Kaire 25 anno II

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IL SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA CHIESA DI ISCHIA

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ANNO 2 | NUMERO 25 | 20 GIUGNO 2015 | â‚Ź 1,00

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% Aut: 1025/ATSUD/NA�

QUESTIONE GENDER Tutto quello che dobbiamo sapere, cosa dire ai nostri ďŹ gli che si pongono tante domande, cosa succede in Europa, quali possono essere i rischi per il futuro della famiglia.

EDITORIALE DEL DIRETTORE

Amiamo il nostro giardino isolano

LAUDATO SI

Papa Francesco Bergoglio ci dona l’Enciclica che parla di ‘casa comune’, un antidoto per recepire il lamento del pianeta e dei poveri.

C

he tipo di mondo desideriamo trasmettere a A cura di quelli che verLorenzo ranno dopo di Russo noi, ai bambini che stanno crescendo, ai di Papa Francesco, Laudato SĂŹ, il vescovo di Roma ci re tano. La cura della Terra, del nostro territorio, della dei tanti documenti papali, ! lodare, ma anche molto da lavorare per la nostra sora madre terra. Siamo arrivati ad un punto critico, un " " preziosa per invertire la rotta, a patto di coltivare un sensibilitĂ . Papa Francesco # $ # %

& ' % Continua a pag. 2

PARROCCHIE * + raccontano nella stupenda $ /

KAIRE TERRITORIO I ricci di mare, pesanti sanzio proibiti.

LIBRI ( $ ) coterapeuta.

TV2000 In moto per la pace. Un appuntamento settimanale sulle missioni nel mondo.


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In Primo Piano 20 giugno 2015

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Continua da pag. 1

Facciamo pace con la terra

la di clima, acqua, biodiversità. Lui è molto concreto. Un Papa ambientalista – come lo hanno ribattezzato molti colleghi -, un’enciclica verde – sempre rinominata da alcuni giornalisti e non solo - ma qui c’è molto di più. Un documento di sapienza alta che tocca l’economia, la politica, la gestione del pianeta. Per l’economista statunitense Carolyn Woo, la Laudato si’ è “un’enciclica poetica e pragmatica insieme, che chiama ad una autentica conversione ecologica”, soprattutto in campo economico. “La crescita – ha avvertito - non può essere illimitata, altrimenti avviene come per le cellule: si trasforma in tumore”. In realtà – dice il Papa – il vero linguaggio della fede è la custodia del creato. Così come lo recitava san Francesco D’Assisi nel Cantico di Frate Sole. E il creato va custodito perché gravemente minacciato dallo strapotere di una lobby ricca e menefreghista verso l’altro, che risponde solo a se stessa. Che serve gli uomini ma che è il motore della cultura dello scarto. Una lobby di potenti che si commuove per l’estinzione dell’orso polare e dello scioglimento dei ghiacciai, ma poi ignora il grido dei poveri, degli ultimi, degli immigrati, delle periferie del mondo. Ed ecco perché è necessaria un’ecologia integrale in cui Dio, l’uomo e la natura tornino ad intrecciare i

loro passi. Come al solito Papa Bergoglio è tanto incoraggiante quanto esigente. Sprona i governanti del pianeta a fare di più e meglio, senza perdersi in giri di parole. Li sprona nel mettersi al servizio dei popoli e delle culture. Ma lo sviluppo sostenibile può partire, può ripartire, passare, costruirsi solo dal basso e dalle periferie. Lo sguardo di Bergoglio attraverso quest’Enciclica è anche uno sguardo ecumenico. Non a caso, l’enciclica è stata accolta in modo molto favorevole anche dai fratelli ortodossi, rappresentati in vaticano durante la presentazione dell’Enciclica dal Metropolita di Pergamo, John Zizioulas, inviato del Patriarca ecumenico Bartolomeo. “Dal 1989 – ha detto – dedichiamo ogni anno, il primo settembre, un giorno di preghiera all’ambiente. Perché non fare in modo che questo giorno di preghiera sia comune a tutti i Cristiani? Questo segnerebbe un passo verso una maggiore vicinanza tra noi”. Questo documento va letto con calma e riletto $ ' 0 2 diato e meditato nelle nostre realtà parrocchiali, nei campi estivi, nei nostri incontri, in famiglia. C’è tanta roba e di alta qualità. Una qualità teologica che però non vuol dire che è solo per gli $ *

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

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e da non credente, offerta a tutti gli uomini di buona volontà. E questo riguarda soprattutto noi ischitani che da ormai troppi anni abbiamo deturpato il nostro territorio, il nostro giardino, con l’abusivismo, gli scarichi illegali, la non curanza del nostro mare. “Oggi è solo il primo momento di un percorso che non deve limitarsi a dei proclami su cui tutti siamo d’accordo – ha detto il Vescovo di Ischia Lagnese alla presentazione in Episcopio dell’Enciclica - ma che vengono puntualmente disattesi quando, di fatto, gli interessi hanno la prevalenza sui principi. Noi Ischitani siamo chiamati ad incarnare le indicazioni che ci vengono dall’Enciclica “ LAUDATO SI” la nostra isola deve diventare, sempre più, ciò che essa già è, un giardino da custodire. In questo spirito, Ischia diventi presto un laboratorio ecologico di custodia della creazione – ha continuato padre Pietro - perchè forse, è proprio questa la sua vocazione. Allora mettiamoci in umile ascolto delle indicazioni del Papa, tutti insieme, istituzioni e cittadini per restituire la nostra isola alla sua originaria vocazione, diamo vita ad una sinergia di azioni virtuose che possa far dire a chi viene ad Ischia: Laudato si mi Signore per nostra sora terra”.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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La Voce di Pietro

3 20 giugno 2015

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Vito, giovane testimone dell’amore di Dio Forio tutta si è rivestita ancora una volta di gioia e di festa per il suo Santo Patrono, il giovane martire Vito, che continua ad illuminare il cammino del suo popolo e a benedire i passi di chi conďŹ da nella sua celeste protezione presso il trono di Dio. Mons. Lagnese ha presieduto il Solenne PontiďŹ cale in Basilica lunedĂŹ 15 giugno nel giorno della SolennitĂ di San Vito

A

3 2 $ ' 3 4 ) ' A cura di 5 ' ' Alessandra Caruso $ ' ( 6 2 $ % $ 2 $ $ $ . “Se il mondo vi odia sappiate che prima di voi ha odiato meâ€?. Ecco le Parole che ci ha detto GesĂš questa mattina, nel Vangelo secondo Giovanni. San Vito ha sperimentato l’attualitĂ di queste parole nella sua breve esistenza, segnata dalla persecuzione e dalla Croce, perchĂŠ aveva incontrato l’Amore. Era un ragazzino Vito, ma mostrò fortezza come e piĂš di tanti adulti. Era appena un giovane ma seppe con coraggio e fermezza testimoniare il Signore. Guardando a lui come non avvertire tutta la distanza che c’è con noi, come non avvertire tutto il disagio della nostra vita cristiana cosĂŹ tiepida, come non avvertire tutta la soggezione di chi pur essendo avanti negli anni ancora arranca sulle vie del Signore? Ancora non Lo abbiamo scelto sul serio!â€? * & $ + ( 7 ;I Santi sono amici e modelli perchĂŠ pregano e intercedono per noi, ed oggi chiediamo che Vito martire interceda per noi perchĂŠ possiamo sempre seguire il Signore con piĂš decisione, ma sono anche modelli dicevamo, che con la loro vita alta ci dicono: “Coraggio, non fermarti, non essere indeciso, altalenante, nella sequela del Signore GesĂš. Sii deciso, sii determinato, non voltarti indietroâ€?. San Vito ha vissuto cosĂŹ. I racconti della Passione di San Vito, simili a quelli di tanti altri martiri, ci dicono come lui seppe dire no, seppe fare la sua bella professione di fede di fronte alle lusinghe del mondo, perchĂŠ aveva giĂ trova-

to tutto, aveva trovato quella consolazione che supera ogni altra consolazione; allora di fronte alle sirene del mondo: alla sirena del potere, alla sirena della gloria, alla sirena della ricchezza, alla sirena di una sensualitĂ sfrenata, alla sirena del sesso, alla sirena dei piaceri, egli seppe opporre con forza la sua fede e fu fermo nella sequela di GesĂš. Come non sentire di fronte a questo ragazzo tutto il disagio di chi ancora non è Santo, la tristezza perchĂŠ ancora non siamo Santi!â€? 6 & $ %

$ $ $ $ ;La testimonianza di Vito ci chiama a sentire anche tutta la responsabilitĂ di una fede che dobbiamo consegnare alle generazioni che ci seguiranno, tutta la responsabilitĂ di

testimoniare a quelli che vengono dopo di noi la bellezza di essere cristiani, la bellezza di appartenere al Signore e di vivere una vita buona, la vita buona del Vangelo. Come non sentire dinanzi a Vito tutto il disagio perchĂŠ noi non riusciamo a far innamorare gli altri di Cristo con la nostra vita mediocre? Penso ai giovani in modo particolare. San Vito ha avuto la grazia di arrivare alla fede non attraverso la sua famiglia ma attraverso il dono la nutrice e il precettore, che hanno saputo fargli fare esperienza di GesĂš. Sono stati Padri nella fede. Pensavo prima al compito importante dei genitori, degli educatori, dei catechisti, dei padrini e delle madrine: quanto è importante la loro opera! Quanto è importante l’opera di ogni cristiano; c’è bisogno di aderire con tutte le forze al Signore, in un mondo che va da tutt’altra parte dobbiamo correre il rischio di rimanere soli, con umil di sapere che abbiamo incontrato la VeritĂ . Dobbiamo rendere sempre piĂš bella e credibile la nostra testimonianza di fede, di fronte ad una societĂ che calpesta i diritti della persona e della famiglia, che cerca di confondere le nuove generazioni che rischiano di cedere a quelle seduzioni che fanno di loro delle persone smarrite e ballerine. Ci rivolgiamo al Signore per chiedere che la testimonianza di Vito e la sua intercessione di fronte a Lui ci rendano piĂš consapevoli della bellezza della nostra fede, perchĂŠ sappiamo annunciare al mondo e ai giovani in particolare ,che se vanno via è anche per colpa nostra, per la nostra tiepida vita cristiana, l’annuncio di GesĂš come unico Signore che non può essere barattato con niente e con nessunoâ€?.


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Seguiamo Francesco 20 giugno 2015

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In 192 pagine, 6 capitoli, 246 paragraďŹ , Papa Bergoglio disegna un vero e proprio manifesto-appello a 360° per “unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integraleâ€?, a partire dalle “drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei piĂš poveri del mondoâ€?. L’impegno della Chiesa ortodossa per le questioni legate alla custodia del creato. La prospettiva di una “ecologia integraleâ€?

