LA CAPPELLA DEGLI ITALIANI A PRAGA

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Tradizione del restauro, tecnologie innovative per la CONSERVAZIONE, il RECUPERO, il RINFORZO, il miglioramento ed il CONSOLIDAMENTO STRUTTURALE ed architettonico del patrimonio edilizio e di quello storico-artistico-monumentale

Tradition of restoration, innovative technologies for the PRESERVATION, the RETRIEVAL, the REINFORCEMENT, the improvement and the STRUCTURAL and ARCHITECTURAL CONSOLIDATION of the historical-artistic and monumental heritage

Tradice restaurování, inovativní technologie pro OCHRANU, OBNOVU, POSÍLENÍ, ZLEPŠENÍ a STRUKTURÁLNÍ a ARCHITEKTONICKOU KONSOLIDACI dědictví stavebního i toho historicko-umělecko-monumentálního.

Con la collaborazione di:

Con il patrocinio di:

Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura Università Politecnica delle Marche


La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie Messa in sicurezza, consolidamento strutturale, restauro architettonico a cura di

Francesco Monni Prefazioni di Aldo Amati Giovanni Sciola Gianfranco Pinciroli

Introduzione di Enrico Quagliarini

Postfazione di Alessandro Battaglia

Contributi di Daria Borghese, Francesco Monni, Gianluca Maracchini, Romina Nespeca Enrico Quagliarini, Andrea Benedetti, Riccardo Di Nisio, Martina Montesi Elisa Steli, Sara Vallucci, Silvia Agostinelli, Chiara David



a Cecilia e Riccardo


Aracne editrice www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it Copyright © MMXVIII Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale www.gioacchinoonoratieditore.it info@gioacchinoonoratieditore.it via Vittorio Veneto, 20 00020 Canterano (RM) (06) 45551463 isbn 978–88–255–1450–6 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: maggio 2018


Indice 11

Prefazione di Aldo Amati

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Prefazione di Giovanni Sciola

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Prefazione di Gianfranco Pinciroli

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Introduzione di Enrico Quagliarini

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Capitolo I La Cappella degli italiani a Praga di Daria Borghese

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Capitolo II Analisi dello sviluppo storico-architettonico di Francesco Monni e Gianluca Maracchini

2.1. Introduzione, 33 – 2.2. Analisi della documentazione storica, 35 – 2.3. Analisi stratigrafica del complesso architettonico, 37 – 2.3.1. Realizzazione dell’edificio (1590 – 1606), 37 – 2.3.2. Primi interventi di trasformazione (1715 – 1735), 39– 2.3.3. Gli interventi manutentivi del 1873, 43 – 2.3.4. Gli interventi manutentivi del XX secolo, 43

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Capitolo III Rilievo geometrico di Romina Nespeca

3.1. Introduzione, 45 – 3.2. La strumentazione, 46 – 3.3. La fase di acquisizione dati, 47 – 3.4. L’elaborazione della nuvola di punti. Allineamento, pulizia, filtraggio e mappatura, 53 – 3.5. La fase di restituzione e creazione degli elaborati, 54 – 3.6. Considerazioni in merito alle tecniche utilizzate ed ai risultati ottenuti, 60

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Capitolo IV Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado di Francesco Monni ed Enrico Quagliarini

4.1. Tecnologie e sistemi costruttivi, 65 – 4.2. Il quadro fessurativo, 73 – 4.3. Il degrado materico, 91

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Capitolo V Caratterizzazione delle proprietà meccaniche della fabbrica di Andrea Benedetti, Riccardo Di Nisio, Martina Montesi ed Elisa Steli

5.1. Introduzione, 105 – 5.2. Caratterizzazione della resistenza della malta, 109 – 5.2.1. Prova XDrill su malta, 109 – 5.2.2. Prova Helifix su malta, 110 – 5.2.3. Prova di compressione diagonale, 111 – 5.3. Caratterizzazione della resistenza dei materiali lapidei, 112 – 5.3.1. Prova di compressione sulla pietra, 112 – 5.3.2. Prova di trazione indiretta sulla pietra, 112 – 5.3.3. Prova Helifix su pietra, 113 – 5.3.4. Prova Helifix su mattone, 113 – 5.4. Proprietà medie sperimentali della muratura, 113 – 5.4.1. Resistenza alla compressione, 114 – 5.4.2. Resistenza a trazione, 115 – 5.4.3. Moduli Elastici, 115 – 5.4.4. Resistenza a taglio, 116 – 5.5. Caratteristiche meccaniche di progetto, 116 – 5.5.1. Muratura in pietrame, 116 – 5.5.2. Muratura in laterizio, 117 – 5.5.3. Riepilogo, 118 – 5.5.4. Valori meccanici di progetto, 118

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Capitolo VI Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento di Francesco Monni, Enrico Quagliarini, Sara Vallucci, Silvia Agostinelli, Andrea Benedetti, Riccardo Di Nisio, Martina Montesi ed Elisa Steli

6.1. Analisi per meccanismi locali, 121 – 6.1.1. Normative di riferimento, 121 – 6.1.2. Valutazione delle vulnerabilità e metodi di analisi, 122 – 6.1.3. Analisi strutturale, 124 – 6.1.3.1. Caratteristiche dei materiali, 124 – 6.1.3.2. Valutazione delle azioni, 125 – 6.1.3.3. Valutazione dei carichi, 126 – 6.1.3.4. Analisi cinematica lineare, 126 – 6.1.4. Risultati, 128 – 6.1.4.1. Cinematismo di flessione orizzontale confinata, 128 – 6.1.4.2. Cinematismo di ribaltamento dei pilastroni interno ed esterno, 129 – 6.2. Analisi globale, 130 – 6.2.1. Azioni sulla struttura, 130 – 6.2.1.1. Azione sismica, 133 – 6.2.1.1.1. Zone sismiche, 133 – 6.2.1.1.2. Rappresentazione base dell’azione sismica secondo EC8, 134 – 6.2.1.1.3. Zonazione sismica della Repubblica Ceca, 134 – 6.2.1.1.4. Spettro di risposta elastico orizzontale secondo NTC2008 ed EC8, e spettro di progetto adottato per il caso in esame, 135 – 6.2.1.2. Analisi dei carichi, 136 – 6.2.1.3. Combinazioni delle azioni, 137 – 6.2.2. Modellazione globale, 138 – 6.2.3. Analisi statiche, 141 – 6.2.3.1. Verifica dei maschi murari, 141 – 6.2.3.2. Analisi della cupola di copertura, 142 – 6.2.4. Analisi sismiche globali: analisi di pushover, 143 – 6.3. La progettazione degli interventi, 147 – 6.3.1. Revisione e riparazione del manto di copertura (Intervento 01), 147 – 6.3.2. Cuciture armate (Intervento 02), 148 – 6.3.3. Consolidamento degli archi lesionati al piano terra (Intervento 03), 150 – 6.3.4. Consolidamento degli archi lesionati al primo piano (Intervento 04), 150 – 6.3.5. Interventi sulle scale (Intervento 05), 152 – 6.3.6. Sostituzione degli elementi lignei posti in copertura alla sacrestia (Intervento 06), 153 – 6.3.7. Cerchiatura della cupola in FRP (Intervento 07), 153

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Capitolo VII Le opere di consolidamento e restauro dell’apparato decorativo di Chiara David e Francesco Monni

7.1. Le analisi preliminari, 157 – 7.1.1. Le superfici esterne, 158 – 7.1.2. Le superfici interne, 161 – 7.2. Intervento provvisorio di messa in sicurezza, 164 – 7.2.1. La cucitura armata, 164 – 7.2.2. Le indagini endoscopiche, 167 – 7.2.3. Interventi di messa in sicurezza provvisori in copertura e in balconata, 169 – 7.3. Opere di consolidamento, 172 – 7.3.1. Messa in sicurezza definitiva delle lesioni, 172 – 7.3.2. Intervento di consolidamento della cupola, 175 – 7.3.3. Intervento di consolidamento degli archi lesionati, 176 – 7.4. Il restauro dell’apparato decorativo, 178 – 7.4.2. Il restauro degli interni, 179 – 7.4.2.1. Le indagini preliminari, 179 – 7.4.2.2. Le opere di restauro, 204 – 7.5. Il ritrovamento di un sonetto, 219

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Riferimenti bibliografici


Indice

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Postfazione Research, Hystory and Tradition di Alessandro Battaglia

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La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145061 pp. 11-12 (maggio 2018)

Prefazione La rinascita della fenice dalle ceneri di ALDO AMATI 1 0F

“Quae volumus et credimus libenter” diceva Giulio Cesare intendendo che crediamo soprattutto in ciò che vogliamo. E proprio la determinazione a riportare agli antichi splendori il gioiello architettonico più prezioso per gli italiani a Praga – la Cappella della Assunzione della Vergine Maria – è risultata essenziale per il successo di ciò che per decenni è sembrata una “missione impossibile”. Solcata da ferite architettoniche quasi mortali, abitata da piccioni senza paura, annerita all’interno da una fuliggine che nascondeva volta, fregi e gli altari dilapidati: così si è presentata la Cappella al mio sguardo appena arrivato a Praga. Né posso dimenticare certe espressioni di malcelato scetticismo di molti amici italiani sulla percorribilità del progetto di restauro dopo molte false partenze. Ma, come capita spesso nella vita, ci sono momenti e persone che si incastrano in una combinazione virtuosa e aprono le porte all’impensabile. Le persone in questo caso sono Alessandro Battaglia e Roberto Sestini, senza il cui entusiasmo e ottimismo – e un contributo concreto fondamentale – non avremmo potuto riscoprire la splendida teatralità di una costruzione immaginifica. Ma la loro visione è stata condivisa dalle autorità ceche responsabili della città e del patrimonio culturale ceco e di quelle italiane, una volta tanto sensibili al richiamo di un oggetto dal valore, anche storico, inestimabile. Fin qui le persone, ma il momento? La Repubblica Ceca apre in questi anni le porte a immigrati ucraini che numerosi entrano nel tessuto produttivo e urbano di Praga e che portano con sé la propria religiosità celebrata dalla Chiesa greco-cattolica di rito orientale. E il vescovo uniate Hucko ha inteso individuare nella Cappella degli Italiani il luogo ideale per ospitare momenti di catechismo e di culto prendendola in concessione per venti anni garantendone così la sua vitalità. Ma il luogo vive ancora pienamente la sua italianità ospitando concerti, messe con rito romano e persino congressi scientifici che aggregano gli italiani di Praga sensibili al fascino di un luogo carico di simbologie e di magiche allusioni. Dietro alla riapertura della Cappella degli italiani però non ci sono soltanto combinazioni virtuose personali e temporali, ma il lavoro e l’abnegazione di mesi e mesi di persone preziose e pazienti. Tutti loro – a cui va il mio più sentito ringraziamento – sono stati capaci di nutrire ogni giorno la speranza di ridare vita a un 1

Ambasciatore d'Italia in Repubblica Ceca dal 16 ottobre 2014. 11


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Aldo Amati

viso d’angelo, al movimento che accompagna l’ascensione della Vergine nella cupola, ai trompe-l’œil che allargano gli spazi in una costruzione scenica davvero unica. La Congregazione degli Italiani faceva risuonare la sua voce e allargava la sua influenza da Rodolfo II in poi, da questo luogo nel cuore della città boema, stabilendo un legame indissolubile con gli ospiti cechi. E da questo luogo riportato al suo antico splendore, benedetto nuovamente dal Cardinale di Praga Duka e visitato insieme dai Primi Ministri ceco e italiano, Sobotka e Gentiloni nel 2017, si dipanerà una nuova “Storia”. Tutti noi italiani di Praga abbiamo ora una responsabilità di “abitare” nuovamente questo luogo e di esserne degni mantenendolo vivo e meraviglioso come ce lo hanno tramandato illustri predecessori. Da parte mia sono quanto mai orgoglioso di avere dato un impulso alla realizzazione di un’opera di restauro di grande respiro conclusasi felicemente e di aver restituito alla musa dell’Arte un figlio per decenni dimenticato.


