Kaire 32 anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 32 | 8 agosto 2015 | E 1,00

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DON VINCENZO SCOTI è arrivato in cielo Pochi giorni fa aveva raggiunto la soglia dei 70 anni di sacerdozio. L’umiltà e la fedeltà erano punti cardine della sua fede in Dio.

EDITORIALE DEL DIRETTORE

Papa Francesco ha fatto colpo ma non ad Ischia Di Lorenzo Russo

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ei giorni scorsi sulla nostra isola ha fatto tappa Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente, per poter dare uno ‘scossone’ ai problemi che da anni attanagliano il nostro territorio. Fra i vari argomenti in discussione, si è dato ampio spazio all’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, attualmente commissariata dal ministero dell’Ambiente. E’ una risorsa sotto vari punti di vista, che non riusciamo (o non vogliamo) sfruttare. In Italia, secondo Federparchi, esistono 30 aree marine protette. Di queste due o tre non funzionano o almeno non danno i risultati e i benefici che potrebbero dare al proprio territorio in termini di occupazione e qualità dell’ambiente (mare pulito, etc). Un 10% circa che ingloba anche la nostra area marina protetta. Dovremmo forse gridare allo scandalo. Com’è stata scandalosa l’assenza totale dei sindaci ai vari incontri organizzati in questi giorni da Legambiente. Solo il vice sindaco di Procida Giuditta Lubrano Lavadera e il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale sono Continua a pag. 6

L’isola che non c’è Goletta verde ha riacceso i riflettori sull’area marina protetta Regno di Nettuno, ma trova il silenzio di cinque sindaci su sei. Cosa bisogna fare per ridare una governance autorevole all’area marina? Come si devono mettere le didascalie a pag 6 e 7?

STORIE DI INTEGRAZIONE Nubifragio a Firenze: gli immigrati in prima linea per la pulizia e il decoro della città.

ASSISTENZA PSICHIATRICA Ad un anno dalla chiusura di Villa Orizzonte procede lo smantellamento del Sir isolano.

SEMINARISTI

SOCIETà

L’esperienza in Transilvania di Antonio Mazzella, fra gli anziani e i giovani disabili.

La legge sull’autismo e le nuove direttive Inps sulla NAsPI: quali le novità?


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Sacerdoti

Sacerdoti

8 agosto 2015

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8 agosto 2015

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Don Vincenzo, sei lì in paradiso Il 2 agosto è ritornato dal Padre il nostro don Vincenzo Scoti. Pochi giorni fa aveva raggiunto la soglia dei 70 anni del suo sacerdozio. La Chiesa di Ischia perde un altro pilastro umile e fedele, sicuri che adesso ci guida da lassù. Mons. Lagnese: “Ringraziamo il Signore per don Vincenzo e rinnoviamo la nostra richiesta di avere sacerdoti santi, umili e fedeli. Sacerdoti innamorati di Cristo e della Chiesa”. Di Lorenzo Russo

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uanti ricordi mi passano davanti gli occhi su don Vincenzo. Forse tutti noi abbiamo un bel ricordo di questo sacerdote. Uomo umile, mite, buono, saggio. Era fedele al suo ministero e obbediente al suo Pastore. Il più anziano dei nostri sacerdoti, sia d’età che di ordinazione. Nato il 7 gennaio del 1923 (poco più di un mese prima di don Massimino), a soli 22 anni veniva ordinato sacerdote. Era il 29 luglio del 1945, in piena guerra mondiale, pochi giorni prima della bomba atomica su Hiroshima (6 agosto). Erano tempi di guerra, fame, povertà. La città di Napoli cercava di rinascere dopo l’eruzione del Vesuvio (1944), in piena carestia. E in quegli anni di miseria (dovuti soprattutto dalla guerra) che don Vincenzo capisce che Dio è l’unico Ideale che non può mai morire, né sotto le bombe di una guerra, né sotto le ceneri incandescenti di un vulcano. Ha speso la propria vita con il cuore rivolto a Dio, al servizio della Chiesa di Ischia e degli ultimi. Chi non lo ricorda all’ospedale Rizzoli quando ogni giorno passava nei vari reparti? “Sono venuto a portare Cristo”, diceva. Un saluto, una benedizione, una carezza ai degenti. E infine una caramellina. Amava e si faceva amare. Era semplice

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volerlo bene, perché era un uomo che voleva bene a tutti, in egual misura. Anche fra noi piccoli chierichetti, i ministranti della Cattedrale (avevo otto o nove anni), eravamo felici quando veniva a celebrare messa la domenica, o quando veniva a trovarci al catechismo. Arrivava spesso a piedi (se veniva da casa al Soronzano) o con una fiat 126 un po’ ‘vecchiotta’, che spesso ci metteva un po’ per accendersi. Noi piccoli eravamo pronti a spingergli l’auto nel caso in cui non sarebbe partita. Non è mai successo… Lui ci parlava di Gesù attraverso le storie, i racconti. Era piacevole ascoltarlo perché si faceva “bambino” in mezzo a noi. Parlava la lingua dei piccoli. Giocava con noi. Mi piace ricordarlo così, don Vincenzo: un bimbo, dal cuore umile, ma con una grande sapienza. E così il 2 agosto, dopo pochi giorni dal suo 70° anniversario di sacerdozio, don Vincenzo è ritornato

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dal Padre, dopo una lunga malattia che lo ha costretto negli ultimi anni ad una sedia. “Quando muore una persona della quale abbiamo condiviso tante cose, tanti ideali, occorre fermarsi e riflettere. – ha sostenuto Padre Pietro Lagnese, vescovo di Ischia durante i funerali del 3 agosto - Così come quando muore un sacerdote come don Vincenzo dobbiamo chiederci: è conclusa la sua vita terrena, chissà quando arriverà il mio momento. Ma Signore, tu cosa vuoi da me? La morte di don Vincenzo è per tutti, soprattutto per noi che partecipiamo alla stessa grazia ministeriale di don Vincenzo, u n’ o c c a s i o n e per fermarci e metterci dinanzi al Signore e ritrovare la forza, le energie che vengono da Lui”. Padre Pietro ha ricordato ai fedeli chi era il sacerdote Vincenzo, chi era quell’uomo tanto amato dagli isolani: “Carissimi fratelli e sorelle siamo qui questa sera a rendere

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

grazie al Signore per la vita bella di don Vincenzo che ha speso tutti gli anni della sua esistenza al servizio di Dio e della Chiesa. Il 29 luglio don Vincenzo ha celebrato il suo 70° anno di sacerdozio. Proprio quel giorno don Vincenzo ha ricevuto il sacramento dell’unzione. Si preparava dunque a partire per il santo Viaggio. Dobbiamo rendere grazie al Signore per tutto quello che ha fatto nella sua vita. Per come lui abbia sentito la Chiesa. Per come lui abbia vissuto la sua vocazione battesimale e presbiterale. E’ stato accanto a tanti vescovi ed è stato per lungo tempo vicario generale prima con mons. Pagano e poi con mons. Strofaldi. Per 17 anni è stato inchiodato su una sedia a causa di una malattia. Ma anche da malato, anche con una disabilità egli ha continuato a servire la Chiesa, ha continuato il suo servizio soprattutto attraverso la preghiera, celebrando l’eucarestia finché gli è stato possibile. Ringraziamo il Signore per questa grazia e attraverso don Vincenzo rinnoviamo la nostra richiesta di avere sacerdoti santi, sacerdoti innamorati di Cristo e della Chiesa. Sacerdoti obbedienti, sacerdoti umili, sacerdoti fedeli al ministero di Dio. Tute le occasioni in cui sono stato a fargli visita, sempre gli ho chiesto il dono della preghiera per il Vescovo. A volte era più pre-

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sente a se stesso e mi riconosceva come successore del Vescovo Filippo, chiamandomi per nome (così come per il 29 luglio scorso). Altre volte mi chiamava per nome dell’amatissimo mio predecessore, ma sempre mi rispondeva alla mia richiesta di preghiera con grande generosità, dicendo di farlo ogni giorno benché si riteneva indegno. Noi ringraziamo il Signore per monsignor Scoti per il servizio che egli ha svolto in vari posti, in tanti ruoli nella vita della Chiesa. Chiediamo al Signore di farlo esultare, danzare nella liturgia del Cielo. Chiediamo anche al Signore che abbia misericordia di lui, delle sue fragilità, delle sue miserie, e che gli faccia fare esperienza di quel perdono che lui tante volte da sacerdote ha amministrato e ha avuto la gioia di consegnare a tanti fratelli che in lui vedevano la presenza del Signore. Preghiamo poi per tutti gli altri sacerdoti e vescovi defunti. Preghiamo per tutti i sacerdoti per la nostra chiesa di Ischia perché il Signore dia quel rinnovato zelo pastorale, energia pastorale, perché non si sentano soli, ma sentano che il Signore c’è e non ci abbandona. Lui è il nostro pastore, il pastore del suo popolo. Preghiamo per la famiglia di don Vincenzo, per i nipoti, per tutti coloro che gli sono stati vicini. Il Signore dia loro lo spirito di fede

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perché anche per loro questo sia un momento per una rinnovata alleanza d’amore con il Signore. Un saluto speciale alla signorina Maria che è stata vicino a don Vincenzo per tanti anni, gli è stata figlia sorella e madre, che con grande amorevolezza lo ha custodito, si è presa cura di lui. Il Signore certamente non mancherà di ricompensare lei e tutti coloro che si mettono al servizio dei pastori della Chiesa. La vergine santissima, colei che la chiesa fra qualche giorno la ricorderà come Assunta in Cielo, possa aprire le porte del Cielo a don Vincenzo perché possa godere della visione di Dio”. Giovan Giuseppe Lubrano

Il Vescovo di Ischia, Mons. Pietro Lagnese, unito al collegio dei presbiteri, annuncia la nascita al cielo del Sacerdote della Chiesa di Ischia, Mons. Vincenzo Scoti Canonico del Capitolo Cattedrale, già Vicario Generale. L’intera Chiesa isclana, unita nella fede nel Signore Risorto che ha vinto il peccato e la morte, è chiamata ad elevare al Signore preghiere e suppliche per il compianto presbitero, perché il Padre di ogni misericordia gli conceda il premio riservato ai suoi servi buoni e fedeli e lo ammetta a celebrare le sue lodi nella liturgia del cielo.


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Sacerdoti 8 agosto 2015

Seguiamo Francesco www.chiesaischia.it

5 8 agosto 2015

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UDIENZA GENERALE

Di Antonio Lubrano

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on Vincenzo Scoti ci ha lasciati all’età di 92 anni. La sua vita sacerdotale ha avuto due fasi piene di spiritualità ed apostolato fra la gente. La prima si riferisce agli anni in cui, giovane prete, trova l’amicizia e l’appoggio del nuovo parroco della Cattedrale di Ischia Ponte Don Vincenzo Cenatiempo che nel 1946 dalla Chiesa di Santa Maria La Porta di Piedimonte arriva alla chiesa madre del Centro Storico carico di entusiasmo e voglia di rilanciare la grande Parrocchia. Don Vincenzo Cenatiempo e don Vincenzo Scoti, insieme per caso, ma più per volere divino formano all’ombra del Castello un sodalizio di rara efficienza a cui si aggiunge anche l’opera di un altro sacerdote, non meno dinamico e positivo dei primi due, Don Liberato Morelli. Siamo nel vivo ciclo degli anni ‘50 che inizia proprio con l’Anno Santo di Papa Pio XII. La seconda fase sacerdotale di Don Vincenzo Scoti prende corpo e lo eleva a protagonista, quando, lasciato la parrocchia di Ischia Ponte, viene trasferito prima alla Chie-

Don Vincenzo Scoti col Vescovo Cece 1959

Rappresentanza della congrega di S.Anna a Lacco Ameno dove don Vincenzo Scoti è stato amato cappellano

Il ricordo di don Vincenzo Scoti Il suo apostolato fra Ischia Ponte e Lacco Ameno sa di Sant’Antonio in Casamicciola e poi alla cappellania della Chiesa di S. Anna e San Gioacchino in Lacco Ameno, dove ritrova stima e calore dei numerosi fedeli che lo hanno seguito fino alla fine del suo mandato. In questa seconda fase della sua vita sacerdotale, ormai Don Vincenzo è uomo di Dio navigato e maturo, e dalla Curia non hanno difficoltà a nominarlo Canonico della Cattedrale, Vicario Generale della Diocesi, Primicerio della Cattedrale e Protonatario Apostolico ed infine, per sua disponibilità Cappellano dell’Ospedale Rizzoli. Ma gli anni da ricordare e incorni-

ciare sono decisamente quelli che hanno visto Don Vincenzo giovane sacerdote esprimersi con spirito fraterno nell’ampia ed osservante comunità parrocchiale di Ischia Ponte agli esordi del suo impegno come giovane sacerdote del clero isolano. Al Borgo di Celsa c’è fervore di fede e di partecipazione alla vita parrocchiale che Don Vincenzo Cenatiempo e Don Vincenzo Scoti tengono viva con iniziative sociali e di apostolato degne della migliore causa. Nell’ambito della parrocchia della Cattedrale funzionavano a pieno ritmo due circoli di Azione Cat-

tolica, quello femminile che aveva sede al primo piano della casa natale di San Giovan Giuseppe della Croce in via Luigi Mazzella e quello maschile ubicato in Via Seminario a pochi passi dalla sede Vescovile. Don Vincenzo Scoti era il padre spirituale del Circolo maschile frequentato da tantissimi giovani di Ischia Ponte e di tutto il territorio della Parrocchia che si estendeva fino all’Addolorata. Era il giovane prete fra i giovani del Borgo. Con loro seguiva anche i lavori di una Filodrammatica denominata Fisalugo (Filodrammatica San Luigi Gonzaga) nel ruolo di suggeritore di scena e di bravo suonatore di un vecchio armonium. Don Vincenzo era soprattutto amico di questi giovani a cui qualche anno prima aveva impartito lezioni domenicali di catechismo. Insomma con la sua attività pastorale intensa e continuativa ha rappresentato per la gioventù di Ischia Ponte un sicuro ed istruttivo punto di riferimento, nella località dove viveva con la sua famiglia. Tra i ricordi di chi ha vissuto quel tempo, rimane indelebile la memoria di tante sue “presenze” nell’attività ecclesiale della Parrocchia. Giovan Giuseppe Lubrano

Don Sergio Melillo è vescovo di Ariano Padre Pietro Lagnese e gli altri vescovi campani, insieme al cardinale Sepe, presenti alla cerimonia.

