BioEcoGeo numero 4

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BEG MAGAZINE

ANNO 2 • NUMERO 4 MAGGIO 2009 • BIMESTRALE DISTRIBUZIONE GRATUITA

© BRIAN MAFIKA

BIOLOGIA ECOLOGIA AMBIENTE CULTURA INFORMAZIONE E ATTUALITÀ

PER L’ABRUZZO

MASDAR CITY LA PRIMA CITTÀ AL MONDO COMPLETAMENTE ECO-SOSTENIBILE PROGETTO

KILIMANJARO WINDHOEK (NAMIBIA)

LA RIVOLUZIONE IDROGENO

INSERTO “LE BIOREGIONI” LE MARCHE

W W W. B I O E C O G E O. C O M



REC Solar Italy Srl Centro Direzionale Milanofiori - Street 4 Building Q7, 5th floor 20089 Rozzano Milan, Italy Tel: +39 335 6278023


BIOECOGEO n. 4 Milano, maggio 2009 Registrazione del Tribunale di Milano n. 668 del 29-10-2007

EDITORE Joint Design sas DIRETTORE RESPONSABILE Giorgio Sapori RESPONSABILE DI REDAZIONE Iris Corberi ART DIRECTION Morika Bressan GRAFICA & DESIGN Catya Delle Fave HANNO COLLABORATO Damiano Beltrami, Elisa Boretti, Alessandro Giberti, Elisabetta Kluzer, Laura Molteni, Arabella Pezza, Rossella Reggente, Francesco Rossena

Siamo un’azienda dinamica ed agile composta da professionisti con esperienza consolidata nell’ambito della comunicazione, dell’editoria e del marketing.

dalla GRAFICA alla STAMPA

REDAZIONE ON-LINE Massimiliano Mori, Valentina Preda DIREZIONE COMMERCIALE Claudio Sapori

Vi offriamo un’elevata qualità degli stampati ottenuta coniugando tecnologia ed esperienza.

MARKETING Enrico Di Cianno STAMPA Mediaprint - Milano

TUTELIAMO L’AMBIENTE per info: Peschiera Borromeo MI 02-5471612 www.jointdesign.it

UTILIZZIAMO CARTA ECOLOGICA

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In copertina: foto di Brian Mafika

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Un ringraziamento per la collaborazione scientifica Prof. Vincenzo Balzani Un ringraziamento particolare agli Sponsor

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Cari Lettori,

GIORGIO SAPORI DIRETTORE RESPONSABILE

IRIS CORBERI RESPONSABILE DI REDAZIONE

a più di un anno dalla nascita di BioEcoGeo sono felice di “tirare le somme” e presentarvi come siamo cambiati, cosa abbiamo fatto e cosa ci apprestiamo a fare. BioEcoGeo nasce infatti nel dicembre 2007 come un “contenitore”, con la volontà di raggruppare i principali temi legati all’ambiente, all’energia e alla sostenibilità delle risorse naturali. Gli obiettivi sono rimasti gli stessi, ma molte cose si sono evolute e BioEcoGeo è cresciuto. Volano di questa crescita è stato sicuramente l’arrivo di Iris Corberi che, in questi ultimi mesi, ha saputo dare un contributo importante ai contenuti della rivista, all’organizzazione del lavoro redazionale ed infine alla definizione dei numerosi obiettivi che ci siamo posti e che ora andrò a presentarvi. Un ringraziamento particolare e doveroso è anche per Francesca, Elisa, Dario e Francesco che con continuo e rinnovato entusiasmo ci appoggiano e ci sostengono nei nostri molteplici progetti. Ciò in cui maggiormente si nota il nostro grande cambiamento è sicuramente la grafica: le linee sono pulite e chiare, le immagini sono importanti quanto le parole e gli spazi sono perfettamente utilizzati per non sprecare nemmeno una riga di preziosa informazione. Il taglio del magazine è sempre stato internazionale, proprio perché sono convinto che la cura dell’ambiente non riguardi i singoli stati ma soprattutto perché lo sfruttamento delle risorse naturali e i disastri ecologici non conoscono confini territoriali. Nonostante questo però, non mi sono mai dimenticato le piccole realtà locali e le meraviglie ambientali all’interno delle nostre regioni. È proprio per questo che ho l’onore di presentarvi il nuovo inserto “Le Bio Regioni” nel quale verrà illustrato tutto ciò che di biologico, sostenibile e responsabile esiste all’interno delle splendide comunità locali. Ogni numero presenterà una regione e i protagonisti bio di province, capoluoghi e piccoli borghi. Le realtà locali italiane sono sorprendenti e ricche di progetti e iniziative che meglio di qualsiasi organizzazione internazionale riescono a mettere in pratica i principi della vera sostenibilità. Altra grande novità è che fin’ora abbiamo sempre partecipato con grande piacere a congressi e convegni organizzati da chi, come noi, fa informazione volta a sensibilizzare le persone nelle loro scelte quotidiane, ma da quest’anno vogliamo fare di più! Ecco perché il 9 giugno 2009 ci incontreremo presso la sede del Gruppo 24 ORE a Milano, insieme ai nostri lettori, sponsor, amici e sostenitori per scoprire, crescere ed imparare. Questo sarà il primo di una serie di incontri da mettere in agenda e in cui andremo ad approfondire tematiche specifiche e argomenti spinosi di cui spesso è difficile parlare. Le nostre convinzioni in materia di tutela dell’ambiente e salvaguardia della biodiversità ci portano al di là di qualsiasi schieramento, con la certezza che, un buon decreto, può arrivare indipendentemente dal partito politico di appartenenza. Le novità sono dunque tante e posso assicurarvi che non le ho nemmeno menzionate tutte! In cantiere abbiamo infatti molti altri progetti tra cui un’imminente uscita anche in lingua inglese, per poterci veramente confrontare con il resto del mondo; la partecipazione ad un progetto di cooperazione internazionale per esportare energia pulita ed un modello di consumo responsabile nei paesi che saranno i futuri grandi consumatori. Infine, per soddisfare le richieste di chi non ha pazienza di aspettare tre mesi, BioEcoGeo diventa bimestrale. Ma andiamo con ordine e per il momento vi auguro una buona lettura di questo numero in cui troverete i temi più attuali, ma anche le novità nel settore delle tecnologie, dei tessuti, degli eventi italiani e delle novità d’oltreoceano. Buona lettura! Giorgio Sapori

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BEGINDICE PAG.

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LA PAROLA A... 7

VINCENZO BALZANI

BIOEDILIZIA 8 MASDAR

CITY LA PRIMA CITTÀ AL MONDO COMPLETAMENTE ECOSOSTENIBILE

BIOECONOMY 11

WATER NEUTRALITY

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ALBERT ATTARA IL RIGATTIERE-VISIONARIO A BROOKLIN, UN MODELLO PER LA GREEN ECONOMY

ECOENERGY 16

LA RIVOLUZIONE IDROGENO

BIOPOLITICA 18

GREEN OBAMA

ECOSOLIDARIETÀ PAG.

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WWF PER L’ABRUZZO

BIOEVENTI 26

ECOPOLIS

2009

ECOAMBIENTE 28

KITCHEN GOES GREEN... NASCE SCAVOLINI GREEN MIND

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BEGLIBRI

BIOARCHITETTURA 32

PROGETTARE UN ALBERGO CON IL FENG SHUI

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CASE DI CLASSE A

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BEGPILLOLE

ECOSHOPPING 42

YOUKOSO SASAWASHI!

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IL RICICLO ADESSO È GLAM

ECOPROGETTO 47

ECONATIVI

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PROGETTO KILIMANJARO WINDHOEK (NAMIBIA)

BEGVIAGGI 51

BIOECOGEO TI MANDA IN... NAMIBIA

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IMPIANTI DOMOTICI ERREGI S.r.l. è un’azienda certificata ISO 9001 operante nel settore impiantistico da venticinque anni. Erregi dispone di una consolidata competenza in impianti tecnologici, sicurezza, confort e risparmio energetico partendo dall’analisi di fattibilità, alla progettazione, alla realizzazione e all’assistenza.

foto: Malara Associati

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Venticinque anni di passione e professionalità consentono, oggi come ieri, di proporsi al mercato in modo concreto e sempre aggiornati con le nuove tecnologie.

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SICUREZZA Impianti TVCC, impianti antintrusione, controllo accessi e rivelazione fumi. CONFORT Impianti domotici con sistemi avanzati di gestione audiovideo.


LA PAROLA A...

PROF. VINCENZO BALZANI PROFESSORE DI CHIMICA GENERALE ED INORGANICA ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

Negli ultimi due secoli abbiamo progressivamente scoperto e utilizzato a piene mani i tesori nascosti nelle viscere della Terra che hanno nome di "combustibili fossili". È iniziata così una nuova era che, se da un lato ha tanto migliorato la vita di una parte (piccola) dell'umanità, dall'altro ha causato gravi danni alla salute dell'uomo e alla integrità dell'ambiente. In particolare, l'anidride carbonica, immessa nell'atmosfera in quantità massicce, sta causando l'innalzamento della temperatura della Terra ("effetto serra") con conseguenze climatiche e idrogeologiche che secondo il parere degli scienziati potrebbero essere disastrose. Nei prossimi anni ci dovrà essere inevitabilmente, seppure gradualmente, una transizione dall'uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti di energia. In base alle conoscenze attuali, ci sono solo due possibilità: l'energia nucleare e l'energia che proviene dalle fonti rinnovabili. La scelta dell'energia nucleare sarebbe un grave errore per molti motivi: pericolosità degli impianti, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare "civile" e nucleare "militare", esposizione ad atti di terrorismo, enormità degli investimenti finanziari, necessità di uno stretto controllo militare, aumento delle disuguaglianze tra paesi

tecnologicamente avanzati e paesi poveri. È quindi necessaria un'azione forte e decisa per sviluppare l'uso delle fonti di energia rinnovabile: idroelettrica, geotermica, eolica e, in particolare, solare. Il sole è, di fatto, una stazione di servizio inesauribile, che fornisce energia gratuitamente, in modo abbondante e senza sostanziali discriminazioni fra le varie nazioni della Terra. L'energia solare, quindi, non può essere motivo di guerre fra le nazioni; essendo una forma di energia diluita, non può essere usata per scopi bellici e non può essere obiettivo di atti terroristici; a differenza dell'energia nucleare, non lascia indesiderabili eredità alle future generazioni; infine il suo uso, non richiedendo tecnologie complesse, può essere facilmente esteso alle nazioni meno progredite. Nel frattempo, per uscire gradualmente e senza grandi traumi dalla crisi energetica ed ecologica che si affaccia al nostro orizzonte, è necessario incoraggiare il risparmio energetico. Il risparmio energetico e l'uso delle energie rinnovabili sono la strada maestra per condurre il mondo sulla via della pace e per lasciare in eredità ai nostri figli un pianeta più vivibile.

Prof. Vincenzo Balzani

VINCENZO BALZANI È PROFESSORE DI CHIMICA GENERALE ED INORGANICA ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA SIN DAL 1972. NEL PERIODO 1978-1988 È STATO DIRETTORE DELL'ISTITUTO DI FOTOCHIMICA E RADIAZIONI D'ALTA ENERGIA DEL CNR DI BOLOGNA. HA COMPIUTO RICERCHE PRESSO VARIE UNIVERSITÀ STRANIERE E NEL PERIODO 1988-1992 È STATO PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE EUROPEA DI FOTOCHIMICA. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI SI È OCCUPATO PRINCIPALMENTE DI CHIMICA SUPRAMOLECOLARE, CON LO SCOPO DI COSTRUIRE DISPOSITIVI E MACCHINE A LIVELLO MOLECOLARE CAPACI DI SVOLGERE FUNZIONI UTILI, QUALI L'ELABORAZIONE DI INFORMAZIONI. È AUTORE DI PIÙ DI

400 LAVORI SCIENTIFICI PUBBLICATI ATTI DI CONGRESSI

SULLE PIÙ PRESTIGIOSE RIVISTE INTERNAZIONALI, DI DUE MONOGRAFIE E HA CURATO L'EDIZIONE DI DUE VOLUMI CHE RIPORTANO

INTERNAZIONALI. HA

TENUTO PIÙ DI

100

CONFERENZE SU INVITO A CONGRESSI INTERNAZIONALI E NUMEROSI SEMINARI IN UNIVERSITÀ E CENTRI DI

RICERCA DI TUTTO IL MONDO. È MEMBRO DI ASSOCIAZIONI ED ACCADEMIE SCIENTIFICHE NAZIONALI ED INTERNAZIONALI. TRA LE SUE ULTIME PUBBLICAZIONI RICORDIAMO “ENERGIA PER L’ASTRONAVE TERRA”.

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BIOEDILIZIA

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BIOEDILIZIA

MASDAR CITY

LA PRIMA CITTÀ AL MONDO COMPLETAMENTE ECO-SOSTENIBILE

L’INTERO PROGETTO, COMINCIATO NEL 2006 PER UN COSTO COMPLESSIVO DI 22 MILIARDI DI DOLLARI, TERMINERÀ NEL 2014. MA LA SUA FASE UNO, CHE PERMETTERÀ I PRIMI INGRESSI IN CITTÀ, SARÀ PORTATA A TERMINE PER L’AUTUNNO DI QUEST’ANNO

di Alessandro Giberti

iente corsie di sorpasso, né parcheggi: le automobili non esisteranno. Quello che per molti potrebbe essere un’utopia vetero-ambientalista sarà presto realtà. Succede a Masdar City, negli Emirati Arabi Uniti, a 17 chilometri dalla città di Abu Dhabi. Masdar City sarà la prima città al mondo completamente eco-sostenibile. Il fabbisogno energetico di Masdar, stimato intorno ai 200-230 MW di elettricità, sarà garantito principalmente da pannelli fotovoltaici installati sui tetti delle sue abitazioni. In questo momento, una serie di pannelli provenienti da 33 diversi produttori stanno subendo severissimi test nell’Emirato. I migliori, quelli che, date le particolari condizioni climatiche di Abu Dhabi, produrranno più energia, vinceranno la commessa. L’intero progetto, cominciato nel 2006 per un costo complessivo di 22 miliardi di dollari, terminerà nel 2014. Ma la sua fase uno, che permetterà i primi ingressi in città, sarà portata a termine per l’autunno di quest’anno. Cosa prevede la fase uno? Principalmente la costruzione, in collaborazione con il MIT di Boston, del Masdar Institute of Science and Technology (Mist), un istituto dedicato alla ricerca in materia di energia sostenibile. I primi studenti del Mist entreranno in Accademia tra meno di sei mesi. Anche la costruzione di Masdar City, che si è avvalsa della matita di una star dell’architettura mondiale come Foster + Partners, è avvenuta a emissioni Zero. Un “oceano di pannelli solari”, posizionato a poche centinaia di metri dai cantieri, ha garantito, e garantirà, tutta l’energia necessaria ai lavori. Per i materiali, vale lo stesso principio: alluminio riciclato al 95% e acciaio riciclato al 100%, esattamente equivalenti ai corrispettivi più inquinanti e addirittura meno costosi. Una volta ultimata, Masdar City sarà una cittadina di sei chilometri quadrati. Ospiterà circa 50mila abitanti e 40mila lavoratori giornalieri. Come detto, le automobili non potranno varcarne le mura: al loro posto, vedrà la luce un avveniristico sistema di trasporti su rotaia, chiamato “Personal rapid transit system”, allo studio da alcuni anni, che sarà in grado di por-

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BIOEDILIZIA

A PAGINA 8 RENDERING DEL PROGETTO “MASDAR CITY” IN ALTO A SINISTRA UN’ALTRA VISTA RENDERING DEL PROGETTO “MASDAR CITY” A SINISTRA, L’AVVENIRISTICO PROTOTIPO DI SISTEMA DI TRASPORTO SU ROTAIA

tare ogni persona a non più di 100 metri dal luogo desiderato. La decisione – moralmente obbligata - di espellere le macchine da Masdar City ha ovviamente influito sull’intero progetto cittadino. Intanto saranno erette delle vere e proprie mura esterne, di stampo medievale, in grado di difendere la città dai caldissimi venti desertici dell’Emirato. Poi le strade, più strette della norma e ideate in modo da garantire la presenza di ombra per la maggior parte delle giornate, saranno attraversate da un sistema di raffreddamento ad acqua. L’energia solare, una risorsa che di certo non manca nell’Emirato, non sarà l’unica fonte energetica adottata da Masdar. Non lontano dai confini cittadini vedrà la luce, infatti, una centrale eolica; mentre sono state previste anche installazioni geotermiche. Insomma, al momento Masdar City ha tutte le carte in regola per apparire una specie di sogno divenuto (quasi) realtà. Oltre all’eco-sostenibilità, basta dare un’occhiata ai rendering per intuire l’altra caratteristica vincente della città: sembra bellissima, un posto dove si andrebbe volentieri ad abitare. Ma la sua scommessa principale, che è quella di “vivere” per davvero, di non rimanere un esperimento (seppure formidabile) o un unicum più bello che utile, è ancora tutta da giocare. Sarà vincente, in primo luogo, se riuscirà a imporsi come alternativa economicamente credibile alla voracità energetica (di cui la stessa Abu Dhabi è campione mondiale) imperante. Ma sarà vincente soprattutto se riuscirà a diventare attraente. Se riuscirà a imporsi, alla stregua dell’iPhone o di Facebook o della Ferrari, come desiderio nelle menti delle persone. Come un obiettivo di vita personale, non soltanto eticamente augurabile, ma come un’aspirazione privata in relazione a uno stile di vita considerato ottimale. A quel punto, denaro, e politica, magari anche dalle nostre parti, potrebbero arrivare.