La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145061 pp. 13-14 (maggio 2018)

Prefazione di GIOVANNI SCIOLA 1 1F

Difficile argomentare con poche parole la soddisfazione di avere potuto partecipare – sia pure con un ruolo indiretto – al compimento di un progetto affascinante e ambizioso quale quello del restauro e della “restituzione” alla città di Praga, ai suoi abitanti e ai suoi visitatori della “Cappella degli Italiani”, un bene architettonico di rara bellezza ed importanza storica e religiosa, collocato nel pieno centro della capitale boema nella via Karlova, il royal mile che unisce il Ponte Carlo alla Piazza dell’orologio astronomico. Tra l’alfa e l’omega di questi due gioielli storici ed artistico/architettonici, due meraviglie che attirano turisti da tutto il mondo, si trova una ulteriore gemma, la Cappella dell’Assunzione della Vergine Maria, un edificio barocco che per la sua pianta ovale, le sue proporzioni e gli affreschi e le decorazioni interne rappresenta un unicum. Difficile anche diffondersi nel dettaglio riguardo allo stato di degrado e di abbandono in cui la stessa si trovava. Ne dà ampiamente conto questa pubblicazione poiché documenta le complesse operazioni di restauro e consolidamento che sono state realizzate per mettere in sicurezza l’intero edificio e restituirlo ad una funzione pubblica. Nel momento in cui la Cappella dell’Assunta torna a splendere di nuova vita sulla Karlova mi piace tuttavia ricordare il collegamento stretto con il complesso architettonico che si trova dall’altra parte delle rive della Moldava, che pure è stato edificato da italiani, originariamente un ospedale, poi un orfanatrofio, ed ora, attraverso lunghe vicende della storia, sede dell’Istituto Italiano di Cultura. Uno degli Istituti – aggiungo con un orgoglio che non mi pare giusto celare – più belli ed importanti della rete culturale che opera all’estero per la promozione della nostra lingua e della nostra cultura. Nel vasto complesso dell’Istituto si trova, come noto, un’altra cappella, anch’essa realizzata da maestranze italiane più di quattro secoli fa, quella della Beata Vergine Maria e di San Carlo Borromeo, collocata nel cuore di Mala Strana sulle pendici del colle del Castello e del parco di Petřín, tra le vie Šporkova e Vlašska, l’antica via “degli italiani” ove si concentravano appunto botteghe di proto-architetti, artigiani, stuccatori, scalpellini, decoratori. In quanto Istituto non abbiamo contribuito direttamente ai lavori di restauro della Cappella sulla Karlova, ma la percezione dell’importanza di quell’intervento e la meraviglia di poter assistere al miracolo del vedere riapparire quegli splendi affreschi dal fondo bigio e grigio in cui lo scorrere del tempo li aveva celati, ci ha 1

Direttore Istituto Italiano di Cultura, Praga 13


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Giovanni Sciola

indotto a condurre, in stretto contatto con l’Ambasciata, una ulteriore operazione: quella cioè di sistematizzare e mettere in mostra i materiali della Congregazione degli Italiani (preziose pergamene, editti imperiali, registri con l’elenco dei membri e dei benefattori, miniature, ecc.), che sono conservate nel nostro archivio storico. Il successo dell’esposizione, aperta nel giugno 2017 in significativa ricorrenza con il quattrocentesimo anniversario della consacrazione della nostra Cappella, alla presenza dei Ministri della Cultura di Italia e Repubblica Ceca, ci induce ora ad un passo ulteriore. L’allestimento di una mostra permanente di una selezione dei materiali d’archivio più significativi nel Matroneo della Cappella dell’Istituto, uno spazio fino ad ora poco utilizzato ma di grandissima suggestione ed impatto. Un modo anche questo per documentare e fare dialogare, dalle due opposte rive del fiume, due esempi di presenza degli Italiani a Praga e in Boemia e Moravia nel corso del tempo; dimostrazione ulteriore del “saper fare” di quegli artisti e artigiani che dalla Penisola qui conversero, qui furono ospitati e tanto contribuirono allo sviluppo urbano e alla decorazione di numerosi palazzi e chiese che costituiscono oggi un vanto per la città di Praga. Un modo per marcare, e lo sottolineiamo di nuovo con soddisfazione, la capacità del nostro Paese di valorizzare il proprio immenso patrimonio artistico e culturale e di promuovere, oggi come allora, attraverso la propria cultura, il dialogo con altri popoli e Paesi.


La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145062 pp. 15-16 (maggio 2018)

Prefazione di GIANFRANCO PINCIROLI 1 2F

Nel 2015, nel corso del primo incontro ufficiale con il Consiglio Direttivo della Camera di Commercio Italo-Ceca, l’Ambasciatore Amati ci informò sulle linee guida e i principali obiettivi del proprio mandato. Tra questi, menzionò la ristrutturazione e la riapertura della Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria, quella che per noi tutti è la Cappella degli Italiani. La reazione fu un misto di sorpresa, speranza e disincanto, da parte di chi da anni vive e lavora in questa meravigliosa città, e centinaia di volte ha percorso la Karlova, a piedi, e ha ammirato l’esterno della Cappella, il cancello chiuso e il portone sbarrato. Più volte, in passato, si era parlato di una ristrutturazione, della possibilità di riaprire quel portone massiccio, ma sempre era venuto a mancare un qualche elemento, un tassello, rendendo impossibile l’avvio degli studi e i relativi lavori. Un’opera ambiziosa e complessa, da un punto vista artistico-architettonico, così come in termini finanziari. In pochi, pochissimi, a Praga, avevano avuto la fortuna e il privilegio di visitare la Cappella, splendido esempio di barocco praghese, vero e proprio gioiello, emblema assoluto della comunità italiana di Praga e del suo essere parte integrante del tessuto socio-economico di questa città. Una comunità che per oltre cinquecento anni ha operato attivamente in Boemia, apportando il proprio contributo, spesso distintivo, alla cultura e all’economia ceche. Una comunità che per secoli ha ritrovato la propria identità, il senso di origine – ma allo stesso tempo, anche il suo essere praghese – in questa piccola grande chiesa, incastonata nel cuore della Città Vecchia, che è sua volta il cuore di Praga. Dopo anni di oblio, essa viene restituita al pubblico, e in qualche modo anche a quella Congregazione degli Italiani di Praga, che la volle e la costruì, come riporta l’incisione che domina il portone di ingresso, ben visibile dalla via. La riapertura ufficiale è stata celebrata dai ministri della Cultura Dario Franceschini e Daniel Herman, una presenza di altissimo valore, che va oltre gli aspetti istituzionali. Come la visita privata congiunta dei premier Paolo Gentiloni e Bohuslav Sobotka, a ribadire l’amicizia che lega i due popoli, in questo luogo speciale. Come presidente e come italiano a Praga, non posso che esprimere orgoglio per questa operazione, che ha visto il coinvolgimento diretto di numerose imprese associate alla Camera di Commercio Italo-Ceca, che hanno contribuito in maniera

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Presidente della Camera di Commercio e dell’Industria Italo-Ceca. 15


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Gianfranco Pinciroli

decisiva con risorse tecniche e finanziarie. Un encomio particolare all’Ing. Alessandro Battaglia e al team di AhRCOS, che con sapienza e maestria hanno pianificato ed eseguito l’intervento di consolidamento strutturale e l’opera di restauro. Tutto questo è stato possibile grazie alla visione e alla volontà di agire dell’Ambasciatore Amati, anima e motore di questo successo italiano, alla sua capacità di convogliare le giuste competenze e le forze necessarie al raggiungimento di questo prestigioso obiettivo.


La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145063 pp. 17-18 (maggio 2018)

Introduzione di ENRICO QUAGLIARINI 1 3F

Conservare e mettere in sicurezza il costruito storico e monumentale non costituiscono solamente temi di grande attualità. Sono ancora ben impressi nella memoria collettiva i tragici e dolorosi avvenimenti che hanno riguardato il Centro Italia, l’Emilia e l’aquilano negli ultimi dieci anni: interi paesi rasi al suolo ed una miriade di fabbriche monumentali ridotte a rudere o fortemente lesionate. Essi rappresentano anche una importantissima sfida di rilevanza scientifica e tecnologica che investe tutto il mondo accademico e il mondo produttivo, chiamati a dare risposte concrete, efficaci e sostenibili per garantire, al contempo, una maggiore sicurezza ai cittadini e una migliore tutela e salvaguardia di tutte quelle preziose informazioni, di carattere storico, costruttivo, culturale e artistico, contenute nelle fabbriche del passato, sedimentatesi nei secoli e testimoni di identità locali, altrimenti fortemente a rischio. In questo contesto, troppo spesso, i due paradigmi, conservazione da un lato, e sicurezza dall’altro, vengono declinati dagli addetti ai lavori con spirito manicheo, come contrapposti, laddove, invece, dovrebbero apparire come dialettici. Ovvero, come la chiave di lettura che coglie e valorizza le contraddizioni, i caratteri di contrasto e di opposizione, che si arricchisce dal confronto con ciò che è diverso, per arrivare ad una sintesi ottimale tra le due esigenze, da ricercare caso per caso, piuttosto che ad un loro (pericoloso) compromesso. È sotto gli occhi di tutti, infatti, come la “cultura del cemento armato”, ovvero l’eccessiva fiducia nella tecnologia e nell’uso di materiali moderni, e la scarsa conoscenza delle soluzioni costruttive di un tempo hanno, frequentemente, non solo cancellato la grande tradizione dei nostri artigiani custodita dai vari elementi costruttivi, ma anche portato ad intervenire pesantemente ed in maniera non corretta su molte fabbriche del passato, introducendo più vulnerabilità di quante colmate. Tanto che si parla ormai comunemente e con sempre più enfasi, nella comunità scientifica, di “restauro del restauro” o di “recupero del recupero”. Esempio ne sono l’inserimento di pesanti e rigidi cordoli e solai laterocementizi, con la sostituzione spesso integrale di tutto l’apparato ligneo, su murature non di rado di bassissima qualità. Appare, perciò, sempre più evidente che la corretta declinazione di questi due paradigmi possa passare solo attraverso una conoscenza approfondita (anamnesi) dell’oggetto su cui si deve intervenire, decifrandone caratteri e peculiarità: la sua 1

che.

DICEA, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura dell’Università Politecnica delle Mar-

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Enrico Quagliarini

storia, la sua tecnica costruttiva, le sue geometrie, i suoi materiali, le sue emergenze artistiche, le sue vulnerabilità. Conoscenza che, allo stesso tempo, si integri con le più moderne competenze di tipo ingegneristico, per formulare una corretta diagnosi e, successivamente, individuare, riappropriandosi di quello che costituisce il passaggio fondamentale per l’efficacia degli interventi, ossia il progetto, la migliore terapia, mirata e personalizzata. Rifiutando soluzioni tecniche precostituite e mutuate da una casistica spesso decontestualizzata. Il testo che vi accingerete a leggere, fortemente voluto dal CEO di AhRCOS, Alessandro Battaglia, trae origine proprio dalle suddette considerazioni e, attraverso un emblematico caso di studio, come La Cappella degli italiani a Praga, prova a fornire ad ogni operatore del settore un approccio concreto, una metodologia di lavoro attenta e riflessiva, attraverso cui trovare l’adeguata sintesi tra le istanze di conservazione e di sicurezza per i manufatti su cui è chiamato a lavorare. Risulta di grande importanza, infatti, supportare con strumenti di indirizzo e di riferimento la progettazione e l’esecuzione degli interventi sul costruito esistente per meglio definire i contenuti e gli approfondimenti necessari. Una metodologia che, come già sottolineato poc’anzi, nasca da una reale conoscenza del manufatto storico su cui si andrà ad intervenire, e, riappropriandosi fin da subito degli aspetti costruttivi, vale a dire della cosiddetta "regola dell'arte", sia attenta a catturare i segnali che i vari elementi della fabbrica hanno esibito e possono ancora mettere in gioco, facendone il punto di riferimento per l’intervento futuro. Da qui l’indirizzo a incrementare e a valorizzare le prestazioni proprie di ogni elemento costruttivo, sfruttandone sistematicamente le risorse ed agendo solo laddove necessario, in maniera tale che il nuovo riuso nasca dalle “potenzialità” intrinseche della fabbrica stessa. In quest’ottica, le verifiche numeriche partecipano, al pari di altri strumenti, a sostenere e a indirizzare le scelte, ma sono ben lungi dal diventare un fine e grande attenzione deve essere rivolta alla cura dei dettagli costruttivi, che assumono un’importanza fondamentale non solo per l’efficacia dell’intervento, ma per la sostenibilità e durabilità dello stesso. Buona lettura. Ancona, 03 aprile 2018


La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145064 pp. 19-31 (maggio 2018)

Capitolo I La Cappella degli italiani a Praga di DARIA BORGHESE 1 4F

Nel 1583 Rodolfo II, Imperatore del Sacro Romano Impero, nomina Praga capitale dell’Impero. La città boema, già oggetto di attenzione da parte di Ferdinando I d’Asburgo (1556-1564), si trova a dovere rivaleggiare per bellezza e per funzionalità delle strutture urbane con le altre capitali europee, in modo particolare con Vienna. La presenza in città dell’Imperatore e della corte imperiale ne incrementa notevolmente il numero degli abitanti sia cechi che stranieri, tra questi ultimi molti provengono dall’Italia. La colonia italiana nella città boema, numericamente seconda soltanto a quella tedesca, si è formata nel corso del Cinquecento, proprio a causa dei lavori promossi dapprima da Ferdinando I d’Asburgo e in seguito da Rodolfo II. Gli italiani che emigrano in Boemia sono innanzitutto mercanti dediti principalmente al commercio di beni di lusso assai richiesti dalla corte, poi banchieri, e infine la categoria più numerosa è costituita dalle maestranze edili: architetti, muratori, scalpellini e stuccatori che trovano immediato impiego nei molti cantieri del palazzo Reale e nelle prestigiose residenze che l’aristocrazia ceca va costruendo con l’intenzione di fare di Praga una capitale colta e raffinata. La necessità di manodopera specializzata nella nuova capitale dell’Impero da una parte, e la quasi certezza di lavoro dall’altra, sono le motivazioni all’origine della formazione della colonia italiana di Praga. Si tratta di un’emigrazione qualificata, parte del più vasto fenomeno di migrazione della seconda metà del Cinquecento verso Vienna, Cracovia e Praga, quando la necessità di professionisti del settore edile nelle suddette città viene a coincidere in Italia con una serie di fenomeni quali la crescita demografica e le continue guerre. Come scrive agli inizi del Seicento Vincenzo Scamozzi, dotto architetto veronese: il tutto procede principalmente; perché fino in Praga dove risiede la Maestà dell’Imperatore, non che nelle altre Città Metropoli, e grandi vi sono pochissimi Architetti, e persone di sapere, e di autorità che la intendino presso che bene; anzi per la maggior parte certi Capimastri, che dalla nostra Italia passano in quelle parti, e dano d’intendere quello che 1

