dove gettare i rifiuti, anche quelli piccoli, come i mozziconi di sigaretta che infestano le spiagge nostrane. 8 Limitiamo l’entusiasmo da condizionatore. Per dormire sonni tranquilli ed evitare consumi inutili è sufficiente regolare la temperatura del condizionatore cinque gradi al di sotto di quella esterna. 9 Affittare la bicicletta al posto del motorino. Per chi è in barca, meglio andare a vela che a motore. 10 Le chiacchiere da ombrellone sono lo sport nazionale dell’estate: passiamo parola e coinvolgiamo parenti e amici sull’importanza di rispettare l’ambiente anche in vacanza.
Per altre informazioni utili ad un corretto riciclo di carta e cartone consultate il sito www.comieco.org
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ASAP
AS SUSTAINABLE AS POSSIBLE
LE COLLEZIONI SONO MOLTE E TUTTE LEGATE DA UN DENOMINATORE COMUNE BEN PRECISO: IL RICICLO E L’UTILIZZO DI MATERIALI DIMENTICATI. ECCO COSA SI TROVA AL PRIMO POSTO NELLA SCALA DEI VALORI DI CARLA, COLEI CHE MERAVIGLIOSAMENTE GESTISCE QUESTA REALTÀ NEL CENTRO DI MILANO di Iris Corberi
ediante la selezione permanente di oggetti e una programmazione periodica di vendite tematiche, asap interroga e si interroga sul significato di espressioni quali “consumo etico” e “consumo sostenibile”: su quali scelte possano oggi scaturire da un individuo evoluto e consapevole, inevitabilmente dedito al consumo ma nondimeno interessato ad una riduzione relativa dello spreco e della propria omologazione ai superiori diktat consumistici, in forza di una sostenibile critica al sistema cui appartiene. Per chi è contrario all’irrazionalità della Moda, all’obsolescenza programmata dei suoi prodotti e al tipico ciclo di periodica esal-
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tazione ed oblio fondato sull’insostenibile logica della sostituzione forzata di beni “stagionali”...
RECYCLED KNIT Collezione di prodotti di altissima qualità (cashmere o misto cashmere) a prezzi estremamente accessibili, ottenuta impiegando filati che non possono essere più utilizzati dalle aziende per le “prime linee” perché i colori o le tipologie di filato sono “fuori Moda”... o semplicemente perché in quantità troppo limitate per essere gestite industrialmente. Recycled Knit vuole fare riflettere pubblico e addetti ai lavori sui paradossi del presente mercato dei
ECOSHOPPING
prodotti “di Moda” e sulla plausibilità d’una nuova professione al servizio delle aziende: lo stilista degli scarti!
PELLE CONCIATA AL VEGETALE Accessori e oggetti ideati dai progettisti del circuito Opos (www.opos.it). Pelle conciata al vegetale si propone di sensibilizzare il consumatore promuovendo un processo produttivo che esalta la qualità del materiale. La concia al vegetale, pur richiedendo tempi più lunghi rispetto a quella al cromo, più diffusa, permette di ottenere prodotti di basso impatto ambientale, biodegradabili e anallergici. Prodotti in cui imperfezioni e segni del tempo sono indice di unicità e naturalità del materiale.
RECYCLED JERSEY Stile: Delfina Capuzzo. T-shirt e polo per donna, uomo e bambino, realizzate utilizzando tessuti a maglia di alta qualità recuperati nei magazzini di prestigiose aziende italiane. Tessuti fuori collezione in 100% seta, 100% lino, 100% cotone, dimenticati e trascurati dall’industria del prêt-à-porter stagione dopo stagione. Delfina valorizza e riconosce innanzitutto la qualità della materia prima: introduce semplici tagli e delicate finiture, disegna volumi morbidi e linee essenziali, crea lo stile sulla base di variazioni ed accorgimenti elementari. Tutto questo con il “jersey”, il tessuto a maglia originariamente utilizzato in forma grezza dai pescatori dell’isola inglese di Jersey da cui prende il nome, poi raffinato e applicato largamente nell’industria dell’abbigliamento.