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BIOECONOMY

“WATER NEUTRALITY” NON È LO SLOGAN DI UNA NUOVA ACQUA MINERALE LEGGERA E PURISSIMA, NÉ LA TROVATA DI UN PUBBLICITARIO PER IL LANCIO DI UNA NUOVA BEVANDA DISSETANTE

WATER NEUTRALITY di Alessandro Giberti

ater neutrality” potrebbe essere la cosa migliore capitata al business “verde” negli ultimi anni, con potenziali ripercussioni future tali da essersi già meritata l’ingombrante etichetta di “green next big thing”, il prossimo miracolo pulito. Oppure è una geniale trovata di marketing eco-sostenibile pensata da qualche genio delle corporation incaricato di “ripulire” l’onore macchiato delle multinazionali in decenni di sfruttamento e inquinamento ambientale. Più probabilmente, per dirla col buon vecchio Aristotele, “in medio stat virtus”. La verità (così come la virtù) sta nel mezzo. L’idea dietro a “water neutrality” è tanto

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semplice quanto rivoluzionaria: alcune grandi multinazionali super-inquinanti, rendendosi conto dell’enorme quantitativo di acqua che utilizzano nelle diverse fasi dei propri processi produttivi (molta di più dell’immaginabile) si sono impegnate, gradualmente, a bilanciare gli sprechi con l’immissione nel sistema (leggi pianeta Terra) dello stesso quantitativo utilizzato. Sì, sembra incredibile, e infatti lo è. Il che non significa che sia potenzialmente irrealizzabile. Presa così, nuda e cruda, sarebbe possibile. Solo che, esattamente come per quelle clausole dei contratti bancari scritte in piccolo e spalmate su diciotto pagine il-

legibili, così anche la “neutralità acquifera” delle grandi società è da prendersi per buona solo previa lettura di tutti i piccoli asterischi a piè di pagina. Ma intanto partiamo dai dati: secondo il report “State of green business 2009” di Greenbiz.com (scaricabile in rete), Anheuser Busch, l’azienda che commercializza i marchi Budweiser e Bud per intenderci, utilizza 5,5 litri d’acqua per ogni litro di birra effettivamente prodotto. Un’infinità. Un po’ meglio fa Coca-Cola: per un litro della celebre bevanda dalla formula (semi) segreta, la compagnia di Atlanta “brucia” 2,5 litri d’acqua. Se moltiplichiamo questo dato per il numero di lattine di

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BIOECONOMY

PER COCA-COLA COSÌ COME PER TUTTE LE ALTRE CORPORATION CHE ADERISCONO ALL’INIZIATIVA: RIDURRE LE QUANTITÀ DI SPRECHI D’ACQUA NEI PROCESSI CHE PORTANO ALLA FABBRICAZIONE DEI PRODOTTI DA VENDERE

Coca-Cola prodotte in un anno, otteniamo una discreta cifra: 290 miliardi di litri d’acqua. Che sarà anche soltanto un quinto del fabbisogno idrico giornaliero degli Stati Uniti, ma per una singola società, seppure colossale, non è affatto un risultato poco ragguardevole. E infatti le accuse di sprechi, gestione dissennata delle risorse naturali e profitto-centrismo esasperato non sono mai mancate da quelle parti. Con la nuova sensibilità “verde” che il mondo occidentale ha sperimentato negli ultimi anni, tutto questo poteva sicuramente creare un danno d’immagine gravissimo. E dato che, come ormai sappiamo da tempo, la forma è anche sostanza, il passo da danno d’immagine a perdita di quote di mercato sarebbe potuto essere brevissimo. E qui entra in gioco la “water neutrality”. Proprio Coca-Cola è la più attiva propugnatrice dell’obiettivo: la prima volta che viene nominato dai vertici di Atlanta è addirittura il 2002, ancora prima di Al Gore e

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BIOECONOMY

tutto il resto. Il punto di partenza era molto semplice, per Coca-Cola così come per tutte le altre corporation che aderiscono, più o meno entusiasticamente, all’iniziativa: ridurre le quantità di sprechi d’acqua nei processi che portano alla fabbricazione dei prodotti da vendere. Lo si può fare, e lo si è fatto, in modo molto semplice: gli sprechi erano tali che con una semplice razionalizzazione delle risorse si è ridotto, e di molto, il quantitativo d’acqua utilizzato. Tutti contenti? Sì e no. Coca-Cola, decisa a rifarsi il trucco una volta per tutte, ha continuato a spingere sul bio-acceleratore e ha rilanciato la “water neutrality”. Tanto consumiamo, tanto restituiamo al pianeta. Una cosa che, solo dieci anni fa, a dirla ti avrebbero preso tutti per pazzo. In alcuni casi, come per l’impianto di Kara Dela, in India, la multinazionale delle bollicine si è spinta oltre. L’obiettivo lì è addirittura la “water positivity”, dare al sistema più acqua di quella usata per la produzione. Non avendo motivo di dubitare che ciò sia vero – anche perché altrimenti quelli di

Coca-Cola sarebbero loro da internare per aver promesso qualcosa che nessuno si era mai sognato di chiedergli – torniamo alla nostra “neutralità”. Il punto è il seguente: è possibile giungere alla promessa del “tanto prendo tanto restituisco” in materia di acqua? In linea puramente teorica, sì. In pratica è impossibile. Ma la cosa interessante è cosa si nasconde dietro a una parola fortunata, o a due, come in questo caso. Il concetto, intanto, è stato copiato con la carta carbone da quello relativo alle emissioni di anidride carbonica, non a caso chiamato “carbon neutrality”. Soltanto che c’è una differenza. Aria e acqua non sono la stessa cosa, come direbbe monsieur La Palice (quello a cui si deve il termine lapalissiano). Nel senso che, mentre per quanto riguarda le emissioni di CO2 non è tanto importante dove si applichi, fisicamente parlando, il processo riparativo (tanto l’aria, per sua natura, tende a mischiarsi nell’atmosfera), non lo stesso si può dire dell’acqua. Per un’altra ovvietà: a differenza del-

l’anidride carbonica, l’acqua è un bene finito. E prelevarla da una parte per poi restituirla da tutt’altra non significa aver mantenuto l’equilibrio preesistente nel punto iniziale. Anzi. E restituirla dove non serve, in Islanda o nel Sud-Est Asiatico, non è come restituirla dove serve, in Sudafrica per esempio. Ma non solo. Quasi tutto il mondo scientifico e le maggiori organizzazioni internazionali hanno ultimamente concordato che in effetti il termine “water neutrality” è “fuorviante”. Nel senso di irrealizzabile. Però piace, ed è rimasto così. Senza moralismi stupidi, bisogna però ammettere che su questo punto molto è stato fatto. Non da tutti: Pepsi o Nestlè non sono affatto all’avanguardia in materia, mentre Coca-Cola è in effetti la società che più si avvicina a criteri di sostenibilità, ma la chimera di una produzione completamente neutrale per la risorsa primaria del pianeta è ancora lì, lontana e, per il momento, irraggiungibile. Ma in futuro, chi lo sa, la “green next big thing” potrebbe riservarci gradite sorprese.

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BIOECONOMY

ALBERT ATTARA IL RIGATTIERE-VISIONARIO A BROOKLYN UN MODELLO PER LA

GREEN ECONOMY di Damiano Beltrami

er anni i suoi amici gli hanno consigliato di vendere l’edificio, comprare una casetta in Florida e rilassarsi in spiaggia. Ma il brooklynese di origini siriane Albert Attara per 28 anni ha testardamente inseguito il suo sogno: offrire uno spazio arredato con mobili riciclati per imprenditori interessati a far partire start up ecologiche. Oggi il suo sogno sta prendendo forma. Ed è un modello per la “Green economy” americana e globale. I cosiddetti business verdi stanno affiorando dovunque a New York, da Manhattan a Brooklyn. Ma sono un mosaico complesso, le cui tessere hanno diversa forma e colore. Gli imprenditori “pensano verde”, ma stanno ancora tentando di capire cosa significhi esattamente. Si va da futuristici modelli di vertical farm, torri di vetro in cui si coltivano differenti qualità di frutta e verdura, a spazi condivisi come quello ideato

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dal signor Attara, dove molte “imprese verdi” lavorano fianco a fianco scambiando idee e know-how. “Abbiamo trasformato questa casa di sette piani al civico 33 di Flatbush Avenue in uno spazio cooperativo dove lavorano uno stuolo di aziende di servizi,” racconta entusiasta Attara, un settantenne dalla barba candida. “Il Metropolitan Exchange – così si chiama l’edificio – è popolato principalmente da designer, architetti, giornalisti freelance e da una manciata di imprenditori che stanno facendo partire imprese ecologiche”. Per anni l’edificio era avvolto dal silenzio, colmo di mobili sgangherati, polverose lanterne cinesi e vestiti consunti raccolti da Attara per le strade di New York. Adesso giovani creativi entrano ed escono dall’ascensore, lavorano seduti a scrivanie rimodernate da eco-designer ed

elaborano modelli di economia verde sostenibile. Aprendo questo enorme spazio all’innovazione e collegando questi business interrelati e collaborativi, Attara ha realizzato una piattaforma cooperativa, un motore verde su sette piani. “Ho sempre avuto questo edificio per metterci roba dentro che avrebbe poi potuto essere utile ad altri in futuro,” racconta Attara mentre mostra un ventilatore celestestinto di fabbricazione cubana che ha raccolto a un crocicchio qualche anno fa. “Raccattare roba in giro è nel mio DNA. Fin da piccolo mettevo da parte lattine e scatole e giocattoli rotti, che cercavo poi di aggiustare”. Tra le aziende che si sono piazzate in questo edificio c’è, al quarto piano, EcoSystems, designer di mobili ecologici e ufficio di consulenza, c’è un’azienda di vestiti biologici, c’è una cooperativa di


BIOECONOMY

A PAGINA 14 ALBERT ATTARA, DI FIANCO LA FACCIATA DELL’EDIFICIO A SINISTRA, OGGETTI RECUPERATI NEL TEMPO E RIADATTATI PER ARREDARE GLI SPAZI SOPRA, INTERNO DELL’EDIFICIO “METROPOLITAN EXCHANGE

architetti e urbanisti chiamata Metropolitan Exchange che Attara ha fondato qualche anno fa. E al quinto piano, invece, c’è un altro affittuario, Green Spaces: noleggia scrivanie a business ecologicamente consapevoli, imprenditori dalle idee verdi e start-up a basso impatto. Gente che cerca una sede non troppo cara e un ambiente informale e stimolante in cui si possano discutere idee con altri professionisti dalla mentalità affine. “La mia azienda ha sede a San Francisco quindi gran parte del mio lavoro è via email e telefono,” dice Tom Grace, 39 anni, di FarmReach, una start-up di e-commerce che collega agricoltori e grossisti. “Ma qui posso lavorare accanto a gente che fa cose simili alle mie e scambiare idee faccia a faccia.” Sean Dimin, 26 anni, della start-up Sea to Table che vende “pesce sostenibile” a ri-

storanti e trattorie, non sa esattamente quale sia la formula del successo di questa creazione di Attara. Ma trova sia un insieme di sensazioni: “Sono le persone, è il tipo di spazio, sono i mobili in questo spazio e’ questa atmosfera di collaborazione”. “Per me il segreto è il fantastico caffè biologico che viene servito qui,” sorride Franziska Seel, 27 anni, di Global Youth Action Network, una non-profit il cui obiettivo è incentivare la partecipazione dei giovani alle decisioni di organizzazioni come le Nazioni Unite. “Questo spazio condiviso ti trasmette una grande energia. È stupendo lavorare con tutta questa gente”. È d’accordo John Hodges, 39 anni, fondatore di un’ impresa chiamata SunOneSolutions attiva nel settore dell’energia pulita: “Ho visto molti altri spazi per uffici in comune. La maggior parte è molto strut-

turata. Non ha carattere. Questo posto invece è vibrante, dinamico, senti che è il tuo ufficio, non un cubicolo in una fattoria di cubicoli in affitto”. “Il punto è che ci si aiuta a vicenda”, dice Fernando Aguilar, 26 anni, di Crop to Cup, un’impresa che collega gli agricoltori dell’Africa orientale con i consumatori negli Stati Uniti. “È un’eccezionale amalgama di gente”. “È un bellissimo spazio con una grande missione, aggiunge Michael Cohen, 41 anni, di Catch interactive una impresa di marketing mutimediale. Il signor Attara, sul tetto del suo edificio verde, si lascia andare a una risata: “Mi ci e’ voluto un po’ di tempo per realizzare tutto questo, tre decenni. Ma ora ho dato una casa a un gruppo di individui geniali, e sono sicuro che possano cambiare il futuro del mondo”.