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vellino - «Un’emozione profonda, ho poco da dire ma dovrò fare tanto. Lascio la mia Chiesa per entrare in un’altra per fare quello che il Signora vorrà, per evangelizzare e per stare vicino a chi ha più bisogno», queste le parole di Sua Eccellenza Monsignor Sergio Melillo nuovo Vescovo di Ariano Irpino – Lacedonia. Con una solenne cerimonia la Chiesa di Avellino annuncia l’ordinazione episcopale di S.E. Monsignor Sergio Melillo. «Darò l’impronta dell’evang elizzazione che si coniuga sempre con la vita e con la prossimità agli ultimi, ai giovani, alle persone sole, ai sacerdoti e a tutto il popolo di Dio che il Signore mi ha affidato. Non è un fatto meramente personale ma riguarda la Chiesa e la vitalità della Chiesa di Avellino nonché la bellezza di entrare in una Chiesa così entusiasmante come quella di Ariano Irpino», così il neo vescovo prima di fare ingresso in un Palazzetto dello Sport gremito di fedeli, di autorità religiose, civili e militari che hanno reso lui omaggio.

Divorziati risposati “parte della chiesa”

Di Lorenzo Russo

apa Francesco ha ripreso mercoledì 5 agosto, dopo la pausa estiva (anche se siamo in piena estate), l’udienza generale in Aula Paolo VI, continuando la sua riflessione sulla famiglia. La decisione di non farla in piazza è stata presa per preserva-

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re i fedeli dal caldo afoso di questi giorni. Il Papa questa volta si è soffermato sui divorziati risposati: “come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione”. “La Chiesa – ha detto - sa bene

che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio (n. 84), portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento”. “Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli, i piccoli guardano, con gli occhi dei bambini, vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più queste situazioni. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità? Come se fossero scomunicati … Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare! Purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è davvero gran-

de. E’ importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro”. “In questi decenni, in verità, la Chiesa non è stata né insensibile né pigra. Grazie all’approfondimento compiuto dai Pastori, guidato e confermato dai miei Predecessori, è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale; in effetti, queste persone non sono affatto scomunicate, non sono scomunicate, e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa”. “Papa Benedetto XVI è intervenuto su tale questione, sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo che non esistono «semplici ricette» (Discorso al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, Milano, 2 giugno 2012, risposta n. 5)”.


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Cronaca 8 agosto 2015

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Papa Francesco ha fatto colpo ma non ad Ischia Continua da pag. 1 stati presenti ad un dibattito, forse perché entrambi neoeletti e quindi desiderosi (ce lo auspichiamo) di far emergere il ‘nuovo’ in politica. L’assenza della politica, dei nostri amministratori locali, agli incontri per la salvaguardia del nostro mare è grave! L’area marina protetta può essere un volano per l’occupazione dei nostri giovani, per l’economia del territorio. Vogliamo capirlo? Non stiamo dicendo eresie. Ci sono altre 27 aree marine in Italia che funzionano e producono. Ci sono i risultati in termini di qualità dell’ambiente e in campo economico-occupazionale. Se poi ci ritroviamo il mare sporco, rivolgiamo ai sindaci il perché delle loro mancanze. Goletta Verde ha voluto dare un segnale forte: “ridare una governance autorevole all’area marina protetta Regno di Nettuno, attraverso un processo attivo di partecipazione che coinvolga le amministrazioni comunali, le associazioni e tutti i portatori di interesse, affinché diventi finalmente uno strumento efficace non solo di tutela del grande patrimonio ambientale delle isole del Golfo, ma anche volano economico e di sviluppo”. In questi giorni è stato invitato a partecipare anche il dott. Salvatore Sanna del comitato direttivo Federparchi ed esperto nella gestione delle aree marine protette. “Ischia e Procida devono assolutamente trovare il modo di far ripartire l’Area Marina Protetta. – ha spiegato Sanna – Si tratta di uno strumento essenziale per il cui funzionamento la politica deve fare, più che un passo indietro, otto passi avanti. Un’Area Marina Protetta che funzioni porta benefici economici indiscussi al territorio: sarebbe imperdonabile non considerarla una risorsa”. E ancora, sulla politica locale, “un sindaco che non riesce ad amministrare un’Area Marina Protetta, cogliendone le opportunità intrinseche, va mandato a casa: l’alta qualità ambientale si traduce in un alto sviluppo economico locale”. Interessanti le sue parole: un sindaco va mandato a casa! A casa. E poi continua con un esempio: “a Villasimius, in Sardegna, un questionario sottoposto a 1200 turisti ha evidenziato che il 70% degli intervistati è intenziona-

I sindaci isolani – tranne Pascale di Lacco Ameno - abbandonano l’area marina protetta Regno di Nettuno. Un’opportunità che può avere risvolti economici ed ambientali, una risorsa che non vogliono sfruttare. Il Papa con l’Enciclica Laudato si’ ha smosso le coscienze dei potenti della terra. Ma per ora i nostri amministratori non l’hanno recepita come una priorità.

Salvatore Sanna Esperto nella gestione delle aree marine protette

to a tornare in Sardegna proprio perché conquistato dalla bellezza dei luoghi, dalla qualità del mare e, in particolare, dall’efficacia dell’Area Marina Protetta. Oggi, – ha aggiunto Sanna – Ischia e Procida devono accelerare il passaggio dal commissariamento a una gestione ordinaria, senza perdere tempo in cretinate come il ricorso al Tar contro lo stesso ente, il Ministero, che aveva legittimato i Comuni nella gestione dell’Area Marina Protetta. Incredibile. Cooperazione, un progetto univoco, l’aiuto di una Regione colpevolmente assente negli ultimi anni, il contributo di chi conosce il funzionamento di

organismi del genere, a cominciare da Federparchi: si può ripartire, basta volerlo”. Ormai c’è un’inversione di rotta a livello mondiale per il rispetto dell’ambiente. Il Papa nella sua ultima Enciclica Laudato si’ ha voluto dare un allarme ai potenti della terra (e non solo) nel mettere un freno alla speculazione del territorio, con inquinamento e sfruttamento del suolo e sottosuolo. Nei giorni scorsi – questa è una grande novità – anche il Presidente degli Stati Uniti Obama ha lanciato un programma sull’energia pulita nel rispetto dell’ambiente, ricordando il magistero di Fran-

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Storie

cesco. Un testo che, ha spiegato Obama sottolinea come “combattere il cambiamento climatico è un obbligo morale”. Quella che è stata presentata è la versione definitiva del suo piano per limitare le emissioni di gas serra dalle centrali elettriche. L’annuncio, che secondo le attese scatenerà negli Usa una guerra tra regolatori ambientali e industria del carbone, arriva sei mesi prima della Conferenza sul clima di Parigi. Del magistero di Papa Francesco ha parlato anche la leader dei Democratici al Congresso degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, la quale ha affermato che con l’ultima Enciclica di Papa Francesco dedicata all’ambiente “adesso abbiamo una nuova importante risorsa” per incidere sul tema. L’Enciclica del Papa ha impressionato il mondo ha aggiunto Pelosi -. Dicono che la terra sia una creazione di Dio, e così la penso anch’io, che abbiamo una responsabilità morale nel tutelarla e che dobbiamo essere sensibili alle esigenze dei poveri. Non possono ignorare il messaggio lanciato da Papa Francesco”. Ecco, allora se il 5 agosto ai Maronti su 60 ombrelloni ne vediamo aperti solo 6, non scandalizziamoci più di tanto…ma rivolgiamo ai sindaci le nostre opportune domande!

30 AREE MARINE PROTETTE IN ITALIA Capo Carbonara 14.360 ha Capo Rizzuto 14.721 ha Cinque Terre 4.591 ha Isola dell’Asinara 10.732 ha Isole Egadi 53.992 ha Isole Pelagie 4.136 ha Miramare - Golfo di Trieste 30 ha Penisola del Sinis - Isola Mal di Ventre 25.673 ha Plemmirio 2.429 ha Porto Cesareo 16.654 ha Punta Campanella 1.539 ha Secche della Meloria 9.372 ha Secche di Tor Paterno 1.387 ha Tavolara - Punta Coda Cavallo 15.357 ha Torre del Cerrano 3.431 ha Torre Guaceto 2.227 ha Baia 177 ha Capo Caccia - Isola Piana 2.631 ha Capo Gallo - Isola delle Femmine 2.173 ha Costa degli Infreschi e della Masseta 2.332 ha Gaiola 42 ha Isola di Bergeggi 215 ha Isola di Ustica 15.951 ha Isole Ciclopi 623 ha Isole di Ventotene e Santo Stefano 2.799 ha Isole Tremiti 1.466 ha Portofino 346 ha Regno di Nettuno 11.256 ha Santa Maria di Castellabate 7.095 ha Santuario per i Mammiferi Marini 2.557.258 ha

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Nubifragio di Firenze, gli immigrati in prima linea Impiegati per ripulire le strade e collaborare con il verde pubblico per la rimozione degli alberi. Un plauso unanime dei cittadini

Di Lorenzo Russo

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uesta è una di quelle storie che racconta come l’integrazione e l’aiuto reciproco possono funzionare. Dopo il nubifragio che sabato primo agosto ha colpito Firenze, per le strade si contano i danni. Decine di alberi sradicati e caduti a terra, famiglie evacuate, cartelli stradali divelti. Il lavoro è tanto per sistemare un’intera città e cercare di tornare al più presto alla normalità. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha pensato di impiegare i profughi per aiutare nella pulizia della città, utilizzando la convenzione attivata con Inail per l’assicurazione per lavori di pubblica utilità. Un modo per favorire l’integrazione e accelerare i lavori di ripristino delle strade. Un’idea geniale che è subito piaciuta a tutti, soprattutto ai cittadini. “I profughi, su base volontaria, sono stati impiegati per ripulire le strade e per collaborare con il verde pub-

blico per la rimozione degli alberi” ha dichiarato Nardella. “La Regione Toscana ha fatto una norma che ci consente di assicurare questi profughi ed impiegarli per questi lavori”. Questo è un chiaro esempio di come possano funzionare le varie istituzioni – regione e comuni – in piena sinergia, per il Bene Comune. “Vogliamo aiutare la città dopo questo disastro” hanno detto i profughi volontari, tutti coinvolti sotto forma di volontariato e felici di mettersi all’opera. Arrivano dalle strutture di accoglienza del Cenacolo e Caritas, ma provengono da Senegal, Gambia, Bangladesh e Mali. Ognuno di loro ha una storia, un passato, un viaggio della speranza, superando il deserto, le atrocità della Libia, il mare Mediterraneo che ha già causato oltre 2000 morti dall’inizio del 2015. Molto spesso questi immigrati transitano per l’Italia per poi raggiungere il nord Europa e ricongiungersi con i propri familiari.

Il ddl sull’autismo è legge. Cosa prevede L’Italia ha finalmente una sua legge sull’autismo. È stato approvato, in commissione Sanità al Senato, in via deliberante, il ddl sull’autismo, dopo l’ok giunto (con modifiche) a inizio mese da Montecitorio. La norma da concretamente maggiori aiuti alle famiglie con persone autistiche.

Di Lorenzo Russo

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a finalità del disegno di legge, nato nella versione attuale dall’unificazione di 4 proposte diverse (a prima firma De Poli, Ranucci, Padua e Zanoni), mira a prevedere “interventi finalizzati a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico”. Come? Prevedendo, come si legge all’art. 3 in tema di politiche regionali che è il ‘cuore’ del p r o v v e d i m e n t o, “all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea; Ndr), con l’inserimento, per quanto attiene ai disturbi dello spettro autistico, delle prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche disponibili”. “Grande risultato grazie all’ascolto di famiglie e associazioni” queste le prime parole dei senatori Antonio De Poli, Laura Bianconi e Piero Aiello. Si tratta di “una vittoria targata Area Popolare”. Il Parlamento “taglia un traguardo storico”. I relatori Romano e Padua: essenziale che ora avvenga l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket) con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale. I finanziamenti arriveranno dal Fondo sanitario nazionale e le Regioni dovranno provvedere in merito.