minata ogni possibilità di dispersione nell’ambiente di sostanze chimiche residue connesse al procedimento di tintura. Gli accessori “100% natural” sono prodotti caratterizzati da fibre che si possono apprezzare al tatto; senza alcuna alterazione, non essendo sottoposte al trattamento ad alta temperatura necessario per la tintura, non subiscono alcuna aggressione né alcuna applicazione di coloranti superficiali. Le fibre mantengono inalterate le proprie caratteristiche fisiche, meccaniche e tattili, presentando così una mano naturale ineguagliabile.
RECYCLED FABRIC Capi realizzati utilizzando selezionati tessuti a navetta delle migliori aziende italiane, tessuti accantonati perché fuori collezione o perché in quantità troppo limitate per essere gestite industrialmente. ■
NELLA PAGINA PRECEDENTE COPRISPALLE COLLEZIONE 100% NATURAL IN ALTO DA SINISTRA: CAPPELLINO REVERSIBILE COLLEZIONE 100% NATURAL MAGLIA IN RECYCLED JERSEY BORSE BOOKSHOP
100% NATURAL Innovativo progetto di accessori per l’abbigliamento e per la casa “100% natural” nasce dalla volontà di impiegare fibre naturali pregiate (yak, cashmere, seta) e mischie di alta qualità di nuova produzione non sottoposte a processi di tintura. La collezione “100% natural” è un progetto sostenibile in virtù del suo processo produttivo semplificato: una minore quantità di risorse viene impiegata per la realizzazione dei prodotti finiti, e inoltre viene eli-
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GICA ENTRA ACK LO IO B A TT U FR LA NOVITÀ: TICI FRUTTA SN A M TO U A I R TO U nte alNEI DISTRIB di vaschette pro k". L'inserimento
a Snac che sostituiautomatici "Frutt oltura biologica vità: i distributori venienti da agric pro he sc Un'importante no fre le me nia di frutta e di a finora erogato. i distributori coll'uso di macedo duzione integrat este dimensioni pro da tto do pro ma in Italia di qu pri la scono il ne zio era ti da questa op s. utta Saranno interessa di lavoro da Alimo e alimentare "Fr scuole e luoghi le di educazion tra na 0 zio 15 ee na ca lut cir Sa ota in ro, i pil vo locat l progetto e dal Ministero La etto attuatore de iversità e Ricerca Un , ne Alimos è il sogg zio tru ll'Is dal Ministero de Snack" promosso li. cia so he Politic
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È realizzata con le plastica vegeta rva Ingeo™. Si conse lie ttig bo le me co di plastica tradizionale, ma si biodegrada completamente in 80 giorni.
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I GIOVANI... A M IA H C A E P O L'UNIONE EUR N ALBERO U E R A PIANTA
quasi due ogni anno, ma ite dalle piante, albero? rb un so e as ar no nt so pia 2 . é ne Perch nnellate di CO la deforestazio ve miliardi di to soluzioni. osfera attraverso Perché circa no solo con grandi messe nell'atm e im ar re nt no fro so af e at da ell a nn della nuova sfid o to a rn di i un te rd è 'in n ilia all m no issione Europea, mento globale m m lda Co ca lla rris su da il Perché t organizzato vincere il contes E perché si può e. Tre iniziativa Click a
BEGPILLOLE
ORO ROSSO In realtà la prima edizione del libro realizzato dal Coalvi, Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, si chiamava “Il Piacere della carne” ed era volto a descrivere il gusto e i sapori unici e inconfondibili della carne di Razza Piemontese (bovino dalla “doppia groppa”). La nuova edizione si chiama “ORO ROSSO”, e ha la precisa volontà di dare valore alla caratterizzazione ed alla scoperta della qualità della carne che dopo ricerche commissionate agli enti più autorevoli in questo settore, si è dimostrata eccezionale. Il Coalvi nasce nel 1984 con lo scopo statutario di valorizzare la carne dei bovini di Razza Piemontese che per le loro caratteristiche genetiche e per le peculiarità del luogo in cui vivono hanno una qualità della carne elevata. Esso opera sulla base di un disciplinare di etichettatura volontaria approvato dal Ministero delle Politiche Agroalimentari (IT007ET) cui aderiscono volontariamente allevatori, macelli, laboratori di sezionamento e punti vendita del dettaglio tradizionale e della grande distribuzione. Per rendere riconoscibile la carne al consumatore il Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, ha fin dalla sua nascita, creato il logo “Coalvi – Razza Piemontese” per identificare i punti vendita presso cui trovare la carne bovina di Razza Piemontese. L’obiettivo è invitare le nuove generazioni a consumare prodotti locali (oggi è di moda lo slogan “Chilometri Zero”), come strumento idoneo non solo al mangiar sano e alla sostenibilità ambientale, ma anche alla salvaguardia del patrimonio paesaggistico, economico e culturale di alcuni luoghi come ad esempio le vallate piemontesi, dove ancor oggi sono quasi 30.000 le vacche di Razza Piemontese che frequentano gli alpeggi impedendo così la perdita di molti pascoli.