Storica dell’Arte, Adjunct Professor presso The American University of Rome 19


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Daria Borghese

vogliono; e perciò le cose vanno per un certo ordinario, e quasi alla peggio; facendo que’ loro tetti anco tanto difformi in altezza; quasi se fussero su le montagne del Prener dove soprabbondano le nevi, e l’altre cose con assai poca gratia, & à questo proposito della Germania 2. 5F

Le maestranze italiane trasferitesi nella capitale boema provengono principalmente dalla regione dei laghi lombardi compresa tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, che include il Ticino e i Grigioni. Gli italiani a Praga si stabiliscono soprattutto nelle vicinanze del Castello, nei dintorni dell’attuale piazza di Malá Strana, allora chiamata piazza Italiana. Ben presto la colonia italiana nella città boema sente la necessità di avere una cappella, un luogo sacro dove riunirsi e dove celebrare messa nella lingua nativa. Non a caso il luogo designato a ospitare la cappella degli italiani è il Clementinum, il collegio dei gesuiti, dove i padri avevano iniziato a tenere sermoni in italiano sin dal 1560 3. La compagnia di Gesù, giunta nella città boema in seguito all’invito di Ferdinando I d’Asburgo nel 1556, si è istallata per volere dell’Imperatore nel convento domenicano nella vecchia Praga, il Clementinum per l’appunto, dal nome dell’antica chiesa di San Clemente. Nel 1569 gli italiani, sotto la guida spirituale del predicatore gesuita padre Biagio Montagnini, rettore del collegio Clementino dal 1566 al 1581, hanno presso l’insediamento gesuita una propria cappella dedicata all’Assunta, situata tra la chiesa di San Clemente e quella di san Salvatore. La piccola cappella funge anche da oratorio, ospita infatti sia le riunioni religiose che le funzioni sacre. Pochi anni dopo, nel 1573, consolidatosi il ruolo della compagnia di Gesù, quale baluardo del cattolicesimo nella capitale boema, riformata e a maggioranza utraquista, la comunità italiana, sempre sotto la guida di padre Montagnini, fonda la congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo. Si tratta di un’associazione con fini assistenziali e religiosi ispirata al modello delle congregazioni mariane sorte alla conclusione del Concilio di Trento nel 1563, presso numerosi collegi gesuitici 4. Gli scopi della congregazione, sintetizzati dal motto Pro Deo et paupere, sono in perfetta sintonia con lo spirito tridentino: la difesa della fede cattolica nella Boemia protestante e la realizzazione di opere caritatevoli. Così come la compagnia di Gesù ha una struttura organizzativa ben definita e strategicamente governata da Roma, la congregazione si dota di uno statuto proprio, secondo il quale a capo 6F

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V. SCAMOZZI, L’idea della architettura universale, Venezia 1615, vol. III, p. 251. A proposito del Collegio Clementino di Praga, v. P. VOIT, Pražské Clementinum, Praga 1990. Per la diffusione dell’architettura gesuita in Europa v. R. BÖSEL, L’architettura della Compagnia di Gesù in Europa, in G. SALE (a cura di), Ignazio e l’arte dei Gesuiti, Milano 2003, pp. 65-122. 4 Alcune fonti indicano il 1575 come l’anno di fondazione della Congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo a Praga. In realtà è probabile che la congregazione esistesse di fatto sin dal 1573 e che fosse stata ufficializzata nel 1575. Al proposito, cfr. A. BORTOLOZZI, La Congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo. Religione e carità nella migrazione degli italiani a Praga in età moderna, in A. TREZZA CABRALES (a cura di), La Congregazione Italiana di Praga. Luoghi e memorie dell’Istituto di Cultura, Edizioni Tichá Byzanc, Kutná Hora 2003, pp. 104-127. 2 3


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della stessa vi è una guida spirituale, ovviamente un sacerdote gesuita, e un rettore laico, scelto tra le figure di spicco della comunità italiana. La congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo è la prima in ordine di tempo sorta a Praga a difesa del cattolicesimo ed è anche la prima per numero d’iscritti. Già nel 1580 riceve una serie d’indulgenze plenarie con bolla di papa Gregorio XIII (1572-1585) 5. Trascorsi pochi anni la cappella originaria diventa troppo piccola per ospitare la comunità italiana di Praga, sempre più numerosa, al punto che nel 1589 ne viene decisa la demolizione e successiva ricostruzione, sempre nel complesso del Clementinum. La posa della prima pietra della nuova cappella: avviene il 23 luglio 1590 alla presenza del nunzio apostolico Alfonso Visconti 6. La cappella degli italiani nella Città Vecchia, «così graziosa che difficilmente in Italia se ne trovano di uguali», costituisce la più antica testimonianza della presenza italiana a Praga 7. Dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta la cappella viene consacrata il 9 agosto del 1600 dal nunzio pontificio presso la corte di Rodolfo II, Monsignor Filippo Spinelli, alla presenza «di molti ambasciatori cristiani, numerosi nobili e una gran quantità di gente» 8. Restituita allo splendore originario dai recenti lavori di restauro la cappella degli italiani a Praga occupa un posto di assoluto rilievo nella storia dell’architettura per 8F

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Ivi, p. 12. In seguito, il superiore della compagnia di Gesù, Claudio Acquaviva, con delega papale del 5 luglio 1600 accetta l’affiliazione della congregazione italiana di Praga alla Prima Primaria Romana dell’Annunciazione, con conseguente estensione alla prima dei privilegi della seconda. La storia della congregazione è nota soprattutto grazie al volume scritto per il bicentenario della fondazione della stessa: P. RIGETTI, J. C. PANNICH, Historische Nachricht sowohl von der Errichtung der Wellischen Congregation unter dem Titel Maria Himmelfahrt als auch des dazu gehörigen Hospital B. V. Mariae ad S. Carolum Borromaeum, Praga 1773. 6 P. NEVÍMOVÁ, La cappella italiana della Città Vecchia, in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit., pp. 78-88. 7 All’interno del vasto panorama degli studi che si sono occupati della presenza italiana a Praga, la cappella degli Italiani, dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta ha un ruolo di particolare rilievo. Il presente saggio si propone di fare una sintesi, necessariamente incompleta, dello stato attuale degli studi. Mi scuso anticipatamente per le molte omissioni che, per lo meno in parte, sono dovute allo specifico carattere di questa pubblicazione pensata come introduzione ai capitoli tecnici che seguono volti a illustrare i lavori di restauro che hanno permesso il recupero della cappella. Un personale ringraziamento va a Claudia Conforti e a Maria Grazia D’Amelio, ho fatto tesoro dei loro preziosi suggerimenti che si ritrovano disseminati nel mio testo. La loro generosità mi ha permesso di collocare l’architettura della cappella degli italiani a Praga all’interno del modus operandi dei cantieri edili cinquecenteschi, e mi ha suggerito le direzioni nelle quali procedere con la mia ricerca. Di seguito i principali contributi sulla congregazione dedicata alla Beata Vergine Assunta e sulla cappella degli italiani: O. ROMANESE, Riassunto storico sulla fondazione della Congregazione e sulla erezione della Cappella italiana, Praga 1898; Z. KRISTEN, Storia della Congregazione italiana di Praga, Praga 1948; J. K RCÁLOVÁ , Centrální stavby české renesance, 2 voll., Praga 1976; J. JANÁČEK, Les Italiens à Praque à l’époque précédant la bataille de la Montagne Blanche (1526-1620), in «Historica», XXIII, 1983, pp. 5-45; A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit., Praga 2003; P. OULÍKOVÁ, Storia dell’edificio, in G. DI BERT (a cura di), La cappella della congregazione degli italiani a Praga, SIAD Group, 2006; V. FRANCHETTI PARDO, Una vicenda della storia dell’architettura europea. La cultura rinascimentale, manieristica e barocca nelle relazioni tra Italia e Praga, in «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», NS 44/50, 2004/07, pp. 179-200; P. KALINA, Praha 1437–1610. Kapitoly o pozdně gotické a renesanční architektuře, Praga 2011; P. MACEK, R. BIEGEL, J. BACHTÉK, Barokní architektura v Čechách, Praga 2015. 8 P. NEVÍMOVÁ, in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit., p. 79. 5


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la sua particolare struttura: è il primo edificio a pianta ovale nell’Europa d’oltralpe 9. La cappella precede, sebbene di pochi anni, le realizzazioni di Elias Holl ad Augusta, la cappella del calvario di Zebrzydowice non lontano da Cracovia di Giovanni Maria Bernardoni e il mausoleo degli Asburgo a Graz opera di Giovanni Pietro de Pomis 10. Gli studi specifici sull’architettura della cappella sia pure tutti concordi nel rimarcare il riferimento all’antico, implicito nella scelta della pianta centrica e di conseguenza l’ideale romanitas del progetto hanno attribuito la cappella di volta in volta a Ottavio Mascherino, al Vignola e in ultimo a Francesco da Volterra 11. Allo stato attuale degli studi, in assenza di riscontri documentari, progetti, pagamenti o fonti dell’epoca che possano chiarire la situazione, appare più opportuno spostare i termini del problema e tentare di ricostruire la migrazione dell’idea, la pianta ovale, da Roma a Praga, senza dilungarsi sull’ipotetica paternità della cappella. L’edificio a pianta ovale è una creazione dell’architettura italiana del Rinascimento che nel richiamo alle architetture classiche quali gli anfiteatri di Roma e di Verona, gli ambienti ovali delle strutture termali, l’atrio della basilica di santa Costanza a Roma solo per citarne alcuni, si collega idealmente all’antichità classica. In territorio italiano la cupola ellittica del duomo di Pisa, la cappella absidale Caracciolo del Sole a san Giovanni a Carbonare a Napoli e la cappella Pellegrini presso la chiesa di san Bernardino a Verona, opera di Michele Sanmicheli, sono alcuni degli edifici a pianta ovale che precedono la cappella a Praga. Alla metà del XVI secolo, il bolognese Sebastiano Serlio (1475-1554), architetto e autore di un celebre trattato I sette libri dell’architettura, edito a partire dal 1537, illustra l’idea di uno spazio sacro coperto “di forma ovale” 12. Il trattato di Serlio che tratta le diverse tipologie, case, ville, palazzi pubblici e privati, chiese, ponti e così via, sarà di fondamentale importanza per la diffusione dei modelli architettonici in Europa. I libri di Serlio hanno una diffusione immediata, vengono 12F

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Non mi soffermo sul mirabile restauro della cappella, in parte concluso il 22 giugno 2017 alla presenza del Ministro Dario Franceschini, condotto dalla ditta Archos e promosso da S. E. l’Ambasciatore Aldo Amati perché viene trattato in modo approfondito nei capitoli successivi. Desidero ringraziare Alessandro Battaglia per avermi mostrato la cappella durante la conclusione dei lavori e l’Ambasciatore Amati per averci presentato. 10 Per la nascita e la diffusione di edifici a pianta ovale nel Rinascimento rimane fondamentale lo studio di W. LOTZ, L’architettura del Rinascimento, Milano 1997, pp. 15-87. 11 Fondamentale è lo studio della Krčálová sulla diffusione dell’architettura a pianta ovale in Boemia (op. cit., p. 76). La studiosa avanza l’attribuzione della cappella degli italiani al Mascarino, e ipotizza un possibile contributo alla costruzione della cappella del toscano Giovanni Gargiolli di Fivizzana. La Krčálová è seguita da Nevímová [in A. TREZZA CABRALES (a cura di) op. cit., p. 83] e dalla maggior parte degli studiosi locali, con la sola eccezione di Kalina (op. cit., pp. 161-163) che propende per il Vignola. L’attribuzione della cappella a Francesco da Volterra è stata proposta, in via ipotetica, da Franchetti Pardo (op. cit., pp. 191-192). A Parigi presso la Biblioteca Nazionale si trovano alcune piante della cappella degli italiani a Praga; cfr. J. VALLERY-RADOT, Le Recueil de plans d’édifices de la compagnie de Jésus conservé a la bibliothèque nationale de Paris, Rome 1960, p. 316, nn. 1031-1040. 12 S. SERLIO, Quinto Libro. Dei Tempi Sacri, Parigi 1547, f. 16. 9