PENSIONI E PREVIDENZA

Disoccupazione, nuove direttive inps sul sussidio naspi Dalla Redazione

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ata da pochi mesi, la nuova indennità di disoccupazione NASpi è già appesantita da numerose precisazioni e chiarimenti dell’Istituto. La Naspi si ottiene con tre requisiti: a) avere 13 contributi settimanali nei quattro anni che precedono lo stato di disoccupazione, b) aver svolto 30 giornate di lavoro effettivo durante i dodici mesi anteriori la stessa disoccupazione, c) essere disponibile ad accettare, in sostituzione dell’indennità, un’offerta di lavoro congrua. E su questi tre punti sono fioriti numerosi i chiarimen-

ti dell’Istituto di previdenza. Rifiuto di occupazione. Il rifiuto di un’offerta di lavoro congrua non fa perdere il diritto alla Naspi quando per la nuova occupazione (oppure per seguire corsi di formazione o di riqualificazione) il lavoratore dovrebbe recarsi in una località distante oltre 50 Km dalla sua residenza, oppure raggiungerla con i mezzi pubblici dopo oltre 80 minuti di viaggio. Diritto all’indennità anche se il licenziamento è avvenuto per motivi disciplinari oppure in caso di cessazione dal lavoro con procedura di conciliazione. Periodi neutri. Il calcolo dei 13 contributi settimanali nel qua-

driennio precedente è favorito dalla presenza di periodi che secondo la legge non devono essere considerati per la verifica del requisito (“neutralizzazione”). In pratica, il quadriennio si allunga di quanto si estende l’evento neutro (es. cassa integrazione ordinaria, mobilità, malattia ecc.). La neutralizzazione – precisa l’Inps – opera nel quadriennio anche per periodi di cassa integrazione in deroga, per lavoro all’estero in Paesi non convenzionati, per lo svolgimento di funzioni elettive o per incarichi sindacali. In genere i periodi neutri per il quadriennio valgono come neutri anche per il requisito dei 30 giorni di lavoro effettivo. In particolare,

sono neutri l’aspettativa sindacale e la malattia integrata dall’azienda. La flessibilità del lavoro domestico, estremamente variabile per ore e settimane lavorabili in un trimestre, ha indotto l’Inps ad equiparare virtualmente, al requisito delle 30 giornate, un lavoro domestico prestato per almeno 5 settimane nei 12 mesi precedenti la disoccupazione, con un minimo di 24 ore lavorate in ciascuna settimana e per un complesso di 120 ore. Cumulabilità. L’indennità è parzialmente cumulabile con il servizio civile volontario; con il lavoro accessorio fino a 3.000 euro per anno civile ma è ridotta al 20% per i compensi dai 3.000 ai 7.000 euro.


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Politica 8 agosto 2015

Punti di Vista www.chiesaischia.it

9 8 agosto 2015

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REGIONE CAMPANIA Il consigliere regionale che rappresenta la nostra isola ha ottenuto due posizioni importanti per il futuro della nostra isola. Speriamo che riesca a farsi valere e risolvere i problemi infiniti dei trasporti e del commercio, laddove l’ex consigliere Domenico De Siano – anch’egli nella commissione trasporti - non è riuscito ad arrivare, seppure era in maggioranza nell’era Caldoro.

La crisi del mezzogiorno e le cause civili isolane

Maria Grazia Di Scala prende i trasporti e le attività produttive

Di Amedeo Romano

Di Franco Iacono

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a qualche settimana, e per i prossimi cinque anni, l’isola d’Ischia ha un rappresentante alla regione Campania: benché eletta all’opposizione, ha varcato la soglia del nuovo consiglio regionale l’avvocato Maria Grazia Di Scala, consigliere di Forza Italia che ha lasciato il consiglio comunale di Barano – dove sedeva da due consiliature ormai, anche qui all’opposizione – ed ha attraversato il mare.... Il consigliere Di Scala, nella riorganizzazione interna del consiglio regionale, ha chiesto ed ottenuto due posizioni importanti: è entrata nella quarta commissione regionale che si occupa di trasporti, ma prima era stata eletta addirittura segretario della commissione che si occupa di attività produttive, leggi commercio... Conosco Maria Di Scala dai tempi del liceo classico, ne riconosco il temperamento e la caparbietà, connotati che ha portato con sé avanti nel tempo, fino ad oggi... La sua presenza nell’assise regionale, dovrà sicuramente significare un punto di riferimento per le tematiche che riguardano la nostra isola d’Ischia; nonostante segga all’opposizione, Maria Grazia Di Scala non potrà non insistere con i colleghi di maggioranza per quanto attiene i temi caldi che stanno infiammando ormai da anni la nostra comunità. Ed è per questo che, soprattutto per quanto attiene la ormai annosa questione dei trasporti, l’isola non potrà non chiedere al consigliere regionale (che siede nella commissione trasporti, la stessa che fu presieduta dall’isolano Domenico De Siano, ma quando il centro destra era in maggioranza con Caldoro presidente) un impegno oltre misura, per raddrizzare le tante storture incancrenite nel settore, sottoposte a dibattiti, a censure, a richiami da parte del garante. La Di Scala di certo non dovrà ignorare il cammino fatto finora dalle associazioni e comitati di pendolari ed utenti del mare che hanno partecipato a riunioni con l’ex ormai assessore al ramo, prof. Sergio Vetrella, ed hanno inondato gli uffici di quell’assessorato, ma anche della commissione specifica e non solo, di documenti, segnalazioni, dubbi e proposte... Non credo che si possa pretendere il miracolo, ma almeno un impegno forte e deciso sulla problematica, visto che lei stessa, da avvocato, ancora oggi si rende conto cosa significa affrontare il viaggio sulle vie del mare nostrane,

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per recarsi presso il tribunale partenopeo per ragioni professionali... C’è poi la commissione attività produttive: di questo tema, ultimamente si è occupato l’attuale eurodeputato Fulvio Martusciello, uomo di punta di Forza Italia. Anche per le attività produttive, settore cardine per lo sviluppo dell’economia anche isolana: anche qui, un consigliere regionale può giocare un ruolo determinante, tenendo in debita attenzione tutte le opportunità in termini di finanziamenti ed agevolazioni che possono essere veicolate sul territorio, ovviamente ascoltando le associazioni di categoria che lavorano e ben conoscono i limiti ed i bisogni del comparto. La crisi c’è, e anche qui c’è bisogno di una boccata d’ossigeno, in termini anche di programmazione...Ruolo che il consigliere regionale, da “super partes”, può svolgere... Ovviamente, sarebbe utile dimenticare o mettere da parte le “appartenenze”: associazioni, singoli, consiglieri comunali di questo o quel comune isolano, potrebbero sfruttare al meglio la presenza di un

isolano in regione... Chi, meglio di un isolano può conoscere i desideri, le ansie, le aspirazioni dei concittadini e del suo territorio? Finora, Ischia è stata terra di conquista, dove molti continuano a mietere consensi, da tutto l’arco costituzionale ed in tutte le consultazioni sovra comunali.... Non che questa pratica sia da condannare od evitare; ma forse si potrebbe prediligere, almeno una volta, chi ha nelle vene il nostro stesso sangue, anche se, per un caso della vita, la nostra Maria Grazia ha espresso il suo primo vagito nella Capitale... Ma queste, sono confidenze personali. Allora, se ci siamo sempre lamentati che dai nostri e dagli altri, che ci hanno chiesto il consenso e sono stati eletti, non abbiamo ricevuto come isola quanto meritavamo, penso che questo sia il caso di provare ad insistere un po’ di più...almeno c’abbiamo provato... Poi, ultima considerazione, ma non meno importante: stiamo parlando di una donna che è consigliere regionale, non so se mi spiego!

Il rapporto Svimez sullo stato del Mezzogiorno, avendo “svelato” quello che tutti già sapevano, ha scatenato un putiferio, una ridda di dichiarazioni ed ha provocato la convocazione degli Stati Generali del PD per trattare lo specifico argomento. Dai Parlamentari napoletani e campani neppure una proposta di mozione, mi voglio riferire a quelli del PD, men che meno la elaborazione di qualche idea. Verrebbe da dire: ma che ci stanno a fare!? Dai tecnici e dagli economisti una sequela di tecnicalità, di grandi numeri, di confronti spesso impropri, mentre dal Presidente del Consiglio arriva la consueta, e trita, elencazione delle risorse già stanziate e non spese, senza una parola, sua, sulle responsabilità dei ritardi su Bagnoli oppure sull’Autorità di Governo, e di spesa, per il Porto di Napoli. Il “meglio” che è uscito fin ora è l’esigenza della nomina di un Ministro per il Mezzogiorno! Inascoltato, da anni continuo a ribadire che le risorse il Mezzogiorno le ha nel suo territorio e nelle sue vocazioni: Turismo, Agricoltura, Mare, Termalismo, Beni Culturali, Energie Pulite. Solo per elencare! Si tratta di “organizzarle” in un progetto di sviluppo. Parlo per la Campania: che cosa ha in più il Veneto per essere così avanti in tutti i sensi? Allora, ragioniamo: cosa impedisce (mi ci sono concretamente esercitato a quel dì!) la realizzazione di una rete di porti turistici? La nautica da diporto è una branca in eterno sviluppo, che non conosce crisi, perché i ricchi difficilmente vengono toccati dalle crisi! La “creazione” di un posto di lavoro in quel settore costa allo Stato certamente meno di quanto non sia costato per impiantare la Fiat a Melfi. L’Agricoltura, la Sentieristica, l’Archeologia “delle strutture rurali”, i Parchi

Naturali: un concerto di interventi per farne una economia ed anche per alimentare l’esportazione dei prodotti. Ma per tutto bisogna “costruire sistema”: fare gli alberghi a Pompei è addirittura ovvio, ma se non si mettono insieme il Vesuvio, le Terme di Castellamare di Stabia, fallite!, Sorrento e la Costiera, la stessa Città Napoli, si creano “cattedrali nel deserto”, perché i turisti, ammirati gli scavi, anche quelli di Ercolano, non saprebbero come trascorrere la giornata! Meraviglia che nessuno abbia parlato di Formazione Professionale: come si “formano” agricoltori moderni, pescatori, gestori di barche da diporto e di porti turistici, manutentori di Beni Culturali? Manovali idraulici elettricisti, dove imparano il mestiere? Mi fermo: ci sono tutte le condizioni per creare sviluppo ed occupazione, ma ci vogliono amministratori veri, e capaci, della Cosa Pubblica, che abbiano un’idea delle cose da fare e di come realizzarle, non Commissari Straordinari con poteri straordinari! L’Italia fu ricostruita con poteri ordinari, esercitati però da gente capace e motivata. Certo, pesa su tutto l’ipoteca della criminalità organizzata, che per molti giovani, soprattutto nelle aree urbane, rappresenta l’unica, tragica, “speranza”! Ma qui, come si sa, il problema non è solo di ordine pubblico! Già desta meraviglia come questi giovani senza speranza non abbiano dato vita ad una nostra “Primavera”, “appiccando” fuoco ai Palazzi: che non sia la criminalità… il vero ammortizzatore sociale?! Resta la dimensione strategica: Mezzogiorno d’Italia, polo nevralgico in una visione multipolare dell’Europa, che non può continuare ad essere tedesco-centrica. A questa impostazione occorre finalizzare l’iniziativa politica e poi risorse ed investimenti, individuando proprio nell’Italia una leadership sicura: Renzi Matteo sarà capace di tutto questo, il suo Partito sarà all’altezza di questo compito? Il tempo, temo, forse è già… scaduto!

2. “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” Matteo 5,23 Difficilmente nelle omelie domenicali si sente particolare attenzione su questo tema cruciale: l’amore verso il proprio fratello, verso l’altro, condizione fondamentale per costruire pace, concordia, benessere, già su questa Terra. In un contesto come quello dell’Isola d’Ischia dove si registrano migliaia, dico migliaia, di cause civili, dove migliaia di famiglie sono contro altre migliaia di famiglie, impegnando anche ingenti risorse economiche, fare di questo imperativo evangelico il fulcro della Missione di Santa Madre Chiesa è di importanza capitale. Sono convinto da sempre che il Vangelo non è un “vademecum” per l’Aldilà, bensì la guida fascinosa per vivere bene qui, su questa Terra, se solo ne osservassimo concretamente il bellissimo messaggio: ama il prossimo tuo come te stesso, “se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” Matteo 5,23 E’ tempo di abbandonare, ce lo ricorda questo grande Papa, discorsi melliflui, e rituali, e di convincersi che la Fede non ha bisogno di Miracoli o di Apparizioni, perché già è un Miracolo la perfezione del Creato! E’ tempo, soprattutto in un contesto come il nostro, alla caccia rabbiosa del profitto a qualsiasi costo ed a qualsiasi prezzo, di rileggersi quel brano del Vangelo secondo Matteo 7,6: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai eppure il Padre Vostro Celeste li nutre… Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo… non farà assai di più per voi, gente di poca fede?” Basterebbe affidarsi a queste parole per trovare addirittura la Felicità!