BIOECOGEOAPPUNTAMENTI
ECOLOGICAMENTE VIVERE BENE RISPARMIANDO Con il patrocino (richiesto e ricevuto nelle precedenti edizioni) del Ministero dell’Ambiente, della Regione Marche, delle Associazioni di categoria di Ascoli Piceno e Fermo (Confindustria, Confartigianato, UAPI e CNA) e delle Associazioni ambientaliste WWF, Legambiente e Italia Nostra, ECOLOGICAMENTE è un Evento promosso dal Comune di Fermo e da SpazioAmbiente. Ecologicamente, giunta alla sua 6° edizione, è la manifestazione dedicata alla all’energia, all’ambiente e alla loro comunicazione; è un expo e mostra mercato di prodotti e servizi eco. Ecoincontri, laboratori specifici e soprattutto un percorso espositivo, con la partecipazione di aziende, di enti e di associazioni con propri stand, sono i veri strumenti di comunicazione di questa manifestazione. Incontrare per poter comunicare! Ecologicamente vuol dire agire ed acquistare in modo consapevole, ben informati ed in modo responsabile. Si vuole proporre un nuova cultura ambientale, non solo sensibilizzando l’opinione pubblica, ma informando e dando risposte concrete! Dai pannelli fotovoltaici ai nuovi prodotti per l’edilizia ed il risparmio energetico in casa, dall’uso responsabile dell’acqua alla finanza etica, dalla mobilità sostenibile al progetto “filiera corta” per gli acquisti bio. Questi sono solo alcuni dei temi che verranno affrontati in modo ecologico. Ecologicamente è solidarietà. Ecologicamente è un nuovo spazio dove trovare risposte concrete per vivere bene, risparmiando. PER INFORMAZIONI: www.spazioambiente.org
WEEKS OF NATURE PHOTOGRAPHY 2009 La Sardegna meno turistica assieme ad alcune aree naturali della Toscana e del Lazio, è tra le regioni italiane che ospitano l’edizione 2009 delle Settimane di Fotografia Naturalistica con l’autorevole patrocinio delle principali istituzioni ambientaliste e gli assessorati all’ambiente delle tre regioni. Un ciclo di incontri sulla fotografia digitale rivolto a fotografi esperti e principianti, offerto gratuitamente dai tour operators selezionati come proposta ‘speciale’ d’intrattenimento per le vacanze estive. L’obiettivo è quello di migliorare l’aspetto delle proprie foto, testimoniando al tempo stesso, attraverso le immagini, le caratteristiche naturali dei parchi e di alcune aree protette in italia. I corsi si tengono tutti i giorni della settimana e possono comprendere i livelli di principianti, esperti (con inclusione della fotografia subacquea), ragazzi. Per informazioni e per scaricare l’intero programma vai sul sito www.bioecogeo.com
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IN QUESTA FOTO: LAGUNA CUICOCHA NELLA PAGINA A FIANCO: TIPICA CAPANNA LOCALE; SPACCATO DI VITA QUOTIDIANA; PRANZO TRADIZIONALE PREPARATO DALLE SIGNORE DELLA COMUNITÀ; RARA COPPIA DI "BLUE FOOTED BOOBIES" DELL’ISLA DE LA PLATA; ESEMPLARE DI LAMA
UN PICCOLO STATO DOVE SI CONCENTRANO QUATTRO ECOSISTEMI TRA LORO MOLTO DIVERSI: COSTA, SIERRA, AMAZZONIA E ARCIPELAGO DELLE GALÀPAGOS
BIOECOGEO TI MANDA IN...