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ECOENERGY

LA RIVOLUZIONE

IDROGENO A LOS ANGELES E SOBBORGHI CI SONO ORMAI 24 STAZIONI DI SERVIZIO PARTICOLARI. CI SI PUÒ RIFORNIRE DI BENZINA, MA ANCHE DI IDROGENO di Damiano Beltrami

NELLA FOTO ALCUNE STAZIONI DI SERVIZIO CON POMPE AD IDROGENO

i è ancora lontani dalla grandeur della “hydrogen highway”, l’autostrada dell’idrogeno che il governatore Arnold Schwarzenegger aveva annunciato alla vigilia delle elezioni nel 2003. È attivo appena un dieci percento dei distributori promessi in campagna elettorale, e Gerhard Achtelik, responsabile del piano “hydrogen highway”, ha confessato che lo Stato non raggiungerà quota 2.000 entro fine legislatura nel 2010. Ma è un primo passo verso l’era dell’idrogeno negli Stati Uniti. Da quando gli ingegneri hanno cominciato a ritenere l’idrogeno una alternativa al petrolio, si è posta la questione “Cosa deve venire prima, la macchina a idrogeno o i distributori di idrogeno?” Le aziende costruttrici di auto hanno a lungo ritenuto che senza una rete di stazioni per il rifornimento, non potevano mettere sul mercato macchine a idrogeno. Le aziende di energia, da par loro, hanno sempre rintuzzato dicendo che senza un numero adeguato di macchine a prezzi ragionevoli, costruire nuove infrastrutture per il rifornimento ha poco senso. Questo problema del tipo viene prima l’uovo o la gallina, ha ostacolato lo sviluppo di carburanti alternativi, assicurando la supremazia del petrolio. Con prezzi ridotti e abbondanti riserve, fino a

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pochi anni fa le aziende energetiche avevano pochi incentivi a porre fine all’età del petrolio. Ma di fronte a riscaldamento globale e prezzi crescenti, aziende automobilistiche ed energetiche hanno cominciato la frenetica corsa verso alternative condivise per puntare sull’idrogeno e vincere la scommessa. La loro risposta è stata introdurre macchine e stazioni di carburante, raggruppandole in centri urbani come Los Angeles, Tokio o Berlino. La stazione di rifornimento della Shell, che presenta tradizionali pompe di benzina accanto a scintillanti pompe di idrogeno dal colore blu squillante, è un elemento di questo quadro. Così come la decisione di Honda di affidare 200 macchine a idrogeno FCX Clarity nei prossimi tre anni a selezionati clienti nel Sud della California. La FCX Clarity usa una cellula carburante per attivare un motore elettrico. Le auto vengono noleggiate a $600 al mese, una piccola somma rispetto a quanto servirebbe per comprarle. Ma l’esperimento sottolinea il lungo cammino che l’idrogeno deve intraprendere prima di poter soppiantare il gasolio. Alla luce dei costi proibitivi delle celle carburanti – sono fatte su misura dei clienti, non prodotte per un mercato di massa – nessuna azienda automobilistica le venderà al pubblico nei prossimi dieci anni.


ECOENERGY

E molte compagnie energetiche restano scettiche sulle prospettive a lungo termine dell’idrogeno spiegando - tra le altre cose - che anche ammettendo sovvenzioni statali, i costi sarebbero ingenti. Le aziende automobilistiche si rendono anche conto che ci sono altri modi per svincolare le macchine dal gasolio. Per esempio usare biocarburanti o batterie. Ma l’idrogeno rappresenta una forma di energia: non può essere ignorato. Così le aziende automobilistiche guardano all’idrogeno con attenzione crescente. La Honda ha in programma l’uscita di un modello per il grande pubblico nel 2018. Altre aziende - Ford, BMW, Volkswagen and Daimler – stanno sviluppando prototipi. Un recente studio della National Academy of Sciences americana ha stimato che le aziende automobilistiche potrebbero vendere ben due milioni di auto a idrogeno entro il 2020, un magro punto percentuale rispetto a tutti i veicoli in circolazione negli Stati Uniti. Dopo, potrebbero aumentare sensibilmente, raggiungendo i 60 milioni prima del 2035 e i 200 milioni entro il 2050. Insomma, nel lungo temine le macchine a idrogeno possono diffondersi negli Stati Uniti, ma chi gestisce la transizione? Chi si accolla le spese di creare infrastrutture simili a quelle che ci sono per il petrolio? Come ha spiegato Roy Kim del California Fuel Cell Partnership costruire distributori di idrogeno dove non ci sono macchine che lo usano è un investimento quantomeno rischioso. E le aziende candidate a farsi carico dell’impegno nel settore privato – le compagnie petrolifere - non sono entusiaste all’idea. Quanto al denaro pubblico, specie in uno stato come la California, si può anche scordare. Per costruire una infrastruttura di 170,000 distributori di benzina e milioni di chilometri di oleodotti non è bastato un secolo.

Rimpiazzare tutto in poco tempo è una chimera. E allora l’idea sponsorizzata da G.M. è creare reti per la distribuzione di idrogeno in centri urbani. Data la scarsa popolazione delle zone rurali in un territorio dalle distanze enormi come quello degli Stati Uniti, secondo un recente studio di G.M. se fossero costruite anche solo 12,000 distributori di idrogeno nelle cento città principali, il 70% della popolazione avrebbe accesso all’idrogeno. Il progetto pilota è in atto su Los Angeles: un investimento di 80 milioni di dollari, 40 stazioni di rifornimento. Mentre qualche anno fa l’idea era lanciare il progetto idrogeno su larga scala, negli ultimi mesi la rotta è cambiata. La parola d’ordine è cominciare in piccolo prima di esportare il modello. La conversione all’idrogeno seduce: ridurrebbe drasticamente la dipendenza dalle fonti fossili. Basti pensare che negli Stati Uniti 95% delle macchine va a gasolio e i trasporti producono un terzo delle emissioni di carbonio. L’idrogeno non produce emissioni di carbonio, solo acqua. I veicoli a celle combustibili sono anche migliori di quelli elettrici perché non servono ore per ricaricare le batterie e sono più capienti. Ma per anni i governi di molti Paesi del mondo hanno speso tonnellate di quattrini per studi e progetti che non sono andati in porto. Gli Stati Uniti negli ultimi sei anni hanno speso più di un miliardo di dollari in ricerca e sviluppo, ma c’è ancora molto da fare in termini di durata delle celle combustibili e riduzione dei costi di produzione. Detto questo, lo scoglio più impegnativo da abbattere è il co sto delle infrastrutture per trasportare l’idrogeno.

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BIOPOLITICA

GREEN OBAMA HA DICHIARATO CHE GLI STATI UNITI DEVONO DIVENTARE IL “MAGGIORE ESPORTATORE DI ENERGIA VERDE DEL MONDO”, PENA LA PERDITA DELLO STATUS DI UNICA SUPERPOTENZA MONDIALE di Alessandro Giberti

l suo nome è “green plan”, ed è l’ormai celebre “piano verde” di Obama. Alcuni, riconoscendone la potenziale portata di rinnovamento complessivo sull’economia americana degli anni a venire, si sono spinti a identificarlo con la prima pietra della “new energy economy”. Per altri è ancora di più, trattasi nientemeno che di rivoluzione: ed ecco che la “clean energy revolution” è servita. La quantità di denaro messa sul tavolo dalla nuova amministrazione americana sotto il capitolo “energia pulita” è nota: 150 miliardi di dollari in 10 anni. La strategia di Obama per il futuro dell’economia verde a stelle e strisce ruota attorno a tre parole d’ordine: efficienza energetica, energie rinnovabili, lavori verdi. Ciò che è diventato evidente con il passare dei mesi e con la graduale definizione della strategia Usa è che non si tratti affatto di uno sforzo ambiental-ambientalista. Il nucleo del piano verde dell’amministrazione americana non si esaurisce nei suoi indubbi meriti ambientali, ma si centra sulla sua capacità di creare una nuova economia e, soprattutto, nuovi posti di lavoro. I quali, per riuscire a dare vera linfa al sistema, dovranno coprire il più ampio spettro possibile. Van Jones, consigliere della Casa Bianca in materia ambientale, ha garantito che i cinque milioni di posti di lavoro creati dal piano decennale saranno spalmati su tutte le categorie di cittadini,“dai Ged (gli equivalenti dei nostri diplomati) ai Ph.D.”

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BIOPOLITICA

OBAMA

C’è già chi ha avanzato qualche dubbio sulle cifre. Daniel Weiss, esperto di energia al Center for American Progress Action Fund, ha notato che “tutte le ricerche economiche sulle politiche in materia di energia pulita dimostrano che la quantità di nuovi posti di lavoro sarà di due milioni ogni 100 miliardi di dollari d’investimento”. Difficile, quindi, che se ne creeranno cinque con 150 miliardi. Ma, per il momento, sulle capacità taumaturgiche di Obama vale ancora il principio politologico della buona fede: presunta fino a prova contraria. C’è un altro contraccolpo da considerare: secondo uno studio dell’Institute for Energy Research, il “green plan” porterà, nell’immediato, ad un aumento del costo dell’energia che difficilmente potrà non essere scaricato sulle bollette dei consumatori. Ma tant’è: il piano deve partire ugualmente e alla fine, secondo Obama, i benefici saranno infinitamente superiori ai suoi difetti transitori. È stato lo stesso presidente a chiarirlo: ciò di cui si sta parlando, non è una scelta tra “salvare il nostro ambiente e salvare la nostra economia. È una scelta tra prosperità e declino”. Nello spiegare un altro caposaldo del piano, quello relativo all’efficienza energetica e al conseguente limite imposto alle emissioni di anidride carbonica, Obama ha sottolineato che la sua strategia agirà lungo tutte le direttrici: l’efficienza dovrà interessare il futuro delle industrie del Paese, così come quello delle abitazioni private e delle automobili. L’effetto

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BIOPOLITICA

BARACK OBAMA, RITRATTO IN CAMPAGNA ELETTORALE IN NEW HAMPSHIRE

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principale prodotto dalla sua politica sarà quello di trasformare l’anidride carbonica da gas dannoso a commodity, che le compagnie, secondo il proprio diritto di produrne un certo quantitativo e non oltre, potranno “comprare o vendere” sul mercato. Joe Biden, il vicepresidente americano, ha inoltre annunciato un ulteriore stanziamento di 300 milioni di dollari che andrà nelle casse di quei Governi locali che incentiveranno l’uso di automobili a propulsione alternativa. Per portare a termine la sua rivoluzione, Obama ha messo in piedi un vero e proprio “dream team” di scienziati, esperti e politici. Ha nominato il fisico premio Nobel Steven Chu a Segretario all’Energia. Il suo sforzo primario sarà centrato sull’impulso alla produzione di energia rinnovabile e sul rallentamento dei cambiamenti climatici. Lisa Jackson, nuovo capo dell’Epa (l’agenzia ambientale americana), dovrà occuparsi della riduzione delle emissioni dannose. Carol Browner, ex capo dell’Epa sotto Bill Clinton, si occuperà di tutte le questioni energetiche e climatiche dovendo riferirne direttamente alla Casa Bianca. Todd Stern, l’ex negoziatore americano per il protocollo di Kyoto (protocollo che poi George W. Bush si rifiutò, insieme a Cina e India, di ratificare), è stato nominato capo degli affari ambientali al Dipartimento di Stato, una specie di inviato speciale per il clima. È proprio sulle rinnovabili che si gioca la validità del piano. Steven Chu ha ottenuto che quasi la metà dell’intero pacchetto verde, 70 miliardi di dollari, siano indirizzati su questo dossier-chiave per il futuro americano. La cifra già da sola rappresenta quasi il triplo dell’intero budget a disposizione del Dipartimento dell’Energia, e più dei budget del Dipartimento del Lavoro e dell’Interno sommati. Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti devono diventare il “maggiore esportatore di energia verde del mondo”, pena la perdita dello status di unica superpotenza mondiale. Il 44° presidente degli Stati Uniti vuole che, entro il 2012, il 10% dell’elettricità consumata in America provenga dal mercato delle rinnovabili.


BIOPOLITICA

Il grande convitato di pietra è il petrolio. Peter Robertson, vicepresidente di Chevron, dopo avere ascoltato il discorso di insediamento di Steven Chu ha notato sconsolato che “sarebbe stato bello sentire qualcosa su petrolio e gas”. Niente, neanche una parola. Anche se in realtà i destinatari del messaggio politico della nuova amministrazione Usa in materia energetica sono proprio loro, i colossi petroliferi. E il messaggio è tanto chiaro quanto di difficile attuazione: ridurre la dipendenza americana dal greggio. Su questo si aprono scenari che vanno ben al di là della materia energetica in senso stretto. Che ne sarà, per esempio, degli sforzi, in termini economici e di vite umane, che gli Stati Uniti hanno prodotto nel Golfo Persico? Il controllo di quelle aree è stato una delle direttrici strategiche della politica estera Usa per decenni, nonché un elemento decisivo per l’egemonia di Washington nelle relazioni internazionali. Tutto al macero? Impossibile, ovviamente. Obama non è certo uno sprovveduto. È un politico di razza invece, il che spiega chiaramente l’assenza dell’oro nero nel dibattito energetico odierno. Ma il greggio sarà presente, e molto, nell’economia Usa e del resto del mondo ancora per molto tempo. L’industria energetica convenzionale americana è enorme: soltanto nel suo territorio, l’America ha oltre 500 centrali a carbone che producono oltre il 50% del fabbisogno di elettricità del Paese. Per quanto importante sia la porzione del pacchetto di stimolo all’economia destinato al “verde”, esso rappresenta comunque la stessa cifra che le tre più grandi compagnie petrolifere al mondo spendono ogni anno. Se Obama credesse che i tempi siano già maturi per il cambiamento, avrebbe potuto prendere la misura più efficace di boicottaggio del greggio: l’aumento della tassazione sulle benzine. E invece niente. Il motivo è che il mercato delle automobili alternative è declinato al futuro anteriore e che l’indubbia retorica sulle rinnovabili e sull’indipendenza petrolifera è, per il momento, ancora un esercizio di stile. Ma da qualche parte bisognerà pure cominciare, e i primi passi sono senza dubbio incoraggianti.

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ECOSOLIDARIETÀ

PER L’ABRUZZO IL WWF ITALIA STA PORTANDO AVANTI VARIE INIZIATIVE A SOSTEGNO DELLA POPOLAZIONE ABRUZZESE Ufficio Stampa WWF

FESTA DELLE OASI 19 APRILE

OFFERTA POSTI LETTO SONO 90 I POSTI LETTO MESSI A DISPOSIZIONE, PER UN MESE, NELLE OASI WWF ABRUZZESI:

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OASI DEL LAGO DI PENNE (PE)

50 POSTI

OASI GOLE DEL SAGITTARIO DI ANVERSA DEGLI ABRUZZI (AQ)

10 POSTI

OASI DELLE CASCATE DEL RIO VERDE DI BORRELLO (CH)

5 POSTI

CENTRO DI EDUCAZIONE ALL’AMBIENTE DI RECANATI

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Il 19 aprile, in occasione della festa delle oasi WWF, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, il WWF Italia ha ospitato nelle oasi lago di Penne e dei Calanchi di Atri alcune persone provenienti dalle tendopoli dell'Aquila. I partecipanti hanno trovato la giornata molto interessante, nonostante il tempo, tanto che l’associazione è stata ricontattata dal coordinamento della Croce Rossa perché hanno intenzione di creare un momento di confronto nel campo affinché le persone (soprattutto giovani) che hanno partecipato, possano raccontare l'esperienza. Hanno inoltre chiesto la disponibilità a replicare la giornata.

ANIMAZIONE NEI CAMPI Gli educatori ambientali del WWF e delle Cooperative legate al WWF sono già ora impegnati nelle attività con i bambini e ragazzi nelle tendopoli e negli alberghi.


ECOSOLIDARIETÀ

UNIVERSITÀ È stata offerta la disponibilità ad ospitare nelle proprie strutture studenti di Scienze Ambientali dell'Università de L'Aquila; il Senato Accademico ha accettato la proposta di organizzare presso l'oasi di Penne lezioni per consentire agli studenti di chiudere questa sessione senza perderla; WWF ed Università stanno valutando in questi giorni come procedere all'organizzazione di questi corsi universitari straordinari nel mese di maggio.