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Seminaristi 8 agosto 2015

Intervista di Lorenzo Russo

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ntonio dove sei stato negli ultimi venti giorni? Come ogni anno il seminario durante la pausa estiva ci propone delle attività e quest’anno a me ed altri quattro seminaristi della mia classe è stata richiesta la disponibilità per un campo di volontariato a Sighet, cittadina rumena di 41 mila abitanti ubicata nella regione della Transilvania. Che tipo di esperienza sei andato a fare? Innanzitutto è da premettere il perché di questa scelta: il nostro seminario retto dalla Compagnia di Gesù ci propone iniziative da loro promosse in tutto il mondo e proprio a Sighet, P. Massimo Nevola s.j. e P.Vitangelo Denora s.j., dal 2000 hanno deciso di mettere su un progetto chiamato Quadrifoglio che prevede il mantenimento di tre case famiglia ospitanti in tutto 29 ragazzi dai 5 ai 22 anni. Questo progetto è sostenuto anche e soprattutto dai giovani della Lega Missionaria Studenti che grazie al loro impegno fanno sì che ogni estate un folto gruppo di ragazzi europei, raggiunge il luogo del miracolo, dove da oltre 10 anni circa 30 bambini, al principio affidati alla strada, crescono circondati dall’affetto e dalle cure di famiglie del posto. Durante la permanenza estiva (tre turni da due settimane) i gruppi di volontari associano ad un intenso ritmo di lavoro nelle scuole, nelle case di accoglienza del progetto Quadrifoglio e nelle case di accoglienza per gli anziani e malati psichici, un’attività spirituale scandita nelle lodi mattutine, nella messa serale e nei momenti di condivisione. Quali sono stati i tuoi compiti? La mia attività si è svolta nella Casa del Camin de Batrani una casa per anziani all’apparenza, ma dove vengono accolti anche giovani con diverse malattie mentali che sono abbandonati dalle famiglie perché considerati un peso o una vergogna. Questa struttura è pubblica e le condizioni igienico sanitarie sono molto precarie a causa della superficialità degli infermieri che a loro detta sono sottopagati. La nostra attività in questo luogo era molto limitata per il fatto che la maggior parte dei pazienti erano affetti da malattie psichiche o diversamente abili e quindi sedati per la maggior parte del tempo. La nostra presenza però per essi era

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In missione in transilvania Il seminarista Antonio Mazzella ci racconta la sua esperienza di volontariato in Romania, fra gli anziani e i giovani disabili abbandonati dalle famiglie. “Sono andato per amare, ma alla fine ritorno ad Ischia carico di amore”

fonte di gioia, e piccole cose, che da noi sembrano ormai scontate come ad esempio le bolle di sapone - tenevano tutti in allegria. Le attività che abbiamo proposto erano semplici: disegni da colorare, giochi con la palla, balli di gruppo, lavoretti con la carta e la pittura o semplici braccialetti da intrecciare. Non sono mancate le visite a coloro che erano nel letto portando oltre che un sorriso, qualche caramella o un succo fresco tanto gradito. Cosa ti sei portato ad Ischia dopo questo viaggio? Per tutto il campo sono stato guidato dalla parole del Vangelo di Matteo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.”(Mt 10,8) parole che il Signore rivolge ai suoi discepoli prima di inviarli in missione. Sono grato al Signore per quanto mi ha dato in questo viaggio. A volte quando si parte per fare del volontariato si ha la pretesa di portare o donare qualcosa all’altro ma in realtà chi davvero fa esperienza di missione si accorge che il primo a ricevere è proprio lui. Quanto è importante per un seminarista fare questo genere di esperienze? Per chi vuole vivere una Vita alla sequela del Signore e quindi vivere quotidianamente alla luce del suo Vangelo, deve necessariamente vivere una vita missionaria. “La Chiesa è per sua natura missionaria” ci ripete il Santo Padre Francesco, ma missione non è partire per un paese lontano ma vuol dire uscire, portare la buona notizia a chi ancora non ha sperimentato l’Amore del Signore e questo possiamo farlo ovunque. Ora un po’ di riposo prima del nuovo anno in seminario? Ti vedremo un po’ di più ad Ischia? Sicuramente questo mese sarà dedicato un po’ al riposo e al recupero delle energie in vista del nuovo anno di seminario che parte subito in salita con gli annuali esercizi spirituali e poi la ripresa degli studi, quindi ne approfitto per fare qualche bagno e godermi la nostra splendida isola nei momenti più alti della sua bellezza.

11 8 agosto 2015

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Assistenza psichiatrica: cancellazione in corso… Di Isabella Marino

C'

è voluto poco, alla fine. Solo pochi mesi per stravolgere e tradire un progetto di salute e di umanità iniziato 18 anni fa nel deserto dell’assistenza psichiatrica in Campania. Ci si sono messi d’impegno, a Monteruscello, dove con l’alibi della “razionalizzazione” avevano già drasticamente ridimensionato i servizi territoriali della Salute Mentale tre anni fa. Operazione riuscita, nonostante le riserve e le preoccupazioni espresse da operatori, cittadini e una richiesta di spiegazioni dei sindaci. La direzione dell’Asl li aveva ignorati e in rigoroso silenzio era andata avanti a tagliare, ridurre, chiudere. Oltre non si poteva spingere…Sembrava così, allora. Impensabile immaginare che si potessero toccare Villa Orizzonte e le altre strutture che l’avevano seguita. Quello era l’argine che non si poteva intaccare. La pedina essenziale che qualificava l’intero sistema, da preservare ad ogni costo. Ma i vertici dell’Azienda sanitaria non hanno considerato intangibile neppure l’argine. In nome di un risparmio su cui prima o poi si dovrà fare luce, si decise di trasferire la Sir dalla sede in cui era nata, perfino osteggiata. E dove poi era cresciuta come casa, luogo di convivenza e di condivisione quotidiana della famiglia, formata dai residenti e dagli operatori che li assistono e sostengono in ogni loro esigenza. Con un impegno che è sempre andato molto oltre gli obblighi dettati dal contratto di lavoro. Un’esperienza virtuosa, la Sir ischitana, che aveva fatto da apripista e da modello a tutte le altre fiorite in Campania. Per la coesione della comunità dei residenti, per le relazioni sempre più strette e proficue con la comunità di Barano e dell’intera isola, per i risultati evidenti di una riabilitazione che, quando quei “residui manicomiali” approdarono a Ischia, sembrava assai difficile, se non impossibile da conquistare. Tutto cambiato in un pomeriggio

La Sir ischitana fino a qualche anno fa era un fiore all’occhiello della Regione Campania, portata come esempio positivo e di apripista in altri territori regionali, perché modello di integrazione con il territorio, con i residenti della zona, con la comunità parrocchiale. Son bastati pochi mesi per stravolgere tutto…

d’estate. Sotto gli sguardi sgomenti dei cittadini che presidiavano l’ingresso di Villa Orizzonte per impedire che si consumasse l’irrimediabile. I residenti, già angosciati dallo sgombero della loro casa, dovevano pensare di uscire per una semplice passeggiata, ordinò l’Asl. Ma la meta non era la spiaggia, né il parco. Era un ex albergo di Casamicciola, “Villa Stefania”, al suo secondo piano neppure ritinteggiato. Senza spazi esterni, senza cucina, senza una sala per le attività comuni. Senza l’affaccio familiare sull’orizzonte, sostituito dalla vista di muri scrostati e di uno sperone di roccia che fa paura ogni volta che piove. Non c’erano neppure le autorizzazioni e le carte giuste perché quella fosse la loro “nuova” residenza. Lo avrebbero riconosciuto vari organi giudiziari, grazie all’azione intentata dal Vescovo Lagnese, dai Comuni isolani e dal Comitato di Cittadinanza Attiva per restituire una casa adeguata e sicura a quei dieci uomini e donne che si senti-

vano ormai “pullicini sperduti”. E’ il giudice a ordinare all’Asl di trovare un’altra sistemazione a Ischia a quelle persone. Passano altre settimane, inutilmente, poi un incendio obbliga a lasciare Villa Stefania. E inizia il calvario della provvisorietà, degli spostamenti continui, dell’incertezza perfino su chi debba farsi carico dei bisogni primari di quei residenti di una Sir che l’Asl decide di chiudere, perché a Ischia non ce n’è più bisogno! Cancellati 18 anni di vita comunitaria, di integrazione nel territorio, di progressi medico-assistenziali-riabilitativi: una garanzia

presente e futura per la comunità isolana. E cancellata la famiglia di Villa Orizzonte, approdo sicuro per vite salvate dall’annientamento. Ma tutto questo può essere spazzato via con un tratto di penna e qualche firma in calce a fredde sintesi burocratiche? E ignorando sistematicamente istanze, proposte, preghiere, mobilitazione di un’intera comunità? In nome di quale progresso, progetto terapeutico, tutela del diritto fondamentale alla salute? A tutto questo a Monteruscello non rispondono. Ma all’isola il loro silenzio imperioso non può bastare…

Giovedì 13 agosto alle ore 21:00 in piazza san Rocco a Barano, in occasione dei festeggiamenti del Santo, la parrocchia ha organizzato una serata per rimarcare il vissuto della salute mentale in quest’ultimo anno, con lo spostamento dei fratelli del Sir da Villa Orizzonte a Villa Stefania. Verrà il dott. Francesco Blasi, psichiatra dell’Asl Napoli1, che potrebbe essere considerato un discepolo di Basaglia. La serata è organizzata col contributo del comitato di cittadinanza attiva. Vi invitiamo tutti a partecipare.


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Made in Ischia 8 agosto 2015

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13 8 agosto 2015

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L’ISOLA CHE PRODUCE, L’ISOLA CHE LAVORA

Artigiani del legno

Pochi segnali di ripresa e la

possibile una via di uscita da una crisi cronica?

sta solo nel Sistema Ischia

fiducia, se possibile, ripo-

seconda parte

Di Francesco Mattera

R

iprendiamo il colloquio con i nostri amici falegnami di Ischia, con un ulteriore approfondimento sulla crisi che da alcuni anni investe in maniera piuttosto pesante questi artigiani. Intanto la prima parte uscita la settimana scorsa su KAIRE ha già suscitato una buona attenzione sulla categoria, e nei rappresentanti della stessa. I commenti raccolti a volo da alcuni lettori del nostro giornale, da me stesso che scrivo, ma anche da persone di mia fiducia, sono positivi in merito, ovviamente, all’analisi fin qui compiuta sulle cause vecchie e nuove di questa situazione non certamente edificante per i nostri amici falegnami. Ci siamo lasciati con la possibile idea di un consorzio che riunisse un buon numero di falegnami per la sola funzione di acquisto dei materiali, allo scopo di ridurre i costi per legno ed altri materiali necessari alla lavorazione. Riduzione di costi necessaria per acquisire una maggiore competitività rispetto alle aziende industriali, e quindi con la possibilità di attrarre di più i potenziali clienti con dei prezzi più bassi e abbordabili specialmente per le famiglie con minori disponibilità economiche. I nostri amici ci hanno risposto confermando l’utilità e la positività dell’idea, ma hanno contrapposto un ostacolo a dir poco insormontabile, nella scarsa propensione degli ischitani all’associazionismo. Altro elemento uscito fuori dalla discussione è la congiuntura economica sfavorevole, la scarsa circolazione di moneta, i redditi bassi dei potenziali clienti e la incertezza di conservare il posto di lavoro per i capofamiglia. Il difficile rapporto ad esempio tra albergatori e lavoratori per quanto riguarda salari e modalità di corresponsione degli stessi che non danno serenità alle

famiglie e quindi l’abbandono di progetti di migliorare le case non nuovi infissi, nuovi mobili artigianali e di qualità, ecc. Bene, care lettrici e lettori di KAIRE, riprendiamo la nostra conversazione con i nostri artigiani del legno, da questo punto. Sarà anche come dici tu, caro Catello, ma quando c’è crisi bisogna attrezzarsi per superarla, occorre lavorare anche di fantasia, analizzare bene tutte le possibili soluzioni ed organizzarsi. I tempi moderni esigono tutto questo. Non è possibile ripiegarsi su se stessi e non fare nulla. Ecco, in una possibile riorganizzazione della categoria, riunirsi insieme per acquistare meglio ed a prezzi più bassi, collaborare all’interno del gruppo anche con scambi di materiali e altro ancora, non potrebbe portarvi dei vantaggi? (tutti concordi!): “Certo, noi non disconosciamo la bontà dell’idea di consorziarci, o almeno di costituire un gruppo di acquisto per essere più competitivi. Diciamo solo che non è una cosa facile e che se pure riuscissimo a farlo, da sola come iniziativa non basterebbe”. Amici, perdonatemi se insisto, ma se vogliamo, in questo caso io devo e voglio fortemente svolgere anche un ruolo di stimolo nei vostri confronti ed anche con i nostri lettori, e possibilmente accendere un dibattito su queste problematiche, magari anche alla distanza. Altrimenti non vi avrei proposto questo incontro. Dunque, in tale prospettiva, non pensate che sarebbe di grande utilità incominciare a dialogare con la popolazione. Lanciare messaggi…, ecco in una parola attivare una operazione di VERA E SANA COMUNICAZIONE con tutta la popolazione della nostra isola? Gianni: “Non capisco bene cosa tu voglia intendere per comunicazione! Ma se vuoi riferirti alla richiesta