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pubblicati con grande frequenza anche perché le tecniche di stampa si sono velocizzate, così da far diminuire i prezzi di vendita degli stampati, permettendo a un numero sempre maggiore di lettori di poterne fare uso: architetti, tecnici, appassionati e dilettanti di architettura 13. Il quinto libro del trattato, un campionario di piante e alzati di chiese, incluse quelle a pianta ovale, viene pubblicato a Parigi nel 1547, poi a Venezia nel 1551 e ad Amsterdam nel 1553. Nel libro Serlio, alla fine delle sue considerazioni sulle chiese di forma circolare, scrive: «Appresso la rotondità perfetta, le forme ovali sono più vicine a quella, & però m’è parso di formar un Tempio sopra tale figura» 14. La pianta ovale è quindi la forma più prossima alla perfezione della pianta circolare. L’architetto nel Primo Libro, Principi della Geometria, illustra con dovizia di particolari come costruire un edificio a forma ovale 15. Serlio ha a disposizione i disegni, in origine destinati a un trattato mai realizzato, di Baldassare Peruzzi del quale è stato collaboratore a Roma tra il 1514 e il 1527, tra i quali vi sono progetti per edifici sacri a pianta ellittica e modalità di costruzione dell’ellisse 16. In poco tempo diventa prassi comune in territorio italiano e all’estero portare presso i cantieri edili singole tavole del trattato poiché sono di lettura semplice e immediata, alla portata degli abili capimastri. Non pare quindi azzardato supporre che siano state proprio le tavole del Quinto Libro di Serlio a veicolare a nord delle Alpi la pianta ovale, senza dubbio quella che meglio si sarebbe adattata alle caratteristiche topografiche della cappella che essendo inclusa nel complesso del Clementinum, a ridosso di due chiese preesi16F

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Al proposito cfr. M. VÈNE, Bibliografia Serliana: catalogue des èditions imprimèes des livers du traitè d’architecture de Sebastiano Serlio (1537-1681), Lione 2007, p. 180. 14 S. SERLIO, Quinto Libro, cit., f 372. 15 S. SERLIO, Primo Libro. Principi della Geometria, Parigi 1547, ff. 13 v e 14: «In diversi modi si possono fare delle forme ovali, ma in quattro modi ne darò la regola». 16 Per semplificare la comprensione della nascita e diffusione della pianta ovale in Italia sintetizzo di seguito quando scritto dal Lotz (op. cit. pp. 15-87). I disegni del Peruzzi che mostrano edifici ovali sono quelli per la villa Trivulzio sul Salone, per la chiesa di san Giovanni dei Fiorentini a Roma, per la quale redige un progetto con cappelle ovali nell’anello del muro perimetrale esterno, e ancora per la chiesa dell’ospedale romano di san Giacomo degli Incurabili. Quest’ultimo è, forse, il più significativo dei suoi progetti, sebbene la chiesa verrà costruita solamente tra il 1592 e il 1600 da Francesco da Volterra e Carlo Maderno. Il Vignola conosce certo i progetti di Peruzzi e il trattato di Serlio ed è il primo architetto che usa l’ovale come pianta per una chiesa: Sant’Andrea in via Flaminia, edificio rettangolare sormontato da cupola ovale. Al Vignola spettano pure altri progetti per edifici ovali: la cappella per il conclave nel cortile del Belvedere, una cappella a Parma, la cappella di santo Stefano della Torre Pia e ancora un progetto ovale per la chiesa del Gesù. Infine sant’Anna dei Palafrenieri, un edificio a doppio involucro, ovale all’interno e rettangolare all’esterno). Dopo il Vignola il suo allievo Ottavio Mascherino intorno al 1584 esegue un progetto non realizzato per la chiesa dello spirito Santo dei Napoletani a Roma, nonché un progetto per la costruzione di un atrio ovale davanti a san Pietro. Il saggio si conclude citando le realizzazioni ovali di Francesco da Volterra e il santuario della santissima Vergine a Mondovì, Vicoforte, la cui costruzione a opera di Ercole Negro di Sanfront inizia nel 1595 e viene portata a termine da un altro allievo del Vignola, Ascanio Vitozzi. 13


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stenti, deve prevedere una serie di accessi laterali. Infatti sin dall’inizio dalla cappella, orientata lungo l’asse est-ovest della città, è possibile passare direttamente al collegio gesuitico 17. La costruzione della cappella è certo opera di maestranze italiane in grado di leggere correttamente le tavole del trattato di Serlio e allo stesso tempo desiderose di contribuire in prima persona alla costruzione del luogo sacro. È stato ipotizzato che nel cantiere della cappella il rettore della congregazione Antonio Brocco, uno scultore che a Praga occupa una posizione importante tra gli artisti di corte, abbia giocato un ruolo da protagonista 18. Brocco è in stretti rapporti di lavoro e di amicizia con Domenico de Bossi, un costruttore trasferitosi definitivamente a Praga nel 1590 dal natìo Canton Ticino per esercitare l’ars muraria 19. Anche la partecipazione del Bossi alla costruzione della cappella degli italiani tra il 1590 e il 1600, sebbene non documentata, appare molto probabile. È invece ben documento il ruolo fondamentale che Domenico de Bossi ricoprirà pochi anni dopo nell’istituzione del secondo caposaldo italiano nella capitale boema, l’ospedale degli italiani e la chiesa di san Carlo Borromeo 20. L’esterno della cappella è diviso in regolari comparti geometrici, in verticale da coppie di lesene che partono dall’alta zoccolatura che segue tutto il perimetro dell’edificio e in orizzontale da una fascia piana. Gli scomparti superiori sono occupati, quasi per intero da grandi finestre semicircolari tripartite con pilastrini in pietra, necessarie per catturare la luce, soprattutto nei mesi invernali, scanditi da giornate brevi e fredde. La copertura culmina con una lanterna. All’interno della cappella un deambulatorio ovale corre su due piani creando cappelle poco profonde. Le cappelline che a piano terra si aprono nello spazio centrale attraverso arcate semicircolari sono coperte con volte a botte e collegate tra loro da più basse gallerie. Simile soluzione è adottata anche nella tribuna dell’ordine superiore dove in corrispondenza delle cappelline a piano terra si trovano piccoli palchi, come a teatro, che si aprono dall’alto sullo spazio centrale della cappella. Proprio il deambulatorio a piano terra e la presenza dei palchetti lungo la tribuna superiore, suggeriscono che la scelta della pianta ovale per la cappella sia anche stata influenzata dall’architettura effimera, dal teatro per l’appunto. La sperimentazione scenografica teatrale rispetto al progetto di architettura rappresenta una palestra dove allenare la speculazione teorica e dove sviluppare nuove idee sulla percezione, sulla forma e sul tema del movimento. Nel Cinquecento sono proprio Baldassarre Peruzzi e Sebastiano Serlio a trattare delle rappresentazioni 20F

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17 La servitù di passaggio ha dato adito, nel tempo, a numerosi contenziosi tra la congregazione italiana e la compagnia di Gesù, al proposito cfr. P. NEVÍMOVÁ, in A. TREZZA CABRALES (a cura di) op. cit., p. 81. 18 Brocco, nel suo testamento redatto nel 1615, esprime il desiderio di essere sepolto nella cappella degli italiani. Cfr. J. K RCÁLOVÁ , Brocco Giovanni Antonio, ad vocem, in AA.VV. Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XIV, 1972. 19 J. K RCÁLOVÁ , Bossi Domenico, ad vocem, in AA.VV. Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XIII, 1971. 20 J. KOFROÑOVÁ, L’Ospedale italiano di Praga: genesi e storia dell’edificio, in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit, p. 44.


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prospettiche delle scene, tragiche, comiche e satiriche e tal scopo rielaborano i canoni classici della pittura e dell’architettura. Le scenografie del Peruzzi e del Serlio trascrivono sulla scena i risultati delle ricerche prospettiche di età rinascimentale. La cappella praghese rimanda a una particolare forma di teatro, le sacre rappresentazioni, cioè spettacoli di argomento religioso divenuti molto popolari, soprattutto a Firenze e in Toscana nel Quattro e Cinquecento. Tradizionalmente le sacre rappresentazioni hanno luogo negli spiazzi dei conventi, nei piazzali di fronte alle chiese e nelle residenze delle confraternite ma nei Paesi a Nord delle Alpi per le ovvie differenze climatiche si svolgono al chiuso. Alla chiusura del Concilio di Trento nel 1563, il pontefice Pio IV (1559-1565), incoraggia la diffusione delle sacre rappresentazioni e il teatro dei misteri diventa una rappresentazione di gruppi in movimento, organizzati in uno spazio suddiviso in vari scompartimenti. In questa prospettiva la cappella degli italiani è teatro puro: al centro la scena, i palchi con i posti a sedere sono nella tribuna del secondo ordine, gli scomparti necessari per la resa scenica le piccole cappelle a piano terra dove il carattere distributivo del deambulatorio permette una mobilità assoluta. Va ricordato che la Praga rudolfina importa dall’Italia, in particolare da Firenze anche il teatro, basti ricordare che Bernardo Buontalenti (1536-1608) si trova nella capitale boema negli anni ottanta del Cinquecento. Rientrato a Firenze il Buontalenti è incaricato di dirigere numerosi eventi, tra i quali quelli per la trionfale ascesa di Ferdinando dei Medici nel 1587 e quelli per l’addio della figlia del granduca Maria che va in sposa a Enrico IV di Francia. Nel 1589, per le nozze del granduca Ferdinando con Cristina di Lorena l’artista mette in scena come architetto e scenografo la celebre commedia, la Pellegrina 21. Il Buontalenti viene, quindi, riconosciuto maestro assoluto dell’effimero e grazie al suo genio di prestigioso registra si afferma con larga eco europea il grande spettacolo italiano. Antonio Brocco, il già citato rettore della congregazione degli italiani, collabora con il Buontalenti alla realizzazione di fontane e statue destinate ai giardini imperiali e si può supporre che proprio tramite l’architetto fiorentino abbia acquisito una profonda conoscenza del mondo del teatro. Ritornando alla storia della costruzione della cappella degli italiani, nel 1594, ancora in fieri, viene dotata degli altari laterali grazie a varie donazioni da parte di membri della congregazione. Tre anni dopo l’altare maggiore, dedicato alla Vergine Maria Assunta, viene completato e la volta viene decorata con stucchi e pitture. Pochi giorni dopo l’inaugurazione della cappella, nell’agosto del 1600, Antonio Brocco si rivolge a nome della congregazione degli italiani alla Signoria di Venezia con la preghiera di contribuire all’acquisto dei paramenti sacri. In breve si completa la decorazione dell’interno della chiesa, nel 1607 risultano ornate le «sette volte o orchi con i misteri della vita della Vergine Maria, in parte a rilievo, 24F

Impossibile in questa sede proporre una bibliografia, seppure sommaria, dell’architettura teatrale del Rinascimento sulla manualistica che la accompagna. Al proposito si rimanda: M. G. MASSAFRA, Sacre Rappresentazioni. Il teatro di strada nei libretti conservati dalla Biblioteca Nazionale di Firenze. Uno spettacolo tra sacro e profano che prende forma nella Toscana del XV secolo, in «MCM. La Storia delle Cose», n. 46, 1999, pp. 50-51. 21


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in parte dipinti». Nelle strette campate erano forse rappresentate a stucco alcune scene della vita di Maria, in una parte del deambulatorio i misteri della Passione, sotto le sette gioie, sopra i sette dolori. Della decorazione originaria della cappella non resta traccia 22. Nel 1647 Dionisio Miseroni, governatore delle raccolte di corte e rettore della congregazione, commissiona un dipinto con l’Assunzione della Vergine, al più importante artista boemo del tempo, Karel Škréta (1610-1674), che in quello stesso anno dipinge anche il quadro con san Carlo Borromeo per l’altare maggiore della cappella dell’ospedale italiano. Purtroppo però il dipinto della cappella è noto solo grazie all’incisione di Samuel Weishun. Una copia della Madonna del Sangue, proveniente da Re, nella Valle di Vegezzo, viene posta nel 1678 sull’altare laterale sinistro in sostituzione di un dipinto raffigurante l’Annunciazione. Il dipinto miracoloso, temporaneamente collocato nello scalone d’onore dell’Ambasciata d’Italia a Praga, noto in Boemia come quadro della Vergine Maria di Klatovy, è in realtà una copia non fedele dell’originale italiano 23. Nel 1693, nel terzo centenario del martirio di san Giovanni Nepomuceno, al secolo Jan di Nepomuk, vicario generale dell’arcivescovo di Praga, gli viene dedicato un altare. Il rilievo che raffigura san Giovanni scaraventato giù nella Moldava dal ponte Carlo perché si rifiuta di obbedire a Venceslao IV, re di Boemia, si trova tutt’ora in loco. L’altare costituisce una precoce testimonianza della devozione al Santo, attualmente patrono della Boemia, ma all’epoca non ancora beatificato 24. A causa dell’imponente ristrutturazione che nel 1711 interessa la chiesa di San Clemente, confinante con la cappella degli italiani, l’ingresso principale di quest’ultima originariamente a nord-ovest viene spostato a sud-ovest. Il nuovo ingresso realizzato nel 1715 si compone di un elegante portico, una specie di atrio attraverso il quale si entra in entrambi gli edifici, la chiesa di San Clemente e la cappella degli italiani. L’ideazione del portico tradizionalmente riferita al celebre architetto ceco František M. Kaňka è stata recentemente messa in discussione in seguito al ritrovamento di un’iscrizione che vuole come autore del campanile di San Clemente l’italiano Giovanni Antonio Lurago. È probabile, quindi, che l’architetto, molto attivo all’interno della comunità italiana, abbia progettato anche il vicino portico. Gli angioletti e la statua del santo che ornano il portico sono opera di Dominik Rappa 25. I lavori al nuovo ingresso sono completati dal bel portone e dalla splendida cancellata in ferro battuto. 25F