FASE POST EMERGENZA: CAMPI AVVENTURA PER L’ESTATE Il WWF ha deciso di ospitare cento ragazzi presso i campi WWF nel periodo post emergenziale. Una vera e propria vacanza all'insegna del divertimento, dell'amicizia e dell'educazione ambientale. (www.wwf.it/turismo)

RICOSTRUZIONE SOSTENIBILE Il WWF è intenzionato a mettere a disposizione le proprie competenze in materia di edilizia ed urbanistica sostenibile, per i progetti di ricostruzione, soprattutto per l'edilizia pubblica in uno dei paesi danneggiati dal terremoto. SOPRA, RISERVA NATURALE, LAGO DI PENNE

WWF COLLABORA CON L’ASSOCIAZIONE “INSIEME PER L’ABRUZZO”

SOPRA, LA CITTÀ DELL’AQUILA DOPO IL TERREMOTO

Perché tutto non torni come prima. Perché non accada più che la dignità delle persone, il buon senso delle tecniche e la trasparenza delle regole siano offese e ignorate. Perché l’Abruzzo non conosca un oblio ma entri in un futuro sostenibile, informato e partecipato. “Insieme per l’Abruzzo” per RI-COSTRUIRE con la bioarchitettura, con le regole antisismiche e con il risparmio energetico. “Insieme per l’Abruzzo” per una possibilità di apprendimento fino da ora, attraverso le opportunità consentite dalla Rete. “Insieme per l’Abruzzo” é una Associazione di scopo. I soldi raccolti con concerti, eventi e tramite conto corrente, verranno finalizzati a specifici progetti di ricostruzione: il primo sarà un asilo. L’edificio sarà ricostruito rispettando le regole antisismiche, con materiali di qualità, con risparmio energetico, bioarchitettura e innovazione tecnologica. Un gruppo di garanti affiancherà il promotore Franz Di Cioccio lungo il percorso di definizione progettuale e di iter amministrativo al fine di garantire la trasparenza sulla gestione dei fondi e la coerenza con lo scopo di qualità di realizzazione e si avvarrà della collaborazione del WWF Italia. Fanno parte del Comitato di Garanzia: Franz Di Cioccio, Don Gino Rigoldi (Comunità Nuova), Prof. Marco Vitale (già responsabile della Missione Arcobaleno in Albania), Sen. Fiorello Cortiana (Internet Governance Forum), Pier Mario Biava ( WWF Italia), Prof. Paolo Ferri dell'Università degli Studi Milano Bicocca. La definizione dei progetti, le cifre raccolte, le collaborazioni e le iniziative saranno visibili in un sito WEB. Numerosi i nomi degli artisti famosi che si succederanno durante questi eventi: PFM, Roberto Vecchioni, Francesco Renga, Giusy Ferreri, Le Vibrazioni, Cristiano De André, Luca Barbarossa, Tullio De Piscopo e tanti altri.

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ECOSOLIDARIETÀ

WWF: I PANDA “GRIFFATI” CERCANO CASA! PARTE L’ASTA SU EBAY.IT DI 39 PANDINI CON LE FIRME DI PERSONAGGI FAMOSI PROSEGUE LA RACCOLTA FONDI PER LE OASI DEL WWF E PER LA POPOLAZIONE D’ABRUZZO QUESTO MESE I PANDA SONO SBARCATI A MILANO, NEL NEGOZIO COIN DI PIAZZA V GIORNATE rentanove dei 1600 panda di cartapesta che nelle ultime settimane hanno invaso l’Italia – da Piazza del Popolo a Roma alla Tenuta presidenziale di Castelporziano, fino al G8 di Siracusa – sono stati messi in vendita nella sezione Aste di beneficienza di eBay.it (http://pages.ebay.it/charity), con le firme di personaggi come Francesco Totti, Morgan, Adriana Volpe, Linus, Platinette, i Pooh, Albertino, il Trio Medusa, Francesco Facchinetti, Alessandro Preziosi, le voci di Radio DEEJAY, Fulco Pratesi... I soldi raccolti serviranno a sostenere le Oasi del WWF e il progetto WWF per l’Abruzzo. I panda senza autografo si possono invece avere dietro donazione sul sito www.wwf.it. La campagna ha il sostegno di RADIO DEEJAY, anch’essa “invasa” dai panda dell’Associazione, che ha dedicato lanci, approfondimenti e spot quotidiani per promuovere l’iniziativa. E per una settimana anche COIN – il department store italiano da sempre attento ai temi di responsabilità sociale ed ambientale – sosterrà il progetto a favore

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delle Oasi del WWF. Dal 27 aprile al 2 maggio i panda hanno invaso la vetrina a due piani e il video wall del negozio Coin di Milano, piazza Cinque Giornate. Inoltre Coin promuoverà l’iniziativa all’interno dei suoi 40 negozi, presenti nei principali centri storici italiani, con rimandi alla campagna per l’Abruzzo. Contribuire al sostegno delle oasi WWF vuol dire contribuire al mantenimento del nostro “giardino” comune, oltre 30.000 ettari di natura protetta che rappresentano gli ambienti principali della penisola italiana: boschi, lagune e fiumi, spiagge incontaminate, praterie, steppe selvagge e zone montane. Le Oasi sono più di 100 tesori che in quarant’anni di lavoro quotidiano e grazie all’aiuto di centinaia di migliaia di italiani, sono stati sottratti all'aggressione del cemento e all'incuria, difesi dagli incendi e dal bracconaggio, e dove una buona parte della biodiversità italiana, tra cui circa 100 specie animali e vegetali, considerate rare o in pericolo nel nostro Paese, hanno uno spazio per continuare a vivere.


ECOSOLIDARIETÀ

G8 AMBIENTE DI SIRACUSA: WWF “BUONO IMPEGNO SU GREENECONOMY, SCARSI RISULTATI SUL CLIMA, IMPORTANTE RICONOSCIMENTO DEL RUOLO DELLA NATURA. ORA SERVONO SOLDI E PIANI CONCRETI” Ufficio Stampa WWF

FOTO DI GRUPPO DEI MINISTRI DELL’AMBIENTE

l WWF ritiene positivo che da Siracusa sia uscito un forte impegno perché i pacchetti anti-crisi economica siano orientati alla costruzione della green economy: i ministri dell’ambiente devono essere i garanti che la parola “green” non sia solo un orpello, ma sia sostanziale. Secondo il WWF, il vertice di Siracusa non ha però rappresentato un passo avanti di rilievo nell’aiuto alle trattative per il raggiungimento di un accordo globale sul clima a Copenhagen alla fine dell’anno, in sede ONU. L’aver verificato i temi di discussione è davvero poca cosa, servono impegni concreti da parte dei paesi industrializzati, il solo modo per stimolare l’assunzione di un ruolo da parte delle economie emergenti. Il WWF ritiene significativo che il vertice G8 Ambiente di Siracusa abbia ritenuto opportuno approvare una Carta sulla Biodiversità condivisa che prevede passi concreti e che sia stato riconosciuto, il valore anche economico dei servizi che gli ecosistemi forniscono alle società umane. Ci auspichiamo per i prossimi appuntamenti fino al G8 di luglio che, nonostante il mo-

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mento di crisi, si garantiscano stanziamenti economici adeguati e visibili da parte dei governi dei Paesi più industrializzati affinché questi intenti condivisi diventino realtà. Gli ecosistemi presenti sul Pianeta, con le loro funzioni e i loro servizi, offrono la base stessa del benessere e dell'economia umana ma non sono affatto tenuti in conto dai Sistemi Nazionali di Contabilità delle nazioni del mondo. Ci auguriamo che la Carta serva concretamente ad avviare impegni precisi, puntuali e rendicontabili da parte dei Governi che l'hanno sottoscritta, per dare finalmente alla biodiversità la giusta centralità nelle politiche che verranno intraprese e dare un impulso di concretezza all’impegno preso da tutti i Governi per la significativa riduzione della perdita della biodiversità entro il 2010. Il WWF ritiene infine che sia stato un segnale rilevante aprire il vertice di Siracusa con il confronto con le ONG, un dialogo che ci auguriamo getti le basi per un sistema di relazioni globali che coinvolga pienamente anche la società civile.

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BIOEVENTI

ECOPOLIS 2009 UNA TRE GIORNI DEDICATA ALLE CITTÀ DEL FUTURO MOLTI GLI INTERROGATIVI E ANCOR DI PIÚ LE SOLUZIONI PROPOSTE SAPREMO AUMENTARE LA QUALITÀ DELLA VITA URBANA? SAPREMO VEDERE OLTRE LA CRISI ECONOMICA DEL “TUTTO E SUBITO” E ANDARE VERSO UN’ECONOMIA DEL “GIUSTO NEL LUNGO PERIODO”? SAPREMO TROVARE IL MODO DI GOVERNARE I PROCESSI DI UNO SVILUPPO CHE PRENDA IN CONSIDERAZIONE AMBIENTE, ECONOMIA, SOCIETÀ AL FINE DI RAGGIUNGERE UN'ARMONIA SEMPRE PIU' URGENTE? LA RISPOSTA, CHE SI EVINCE DALLA MANIFESTAZIONE ROMANA, È SÌ di Elisabetta Kluzer

n questi decenni il mondo ha raggiunto un “traguardo” impensabile un secolo fa, ma significativo: per la prima volta nella storia più della metà della popolazione umana vive in aree urbane. Nel 2030 quasi 5 miliardi di persone vivranno nelle città. Nei paesi in via di sviluppo l’80% della popolazione si sposterà nelle metropoli. Tra il 2000 e il 2030 in Africa e in Asia la popolazione urbana raddoppierà (Fonte: State of the world: population 2007, The United Nations Populations Fund). La concentrazione di persone in aree così ristrette comporterà una analoga concentrazione di gran parte dell’economia - risorse, beni, merci, servizi, flussi -. L’ambiente urbano sta

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diventando “l’habitat naturale” dell’uomo. Sebbene le città rappresentino la maggiore fonte di impatto ambientale, oltre a causare problemi, possono anche contenerne la soluzione. Sapremo governare questi fenomeni? La risposta è affermativa, nonostante sia necessario prendere ora decisioni che valgano anche per il domani, perché è la capacità di gettare le basi per un futuro possibile che influenza la vita di oggi. Con questo obiettivo è nata Ecopolis Expo & Conference, il luogo per interrogarsi sulle modalità con cui gestire questi eventi prossimi, per costruire un futuro adeguato alle aspettative di miglioramento della qualità della vita.


BIOEVENTI

La tre giorni romana si è svolta per la prima volta quest'anno dall'1 al 3 Aprile e ha voluto essere un momento di incontro-confronto destinato a divenire un punto di riferimento per quanti a vari livelli si occupano di progettare il futuro delle nostre città. Le metropoli di oggi stanno sperimentando nuovi modi per gestire i beni collettivi e le questioni di pubblico interesse (risparmio idrico, gestione dei rifiuti, salubrità dell’aria, ecc.), ma solo dalla condivisione delle conoscenze e dallo scambio di esperienze relative può prendere avvio un nuovo corso. Ecopolis, l'evento BtoB organizzato da Fiera e Camera di Commercio di Roma, ha raccolto le Green Best Practices di aziende innovative, municipalità e Pubbliche Amministrazioni per per riflettere sullo sviluppo di nuovi business e nuove tecnologie “sostenibili”. Una grande manifestazione fieristico/congressuale che si sviluppa attorno al tema di “città ideale” che diventa “Città Sostenibile” - un “luogo” concretamente realizzato seguendo i migliori esempi nei diversi ambiti propri delle aree urbane: energia, rifiuti, urban design,

mobilità, verde pubblico, etc... . Le tematiche presentate nella manifestazione e le categorie merceologiche di riferimento sono state selezionate prendendo spunto dalle 20 azioni che le città sono tenute a implementare entro il 2012 secondo le linee guida stabilite dalla dichiarazione delle “Green Cities” (San Francisco, 2005). I settori espositivi in cui le aziende hanno mostrato prodotti, processi e tecnologie sono stati quello della produzione, distribuzione e servizi di energia solare fotovoltaica, termica, eolica, geotermica e dell'integrazione architettonica dei sistemi per l’energia e di quelli integrati per la produzione da fonti rinnovabili. Anche la valorizzazione e gestione dei rifiuti, i sistemi di raccolta differenziata e riciclaggio e gli impianti di smaltimento, hanno avuto la loro area dedicata. Così un vasto spazio è stato riservato alla natura urbana; dalla bonifica dei siti contaminati alla realizzazione di aree verdi fino all'arredo urbano e allo studio e progettazione di spazi pubblici e residenziali; dalla bioedilizia applicata alle facciate ventilate ad attrezza-

ture e servizi per il verde pensile. Altro settore di fondamentale rilevanza è quello della mobilità, affrontato con ipotesi di logistica sostenibile delle merci in ambito urbano, integrazioni trasporto pubblico-privato, car-sharing, veicoli ecologici per trasporto persone e merci, combustibili alternativi, infrastrutture per il sistema ciclopedonale. La gestione delle risorse idriche e i sistemi di controllo e depurazione per il risparmio dell'acqua. Infine, i programmi di contenimento dell’inquinamento dell'aria e acustico. Vero “plus” di Ecopolis 2009 è stato anche il ricco calendario di convegni e appuntamenti paralleli ai quali hanno partecipato opinion leader di calibro internazionale presentando ricerche approfondite sulle diverse tematiche di dibattito. Non solo un business e un incontro domanda-offerta, ma anche un coinvolgimento dei cittadini in qualità di soggetti attivi delle politiche di governo della città, attraverso nuove importanti pratiche di interazione sociale, di messa in rete di risorse, di condivisione di responsabilità.

NELLA FOTO, INTERNO DELL’ECOPOLIS EXPO & CONFERENCE

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ECOAMBIENTE

KITCHEN GOES GREEN… NASCE SCAVOLINI GREEN MIND di Iris Corberi

IL NUOVO PROGETTO DI SCAVOLINI PER UN NUOVO MODO DI FARE IMPRESA ALL’INSEGNA DELL’ECO SOSTENIBILITÀ

ensare green… questa la mission di Scavolini per il 2009. Con il nuovo anno l’Azienda leader di settore in Italia dal 1984 riconferma la grande sensibilità per le tematiche ambientali ed ecologiche e il profondo impegno nella tutela dell’ambiente da sempre dimostrato, attraverso la riduzione degli sprechi e degli scarti, il rispetto delle norme, il controllo e la riduzione del consumo di risorse. La tematica ambientale – nuova chiave di valorizzazione del made in Italy, insieme a design e qualità – è sempre più motore di sviluppo economico e innovazione tecnologica e scientifica. In linea con questa tendenza, Scavolini ha dato vita a Scavolini Green Mind, un ambizioso progetto eco sostenibile che vede l’Azienda sempre più impegnata nella salvaguardia dell’ambiente e delle risorse ad ogni livello aziendale: da gennaio 2009, Scavolini ha adottato per la struttura di tutte le sue cucine i Pannelli Ecologici Idroleb a più bassa emissione di formaldeide al mondo e ha scelto di utilizzare unicamente energia da fonti rinnovabili a Impatto Zero®.

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Scavolini ha scelto i Pannelli Ecologici Idroleb del Gruppo Mauro Saviola, che rappresentano la sintesi perfetta tra salvaguardia dell’ambiente e massima cura per la salute del consumatore. Si tratta di pannelli realizzati al 100% con materiale

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ECOAMBIENTE

legnoso post-consumo certificato FSC che presentano la più bassa emissione di formaldeide in assoluto al mondo, con valori addirittura inferiori ai limiti posti dal severissimo standard giapponese F****, che prevede infatti un livello di emissione pari a 0,4 mg/l, mentre i pannelli IDROLEB garantiscono un livello pari a 0,3 mg/l. Il pannello Idroleb risponde inoltre allo standard V100, relativamente all’idrorepellenza, e garantisce un rigonfiamento massimo del 10% nell’arco delle 24 ore. Per l’utilizzo di energia il Gruppo Scavolini dal 1° gennaio 2009, ha scelto ZeroE Planet, energia elettrica prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili e a Impatto Zero® sull’ambiente, nata dalla collaborazione tra Edison, operatore leader nel settore energetico, e LifeGate, impegnata dal 2001 nella diffusione dei valori dell’eco-cultura attraverso progetti di sviluppo sostenibile. ZeroE è la prima energia rinnovabile, certificata RECS International, a Impatto Zero®: grazie ad un accordo con LifeGate tutte le emissioni di CO2, dalla costruzione degli impianti di produzione alle attività di vendita relative alla fornitura di energia elettrica, verranno compensate con la creazione e tutela di aree forestali in Italia, all’interno del Parco del Ticino, e in Costa Rica, sul versante Pacifico, nella riserva “Karen Mogensen”.