di farci lavorare, non vedo in che modo e con quali argomenti dialogare con la popolazione, tutti sanno che ad Ischia isola esistono dei falegnami, quindi…” Non è esattamente questo che intendevo. Non pensate ad esempio che unendovi in una libera associazione potreste instaurare un dialogo diretto con gli ischitani, per dire ad esempio: “ascoltateci, noi esistiamo, siamo bravi a lavorare il legno, sappiamo fare cose belle e di qualità, metteteci alla prova, non usate la scorciatoia della grande distribuzione, non diventate una rotella di quel sistema che impoverisce la nostra società e rende tutte le case uguali, ma senza troppa qualità e poche garanzie!”. Cosa pensate di tutto ciò? (tutti, ma dopo un dibattito animatissimo parla per tutti Maurizio!): “Ci stiamo rendendo conto dell’utilità di questo incontro con te, e ti ringraziamo sinceramente! Se ho capito bene noi si dovrebbe uscire allo scoperto, non rintanarci nelle nostre officine, ma organizzarci per attirare l’attenzione della gente. Io penso, e sono convinto che ciò sia condiviso da tutti, che questa può essere una buona strada da percorrere. Ovviamente ci vuole tanta buona volontà ed anche una guida affidabile per indicarci le cose da fare, come strutturarci, ecc.!” Forse è giunto il momento per voi artigiani del Legno di rimboccarsi le maniche, entrare nei gangli della società, rendervi visibili con argomenti seri. Una buona idea potrebbe essere quella di una vostra presenza, per quanto possibile, agli eventi più importanti dell’isola. Ad esempio anche con un campionario espositivo di vostre realizzazioni e riconducibile, caso per caso, ad un’azienda artigiana del vostro sodalizio. Cosa ne pensate? Massimo: “Sono tutte idee bel-

lissime e per quanto mi riguarda dovremo, tutti noi, comprendendo anche quelli che oggi non sono presenti a questo incontro, ragionarci sopra in maniera seria. Ma vorrei capire cosa intendevi poc’anzi quando dicevi di entrare nei gangli della società…” “E’ molto semplice: Partecipare attivamente a tutte le cose positive che avvengono sulla nostra isola, proponendosi e non aspettando di essere chiamati. Per questo è importante organizzarsi in un’associazione. Badate bene che anche i singoli artigiani possono fare le stesse cose - ed un esempio vi viene da altre categorie artigianali già operanti sull’isola - ma pensate quanta più forza e quanti più argomenti può avere un gruppo unito nelle idee e nei propositi, rispetto ad un singolo! Ovviamente ognuno di voi rimarrebbe autonomo nella conduzione della propria azienda. (Tutti!): “Pensiamo che sia veramente giunto il momento di metterci alla prova! Ragioneremo sicuramente su queste cose. Almeno abbiamo un abbozzo di idea su cui lavorare!” Visto che abbiamo accennato alla comunicazione, e questo servizio vi da l’opportunità di iniziare in tale pratica, cosa vorreste chiedere alla gente di Ischia? C’è una categoria particolare a cui vorreste rivolgervi? (Gianni): “Penso che la cosa più semplice da chiedere alla gente comune è quella di tenerci in più grande considerazione. Di chiederci le cose, anche quando la prima idea è quella di andare in terraferma per risparmiare. Spesso poi questo risparmio è una chimera, in quanto la scarsa qualità fa poi emergere mille difetti che spesso poi siamo chiamati noi a riparare. Non è meglio ragionare su tutto, anche sul prezzo, sulle modalità di pagamento e così venirci incontro reciprocamente? Da un lato loro che ci darebbero più fiducia,

dall’altro noi che veniamo incontro quanto più possibile alle loro necessità, anche economiche. Noi, ma anche altre categorie, dovremmo sperare in un autentico SISTEMA ISCHIA!” Vuoi dirmi la tua – la vostra idea di SISTEMA ISCHIA? “Certo! è quell’idea non troppo fantastica ma reale, secondo la quale tra le varie categorie imprenditoriali c’è più raccordo, più sensibilità e attenzione, in una parola più integrazione. Faccio un esempio: Se un muratore commissiona degli infissi in terraferma, la stessa cosa potremmo fare noi quando abbiamo bisogno di un muratore! Ma a vantaggio di chi? Se per l’abbigliamento si va a Napoli, per quale motivo poi un commerciante di abbigliamento non dovrebbe fare la stessa cosa per le sue necessità. Ecco, SISTEMA ISCHIA vuol dire guardare in casa nostra e ragionare con i nostri interlocutori. Trasferiamo tutto questo ragionamento anche nei settori produttivi dell’isola più importanti - l’imprenditoria alberghiera, della ristorazione, ecc.,- ed ecco che esce fuori la categoria a cui particolarmente vorremmo rivolgerci.” Un esempio concreto? “Succede spesso che vediamo ditte artigiane anche dal nord Italia venire ad Ischia e rifare completamente arredi interni ad alberghi, negozi, ristoranti ed anche case private. Nemmeno si sognano di interpellarci, e quando lo fanno e in rari casi ti affidano un lavoro, diventa più arduo incassare il giusto prezzo pattuito che non fare il lavoro stesso. Si rischia di divenire - noi – quelli che finanziano le loro attività con il nostro credito dilatato a loro piacimento…!” Mi confermate quindi che occorre assolutamente più comunicazione da parte vostra, più dialogo con tutti, e più sensibilità da parte delle categorie produttive? (Tutti in coro): “Lo confermiamo e ne siamo convinti!”

E la politica? (anche qui tutti, con unanimità di espressioni!): “Meglio non affrontare questo argomento, specialmente sul fronte delle tasse locali che ci stanno ammazzando!” Per finire, voi sapete che questo è il giornale della Diocesi di Ischia. Quindi è l’organo di stampa ufficiale del nostro Vescovo, padre Pietro Lagnese, in nome e per conto del quale io sono venuto da voi. Datemi un messaggio da consegnargli! (Gianni in nome di tutti): “Innanzitutto vogliamo ringraziarlo per questa attenzione che tramite la tua persona ha voluto riservarci. Poi, visto che dobbiamo comunicare, come dici tu e noi siamo d’accordo, vorremmo che S.E. il Vescovo Pietro sensibilizzasse i parroci dell’isola, quando ad esempio devono fare i banchi nuovi per le varie chiese, a chiedere il preventivo alla ditta più vicina, e non rivolgersi subito a ditte forestiere. Ecco, che il dialogo con noi avvenisse ed iniziasse proprio dalle nostre parrocchie”. Bene, cari amici artigiani del legno di Ischia, messaggio inviato! E un eventuale incontro con Padre Pietro? “Noi siamo pronti, se ci chiama andiamo subito!” Chiudiamo qui, cari lettori di Kaire, non senza aver lanciato il nostro motto: questo è KAIRE, questo è MADE IN ISCHIA! Una coda simpatica: sta diventando anche il motto del nostro direttore - Lorenzo Russo - che saluto con ogni affetto possibile, invitandolo a proseguire su questa strada ed invitando su di essa tutti i collaboratori ed amici del nostro giornale. Francesco Mattera Nota dell’autore: “Nella prima parte sono comparsi alcuni refusi e periodi strutturati in maniera errata. Il tutto dovuto alla fretta di inviare il pezzo all’ultimo momento, che non ha consentito una revisione efficace del testo. Chiedo scusa ai lettori, con la promessa di una maggiore cura dei dettagli di scrittura.”


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Vita francescana 8 agosto 2015

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8 agosto 2015

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LA FESTA DEL PERDONO DI ASSISI Dalla Redazione

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a maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, costruita su interessamento di S. Pio V a partire dal 1569 e che sorge a circa quattro chilometri da Assisi, racchiude tra le sue mura l’antica cappella della Porziuncola, legata alla memoria di San Francesco d’Assisi. Oggi sulla sua facciata c’è un affresco raffigurante l’istituzione del Perdono di Assisi, opera di G. F. Overbek di Lubecca (1829-1830), il quale ha così voluto decorare quell’insigne luogo. COME NASCE IL “PERDONO D’ASSISI”? Proprio alla Porziuncola il Santo d’Assisi ebbe la divina ispirazione di chiedere al papa l’indulgenza che fu poi detta, appunto, “della Porziuncola o Grande Perdono”, la cui festa si celebra il 2 agosto. È il diploma di fr. Teobaldo, vescovo di Assisi, uno dei documenti più diffusi, a riferirlo. San Francesco, in una imprecisata notte del luglio 1216, mentre se ne stava in ginocchio innanzi al piccolo altare della Porziuncola, immerso in preghiera, vide all’improvviso uno sfolgorante chiarore rischiarare le pareti dell’umile chiesa. Seduti in trono, circondati da uno stuolo di angeli, apparvero, in una luce sfavillante, Gesù e Maria. Il Redentore chiese al suo Servo quale grazia desiderasse per il bene degli uomini. S. Francesco umilmente rispose: “Poiché è un misero peccatore che Ti parla, o Dio misericordioso, egli Ti domanda pietà per i suoi fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”. LA RICHIESTA A PAPA ONORIO III Alle prime luci dell’alba, quindi, Francesco, prendendo con sé solo frate Masseo di Marignano, si diresse verso Perugia, dove allora si trovava il Papa. Sedeva sul soglio di Pietro, dopo la morte del grande Innocenzo III, papa Onorio III, uomo anziano ma molto buono e pio, che aveva dato ciò che aveva ai poveri. Il Pontefice, ascoltato il racconto della visione dalla bocca del Poverello di Assisi, chiese per quanti anni domandasse quest’indulgenza. Francesco rispose che egli chiedeva “non anni, ma anime” e che voleva “che chiunque verrà a questa chiesa confessato e contrito, sia assolto da tutti i suoi peccati, da colpa e da pena, in cielo e in terra, dal dì del battesimo infino al dì e all’ora ch’entrerà nella detta chiesa”. Si trattava di una richiesta inusitata, visto che una tale indulgenza si era soliti concederla soltanto per coloro che prendevano la Croce per la liberazione del Santo Sepolcro, divenendo crociati. Il Papa, infatti, fece notare al Poverello che “Non è usanza della corte romana accordare un’indulgenza simile”. Francesco ribatté: “Quello

Si tratta di un’indulgenza plenaria che può essere ottenuta in tutte le chiese parrocchiali e francescane dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del 2 e tutti i giorni dell’anno visitando la Chiesa della Porziuncola di Assisi dove morì San Francesco. Il Poverello ottenne l’indulgenza da papa Onorio III il 2 agosto 1216 dopo aver avuto un’apparizione presso la chiesetta

Il perdono d’Assisi cos’è e come funziona

In pellegrinaggio con Pietro da Ischia Ponte a Forio Di Silvia Pugliese

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che io domando, non è da parte mia, ma da parte di Colui che mi ha mandato, cioè il Signore nostro Gesù Cristo”. Nonostante, quindi, l’opposizione della Curia, il pontefice gli accordò quanto richiedeva (“Piace a Noi che tu l’abbia”). Sul punto di accomiatarsi, il Pontefice chiese a Francesco – felice per la concessione ottenuta – dove andasse “senza un documento” che attestasse quanto ottenuto. “Santo Padre, rispose il Santo - a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. L’indulgenza fu ottenuta, quindi, “vivae vocis oraculo”. QUANDO VENNE ISTITUITA UFFICIALMENTE? Il 2 agosto 1216, dinanzi una grande folla, S. Francesco, alla presenza dei vescovi dell’Umbria con l’animo colmo di gioia, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data,

per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie del tempietto francescano. Nel 1279, il frate Pietro di Giovanni Olivi scriveva che “essa indulgenza è di grande utilità al popolo che è spinto così alla confessione, contrizione ed emendazione dei peccati, proprio nel luogo dove, attraverso san Francesco e Santa Chiara, fu rivelato lo stato di vita evangelica adatto a questi tempi”. IN QUALI GIORNI SI PUÒ OTTENERE IL “PERDONO D’ASSISI”? Nel santuario della Porziuncola, ad Assisi, grazie anche ad uno speciale decreto della Penitenzeria Apostolica datato 15 luglio 1988 (Portiuncolae sacrae aedes) si può lucrare l’indulgenza, per sé o per i propri defunti, alle medesime condizioni, durante tutto l’anno, una sola volta al giorno. Mentre in tutte le chiese parrocchiali e le chiese francescane sparse nel mondo si può lucrare dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2 agosto di ogni anno.

a marcia per il perdono è stata molto sentita. I pellegrini che insieme al vescovo Padre Pietro son partiti da Ischia Ponte, erano numerosi, e altrettanto numerosi quelli che si sono uniti durante il cammino. Subito è iniziata un’intensa preghiera fatta di canti gioiosi che trascinavano nella lode tutti i partecipanti. I tanti passanti, per la maggior parte turisti, si fermavano incantati a guardare, e chiedevano dove si dirigesse quella festosa carovana, che camminava ordinata e svelta, come un gregge di pecorelle che seguono solerti il proprio pastore, nella persona di Padre Pietro che, accompagnato da due fiaccole, guidava il cammino con la croce tra le mani. E in men che non si dica, si è superata la prima salita, e si è giunti alla prima sosta, la chiesa di Sant’Antonio a Casamicciola, dove i pellegrini sono stati accolti dalla comunità che amorevolmente per loro aveva preparato in abbondanza vivande e bevande per riprendersi dalla prima grande tappa di questa faticosa ma bellissima notte. I pellegrini, infiammati e rinvigoriti, hanno proseguito la marcia, fronteggiando prontamente anche gli imprevisti che si presentavano: non tutti riuscivano a sentire il megafono e seguire la preghiera del rosario, ma è subito partito un eco, a turno i pellegrini sentivano la voce guida e ripetevano a gran voce per permettere anche a chi era più lontano dal megafono perché si pregasse tutti insieme. Si è giunti così alla basilica di Santa Restituta a Lacco Ameno, dove era stato predisposto un ricco banchetto con tanto di anguria per rifocillare i pellegrini. Il parroco Don Gioacchino ha ricordato che il cammino della perdonanza di Assisi, così come il cammino di quella notte, è metafora della vita, con tanto di salite, discese, soste, momenti di riposo e di stanchezza.