Con Papa Francesco prendiamoci “cura della casa comune� O

ggi “tutto è connessoâ€?: per questo l’ecologia deve essere A cura di M. Michela “ecologia integraleâ€?, Nicolais non un ecologismo ; parenteâ€?. CapacitĂ di “prendersi cura di tutto ciò che esisteâ€?, cioè insieme ecologia ambientale, economica, sociale, culturale. Una “ecologia dell’uomoâ€? che deve tradursi in una “ecologia della vita quotidianaâ€? che abbia a cuore il “bene comuneâ€? e la giustizia tra le generazioni. Comincia con la citazione del Santo che ha preso “come guida e come ispirazioneâ€? to, l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’, sulla cura della casa comuneâ€? le cui prime due parole, nel titolo e nel testo, sono l’inizio del “Cantico delle Creatureâ€?, riportato per intero nel paragrafo 87. Fin dall’introduzione, dopo un excursus sul magistero dei suoi predecessori in materia - da Paolo VI a Benedetto XVI - Francesco menziona il “caro patriarca Bartolomeoâ€? e l’impegno della Chiesa ortodossa per le questioni legate alla custodia del creato, tema che ritorna nel secondo capitolo, dedicato al “Vangelo della creazioneâ€? e al rapporto tra scienza e religione. Dopo la “Lumen Fideiâ€? - l’Enci % Benedetto XVI - e l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudiumâ€?,

la seconda Enciclica scritta integralmente da Bergoglio è un vero e proprio manifesto-appello a 360° per “unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integraleâ€?, a partire dalle “drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei piĂš poveri del mondoâ€?. Sono loro gli “esclusi del pianetaâ€?, miliardi di persone vittime della “cultura dello scartoâ€?. “La terra, casa nostra, sembra trasformarsi sempre piĂš in un immenso deposito di immondiziaâ€?. Ăˆ il grido d’allarme del Papa, che si sofferma sul problema dell’inquinamento prodotto dai ; damento del sistema climaticoâ€?: i cambiamenti climatici “sono un problema globaleâ€? i cui “impatti piĂš pesanti ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppoâ€?. Per superare l’“inequitĂ planetariaâ€?, occorre garantire l’accesso all’acqua potabile da parte dei piĂš poveri, tutelare la biodiversitĂ e ridurre l’emissione di gas serra. Oggi “c’è un vero debito ecologico, soprattutto tra il Nord e il Sudâ€?. “Il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologicoâ€?. Anzi, “i popoli in via di sviluppo continuano ad alimentare lo sviluppo dei Paesi piĂš ricchi a prezzo del loro presente e

del loro futuroâ€?. Ci vuole “un’altra rottaâ€?, per contrastare la “globalizzazione dell’indifferenzaâ€?: a questo proposito, Francesco stigmatizza la “debolezza della reazione politica internazionaleâ€? e spiega come “la sottomissione della politica alla nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambienteâ€?. â€œĂˆ prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerreâ€?. Una cosa è certa: “L’attuale sistema mondiale è insostenibileâ€?.

realeâ€? e “il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politicaâ€?, scrive il Papa. Per reagire alla globalizzazione del paradigma tecnocratico, serve una “rivoluzione culturaleâ€?, antidoto alla “sfrenatezza megalomaneâ€?. No, allora, ad un “antropocentrismo $ = 0 nome della “difesa della naturaâ€? e all’atteggiamento di chi pretende “di cancellare la differenza sessuale perchĂŠ non sa piĂš confrontarsi con essaâ€?. No anche ad “un progresso costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoroâ€?: “Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior affare per la societĂ â€?. “Contrastare meglio la corru-

zioneâ€?. A piĂš riprese e in diverse parti dell’Enciclica, Bergoglio esorta ad ingaggiare una “lotta piĂš sinceraâ€? contro questa piaga, sia nei Paesi sviluppati che nei Paesi in via di sviluppo. “La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al craziaâ€?. La politica e l’economia, “in dialogoâ€?, devono porsi “al servizio della vita, specialmente della $ = ;& 0 anche una bolla produttivaâ€?, da cui rimane fuori “il problema dell’eco =' 3 del 2007-2008: “Il principio della distorsione concettuale dell’economiaâ€?. “Rallentare il passoâ€? e “rifedinire il progressoâ€?. “Di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardiâ€?. Ăˆ la ricetta, in controtendenza, di Papa Francesco, secondo il quale “è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre piĂš, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformitĂ alla propria dignitĂ umanaâ€?. â€œĂˆ arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perchĂŠ si possa crescere in modo sano in altre partiâ€?: “Cambiare il modello di sviluppo globaleâ€?, come auspicava Benedetto XVI invocando la ; 0 =' ; = “Conversione ecologicaâ€?. Nella 3 auspica una vera e propria “conversione ecologicaâ€? e invita ad operare un cambiamento dal basso degli “stili di vitaâ€?. “Non tutto è perdutoâ€?, perchĂŠ “si può produrre uno stile di vita alternativoâ€?, attraverso la capacitĂ di “avere cura del creato con piccole azioni quotidianeâ€?: a partire dalla famiglia, “luogo della formazione integraleâ€? della persona e dell’esercizio delle virtĂš.


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Seguiamo Francesco

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L’ECOLOGIA INTEGRALE

guarisce dal degrado Nell’esperienza cristiana la “conversione ecologicaâ€? non è opzionale o secondaria. Questa conversione sarĂ profonda e duratura nella misura in cui sarĂ â€œintegraleâ€?, coinvolgente cioè tutti gli ambiti dell’esistenza dei singoli, e “comunitariaâ€?, vale a dire di intere comunitĂ ďŹ nalizzate alla stessa causa. Insomma, la vita cristiana autentica, convertita, è il migliore antidoto contro la crisi ecologica

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l primo Papa di nome Francesco ha regalato alla Chiesa e al mondo A cura di intero la prima EnciUgo Sartorio clica sull’ambiente, “sulla cura della casa comuneâ€?. Con un titolo dichiaratamente francescano, visto che il documento prende avvio con le stesse parole con le quali ha inizio il Cantico delle creature del Santo di Assisi, vale a dire Laudato si’. Una scelta coraggiosa, che rilancia l’attualitĂ del Poverello, della forma di vita evangelica da lui praticata e di un tentativo riuscito di riformare la Chiesa dall’interno attraverso la scelta esigente della povertĂ e dei poveri. E chi oggi piĂš della terra è povero e sempre piĂš impoverito? Di fatto, “fra i poveri piĂš abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terraâ€? (n. 2). Sappiamo bene come il nostro pianeta subisca sistematicamente violenza, e se in proposito papa Francesco evita i toni apocalittici, non risparmia però veritĂ amare, denunciando come “giĂ superati certi limiti massimi di sfruttamentoâ€? (n. 27), anche per il fatto che si manifestano “sintomi di un punto di rotturaâ€? (n. 61), il famoso punto di non ritorno per la sostenibilitĂ della vita umana. Il primo dei sei capitoli del documento, Quello che sta accadendo alla nostra casa, è in sostanza una rassegna dei vari aspetti della crisi eco-

7 % ' ' damento globale, estinzione delle biodiversitĂ , cambiamenti climatici‌ Con una peculiaritĂ , che è quella di mettere in evidenza come “il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessiâ€? (n. 48; cf. n. 56), per cui “un vero approccio ecologico diventa sempre piĂš un approccio socialeâ€? (n. 49; cf. nn. 93 e 139). In altre parole, interrogarsi sulla creazione è sempre anche interro dentro e con essa, sul suo agire responsabile o meno, per cui accanto a un’ecologia ambientale serve un’ecologia umana. Quest’ultima, inoltre, solleva i temi globali della fame, della distribuzione universale dei beni, dell’inclusione sociale, sfociando spontaneamente in una ecologia sociale fondata sulla fraternitĂ . Troppo spesso, infatti, il grido dei poveri fa da contrappunto al grido della terra, per il fatto che sono loro a pagare il prezzo piĂš alto della crisi ecologica: “Ai gemiti di sorella terra si uniscono i gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rottaâ€? (n. 56). La tessitura delle tre forme di ecologia (ambientale, umana e sociale) fa assumere al documento una dimensione davvero globale. Si tratta della vera novitĂ di questa Enciclica, che non si lascia mai catturare da questioni setto-

riali, ma rimanda a “uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualitĂ â€? (n. 111). Hanno i cristiani una parola % bientale? A questo interrogativo il documento risponde positivamente, valorizzando il Vangelo della creazione: si tratta del secondo capitolo, che dalla sapienza dei racconti bi0 allo sguardo ammirato di GesĂš sul mondo, sull’uomo, sulle creature (nn. 62-100). Si chiarisce che “dire ‘creazione’ è piĂš che dire naturaâ€? (n. 76), che la creazione non va divinizzata (cf. n. 78), che ogni creatura ha una sua propria dignitĂ e che “suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dioâ€? (n. 84). Si cita san Tommaso per sostenere che “la bontĂ di Dio non può essere rappresentata da una sola creaturaâ€?, ma non per questo si manca di evidenziare il posto singolare (non certo dominatore e dispotico, perchĂŠ alla “preminenzaâ€? si unisce la “responsabilitĂ â€?, n. 90, cf. n. 220) che spetta all’uomo tra le creature. Senza questa consapevolezza si cade in quell’“antropocentrismo deviatoâ€? (n. 118) che è stato la cifra prevalente di una certa modernitĂ , causa prima e acceleratore della grave crisi ecologica dei nostri giorni (terzo capitolo: La radice umana della crisi ecologica). Da questo sfondo problematico

l’Enciclica risale la china indicando vie di approccio al degrado ecologico: la prima consiste nell’assunzione del concetto di ecologia integrale, cioè insieme ambientale, economica e sociale (quarto capitolo), presupponendo che il modo di porre il problema è esso stesso parte della sua soluzione. Di fronte all’eclatante impasse del dibattito pubblico sull’ecologia (vertici politici, summit di esperti, conferenze internazionali‌), il quinto capitolo (Alcune linee di orientamento e di azione) invoca una “reazione globale piĂš responsabileâ€? (n. 175) che dovrebbe condurre a una nuova governance. In che senso? Non solo organismi internazionali piĂš autorevoli, ma una politica non sottomessa all’economia, nonchĂŠ un’economia svincolata dal para zia (cf. n. 189). 6 ' timo capitolo (Educazione e spiritualitĂ ecologica), sulla “conversione ecologicaâ€? (n. 217), che nell’esperienza cristiana non è nĂŠ opzionale nĂŠ secondaria. Questa conversione sarĂ profonda e duratura nella misura in cui sarĂ â€œintegraleâ€?, coinvolgente cioè tutti gli ambiti dell’esistenza dei singoli, e “comunitariaâ€?, vale a dire di intere comu 6 somma, la vita cristiana autentica, convertita, è il migliore antidoto contro la crisi ecologica.


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Caso Gender 20 giugno 2015

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LA SCHEDA

Teorie del gender: ecco cosa sono Un magma di teorie che saldano femminismo radicale e lobby gay

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l radicalismo femminista e $ | sono alla base di alcune delle teorie che oggi, per comodi ' & † ‚ % ‡ th Butler che, nel 1990, condensa il peggio dell’ideologia del genere in un libro – Questioni di gene 6 $$

‚ ˆ $ re il testo di riferimento di tutti i 3 nodo di tutti i mali della storia è l’eterosessualitĂ , con quelli che lei de ' †5 ‚ – sostiene lei – colpevoli di discri ‰ ' # '

L’ANALISI

Pedagogia “genderâ€?, piĂš di 60 studi ne spiegano i rischi

3 Š' gue il ragionamento, da questa di altri poteri negativi, dalla religione alla famiglia, dalla politica alla cul 6 % sempre tiene imprigionata la don ' † $ ‚ $ e aiutare il mondo a vivere meglio? Semplice, cancellare il maschile e il femminile, aprire la strada a 0 † ‚ $ Non conta la natura, la biologia, " quello che ciascuno si sente di essere in quel momento, secondo un % + 0 *

$ % Lgbtq... e cos’altro ancora? Il triste paradosso dei 56 “generi� La strada aperta dalla “vulgata� del