ECUADOR di Iris Corberi
d eccoci qui: altro numero di BioEcoGeo, altro viaggio e altro paese da conoscere! Questo mese vi proponiamo l’Ecuador perché in un così piccolo stato si concentrano quattro ecosistemi tra loro molto diversi: la Costa, la Sierra, l’Amazzonia e l’arcipelago delle Galàpagos. Que-
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sto paese, conosciuto come l’Impero Incarico, è abitato da più di 700 culture indigene. Abbiamo scelto come compagno di viaggio “Viaggi e Miraggi ONLUS per il Turismo Responsabile” che da tempo collabora con BioEcoGeo e con cui condividiamo la nostra filosofia di viaggio.
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PROGRAMMA DI VIAGGIO GIORNO 1 - QUITO Partenza con un volo dall’Italia in direzione di Quito. Le compagnie aeree utilizzate sono le stesse con cui siamo abituati a viaggiare. Arrivo all’aeroporto, incontro con la guida locale, trasferimento e sistemazione in hotel tre stelle in triple o quadruple. Pranzo al mercato che permetterà di immergersi subito in uno spaccato di vita quotidiana. Nel pomeriggio visita della città vecchia. Il centro storico di Quito, splendidamente coloniale è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO dal 1978. Un viaggio di turismo responsabile non preclude la visita ai siti, ai monumenti e ai luoghi più rinomati del paese. Cena nel Barrio La Ronda, uno dei rioni più antichi della città. Pernottamento. GIORNO 2 - QUITO Dopo la colazione, visita al Museo della Fondacion Guayasamin, uno degli artisti più importanti del '900, e all'affascinante Capilla de el Hombre, rappresentazione cruda ed emozionante dell'artista, del dolore e della bellezza dei popoli del sudamerica. Nel pomeriggio visita al Museo del Banco Central dove dalla Sala de Arquelogia (con pezzi che vanno dal 12.000 a.C. al 1.500 d.C) si passa alla Sala di Arte Colonial e a quella De Arte Contemporanea, ripercorrendo tutta la storia artistica dell'Ecuador. Cena e pernottamento in hotel. GIORNO 3 - MACAS In mattinata, partenza con il volo Quito/Macas (il volo durerà 45 minuti). Macas è il capoluogo della provincia di Morona-Santiago. Sistemazione Hotel Los Canelos e pranzo. Pomeriggio incontro con la Fundacion Chankuap e visita ad alcune attività della fondazione e alla casa del padre Silvio Broseghini. La fondazione lavora con 970 famiglie, appoggiando la produzione e commercializzazione di prodotti artigianali e agricoli biologici. Gli incontri sono sempre interessanti e arricchiscono incredibilmente. Cena e pernottamento in hotel. GIORNO 4 - COMUNITÀ DI MARIA AUXILIADORA Dopo la prima colazione partenza molto presto per la Comunità di Maria Auxiliadora. Emozionante proposta di due giorni e due notti da trascorrere nella selva! Esperienza di Turismo comunitario in selva. Esiste in Ecuador una rete di comunità, che propongono un incontro diretto