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Quanto scritto viene riportato da Nevímová [in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit., p. 79] che a sua volta cita fonti di archivio ceche che non mi è stato possibile consultare. 23 Il dipinto trasportato a Klatovy dopo il 1650 dall’italiano Bartolomeo Rizolti viene successivamente collegato al sanguinamento miracoloso. Il culto dell’immagine comincia a diffondersi in Boemia dopo il 1685, anno in cui, dopo un’accurata analisi, viene ufficialmente approvato dall’arcivescovo praghese Jan Bedřich di Wallenstein. Al proposito, cfr. P. NEVÍMOVÁ, in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit., p. 80. 24 Giovanni Nepomuceno è proclamato Santo da Benedetto XIII nel 1729. 25 Giovanni Antonio Lurago nel 1724 è citato come rappresentante dell’ospedale italiano. Il portico viene talvolta attribuito all’architetto ceco Ferdinand Špaček. Per tutta la questione cfr. P. OULÍKOVÁ, in G. DI BERT (a cura di), op. cit., pp., 36-40. 22


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Il nuovo ingresso modifica l’orientamento originario della cappella; il cambiamento dell’asse maggiore è motivo di un radicale rinnovamento dell’interno della cappella, diventa, inoltre, necessario intervenire sugli ingressi laterali alla cappella. L’altare maggiore e il pulpito vengono spostati sul lato opposto, nell’arcata occidentale viene aperta una nuova nicchia, lo spazio del coro sopra il nuovo ingresso viene ampliato, al posto dell’ingresso originario su strada viene inserita una scala a chiocciola che porta alla tribuna superiore della cappella. Quest’ultima viene munita di una balaustra in legno e degli armadi tutt’ora in loco. Nel corso di questi lavori vanno perse le decorazioni seicentesche della cappella. Nel 1732 l’altare laterale destro viene dotato di un dipinto che raffigura l’Apoteosi di san Giovanni Nepomuceno, prima opera nota di František Lichternreiter (1700-1775) un artista che sebbene nativo di Passavia, studia a Venezia e si italianizza a tal punto che al suo arrivo in Boemia si fa chiamare Francesco. 26 Nel corso dell’anno seguente, il 1733, si dà inizio alla pittura ad affresco delle pareti e della volta della cappella. Sulla parte anteriore della tribuna del coro un’iscrizione ricorda come i lavori della cappella, eseguiti durante il rettorato di Bernard Ignác Bulla de Bullenau, nel 1734 27. Una finta architettura ricopre per intero le pareti, sui pilastri dell’ordine inferiore si trovano coppie di lesene, arricchite da motivi ornamentali a volute e concluse da un unico capitello con volute e una protome angelica in stucco sul festone. La decorazione è raffinatissima: al volto angelico in stucco, inserito al centro del capitello, corrisponde sulla sommità degli archi della tribuna dell’ordine superiore l’immagine dipinta dello stesso volto, incorniciato da festoni di fiori. Nell’ordine superiore i pilastri sono decorati da una singola lesena sorretta alla base da deliziose coppie di angioletti. Fanno eccezione i due pilastri che fiancheggiano l’altare maggiore dove si trovano, come a creare l’effetto di un arco trionfale virtuale, due Padri della Chiesa rappresentati a figura intera. Le arcate, gli elementi architettonici e scultorei dell’ordine superiore sono dipinti in maniera illusionistica, sulla parete settentrionale si trovano tre finestre finte, specchio delle tre vere sulla parete meridionale. Sulla volta è affrescata l’Assunzione della Vergine. Maria, rappresentata al vertice di una piramide di angeli nella sezione della volta più vicina all’altare maggiore, è raffigurata con le braccia aperte, investita dalla luce divina, mentre un angelo sta per posare sul suo capo una corona di fiori. Sotto di lei, sulla parete, due angeli carichi di fiori emergono dalle nuvole al di sopra dell’altare estendendo così lo spazio della volta e confondendo la direzione del movimento dal basso in alto e dall’alto in basso. Numerosi angeli alati si rincorrono a gran velocità lungo tutto il perimetro ovale della volta, creando un incessante dispiegamento di ali e svolazzamento di tuniche. Il vorticoso movimento ha una battuta di arresto solo in corrispondenza della Vergine Assunta. 29F

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Il dipinto si trova attualmente presso l’Ambasciata d’Italia a Praga. Al proposito cfr. P. OULÍKOVÁ, in G. DI BERT (a cura di), op. cit., pp., 40-41. 27 L’ iscrizione recita: «ITALICA CONCREGATIO RENOVAR FECIT SUB RECTORATUM(TTO) D. BERNARDI BULLA DE BULLENA ANNA 1734». Bernard Ignác Bulla de Bullenau rimane a capo della congregazione italiana per quasi ventotto anni. 26


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I lavori di pittura vengono conclusi nel 1735, quando tre pittori: Giovanni Pietro Scotti, Giovanni Battista Pellizuoli e Giuseppe Saglione vengono saldati 28. Poche le informazioni note su Giovanni Battista Pellizzuoli, pittore originario di Parma, che lavora soprattutto nel teatro. Nel 1734 a Praga lascia i propri abiti e alcune incisioni in rame, dalle quali poter trarre disegni, presso lo Scotti. Muore il 15 marzo del 1735 nella città morava di Jaroměřice dove era impegnato presso la residenza del conte Jan Adam Questernberk. Pure sul bolognese Giuseppe Saglione le notizie in nostro possesso sono scarse, sappiamo solo che nel settembre del 1739 quando chiede di lavorare per la residenza viennese dei Questenberk fa riferimento nella domanda d’impiego ai suoi affreschi nella chiesa di San Clemente a Praga, quindi, verosimilmente, si riferisce a questi eseguiti nella cappella degli Italiani 29. Al Pellizzuoli e al Saglione sono riferiti gli affreschi delle pareti della cappella, mentre quelli della volta che sono di qualità pittorica superiore, sono attribuiti allo Scotti. Giovanni Pietro Scotti (1695-1761), è tra le principali figure di una famiglia di artisti, architetti, stuccatori e soprattutto pittori, originaria di Laino nella Valle Intelvi 30. Gli Scotti per circa due secoli, generazione dopo generazione, hanno alternato l’attività in patria con commissioni prestigiose in Europa, in Germania, Boemia e in Russia contribuendo alla creazione e diffusione del Rococò internazionale 31. Il Rococò, tradizionalmente collegato alla Francia della reggenza, agli anni venti del Settecento, viene in realtà elaborato fra l’Austria, la Boemia e il Veneto a opera degli artisti dei laghi. Nasce in un momento di crisi della coscienza europea, tra la fine dell’Europa cristiana e la nascita di un nuovo mondo, laico e scientifico. Proprio l’utilizzazione massiccia degli intelvesi a Vienna e Praga farà delle suddette città le capitali del nuovo stile. Non ci sono notizie certe sugli esordi di Giovanni Pietro Scotti, la cui formazione deve essere avvenuta presso un artista intelvese, forse Giulio Quaglio o, con maggiore probabilità Carlo Innocenzo Carloni, del quale diviene il più fidato collaboratore 32. A fianco del Carloni lo Scotti è a Praga nel 1727 dove i pittori comaschi sono impegnati con la decorazione del bellissimo piccolo palazzo Clam Gallas appena costruito da Fischer von Erlach. La critica attribuisce l’affresco con il 31F

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I pagamenti ai pittori sono pubblicati da Nevímová [in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit., p. 114, nota 25]. 29 Ivi, p. 114, note 25-26. 30 Gli Scotti sono stati oggetto di un approfondito studio a opera di Marco Leoni che ha messo ordine tra i vari esponenti della casata e ha aperto nuove piste di ricerca, soprattutto nel territorio tra Como e Brescia. Cfr. M. LEONI, Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni, in “Arte Lombarda” 1611622, 2011, pp. 49-87, con bibliografia precedente. 31 E. BIANCHI, Esperienze figurative del XVIII secolo in area lariana in rapporto con l’emigrazione artistica nelle regioni danubiane alla luce delle novità emerse attraverso la catalogazione dei beni culturali della Diocesi di Como, in “Barocke Kunst und Kultur im Donauraum”, atti del convegno (Passau e Linza, 9-13 aprile 2013), Petersberg 2014, vol. I, pp., 235-248. 32 A. BARIGOZZI BRINI, K. GARAS, Carlo Innocenzo Carloni, Milano 1967. 28


I. La cappella degli italiani a Praga

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Trionfo di Apollo, sul soffitto dello scalone d’onore alla mano dello Scotti. Nell’affresco, l’effetto illusionistico è dominante, lo spazio non è limitato al solo soffitto ma prosegue con un elegante trompe l'œil nelle pareti. Sin dai primi anni del Settecento a Praga si trova pure un fratello di Giovanni Pietro, Bartolomeo Scotti, architetto civile e militare addetto alle fortificazioni, perfettamente inserito nella capitale boema dalla quale riceve la cittadinanza 33. Ultimati i lavori a palazzo Clam Gallas, nel 1729 Giovanni Pietro si trasferisce, anche questa volta a fianco del Carloni nella Germania meridionale, nell’attuale Baden-Württemberg, per lavorare al castello di Ludwigsburg, residenza del principe Eberhard Ludwig. Lo Scotti lavora dapprima nella Ordenssaal, la sala dell’ordine, poi divenuta sala del trono, dove raffigura le Virtù attorniate dalle divinità dell’Olimpo, in seguito nella Bildergalerie, la galleria degli Antenati costruita nell’ala ovest della residenza, dove illustra le storie di Achille, tratte dall’Iliade. Portata a termine la decorazione al castello di Ludwigsburg, lo Scotti ritorna a Praga, dove può contare sull’appoggio del fratello Bartolomeo, membro della congregazione degli italiani. È forse proprio grazie a Bartolomeo che Giovanni Pietro ottiene il lavoro con Pellizzoli e Saglione della decorazione della volta della cappella degli italiani. Il 29 febbraio del 1736 l’artista diventa membro della corporazione dei pittori di Staré Město e, sempre nella città boema viene impiegato nella decorazione del palazzo Colloredo Mansfeld, costruito su progetto di Giovanni Battista Aliprandi. Nel 1736 lo Scotti ritorna nel Württemberg dove esegue lavori andati, purtroppo, perduti, in seguito lavora al castello della Residenza di Stoccarda. Dal 1741 conclusa la parentesi estera, il pittore è in patria dove sarà attivo soprattutto a Brescia e Laino per ancora più di vent’anni. Nella cappella degli italiani, una volta finita la campagna di affreschi, viene realizzato il pulpito, tutt’ora in loco, decorato da rilievi con storie della bibbia: una donna che lotta con un drago, san Giovanni che scrive il libro della Rivelazione e nei rilievi laterali i santi Giocchino e Anna. Alla metà del Settecento viene costruito un campanile sul tetto della cappella, probabile opera dell’italiano Anselmo Lurago che negli anni 1755-1756 è a capo della congregazione. La campana viene fusa nel 1774 come è noto dall’iscrizione dedicatoria riportata sulla stessa 34. La congregazione degli italiani a Praga è stata per secoli un’istituzione vitale, la cappella nella Città Vecchia e l’ospedale a Malá Strana ne sono la dimostrazione. Nel 1773 in occasione del bicentenario della nascita della congregazione il 36F

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D. DE MEYER, I Santini-Aichel: un caso di immigrazione di architetti nella Praga barocca, in S. DELLA TORRE, T. MANNONI, V. PRACCHI (a cura di), Magistri d’Europa, atti del convegno (Como, 23-26 ottobre 1996), Como 1996, pp. 237-238, in particolare p. 246. 34 P. OULÍKOVÁ, in G. DI BERT (a cura di), op. cit., pp, 46-47. La scritta riporta: «EM. BENEFACTORES CONFRATRES CON VOCO CUMCTOS QUORUM PRAECELLENS PIETAS ME FUNDERE FECIT MDCCLXXIV ANNO PRIMO POSTO SECULUM II ERECTAE CONGREGATIONIS CELEBRATUM ITALICAE». 33