‡ # avuto il merito – si fa per dire – di

L

6 % † ‚ ' piĂš obbligati a seguire l’opprimen ' " $ * € * † ‚ & 0 _ 0 ' |' 0 ' ` 0 k ‰ una “qâ€? che sta per “queerâ€?, ad indicare un orientamento sessuale che si ritiene libero di variare dire 0 ; 0 = E quindi siamo arrivati alla nuova & 0 % # ! ‹ 3 ;6= _ ' ` ;/= _ ' quelli che proprio non ne voglio ` % $ & 0 % ÂŒ ' listi del settore, suggeriscono un k 5 0 _5 ' ' 0 ' |' 0 '

o studio piĂš recente è uscito il 21 gennaio scorso sul British Journal of Medicine e Medical Research e spiega che i bambini cresciuti con genitori dello stesso sesso hanno piĂš del doppio delle probabili _/ ` 3 prima, il 10 gennaio, era stato pubblicato un altro lavoro sul Journal of $ 0 0 j k $ 00 wx{w Social Science Research da Loren Marks & + j $ | & }~ / _American Psychological Association) ' 0 ' Sempre nel luglio del 2012 ha visto la luce lo studio piĂš noto e piĂš con $ ' % * ) j $ €  ' che però ha anche il merito di aver preso in esame il campione di analisi k $ % $ $ /$$ ' )

| % 0 siano percentualmente superiori rispetto a persone cresciute in famiglie j | j $ €  ' " scagionato totalmente Regnerus da qualsiasi accusa di cattiva condotta ‚ Il caso Regnerus viene ricordato, insieme a una sessantina di altri studi e $ ' j _„„„ ` j ' {~~{ wx{}' 0 0 6 lampante da apparire piÚ che scontata, abbia avuto bisogno negli ultimi 25 anni di interventi cosÏ ripetuti, la dice lunga sull’opera di destruttu $ * ' ' come esista un numero non trascurabile di psicologi, psichiatri, sociologi, pedagogisti che non appaiono disponibili ad allinearsi in modo acritico al $


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Caso Gender

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' $ ' ` $ % " " 0 & $ $ w“ * ' ' 5 0 j }” $ j * 0 La pretesa di dettare legge su educazione, societĂ , politica ‹ * ' ' $ % ' $ ‰ ' $ ' % 0 & 0 $ $ ' ' $ & 0 ˆ ‡ # ˆ ' $ ' 00 + * # ' 6 4 $ 3 66'

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ÂŤGenderÂť, che cosa dire ai figli Siamo in mezzo a una esplosione mediatica su gay, gender, ecc. Cosa rispondere a certe domande imbarazzanti dei nostri ďŹ gli, di fronte al bombardamento dei mass media sul tema?

i fronte a certe domande che ' % A cura di ˆ Marco ˆ ' Tarquinio $ ; = % direttore Avvenire. _ ` $ $ 6 ˆ

% $ 00 ˆ ; k= $ ‘ ' $ $ ' _ ' ' ' $ $ ` ‰ ' ‰ ‰ % k ' " ' ' Š’ ‘ ' $ % 0 $ '

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Caso Gender 20 giugno 2015

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EQUIVOCI CULTURALI

Se si svuota la famiglia la societĂ s’impoverisce Qui è in gioco la persona Il Parlamento Europeo ha approvato “La strategia dell’Unione Europea per la paritĂ tra donne e uomini dopo il 2015â€?, un documento che affronta molti temi sensibili dal punto di vista etico-morale. Un commento del vice presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari

opo l’approvazione delle relazioni “Tarabella e Panzeriâ€? il Parlamento A cura di Europeo ha approvato Giuseppe la relazione “Noichlâ€? Barbaro dal nome della sua auper C.N. trice avente a oggetto “La strategia dell’Unione Europea per la paritĂ tra donne e uomini dopo il 2015â€?. La relazione giustamente evidenzia quanta sia ancora lunga la strada da percorrere per pervenire alla reale paritĂ uomo – donna in alcuni contesti come quelli dell’istruzione, dell’accesso al mercato del lavoro e dell’equa retribuzione e altrettanto giustamente sollecita un maggiore impegno per contrastare il fenomeno sempre piĂš diffuso della violenza sulle donne. Sin qui tutto bene senonchĂŠ la relazione affronta altri temi sensibili dal punto di vista etico morale come l’equiparazione alla famiglia naturale (quella tra un uomo e una donna) delle unioni omogenitoriali (tra persone dello stesso sesso). La questione non è solo quella di riconoscere dei diritti alle persone che intendono vedere riconosciuta una unione affettiva, bensĂŹ quella di continuare a riconoscere e chiamare le cose con il nome che è loro proprio, in relazione alla loro primigenia natura. La tesi in forza della quale il concetto di famiglia è 0 $ $ determinate dai cambiamenti sociali non ci convince. Altro è affermare che i cambiamenti culturali

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e sociali portano alla formazione di unioni di vita diverse nel tempo (come quella tra persone dello stesso sesso) e altro è affermare che queste unioni costituiscono nuova forma di famiglia. Preoccupa poi che il cammino intrapreso in Europa, seppure con l’adozione di raccomandazioni che non hanno effetto vincolante sulle legislazioni dei singoli Stati, comporta proposte come quella di elevare l’interruzione volontaria di gravidanza a “diritto umano fondamentaleâ€? o come quella di introdurre nella scuola, senza il previo consenso delle famiglie alle quali compete il primario compito educativo, lezioni di educazione sessuale a sostegno dell’ideologia gender ciale per single e coppie gay. Forse abbiamo sottovalutato le potenzialitĂ e i rischi del livello europeo sui temi, come quello sulla famiglia, sul presupposto che tanto poi in Italia decidevano gli italiani. La conseguenza è che in sede di votazione a Strasburgo sulla relazione “Noichlâ€?, presenti 730 eurodeputati, 341 hanno votato a favore, 281 hanno espresso voto contrario e 81 si sono astenuti. A questi ultimi, tra i quali alcuni nostri eletti, chiediamo “piĂš coraggioâ€?: qui non è in gioco solo la difesa di una istituzione, quella familiare, su cui è fondata la storia e la cultura del nostro continente ma, quel che piĂš conta, il futuro dell’uomo.

e moderne tendenze culturali e l’indebolimento dei riferimenti morali nelle societĂ occidentali alimentano – purA cura di troppo anche tra i cattolici – un equiFabio G. voco e fuorviante concetto di famiglia che, inquadrandola Angelini in una dimensione sempre piĂš individualistica, ne svuota il ruolo sociale con conseguenze profonde sul piano della disgregazione dei legami sociali e della societĂ nel suo insieme. Il magistero sociale della Chiesa, al contrario, ci pone di fronte ad una semantica della famiglia che ci svela, per usare la felice espressione di Pierpaolo Donati, la sua “soggettivitĂ socialeâ€? che è, nello stesso tempo, un carattere intrinseco ed irrinunciabile della famiglia cristianamente intesa e che presuppone il riconoscimento di un progetto di vita che va ben oltre il proprio, sia in termini relazionali che temporali. La famiglia, infatti, “nasce dall’amore di Dio, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontĂ della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr. Gen 2, 24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontĂ del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno d’amoreâ€? _& ' }w` & fede, perciò, “ci illumina sul senso piĂš intimo e personale e, nel contempo, civile e pubblico della famigliaâ€? (D.Antiseri-F.Felice, La vita alla luce della fede, Rubbettino, 2013). La famiglia – basata sulla piena reciprocitĂ dei sessi e fra le generazioni (P. Donati) – è il luogo in cui si coltivano le virtĂš personali e, nello stesso tempo, la formazione sociale in grado di trasformarle in virtĂš pubbliche e, quindi, in capitale

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Punti di Vista

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sociale. Ăˆ proprio grazie alla famiglia e all’interno della sua complessa rete relazionale che si forma la persona che, a sua volta, è l’elemento fondamentale del sistema economico, politico e culturale. Da essa dipendono gran parte dei caratteri delle istituzioni economiche e politiche: la vitalitĂ economica della societĂ , la propensione al risparmio o ad effettuare investimenti, gli assetti proprietari del sistema imprenditoriale e le dimensioni delle sue imprese, la capacitĂ di autogoverno, la propensione al rispet 00 $ ' l’articolazione del sistema di welfare. Ăˆ evidente, perciò, come l’indebolimento della famiglia naturale, la messa in discussione della sua realtĂ simbolica (composta da padre, madre e, per le coppie ' `' ! rafforzamento dei soli legami familiari in un quadro di indifferenza rispetto al bene dell’altro (fa `' $ dinamiche sociali rispetto alle quali occorre estrema prudenza e consapevolezza. La difesa della centralitĂ della famiglia naturale fondata sul matrimonio e della sua diversitĂ rispetto a qualsiasi altra forma di unione stabile tra due o piĂš soggetti si traduce, dunque, in una battaglia prima culturale e poi politica per la promozione di una certa idea di societĂ e di un determinato modello di sviluppo. Detto ciò, non v’è dubbio che la famiglia naturale fondata sul ' ! % di discriminazione meriti di essere contrastata. La famiglia non è però in crisi come istituzione: non $ _ ` 0 ! una crisi di senso e di allontanamento dalla veritĂ della relazione sponsale tra l’uomo e la donna che ha prodotto modelli familiari che non si sono dimostrati in grado di assolvere ai compiti naturalmente assegnati alla famiglia e in cui i coniugi hanno talvolta rinunciato ad assumersi le relative responsabi $ ' $ insieme.Contro tale deriva, le famiglie, lasciandosi illuminare dalla Fede, devono contrapporre i propri $ simo. La riscoperta del senso autentico della famiglia e del suo ruolo sociale, non è infatti un tema appannaggio solo dei cattolici – una sorta di battaglia di retroguardia contro la modernità – ma della societĂ nel suo insieme, poichĂŠ da essa discendono effetti sull’intero sistema sociale, con conseguenze sulla sfera economica, politica ed etico-culturale e, $ ' $

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Le apparizioni della Madonna e l’enciclica Laudato si’ si può che esortarli: prendi il Vangelo!â€? La Chiesa sicuramente sarĂ prudente per non deludere milioni di cattolici, che, davvero 0 ' % $ ' anche se, sempre Papa Francesco, ammonisce: â€œâ€Śconosco un veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna! Ma la Madonna è madre ed ama ™ ‹ per inviare messaggi tutti i giorni. Queste novitĂ allontanano dal Vangeloâ€?! Ăˆ certo La mia tesi antica: la Fede non che tutto il Magistero di questo grande ha bisogno di Miracoli! La me- Papa è teso a riportare la Chiesa nell’alveo raviglia del Creato, la perfezio- affascinante del Vangelo e del suo messagA cura di ne del corpo umano possono gio di Amore! Franco bastare a testimoniare l’esisten- 2. Un’altra pietra miliare del Papato di Iacono za e la VeritĂ del Padreterno. Francesco: l’Enciclica “Laudato si’, mi’ Il fascino del Messaggio Evangelico, que- Signore per Sora nostra Madre Terra‌.â€?. sto immenso Canto d’Amore, costituisce * % un valore assoluto per chi vuole credere e ' vuole lasciarsi trascinare in una vita che sia non di una rinnovata dottrina, dettata ex all’insegna dell’Amore. Appunto! Ed invece cathedra, alla quale i credenti devono atc’è, da sempre, questo desiderio irrefrenabi- tenersi, a pena di peccato! Qualche sacerle del Miracolo, dell’evento eccezionale per dote, scrupoloso ed attento, centrerĂ su alimentare la propria fede! Nasce da tutto questi temi la sua omelia domenicale? O questo il discorso attorno alle apparizioni si “azzarderĂ â€? a chiedere in confessione al della Madonna, da Lourdes a Fatima, pas- fedele che gli sta di fronte, che per decenni $ ' * ˜ - era abituato a sentirsi domande sul peccagorie. Papa Francesco, pochi giorni fa, ha to sessuale, se per caso ha costruito abuannunciato che la speciale Commissione, sivamente, alterando la bellezza del Creapresieduta dal Cardinal Ruini, sta per dire to, se ha inquinato le falde acquifere con $ % scarichi velenosi, se ha imbrattato il mare della Madonna che colpiscono, interessa- “veicolandoâ€? liquami fognari, se ha riemno milioni di fedeli. Comunque, in attesa pito, è il caso della Terra dei Fuochi, i ferti % $ ' 3 5 ' ( ' non ha esitato a cominciare a dire la sua. Ri- ogni genere?! Si dirĂ : chi è senza peccato, ferisce il Corriere della Sera del 10 di giugno, scagli la prima pietra! Qualche altro, di sidi omelie tenute sul punto a Santa Marta e curo, si trincererĂ dietro il consueto: siamo ne citava una giĂ del 7 settembre 2013, in tutti peccatori! Certo, siamo tutti peccatocui parlava di “cristiani senza Cristoâ€? come ri, ma almeno si abbia la consapevolezza “quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ del peccato, senza pensare: tutti peccatori, speciali, che vanno dietro a delle rilevazioni nessun peccatore! E Santa Madre Chiesa, private, mentre la rivelazione si è conclusa anche nelle sue articolazioni territoriali, con il nuovo Testamento. In questi cristiani segua l’insegnamento di Papa Francesco, c’è la voglia di andare allo spettacolo della autentico dono di Dio: l’ultimo baluardo Rivelazioni, a sentire cose nuove. Ma non $ $