Per il secondo anno la Diocesi di Ischia ha vissuto questa esperienza alla presenza del vescovo. I pellegrini, partiti la sera del 1° agosto dalla Chiesa dello Spirito Santo ad Ischia Ponte, sono arrivati all’1.30 del 2 agosto alla Chiesa di San Francesco D’Assisi a Forio, dove si è celebrata la Santa Messa.

Il cammino è poi ripartito, più spedito che mai sotto la guida del passo solerte di Padre Pietro, che per l’occasione indossava un insolito ma simpatico paio di scarpe di ginnastica. Intanto si alternava la recita del rosario con il canto di lode, animato volta per volta dalle varie parrocchie e dai vari movimenti e carismi della nostra diocesi. In particolare è stato molto emozionante il tratto del bosco di Zaro dove si è cantato festosamente invocando il nome di Maria come mamma di tutti i pellegrini e di tutti coloro che

sono desiderosi di essere ricolmati della Misericordia del Padre. Ultima tappa: la chiesa di San Francesco di Paola a Forio, dove si è vissuto un momento forte e inaspettato di lode a Gesù davanti al tabernacolo. E finalmente l’arrivo alla chiesa di San Francesco D’Assisi, nel cuore di Forio, dopo quasi 5 ore di cammino, stanchi, affaticati dal grande caldo, ma felici e desiderosi di vivere il mistero dell’Eucarestia, nonostante l’ora e la stanchezza. Andrea Di Massa


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Parrocchie

Parrocchie 8 agosto 2015

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Di Rosa Vuoso

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festeggiamenti per la festività di Sant’Alfonso Maria De Liguori al Vatoliere sono stati quest’anno un’esperienza di famiglia: un’esperienza intensa, impegnativa, a cui la parrocchia non si è tirata indietro. Le emozioni non sono mancate, e nemmeno le gioie: dall’Adorazione Eucaristica preparata dai giovani della parrocchia, alla serata giochi coi bambini; dalla processione per le vie del paese, alla serata festosa preparata dal comitato festa e animata dallo spettacolo organizzato dai giovani e giovanissimi della parrocchia. Insomma giornate vissute a pieno e insieme! Il punto focale però è stata senz’altro la Santa Messa domenicale presieduta dal nostro vescovo Mons. Pietro Lagnese, che non ci ha fatto mancare la sua presenza e il suo sostegno. La liturgia del giorno voleva che ricordassimo che il nostro è un Dio paziente e premuroso, che anche quando ci ribelliamo o lamentiamo, ci è vicino e ci consola, nonostante noi spesso non lo capiamo. Padre Lagnese ci ha però ricordato che “occorre che ognuno faccia la propria parte, offra ciò che ha”. Il Vangelo ci ricordava del Pane Vero, e il Vescovo ci ha spiegato che c’è un pane che toglie la fame! “Cercate quindi non un cibo che non dura, ma quello per la Vita Eterna: Gesù. Sant’Alfonso - ha poi ricordato Lagnese - all’inizio non metteva Dio al primo posto, ma la sua carriera; poi però ha toccato il fondo, ha avuto una crisi Benedetta da Dio! E’ stato un momento di rinascita!” Ci ha poi augurato: “per ognuno c’è bisogno di una rinascita: per ogni persona, sacerdote, comunità, per essere Uomini Nuovi, per farci raggiungere e rinnovare da Lui”. Diceva Sant’Alfonso: “Ottura le orecchie quando qualcun altro ti parla di qualcuno che non sia Gesù Cristo”. Alfonso si è aperto a Dio e ha lasciato tutto per donare la sua vita a Lui: ha capito che solo Gesù conta! Padre Lagnese ha infine fatto un meraviglioso augurio alla nostra comunità: “Cosa dobbiamo fare? vi chiederete ora...nulla. Solo credere, fidarci. Confidare nel Signore: affinché sappiamo affidarci all’opera che Dio sta compiendo, certi che Lui vuole fare cose Nuove e Sante”.

Al Vatoliere un’esperienza di famiglia guardando Sant’Alfonso

8 agosto 2015

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PARROCCHIA NATIVITA’ DI MARIA SS. – DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

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PARROCCHIA DI SANTA MARIA ASSUNTA – DECANATO DI ISCHIA Di Silvia Pugliese

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in da giovane Fra Umile, veniva ad Ischia a chiedere aiuto per i poveri. Coinvolti dal suo spirito caritatevole, un gruppo di persone, ogni 17 del mese, giorno di San Pasquale, raccoglievano e portavano offerte a Portici, dove lui le avrebbe distribuite tra i poveri. Era chiamato il “Telegrafo di Dio” perché leggeva i cuori, bacchettava chi non si era confessato e sapeva dare i giusti consigli e allontanare da situazioni che poi si sarebbero rivelate pericolose o infruttuose. È morto il 3 marzo 1990, e da allora ogni 3 del mese, in forma privata i devoti di fra umile si recano in pellegrinaggio sulla sua tomba. Ma dal febbraio 2008 è stato istituito un gruppo di preghiera, composto da circa 300 persone tra Ischia e Procida, di cui Raffaella è capogruppo. Una signora della nostra parrocchia, negli anni ‘60 desiderava andare in pellegrinaggio da San Pio, ma all’epoca non era così facile spostarsi. Una notte la signora, triste per non poteva raggiungere San Giovanni Rotondo, sognò San Pio che le consigliava di andare da suo fratello Fra Umile al Granatello, nella vicina Portici. La signora obbedì e quando si presentò da Fra Umile, questo la riconobbe come “quella mandata da Padre Pio”. Ma tanti sono i racconti delle persone dell’isola, che in tanti modi sono stati aiutati dalla sua preghiera e dai suoi saggi e ispirati consigli, motivo per cui Fra Umile raccoglie tanti fedeli ad Ischia. Raffaella è entrata a far parte del gruppo di preghiera nel 2010, quando, in pellegrinaggio da Fra Umile, chiese preghiera affinché suo marito trovasse un lavoro migliore. La sua preghiera fu esaudita e tornò in pellegrinaggio per ringraziare; per caso le fu consegnato uno scatolo pieno di figurine di Fra Umile che in breve tempo distribuì ad Ischia. Dopo poco fu nominata capogruppo. Da allora ogni 17 del mese in parrocchia si celebra la S.Messa per fra Umile, secondo le indicazioni di Valentino di Cerbo, il vescovo di Alife Caiazzo, responsabile della causa di beatificazione. E lo scorso giovedì, la comunità ha ospitato Don Cesare, assistente spirituale dei gruppi, circa 20 in tutta Italia, e il suo aiutante Don Giuseppe Oropallo, la nipote di Fra Umile, Lella D’Onofrio e suo marito. Durante la messa Don Cesare ha ricordato le doti di Fra Umile, proteso verso Gesù Eucarestia, la Confessione e le Opere di Carità. Ha rivelato le grandi difficoltà nella causa di beatificazione di Fra Umile, un frate semplice, votato all’umiltà come voleva dimostrare il nome da lui scelto. Se fosse stato un vescovo o un cardinale, sarebbe stato molto più facile, ma proprio questa semplicità, fece sì che fosse tanto amato in vita. Dopo la messa il gruppo di fra Umile, si fermato con la comunità, offrendo un ottimo rinfresco, preparato con amore, per un momento di spontanea e inaspettata condivisione, per sapere di più di quell’uomo, che ogni 17 del mese vediamo ai piedi dell’altare, ma che, fino ad oggi, quasi non conoscevamo!

Il 23 giugno nella parrocchia di Santa Maria Assunta ad Ischia Ponte si è vissuto un momento di festa con la comunità di preghiera Fra Umile Fidanza. Raffaella Volino, capogruppo della comunità di Ischia e Procida, ci racconta del Servo di Dio Fra Umile, e di come il frate semplice, ha tanti devoti sulla nostra Isola.

Fra umile fidanza, il telegrafo di Dio


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BIBLE WORKS Una parola per la Bibbia 8 agosto 2015

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STUDI BIBLICI

I santuari di Israele

il santuario del deserto Di don Cristian Solmonese

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rima che Israele si stabilisse nella terra promessa, ha conosciuto, secondo il racconto biblico, un pellegrinare di 40 anni nel deserto. In questo periodo, non potendo avere fissa dimora, Israele ha conosciuto anche un santuario “mobile”, del deserto. Aveva due componenti essenziali: la tenda e l'arca. Per influsso della Volgata, che traduce “tabernaculum”, si usa spesso il temine italiano “tabernacolo”. a) Tenda: è il santuario di Israele nel deserto secondo la Bibbia. Il suo nome è “tenda della riunione” o “tenda di incontro” (Es 29,12-13; 30,36). È il luogo dove Yahveh parla “faccia a faccia” a Mosè (Es 33,11), gli fa rivelazioni “bocca a bocca” (Nm 12,8). Sono affermazioni della tradizione più antica che mette l'accento sull'aspetto oracolare (Es 33,7). La tradizione più recente, la sacerdotale, conserva lo stesso nome ma di preferenza la chiama mishkan = dimora, che in antico designava la dimora del nomade, cioè la tenda; per mishkan del nomade cfr Nm 24,5; per dimora di Dio cfr Es 25,9; per il verbo shakan, da cui il sostantivo deriva, cfr Es 29,44-45. Tale termine è stato scelto per indicare il modo di stare in terra da parte di Yahveh che è nei cieli; il tema, prolungato, arriva alla shekinah del giudaismo e a Gv 1,14. La presenza divina per la tradizione sacerdotale è stabile. Non così per la tradizione elohista: presenza manifestata dalla nube che discende e risale (Es 33,9; Nm 12,4-10). Si tratta quindi di una visita più che di un soggiorno. Per la tradizione sacerdotale invece la nube copre il mishkan, Es 40,34-35 (cfr il prolungamento del tema in Lc 1,35). La nube indica il luogo, la durata e la fine dell'accampamento di Israele (Nm 9,15-23); è al centro dell'accampamento (Nm 2,2.17) con esigenze di mondezza (Nm 5,2-4), mentre esso era fuori dell'accampamento per la tradizione elohista (Es 33,7-11; Nm 11,24-30). I testi antichi non parlano della sua forma e del suo arredamento. La tradizione sacerdotale presenta la tenda come voluta da Yahveh (Es 26,30) e come costruita da Mosè (Es 36,8-38). Si tratta di una descrizione ideale che ha come modello il tempio di Gerusalemme. Tuttavia il fatto della tenda era ancorato fortemente nella tradizione del passato come santuario portatile, adatto al periodo nomadico di Israele. C'è analogia nella qubbah preislamica: piccola tenda sacra, in cuoio rosso in cui erano gli idoli

in pietra della tribù; era portata a dorso di cammello nelle processioni e in guerra, durante la quale vi prendeva posto una bella ragazza per incoraggiare i combattenti; era drizzata accanto alla tenda dello sceicco e considerata luogo oracolare. Diodoro Siculo parla di qubbah per Cartagine; presente anche a Palmira, sulla via carovaniera a NE di Damasco, in un bassorilievo colorato in rosso (sec. I dC). In Nm 25,8 si trova il nome qubbah, però non è chiaro il rapporto con la “tenda della riunione” del verso 6. L'ultima menzione della tenda si ha in Nm 25,6 eretta nella steppa di Moab prima dell'ingresso nella Terra Promessa. Alcuni testi (Gs 18,1; 19,51; Sal 78,60) la ricordano a Silo, ma sono recenti; del resto a Silo in realtà vi era un tempio. La tenda di 2Sam 6,17 dev'essere stata di David. Testi delle Cronache (1Cr 16,39; 21,29; 2Cr 1,3-6) mettono la “tenda di riunione” per i tempi di David e Salomone sulla bamah di Gabaon: forse sono testi dovuti alla preoccupazione teologica di unire il nuovo culto di Gerusalemme all'antico di carattere mosaico. b) Arca dell'alleanza: secondo la tradizione sacerdotale la tenda era destinata ad ospitare l'arca della testimonianza (aron ha-edut: Es 26,33; 40,31). Il vocabolo “testimonianza” richiama le “tavole della testimonianza”, cioè le tavole della legge ricevute da Mosè (Es 31,18) e depositate nell'arca (Es 25,16; 40,20). Da qui l'affermazione che anche la tenda è “tenda della testimonianza” (Nm 9,15; 17,22). Solo