con la gente del posto, con i luoghi naturali, un turismo semplice ma vero. Ogni comunità gestisce con modalità proprie l'organizzazione di queste proposte turistiche e la condivisione partecipata di impegni e risorse. Il Turismo responsabile permette di vivere in luoghi e vedere realtà che solitamente non vengono raggiunte dal turismo di massa. Nella zona amazzonica dell'Ecuador il gruppo sarà ospitato da una comunità shuar (la comunità de Marìa Auxiliadora). Pranzo tipico con la comunità, visita ai terreni delle varie famiglie, spiegazioni delle piante medicinali che coltivano, visita ai progetti di artigianato locale e partecipazione ad un evento culturale. Nel pomeriggio partenza per Nantar e partecipazione alla cerimonia del Shamam e preparazione della bevanda di yuca. Pernottamento nella riserva turistica ecologia medesima, in cabanas tipiche. GIORNO 5 - COMUNITÀ DI MARIA AUXILIADORA Mattinata dedicata a conoscere la riserva: camminata nel bosco e giro sul fiume Yuquipa. Nel pomeriggio rientro verso Macas, lungo il tragitto sosta a Sevilla, visita del laboratorio Civabi (corso di biotecnologia di cure naturali, visita dell’Isituto, del podere D.Bosco). Rientro a Macas e resto della giornata a disposizione. Pernottamento in hotel. GIORNO 6 - BAÑOS Al mattino partenza per Baños in bus privato. Lungo la strada si faranno alcune tappe per ammirare le spledide cascate del Pailon del Diablo e salire sulla Tarabita (funicolare) della Cascata della Novia. Arrivo a Banos, sistemazione all'Hostal Posada del Arte in camere multiple con bagno. La sistemazione a volte è in strutture più spartane, ma sempre selezionate da personale specializzato. GIORNO 7 - BAÑOS In mattinata, camminata sul sentiero che sale fino a Bellavista, punto panoramico dal quale si riscende in città vicino alla Piscina de la Virgen, stabilimento balneare all'aperto nel centro della cittadina. Una bella "immersione" in 4 vasche, da fredda a caldissima (48°) e con diversi componenti minerali. Pranzo e possibilità di partecipare ad escursioni in bici o a cavallo. Non è necessario essere degli sportivi a livello agonistico per partecipare alle attività proposte. Cena e pernottamento all’hostal.
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GIORNO 8 - SALINAS In mattinata, partenza per Salinas in pullman pubblico (durata 4 ore circa). Sistemazione all'Hostal El Rifugio, ostello autogestito dalla comunità di Salinas, produttore di Ctm Altromercato. Pranzo presso l'ostello e presentazione dei progetti della comunità. Nel pomeriggio incontro con una delle guide della comunità e visita ad alcune imprese: la fabbrica di trattamento e filatura lane locali, il caseificio El Salinerito e molto altro ancora. Musica e condivisione del canelazo, bevanda tipica riscaldante. Cena presso l'ostello e gita notturna alle caverne (facoltativa). Pernottamento in doppia o in camera multipla.
vano le più scenografiche rovine incaiche dell'Ecuador. Pranzo e trasferimento a Cuenca. Resto del pomeriggio e serata libera.
GIORNO 9 - SALINAS - CAÑAR Dopo la prima colazione, resto della mattinata dedicato ad altre visite alle imprese. Proseguimento del viaggio in direzione di Cañar. Arrivo e sistemazione in un albergo locale.
Prevista la percorrenza di un sentiero incas, una camminata nel bosco primario (si avrà la possibilità di conoscere le piante e i loro usi) breve cerimonia alle 4 direzioni dal belvedere del bosco, luogo sacro. È prevista una pampamesa (pranzo tradizionale sull’erba) preparato e portato dalle signore della comunità. Ritorno alla casa Comunale per ascoltare e ballare la musica proposta da adulti e bambini. Nel tardo pomeriggio, ritorno a Cuenca, cena in locale tipico e serata libera.
