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Leonardo Magnante Dolcissime

Lars nel frattempo muore; Alex affranta confessa a Christian che aveva una relazione da tre anni con l’uomo, da cui aspetta anche un figlio. Christian ne è sconvolto.

Nell’inseguire Ezra i due si ritrovano coinvolti in una serie di peripezie che li porteranno prima a Bruxelles e poi fino in Spagna ad Almeria dove Salah Al-Din sta progettando di mettere in atto un mega attentato durante una corrida.

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E saranno proprio Christian ed Alex ad arrivare per primi e a sventare con coraggio la potenziale carneficina. Facendosi beffe della CIA.

DDopo una lunga assenza dagli schermi (l’ultimo film Passion presentato a Venezia risale al 2012) Brian De Palma con Domino firma un’opera che considerare un’esperienza fallimentare e infelice è dire poco.

Abituati, infatti, a ben altre prove del regista statunitense basti citare Gli Intoccabili, Vestito per uccidere, Mission Impossible, Carlito’s Way, Scarface, Femme fatale, Black Dalia si fa fatica con Domino a credere che la mano sia la stessa.

Malgrado una carriera costellata di alti e bassi (non certo il solo) De Palma, maestro indiscusso del thriller ma con incursioni anche in altri generi, si è sempre caratterizzato come un regista visionario, abile manovratore della camera e realizzatore di piani sequenza articolati.

Tutti elementi di cui, duole dirlo, non vi è traccia in Domino.

Il film è una storia confusa in cui si mescolano come in un calderone insipido spionaggio, estremismo islamico, esecuzioni jihadiste, violenza. Tutto molto scontato, già visto, privo di suspance che non appassiona né convince.

Fa eccezione solo l’ultima scena in cui si prepara l’attacco in grande stile nel corso di una corrida; sequenza in cui si ritrova quel guizzo tipico del regista che tanto piace ai suoi estimatori.

Il film paga anche lo scotto di una sceneggiatura non a firma dello stesso De Palma, come invece di consuetudine, di una produzione danese e con attori danesi quali ad esempio Nikolaj Coster-Waldau e Carice von Houten catapultati qui direttamene da Il Trono di spade, eccezion fatta per l’australiano Guy Pearce nel ruolo del capo degli agenti della CIA.

Un film dove, sicuramente, il regista non ha avuto le mani libere come forse avrebbe voluto e da qui il risultato insoddisfacente.

Firma le musiche il nostro Pino Donaggio, per l’ottava volta al fianco di De Palma.

cristina GioVannini

DOLCISSIME

di Francesco Ghiaccio

CChiara, Letizia e Mariagrazia, detta Mary, sono tre inseparabili amiche, in conflitto con se stesse e con la propria immagine a causa dei chili di troppo. Chiara non ha il coraggio di inviare una sua foto a Luca, ragazzo con cui chatta da tre mesi e di cui è innamorata; rispetto alle sue amiche, tenta di seguire una dieta, nonostante le tentazioni culinarie di sua madre chef. Letizia si prende cura dei suoi fratellini a causa delle continue assenze dei genitori, mentre Mary vive con sua madre Marzia, campionessa di nuoto, da cui non si sente accettata.

Costretta dalla madre a iscriversi a un corso pomeridiano di acquagym, Mary chiede alle sue amiche di partecipare alla prova, nonostante le titubanze iniziali a doversi mostrare in costume. Nella stessa piscina, Marzia allena la squadra femminile di nuoto sincronizzato della scuola, capitanata dalla giovane Alice, pupilla della coach, invidiata dalle tre per il suo fisico atletico. Credendo di essere sole, le tre iniziano a imitare le movenze leggiadre delle compagne che, nascoste, le

Origine: Italia, 2019 Produzione: Indiana Production, La Piccola Società in collaborazione con Vision Distribution Regia: Francesco Ghiaccio Soggetto e Sceneggiatura: Francesco Ghiaccio, Marco d’Amore, Renata Ciaravino (collaborazione), Gabriele Scotti (collaborazione) Interpreti: Giulia Barbuto Costa Da Cruz, Alice Manfredini, Margherita De Francisco, Giulia Fiorellino, Licia Navarrini, Valeria Solarino, Vinicio Marchioni Durata: 85’ Distribuzione: Vision Distribution Uscita: 1 agosto 2019

riprendono e postano il video su internet.

Nonostante l’umiliazione del-

la figlia, Marzia la rimprovera di doversi vergognare per il suo peso. Letizia vuole prendersi la sua rivincita, per cui convince le due ad allenarsi per la gara di nuoto sincronizzato. Le tre scoprono Alice in compagnia di un uomo più adulto e, credendolo il suo amante, la riprendono col cellulare e minacciano di postare il video online se non le addestrerà.