la tradizione sacerdotale descrive l'arca: Es 25,10-22 (ordine di Yahveh); Es 37,1-9 (esecuzione). È una cassa, coperta di oro, con al di sopra una lastra di oro; è il kapporet = propiziatorio, espiatorio (Rm 3,24-26). Secondo Dt 10,15 Mosè pose le tavole del Decalogo nell'arca il cui trasporto era affidato ai leviti; per questo l'arca si chiamava aron ha-berit = “arca dell'alleanza” per il motivo che conteneva le “tavole dell'alleanza” che Yahveh aveva stretto con il suo popolo (Dt 9,9). Il Deuteronomio non mette l'arca in relazione con la tenda. Si è voluto concludere che i testi hanno riportato al soggiorno del deserto un'arca cultuale mutuata dai cananei dopo l'ingresso nella Terra Promessa. In proposito però bisogna notare tre fatti: per il testo antico di Nm 10,33-36 (il versettoo 34 è recente) l'arca precede Israele alla partenza dal Sinai; secondo Nm 14,44 Israele fu sconfitto perché non accompagnato dall'arca; infine secondo Gs 3-6 l'arca è inseparabilmente legata all'ingresso nella Terra Promessa. La conclusione è evidente. L'arca ha avuto una storia più lunga di quella della tenda. Si trova a Gilgal (Gs 7,6) poi viene trasferita a Bokim presso Betel (Gdc 2,1-5: qui è messo in scena l'angelo di Yahveh); a Betel la pone Gdc 20,27 (è tardivo Gs 8,33 che la mette a Sichem). Certamente è a Silo al tempo dell'infanzia e della giovinezza di Samuele (1Sam3,3); è portata alla battaglia di Afeq (identificato con Tell Ras el-Ayn presso le sorgenti dello Yarqon) in 1Sam 4,3-4; qui fu conquistata dai Filistei (v. 11). Dopo i suoi trasferimenti in varie loro città (1Sam 5), restituita dai Filistei, arriva a Bet Shemesh (1Sam 6) e da qui è portata a Qiryat Yearim = Tell Ahzar, collina a Nord di Abu Ghosh (1Sam 7,1). Di lì David, dopo una sosta di tre mesi nella casa di Obed Edom (probabilmente Biddu; 2Sam 6,11), la trasportò a Gerusalemme riparandola sotto una tenda (2Sam 6). Salomone finalmente la introdusse nella parte più santa del suo Tempio (1Re 6,19; 8,1-9). In seguito i libri storici non la ricordano più. La menziona invece Ger 3,16. Con verosimiglianza è scomparsa solo con la distruzione del tempio nel 586. Una tradizione recente si trova in 2Mac 2,4-5: Geremia nascose l'arca. Nel suo significato religioso sono evidenti due aspetti che molti dicono inconciliabili: arca come trono di Yahveh e arca come cofano della legge. L'arca è segno visibile della presenza di Yahveh. Secondo l'antico Nm 10,35 quando l'arca inizia la partenza è Yahveh che si leva (Sal 132,8). “Dio è venuto nel campo” dicono i Filistei con terrore ad Afeq (1Sam 4,7). Si afferma che la “gloria” è emigrata da Israele per la sua perdita (1Sam 4,22); ma poi, introdotta nel tempio, la gloria di Yahveh ne prese possesso (1Re 8,11). Dato che Yahveh è presente con l'arca, i Filistei ne provano effetti di punizione (1Sam 5; 2Sam 6,7.23). La presenza di Yahveh è indicata anche da espressioni tipiche che fanno dell'arca il trono e lo sgabello di Yahveh. La cosa è suggerita dal testo antico 1Sam 4,4 ove si parla dell'arca di Yahveh Sebaôt, che siede sui cherubini. Il titolo Sebaôt è stato dato a Silo, ma è rimasto unito all'arca anche in seguito: 2Sam 6,2; 2Re 19,15; Is 37,16. La frase che parla di “sgabello” si trova in 1Cr 28,2 (Sal 99,5;132,7). Si è voluto distinguere tra sgabello e trono, tra arca e trono, quasicché ci fosse un trono sopra l'arca (cfr i “troni” trovati dagli archeologi in Siria). Però si deve notare che nessun testo biblico in prosa vi accenna; d'altra pare la frase di Geremia: “Gerusalemme intera sarà il trono di Yahveh” (Ger 3,16-17) fa supporre che l'arca poteva essere indifferentemente considerata trono e sgabello di Yahveh; perciò l'arca è stata pensata come supporto visibile di Yahveh invisibile. L'arca conteneva anche le tavole del Decalogo, come detto sopra. I documenti extra-biblici mostrano come si concilino i concetti arca-trono e arca-cofano della Legge. Nella lettera di Ramses II relativa al patto con Hattushil, re hittita si dice: “Lo scritto del giuramento... è deposto sotto i piedi del dio Teshub”. Anche il decalogo nell'arca stava sotto i piedi di Yahveh. A proposito di tenda e arca bisogna ricordare che la tradizione più antica non le mette mai in vicendevole rapporto (Es 33,7-11; Nm 10,33-36; 14,44; neppure il Deuteronomio come detto sopra). Solo per la tradizione sacerdotale sono due elementi connessi nel culto del deserto. Tra l'altro si è opinato che tenda e arca fossero stati elementi cultuali di gruppi diversi e poi riuniti sotto l'influsso del tempio salomonico. Molti però ritengono che la relazione tenda-arca conservi un fatto storico del deserto, nel quale l'arca aveva bisogno di un riparo e questo, date le circostanze, non poteva essere che una tenda. Bisogna tener conto, in tutto questo, dell'uso frammentario delle tradizioni che stanno alla base della composizione del Pentateuco. (continua)


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Liturgia 8 agosto 2015

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21 8 agosto 2015

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Di Ordine Francescano Secolare di Forio

Commento al Vangelo

Domenica 9 agosto 2015 Di don Cristian Solmonese

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arissimi fratelli e sorelle, la settimana scorsa ci siamo soffermati sulla qualità del pane e la scelta del pane di Dio che dura per la vita. Esso non è come la manna che da sollievo per pochi momenti della giornata ma poi svanisce. Pensando al pane della vita, Gesù oggi ci fa riflettere sugli effetti di questo pane nella nostra esistenza. Cosa succede quando mangiamo Gesù? Cosa succede alla nostra vita quando entriamo in comunione con il pane della vita eterna? Nel Vangelo abbiamo ascoltato: «questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». Si, tutti noi amici abbiamo un tesoro, un pane che da la vita! Che non ci farà morire! Che cosa significano queste parole di Gesù? Il pane della vita ci fa come lui, ci cristifichiamo! Diventiamo come lui! San Paolo nella seconda lettura ci aiuta a capire questa frase di Gesù quando ci dice: «Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo, camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi!» Questi sono i segni della vita che dobbiamo sentire dentro di noi! Questi sono gli effetti del pane eucaristico, questi sono i sentimenti che impareremo a vivere e ci faranno vivere perché ci rendono liberi da tutto e da tutti! Essi ci conducono soltanto a Dio. Solo a lui! E vediamo tanti cristiani oggi che si sforzano e cercano di mettere in pratica il loro unirsi a Gesù nella Comunione.

Perché Gesù non sei in me? Molto spesso però facciamo anche l’esperienza contraria, ovvero ci cibiamo del corpo di Cristo ma ci comportiamo in maniera opposta a quella richiestaci dal Signore. Perché? C’è un ostacolo fondamentale a Gesù: me stesso. Il Vangelo ci presenta all’inizio una folla che mormora e che ha i suoi pregiudizi verso Gesù, verso il mestiere del padre di Gesù e verso Nazareth. Ogni volta che mormoriamo, giudichiamo, parliamo male di qualcuno, chiudiamo la porta in faccia a Gesù, non permettiamo che Gesù possa farci sentire gli effetti della comunione in noi. Ogni volta che noi giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore e, peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri, siamo cristiani omicidi. Dice Papa Francesco: «Un cristiano omicida … Non lo dico io, eh?, lo dice il Signore. E su questo punto, non c’è posto per le sfumature. Se tu parli male del fratello, uccidi il fratello. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino, il primo omicida della Storia». È una verità pesante, ma è la verità!» Sono io che non permetto al Signore di entrare nel mio cuore perché esso è già occupato da altro e soprattutto da me stesso, dal proprio io. Questo ci fa essere come i Giudei che non comprendono le parole del Signore. C’è bisogno allora di un grande lavoro su noi stessi, dobbiamo chiederci: Perché non riusciamo a fare entrare Gesù nella nostra vita? Che cos’è che blocca gli effetti della comunione in me? Perché non riesco a vivere come ci ha detto San Paolo, ma ci sono ancora clamori, maldicenze, male di vivere, non riesco ancora a perdonare, ad amare veramente? C’è una sola risposta a tutto questo che viene dalla prima lettura e sono le parole di Dio al profeta Elia: «Alzati, mangia, perché ancora troppo lungo è il cammino per te!» Forse per noi il cammino è ancora lungo! Non scoraggiamoci, buon cammino!

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urante il consueto appuntamento con l’Angelus domenicale nel commentare il Vangelo di Giovanni, del 2 agosto, Papa Francesco “fa una differenza tra la ricerca del “pane materiale” ed il suo donatore che è Gesù. Quale cibo dobbiamo realmente ricercare? “Un cibo che non è corruttibile… la salvezza e l’incontro con Dio… oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, più importante, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta di fame di vita, di fame di eternità che Lui solo può appagare”. Gesù, ricorda il Papa è “il pane della vita”. “Accanto al pane materiale per il quale recitiamo anche la famosa preghiera del Padre nostro (Dacci oggi il nostro pane quotidiano), anzi proprio in ragione di esso, scopriamo il nostro fabbisogno di pane spirituale, che non si corrompe ma che risana l’uomo, insomma del pane vivo disceso dal cielo che è Gesù Cristo. Di questo Pane avvertiamo inconsapevolmente la necessità, perché la fame di cui l’uomo soffre quanto ad orientamento di vita è ancora più assillante di quella materiale. Del Verbo incarnato che è Dio fatto uomo inavvertitamente sentiamo il bisogno, come pure la necessità che questo pane ci sostenga perennemente e nella misura in cui noi avvertiamo questa necessità, tanto

più lo stesso Cristo pane vivo ci si propone deliberatamente e senza riserve e ci invita per l’appunto a mangiare di Lui. Mangiare di Lui significa effettivamente assumerlo, assimilarlo, conformarci a Lui costantemente quale criterio irrinunciabile di vita; ma nel Sacramento dell’Eucarestia siamo invitati a consumarlo anche materialmente, mangiando il suo Corpo reale nelle apparenze del pane perché egli stesso continui ad incutere in noi quello stesso coraggio di perseveranza nella lotta che rianimava Elia”.(dal Diz. Fr.). Grande rilievo occupa negli scritti di San Francesco la venerazione per il corpo di Cristo, sia durante la celebrazione sia dopo la celebrazione della S. Messa. Fede e venerazione per la presenza del Signore sono due atteggiamenti fortemente inculcati. Egli sembra divorato dalla passione perché si eviti ogni negligenza e si manifesti invece la massima riverenza: «Perciò vi scongiuro, o fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l’amore di cui sono capace, scrive ai capitolari, che prestiate, per quanto potrete, tutto il rispetto e tutta l’adorazione al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo». (LCap 1 : 217). Come diceva Tommaso da Celano San Francesco “Ardeva di amore

L’eucaristia, un cibo non corruttibile in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Riteneva segno grave di disprezzo non ascoltare ogni giorno la messa anche se unica. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Infatti, essendo colmo di riverenza verso questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e quando riceveva l’Agnello immacolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’alta-

re del suo cuore”. L’Eucaristia nella spiritualità francescana rappresenta più che un elemento portante: a partire dalla vocazione di San Francesco , essa è la sorgente e il segno vitale, come lo è per la Chiesa. Nell’eucaristia San Francesco, e dopo di lui i suoi figli, vedono confluire l’intero mistero della fede, da quello trinitario a quello dell’incarnazione e della passione redentrice, fino alla presenza attuale della parola e della persona di Cristo per la santificazione del singolo e l’edificazione della Chiesa.

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SS. ASSUNTA LACCO AMENO PROGRAMMA Venerdì 31 luglio Solenne apertura dei festeggiamenti Ore 11.30 Rosario; Ore 12.00 Esposizione dell’immagine della Madonna Assunta e canto del Regina Coeli; Ore 20.30 Fiaccolata dalla Basilica di S. Restituta a Piazza Rosario; Ore 21.00 In Piazza Rosario: S. Messa Solenne e intronizzazione della Madonna Assunta. Sabato 1 agosto – Inizio quindicina Ogni giorno: ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; ore 19.00 Rosario, ore 19.30 S. Messa; Domenica 2 e 9 agosto ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; ore 10.45 S. Messa della Confraternita; ore 19.30 S. Messa; Giovedì 6 agosto - Trasfigurazione di nostro Signore - Inizio novena ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; ore 19.00 Rosario e preghiera alla Vergine; ore 19.30 S. Messa e Esposizione del SS. Sacramento ore 21.30 Ora di Adorazione e Benedizione Eucaristica Sabato 8 agosto Ore 19.30 S. Messa e Atto di Affidamento dei giovani alla Beata Vergine Mercoledì 12 agosto Ore 21.30 Tradizionale “Sagra di Ferragosto” in Piazza Rosario e serata musicale Giovedì 13 agosto Ore 21.30 Serata dei golosi in Piazza Rosario, dove gusterete le prelibatezze della più genuina tradi-

zione lacchese e intrattenimento musicale Venerdì 14 agosto Ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; Ore 20.30 Solenne Celebrazione Eucaristica in Piazza Rosario Presieduta dal Rev. Can Giuseppe Nicolella, in ricordo del XXVII anniversario dell’incoronazione dell’Assunta. Ore 22.00 La compagnia Fantasynapoli presenta “Per chi suona la campana?”: nuovissimo game show ideato da Gaetano Maschio con canzoni napoletane e ricchi premi. Ore 24,00 “Transito della Beata Vergine Maria” Celebrazione del Passaggio della Beata Vergine Maria con il canto dell’Annuncio della Festa e Benedizione. Sabato 15 agosto – Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria Ore 6.00 S. Messa Solenne celebrata dal confratello Sacerdote Don Cristian Solmonese, canti eseguiti dalla Schola Cantorum Lauretana diretta dal Maestro Giuseppe Iacono; ore 8.00 S. Messa; ore 10.00 S. Messa in suffragio di tutti i confratelli della Congrega; ore 11.00 S. Messa con supplica alla Madonna Assunta; Ore 19.30 In Piazza Rosario: Solenne Celebrazione Eucaristica Presieduta dal Parroco Rev. Don Gioacchino Castaldi; ore 20.30 Processione per le strade del paese con la incoronata Immagine della Madonna Assunta; ore 22.00 in Piazza Rosario Gran Concerto della banda musicale “Aurora” diretta dal maestro Claudio Assante di Cupillo. Ore 24.00 Spettacolo di fuochi pirotecnici a mare curato dalla ditta Ischia Pirica. Lunedì 31 agosto Ore 18.30 Rosario; Ore 19.00 S. Messa Solenne, al termine reposizione della Venerata immagine di Maria SS. Assunta