Dalle prime stime effettuate sui propri consumi energetici il Gruppo Scavolini contribuirà alla riforestazione di un’area pari a 85.000 mq. Con Scavolini Green Mind, l’Azienda contribuisce sempre più attivamente alla formazione e alla diffusione di un nuovo modo di vivere e di fare impresa, più consapevole e rispettoso dell’ambiente e prosegue nella strada intrapresa con la Certificazione del Sistema di Gestione Ambientale, in base alla normativa UNI EN ISO 14001, ottenuta nel 2004, e con il progetto LAIPP per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali lungo l’intero ciclo di vita del prodotto.

w w w . s c a v o l i n i g r e e n m i n d . i t

PER SOSTENERE AL MEGLIO QUESTO PROGETTO SCAVOLINI HA LANCIATO IL NUOVO SITO WWW.SCAVOLINIGREENMIND.IT, CHE CONTIENE, OLTRE ALLA PRESENTAZIONE DEI VALORI E DEGLI OBIETTIVI AZIENDALI IN TERMINI DI ECO-SOSTENIBILITÀ E A UNA RASSEGNA DELLE AZIONI CONCRETE MESSE IN ATTO DALL’AZIENDA PER TUTELARE L’AMBIENTE, PREZIOSI CONSIGLI PRATICI PER I CONSUMATORI PER RENDERE IL PROPRIO STILE DI VITA PIÙ ECOCOMPATIBILE E RIDURRE L’IMPATTO SULL’AMBIENTE DELLE PROPRIE ATTIVITÀ QUOTIDIANE.

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BEGLIBRI

LIBRI

STATE OF THE WORLD E RAPPORTO ECOMAFIA

TENTATIVI DI ECO-CONDOTTA

State of the World 2009, redatto dal Worldwatch Institute, il più autorevole centro di studi interdisciplinari sui trend ambientali e la cui edizione italiana (giunta alla 22°) è curata da Gianfranco Bologna, si concentra sul tema del riscaldamento globale. Passando in rassegna i cambiamenti necessari nella politica affinché si migliori lo stato del pianeta, sono altresì illustrati i vantaggi economici che deriverebbero dal passaggio a un’economia a basso contenuto di carbonio. Dalle tecnologie per la cattura della CO2, ai sistemi di tassazione capaci di favorire l’innovazione anche nelle nazioni più povere, fino alle misure per l’efficienza energetica, il volume spiega come sia indispensabile ricorrere a questi strumenti, peraltro già esistenti e disponibili. Il Rapporto Ecomafia 2009 realizzato da Legambiente, invece, esplora il mondo dei reati compiuti contro il territorio come il traffico di rifiuti, l’abusivismo edilizio, i combattimenti clandestini tra cani, il saccheggio di beni archeologici, il commercio illegale di specie protette e legnami pregiati. Di questa economia parallela è tracciato il bilancio e l’organigramma, con un elenco dei clan mafiosi coinvolti e racconti di attività in apparenza “normali” ma dietro cui si nascondono occupazioni illegali. EDIZIONI AMBIENTE 320 e 280 pagine 22 Euro

Una costruzione narrativa insolita caratterizza il libro Tentativi di ecocondotta, scritto da Cristina Gabetti. Prendendo in analisi nove differenti stili di vita, l’autrice ha dato vita a nove personaggi (due fidanzati Distratti, l’Ingordo, una famigliola di Viziati, il Gasato, la Pessimista, l’Indifferente, la Saputella, una coppia di Rampanti e il Pigro) cui dispensare validi consigli e informazioni affinché comprendano come ridurre il loro impatto ambientale, partendo da un semplice assunto: cambiare i propri comportamenti e tentare la strada dell’eco-condotta. Così, se nel capitolo dell’Ingordo si parla di Slow Food, dei gruppi di acquisto solidale (GAS) e dei benefici che si ottengono dal consumo di farine integrali biologiche, ai Rampanti con la nuova casa da ristrutturare si spiegano i principi del Feng Shui e della bioarchitettura. Un libro divertente, che si può leggere saltando da un “personaggio” all’altro, per farsi un’idea di quanto poco basti per aiutare a salvaguardare l’ambiente. A completamento dell’opera, ognuno dei nove stili di vita è introdotto e chiuso da un’illustrazione grafica firmata da Alice Guazzo. RIZZOLI 224 pagine 17 Euro

BEG di Laura Molteni

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BEGLIBRI

ECOSHOPPING

ULTIMA CHIAMATA

ARCHITECTURE NOW: GREEN ARCHITECTURE

Idee, indirizzi, siti per fare acquisti senza trascurare ambiente, salute…portafoglio. Così recita il sottotitolo del libro Ecoshopping, scritto a quattro mani da Rita Imwinkelried e Nicoletta Pennati. Sì perché la volontà di fare acquisti ragionati ci può essere ma talvolta, il dubbio che dietro un prodotto definito “verde” si nasconda una fregatura, rimane. Le due autrici, oltre a segnalare dove poter acquistare questi articoli, offrono, infatti, anche alcune indicazioni su come evitare gli imbrogli. Dall’abbigliamento ai giocattoli, dai viaggi all’arredamento, fino ai prodotti hi-tech, tanti indirizzi utili (anche online) dove poter fare compere, con un occhio di riguardo nei confronti dei prezzi. SPERLING & KUPFER, 408 pagine, 16 Euro

Dopo l’esilarante Una vita ridotto all’osso, in cui l’autore racconta i suoi tentativi (talvolta disastrosi) di passare a uno stile di vita “normale” a uno più eco-sostenibile, Leo Hickman ci ragguaglia su un nuovo argomento: l’industria del turismo e i danni per l’ambiente che ne derivano. Ultima chiamata è, infatti, il risultato di un’inchiesta svolta nelle località turistiche più popolari del pianeta, da Dubai a Ibiza, dalla Thailandia al Messico, dalla Lituania a Chamonix. Il traffico aereo e le compagnie low cost hanno, per esempio, un notevole peso nelle considerazioni di Hickman, il quale ci invita a riflettere con occhio critico se gli svaghi e i piaceri delle nostre vacanze siano o meno in contrasto con il rispetto per gli altri e per il nostro pianeta. La risposta che si ottiene è quasi sempre negativa, e chi decide di vivere in modo etico dovrebbe anche prendere in considerazione questo aspetto, anche se ciò comporta il fare delle rinunce o scombussolare le proprie (comode) abitudini. PONTE ALLE GRAZIE 446 pagine 18.60 Euro

Philip Jodidio, autore di questo librotestimonianza di quanto l’interesse per l’architettura sostenibile sia sempre più diffuso e in continuo divenire, ha riunito in uno stesso volume i lavori di celebri architetti quali Renzo Piano, Foster + Partners, UNStudio, Zaha Hadid, così come quelli di altri progettisti meno noti, ma che potrebbero diventare le star del futuro. Qualche decennio fa si è compreso l’elevato impatto degli edifici sull’ambiente: per realizzarli si utilizzano massicci quantitativi di risorse naturali, mentre se non si pone attenzione a certi particolari di costruzione, tali strutture sperperano energie e si deteriorano in fretta. Quando si è iniziato a edificare con un occhio di riguardo all’ambiente però, l’estetica non era tenuta molto da conto: sembra, infatti, che bastava dipingere gli edifici con tanti colori per restituirgli un’aura ecologica. Ma al giorno d’oggi non è più così, e le incredibili costruzioni degli architetti contemporanei ne sono la prova. Un esempio? La stazione della metropolitana Shibuya a Tokyo, una delle più affollate al mondo, è stata progettata in uno stile futuristico dall’architetto giapponese Tadao Ando, e presenta molte caratteristiche green. Dal sistema di ventilazione naturale derivato dall’esterno al posto dell’aria condizionata, all’impianto di raffreddamento creato inserendo tubi di acqua fredda nelle pareti, fino all’installazione di piante e alberi che, oltre a concedere ulteriore refrigerio, si distinguono come singolari elementi di rottura in una metropolitana. TASCHEN, 416 pagine, EDIZIONE MULTILINGUE in inglese, tedesco e francese 39.99 Euro

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BIOARCHITETTURA

PROGETTARE UN ALBERGO CON IL

FENG SHUI di Francesco Rossena

TUTTE LE SOLUZIONI ADOTTATE VANNO NELLA DIREZIONE DELL’ECOCOMPATIBILE E DEL BENESSERE

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li alberghi che vengono concepiti attraverso il feng shui

G

magnetiche che attraversano la terra. Viene pertanto studiata la

non sono realizzati solamente per far stare bene i clienti,

topografia del sito, osservando le elevazioni e le depressioni quali

che tra l’altro, se non stanno bene non tornano, ma an-

colline e vallate. Alle spalle dell’edificio deve esserci la protezione

che per migliorare il giro d’affari della proprietà, sia essa una so-

di una catena di colline che rappresentino la tartaruga nera; a de-

cietà piuttosto che una persona fisica. La prima attenzione, sia che

stra della tartaruga (guardandola) deve trovarsi la collina del

l’albergo esista già o che invece debba essere ancora costruito,

drago verde, la cui forza elettrica porta abbondanza e prosperità;

va al territorio circostante che lo avvolge e lo protegge. Il consu-

a sinistra la tigre bianca, una collina più piccola che offre sostegno

lente feng shui ha un ruolo determinante nella scelta del sito ove

e davanti, la vista su uno spazio aperto a rappresentare la fenice

erigere la casa o il villaggio; ogni direzione deve essere protetta in

rossa (prosperità). Se non sono presenti tutti i 4 animali celestiali si

modo corretto ed adeguato. Per fare ciò egli si rifaceva ai quat-

considera comunque segno di fortuna avere il sostegno della

tro animali celesti o emblematici. È così che le quattro direzioni me-

montagna alle spalle, e la vista libera davanti. Se dinnanzi all’edi-

glio descrivibili come fronte, retro, sinistra e destra sono difese dai

ficio si vede anche dell’acqua o scorre un fiume serpeggiante, vi

4 animali emblematici: fenice, tartaruga, drago e tigre.

sono maggiori possibilità che l’energia buona si accumuli nel no-

Queste figure mitiche derivano dall’antica astronomia cinese che

stro spazio vitale. In un ambiente urbano bisogna considerare:

divide la sfera celeste in quattro aree, identificate appunto con i

strade carrozzabili, pali e tralicci, gallerie e sottopassaggi, lam-

4 punti cardinali. Ciascuna di esse risulta protetta da uno dei 4

pioni, vie pedonali, giardini e aree verdi, la vicinanza e l’altezza di

“guardiani” o animali celesti che viene perciò associato a una di-

altri edifici, il profilo dei loro tetti, gli spigoli e gli angoli ecc. ecc. A

rezione, a un colore, a una stagione e ad una specifica energia.

seconda delle forme che vi predominano esistono 5 tipi di am-

Secondo il feng shui ogni luogo e ogni abitazione deve risultare

bienti circostanti: AMBIENTE LEGNO: in un contesto rurale, l’ele-

protetta dai 4 guardiani, riconoscibili nel paesaggio sotto forma di

mento legno si manifesta in alberi e boschi, in montagne alte; in un

montagne, altipiani, alberi, siepi, strade, torrenti, edifici di diverse

paesaggio urbano, si rivela sotto forma di pali o di pilastri, oppure

forme e dimensioni. Ogni elemento dell’ambiente circostante è in-

con edifici alti e stretti. AMBIENTE FUOCO: edifici con tetti inclinati

fatti riconducibile, a seconda della sua forma e della sua posizione

o vette di monti aguzze distanti tra di loro. AMBIENTE TERRA: è co-

a uno dei 4 animali celesti. L’esperto di feng shui ricerca nel pae-

stituito da pianure e altopiani, oppure da edifici vicini a tetto

saggio i simboli della presenza del drago e della tigre che rap-

piatto. AMBIENTE METALLO: in campagna è simboleggiato da col-

presentano sia le influenze eoliche e acquatiche che le correnti

line arrotondate e in una zona urbana da edifici con cupole pro-


BIOARCHITETTURA

minenti e archi. AMBIENTE ACQUA: è costituito da tutto ciò che appartiene all’acqua: laghi, fiumi, mari e nell’ambito urbano alle strade e alle vie di percorrenza. Il maestro di feng shui studia le forme delle colline o degli edifici che circondano la casa e cerca di armonizzare l’elemento dell’edificio con quello che predomina nell’ambiente circostante. In pratica l’edificio deve fondersi con l’ambiente. A seconda del modo in cui interagiscono l’elemento (o la forma) di una casa e l’elemento dei dintorni può crearsi una situazione favorevole o sfavorevole per gli abitanti dell’edificio. In genere gli esseri viventi (piante, animali, uomini) stimolano e mettono in movimento il “qi” di un luogo. Le piante e gli animali possiedono capacità straordinarie nella lettura delle vibrazioni energetiche di un sito. All’esterno di una casa, un cane o un gatto si sdraieranno sempre nel posto più comodo che sarà però anche il luogo in cui fluisce un buon qi o un particolare qi. Per questo vengono spesso utilizzate immagini di animali particolari sia nell’arredo esterno che in quello interno. Gli antichi cinesi descrivevano il paesaggio ideale mediante immagini liriche e simboli. Il simbolismo dei 4 animali celestiali indica la configurazione ideale del paesaggio secondo il feng shui; la casa deve essere circondata, quasi avvolta, dai 4 guardiani. Deve trovarsi nel loro grembo. Alle spalle della facciata principale, avrà il sostegno del carapace della tartaruga nera, sotto forma di montagna; di fronte la fenice rossa, un orizzonte libero che offre innumerevoli opportunità; sulla sinistra, guardando dalla casa, le colline del drago verde foriere di abbondanza e prosperità; a destra altre colline più basse, quelle della tigre bianca, che offrono protezione. Ad ognuno di questi animali sono connessi stagioni, colori e direzioni: tartaruga drago fenice tigre

nero verde rosso bianco

nord est sud ovest

inverno primavera estate autunno

acqua legno fuoco metallo

Il drago: per individuare un buon sito il maestro di feng shui inizia proprio cercando il drago nel rilievo del paesaggio. In Cina si pensa che il fiato o soffio del drago sia energia vitale che apporta ricchezza e prosperità; ciò nasce dalla considerazione che a est nasce il sole, la forza elettromagnetica della terra. I draghi sono considerati animali benefici e protettori, ma possono provocare gravi disgrazie (inondazioni, terremoti, tifoni) se si taglia o ferisce qualche parte del loro corpo, quando si costruiscono opere pubbliche (autostrade, gallerie) senza tener conto della loro presenza. Per questo in oriente, dove i contadini addirittura interpretano come vene e pulsazioni del drago i ruscelli, le correnti sotterranee e gli stagni, sono tanto frequenti proteste popolari per questi motivi. La fenice: è il re degli animali piumati e possiede tutti gli attributi che abbelliscono gli uccelli del mondo. Secondo le credenze antiche, appare soltanto nelle epoche di pace e di prosperità e simboleggia le opportunità meravigliose, il colore del sole e del fuoco. Le case orientate frontalmente verso la fenice godranno di buona fortuna. Questo piumato rosso rappresenta infatti il sud, l’estate, il calore, l’epoca del raccolto. In un luogo ideale si dovrebbe scorgere verso sud, in lontananza, una piccola roccia che rappresenta la fenice. La tartaruga: è dotata di un guscio possente e robustissimo, dà sensazione di stabilità e infonde sicurezza. La posizione ideale per lei è quella posteriore, dove, come il suo carapace, fa da scudo infondendo tranquillità e protezione da qualsiasi elemento di disturbo esterno. La tigre: si situa a destra ed evoca forza fisica potendo sia difendere che attaccare con una certa virulenza. È indispensabile per la sopravvivenza ed è sempre all’erta per stanare qualsiasi minaccia. Ci mostra anche la violenza che è insita nella nostra natura e che si può risvegliare in qualsiasi momento.