GIORNO 10 - CUENCA Dopo la prima colazione proseguimento per Cuenca, arrivo e sistemazione nell'Hostal Naranja. GIORNO 11 - INGAPIRCA - CUENCA Al mattino, partenza con autobus pubblico per Ingapirca. Dove possibile, si prediligono i mezzi di trasporto pubblici. Ingapirca è il sito archeologico nel quale si tro-
GIORNO 12 - COMUNITÀ CANARI - CUENCA Giornata presso una comunità Canari organizzata dall'associazione KUSHI WAIRA. L'associazione nasce con l'obiettivo di contrastare la povertà delle famiglie delle comunità Canari, popolazione pre incaica della zona e lavorare per la salute dei bambini. La guida è locale, perciò non solo esperta ma anche emotivamente e personalmente coinvolta. Le informazioni sono assolutamente di prima mano.
GIORNO 13 - PUERTO LOPEZ Trasferimento verso l'Oceano Pacifico! Partenza per Puerto Lopez in bus pubblico. Arrivo e sistemazione presso l'Hosteria Itapoa. Per il resto della giornata, vita da spiaggia e giro del paesino.
Essere un turista responsabile non significa però dimenticarsi che il viaggio è anche relax! GIORNO 14 - PUERTO LOPEZ Al mattino, spostamento verso Agua Blanca in moto taxi e conoscenza del bosco secco tropicale. Esperienza presso la comunità di etnia Mantena all’interno del Parco Nazionale Machalilla. Visita al museo e pranzo presso il ristorante comunitario. Ritorno a Puerto Lopez. Cena in un ristorante tipico e serata libera. GIORNO 15 - PUERTO LOPEZ Mattinata di relax al mare con escursione in barca alla meravigliosa Isla de la Plata (possibilità di vedere le balene!). Se il volo di rientro in Italia è previsto da Guayaquil si effettua un ulteriore pernottamento al mare. Se invece il volo di rientro in Italia è previsto da Quito trasferimento in bus fino a Mantas (2 ore e mezza di tratta) e volo interno per Quito. GIORNO 16 E 17 - PARTENZA Partenza da Guayaquil/Quito e arrivo in Italia il giorno seguente. Delle attività previste durante il viaggio non sono da considerarsi facoltative le visite alle comunità e ai progetti. Non esiste viaggio di turismo responsabile senza interesse per la conoscenza delle persone e delle realtà che abitano il paese visitato.
NOTE DI VIAGGIO NOTE DI VIAGGIO: Nessuna vaccinazione o visto di ingresso obbligatori. Si consiglia, previo parere medico, la vaccinazione contro l’epatite A e B e l’antitifica. Obbligatorio il passaporto con validità minima 6 mesi. Per maggiori informazioni sulle vaccinazioni consultare la propria ASL, per i documenti necessari, clima, abbigliamento ecc… richiedere all’agenzia il documento Prima di partire. AMICI DI VIAGGIO: Il viaggio è organizzato in collaborazione con la cooperativa Le Reti di Kilim che si occupa di servizi al terzo settore, promuovendo attraverso attività, consulenze e servizi, una cultura imprenditoriale e manageriale orientata ai principi della sostenibilità e dell’economia solidale. Spesso l’organizzazione di viaggi verso luoghi lontani nascono da persone molto più vicine a noi di ciò che immaginiamo!
PIATTO TIPICO A BASE DI CARNE E PLATANO
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REFERENTE LOCALE Il viaggio prevede la presenza di un accompagnatore locale Shuar che frequenta il percorso di formazione universitaria gestito dalla fonda-
zione Chankuap.Edwin ha studiato come tecnico del turismo, parla spagnolo, un pò d'inglese e ha cominciato a studiare l'italiano. LIVELLO DI DIFFICOLTÀ Il viaggio non presenta particolari difficoltà. Si richiede resistenza fisica per i trasporti pubblici e spirito di adattamento per i pernottamenti nelle case famiglia che fanno parte del progetto di turismo responsabile. Se il viaggio richiede una preparazione fisica o di adattamento a condizioni particolari viene sempre specificato. QUANDO 18-luglio 2009 - 3 agosto 2009 03 agosto 2009 -19 agosto 2009 21 agosto 2009 - 6 settembre 2009 11 settembre 2009 - 27 settembre 2009 Le date di partenza e/o arrivo possono subire delle variazioni in base alla disponibilità dei posti sui mezzi di trasporto scelti al momento della prenotazione. È possibile concordare altre date rispetto a quelle proposte.