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Daria Borghese

segretario della stessa, Pietro Rigetti, e il gesuita padre Giovanni Cristoforo Pannichi pubblicano un libro ricco di notizie sulla storia della congregazione e dell’ospedale. Nel 1783, viene sciolto l’ordine gesuita ma la cappella nel Clementinum resta affidata alla congregazione le cui attività restano immutate. Pochi anni dopo, nel 1789 in seguito a un provvedimento di Giuseppe II d’Asburgo (1765-1790) viene abolito l’ospedale italiano a Malá Strana compresa la Cappella dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Carlo Borromeo, per cui la cappella degli italiani nel Clementinum diviene, per alcuni decenni, l’unica sede destinata al culto a disposizione della congregazione. Parte dei documenti d’archivio dell’ospedale e le preziose pergamene degli antichi privilegi sovrani concessi all’istituzione vengono, a fini conservativi, trasferiti nella cappella 35. Purtroppo però con le mutate condizioni storiche viene meno il sostegno finanziario alla cappella al punto che per coprire le spese di manutenzione dell’edificio la congregazione è costretta a vendere parte delle suppellettili. Nel 1812 Josef Bergler, primo direttore dell’Accademia di Belle Arti a Praga che dal 1799 ha sede nel Clementinum dipinge un quadro con l’Assunzione della Vergine Maria per l’altare principale della cappella in sostituzione del dipinto di Skerta 36. Anche il dipinto di Bergler, firmato e con dedica dell’autore, si trova attualmente nello scalone d’onore dell’Ambasciata d’Italia a Praga. Nel 1873, in occasione del terzo centenario della fondazione della congregazione, la cappella viene rinnovata per volere del rettore Luigi Tonelli e sotto la supervisione dell’architetto Josef Schulz, il quale è da poco rientrato a Praga da un lungo soggiorno romano 37. La cappella viene rinnovata il maggio e l’agosto del 1873 in modo da potere ospitare le celebrazioni per il terzo centenario che hanno inizio il 14 agosto alla vigilia della festa dell’Assunzione 38. Ma dopo solo venti anni nel 1893 la cappella si trova in pessimo stato e necessita di nuovi importanti lavori: il tetto di embrice va sostituito, il campanile e la facciata vanno restaurati. La congregazione si rivolge al Ministero del Culto e dell’Istruzione, la cui commissione per la ricerca e la conservazione dei monumenti artistici e storici si riunisce a Vienna. La richiesta è accolta e negli ultimi anni del secolo: l’armatura, il tetto e il campanile vengono restaurati. Un foglio ricordo con i nomi della rappresentanza della congregazione, rinvenuto nel corso dei recenti lavori di restauro, e alcune monete, sono inseriti nel campanile, come una capsula del tempo 39. Nel 1897 la congregazione dota la cappella di un nuovo organo 40. Nel corso della seconda guerra mondiale, la congregazione italiana con delibera del 7 giugno 1942 sancisce il passaggio allo Stato italiano della sede della cappella 38F

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BORTOLOTTI, in A. TREZZA CABRALES (a cura di), op. cit, p. 93. P. OULÍKOVÁ, in G. DI BERT (a cura di), op. cit., pp. 48-49. 37 Kubíček pubblica due lettere scritte da Schulz da Roma rispettivamente nel 1869 e nel 1870. Cfr. A. KUBÍČEK, Dva dopisy Josefa Schulze Josefu Zítkovi, in “Umění”, 7.1959, pp. 280-281. 38 I lavori vengono condotti dai A. Amler e C. Milde. Al proposito cfr. OULÍKOVÁ, in G. DI BERT (a cura di), op. cit., pp. 48-49. 39 M. RUGGIERO, Vlašská kaple, una gemma italiana nel cuore di Praga, in “Progetto RC”, nov-dic 2016, pp. 36-41. 40 P. OULÍKOVÁ, in G. DI BERT (a cura di), op. cit., p. 56. 35 36


I. La cappella degli italiani a Praga

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dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta nella Città Vecchia e dell’ex ospedale a Malá Strana, divenuto in seguito sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Praga. Alla fine del Novecento, sebbene nella seconda metà del secolo alcuni interventi di restauro e di manutenzione siano stati realizzati, la cappella si trova in cattivo stato, tanto che viene deciso di trasferire tre quadri e una coppia di angeli lignei provenienti dall’altare laterale mariano in Ambasciata e in contemporanea alcuni fregi dorati presso l’Istituto Italiano di Cultura. Agli inizi del nuovo secolo l’imponente campagna di restauro appena conclusa ha riportato la cappella degli italiani allo splendore originario.



La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145065 pp. 33-44 (maggio 2018)

Capitolo II Analisi dello sviluppo storico-architettonico di FRANCESCO MONNI 1 e GIANLUCA MARACCHINI2 45F

2.1 Introduzione In questo capitolo vengono descritte le fasi storiche circa la costruzione dell’apparato architettonico della Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria e quelle inerenti l’apparato pittorico degli ambienti interni. Le informazioni riportate nel seguito sono state ricavate dallo studio della documentazione storica edita 3, dall’osservazione autoptica dei paramenti mediante indagini sul campo e dall’analisi dei risultati dei saggi stratigrafici, realizzati tramite bisturi a lama sottile con la finalità di caratterizzare i diversi strati di rivestimento murario. In particolare, dopo aver sinteticamente descritto il processo evolutivo del manufatto, così come delineato dall’analisi della documentazione storica esistente (§2.2), al §2.3 vengono riportati i risultati dell’analisi stratigrafica, i quali tendono a confermare quanto ottenuto dalla precedente sintesi. Al fine di semplificare la comprensione dei paragrafi (e dei capitoli) che seguiranno, in Fig. 2.1 sono riportati i vari ambienti che caratterizzano il manufatto nel suo stato attuale, ovvero l’aula principale al piano terra, l’aula principale al piano palchetti, la sacrestia, il locale accessorio, il corpo scala sud, il corpo scala nord ed il disimpegno. 46F

AhRTE Srl, Spin Off dell'Università Politecnica delle Marche SIMAU, Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia, dell’Ambiente ed Urbanistica dell’Università Politecnica delle Marche. 3 In particolare si è fatto riferimento alle seguenti fonti: A. TREZZA CABRALES (a cura di), La congregazione degli italiani a Praga. Luoghi e memorie dell’Istituto italiano di Cultura, Edizioni Tichá Byzanc, Kutná Hora 2003; G. DI BERT (a cura di), La cappella della congregazione degli italiani a Praga, SIAD Group, 2006. 1 2

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Figura 2.1. Piante del piano terra e del primo piano della Cappella di Santa Maria Assunta con individuazione dei diversi ambienti (fuori scala).


II. Analisi dello sviluppo storico - architettonico

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2.2 Analisi della documentazione storica La Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria venne costruita in adiacenza all’abside della già esistente chiesa di San Salvatore e all’ala sud-ovest della cattedrale di San Clemente (v. Fig. 2.2). Il primo nucleo, conosciuto con il nome di Cappella di Santa Maria Assunta, risale al 1569 mentre la sua conformazione attuale viene fatta risalire al 1590 4, in seguito alla fondazione della Congregazione italiana dell'Assunzione della Vergine Maria (1575), il cui edificio di culto era appunto la cappella. La consacrazione dell’edificio avvenne solo nel 1600 mentre i cicli decorativi, la cui realizzazione fu affidata a costruttori e scalpellini italiani residenti a Praga (tra i quali il rettore della congregazione stessa, G. A. Brocco, noto scalpellino e scultore di corte), furono completati nel 1606. Risalgono a questo periodo i deambulatori del piano terra e del primo piano, i quali si aprono con arcate a tutto sesto verso l’aula interna (v. Fig. 2.3 e Fig. 2.4), ed il muro perimetrale esterno, internamente suddiviso da coppie di pilastri ornati da lesene posti a sostegno sia del deambulatorio superiore che della cupola (v. Fig. 2.3). Diversamente da quanto si può osservare oggi, l'ingresso principale era originariamente collocato a nord (v. Fig. 2.1 e Fig. 2.4). L’edificazione di una nuova ala del complesso Klementinum a nord della Cappella nella prima metà del XVIII ne ostruì tuttavia il passaggio, rendendo necessaria la realizzazione di un nuovo accesso ad est. Tale accesso venne caratterizzato da un porticato comunicante con la 47F

Figura 2.2. Individuazione della Cappella nel tessuto urbano di Praga.

L’attribuzione del progetto architettonico non è chiara: G. Gargiolli di Fivizzano aveva lavorato in quegli anni alla corte di Rodolfo II ma più probabilmente l'artefice del progetto fu O. Mascarino che dal 1574 al 1591 progettò diversi edifici con morfologia architettonica analoga a quella della cappella, caratterizzati cioè da pianta ellittica e presenza di deambulatorio interno. 4


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chiesa di San Clemente ed ornato in seguito da una cornice sagomata sovrastata da una balaustra con statue in pietra (v. Fig. 2.3). La modifica dell’ingresso comportò anche la variazione dell'originale orientamento della cappella con il conseguente spostamento dell'altare principale sul lato ovest. Al fine di ospitare il nuovo altare fu aperta una nuova nicchia all’interno del muro dell'arcata ovest. Tale operazione comportò l’interruzione della scansione delle arcate del deambulatorio ed il contestuale abbassamento dell'arcata soprastante l’altare. Il deambulatorio fu inoltre munito di una balaustra lignea mentre lo spazio del coro sopra l'ingresso principale fu ampliato grazie alla costruzione di una balconata in aggetto sull’interno della cappella (v. Fig. 2.3). In questo stesso periodo fu probabilmente edificato anche il piccolo frontone con abbaino e torretta sul lato orientale del tetto (v. Fig. 2.3). Dagli interventi per la traslazione dell'altare ne scaturì anche la possibilità di realizzare nuove decorazioni pittoriche e nuovi apparati decorativi in stile barocco (visibili ancora oggi) in sostituzione ai preesistenti apparati decorativi rinascimentali. L’edificio rimase in questa configurazione per lungo tempo senza modifiche o interventi significativi fino alla seconda metà del XX secolo quando, a causa di una inefficace manutenzione, si dovette procedere ad una prima opera di risanamento. Durante tale opera vennero realizzati alcuni interventi urgenti sul tetto e sulla lattoneria, nuovi pavimenti (all’interno della cappella, nella sacrestia e nella terrazza), nuovi intonaci esterni ed il consolidamento dei dipinti interni.

Figura 2.3. Vista generale esterna ed interna della cappella.


II. Analisi dello sviluppo storico - architettonico

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2.3 Analisi stratigrafica del complesso architettonico Sulla base delle informazioni ottenute dall’analisi della documentazione storica e dalle analisi stratigrafiche realizzate in situ è stato possibile definire quattro periodi di trasformazione corrispondenti ai principali interventi di modifica e di sviluppo della cappella (v. Fig. 2.5) ovvero:  la realizzazione dell’edificio (1590 – 1606);  i primi interventi di trasformazione (1715 – 1735);  gli interventi di manutenzione del 1873 (relativi agli apparati decorativi interni, ai paramenti murari esterni e alla copertura della cappella);  la manutenzione del XX secolo (ulteriori interventi sugli apparati decorativi interni, sugli intonaci esterni, sulla pavimentazione della cappella e sulla terrazza del portico). Di seguito si riportano le informazioni emerse dall’analisi stratigrafica svolta, contestualmente ai periodi di trasformazione appena definiti. 2.3.1 Realizzazione dell’edificio (1590 – 1606) La Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria fu costruita fra l’abside dell’attuale chiesa di San Salvatore e l’edificio attiguo (v. Fig. 2.2). In particolare, l’edificio fu edificato in appoggio alle preesistenti strutture della vicina abside (v. Fig. 2.4). Entrando nel corpo scale nord della cappella (v. Fig. 2.1) è stato infatti possibile constatare come alcuni dei contrafforti esterni dell’abside fossero preesistenti in quanto parzialmente inglobati nelle strutture della cappella (v. Fig. 2.6 e Fig. 2.7).

Figura 2.4. Particolare della pianta del Klementinum alla metà del XVII secolo.


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Figura 2.5. Planimetria con indicazione delle principali modifiche architettoniche e decorative rilevate mediante l’indagine sul campo.

Figura 2.6. Pilastro lapideo della Chiesa di S. Salvatore inglobato nella sagrestia della Cappella.


II. Analisi dello sviluppo storico - architettonico

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Grazie all’individuazione di una cornice decorativa modanata sulla muratura esterna dell’aula inglobata nella struttura del corpo scale nord (v. Fig. 2.5 e Figura 2.8) è stato inoltre possibile constatare come i paramenti murari esterni sul lato nord della cappella fossero originariamente a vista. Sotto gli attuali strati interni di finitura della struttura non è stata rilevata la presenza delle preesistenti decorazioni pittoriche. Queste furono quindi plausibilmente asportate durante i successivi interventi di modifica dell’apparato decorativo. Alcune porzioni della decorazione originaria sono tuttavia ancora conservate in corrispondenza della volta del deambulatorio e nella loggetta soprastante l’attuale altare nell’arcata ovest della cappella. Si tratta in particolare di lacerti di decorazione policroma con elementi decorativi a rilievo in stucco in corrispondenza dell’intradosso dell’arco attualmente tamponato (v. Figura 2.9). 2.3.2 Primi interventi di trasformazione (1715 – 1735) A questo periodo vengono fatti risalire gli interventi di chiusura dell’ingresso originario e di realizzazione del nuovo ingresso ad est (v. Fig. 2.10). Nell’ambito di tali interventi, l’altare principale venne traslato nell’attuale posizione, in corrispondenza della nicchia ovest della cappella. Ciò comportò la tamponatura della arcata del deambulatorio ed il contestuale innalzamento della chiave dell’arcata inferiore (v. Fig. 2.11). In corrispondenza della volta tamponata sono state infatti rilevate tracce di decorazione pittorica e di festoni a rilievo in stucco propri della struttura originaria.

Figura 2.7. Particolare di una parasta dell’abside della chiesa di San Salvatore inglobata nelle murature del corpo della scala nord della cappella.


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Figura 2.8. Lacerti della cornice modanata sommitale risalente al 1590, originariamente a vista all’esterno e attualmente inglobata nel corpo scala nord.

Figura 2.9. La decorazione pittorica e gli elementi in stucco del 1590 rilevati nell’arcata tamponata e nella voltina del deambulatorio sopra l’attuale altare principale.


II. Analisi dello sviluppo storico - architettonico

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Figura 2.10. Area di innesto del portico di ingresso nella muratura del nucleo originario della Cappella (1715).