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BIOARCHITETTURA

VISTA ESTERNA DELL’ HOTEL DOLOMITEN (SO)

UN ESEMPIO CONCRETO: HOTEL DOLOMITEN, Monguelfo (BZ) <<Ho conosciuto Giorgio Sonnerer, proprietario dell’Hotel Dolomiten, circa 20 anni fa. Come tutte le estati, da quando nel 1979 avevo fatto l’alpino da quelle parti, risalivo la valle dell’Adige per ritemprarmi dalle fatiche del lavoro. Amo quelle valli in maniera smisurata, come se fossi nato lì, come se ogni volta ritornassi a casa dopo un lungo viaggio. Giorgio a quell’epoca era un giovane aitante che aiutava il padre in cucina. Complice la simpatia reciproca, abbiamo da subito instaurato un buon rapporto che via via negli anni ha fatto spazio a una crescente stima e fiducia reciproca. Giorgio è il meno tirolese della sua famiglia, diciamo che ha sangue e temperamento mediterranei; ama la Toscana (anche o forse soprattutto per il buon vino), ama il mare, ama viaggiare. Ci siamo subito trovati bene insieme, abbiamo fatto splendide camminate, vertiginose sciate in alta montagna; abbiamo bevuto e mangiato insieme senza risparmio, abbiamo riso e scherzato, in buona sostanza ci siamo studiati, assaggiati, masticati, digeriti e metabolizzati. Credo che la nostra amicizia sia nata poco alla volta e proprio nell’incontrarsi e riconoscersi nelle cose semplici di tutti i giorni. Non mi sembrò affatto strano pertanto che nel 1993, quando si sposò con Herta, mi chiedesse di progettargli la ristrutturazione della sua abitazione. Si trattava di un piccolo appartamento collocato al terzo piano dell’albergo che ovviamente rivoluzionai totalmente nella sua logica distributiva, discutendo però sempre con Giorgio ed Herta qualsiasi soluzione. Ne nacque un bel appartamento, niente di eccezionale, una sorta di terza pelle che ben si adattava a tutte le loro esigenze. Già all’epoca mi interessavo di feng shui e bio architettura e il progetto risentì molto di questi influssi. Il risultato fu quello di un ambiente sufficientemente sobrio nei decori (quasi totalmente assenti) che sono invece tipici di queste zone di montagna. Introducemmo, tra i primi nella valle, l’uso dell’acciaio nella costru-

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zione dei parapetti dei balconi che da queste parti sono invece costruiti religiosamente in legno, non per il gusto della novità ma in funzione di un progetto energeticamente equilibrato. A loro piacque molto questo modo diverso di concepire la casa e furono contenti dei risultati ottenuti. Nel 1999 acquistarono le porzioni al piano interrato e terra di una casetta bifamiliare confinante con l’albergo; l’edificio era piuttosto fatiscente ma si prestava anche a soluzioni interne interessanti. Giorgio ed Herta avvertivano però anche un grosso problema: avevamo spesso parlato insieme di campi magnetici, dell’inquinamento e dei riflessi negativi che hanno sulla nostra salute, orbene, a confine con la casa appena acquistata passava e transita tutt’oggi la linea ferroviaria. Cosa fare? Come intervenire? Come ridurre la nocività della linea di alimentazione elettrica? Decisero di chiamarmi nuovamente, e questa volta mi consultarono soprattutto come esperto di feng shui. Feci i miei rilievi, settorizzai la casa per conoscerne l’energia ed elaborai un progetto che, tenendo conto delle ingerenze e degli influssi negativi provenienti dall’esterno, rispondesse anche alle loro esigenze in termini di distribuzione degli spazi ma soprattutto per ciò che concerneva la salubrità del luogo e di riflesso della loro salute. Ci siamo sbizzarriti nella progettazione e, pur con i vincoli dettati dai regolamenti edilizi, siamo riusciti ad ottenere degli ottimi risultati. Abbiamo scandagliato ulteriormente le conoscenze di feng shui e bio architettura e abbiamo trovato delle soluzioni ideali alle problematiche che ci siamo ritrovati ad affrontare. Dal 2001 vivono felicemente in questa casa (ora in dolce compagnia dei loro due figli Michele e Stefano), si sentono parte di essa ed in totale armonia con il luogo. Queste esperienze del passato ci hanno consentito di consolidare la stima reciproca e ci hanno permesso di affrontare in seguito nuove scommesse, inediti progetti.


BIOARCHITETTURA

IL PROGETTO E LA SUA FILOSOFIA In questo periodo si parla sovente di wellness, di feng shui, di bioarchitettura, di new age, facendo spesso molta confusione tra l’effimero (quasi tutto ciò che è di moda) e il durevole, ricco invece di contenuti e di qualità. Posso affermare che Giorgio ed Herta hanno invece scelto con il cuore; hanno voluto ripercorrere il cammino tracciato da antiche conoscenze (rispetto per l’uomo e per la natura che lo circonda) che per paradosso sono tornate ad essere riconosciute come il “nuovo” che avanza. L’idea iniziale è stata perciò quella di creare un luogo che riavvicinasse l’uomo a quella natura che sovente fa da anonimo contorno alla nostra esistenza. L’albergo oltre che confortevole, ma qui in Alto Adige sono tutti così, doveva diventare un luogo che facesse pensare, riflettere, e perché no, all’occorrenza anche modificare il comportamento del fruitore ospite. L’intero progetto parte da una lettura dell’ambiente esterno per riuscire a cogliere in un primo tempo la relazione che esiste tra questo e l’edificio preso in esame, per poter valutare se c’è un equilibrio armonico tra l’edificato e la natura circostante, negli obiettivi del feng shui questi si dovrebbero quasi fondere tra loro. Esiste poi uno spazio cuscinetto che si viene a creare tra esterno ed interno, il Ming Tang, al quale va dedicata una particolare cura ed attenzione. Una sorta di limbo attraverso il quale ci si isola dal resto del mondo per entrare in uno spazio più personale ed accogliente. È la zona nella quale è stata pensata la fontana come elemento di richiamo dalla quale, attraverso un percorso d’acqua, veniamo guidati all’interno del ristorante, nella zona del bar, al banco del quale si avviluppa e stringe. L’energia, la forza dell’ambiente esterno, viene calamitata e trasportata all’interno. Sono le vene del drago, l’animale che rappresenta la linfa vitale, la forza elettromagnetica della terra che serpeggiano a nutrire l’ambiente albergo. Tutti gli interventi realizzati o in corso di realizzazione tendono ad identificare nelle varie aree dell’hotel che tipo di energia favorire. Nel feng shui tutto ciò che vediamo e che ci circonda è riconducibile ad un elemento. Ne esistono 5, Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua, in relazione dinamica di nutrimento, di sostegno o di indebolimento e controllo tra di loro. Una volta stabilito che l’energia da attivare e stimolare è ad esempio di tipo Fuoco si interviene sul luogo con l’impiego di materiali, forme, colori appartenenti a questo elemento (sostegno) o a quello che nel ciclo generativo lo nutre, il Legno. La difficoltà sta proprio nell’individuare il tipo di energia e nell’introdurre i giusti interventi necessari all’ottenimento di un equilibrio armonico.

NELLE FOTO ZONA RELAX, ZONA BAGNO E SAUNA DELL’HOTEL DOLOMITEN

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BIOARCHITETTURA

LE CAMERE L’obiettivo è stato ovviamente quello di riuscire a creare degli ambienti chiaramente identificabili con uno dei 5 elementi. Abbiamo pensato pertanto le camere di tipo Terra, quelle Legno, Fuoco, Metallo e Acqua con il preciso intento di consentire al proprietario di poter scegliere ove meglio ospitare il proprio cliente in funzione al proprio elemento di appartenenza. È così che il cliente Fuoco può essere destinato ad una camera Fuoco (il suo stesso elemento) o in una di tipo Legno che è invece quello che lo nutre. In ogni camere si può godere del corretto posizionamento del letto (diverso per ogni persona) ma soprattutto del fatto che questi è collocato nella posizione ideale per ciò che concerne il riposo e la salute. Entrando nello specifico possiamo sottolineare che ad esempio nella camera 3A al piano terzo ci siamo ritrovati a fare i conti con delle favorevoli energie di tipo Metallo e a classificare questa stanza ome camera Metallo/Terra. Di conseguenza la scelta dei colori gialli/terra per le tende, le stoffe, i copriletti e bianco per le pareti ed i plafoni. Nel bagno di questa stanza appartenente energeticamente invece all’elemento Fuoco, si sono utilizzati pavimenti e rivestimenti di colore rosso e verde. Nella camera 3C Fuoco/Terra si sono invece introdotte soluzioni che valorizzassero questi elementi e quindi si sono utilizzati i colori rosso (sovra tende, inserti nei mobili, pavimenti e rivestimenti del w.c.) e arancio/giallo nelle tinteggiature delle pareti e nelle

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stoffe dei divani. Lo stesso discorso ci ha portati a definire la camera 3B come luogo Metallo/Acqua dove sono invece stati impiegati i colori bianco, nero e blu nei pavimenti e nei rivestimenti oltre che nei colori delle pareti, dei tendaggi e dei tessuti. Ogni camera è già riconoscibile dall’esterno (dal corridoio) per il colore del pavimento nel quale sono stati inseriti i colori dei pavimenti della stanza stessa come traccia identificativa di ciò che si incontrerà all’interno. Il cliente viene così accompagnato attraverso un morbido percorso che dall’area comune introduce alla sua stanza. Un pò come quando, prima di andare a dormire, si attenuano le luci dell’ambiente a mò di invito al riposo e al sonno che ci devono accogliere di lì a poco. Anche per questo sono stati scelti colori particolarmente caldi come il giallo nel decoro delle pareti del corridoio.

COME SI SPOSANO FENG SHUI E BIO-ARCHITETTURA I MATERIALI L’Hotel è stato pensato interamente per il benessere oltre che all’insegna della innata ospitalità di queste zone. Le 12 camere matrimoniali e le 3 junior suites sono state arredate con molta cura fin nei minimi particolari e con la giusta attenzione al comfort. Gli elementi dell’armonia feng shui sono divenuti la base filosofica di questa realtà alberghiera conferendole un senso ed un valore


BIOARCHITETTURA

A SINISTRA, VISTA INTERNA DI UNA DELLE CAMERE DELL’HOTEL DOLOMITEN SOPRA, CAMERA FUOCO, IL DECORO DELL’ARMADIO CHE RIPRENDE IL CARAPACE DELLA TARTARUGA (SOLIDITÀ E STABILITÀ) È IN QUESTO CASO DI COLORE ROSSO SOTTO, CAMERA ACQUA CON IMPIEGO DEI COLORI BLU ANCHE COME DECORO/INTARSIO DELL’ARMADIO

particolare. Forme, colori, materiali influenzano lo scorrere corretto dell’energia aumentando di conseguenza il senso di salute e benessere oltre che di intimità e tranquillità. È in questo modo che la testata ad onda del letto conferisce un senso di quiete interiore che diviene fondamentale per un sonno tranquillo e ristoratore. Tutti i materiali impiegati nell’arredo sono prodotti con materie prime locali e naturali, senza trattamenti chimici. I pavimenti sono in larice cotto e trattato con olio bianco che conferisce al legno un colore caldo evidenziandone le venature. I mobili sono in legno d‘abete trattato con oli naturali.

guite nell’area a sud che il settore verso il quale tendono ad allargarsi i campi elettromagnetici e quindi a restare fuori dall’edificio; sempre in questa zona è stata eseguita la messa a terra dello stabile. Va inoltre detto che per proteggere la natura, quasi tutte le case di Monguelfo sono collegate alla centrale termica a combustione di trucioli di legno (teleriscaldamento) e che anche l’hotel fruisce di questa opportunità. Per riscaldare l’acqua viene invece utilizzato l’impianto a pannelli solari realizzato nel giardino. Le acque piovane vengono recuperate e riutilizzate oltre che per l’irrigazione anche per il deflusso degli impianti dei servizi igienici delle 15 camere.

I campi magnetici interferiscono negativamente con le fasi del sonno e per questo motivo si sono utilizzati semplici accorgimenti in fase esecutiva (area sottostante il letto libera da tubazioni di ogni genere, impianti elettrici schermati, impianto di aspirazione centralizzato) quali ad esempio la presenza di disgiuntori di corrente e in fase di utilizzo (fornitura di apposite pantofole tali da impedire per quanto possibile di entrare in camera con le scarpe o peggio ancora con gli scarponi). I letti sono totalmente sprovvisti di parti metalliche con materassi in lattice poggianti su tavole in legno alveolari traspiranti.Per quanto attiene le tinteggiature, sono state utilizzate ovunque vernici vegetali con componenti atossiche tali da consentire la corretta traspirazione dei muri. I collegamenti alle linee di adduzione elettriche sono state ese-

CONCLUSIONI Tutte le soluzioni adottate vanno nella direzione dell’ecocompatibile e del benessere. Il rispetto delle cose al quale la proprietà invita il cliente ad adeguarsi (divieto di fumo ovunque, toni verbali pacati ecc.) ha condotto in questi primi tre anni di gestione ad un crescente rispetto anche delle persone oltre che di riflesso di se stessi nel costante tentativo di vivere in armonia con il cosmo. Solo riuscendo a rispettare l’ambiente per quello che è, qualcosa che vive e si nutre come noi, possiamo percepire una diversa dimensione dell’esistere che ci può consentire di accedere alla felicità.

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BIOARCHITETTURA

CASE DI CLASSE A KAGER ITALIA “CASA VERBANIA” BEN INTERPRETA QUELLA CHE È “L’ARCHITETTURA DI OGGI”, QUELL’ARCHITETTURA CHE COMPRENDE SIA L’ANIMA DELL’UOMO MODERNO, SIA LE SUE CONCRETE ESIGENZE DI QUALITÀ E DI RISPARMIO ENERGETICO di Arabella Pezza

osa si intende, esattamente, per casa “tecnologicamente evoluta”? Questo termine oggi sostituisce la definizione di “case prefabbricate”, spesso sinonimo, in Italia, di case di minore o bassa qualità rispetto a quelle tradizionali o di seconde case con mediocri prestazioni, forse a causa della presenza sul mercato, alcuni anni fa, di case in legno come bungalow, chalet di montagna e case temporanee. “Casa Verbania”, progettata e costruita da Kager Italia, situata sulle colline prospicienti il Lago Maggiore, è stata ideata proprio come “casa tecnologicamente evoluta”: progettata con un perfetto orientamento nord-sud secondo l’asse minore, ha grandi vetrate esposte a sud che permettono, nei mesi invernali, un grande contributo da parte dell’irraggiamento solare al riscaldamento degli ambienti. In estate, invece, le vetrate vengono protette con un sistema di ombreggiatura

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mediante elementi tecnici brise-soleil o frangisole, lamelle orientabili che bloccano l’incidenza dei raggi solari estivi e che evitano un incremento della temperatura interna. Contemporaneamente è presente, davanti alle vetrate, anche un pergolato che viene coperto in estate, proprio quando l’orbita solare è più alta, mentre viene scoperto in inverno quando il sole ha un’orbita bassa ed è utile come “termosifone naturale”. Inoltre, in questo progetto, ha un ruolo molto importante nella ventilazione naturale, la torre centrale, che è stata studiata proprio tenendo conto dei principi della bio-climatica. È infatti collegata con l’interrato (realizzato con una doppia intercapedine nella roccia: gode di un microclima costante intorno agli 8-10°C) attraverso griglie di ventilazione poste nella parte alta, aperte in estate e crea un camino di raffrescamento. La torre, con la grande vetrata, in inverno funge anche da corpo centrale ri-

scaldante per le due ali laterali della casa. La struttura della casa, nei suoi componenti di pareti esterne e tetto ventilato, ha un coefficiente U= 0.15 W/mqK (come media strutturale) e uno spostamento di fase di 10.8 ore: il primo parametro indica quanto la casa è isolata nei confronti del freddo invernale, il secondo invece indica quanto la casa è isolata nei confronti del caldo estivo. I serramenti esterni sono in legno lamellare senza nodi e alloggiano vetri tripli con coefficiente U=0.7 W/mqK, mentre il rivestimento esterno della torre è realizzato con pietra locale, posata a secco, con una camera di ventilazione tra pietra e parete lignea. Importante anche il riscaldamento della casa, che avviene attraverso un sistema radiante a pavimento con caldaia a condensazione e un sistema di ventilazione controllata (VMC) a doppio flusso. Si tratta di un sistema che permette il ricambio dell’aria interna della casa in modo controllato, aumentando contemporaneamente