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Parrocchie

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PARROCCHIA DI SAN VITO MARTIRE – DECANATO DI FORIO

“Cristo per la fede abiti in voiâ€? VenerdĂŹ 12 giugno, nella SolennitĂ del Sacratissimo Cuore di GesĂš, mons. Lagnese ha presieduto la Solenne Celebrazione Eucaristica nella Basilica PontiďŹ cia di San Vito martire durante la quale ha amministrato il Sacramento della Confermazione a 27 giovani della ComunitĂ Parrocchiale.

ll’inizio della celebrazione il parroco mons. Giuseppe Regine ha rivolto il suo indirizzo di saluto a mons. Vescovo e ha presentato i cresimandi che si apprestavano a ricevere il dono A cura di dello Spirito: “Eccellenza reverendissima, ho la gioia di presentarvi Alessandra oggi questo gruppo di giovani della nostra ComunitĂ Parrocchiale che Caruso hanno scoperto nel loro cuore quel tesoro prezioso che è lo Spirito Santo e vogliono testimoniarlo a tutti con la loro vita, per dire al mondo che lo Spirito Santo è la nostra gioia e la nostra forzaâ€?. Mons. Lagnese ha messo in risalto tutta la bellezza della liturgia del giorno che celebrava il Sacratissimo Cuore di GesĂš, il Suo immenso Amore per noi: “Anche in questa come in tutte le Eucarestie facciamo esperienza dell’Amore di Dio che ha mandato il Suo Figlio per noi e per la nostra Salvezza. Siamo qui per metterci tutti sotto la croce di GesĂš dove ci porta il Vangelo di oggi, per essere anche noi immersi in questa fonte di Grazia e di Amore.

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$ % vanni diventa simbolo di vita e di grazia, simbolo dello Spirito che Cristo ci ottiene con la sua morte sulla Croce. Dalla croce sgorga la vita, sgorga la vita che ci rende creature & '$(

che attraversa la liturgia di oggi: l’Amore di Dio non è compreso! Quando noi scopriremo veramente che Dio ci ama allora sĂŹ che saremo capaci di testimoniarlo e questo vogliamo chiederlo stasera per tutti noi e per questi 27 giovani che stanno per ricevere il dono dello Spirito Santo perchĂŠ siano abilitati alla Testimonianza. Il Vescovo insieme a voi si unisce alla preghiera dell’Apostolo Paolo che in ginocchio domanda “che Cristo per la fede abiti in voiâ€? perchĂŠ possiamo sempre sentire e gustare l’Amore di Dio. Se questo accadrĂ ci sentiremo davvero amati e la nostra vita cambierĂ e daremo testimonianza al Signore. Francesco d’Assisi a suo tempo diceva: “l’Amore non è amato, l’Amore non è compresoâ€?: chiediamoci di commuoverci per l’Amore di Dio come Lui & * (

tenera tra le madri. Vogliamo chiedere al Signore di poterci commuovere per Lui, per il Suo Amore totale e disinteressato, al quale noi rispondiamo con offese o indifferenza. Preghiamo anche per questi giovani che compiono un passo cosĂŹ decisivo, nel quale il Signore si impegna con loro donando il Suo Spirito, perchĂŠ anche con il sostegno della ComunitĂ Cristiana possano vivere portando nel mondo la luce di Cristo. Preghiamo per le loro famiglie, per i padrini e le madrine, perchĂŠ continuino a prendersi cura di " & +

/ Spirito Santo, e di San Vito martire patrono di questa Comunità , giovane testimone del Vangelo, di saper portare a tutti la gioia di aver incontrato Cristo�.

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TORNA AD ISCHIA GOLETTA VERDE Il 29 e 30 luglio due giornate per riettere sui mari di Ischia e Procida e sul futuro dell’Area Marina Protetta.

ISCHIA - In un momento tanto delicato per gli equilibri del mare d’Ischia e Procida, Legambiente Ischia è lieta di annunciare un appuntamento importante. Nelle giornate del 29 e 30 luglio infatti approderĂ ad Ischia “Goletta Verdeâ€?, l’imbarcazione ambasciatrice dei mari italiani e rappresentante nazionale di Legambiente. In occasione dell’approdo, previsto nella serata del 29 luglio ad Ischia Ponte, la sezione locale unitamente alla regionale Campania del circolo Legambiente avrĂ l’occasione di presentare oltre ai risultati dei campionamenti nelle acque d’Ischia e Procida, anche una personale relazione sul Regno di Nettuno e sul futuro dell’Area Marina Protetta. Scopo dell’iniziativa quello di avvicinare gli isolani e i turisti nella giornata del 30 luglio, al mondo Legambiente, ma anche le istituzioni locali, le associazioni ambientaliste e i vertici regiona '


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accontateci com’era Antonia. A cura di Monica e Ciro: AnBenedetta tonia è una ragazza Buono e solare, socievole, alGiuseppe truista e molto precisa. Galano Ci teneva a mantenere gli impegni che assumeva e a non ritardare mai agli appuntamenti. Trasmetteva sempre positivitĂ a tutti. Tra i suoi difetti possiamo affermare che sia stata talvolta pigra, ma con la crescita stava migliorando. Amava dire sempre quello che pensava, e non portava mai rancore verso qualcuno. Come era il rapporto tra Antonia e voi genitori? Monica: Vi era un rapporto speciale. Da piccola non amava collaborare alle faccende domestiche ma crescendo stava migliorando sotto questo aspetto. Anche dopo qualche esitazione iniziale, faceva sempre quello che le veniva chiesto. Negli ultimi tempi faceva le cose con maggiore volontĂ , era molto piĂš propositiva ed organizzativa nelle varie faccende. Ciro: Stava iniziando a diventare la nostra interlocutrice. Con lei ci $ ce di darci consigli. Antonia stava iniziando a diventare indipendente. Infatti, potevamo lasciarla ad accudire i fratelli piĂš piccoli verso i quali nutriva un amore immenso. Come era il rapporto con i suoi fratellini? Ciro: Antonia adorava Giacomo e Valeria. Nonostante la sua giovanissima etĂ si sentiva responsabile nei loro confronti come se fosse una piccola mamma. Di lei $ GiĂ dall’estate scorsa, quando noi eravamo a lavoro, era lei che si prendeva cura di loro con amore e passione. Monica: E per amore, non si lamentava, quando a volte i fratelli non la ascoltavano o la facevano arrabbiare. Con Valeria, la sorellina piĂš piccola, il rapporto era molto particolare, la trattava come se 4 rapporto era altrettanto bello ma k spesso avviene tra fratello e sorella. Per entrambi Antonia era un vero e proprio punto di riferimento. Cosa voleva fare da grande? Monica e Ciro: Antonia conservava un sogno nel cassetto ossia quello di diventare maestra di scuole elementari. GiĂ da piccola nutriva questo desiderio. Fin da bambina, amava giocare a fare la

I genitori di Antonia Sped

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, pr

Antonia Spedicati. Una ragazza di soli 15 anni, che aveva incontrato Dio in quest rimento, sempre pronta a donarsi al prossimo. Monica e Ciro, i suoi meravigliosi maestra con i fratelli ed i cugini. Valeria era sicura che sarebbe stata Antonia a insegnarle a leggere e scrivere. A detta dei compagni di classe era la piĂš brava. Il suo desiderio era quello di dare il buon esempio e non di primeggiare. Come viveva il suo rapporto con la scuola? Monica: Antonia aveva un ottimo rapporto con la scuola, le piaceva $ 3 va sempre lo studio organizzandosi al meglio. Ciro: Le amiche di scuola si rivolgevano spesso a lei per avere spiegazioni. Venivano a casa per studiare e cenavano con noi. A suo modo era per le amiche di classe una maestra. Si sforzava a stimolare gli altri a studiare e a migliorare nelle discipline in cui avevano carenze.

Antonia un vero e proprio punto di riferimento e maestra di vita. Qual’era il rapporto con la classe? Monica: Antonia con il suo modo di fare cercava di rendere la classe quanto piĂš unita possibile. Gli stessi insegnanti avevano visto in lei quella persona che potesse fare da “collanteâ€? tra tutte le ragazze della classe. Ciro: Non ha mai preso posizioni, ed era amica di tutte, e questo non per puro quieto vivere bensĂŹ per-

chĂŠ realmente amava tutte le sue compagne di classe. Fin da piccola le foto ritraggono Antonia sempre sorridente. A detta di tutti era mossa dal forte desiderio di amare tutti incondizionatamente e sorride nesse davanti. Come si poneva

Monica e Ciro: Antonia affron $ $ innanzi. Anche lei, come tutti i ragazzi della sua etĂ , aveva qualche paura. Il suo incubo era rappresentato dai medici e dal mondo ospedaliero, a causa di un trauma subito da piccola. Anche una semplice puntura la spaventava. Però non si è mai tirata indietro, anzi, invocava il suo amato GesĂš e si tranquillizzava. strava particolarmente sensibile nei confronti dei piĂš deboli e bisognosi. Raccontateci qualche esperienza vissuta dalla ragazza. Ciro: Antonia era molto sensibile nei confronti dei piĂš deboli. Ricordiamo le visite che fece piĂš volte con i giovani della Parrocchia ÂŒ Villa Joseph o le prese di posizione in favore degli ex ospiti di Villa Orizzonte. Rimase particolarmente colpita dalle condizioni di vita degli anziani residenti a Villa Joseph. Li vide particolarmente spenti

e senza nemmeno il desiderio di pregare, e questo la fece un po’ rattristare. Antonia aveva un rapporto speciale con la nonna. Si occupava di lei e si sentiva responsabile nei suoi confronti standole sempre vicino, quasi in maniera protettiva. Monica: Spesso Antonia si faceva carico di un suo amichetto $ % $ tanto amore. Ricordiamo quando lo scorso anno partecipò a Roma all’incontro tra Papa Francesco ed il mondo della scuola. In quella circostanza, si prese cura per tutto il viaggio di questo suo amico, con amore fraterno. Cosa era la Parrocchia per Antonia? Ciro: Per la nostra Antonia la Parrocchia era tutto. Possiamo tran% da famiglia. Dopo avere ricevuto la Prima Comunione ha voluto continuare a frequentare, senza mai interromperlo, un percorso di fede. Nel corso di questi anni aveva assunto con amore e passione vari impegni. Si organizzava sempre al meglio tutte le sue attivitĂ pur di non saltare un appuntamento in quella che per lei è stata la scuola di GesĂš. Era come se avesse bisogno di abbeverarsi alla vera fonte, che è Dio, e che le donava il desiderio di amare il fratello. Antonia aveva stretto amicizie bellissime, con tutti aveva legato profondamente ed adorava