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Cultura 8 agosto 2015

Di Enzo D’Acunto

I

l Gattopardo, per alcuni un grande affresco storico, per altri qualcosa in più, è secondo il mio modesto giudizio, l’opera letteraria più grande, più suggestiva, più complessa e più affascinante, che sia stata scritta in lingua italiana nel secolo passato. Un’opera che la migliore critica letteraria considera oggi una vetta estetica che meglio di altre è riuscita a dare rappresentazione della complessità e della inspiegabilità del genio creativo. Una complessità che conferisce al testo letterario la capacita di sospendere il tempo, di reinventare la storia o di riscriverla con più attenzione e profondità di come la stessa, si sia andata svolgendo. Una possibilità di redenzione, di riscrittura e di recupero, che solo l’arte possiede e che, forse, gli strumenti propri e specifici di cui dispone la letteratura, rendono tanto più possibile. Di esempi ve ne sono tanti, ma forse, è guardando all’esperienza francese, – che l’ autore de Il Gattopardo, il principe Tomasi di Lampedusa, perfettamente conosceva, – che si ricavano quelli più importanti. “La ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, ma soprattutto i volumi della monumentale “Comédie humaine” di Balzac, sono esempi riusciti di recupero e riscrittura della storia, realizzati per lasciarne una traccia che sia capace di arricchire di contorni e sfumature la storia ufficiale. Certamente significativi, tuttavia, i due esempi sopra richiamati non sono perfettamente aderenti al motivo de Il Gattopardo, il cui protagonista, per carattere e subdola melanconia, non è di certo avvicinabile ai farseschi personaggi balzachiani, né tanto meno, alle figure di cartapesta che si avvicendano nella monumentale cattedrale proustiana. Al contrario, se c’è un personaggio che per ardore e inquietudine, può essere avvicinato alla figura del principe Fabrizio, costei è la Madame Bovary di Gustave Flaubert, scrittore che, senza dubbio e forse più di ogni altro, ricoprì un ruolo essenziale e fondamentale per l’autore de Il Gattopardo. Questa somiglianza presenta, tuttavia, una differenza fondamentale, perché il turbinio emotivo del principe Fabrizio è ben più complesso e difficile da definire, e sembra quasi che il suo autore, voglia con esso spingersi ben oltre la semplice riscrittura o interpretazione della storia. Il suo principe è

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Inquieto principe Fabrizio Parte Prima

Burt Lancaster, interprete del principe Fabrizio Salina nella versione cinematografica di Luchino Visconti

sin da subito un personaggio eterno, in grado di ammaliare il lettore con la sua natura ambigua, incerta e misteriosa. Il suo occhio indiscreto, la sua lungimiranza sui fatti della vita, il suo melanconico processo d’interiorizzazione, i suoi vizi e le sue debolezze, lo rendono un personaggio interno agli eventi, ma in uno stato tale, da farci intuire con estrema facilità, che anche i grandi

moti ondosi della storia, quelli in grado di segnare il destino di un popolo, hanno un’ anima, un cuore ed un pensiero. Il romanzo si struttura in otto episodi, e la storia copre un arco temporale che va dal maggio 1860, quando i garibaldini, ormai giunti a Marsala, punta estrema della Sicilia occidentale, si apprestavano a risalirla, liberarla e conquistarla, al maggio del 1910, esattamente

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Taccuino

cinquant’anni dopo, quando la luce soffusa del tramonto irradia i suoi ultimi bagliori sui protagonisti di questa grande storia. Cinquant’anni alternati da illusioni e delusioni, speranze e tradimenti, sogni e sconfitte, in una successione di fatti alterni dove l’incertezza del domani è rafforzata dalla consapevolezza del passato, e i sentimenti opposti che popolano l’animo del principe, finiscono per essere acuiti dall’entusiasmo e dalla fermezza di quel nipote, Tancredi, così tanto amato ed ammirato, che senza esitazione si schiera con i garibaldini, perché la sua intelligenza, il suo cinismo e la sua vitalità, lo rendono ben consapevole di una verità che ha il sapore di una grande metafora sulle cose del mondo e che si carica di un forte e deciso significato politico: “se vogliamo che tutto resti così com’è, tutto deve cambiare”. Si tratta di una terribile verità, perché in fondo essa afferma anche il contrario, gettando un’ombra di oscura rassegnazione su tutti i grandi moti sociali. Una verità che si fa interprete del destino di un popolo intero, traccia di un andamento ciclico delle cose che finisce per essere spiegato con crudo cinismo. Ed è per questo che, al principe, nonostante tutte le agitazioni e le preoccupazioni fin troppo umane patite, subito appare chiaro che, anche il grande scombussolamento generato dall’arrivo dei piemontesi a Palermo, sarà in qualche modo gestibile, ed è per questo che in quegli attimi di rottura e rinnovamento che il capolavoro di Tomasi di Lampedusa ruba alla storia ufficiale per cristallizzare in una grande opera d’arte, un’oscura sensazione finisce per impadronirsi dell’animo del principe e confermare la saggezza del giovane Tancredi: nulla sembra cambiare e tutto sembra scorrere come sempre; e questo perché, – sembra suggerire questo grande capolavoro, – se è dai fasti di una rivoluzione che ci si attende un po’ di giustizia, mai attesa sarà più vana, perché il mondo non è altro che un gioco di posizioni, in cui tutto si muove e in fondo nulla cambia, sebbene sempre ci sarà chi sale e chi scende. E questo, il principe lo sa bene, e tanto meglio quando pensa a quel nuovo ricco di nome don Calogero Sedara, che porta in dote un fiore tanto bello, sua figlia Angelica, dagli occhi verdi e un po’ crudeli, che saprà conquistare il cuore dell’appassionato Tancredi, altro personaggio chiave, di questa grande finzione letteraria.

8 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

ABBONAMENTO POSTALE

DIOCESI DI ISCHIA

ORARIO SANTE MESSE CHIESA

LOCALITà

Orario estivo

Cattedrale

Ischia Ponte

dom.10.00

S. Maria del Carmine Ischia - Cappella

Ischia Ponte

dom. 9.00

Addolorata Ischia S. M. Assunta in S. Giovan Giuseppe della Croce (P)* S. Maria di Costantinopoli

Ischia località Mandra

dom.18.00 (18.00 prefestivo)

Ischia Ponte

dom. 9.00 - 19.30 - 20.30

Ischia Ponte

dom.8.00

S. Girolamo Porto d’Ischia

Ischia Centro

dom.17.45

Maria SS. delle Grazie e S. Antonio

Ischia località Mandra

lun-ven 7.00 - 19.00; dom. 7.00-20.00

Gesù Buon Pastore (P)

Ischia località Macello

dom.7.30 -11.00 -19.00 (19.00 prefestivo)

SS. Crocifisso

Ischia località Fondobosso

dom.9.00

S. Domenico in SS. Annunziata

Ischia località Campagnano

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Maria di Portosalvo (P) dom.17.00 in polacco Ischia Porto

fer. 19.00; dom.9.30 - 18:30 - 20.00

Pineta Nenzi Bozzi (celebra il Vescovo)

Ischia Centro

dom. 20.30

S. Maria delle Grazie in San Pietro (P)

Ischia Centro

dom.9.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00

S. Antonio Abate (P)

Ischia località Sant’Antuono

fer. 9.30 - 19.30

S. Domenico

Ischia località San Domenico

dom. 7.00 - 20.30

S. Ciro (P)

Ischia località S. Ciro

dom. 11.00 - 19.00

S. Maria Maddalena (P)

Casamicciola località Tre Croci

dom. 11.00 - 19.00 fer. 19.00

Immacolata alla Sentinella

Casamicciola località Sentinella

dom. 9.30 (18.00 prefestivo)

Purgatorio

Casamicciola località Maio

dom.9.00

Buon Consiglio

Casamicciola località Marina

dom. 8.15 - 11.00 - 19.00

S. Maria della Pietà

Casamicciola località Marina

dom. 12.00

S. Antonio da Padova (P)

Casamicciola località Perrone

sab. 19.00; dom. 8.30 - 19.30; fer. 19.30

S. Anna

dom.09.45

S. Maria delle Grazie (P)

Casamicciola località San Pasquale Casamicciola località Lungomare Perrone Lacco Ameno Centro

Congrega Assunta

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 10.45

Maria SS. Annunziata

Lacco Ameno località Fundera

Sant’Anna

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 9.00

San Giuseppe

Lacco Ameno località Fango

dom. 8.45 (17.30 prefestivo)

Santa Restituta

Lacco Ameno in Piazza

dom. 11.00 - 19.30

S. Vito Martire (P)

Forio località San Vito

dom. 9.30 - 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Carlo (Madonna della Libera)

Forio località Cierco

dom. 8.00

S.Domenico

Forio, Via Bocca

dom. 9.15

S.Sebastiano Martire (P)

Forio Centro

dom. 18.30

S.Maria di Loreto

Forio, Corso

dom. 9.30 - 12.00 - 20.00 (19.00 prefestivo)

Arciconfraternita Maria Ss.Visitapoveri

Forio località Municipio

dom. 8.00

S. Francesco d’Assisi

Forio località Municipio

fer. 18.30 dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

Chiesa del S. M. Soccorso

Forio località Soccorso

1° ven. del mese 19.00

S.Michele Arcangelo (P)

Forio località Monterone

vedi Chiesina delle Rose

Chiesina delle Rose

Forio località Monterone

dom.10.00 (in tedesco)- 11.30 - 20.00

S.Lucia

Forio località S. Lucia

dom.9.00

Chiesa di S. Maria al Monte

Forio località S.Maria al Monte

non si celebra la Messa

S. Maria di Montevergine (P)

Forio località S.Francesco di Paola dom.10.00 - 19.00

Chiesa del Purgatorio

Forio località Scentone

dom.8.30

S.Francesco Saverio (P)

Forio località Cuotto

dom.8.00 - 9.30 - 19.00 (4) (19.00 prefestivo)

S.Leonardo Abate (P)

Forio località Panza

dom. 7.30 - 11.00 - 19.30 (1) - (19.30 prefestivo)

Confraternita SS. Annunziata

Forio località Panza

dom. 9.30

Natività di Maria SS.

Serrara Fontana località Succhivo

dom. 11.15

S.Michele Arcangelo (P)

Serrara Fontana località Sant’Angelo dom. 9.00 - 19.00(5) (19.00 prefestivo) - (19.00 feriale)

S. Ciro

Serrara Fontana località Ciglio

dom. 9.30

S.Maria del Carmine (P)

Serrara Fontana località Belvedere

dom. 11.00 - 20.00

Confraternita Maria SS. Immacolata

Serrara Fontana località Belvedere

sab. 19.00

S.Maria della Mercede (P)

Serrara Fontana località Fontana

dom.11.30 - 19.30 (19.30 prefestivo) (19.30 feriale)

S.Giovanni Battista (P)

Barano località Buonopane

(luglio) dom 11.00 - 19.30 (ago) dom 10.30 -19.00

S. Sebastiano martire (P)

Barano, Centro

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Rocco

Barano, Centro

dom 19.00

S. Giorgio Martire (P)

Barano località Testaccio

dom. 10.00 ai Maronti (3) - 19.30

Confraternita S.Maria di Costantinopoli

Barano località Testaccio

dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

S. Alfonso

Barano località Vatoliere

dom. 9.30

Natività di Maria Ss. (P)

Barano località Sciappone

dom.10.30

S.Maria La Porta (P)

Barano località Piedimonte

Maria SS.Madre della Chiesa (P)

Barano località Fiaiano

Chiesa di S. Giuseppe e S. Anna

Barano località Fiaiano

Chiesa della SS.Trinità

Barano località Fiaiano- Cretaio

dom. 8.30 - 19.00 - 20.15 dom. 11.00 - 20.00 (fer Lu Mer Ven 19.30) Luglio 20 fer: mart - giov - sab 19.30 (sab. prefestivo) Luglio 20 primo venerdì di ogni mese 10.30

Eremo di S. Nicola

Serrara Fontana, Monte Epomeo

Non si celebra la Messa

Chiesa di S. Antonio

Serrara Fontana

dom. 8.30

Convento S. Gabriele

NOTE

fest. 7.30 - 12.00 dom.10.00 - 18.30 dom. 12.00

N.B * con il cambio dell’ora da Aprile-Giugno e da Settembre -Ottobre l’orario delle messe subisce una variazione di circa un’ora. * Cappella Casa Natale: ogni 15 del mese la Messa è celebrata alle 7.30 Ischia ** Gli orari possono essere soggetti a variazioni.

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EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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