BEGVIAGGI
QUANTO Quote a persona per 17 gg. per un gruppo di: DA 2 A 4 PERSONE
DA 4 A 5 PERSONE
DA 6 A 7 PERSONE
DA 8 A 9 PERSONE*
OLTRE 10 PERSONE
QUOTA TECNICO - ORGANIZZATIVA E SERVIZI D’AGENZIA
300,00
300,00
300,00
300,00
300,00
CASSA COMUNE
850,00
630,00
560,00
820,00
740,00
QUOTA PROGETTO
50,00
50,00
50,00
50,00
50,00
1.200,00
980,00
910,00
1.170,00
1.090,00
VOCE
COSTO TOTALE DEL PACCHETTO
* Per il gruppo di 8 partecipanti è previsto un accompagnatore dall’Italia
Col turismo responsabile è sempre chiara la configurazione dell’intero costo del viaggio. Una minima parte rimane in Italia ed il resto va a chi in loco fornisce i servizi. IL COSTO TOTALE ESPRESSO COMPRENDE: ■ compensi di intermediazione ■ assicurazione medico bagaglio Ami Assistance ■ materiale informativo e formazione pre e post-viaggio ■ pernottamenti in camere doppie o triple ■ trasporti interni in bus pubblici e taxi ■ copertura spese e compenso del referente locale per tutto il periodo del tour ■ *coperatura spese dell’accompagnatore dall’Italia per il gruppo di minimo 8 persone ■ quota progetto ■ tutti i pasti IL COSTO TOTALE ESPRESSO NON COMPRENDE: ■ il volo aereo* di A/R internazionale e interno Quito-Macas, prenotabile presso l’agenzia ViaggieMiraggi (quota indicativa a partire da 1.200,00 euro tasse escluse) ■ supplemento singola ■ il volo interno Guayaquil – Quito in caso di necessaria coincidenza voli aerei (vedi ultimo giorno di programma) ■ assicurazione annullamento acquistabile in agenzia entro 32 giorni prima della partenza ■ eventuali supplementi di carburante o tasse
■
di uscita dal paese pari circa a 25 dollari americani spese personali, extra in genere e quanto non espresso nelle voci sopra indicate
Le quote sono soggette a riconferma al momento della prenotazione. CONDIZIONI DI REALIZZAZIONE: Non esistono sorprese quando si parla di ciò che è incluso e ciò che non lo è. Tutto è ben specificato. Il numero minimo di partecipanti richiesto per la realizzazione del viaggio è di 2 persone mentre il numero massimo è di 10 persone. L’accompagnatore dall’Italia è previsto solo con un minimo di 8 partecipanti. Il viaggiatore sarà informato 15 giorni prima della partenza del raggiungimento o meno del numero minimo di partecipanti. Con la collaborazione tecnica dell’agenzia “Viaggi e Miraggi ONLUS per il Turismo Responsabile” Per informazioni: www.viaggiemiraggi.org Polizza assic. RC n° 749-14-506964 stipulata con CAES-Assimoco Inviato alla Provincia di Padova a marzo 2009
ESCURSIONE SU IMBARCAZIONE LOCALE
QUESTA È LA LETTERA DI CARMEN CHE, DOPO AVER PARTECIPATO LO SCORSO AGOSTO AL VIAGGIO IN ECUADOR, HA SCRITTO AD EDWIN, LA SUA GUIDA. Caro Edwin, quando mi è stato proposto il viaggio in Ecuador, non ero molto convinta, tutti me lo sconsigliavano: “Troppe ore di volo per un paese che non avrebbe avuto niente di bello da offrire”, mi dicevano. Io invece, anche se con qualche dubbio, ho deciso di partire. Non mi aspettavo granché e invece è stata in assoluto l’esperienza più bella. Dal punto di vista paesaggistico, naturale, culturale e turistico l’Ecuador ha molte risorse a noi europei sconosciute: da Quito a Cuenca, passando per Banos, l’Amazzonia e le Ande e con Salinas che, con il suo modo di vivere la comunità, mi ha fatto riflettere sull’impegno collettivo che una piccola cittadina ha messo per raggiungere uno sviluppo economico comune attraverso attività che coinvolgono tutti gli abitanti. Ogni persona a Salinas ha un ruolo ed un compito da svolgere, che