Figura 2.11. Modifica della quota dell’arco della nicchia e tamponamento dell’arcata del deambulatorio nell'ambito degli interventi di traslazione dell’altare principale.


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Un’ulteriore modifica architettonica è probabilmente anche quella connessa alla realizzazione del corpo scala sud che conduce al deambulatorio e agli ambienti soprastanti la sagrestia. A questo periodo risalgono anche le decorazioni pittoriche sulle superfici interne e gli elementi scultorei decorativi 5 come il pulpito, le balaustre, gli altari in legno policromo e quelli in stucco con rifinitura a finto marmo. In tutti i saggi stratigrafici eseguiti all’interno dell’edificio è stato possibile rilevare uno strato di intonaco dello spessore di 3,5-4 cm al di sotto dello strato di finitura pittorica (probabilmente un arriccio), sulla cui superficie si rileva un ulteriore strato di intonachino dello spessore di 0,4 cm. Entrambi gli strati risultano costituiti da calce (legante), sabbia fluviale e materiale lapideo polverizzato (inerti) e cocciopesto, che conferisce una colorazione rosata all’impasto. La granulometria dell’arriccio risulta più grossolana rispetto a quella dell’intonachino, caratterizzato da una granulometria fine (v. Fig. 2.12). Sotto la tinteggiatura all’interno della sagrestia è stata individuata una decorazione policroma a fasce e filetti, databile, sempre sulla base dell’analisi stratigrafica, a questo stesso periodo (Fig. 2.13). 48F

Figura 2.12. Gli strati di intonaco (arriccio e intonachino) di supporto alle decorazioni (1715). Sono visibili tracce di malta connesse plausibilmente con interventi manutentivi più recenti (XX secolo). La stessa tipologia di intonaco è stata rilevata anche in corrispondenza degli ambienti della sacrestia e dei due corpi scala. Quest’ultimi probabilmente a opera di G. P. Scotti, G. B. Pellizuoli e G. Saglione, come indicato in un’iscrizione presente nella parte interna dell’arco d’ingresso 5


II. Analisi dello sviluppo storico - architettonico

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2.3.3 Gli interventi manutentivi del 1873 Si tratta di una serie di interventi di carattere manutentivo che interessarono sia le decorazioni pittoriche delle superfici interne che gli intonaci esterni dell’edificio. L’analisi stratigrafica ha infatti permesso di rilevare, sulla superficie pittorica ascrivibile al 1715-1735, una serie di consistenti ridipinture eseguite a secco le quali non hanno modificato la morfologia generale dei motivi decorativi ma che ne hanno in parte modificato le cromie. Secondo la documentazione storica edita, sono ascrivibili allo stesso periodo anche una serie di interventi di rifacimento degli intonaci esterni e della copertura della cappella. 2.3.4 Gli interventi manutentivi del XX secolo Si tratta di una serie di interventi manutentivi recenti che hanno interessato le decorazioni pittoriche interne, gli intonaci esterni, le pavimentazioni della cappella e della terrazza. Le analisi in situ hanno portato ad individuare la presenza di un trattamento di consolidamento della superficie pittoriche interna eseguito con resine sintetiche che, come descritto anche piÚ avanti nel capitolo relativo alle analisi dello stato di conservazione delle superfici, ha causato nel tempo l’insorgenza di consistenti fenomeni di disgregazione e distacco della pellicola pittorica e di annerimenti dovuti alla mancata traspirabilità .

Figura 2.13. Lacerti di decorazione a fasce e filetti rilevati nella sagrestia sotto agli strati di tinteggiatura attualmente a vista.


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Gli attuali intonaci sono quindi ascrivibili a questo periodo. Nell’ambito dello stesso intervento furono probabilmente realizzate anche le attuali cornici delle aperture costituite da una malta a matrice cementizia e trattate tramite bocciardatura (Fig. 2.14).

Figura 2.14. Le cornici lapidee originali delle aperture (a sinistra) e l’intonaco originariamente a vista sui paramenti murari esterni.


La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145066 pp. 45-63 (maggio 2018)

Capitolo III Rilievo geometrico di ROMINA NESPECA 1 49F

3.1 Introduzione La necessità di una documentazione validata ed al tempo stesso sostenibile, in termini economici, del Cultural Heritage, in relazione alla spesso lacunosa documentazione dei beni storici italiani e del loro precario stato di conservazione, invita all’uso di metodologie speditive per il rilievo e alla messa a punto di filiere di conoscenza, documentazione, controllo/monitoraggio e tutela/prevenzione. Ad oggi il rilievo è quasi completamente digitale in tutte le sue fasi, tanto che in letteratura il termine viene sostituito con quello più ampio e al tempo stesso più specifico di “digitalizzazione”. Il passaggio dal manufatto alla sua rappresentazione passa tramite le fasi di rilevamento e di modellazione, per mezzo di metodologie, tecniche e strumenti differenti e in continua evoluzione. Per mezzo di queste nuove tecnologie l’obiettivo sembra sia diventato quello di creare un vero e proprio fac-simile dell’oggetto, il più possibile fedele, oggettivamente simile, misurabile e scevro di interpretazione, dal quale, successivamente, estrarre tutto il necessario per la valorizzazione e la salvaguardia dell’originale. L’accuratezza, la velocità e l’economicità raggiunte, rendono perseguibile la strada dell’attuazione di campagne di rilievo che conducano alla realizzazione di database integri e oggettivi. Questi dati potranno, anche in tempi diversi, essere filtrati e scalati a seconda delle diverse esigenze di documentazione e rappresentazione, conservazione e restauro, comunicazione e musealizzazione. Le tecniche digitali di acquisizione geometrica si dividono in: range-based (con sensore attivo, in cui vi sono i sistemi a scansione) e image-based (con sensore passivo, in cui vi è la fotogrammetria) 2. 50F

1

che.

DICEA, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura dell’Università Politecnica delle Mar-

F. RINAUDO, Geomatica e Archeologia, In: Metodologie e strumenti per la conservazione e il restauro, Genovese Arte Tipografica, Napoli 2011, pp. 353-368; G. GUIDI & F. REMONDINO, 3D Modelling from Real Data. In: Modeling and Simulation in Engineering a cura di Catalin Alexandru, 2012, doi:10.5772/30323; A.V. RAZIONALE, A. PELAGOTTI, & A. DEL MASTIO, Active and passive sensors for art works analysis and investigations, Videometrics, vol. IX, 6491, 2007; A. SPANÒ, F. CHIAMBRANDO & F. RINAUDO, Contributi della geomatica ai temi delle ricerche archeologiche. Il caso dell'insula di via Gemina ad Aquileia. L'architettura privata ad Aquileia in età romana. Padova, 2012. 2

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46

Romina Nespeca

Anche se le loro pipeline si compongono di fasi differenti, entrambe sono accumunate dalla generazione di una nuvola di punti, un modello morfometrico discreto in scala costituito da un insieme numerosissimo di punti, ciascuno dei quali descritto da tre coordinate cartesiane e dall’intensità della riflettanza, valore definibile dall’intensità del raggio riflesso. I sistemi laser scanner acquisiscono in modo autonomo milioni di punti in 3D: mentre il raggio laser si muove lungo una linea verticale, deviato dalla rapida rotazione attorno ad un asse orizzontale di uno specchio sul quale è proiettato, lo strumento ruota automaticamente per 360 gradi sull’orizzontale. Ruotando il laser nello spazio di piccoli passi angolari noti, le operazioni di misurazione vengono ripetute milioni di volte. La tecnologia dei sistemi a scansione ha aperto molte possibilità in campo architettonico e in campo archeologico 3. Il rapido evolversi della strumentazione consente ora di poter scegliere lo strumento più adatto all’oggetto e alle situazioni di indagine 4. Durante i sopralluoghi dei giorni 12, 13 e 14 febbraio 2015, nella Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria è stato effettuato un rilievo laser scanner e fotografico tramite panoramiche sferiche allo scopo di accertare lo stato di fatto della costruzione tramite l’acquisizione il più possibile esaustiva dei dati geometrici e colorimetrici 5. 51F

52F

53F

3.2 La strumentazione Le caratteristiche da valutare nella scelta dello strumento sono la velocità di acquisizione, la risoluzione di scansione, la portata, il campo di misura, le metodiche di allineamento, l’acquisizione fotografica, la trasportabilità e l’autonomia 6. Per la Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria l’acquisizione in situ dei dati tramite sistema a scansione è stata effettuata con lo strumento scanner laser Leica C10, avente le seguenti caratteristiche:  scanner laser TOF (Time Of Flight);  velocità di 50.000 punti/sec;  portata massima 300 m;  risoluzione massima 1 mm x 1 mm;  accuratezza 6 mm@50m; 54F

S. HERMON, G. IANNONE, M. FAKKA, H. KHALAILY, G. AVNI, & A. RE'EM, A., Digitizing the Holy-3D documentation and analysis of the architectural history of the “room of the Last Supper”. The Cenacle in Jerusalem, Digital Heritage International Congress, vol. II, 2013, pp. 359-362. 4 J. SHAN, & C.K. TOTH, Topographic Laser Ranging and Scanning. Principles and Processing, CRC, London 2009. 5 Per questo lavoro di rilievo e digitalizzazione si ringraziano: il prof. Paolo Clini, responsabile scientifico della convenzione; Luigi Sagone, per la collaborazione durante la fase di acquisizione; Floriano Capponi e Giacomo Sufferini per la restituzione vettoriale. 6 A. ADAMI, F. GUERRA, & P. VERNIER, Laser scanner and architectural accuracy text, XXI International CIPA Symposium, Athens 2007. 3


III. Rilievo geometrico

47

fotocamera integrata con risoluzione di 5 Mpx e possibilità di prese full dome (dimensione singolo scatto 1920x1920);  possibilità di allineamento tramite: target, scansioni libere, intersezione inversa, poligonale. Per l’acquisizione fotografica è stata scelta la metodica delle panoramiche sferiche collimate al centro di scansione sia per la documentazione e ispezione visiva sia per la mappatura delle scansioni. È stata utilizzata la macchina fotografica Nikon D90 avente le seguenti caratteristiche:  risoluzione di 12,3 Mpx;  sensore ottico di tipo CMOS;  dimensione sensore ottico pari a 15.8 x 23.6 mm;  fattore di riduzione visuale pari a 1.5;  sensibilità ottica varia da 100 a 6400 ISO;  tempo massimo di otturazione di 1/4000 sec;  formato immagine utilizzato .raw. In aggiunta a laser scanner e macchina fotografica ci si è serviti di 2 treppiedi per il posizionamento in stazione di entrambe le strumentazioni e di una testa sferica Nodal Ninja 3, per il corretto posizionamento della macchina fotografica rispetto al laser scanner. Inoltre, in considerazione di una solitamente scarsa illuminazione degli ambienti interni come quelli della cappella in oggetto, chiusa al pubblico in attesa di restauro, si è reso necessario l’uso di lampade esterne molto potenti per la buona esposizione delle immagini fotografiche. 

3.3 La fase di acquisizione dati Riguardo l’oggetto, le prime considerazioni devono essere fatte in merito alla sua articolazione spaziale o dell’ambiente da rilevare, alle sue dimensioni, alle caratteristiche superficiali e all’accessibilità al sito 7. Nella progettazione delle scansioni laser terrestre, i problemi più importanti da considerare sono la copertura di tutta la superficie dell’oggetto e il garantire le condizioni per cui le singole scansioni possano essere poi riferite ad un unico sistema di riferimento 8. 5F

56F

F. SACERDOTE & G. TUCCI, Sistemi a scansione per l'architettura e il territorio, Alinea, 2007. G. GUIDI, D. ANGHELEDDU, & M. RUSSO, 3D survey and virtual reconstruction of archeological sites, Digital Applications in Archaeology and Cultural Heritage, vol. I(2), 2014, pp. 55–69; D. BARTOLUCCI. Principi di laser scanning 3D. Hardware, metodologie applicative, esempi, Dario Flaccovio, Palermo 2009; G. VASSENA & M. SGRENZAROLI. Tecniche di rilevamento tridimensionale tramite laser scanner, Starrylink, Brescia 2007; M. DOCCI, Tradizione e tecniche innovative nel rilevamento e l’analisi dell’architettura, della città e dell’archeologia. In: Metodologie integrate per il rilievo, il disegno, la modellazione dell’architettura e della città, Gangemi Editore, Roma 2011, pp. 21-26. 7 8


48

Romina Nespeca

Dal momento che l’acquisizione avviene in maniera completamente casuale e l’operatore non può scegliere quale punto rilevare, è possibile che i punti acquisiti possano appartenere o meno alle linee di discontinuità dell’oggetto ma non coincidere necessariamente con esse. Per questo motivo è molto importante effettuare un’accurata fase di progettazione del rilievo, facendo particolare attenzione a questi aspetti:  riduzione di ombre e occlusioni;  buon angolo di acquisizione;  buona sovrapposizione tra due scansioni da unire;  risoluzione omogenea delle scansioni;  visibilità dei target o delle features utilizzate per l’allineamento. Una volta individuati i punti di presa adeguati ad un rilievo il più completo possibile, si posiziona il laser scanner in stazione ed è possibile iniziare la fase di acquisizione. Una risoluzione alta corrisponde ad una maggiore densità della nuvola di punti, e conseguentemente maggiore sarà la definizione della rappresentazione dell’oggetto rilevato. Per contro si avranno tempi di acquisizione più lunghi e nuvole con un ingente numero di punti da elaborare. La fase di acquisizione dei dati della Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria a Praga si è svolta durante due giornate di presa, dedicate alle scansioni laser, e una mattinata per le acquisizioni fotografiche sferiche collimate. Il numero e la dislocazione spaziale delle singole scansioni sono stati concepiti in modo da garantire il sufficiente ricoprimento dell’intero complesso architettonico, secondo le indicazioni precedentemente elencate e così come illustrato nelle seguenti immagini. Per l’allineamento tra le scansioni esterne e le scansioni interne sono stati posizionati Black/White targets e HDS Tilt & Turn targets. Se battuti in campagna, i target possono essere automaticamente riconosciuti nell’ambiente software di registrazione. Il vantaggio maggiore è l’accuratezza che si riesce a garantire in qualsiasi condizione, a patto che i target siano distribuiti correttamente all’interno della scena. Le restanti scansioni si è scelto di eseguirle libere, senza l’ausilio di target, per velocizzare la fase di acquisizione, e successivamente sono state allineate tramite metodologia cloud to cloud, in fase di elaborazione dei dati. Questa procedura richiede aree di sovrapposizione sufficientemente estese e la presenza di superfici con caratteri in rilievo (non completamente piane). Generalmente le fasi si suddividono in un allineamento preliminare (coarse registration) seguito da un affinamento della registrazione (fine registration). Il primo viene eseguito su coppie di scansioni identificando manualmente almeno 3 punti omologhi. Viene così calcolata la matrice di roto-traslazione fra i due sistemi di riferimento. Successivamente gli algoritmi automatici operano iterativamente minimizzando la distanza tra i punti corrispondenti più vicini. L’algoritmo più diffuso è l’ICP poiché implementato nella maggior parte dei software commerciali.