BIOARCHITETTURA

NELLE FOTO CASA VERBANIA”, PRODOTTA E COSTRUITA DA KAGER ITALIA, SITUATA SULLE COLLINE PROSPICIENTI IL LAGO MAGGIORE www.kager-italia.com

anche la qualità dell’aria stessa in quanto viene ridotta la presenza di acari, di polvere e di pollini. In più, attraverso il doppio flusso, viene recuperato calore: l’aria calda in uscita attraversa uno scambiatore che assicura uno scambio termico con l’aria fredda in entrata, in modo tale che ci sia un preriscaldamento e un immediato conseguente risparmio energetico. Con questo sistema di ventilazione meccanica controllata ed il recupero di calore è possibile trasformare la casa con bilancio energetico di circa 3 lt combustibile/mq/anno in una casa con bilancio energetico minore a 1 lt combustibile/mq/anno. In questo modo si migliora la classe di merito da casa in “Classe A” a casa in “Classe A+”, senza intervenire sulle caratteristiche costruttive delle parti strutturali che porterebbe ad un inevitabile aumento dei costi. Una casa in Classe A, rispetto ad una casa tradizionale, che normalmente si classifica nelle classi E, F o G, ha un costo

di gestione energetica 5 volte inferiore, in quanto una casa in Classe A+ ha un costo tendente praticamente allo 0. Infine, il riscaldamento dell’acqua sanitaria e dell’acqua della piscina è realizzato attraverso un pannello solare termico sottovuoto ed è possibile il recupero dell’acqua piovana in un serbatoio interrato con capienza di 6.500 lt. L’acqua così raccolta è destinata ad un uso domestico, attraverso un sistema di filtraggio (lavatrice e vaschette di scarico del WC) e a un uso esterno per l’irrigazione del giardino. Questa soluzione permette di risparmiare non meno del 50% sui consumi annui per il fabbisogno idrico di una famiglia! “Casa Verbania” ben interpreta quella che è “l’architettura di oggi”, quell’architettura che comprende sia l’anima dell’uomo moderno, sia le sue concrete esigenze di qualità e di risparmio energetico attraverso scelte consapevoli che ne migliorano la vita e, nel contempo, rispettano l’ambiente come bene comune 쐍

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BEGPILLOLE

ZA? L’ULTIMA TENDEN O COI TEMPI. ESSERECOEC OLOGIA AL PASSO CHIC. PER UN’EC

O-FRIENDLY E FA ITA DA TEMPO. EC CCE DELLA CHIO HIPPY” È FIN FA EC “V MA , DI RO O LO IM TRA LOGIA ERA SINON DA, SI ERE IN CONTRASTO L’ERA IN CUI L’ECO E CHIC E ALLA MO DUE MODI D’ESS NON SONO PIÙ ESSERE VERAMENT GI R NZA PE DE OG O, TEN TIM OL A VIC SEC TIM N ’UL SHIO QUEST NTUNESIMO R TESTIMONIAL DI IA. PERCHÉ NEL VE CHE TUTTI GLI IM NE LE PRIME STA AN BE STESSA MEDAGL O NE BE NN O SA NN LO SA L’AMBIENTE. NTE ALTRE) E LO DEI LUXURYTA RE E Z TO DIA SET DEVE RISPETTARE L N NE RO ME TUTTO LMA HAYEK, CA BUSINESS, SOPRAT (SIENA MILLER, SA HANNO FATTO UN ATA DELL’ECOLOGICO E CH I OR DIT EN UNA FIBRA RICAV PR REALIZZATA CON DA GISELE BÜNEA DI MAGLIERIA TI LIN NA A GOODS. EG OV DIS NU O A AT UN ICL MILKYWEAR, I IN MATERIALE RIC I GIOIELLI POSALCUNI ESEMPI? NEMA, I SANDAL CANZE E PERSINO DEL LATTE ED IPA TO, L’AUTO, LE VA EN AM CORRETTI CHE ED E RR NT L’A ME DALLA PROTEINA , CASA OGICA SOLO. ANCHE LA I OGGETTI ECOL N GL NO DE M MA A GREEN, ARCU N. GI ME ER HE DC DA EN IL VADE IMENTATA SOLO CHIC. SECONDO AL O MENÙ SA EC E CA A ER UN ESS SONO CON ORGANIC OGGI SONO IDA, RISTORANTI A I MUST-HAVE DI FICATE, AUTO IBR RTI CE FANNO TENDENZ STE RE FO OVENIENTE DA RE PER TUTTI REDI IN LEGNO PR TURA. A DA PERCORRE SEGNA DELLA NA TURALE, LA STRAD NA L’IN AL RA E FIB NZ LLA CA DE VA E L’ANNO TO PROCLAMATO E SE IL 2009 È STA A. IAR CH È TER I TRENDSET

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RFICIE DI 58 MILA O PERMANENTE, NO SU UNA SUPE IONE DI UN BOSC ICHE TI, SI SVILUPPERAN TIVO LA REALIZZAZ ZIA IET INI ALI ED ECOLOG OB NT NA ME BIE PE CO AP AM , E, HA TIVA ISTICH STAZIONE EVANESE. L’INIZIA TICHE PAESAGG L’ANNO. L’INI LAVORI DI FORE AL RIS VIG 2 A TTE CO OV RA DI NU CA E E LE AT O NNELL -GAGGIAN O DI MIGLIORARE L RISPETTO ASSORBIRE 63 TO SAGO, CORSICO GETALE, IN GRAD IA DI MILANO, E NE AZIONI POSSANO VOLE VARIETÀ VE DALLA PROVINC NUOVE PIANTUM SO LE ALTO FUE OS CH AD OM E UNA CONSIDERE PR MA NT O, STI SI SC LA PIA ESTO PROPOSITO RE CIRCA 100 MI OGETTO METROBO QU SA PR L A . PO DE EA DI DA PERO A ESA AR AT NT LL’ AD DE MM STR OLLO D’I RA NATURALE, LA ZIALI HA PROGRA ISTO DAL PROTOC MILANO TANGEN L’ANNO DELLA FIB LLE TO TERVENTO È PREV VA MA RA LA SER OC PR NO CIETÀ MILA SE IL 2009 È STATO DEL QUALE LA SO RETE MILANESE. E NGENZIALI DELLA A. STO LUNGO LE TA IAR È CH TTI I TRENDSETTER CORRERE PER TU

I “STAMPABILI” LARI DELLE CELLE SO PANNELLI SOLAR NNO SVILUPPATO FLESSIBILE. OLOGY (NJIT) HA

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*BENVENUTO

SASAWASHI! NASCE DALL’UNIONE TRA LA TECNICA PRODUTTIVA DELLA TRADIZIONALE CARTA GIAPPONESE, IL WASHI, E LE FIBRE OTTENUTE DA UNA PIANTA, IL KUMAZASA. IL SASAWASHI È UN TESSUTO DOTATO DI PROPRIETÀ ANTIBATTERICHE NATURALI CHE LO RENDONO UN MATERIALE SALUTARE E ADATTO A MOLTEPLICI USI di Laura Molteni

n tessuto morbidissimo, antico, nato dalla saggezza della cultura giapponese. Questo è il sasawashi, termine che deriva dalla fusione dei vocaboli kumazasa (o sasa) e washi. Il primo identifica una pianta impiegata nella cucina tradizionale giapponese sia come ingrediente, sia per le sue proprietà antibatteriche che preservano la freschezza del cibo più a lungo. Washi, invece, si riferisce alla tipica carta giapponese usata in tantissimi ambiti. Questo tessuto, nel mondo occidentale, non è molto diffuso. In Italia, il primo ad accorgersi delle potenzialità del sasawashi è stato il Lanificio Carlo Barbera, azienda tessile di altissimo livello operante nel distretto di Biella, e oggi condotta dal figlio del fondatore, Lu-

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ciano Barbera. Affascinato dalle ricerche effettuate dal Prof. Toru Itoi, insignito del titolo “Doctor of Philosophy in the field of Health Sciente”, Luciano Barbera non ha esitato, nel 2004, a realizzare per il mercato italiano questo fantastico tessuto di cui si dice «essere capace di filtrare l’aria che ci circonda». Durante le sue ricerche, infatti, il Prof. Toru Itoi ha notato, per esempio, che i malati degenti in letti con lenzuola di sasawashi guarivano prima. Oppure che le persone affette da infezioni micotiche ai piedi ottenevano un notevole miglioramento indossando calzini in questo materiale. Le sue intrinseche proprietà antibatteriche, deodoranti e assorbenti – che non vengono meno neanche dopo ripetuti lavaggi – sono le caratteristiche che stanno all’origine delle sue eccellenti virtù. Il tes-


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SOPRA, QUATTRO TENUI COLORAZIONI DI TESSUTO SASAWASHI PRODOTTO DAL LANIFICIO CARLO BARBERA. L’INTERA GAMMA È DISPONIBILE NELLO SHOWROOM LUCIANO BARBERA DI MILANO A SINISTRA, JEANS IN SASAWASHI DELLA COLLEZIONE LOUDERMILK DENIM

suto di sasawashi è anche delicatissimo sulla pelle sensibile, ed è in grado di bloccare – per sua natura, senza nessun processo particolare – l’80-90% dei raggi ultravioletti. Toru Itoi ha fondato la propria azienda tessile nel 1970, ad Osaka. Oggi lo stabilimento si è fermato ed è stato trasferito, ma i suoi figli continuano a produrre prodotti per la casa e la cura del sé avendo avviato, nel 2004, la società Sasawashi Co. Ltd. Gli articoli si possono comprare anche online. Negli Stati Uniti, invece, il sasawashi è stato “adottato” da Linda Loudermilk, stilista particolarmente attenta e sensibile ai temi dell’ecologia e della sostenibilità. I suoi abiti, oltre al sasawashi, sono realizzati con tessuti derivati dalla soia, dal bambù, SeaCell e altre piante autorigeneranti. Linda Loudermilk ha stabilito fin dagli

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esordi che il suo lavoro doveva possedere una missione: influenzare i consumatori al cambiamento, nel rispetto dell’ambiente. E questa attività si è evoluta fino a creare il “Luxury Eco Stamp™”, un marchio conferito solo a selezionatissime aziende che rispondono a dei precisi criteri di produzione, uso di energia, esperimenti di laboratorio, trattamento del personale ecc. Ciò che Linda Loudermilk vuole trasmettere è che la moda e il design di qualità possono essere ottenuti anche facendo attenzione a tutto il processo produttivo, ed essere allo stesso tempo cool (troppo spesso, infatti, si vedono abiti eco-friendly ma sgraziati, quasi “autopunitivi”).

DALLA PIANTA AL TESSUTO Ma come si ottiene il sasawashi? Aggiungendo dei frammenti di kumazasa (dopo aver fatto essiccare al sole le foglie affinché

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evapori la clorofilla) durante il processo di produzione del washi, si ottiene la carta sasawashi, sotto forma di rotoli. I rulli vengono a loro volta tagliati per la lunghezza, in modo da ottenere sottili strisce di carta. Queste listarelle sono quelle che danno origine al filato utile per la tessitura del prodotto finale: più sono sottili, migliore sarà la qualità del sasawashi. Normalmente il tessuto è mantenuto nelle tonalità della fibra originale, per non alterarne le proprietà con colorazioni chimiche.

LA NATURA LA SA SEMPRE LUNGA… Il kumazasa cresce sui territori montuosi di Hokkaido, la regione più settentrionale del Giappone. Qui vivono gli orsi bruni, che fin dai tempi remoti si cibano per istinto di questa pianta, prima di andare in letargo. Gli animali, infatti, durante questo lungo periodo di sonno non possono espellere i “rifiuti” in quanto stanno dormendo.


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È normale quindi che nel loro corpo si accumulino sostanze tossiche; grazie alla previa assunzione di foglie di kumazasa, invece, il sangue subisce un processo di purificazione per via dei suoi effetti detossinanti. In Giappone si trovano in commercio bevande a base di kumazasa, anche se non è facile che siano naturali al 100%, poiché spesso contengono conservanti. È più facile imbattersi in soluzioni concentrate da diluire in acqua e usare come collutorio, nella vasca da bagno o persino nella boccia dei pesci rossi. www.carlobarbera.it www.sasawashi.com www.lindaloudermilk.com

IL SASAWASHI È UN MATERIALE INDICATO PER LA REALIZZAZIONE DI PUPAZZI PER I PIÙ PICCOLI E TANTE ALTRE COSE PER LA CASA DILUITO IN ACQUA SI PUÒ UTILIZZARE COME ANTIBATTERICO NELLA BOCCIA DEI PESCI ROSSI

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IL RICICLO ADESSO È

GLAM

di Laura Molteni

urante il White, la fiera del pret-àporter femminile svoltasi a Milano è stato possibile visitare lo stand di C.L.A.S.S. (Creativity, Lifestyle and Sustainable Synergy), società nata nel 2007 con l’obiettivo di mettere in contatto aziende tessili e designer sensibili al tema dell’ecostostenibilità. C.L.A.S.S. attualmente conta 40 partner e riunisce anche altre realtà utili a stimolare e a ispirare la creatività di stilisti e addetti ai lavori. Una di queste è rappresentata da Relight®, società attiva nel campo delle energie rinnovabili che ha dato vita al progetto di comunicazione Relight-Up®: si tratta di una linea di abbigliamento che, per questo appuntamento fieristico, ha presentato un abito da sposa realizzato con tessuti organici e profumati, il tutto all’insegna della multi-sensorialità e dell’ecosostenibilità. Un altro interessante progetto visto allo stand di C.L.A.S.S. è

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IN ALTO A SINISTRA ABITO DA SPOSA REALIZZATO CON TESSUTI ORGANICI E PROFUMATI A LATO E IN BASSO SLIP IN POLIESTERE RICICLATO POLTRONA IN CANAPA GREZZA STAMPA COCCO AL CUSCINO IMPERMEABILE IN CANAPA E FOGLI DI GIORNALE RESINATI

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stato quello di Francesca Madera, fondatrice dello studio Take!dea. La giovane designer ha esibito la collezione di arredi e abiti firmata Plus: dai vezzosi slip in poliestere riciclato (tessuto non tessuto) presentati in ecologiche cassettine della frutta, alla poltrona in canapa grezza stampa cocco, al cuscino impermeabile in canapa e fogli di giornale resinati, fino alla linea di capi di abbigliamento Re/Glam, realizzata recuperando tappeti, tende o, per l’underwear, materiali pregiati come crepon, jersey di seta, organze di seta, sangallo, bouclè e cashmere. Tutti gli oggetti Plus sono prodotti con materiali riciclati e con tecniche e colori a basso impatto ambientale. www.c-l-a-s-s.org www.relight-up.it http://takeideafactory.blogspot.com


ECOPROGETTO

ECONATIVI di Alessandro Giberti

“SOLO DOPO CHE L’ULTIMO ALBERO SARÀ STATO ABBATTUTO, L’ULTIMO FIUME AVVELENATO E L’ULTIMO PESCE CATTURATO, SOLTANTO ALLORA SCOPRIRAI CHE IL DENARO NON SI MANGIA”

a prima volta che Barack Obama ha messo piede nello Studio Ovale da presidente in carica degli Stati Uniti deve essergli sfuggita l’esatta collocazione del suo tavolo di lavoro, sommerso, come deve essere stato, da centinaia di dossier che attendevano (e attendono) il suo tocco salvifico per risolversi magicamente. Tra la moltitudine delle carte più note – economia, sanità pubblica, missioni all’estero – c’è un fascicolo particolare: è stato spedito al neopresidente nientemeno che dai primi abitanti del continente. I nativi americani. E cosa chiedono? Di essere inclusi. Ma non in astratto, tutto il contrario. Il piano è ben definito e pragmatico. I nativi non vogliono essere ta-

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gliati fuori da quello che sarà il prossimo grande business: le energie rinnovabili. Ed ecco che le più importanti organizzazioni degli indiani d’America (Honor the Earth, Intertribal Council on Utility Policy, Indigenous Environmental Network e International Indian Treaty Council) hanno indicato il sentiero da seguire. Le riserve, posti disastrati con tassi di disoccupazione e povertà più che doppi rispetto alla media nazionale e con abitazioni spesso senza corrente elettrica (10 volte in più della media nazionale), potrebbero però rivelarsi luoghi ideali per impiantare futuri progetti eco-sostenibili. I nativi hanno già calcolato tutto: 535 miliardi di chilowattora (kWh) all’anno potrebbero essere prodotti

dall’eolico e 17mila dall’energia solare. Il paper è stato presentato ufficialmente alla nuova amministrazione. Seguirlo, secondo i nativi, sarebbe un dovere morale, una sorta di riscatto dopo decenni di soprusi. Il circolo virtuoso porterebbe lavoro, sviluppo e denaro agli indiani d’America, che lo utilizzerebbero per migliorare le condizioni di vita nelle riserve. Perché se è vero, come dice un’antica profezia degli Indiani Cree, che “solo dopo che l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce catturato, soltanto allora scoprirai che il denaro non si mangia”, è anche vero, purtroppo per loro, che senza soldi la situazione è ancora peggiore.