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dicati ci raccontano di lei

roduce molto fruttoâ€?. Queste le parole di GesĂš, che possono rispecchiare la vita di

ti anni e che si è unita a Lui lo scorso 2 giugno. Per tanti è stata un punto di rifegenitori, ci hanno accolti in casa, donandoci la loro testimonianza. uscire con il gruppo giovani della comunitĂ parrocchiale. Monica: Antonia è entrata a far parte del coro a nove anni dopo la Prima Comunione, ma lei avrebbe voluto giĂ a sette anni. Sono stata io a imporle di parteciparvi solo dopo la Prima Comunione, perchĂŠ lei doveva essere degna di cantare, doveva capire bene per chi e per cosa stava cantando. Vi è stato un momento in cui avete visto Antonia cambiare spiritualmente? Questo cambiamento, se vi è stato, come " giorni? Monica e Ciro: Da circa un anno e mezzo avevamo notato un cambiamento, la sua fede era cresciuta, in particolare dopo un ritiro vissuto con i giovani della Parrocchia. ‰ 0 $ nella vita quotidiana e anche in famiglia. Si sentiva piĂš responsabile ed era ancora piĂš disponibile verso tutti. Non c’era bisogno di chiederle una cosa che giĂ l’aveva fatta. In lei vi era un grado di maturitĂ spirituale tale che faceva le cose senza mai farle pesare a chi le stava intorno. Questo cambiamento è stato il frutto dell’incontro di Antonia con GesĂš. Come un fulmine a ciel sereno la piccola Antonia è colpita # costringe per oltre un mese a

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combattere tra la vita e la morte. Come avete vissuto questo Monica: Nonostante giĂ facessi un percorso spirituale, la malattia di Antonia ci ha avvicinati a Dio ancora di piĂš, e personalmente ha accresciuto notevolmente la mia fede. Nei pressi dell’Ospedale dove $ $ una graziosa Cappellina. Era un giorni lĂŹ a pregare. In questa Cappella per tutto il mese di maggio è stata esposta una bellissima icona della Madonna. In Parrocchia, spesso, durante il mese di maggio partecipavo ai Rosari comunitari, ma nonostante il dolore, questo mese di maggio lo ricorderò in modo particolare, per Š alla Madonna. Le chiedevamo una grazia, una speranza. Lei ci ha dato e ci da la forza per andare avanti ed affrontare il momento del dolore. Ciro: Ho imparato in questo periodo a recitare il Rosario, la Coroncina della Divina Misericordia, di cui non sapevo l’esistenza. Sono sempre stato credente e praticante ma non ero costante nella preghiera. Questa esperienza mi ha rafforzato incredibilmente nella fede. Dopo la morte di Antonia, poteva sgretolarsi tutto, compresa la fede, e invece no. Ogni mattina, adesso, ad una certa ora, vado in chiesa per pregare o meditare il vangelo.

Questo è uno dei frutti della morte / 7 $ fede. Vi aspettavate cosĂŹ tanta partecipazione e soprattutto tante $ Monica: L’unione nella preghiera l’ho sentita fortissima. Ho subito avvertito che c’era cosĂŹ tanta gente che pregava per lei e non ho mai capito il motivo. Ăˆ questo un mistero che ancora oggi non riesco a spiegare. Non solo chi la conosceva ha pregato, ma è riuscita a far pregare anche persone che si erano allontanate da Dio o che erano restie nei confronti della Chiesa. Ciro: Questo ci ha dato tanta forza nell’andare avanti, nel sorridere e nel superare i momenti tristi che inevitabilmente ci sono quando ci ritroviamo soli. Quando ci rattristiamo pensiamo anche a tutto questo amore che ci è stato e che ci viene ancora donato e alle cose belle che Antonia è riuscita a realizzare e allora riusciamo a superare la tristezza. Molte persone sono rimaste

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$ % ' * scaturita? Monica: La forza mi è venuta e mi viene dalla fede. Sono sicura che anche Antonia, che ora è dall’altra parte, mi sta dando la forza. Non

mi posso aggrappare a niente se non alla fede. Ciro: Non possiamo fare altro che la volontà di Dio. Ho capito che $ ' ci vendono donati, cosÏ ci vengono tolti. Noi li dobbiamo crescere ed educare nel migliore dei modi, però non sono i nostri. Può sembrare una frase fatta, ma non è cosÏ. Ed è questa convinzione che non mi fa precipitare nella tristezza e nel buio. Dobbiamo rispettare la volontà di Dio e non fare la nostra. +

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GesĂš. Come avete vissuto quel momento? Monica: Abbiamo vissuto questo momento con la pace nel cuore. Non mi aspettavo di vivere questa festa cosĂŹ, senza versare una lacrima. Nonostante siano stati cantati i suoi canti preferiti, non mi aspettavo che sarei riuscita a vivere tutto con una tale serenitĂ . Ho vissuto pienamente il momento. Sono sicura che Antonia mi dava tale forza. Ăˆ stata davvero la festa di Antonia. / 0

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3% 7 mente lo sia? Monica e Ciro: Si la Parrocchia per noi è cantiere di vita eterna. Antonia ha dato tanto in Parrocchia, ma non perchÊ qualcuno glie lo avesse chiesto, ma perchÊ in ognuno vedeva un GesÚ da amare. E come ha dato, tanto ha ricevuto. '

possono aiutare a costruire Monica e Ciro: Di sicuro, la sua dote naturale era il canto. Anche gli insegnanti le consigliavano di studiare per intraprendere una carriera come cantante, ma lei non ci teneva. Questo ci fa credere ancora di piÚ che lei amava cantare, non perchÊ doveva diventare qualcuno. Amava mettere a disposizione il suo talento. Un’altra perla era la passione e l’amore per i bambini. Ancora il suo amore particolare per le compagne di classe e per il prossimo. E ovviamente il suo sorriso che l’ha sempre contraddistinta. Ringraziamo Monica e Ciro per la loro testimonianza, e Dio per averci donato Antonia.


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TERRITORIO

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I TESORI DELLA NATURA

Ricci di mare protetti pesanti sanzioni per chi ne fa razzia nei mesi proibiti Per i mesi di maggio e giugno niente ricci. Una delibera del 2011 del comune di Ischia rilancia fino ad oggi la raccolta dei ricci attorno a Ischia Ponte e al Porto nei periodi consentiti. La ricetta degli spaghetti ai ricci di mare.

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ra la varietà dei pesci freschissimi, da poche ore prima pescati dai pescatori che ogni mattina con le proprie barche A cura di Antonio si ancorano alla banchina del piazzale Lubrano aragonese ed al vecchio pontile vicino, in quel di Ischia Ponte, facendo mercato per numerosi avventori e curiosi, ' ta quantità di ricci di mare della specie delle femmine che sono commestibili al cento per cento, con quel loro colore tra il violaceo, il rosso ed il giallo arancione sullo spinoso involucro. Si tratta di un tipo di riccio che viene raccolto nei bassi fondali nascosti tra le alghe con coppi o dallo strascico di speciali reti. Non tutte le mattine accade, ma quando succede, la loro vendita immediata è assicurata. 6 ' $ frequente, il riccio marino fa la sua parte di riguardo

nei vari punti vendita del pescato. Il riccio, ben distinto dalla specie maschile di colore nerastro non pescabile, è presentato come prodotto ittico non comune, selezionato per essere destinato al particolare cliente conoscitore ed amatore del gustoso e prelibato frutto marino, che ne fa richiesta d’acquisto. In tutti i mesi dell’anno ad accaparrarselo con molto interesse sono i ristoratori dell’isola, specie quelli della Riva Destra sul Porto d’Ischia, di Ischia Ponte e di Forio sulla Marina ed a Sant’Angelo, perchĂŠ nei loro giĂ ricchi menĂš, hanno bene in evidenza un piatto ormai assai richiesto dalla clientela che ama mangiar bene, gli “spaghetti ai ricci di mareâ€? che preparati da chi ai fornelli sa il fatto suo, sono una vera delizia. Quindi i ricci di mare oltre ad essere una ; = % ' spremuta di limone, seduti su di un angolo di scoglio con i piedi a mollo, nella bellezza di un mare che ti fa sognare mille altre “evasioniâ€?, essi rappresentano un’altra ricchezza della nostra riserva marina, sfruttata al meglio nella ristorazione locale e nelle cene private, fra commensali che sanno riconoscere 0 di un riccio delicatamente deposto in padel '  $ L’isola, per questo, ha la sua ricetta degli spaghetti ai ricci di mare all’ischitana con i seguenti ingredienti: 500 gr. di spaghetti, 100 ricci di mare, 5 spicchi di aglio, 50 gr. di ' ' $  vergine. Il procedimento per la realizzazione del piatto è il seguente: aprire i ricci di mare, togliere con un cucchiaino le uova dal concavo del riccio e metterle in piatto capiente. A parte, tritare il prezzemolo e in una pa-

della modello cinese, far imbiondire l’aglio e $  $ Dopo alcuni minuti togliere l’aglio. Cuocere gli spaghetti al dente in abbondante acqua salata. Scolarli e far saltare nella padella con l’olio e le uova di riccio. Prima di servire cospargere gli spaghetti fumanti ai ricci di mare, di prezzemolo fresco tritato e inumidito. Nelle case dei pescatori ischitani e di coloro che li pescano per diletto, i ricci crudi ma anche i ricci preparati con la pa ' ' un piatto semplice e sbrigativo in mancanza di meglio. E cosĂŹ dall’ingegno delle massaie di Sant’Angelo, e soprattutto di Ischia Ponte è nato uno dei primi piatti piĂš ricercati della tavola isolana, richiestissimo nei nostri ristoranti come anche in quelli sulla spiaggia dei Maronti e nelle altre localitĂ in riva a mare, specie nella bella stagione. Oggi che il riccio di mare è protetto, questo piatto è diventato ancora piĂš “preziosoâ€?. La polpa di riccio di mare è una vera leccornia, di un colore arancione tenue, densa, pastosa. I palati amanti del sapore tipicamente marino, di sicuro l’apprezzano in tutte le sue varietĂ : a crudo e anche nelle insalate e sui crostini inumiditi nel gustoso sughetto di supporto. Dicevamo che sull’isola di Ischia si possono gustare i ricci di mare nei migliori ristoranti, e proprio sulla Riva Destra sul Porto d’Ischia ve ne sono alcuni che espongono fuori quelle tipiche “spaselle di legnoâ€? con i pesci freschi, i frutti di mare, ed ricci dai loro tipici colori rossastro e bluastro. Il piacere di pescare i ricci di mare non è solo appannaggio dei pescatori professionisti, ma lo è anche di tanti appassionati della pesca dilettantistica che spesso raccolgono ricci senza controllo.