Alice inizia ad allenare assiduamente le tre di nascosto, ma una sera sviene e cade in acqua; soccorsa dalle tre, rivela di essere stanca della sua vita, passata costantemente in piscina per non deludere le aspettative di Marzia, che la considera l’allieva perfetta. La ragazza si avvicina amichevolmente alle tre, che decidono di partecipare alla gare con il nome di “Dolcissime”. Vista la disponibilità della ragazza, le tre la tranquillizzano, dicendole di aver cancellato il video. Letizia inizia a cantare per scherzo, rivelando le sue doti canore, nascoste per paura di mostrarsi in pubblico.

Luca minaccia di sparire se Chiara non accetterà di mostrarsi in chat, per cui la ragazza costringe Alice a rispondere alla videochiamata, fingendosi lei. Nel frattempo, Marzia regala una sua maglietta, appartenente al periodo aureo della sua carriera, ad Alice per indossarla il giorno della gara, gesto che ingelosisce Mary.

Una sera, in un locale Alice invita Letizia sul palco per cantare, credendo di aiutarla a superare le sue paure, ma la ragazza si oppone, insultandola; Alice, al contempo, è arrabbiata con Chiara per aver sfruttato il suo aspetto per sistemare la storia con Luca, di cui Mary e Letizia non sono a conoscenza, irate per averlo saputo da Alice. Infine, Mary è fuori di sé per la maglietta di Marzia, dato che apparteneva a lei; di fronte a un’ulteriore battuta sul suo peso, la ragazza recupera il video di Alice e lo posta online. Nonostante le accuse della figlia, Marzia afferma che Mary non ha fatto nulla per meritarsi quella maglietta e le rinfaccia di essere stata costretta ad abbandonare la sua carriera per essere rimasta incinta di lei.

Il video di Alice è virale e a scuola iniziano a considerarla una poca di buono; sentendosi in colpa, Mary va da Alice per scusarsi e incontra l’uomo del video, che si rivela essere il padre, costretto a frequentarla di nascosto dalla madre, ancora arrabbiata per essere stata abbandonata dopo la nascita della figlia. Nel frattempo, Chiara incontra Luca, con cui corona la sua storia d’amore.

Il giorno della gara, le Dolcissime fanno il loro ingresso e vengono accolte dagli applausi del pubblico e di Marzia, meravigliata di vedere sua figlia. Disinteressate alla gara e felici di aver vinto la paura di mostrare il proprio corpo in pubblico, le tre si tuffano a bomba, raggiunte amichevolmente da Alice.

Dei corpi femminili, atleD tici e incantevoli, nuotano in acqua sotto le note di una soave danza, in uno spettacolo sensuale e affascinante, abbandonato da una dissolvenza incrociata che ci svela la solitudine del corpo in sovrappeso di Mary, sospesa nell’oscurità del proprio oceano personale, in cui, quasi intrappolata in un liquido amniotico, è staticamente ritratta mentre galleggia, impossibilitata a muoversi. Compagnia e solitudine, complicità e isolamento, dinamismo e staticità, vitalità e inattività, sono dei binomi che accompagnano la più lapalissiana dialettica tra le differenti stazze delle ragazze, fil rouge che sottende l’intera vicenda a partire da questo opening onirico, ripresentato a metà film in cui, presa dal panico, Mary si immagina sospesa in acqua e circondata dalle leggiadre nuotatrici, simili a degli spietati predatori.

La sceneggiatura del nuovo film di Francesco Ghiaccio (scritta insieme a Marco D’Amore, il Ciro di Gomorra) si dimostra immediatamente il tallone d’Achille dell’intero progetto, insieme alla meccanica performance delle giovani interpreti, il cui non professionismo si fa percepire abbondantemente, dando vita a una recitazione che trascende la spontaneità e la messa in scena di se stesse per inaugurare personaggi artificiosi, forzati e privi di naturalezza.

La narrazione, in maniera piuttosto scontata, segue il racconto di formazione di personaggi sottoposti a crudeli processi di stigmatizzazione sociale ma che si trovano improvvisamente a legarsi a un soggetto inizialmente antagonista, occasione per scovare i punti di forza e di uguaglianza nella diversità (topos narrativo estremamente riproposto, si pensi al recente Zen sul ghiaccio sottile).

Il finale ricade in forzature retoriche piuttosto semplicistiche che sembrano inficiare il messaggio stesso del film, privandolo di un vero ricorso a un’azione costruttiva ed emancipatoria, soffermandosi solamente sul riscatto della propria immagine, sicuramente notevole ma ritratto dalla pellicola in maniera alquanto fugace e inattiva, se non superficiale.

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