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ECOPROGETTO

NAMIBIA: NON SOLO UN PAESE DI VIAGGI, SCOPERTE E CONOSCENZA, MA ANCHE DI PROGETTI E COOPERAZIONE

NEL 2006 L’AMBASCIATA D’ITALIA A WINDHOEK HA UFFICIALMENTE ASSEGNATO AL CESTAS LA GESTIONE DEL PROGETTO KILIMANJARO FINANZIATO DALLA REGIONE BASILICATA

PROGETTO

KILIMANJARO WINDHOEK (NAMIBIA) di Iris Corberi

a Namibia è uno dei pochi stati dell’Africa sub-sahariana che ha goduto sinora di una situazione politica ed economica piuttosto stabile. Il Paese è per questo classificato come lower middle income country, ma in realtà esistono fortissime sperequazioni nella redistribuzione del reddito e ciò è riscontrabile nel fatto che gran parte della popolazione nera viva tutt’ora in condizioni di povertà, a volte anche estrema.

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Le situazioni peggiori si registrano nelle periferie delle aree urbane, dove si concentrano fasce di popolazione provenienti dalle zone rurali, alla ricerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori. In Namibia una di queste aree si trova nella periferia nord della sua capitale, Windhoek, e si chiama Katatura. È proprio tra le baracche di questo quartiere che incontriamo la cooperazione italiana, rappresentata dall’organizzazione

non governativa CESTAS (Centro di Educazione Sanitaria e Tecnologie Appropriate Sanitarie). Il Cestas è presente in Namibia fin dal 1999, dedicandosi inizialmente alla diffusione e all’educazione dell’uso di tecnologie mediche, per poi specializzarsi nella prevenzione e cura di malattie quali l’HIV/AIDS e la tubercolosi. Grazie all’assiduo, giornaliero e delicato lavoro del personale CESTAS, alcune aree del paese hanno visto


ECOPROGETTO

netti benefici per la popolazione: miglioramento delle cure domiciliari fornite ai malati di AIDS, aumento del numero delle persone assistite, miglioramento della qualità dei servizi erogati, riduzione del tasso di abbandono dei trattamenti, aumento dei tassi di guarigione e delle azioni di prevenzione della tubercolosi. Nel 2006 l’Ambasciata d’Italia a Windhoek ha ufficialmente assegnato al CESTAS la gestione di un progetto nell’area di Katatura denominata Kilimanjaro (da cui il progetto prende il nome), finanziato dalla Regione Basilicata. Tale progetto ha come obiettivo principale il miglioramento della qualità di vita dei bambini orfani di genitori deceduti a causa dell’HIV/AIDS. Nello specifico il Cestas, in collaborazione con l’associazione namibiana Hope Initiatives, ha costruito un centro polifunzionale (Multi Purpose Center) con grandi obiettivi. In una bella giornata di sole, sotto un cielo che solo in Africa si ha la fortuna di ammirare, abbiamo incontrato i componenti dell’ufficio regionale Africa per il Cestas Carlo Miglioli, cordinatore, Rossella Reg-

A PARTIRE DALL’ALTO, CESTAS E HOPE INITIATIVES INSIEME IN UN PERCORSO COMUNE GARANTIRE LORO UN FUTURO È UNA MISSIONE A CUI NON È POSSIBILE RINUNCIARE

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© Alessandro Perotti

ECOPROGETTO

IL CIELO D’AFRICA NON SI DIMENTICA SOTTO,BIMBI IN FESTA! MATTONE DOPO MATTONE CRESCE ANCHE IL SENSO D’APPARTENZA AL PROGETTO

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gente, responsabile amministrativo e Sara Pergolizzi, medico specialista, che da tempo lavorano nella città di Windhoek. Camminando lungo strade sterrate, fra case in lamiera e gente che ci guarda incuriosita, siamo giunti all’unica costruzione in cemento di tutta l’area: il centro polifunzionale! Il numero di bambini che corrono e giocano intorno a questa struttura è impressionante. Con grande entusiasmo i nostri connazionali ci raccontano che il centro, in primis, accoglierà e si prenderà cura di questi bimbi, garantendo loro una sana e corretta alimentazione, un supporto psicologico ed una preparazione all’accesso all’istruzione. Esso però sarà anche uno spazio dedicato al reintegro sociale di un gruppo di donne della comunità di Kilimanjaro, affette e infette da HIV/AIDS. È inutile dire che il centro, seppure non ancora funzionale, è fin da subito diventato punto di riferimento e luogo d’incontro per l’intera comunità. Ci spiegano infine che la manodopera per la materiale costruzione della struttura è stata reclutata fra lavoratori che vivono nelle case limitrofe, facendo così nascere in loro il senso di appartenenza al progetto stesso. Gli abitanti della zona sono entusiasti e ne vanno altamente fieri in quanto non è solamente una struttura, ma qualcosa creato da loro e per loro e per questo motivo ne avranno cura. È bello dunque pensare che noi italiani, oltre ad andare in Namibia per visitare luoghi che difficilmente riusciremo a toglierci dagli occhi e dal cuore, ci andiamo anche per fare cose belle, grandi ed importanti! Grazie CESTAS, grazie regione Basilicata!


BEGVIAGGI

BIOECOGEO TI MANDA IN...

NAMIBIA SELF DRIVE Questo mese BEGViaggi ha scelto per voi la Namibia, un paese che è molto di più di una semplice destinazione turistica. È uno stato nel sud del mondo; con un territorio arido in cui l’agricoltura è pressoché inesistente e che dopo aver vissuto a lungo di pesca e di attività minerarie, si è affacciato ormai da qualche anno sul mercato turistico internazionale. In tutto ciò, pochi però sanno che La Namibia è il terzo produttore mondiale di uranio. Dalle sue viscere sono state estratte solo nel 2007 oltre 3000 tonnellate di ossido di uranio. Per ogni tonnellata di uranio

GIORNO 1 - WINDHOEK - KALAHARI Arrivo al Windhoek International Airport, dove troverete un rappresentante locale a ricevervi e ad assistervi durante il disbrigo delle pratiche aeroportuali ed il ritiro auto etc. Pernottamento nel deserto del Kalahari presso l’Intu Africa Lodge o simile in mezza pensione. GIORNO 2 - KALAHARI – FISH RIVER CANYON Oggi potrete visitare la Kokerboom Forest e i dintorni di questa meravigliosa località. Il pernottamento è previsto presso il Canon Lodge o simile in mezza pensione. GIORNO 3 - FISH RIVER CANYON - LUEDERITZ Mattinata dedicata al Fish River Canyon e pomeriggio dedicato ad un’escursione FACOLTATIVA nella riserva del Canon Nature Park. Pernottamento presso il Canon Lodge o simile in mezza pensione. GIORNO 4 - LUDERITZ - SOSSUSVLEI Oggi punterete verso nord, alla volta del Deserto del Namib. Durante la giornata potrete ammirare il Castello Duwisib. Pernottamento presso il Sossusvlei Lodge o simile in mezza pensione.

QUOTA INDIVIDUALE IN CAMERA DOPPIA: ZAR 15 750 - 00 LA QUOTA COMPRENDE: - Pernottamento in alberghi, lodge e guesthouses con prima colazione compresa o mezza pensione come da programma. Le attività saranno fatte per conto proprio con la Vostra auto (se non diversamente specificato) 15% VAT (IVA) - Namibia Tourism Bed Levy - Assistenza al vostro arrivo in Namibia

recuperata sono state smosse qualcosa come 7000 tonnellate di roccia… (http://www.policyinnovations.org e http://www.nnf.org.na). Non sta di certo a noi decidere su quale attività convenga puntare. Noi di BEGViaggi però, possiamo affermare con certezza che se il turismo è fatto nel rispetto della popolazione locale, dell’ambiente e delle risorse naturali, può fruttare molto più di una miniera di uranio ed essere sicuramente molto più sostenibile nel lungo periodo. Non ci resta dunque che augurarvi buona riflessione e perché no….. buon viaggio!!!

GIORNO 5 - SOSSUSVLEI & SESRIEM CANYON Giornata dedicata all’incanto del deserto del Sossusvlei, considerato il più antico ma anche il più vivo dei deserti. Successivamente breve visita del Canyon di Sesriem. Pernottamento presso il Sossusvlei Lodge o simile in mezza pensione.

GIORNO 9 TWYFELFONTEIN LODGE – ETOSHA NATIONAL PARK La mattina presto partenza dal lodge alla volta del rinomato Etosha National Park. Pernottamento presso l'Okaukuejo Rest Camp o simile con prima colazione compresa.

GIORNO 6 - SOSSUSVLEI - SWAKOPMUND Partenza verso la costa dell'Oceano Atlantico. Lungo il percorso potrete visitare la "Gravel Plains" del Namib Naukluft Park, la Valle della Luna, l'Oase Goanikontes, le Welwitschia Mirabilis ed il Martin Luther (locomotore a vapore). Pernottamento presso la Sandfield’s Guesthouse o simile con prima colazione compresa. Pranzo e cena liberi.

GIORNO 10 - PARCO NAZIONALE ETOSHA Giornata dedicata al foto safari nell'Etosha National Park. Pernottamento presso l'Okaukuejo Rest Camp o simile con prima colazione compresa.

GIORNO 7 - SWAKOPMUND & WALVIS BAY In mattinata, dopo la prima colazione, escursione in barca all’interno della laguna di Walvis Bay. Pernottamento presso la Sandfield’s Guesthouse o simile con prima colazione compresa. Pranzo e cena liberi. GIORNO 8 - SWAKOPMUND - TWYFELFONTEIN Oggi proseguirete verso la regione del Damaraland. Lungo il percorso visita del promontorio di Cape Cross. Pernottamento presso il Twyfelfontein Lodge o simile in mezza pensione.

LA QUOTA NON COMPRENDE: - La guida - Noleggio auto con tutte le spese relative - Bevande alcoliche e bevande in ristoranti e alberghi, lodge e rest Camps. - Pasti non specificati nel programma - Tasse d'entrata nei parchi e escursioni - Assicurazione personale e baggagli - Oggetti personali come telefonate etc.. - Pasti e attività/escursioni non comprese nel programma - Optional extras - Voli di linea o voli charter - Tutto quello non espressamente indicato nel paragrafo precedente

GIORNO 11 & 12 PARCO NAZIONALE ETOSHA ERINDI PRIVATE GAME RESERVE Dopo la prima colazione proseguite per l’Erindi Private Game Reserve. Arrivo per pranzo e possibilità di partecipare ad un attività con i mezzi del lodge. Pernottamento presso l’Old Traders Lodge – ERINDI in pensione completa e con le attività incluse GIORNO 13 - OKONJIMA - WINDHOEK Rientro a Windhoek e lungo il percorso visita del mercato artigianale di Okahandja. Rilascio dell’auto presso il Windhoek International Airport e partenza con il vostro volo di rientro. FINE DEL TOUR

NOLEGGIO AUTO: Assicurazione - ALL INCLUSIVE COVER NISSAN X-TRAIL o simile con A/C = ZAR 1 120 – 00 al giorno 1 ZAR = 0,08962 EURO in data 07/05/2009 (fonte http://it.exchange-rates.org)

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VEDIAMO COME: presso la sede

LA SENSIBILITÀ CHE CONTRADDISTINGUE LA NOSTRA AZIENDA PER I TEMI AMBIENTALI E PER LA QUALITÀ DEL SERVIZIO CI HA PORTATI A CREARE UN PROCESSO INDUSTRIALE, IN CORSO DI CERTIFICAZIONE, NEL PIENO RISPETTO DELL'AMBIENTE. SONO COINVOLTI TUTTI I COMPARTI DELLA NOSTRA AZIENDA: A PARTIRE DALL'UFFICIO DELLA DIREZIONE FINO ALL'ULTIMO OPERATORE ATTIVO NELL'ESPLETAMENTO DI TALE SERVIZIO.

in ufficio viene utilizzata in maggioranza carta riciclata, la stampa di un documento viene effettuato solo se strettamente necessario, ALCUNI ESEMPI: le fatture vengono inviate e/o ricevute attraverso posta elettronica, tutti i fogli vengono utilizzati su entrambi i lati. Nelle stanze è regolabile l'illuminazione la sua intensità, poichè la luce si accende solo in presenza del nostro personale attaverso un sistema di fotocellule. Questi sono alcuni esempi di come è possibile fare ecologia in ufficio. Ciò che contraddistingue la nostra attività di pulizie ecocompatibile è il nostro servizio presso il Cliente.

COME AVVIENE e quali sono le caratteristiche principali Il processo produttivo prevede l'esclusivo utilizzo di detergenti ecocompatibili, certificati ecolabel. In commercio ormai se ne trovano parecchi, ma la nostra impresa ha deciso di sposare il progetto del ARCO CHIMICA, Società in provincia di Modena già vincitrice del premio "Innovazione amica dell'ambiente" rilasciato da Lega Ambiente, per la creazione di Genyus, un sistema di erogazione di detergente pronto all'uso in flaconi o taniche. Per la pulizia l'utilizzo di panni in microfibra consente di evitare gli sprechi di carta e la produzione di rifiuti. In più sono riutilizzabili più volte fino al suo completo deterioramento. Presso il cliente viene attrezzata un'isola per la differenzazione dei rifiuti con degli ecobox personalizzati forniti dalla società Cabef e conseguentemente trasportati al punto raccolta nei giorni previsti dal comune di appartenenza. Per la manutenzione ordinaria, nel lavaggio dei pavimenti, abbiamo adottato il sistema BIO SISTEM TTS, gli operatori caricano esclusivamente la bottiglia appilcata al manico miscelata con la giusta dose di detergente (ecocompatibile), e con soli 2 litri d'acqua è possibile detergere fino a 300 mq di superficie pavimentata mediamente un secchio classico contiene 12 litri d'acqua, per non parlare di quella che si perde durante il riempimento o se il secchio si rovescia accidentalmente.


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