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TERRITORIO

20 giugno 2015

Gli spaghetti ai ricci di mare, il nuovo “piatto forte” dei nostri ristoranti

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C’è una normativa in proposito che va rispettata. Infatti la pesca sportiva del riccio di mare è disciplinata dal D.M. 12/01/1995, che prescrive che la stessa vada effettuata esclusivamente in apnea, senza bombole. Il pescatore sportivo non può catturare giornalmente più di cinquanta esemplari. La pesca professionale e sportiva del riccio di mare è vietata nei mesi di maggio e giugno. La taglia minima di cattura del riccio di mare non può essere inferiore a 7 centimetri di diametro totale compresi gli aculei. Pescare ricci di mare in quantità superiore a quelle autorizzate, la sanzione amministrativa è da € 1.000,00 a € 3.000,00 – D.LGS.04/2012 – ART.11 – c.4 e art. 12; Legge 689/81 – ARTT. 13 e 20 (sportiva-ricreativa). Pagamento in misura ridotta pari a € 1.000,00. Sequestro degli attrezzi e del pescato, il pescato viene rigettato in acqua se ancora vitale. Il riccio di mare appartiene alla classe degli Echinoidei. Del riccio ne esistono diverse varietà: il riccio verde, ad esempio, è caratterizzato da aculei corti e di colore verde e può essere sia selvatico sia d’allevamento. Più comune è il riccio viola che presenta un colore variabile dal 0 0 ' $ to, e ha un diametro medio da 5 a 10 cm senza le spine; tra le varianti del tipo c’è quello con aculei corti e violacei.

uando parliamo di ricci di mare da mangiare, pensiaA cura di Michele mo subito a quegli Lubrano ischitani di nostra conoscenza che, da privati, amano dedicarsi, nelle ore libere, alla pesca dei ricci e delle patelle. Una passione che se la portano dentro sin da ragazzi, allorquando, armati di coltellino e sacchetto, riuscivano a catturare anche 60 -70 ricci in poche ore di parziale immersione. I luoghi preferiti per la personale caccia ai ricci di mare per lo più erano gli scogli di Sant’Anna, sotto ed intono al Castello e fuori al Porto d’Ischia. Si tratta di pesca amatoriale per il piacere di praticarla e non a scopo di lucro. I ricci raccolti venivano mangiati sul posto insieme agli amici presenti. Spremere mezzo limone nel riccio spaccato in due sull’invitante frutto color arancione attaccato alle concave piccole pareti dello spinoso involucro, era un rito di grande suggestione e godimento. Un rapporto diretto con la natura a cui ti concedevi con l’anima e col corpo. Il riccio si nutre di alghe ma anche di piccoli animali e spugne, ed è tra i pochi organismi in grado di cibarsi direttamente delle foglie di Poseidonia oceanica principalmente nelle ore notturne. Anche se vive nelle zone meno profonde come i bassissimi fondali fra gli scogli di Sant’Anna e i ristoranti Eden e Cocò Mare nella baia di Cartaromana, e quindi più luminose, ha bisogno di ombra e quindi si ricopre con pezzetti di Posidonia, sassolini e conchiglie, che vengono trattenuti con i peduncoli a ventosa. Il riccio di mare o “l’ancìna” come viene comunemente chiamato sull’isola, è una specie molto ricercata per la preliba-

tezza delle sue “uova” o meglio gonadi, che vengono consumate prevalentemente crude accompagnate da pane e vino, in cucina vengono usate per la preparazione di numerosi piatti, tra cui gli spaghetti al riccio di mare. Le uova si possono trovare anche confezionate in vasetti sotto vetro. La tradizione vuole che i paesi dove più è ricercato sono quelli latino/mediterranei quali la Francia, l’Italia e la Spagna, ovviamente in prevalenza lungo le fasce costiere ma è consumato più o meno in tutto il mondo. In Italia le regioni dove vi è molta richiesta sono quelle meridionali dove vengono anche organizzate per tradizione popolare sagre e manifestazioni culinarie. In natura il riccio ha tra i suoi

competitori principali il sarago e l’orata che nonostante gli aculei, grazie alle possenti dentature che queste specie possiedono, sono in grado di rompere i gusci e divorarne il contenuto ma curiosamente anche tutto il guscio, il sarago particolarmente, non si sa perché, predilige inghiottire anche la lanterna. I subacquei quindi durante le loro immersioni utilizzano spesso il riccio per fare avvicinare i pesci, rompendone il guscio con il coltello, questo metodo ha quindi una forte attrattiva per loro, soprattutto per le voracissime donzelle, si creano infatti degli incredibili assembramenti di molteplici specie, molto apprezzati dai foto o video sub.


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Continuo dal numero precedente

E'

strano come i bambini riescano a capire le situazioni tra Racconti di di loro e ad adattarsi Franco Mattera velocemente ad esse. Le cuginette sembravano giĂ informate e pronte alla situazione di Oscar, pur non sapendo realmente niente. Lo hanno accolto con molta naturalezza, e come se fosse stato sempre con loro lo hanno coinvolto nei loro giochi senza badare al fatto che non profferiva parole. Forse, mi sono detto, hanno piĂš di un linguaggio che noi non conosciamo e riescono a dialogare tra di loro con mezzi sconosciuti agli adulti. Osservavo non senza una certa incredulitĂ mista ad un’intima gioia, come soprattutto le bambine piĂš grandi riuscivano a stabilire un collegamento fatto di minuscoli suoni gutturali, sibili subito smorzati da impuntature del corpicino e mimiche appena percettibili in cui si aiutavano con scrollatine di testa, posizionamento delle manine ai ' $ ' corsettine subitanee in un raggio a volte molto stretto, quasi circolare, altre volte piĂš lunghe a coinvolgere l’attenzione di tutto il gruppo. Mi stavo però rendendo conto che io da vecchio riuscivo forse a percepire solo una piccolissima parte di quel linguaggio affascinante. Li lasciai da soli nell’ampio cortile della 6 ' una posizione comoda da dove sorvegliarli senza essere visto. * parlavano rumorosamente tra di loro, senza badare troppo ne a me ne ai bambini, sono stato ad osservare per almeno un’ora, senza mai stancarmi. Cercavo di cogliere anche la minima sfumatura nel ÂŒ 6 0 bino, sempre muto, partecipava attivamente ai giochi, ma con un fare un po’ accigliato, con una sottile e cruda vena di tristezza nello sguardo. Mi sembrò, ad un dato momento, che facesse dei sospiri profondi, come di chi ha pianto da poco e scarica cosĂŹ la tensione, anche con un debole scuotimento del torace. Un pianto soffocato nello stomaco, conclusi amaramente. Quella sera, al ritorno a casa, con mia moglie che portava ÂŒ ' ero inquieto: ero consapevole di aver appreso qualcosa di utile per il bambino, per risolvere il suo problema, ma non riuscivo a dargli un

Mi chiamo

OSCAR senso logico, un indirizzo preciso sul da farsi. Decisi che era meglio Â’ ; ' alla vostra etĂ poi! Cambiare nome di 0 ' Â’ ' k mo aggiungere il nuovo al vecchio e fare in modo che non cambi il $ ' $ ' Â’ insomma sig. Gustavo, non posso garantirvi il buon esito della causa! Ma poi vi piace tanto questo nuovo nome – Oscar – e perchĂŠ mai sostituirlo al vostro che francamente è proprio un bel nome?â€? “E’ che io voglio avere lo stesso nome del mio nipotino e come primo nome e non giĂ come secondo! – rispo $ Comune - E visto che non è stato possibile che lui si chiamasse Gustavo, oggi sono io che voglio chiamarmi come lui. Da oggi voglio chiamarmi Oscar! Non è forse una cosa lecita? Legga, legga qua – andavo dicendogli mostrandogli una rivista di cronaca - questo signore $ ! $ Dellamorte, e oggi, sĂŹ oggi è riuscito a farsi cambiare nome e cognome. Oggi si chiama Eugenio Mirabile, e ha preso il cognome della madre. Vuoi mettere Eugenio con Eufemio e Mirabile con Dellamorte? Suvvia!â€? “Sig. Gustavo, qui per questo vo 0 una causa allo Stato Civile! Dovete trovarvi un buon avvocato esperto in diritto di famiglia, spendere un bel po’ di soldini, e avere tanta, tanta pazienza, perchĂŠ la cosa è ' Â’ può dare dei problemi ai suoi familiari!â€? ;6 % 0 ' % piangeranno loro a tempo debito – riposi al dott. Leoncini - io ho giĂ l’avvocato che serve, ed in quanto ai soldi necessari è un mio affare.

Piuttosto lei la supplico, faccia in modo che la causa si concluda positivamente in tempi non troppo lunghi!â€? Raccolsi una promessa piuttosto vaga dal funzionario. A sera andai dall’avvocato De Silvestris, mio vecchio amico e da glia, per esporgli la mia necessitĂ . Dopo un attimo di sbigottimento, il vecchio professionista, sinceratosi che non si trattava di una burla, mi disse che la causa si poteva fare e mi confermò intere tutte le 0 incappato. Gli strappai la parola d’onore che sulla questione avrebbe avuto la massima riservatezza, verso tutti, compresi i miei familiari. Non accettò un anticipo di danaro e mi disse che mi avrebbe patrocinato gratuitamente in nome della nostra vecchia amicizia. Lasciai lo studio del mio amico con una bella soddisfazione che mi montava dentro, nonostante avessi giĂ preventivato le critiche che mi sarebbero giunte da tutti, in primo luogo da mia moglie e poi a seguire da tutti gli altri parenti e dal paese intero. Ma poi – pensai – era meglio fottersene di tutto e di tutti . Era un mio desiderio e tanto bastava. “Domani mattina il nonno ti porta in campagna , sei contento Oscar?â€? – CosĂŹ Alberto si rivolse

6 bambino fece un muto cenno di assenso con la testa e volse subita $ 6 % momento rividi quella stessa luce illuminargli gli occhi che giĂ avevo $ 6 ' quando il piccolo giocava con le cugine. Cominciai in quel momento a credere nella possibilitĂ di un miracolo. PiĂš tardi, messo a letto il bambino, Alberto volle dirmi di lui e Letizia, di come si erano parlati la mattina per telefono. Dello spiraglio che faticosamente si stava aprendo nel 6 0 litĂ , per adesso solo in embrione, ma sembrava a prova di qualsiasi attacco. “Ecco, papĂ , le tue parole di ier ™ 6 somma, ecco, hai ragione tu, completamente ragione! Siamo stati dei ' Â’ ™ 6 " Â’' farò tutto quanto è possibile per far stare bene Oscar!â€?. “E tua moglie?â€? Chiesi con prontezza. “Con Letizia ho capito che bisogna avere pazienza, ma non di Â’2 orgogliosa, ma sembra aver capito ÂŒ " -


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re‌, per il suo bene occorre che noi‌, che noi si smetta di giocare alla guerra!â€? “Sveglia alle sette e trenta!â€? – quasi gridai dopo poco passando vicino alla cameretta di Oscar- “In campagna bisogna andarci col fresco!â€? Naturalmente non aspettai la riposta, ma ero arcisicuro che il piccolo aveva sorriso e detto con le labbra, non visto da nessuno “Va bene, nonnoâ€?! “Ecco, qui inizia la campagna di nonnoâ€?, dissi ad Oscar, dopo aver

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lo osservavo con la coda dell’occhio e mi accorsi di un leggero sorriso che rapido gli attraversava il volto: dalla manina che lo legava a me avvertii una leggerissima stretta, come di un’accettazione di quanto gli dicevo. Mentre salivamo le strette scalette ricavate vicino ai muri a secco che sostenevano i terrazzamenti della collinetta, la mia " % $ $ $ 6 mentre i bambini giocavano. Ebbi improvvisa un’intuizione: “Devo

perfetto, dall’erba che faceva capolino dagli interstizi e soprattutto dalle lucertole che al nostro passaggio scappavano via impaurite. Pensai fosse il momento giusto per sperimentare il mio proposito: “Ah, vuoi sapere se ho costruito io questi muri? No..ooo! Li fece costruire tanti e tanti anni fa il marchese Dell’Oglio che era il proprietario di quasi tutto il paese! – SĂŹ, il marchese era il proprietario anche della terra del nonno! - E perchĂŠ oggi è del nonno? - PerchĂŠ passan-