serve ad arricchire e a migliorare l’ambiente in cui vive e perciò è rispettato dagli altri concittadini. Mentre ti scrivo mi tornano alla mente gli spostamenti in autobus, le valli verdi con vette coperte di neve sullo sfondo. I parchi naturali dell’Isla La Plata o di Machalilla (si chiamavano così?). Ma il ricordo che conservo gelosamente, al quale sono più attaccata e a cui ripenso ancora oggi con nostalgia è l’escursione in Amazzonia, tanto semplice e tranquilla per te, guerriero Shuar, tanto difficile e faticosa per me. Però è vivendo quella giornata, quella esperienza che ho capito veramente il tuo popolo e il suo pensiero. La natura con tutta la sua semplicità e la sua sacralità è la base del vostro vivere quotidiano, della vostra essenza. È dalla natura che nasce e si evolve la vita, nozioni per voi scontate, per me non tanto. Il profondo rispetto che avete per essa, mi ha fatto riflettere su come noi, così ultra moderni, dovremmo riscoprire tutto questo, ricordandoci che dentro un albero c’è la vita e che per questo va rispettato. La natura che ci sta intorno merita un momento di riflessione. Va amata e non solo sfruttata. Spero che sempre più viaggiatori scelgano di visitare la tua terra e riescano a provare le mie stesse emozioni. Grazie di nuovo per tutto, comprese le scarpinate che forse servivano proprio a capire tutto questo.
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in ufficio viene utilizzata in maggioranza carta riciclata, la stampa di un documento viene effettuato solo se strettamente necessario, ALCUNI ESEMPI: le fatture vengono inviate e/o ricevute attraverso posta elettronica, tutti i fogli vengono utilizzati su entrambi i lati. Nelle stanze è regolabile l'illuminazione la sua intensità, poichè la luce si accende solo in presenza del nostro personale attaverso un sistema di fotocellule. Questi sono alcuni esempi di come è possibile fare ecologia in ufficio. Ciò che contraddistingue la nostra attività di pulizie ecocompatibile è il nostro servizio presso il Cliente.
COME AVVIENE e quali sono le caratteristiche principali Il processo produttivo prevede l'esclusivo utilizzo di detergenti ecocompatibili, certificati ecolabel. In commercio ormai se ne trovano parecchi, ma la nostra impresa ha deciso di sposare il progetto del ARCO CHIMICA, Società in provincia di Modena già vincitrice del premio "Innovazione amica dell'ambiente" rilasciato da Lega Ambiente, per la creazione di Genyus, un sistema di erogazione di detergente pronto all'uso in flaconi o taniche. Per la pulizia l'utilizzo di panni in microfibra consente di evitare gli sprechi di carta e la produzione di rifiuti. In più sono riutilizzabili più volte fino al suo completo deterioramento. Presso il cliente viene attrezzata un'isola per la differenzazione dei rifiuti con degli ecobox personalizzati forniti dalla società Cabef e conseguentemente trasportati al punto raccolta nei giorni previsti dal comune di appartenenza. Per la manutenzione ordinaria, nel lavaggio dei pavimenti, abbiamo adottato il sistema BIO SISTEM TTS, gli operatori caricano esclusivamente la bottiglia appilcata al manico miscelata con la giusta dose di detergente (ecocompatibile), e con soli 2 litri d'acqua è possibile detergere fino a 300 mq di superficie pavimentata mediamente un secchio classico contiene 12 litri d'acqua, per non parlare di quella che si perde durante il riempimento o se il secchio si rovescia accidentalmente.
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