con il muro su cui sedevo. “Vuoi sapere di queste buche? – gli dissi carezzandogli i lisci capelli biondi Ecco, ogni volta che si lavora il terreno, queste buche vengono rinnovate e tenute pulite con la zappa. Quando piove l’acqua scende giĂš ' $ 0 nisce dentro. Se la buca piĂš in alto si riempie, l’acqua traborda ma trova la seconda buca posta piĂš 0 ' ! $ buca, quella posta giĂš dabbasso. Si proprio quella piĂš grande che abbiamo visto all’inizio della salita. E certo, bravo! E’ la piĂš grande di tutte perchĂŠ deve raccogliere anche l’acqua che le altre piĂš piccole non riescono a trattenereâ€?. Il bambino era molto attento ed interessato a quello che gli dicevo e sembrava volesse saperne di piĂš. “Si fa questo lavoro per trattenere l’acqua e fare in modo che non scavi la terra e faccia cadere i muri a secco. Poi l’acqua serve alle piante ed agli alberi che stanno attorno, cosĂŹ essi l’assorbono con le radici e stanno meglio!â€? Oscar ascoltava e nel contempo osservava la campagna circostante cercando, parcheggiato la mia utilitaria in cercare di usare lo stesso linguag- do tanti, tanti anni, e poi anni an- mi sembrava, conferme a quanto uno slargo della strada. Erano ap- gio dei bambini, ecco, sforzarmi di cora, le terre cambiano proprieta- gli andavo dicendo. Ed io a conpena le otto e dieci minuti: si era considerare normale il silenzio di rio e passano dai vecchi ai giovani, tinuare, smuovendo le foglie con alzato prima del tempo e vestito da Oscar. Fare in modo che si senta e cosĂŹ via! - Ecco, un giorno questa la punta del bastone: “Ecco vedi, solo. Bevuta una tazza di latte in- rassicurato dal mio comportamen- terra forse sarĂ del tuo papĂ , e un questa fanghiglia ancora umida si è sieme eravamo pronti ad uscire giĂ to, soprattutto non fargli pesare altro giorno piĂš lontano ancora, depositata nella pioggia di due setalle sette e trequarti. Si preannun- la sua condizione, la sua scelta di forse sarĂ tua! – Sei contento?â€? timane orsono, e se scavo ancora è ciava una giornata splendida, il sole non parlareâ€?. Pensai anche come Gli rivolsi la domanda fermando- possibile che troviamo anche qualindorava discreto tutte le cose e quello stato del piccolo fosse para- mi un attimo e, chinandomi leg- che verme di terra che si nutre delfaceva scintillare le gocce di rugia- gonabile ad un cubetto di ghiaccio germente, lo osservavo in volto. le foglie marceâ€?. Il suo sguardo era da che si raccoglievano sugli apici che esposto al sole lentamente si Intravidi un rilassamento nei trat- calamitato dai miei movimenti e delle foglie di vite e sulle parieta- scioglie per ritornare alla sua vera ti del volto, quasi un assenso, un quando dal lento rimestio del mio rie che ricoprivano i muri a secco. natura, al suo stato normale, ac- 0 ' bastone apparve un anellide color Ovunque una nettezza dei contor- qua! Avrei fatto tutto il possibile ancora nessuna parola. Un legge- rosso porpora che faceva capolino ni che nelle altre ore del giorno non Š

$ ro strappo della manina, come a nello sfatticcio di foglie, terra e deriesci a cogliere, come se il riposo si sciogliesse naturalmente e lo ri- sollecitare un cammino piĂš lesto triti, aiutandosi con uno stecchetto notturno non fosse solo degli uo- portasse alla gioia di vivere propria verso la scaletta successiva, dava il di legno, lo raccolse e me lo mosenso del gioco che il piccolo sta- " mini ma anche di tutto l’ambiente, dei bambini. comprese le cose inanimate. Nel Ma come fare? Pensai allora di imi- va attribuendo al nostro andare. Ci no e vero. “Vedi Oscar – continuai silenzio ancora incorrotto anche le tare le bambine di Irene: immagi- fermammo al colmo della penul- – le buche lavorano tutte assieme nere limacce che strisciavano qua nare delle curiositĂ che potevano tima terrazza: provavo un leggero e si aiutano l’un l’altra, questo l’hai e lĂ sulle pietre piĂš lisce, sembra- suscitarsi naturalmente nel bambi- affanno nel respiro per l’andatura capito, no? Ecco, le persone, le vano produrre un qualche piccolo no, formulare per lui a voce alta la per me troppo veloce. Oscar mi persone di famiglia specialmente, rumore. Un pettirosso arruffato domanda, e poi dare subito dopo " - devono fare come queste bucheâ€?. avanzava a saltelli davanti a noi la risposta. Dovevo cogliere gli at- occupazione per il mio stato: “SĂŹ ) " ' come a guidarci, o forse aspettava timi giusti dalle espressioni del viso bambino mio, dobbiamo fermarci alzai e insieme riprendemmo a salidel bambino. Pensavo queste cose un attimo, il nonno deve riposarsi. re su per il sentiero. da noi qualche cosa da beccare. “Dobbiamo salire a piedi su per la con una grande speranza di riusci- “E cosĂŹ dicendo, aiutandomi col Continua‌ collina e - vedi quel muro bianco re e mi sforzavo di non essere in- bastone, mi appoggiai al muro a naturale o, peggio ancora, ansioso secco che segnava il limite con le casetta dove ci sono anche la can- e troppo oppressivo nei confronti terre poste al lato del sentiero. Lui tina, il pollaio e le gabbie dei co- del piccolo. Mi accorsi, o cosĂŹ mi " 0 3 " $ sembrava in quel momento, salen- ginocchia e mi parve rassicurato campagna di compare Luigi che do le strette scalette, che la sua at- tanto da abbozzare un timido sorsta attaccata alla nostra. Compare tenzione fosse stata presa dai muri riso. Poi la sua attenzione fu preLuigi è il mio migliore amico e‌ a secco, dalle pietre vulcaniche sa dalla conca scavata nella terra vuole conoscertiâ€?. Mentre parlavo incastrate l’una sull’altra in modo alla base della scaletta, ad angolo


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Cultura 20 giugno 2015

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L’ingegnoso Don Chisciotte Prima Parte

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on ho gli aggettivi giu cere provato, pochi A cura di Enzo mesi fa, leggendo un libretto D' Acunto gustosissimo di Carlos Fuentes, dal titolo “L’ingegnoso Don Chisciotte”, (pubblicato in Italia da Donzelli Editore), che mi ha permesso di rivivere con gioia, e riprendere con maggiore maturità, l’esperienza di autentico amore, che mi lega al libro di Cervantes e al suo $ adolescenza. Le pagine di Fuen ' autorevole intellettuale morto pochi anni fa, sono intense, ricche di acume e creatività. Ispirate da quel modo ben preciso di intendere la critica letteraria, – comune ad altri grandi scrittori, – quale stimolo di creazione che è già di per sé opera letteraria ulteriore e parallela, capace di arricchire ulteriormente, il già vasto universo della letteratura. Certo, si tratta di pagine intense e non prive di una certa complessità, attenuata, tuttavia, dalla notevole capacità sistematica e dallo stile brillante del suo autore, che, e forse questo è l’unico eccesso, procede con una certa pretesa totalizzante, ma in ogni caso, affascina per intelligenza, abbaglia per chiarezza e convince per arguzia. Il suo discorso, richiede, tuttavia, una premessa. Fuentes parte da lontano, dagli antichi fasti dell’epica classica. Sì, perché esiste un primo tempo nella storia delle lettere, quello appunto dell’epica classica, che Fuentes sin-

tetizza come il tempo della libertà che non si esime dall’errore, risolvendosi così in una tragedia che nel momento stesso in cui trova attuazione permette di ripristinare la norma e l’armonia. Questo primo tempo, credo, possa ben essere rappresentato dalla libertà suicida dei troiani, – tanto ben cantata da Virgilio nell’Eneide (Libro II), – che contro il giudizio di Laocoonte, introducono in città il cavallo della morte segnando in maniera decisiva e per sempre il corso degli eventi. O ancora, e più vistosamente, nelle tragedie di Sofocle, dove l’esercizio di una libertà degna di essere vissuta è quasi sempre premonizione di una tragedia che non tarderà ad arrivare, e qui, come non pensare ad Antigone e al suo de $ cio, che riconoscendo giustizia ed onore nel comportamento del fratello Polinice, decide comunque di dargli degna sepoltura accettando per sé la morte, il prezzo da pagare per aver disobbedito alla volontà di Creonte, re supremo di Tebe, che avrebbe voluto, invece, lasciarlo in pasto alle bestie. Come si vede, la sintesi di Fuentes, presenta notevoli argomenti a supporto, e credo, possa essere accettata, ma la sua analisi va oltre, perché l’autore messicano, più volte avvicinato al Nobel mai conseguito, individua un secondo tempo, quello dell’epica medio-evale, dove la tragedia viene superata attraverso la visione cristiana del mondo e la sua capacità di ricondurre il tutto ad un’unica

lettura con tratti ben chiari e distinti. Viene naturale, pensare qui, ad Orlando, l’eroe della “Chanson ) =' l’olifante e accetta rovinosamente la morte per mano del nemico arabo, preservando così il suo re Carlo Magno e il resto delle truppe dal massacro. Qui, l’onore, il ' ' ' sono cose per cui è degno e giusto morire, perché il mondo sembra spiegarsi ancora secondo un preciso motivo, in cui è possibile distinguere in modo netto e trasparente il bene dal male. Ma in ogni caso, è ben visibile, qualcosa che accomuna questi due primi tempi: la possibilità di circoscrivere il mondo in un contesto di regole più o coerente e secondo una norma unica. La Divina Commedia, poco più tardi, ne sarà la prova più alta e più degna di tutte. Fatta questa premessa, necessaria per comprendere le conclusioni di Fuentes, possiamo arrivare al valoroso Chisciotte e all’ideale terzo tempo di questa lunga storia. Ma prima di farlo, è necessario dare uno sguardo alla cornice storica nella quale tutto questo succede, e della quale, l’autore messicano, fornisce una puntuale ricostruzione ed analisi, con una capacità di sintesi ed una ricchezza di particolari, che sorprende e che è del tutto impossibile ricostruire. In ogni caso, almeno due parole, sono necessarie. Il secolo XVI, il secolo che darà i natali a Miguel De Cervantes, nato

ad Alcalà de Henares in Castiglia {} ' rici come il “Siglo de Oro de Espana”. La cattolica Spagna di Filippo II, – sovrano per ben quarantadue anni e dalle forti tendenze accentratrici, – visse in quegli anni, infatti, un periodo di fortissimo sviluppo, mentre, in Europa, molte altre cose erano successe o stavano succedendo. Nel 1511, a Parigi, era stato pubblicato l’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam. Poco dopo, Lutero, aveva apposto le sue 95 tesi alla porta della Chiesa di Wittenberg. Nel 1545, si era dato avvio ai lavori del Concilio di Trento e dieci anni più tardi, la pace di / ' $ $ fondamentale tassello per l’affermazione della libertà religiosa in Europa. Nel mentre tutto questo accadeva, si era avviata la rivolu * qui, perché poco prima, nel 1492, Cristoforo Colombo aveva scoperto le Americhe. Come si può ben vedere, il panorama complessivo è di una complessità straordinaria, cato di tutti questi grandi eventi tra loro, che facilmente si comprende, seppure in minima parte, quale grande fermento di idee e contenuti, stava attraversando l’Europa in lungo ed in largo, e soprattutto, in quale complessa cornice, fu partorita la prima opera letteraria, forse la più grande, dei tempi moderni: il “Don Chisciotte della Mancia”. “Continua…”

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Libri

20 giugno 2015

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Dai figli non si divorzia Riessioni di una psicologa e psicoterapeuta, integrate dall’intervista a 40 ďŹ gli di coppie divorziate, l’etĂ dei quali va dai 18 ai 40 anni.

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a costruzione di una famiglia che duri nel tempo, con una sua storia e A cura di un suo progetto, basata don Vincenzo su un accordo di fondo, Avallone appare sempre piĂš dif " che prima si affrontava con entusiasmo viene ora vissuto come un ( ' incomprensione dopo incomprensione, scontro dopo scontro, silenzio dopo silenzio, si arriva cosĂŹ allo

_ ~` 6 $ $ no una forte componente economica, univano patrimoni, trasferivano doti, coalizzavano famiglie e poichĂŠ spesso la donna non lavorava ma dipendeva dallo stipendio ' sultavano piĂš solide, anche se ovviamente potevano essere infelici e dare luogo a un tipo di famiglia sione del benessere e il progressivo

ingresso delle donne nel mercato del lavoro, le cose sono cambiate e le unioni si basano prevalentemente sulla “convivenza affettivaâ€?: un legame piĂš fragile e per di piĂš riprodu 0 $ _ {“”` & $ " nua ad avere una sua esistenza per il semplice fatto che i genitori non $ € estremi, genitori si rimane per tut $ Š divorziano dovrebbero sforzarsi di genitoriale, che permane, dal ruolo coniugale, che appartiene invece al _ {~` j che molti genitori si trovano ad af bile una convivenza forzata oppure &

' % bambini, preferisce che i genitori continuino a stare insieme anche se k il trasporto iniziali e sono molti a ritenere che i litigi non siano un fattore che metta a rischio la stabilità ‰ $ per cui parecchie coppie decidono di rimanere insieme per il bene dei %

$ _ “Â?` * $ ducono a separarsi mantenendo la calma e rispondendo onestamente Â&#x; ' % $ ' le loro ansie e paure, di rassicurarli, dimostrare che non si sottovalutano i loro sentimenti e la loro capa 6 " 0 $

$ * $ e mamma si separino anche se in 7 0 0 ' $ 0 _ ÂœÂĄ` + razione e divorzio sembrano essere 0 0 $ & za: piangono apertamente oppure sono melanconici perchĂŠ pensano _ }~` ‰ 0 evidenti a tutti, possono essere coinvolti anche loro nella decisio ' Š _ }}` + " cala nella situazione che regna nelle Â’ Š' % $ ' $ ‹ ' altri sentimenti provano anche un senso di sollievo dovuto al fatto di intravedere una svolta che potrebbe portare il sereno nelle loro vite _ ”œ` 6 $ che le relazioni umane sono fragili (e il sottoscritto aggiunge: se non si mettono in conto i motivi di fede, con la debita maturitĂ umana) e che certe situazioni sono al di fuori del _ ””` j spesso riferimento, attualmente, nella letteratura sul divorzio è % “resilienzaâ€? " paragonata al sistema immunitario ' ' mette in campo le risorse di cui di % 7 di vedere come affrontare la situazione e come risolvere i problemi, restando sensibile ai segnali inviati 0 Â’ & $ resilienza consente di ricostruirsi Â’ si diventa resilienti se si smette di aggrapparsi agli aspetti negativi della vita, ai ricordi dolorosi, alla ' " $ 0 ' $ _ {”x {”{`

Anna Olivierio Ferraris è psicologa, psicoterapeuta e professore ordi 3 $ j $ + ) Â&#x;

' ( $ ;3 = € 0 #j) La sindrome Lolita, Le domande dei bambini, Il cammino dell’adozione, Piccoli bulli crescono, La forza d’animo, Le etĂ della mente _ / 0 ÂŒ $ `


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Ecclesia 20 giugno 2015

apa Francesco continua le sue catechesi sulla famiglia, infatti A cura dell' nell’udienza del 10 Ordine giugno scorso ha Francescano Secolare voluto sviluppare il di Forio tema dei malati in famiglia, ogni persona prima o poi fa esperienza della malattia, direttamente o indirettamente: ÂŤLa famiglia è stata da sempre “l’ospedale piĂš vicinoâ€?. ‌ Nei vangeli, molte pagine raccontano gli incontri di GesĂš con i malati e il suo impegno a guarirli. Egli si presenta pubblicamente come uno che lotta contro la malattia e che è venuto per guarire l’uomo da ogni male: il male dello spirito e il male del corpo. ‌ L’amore di GesĂš era dare la salute, fare il bene: e questo va sempre al primo posto! GesĂš manda i discepoli a compiere la sua stessa opera e dona loro il potere di guarire, ossia di avvicinarsi ai do. ‌ Di fronte alla malattia, anche in debolezza umana. ‌ la debolezza e la sofferenza dei nostri affetti piĂš cari e piĂš

nostri nipoti, una scuola di vita e lo diventano quando i momenti della malattia sono accompagnati dalla preghiera e dalla vicinanza affettuosa e premurosa dei familiari. Il giovane san Francesco, quando decise di voler servire il Signore e poco tempo prima che il ( lasse e lo invitasse a riparare la Sua casa in rovina, imparò a farsi forza

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San Francesco e i malati

e a vincere la ripugnanza che provava verso i lebbrosi scendendo da cavallo e baciando sulle labbra il lebbroso che aveva incontrato per caso, trasformando quel sentimento di orrore iniziale in sentimento di dolcezza profonda. Quando il lebbroso scomparve capÏ di aver baciato la carne viva di Cristo. Da allora decise che la sua prima casa di fraternità doveva essere un lebbrosario. Gli stessi frati erano soggetti a varie malattie, un po’ per le aspre penitenze che facevano, un po’ perchÊ era la croce di turno che dovevano sopportare per amore di Dio e per la salvezza delle anime, conformandosi a Cristo & k

sofferenza, infatti il Poverello esortava: “Se un frate cadrĂ ammalato, ovunque sarĂ , gli altri frati non lo Š un frate o piĂš, se sarĂ necessario, che lo servano come vorrebbero essere serviti essi stessi, ‌ e prego il frate infermo di rendere grazie di tutto al Creatore; e quale lo vuole il Signore, tale desideri di essere sia sano o malato, poichĂŠ tutti coloro che Dio ha preordinato alla vita eterna, li educa con i richiami stimolanti delle prove e delle infermitĂ allo spirito di compunzione, cosĂŹ come dice il Signore: Io riprendo e castigo quelli che amo. Se invece si turberĂ e si adirerĂ contro Dio e contro i frati, ovvero chiederĂ con insistenza medicine desiderando troppo di

liberare la carne destinata presto a morire, e che è nemica dell’anima, dal maligno questo gli viene ed è uomo carnale, e non sembra essere un frate, poichĂŠ ama piĂš il corpo dell’animaâ€?. (FF 34) Lo stesso ' $ $ ' avendo sottoposto il proprio corpo a dure penitenze ' chiese, dietro suggerimento divino, perdono al proprio corpo malato, che amava chiamare fratello asino, poichĂŠ era stato fedele compagno e custode dell’anima, conformandosi per le sue piaghe a Cristo Cro Interceda per noi e per ogni nostro fratello malato san Francesco per la guarigione del corpo e dello spirito.

No, alla tentazione di fuggire dalla sofferenza

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uando la sofferenza e il dolore ci colpiscono, non fuggire mai, perA cura di chĂŠ ciò fa prolungare il Antonio Magaldi tormento. Occorre con fede rivolgerci al Padre e chiedergli: per i meriti di GesĂš ' 3 Suo Spirito, e l’intercessione di Maria, Sua Sposa, di accogliere questi doni dalla carne poco desiderati e poter conoscere ed apprezzare i segreti piĂš invidiabili della vita. La sofferenza e il dolore se accettati si trasformeranno in gioia e pace. Tutti chiedono gioia e pace, e tante versioni a poco prezzo sono offerte al supermercato del mondo; ma se è cosĂŹ, perchĂŠ la nostra è una generazione priva di serenitĂ ed è sempre triste? La societĂ al contrario di GesĂš sostiene, che ciò che non è Dio, da gioia e appagamenti,

(es. sesso libero), attuato secondo l’istinto naturale, non dovrebbe portare nessun problema, dunque è lecito; ma se ciò è vero, mi chiedo: perchĂŠ vi sono tanti matrimoni che falliscono? Tanta criminalitĂ sessuale che coinvolge tanti giovani ragazzi? PerchĂŠ le prostitute sono cosĂŹ infelici? PerchĂŠ la societĂ permissiva non ha trovato questa gioia inafferrabile benchĂŠ la brama? Ma, siccome siamo persone cosĂŹ razionali, prendiamo atto dell’evidenza, e concludiamo, che abbiamo cercato invano, in quanto, abbiamo fatto 0 abbiamo raccolto il frutto sbagliato: â€œâ€Ś E poichĂŠ hanno seminato vento, raccoglieranno tempestaâ€? (Os 8,7). La verità è che la pace e la gioia non sono in vendita, nĂŠ si possono comprare con i soldi, o $

e mentali – ciò che appartiene alla carne è carne: â€œâ€ŚĂˆ lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla; le Parole che vi ho detto sono Spirito e Vitaâ€? (Gv.6,63) Il mondo non potrĂ mai realizzare le proprie promesse, perchĂŠ la gioia e la pace non hanno nulla a che fare con il materialismo. La gioia e la pace sono due doni dei piĂš preziosi dello Spirito Santo, e sono donati dal Signore a quelli che cooperano con Lui e al Suo piano di Redenzione. In generale esiste una falsa pace e una falsa gioia che viene offerta attraverso relazioni in generale e anche da movimenti spirituali, nel cui ambito molte persone pensano che senza sforzi è possibile sperimentare la pace: â€œâ€Ś e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirĂ i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo GesĂšâ€?(Fil.4,7)

GesĂš per noi non deve essere soltanto un modello, ma deve essere la presenza coinvolgente, cosĂŹ da poter far nostre le parole di S. Paolo: “Non sono piĂš io che vivo, ma è Cristo che vive in meâ€?. â€œâ€Ś Il mondo si è squilibrato, perchĂŠ ha perduto il pensiero della mia Passione. Nelle tenebre non ha trovato la luce della mia Passione che lo rischiarava, che gli permetteva di conoscere il Mio Amore – e quante pene mi costano le anime!...â€?(Dagli scritti della serva di Dio Luisa Piccarreta).


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Liturgia

20 giugno 2015

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COMMENTO AL VANGELO

Domenica 21 giugno 2015

Non ti importa che moriamo?

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/ ' % 2 * A cura di una testo bellissimo. don Cristian Solmonese Â&#x; ; = "

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IL SANTO DELLA SETTIMANA A cura di Francesco Schiano

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Televisione

20 giugno 2015

kaire@chiesaischia.it

MEDIA CEI/TV2000

In moto per la pace Un appuntamento settimanale sulle missioni di MotoForPeace nel mondo

n appuntamento settimanale per conoscere le missioni A cura di che l’associazione Riccardo ha portato a terBenotti mine dal duemila a oggi. E’ ripartito il 9 giugno, alle ore 23.50, il racconto di Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre, 18 di TvSat, 140 di Sky, streaming su www.tv2000. it) sull’attività di MotoForPeace, un’associazione onlus composta da uomini appartenenti alle forze di Polizia italiane ed europee che da sempre coniuga la passione per le due ruote alla solidarietà. Dall’anno 2000 compie missioni nelle zone più disagiate del mondo sostenendo e partecipando attivamente ai progetti di solidarietà per la tutela dei bambini, la loro scolarizzazione e la fornitura di materiale didattico, ospedaliero e sanitario ai popoli più disagiati. Inoltre sostiene i progetti e collabora con importanti associazioni che operano nei quattro angoli del mondo. Dal 2000 MotoForPeace ha raccolto centinaia di ore di riprese nei quattro continenti attraversati, a documentazione delle proprie missioni svolte con successo. Nel 2014, si legge nella nota di Tv2000, “l’associazione ha ritenuto opportuno rendere disponibile il materiale al grande pubblico attraverso la realizzazione di circa 15 puntate della durata di 30 minuti attraverso le quali raccontare il viaggio, i popoli e le missioni di solidarietà di MotoForPeace con l’obbiettivo di mostrare con

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un diverso punto di vista le grandi disparità sociali che an

mondo”. Le riprese televisive realizzate prima con mezzi amatoriali e poi professionali hanno dato vita a una collana di documentari che dal 2002 mostra gli itinerari percorsi descrivendo “Paesi, città, strade e panorami visti con l’occhio raggiungimento dell’obiettivo primario: mostrare i risultati dell’opera di solidarietà”. I percorsi battuti non sono quelli turistici: non rappresentano, quindi, il puro viaggio ludico ma luoghi, strade e città

dove spesso il turista non ha accesso libero. I progetti di MotoForPeace sono sostenuti dal Dipartimento della Polizia di Stato e la Presidenza della Repubblica Italiana ha assegnato alla Onlus 8 medaglie “come suo premio di rappresentanza” per altrettante missioni realizzate. La prima puntata andata in onda su Tv2000 è stata dedicata all’Africa. Tra gli appuntamenti in programma, il 23 giugno sarà la volta del Medio Oriente mentre il 30 giugno verrà raccontata la missione di MotoForPeace in Sud America.

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