III. Rilievo geometrico

49

Le griglie di risoluzione impostate sono state di 1 cm a 10 m (Medium Resolution) e 0,5 cm a 10 m (High Resolution) nel caso della stazione più distante, così come riportato dalla seguente tabella (v. Tab. 3.1). La risoluzione orizzontale e verticale dei punti della nuvola è un parametro che va impostato prima dell’avvio della scansione, in funzione del grado di dettaglio che si vuole raggiungere nell’acquisizione. In totale sono state realizzate 7 scansioni all’esterno, 25 scansioni interne sui due livelli, nelle aree di collegamento e negli spazi adiacenti e 2 scansioni in copertura. Contemporaneamente al dato metrico, lo strumento utilizzato consente l’acquisizione del dato radiometrico tramite camera fotografica integrata ad alta risoluzione (260 scatti con risoluzione del singolo scatto pari a 1920x1920 px), a volte non sufficientemente prestante come in situazioni di scarsa luminosità degli spazi interni, come in questo caso. Si è reso quindi necessario realizzare prese fotografiche con macchina digitale reflex, indispensabili sia per la documentazione sia per la fase di texturizzazione. Sono state realizzate sia immagini singole sia immagini panoramiche sferiche con la macchina fotografica reflex Nikon D90 posizionata su testa sferica e tripode (v. Fig. 3.1). Recentemente questa procedura di acquisizione esterna è diventata uno standard e alcune ditte di produzione dei sistemi a scansione hanno integrato funzionalità software di mappatura automatica. Un esempio è la camera panoramica ISTAR Nctec dotata di un sistema di ripresa contemporanea tramite 4 obiettivi di un campo visivo di 360° con risoluzione pari a 50 megapixel, GPS, Wi-Fi bussola e sensore di inclinazione integrati, oltre alle funzioni di stitching automatico delle immagini e HDR avanzato automatico.


SCANWORD

001 002 003 004 005

006

006B

007 008 009 010 011 012 013 014 015

016

017

018

019 020 021 022 023

024

025 026 027 028 029 030 031 032 033

STATION

ST001 ST002 ST003 ST004 ST005

ST006

ST006B

ST007 ST008 ST009 ST010 ST011 ST012 ST013 ST014 ST015

ST016

ST017

ST018

ST019 ST020 ST021 ST022 ST023

ST024

ST025 ST026 ST027 ST028 ST029 ST030 ST031 ST032 ST033

001 001 001 001 001 001 001 001 001

001

001 001 001 001 001

001

001

001

001 001 001 001 001 001 001 001 001

001

001

001 001 001 001 001

SCAN

t2, p1, t1, p2

B/W, HDS t&t

B/W, HDS t&t t8, t9, t10

t3, t4, t5, t6, t7

t3, t4, t5, t6, t7

t3, t4, t5, t6, t7

t2, p1, t1, p2

B/W, HDS t&t

B/W, HDS t&t B/W, HDS t&t B/W, HDS t&t

NAME TARGET

TARGET

1,377 1,54 1,354 1,39

1,403 1,408 1,365

1,642 1,631 1,655 1,64 1,646 1,616 1,622 1,61 1,642

INSTRUMENT HT

Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270°

Target All 360°x270°

Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270°

Target All 360°x270°

Target All 360°x270°

Target All 360°x270°

Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270°

Target All 360°x270°

Target All 360°x270°

DESCRIPTION OF AREA SCANNED Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270° Target All 360°x270°

00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00

00:15:00

00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00

00:15:00

00:15:00

00:15:00

00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00

00:15:00

00:15:00

00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00 00:15:00

TIME

x x x x x x x x x

x

x x x x x

x

x

x

x x x x x x x x x

x

x

x x x x x

SCAN

x x x x x x x x x

x

x x x x x

x

x

x

x x x x x x x x x

x

x

x x x x x

IMAGE

Medium Medium Medium Medium Medium Medium Medium Medium Medium

Medium

Medium Medium Medium Medium Medium

Medium

Medium

Medium

Medium Medium Medium Medium Medium Medium Medium Medium Medium

Medium

Medium

RESOLUTION SCAN Medium Medium Medium Medium Medium

manual manual manual manual manual manual manual manual manual

manual

manual manual manual manual manual

manual

manual

manual

manual manual manual manual manual manual manual manual manual

manual

manual

TIME EXP manual manual manual manual manual

50 Romina Nespeca

Tabella 3.1. Registro delle prese di campagna.


III. Rilievo geometrico

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Figura 3.1. La fase di acquisizione fotografica tramite panoramiche sferiche con l’uso di treppiedi topografico, testa panoramica e macchina fotografica reflex.


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Romina Nespeca

La migliore acquisizione fotografica, in termini di tempo, risoluzione e qualità dell’immagine, si accompagna al crescente sviluppo di automazione della fase di mappatura. Nella Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria a Praga, con il progetto di presa precedentemente descritto, è stato garantito il completo ricoprimento di tutta la superficie interna, su doppio livello e la superficie esterna, prospetti principale e laterale, accessibili dalla strada adiacente, come mostrato in Fig. 3.2, Fig. 3.3 e Fig. 3.4. A completamento del rilievo dello scheletro esterno sono state eseguite due scansioni sulla copertura, laddove era possibile posizionare in sicurezza lo strumento. Quest’ultime, anche se non sufficienti a ricoprire tutta la superficie, sono state indispensabili per la determinazione dello spessore della copertura.

Figura 3.2. Posizionamento delle stazioni di scansione, vista in pianta.

Figura 3.3. Posizionamento delle stazioni di scansione, zoom sull’interno.


III. Rilievo geometrico

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3.4 L’elaborazione della nuvola di punti. Allineamento, pulizia, filtraggio e mappatura Il sistema di riferimento di ogni singola scansione corrisponde con il centro di presa della stazione. La prima fase di elaborazione dati da fare è l’allineamento (registrazione), in modo da ottenere un'unica nuvola di punti con un solo sistema di riferimento. La scelta di non battere in campagna i target, escluse difficili situazioni di collegamento, ha velocizzato le operazioni di acquisizione come richiesto, ma ha richiesto un più oneroso processo di allineamento. Nell’ambiente Registration del software proprietario Leica Geosystems, si sono importati i singoli scanworld, e tramite operazione cloud to cloud, individuati tre punti omologhi fra due stazioni con area di scansione in comune, si è utilizzato un algoritmo iterativo di ottimizzazione ICP. L’errore medio assoluto calcolato sui vincoli inseriti è pari a 0,001 m, l’errore massimo pari a 0,005 m e l’errore massimo di allineamento sulle singole cloud to cloud pari ad 1 cm. La nuvola è stata, quindi, pulita delle parti non interessate dal rilievo, opportunamente filtrata per l’eliminazione di tutti quei punti che hanno un’alta probabilità di non appartenere alla superficie dell’oggetto, decimata o ricampionata secondo necessità, con un effetto di omogeneizzazione delle scansioni. Ogni scansione è stata mappata dalla panoramica sferica realizzata dalla camera integrata, cosicché ad ogni punto nello spazio corrispondesse un valore RGB. Le condizioni di illuminazione esterna hanno prodotto buoni risultati, mentre, per gli interni, le nuvole sono state mappate con le immagini fotografiche acquisite dalla camera esterna di maggiore qualità cromatica (v. Fig. 3.5). Selezionate le migliori prese fotografiche, rispetto ai valori di illuminazione e dettaglio estraibile, si è proceduto alla rimappatura della nuvola di punti tramite il software Cyclone. Le equirettangolari sono state trasformate in cubiche (6486x6484px per ogni faccia) e opportunamente nominate. Importate nel database, si è lavorato nel Texture Map Browser del ModelSpace per il riconoscimento dei punti omologhi foto-nuvola. Nel caso di una cubica sono necessari 3 punti su

Figura 3.4. Posizionamento delle stazioni di scansione, vista assonometrica.


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Romina Nespeca

3 delle 6 facce. La sovrabbondanza dei punti è fondamentale per il corretto posizionamento. La bontà della sovrapposizione può essere valutata dal valore di errore calcolato: il risultato ottimale sarebbe un valore al di sotto di 1 px. Questa operazione genera la matrice di rototraslazione della sferica, successivamente estraibile e manipolabile. Le scansioni ora costituiscono un unico modello discreto costituito da milioni di punti colorati (v. Fig. 3.6, Fig. 3.7 e Fig. 3.8). L’alto valore intrinseco di questo modello grezzo è già stato dimostrato dal nostro gruppo di ricerca in altri lavori9. 9 Anche senza ulteriori onerose elaborazioni, navigando tridimensionalmente l’oggetto, si possono estrapolare informazioni metriche, morfologiche e radiometriche già molto importanti, per l’analisi, la conoscenza e la tutela del sito. Altro apprezzabile aspetto è il potere vocativo e la capacità comunicativa della sola nuvola di punti. Come risultato una perfetta carta d’identità dello stato attuale di questo prezioso complesso architettonico. 57F

3.5 La fase di restituzione e creazione degli elaborati Dopo le consuete fasi di trattamento, sono stati realizzati gli elaborati bidimensionali utili alla descrizione morfometrica del complesso secondo quanto richiesto ai fini del progetto di restauro. Impostato il nuovo sistema di riferimento al centro dell’ellisse in corrispondenza della quota di calpestio al piano terra, sono state estratte le ortoimmagini necessarie alla vettorializzazione degli elaborati standard. La precisione e il dettaglio raggiunti tramite l’acquisizione laser scanning consentono valutazioni puntuali sullo stato di fatto dell’oggetto. Da piani orizzontali e verticali passanti per le geometrie fondamentali (v. Fig. 3.9 e Fig. 3.10), sono state disegnate le planimetrie e le sezioni alle quote più significative. Avere il continuo controllo tridimensionale dell’oggetto facilita il compito dell’operatore durante la fase di restituzione, ma le operazioni di vettorializzazione si sono svolte principalmente su base bidimensionale.

P. CLINI, R. QUATTRINI, F. FIORI, & R. NESPECA, Integrated technologies for surveying artefacts damaged by earthquakes. Application of all-in-one lidar techniques in the city of L’Aquila, ISPRS Annals, II5/W1, 2013, pp. 79-84, doi:10.5194/isprsannals-II-5-W1-79-2013; F. MONNI, E. QUAGLIARINI, S. LENCI, P. CLINI & R. NESPECA, Seismic improvement of historical dry masonry building using basalt fibre ropes: the case of Lossetti Tower in Beura-Cardezza (Italy), REHAB2015. Proceeding of II International Conference on Preservation, Maintenance and Rehabilitation of Historical Buildings and Structures, Green Lines Institute for sustainable development 2015, pp. 195-206. 99


III. Rilievo geometrico

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Figura 3.5. Equirettangolari di 3 delle 16 panoramiche sferiche realizzate all’interno con macchina reflex.


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Romina Nespeca

Figura 3.6 - Vista prospettica della nuvola di punti allineata, pulita e colorata.

Figura 3.7. Vista prospettica della nuvola di punti dall’ingresso.


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Sezionando la nuvola in corrispondenza dei piani scelti sono state estratte le slice necessarie al ricalco (v. Fig. 3.11, Fig. 3.12 e Fig. 3.13). Le sezioni trasversale e longitudinale sono state arricchite, negli elementi di prospetto dello spazio interno, delle immagini in scala di grigi derivanti dalla nuvola di punti. Con lo stesso procedimento grafico è stata realizzata l’ipografia con aggiunta l’ortoimmagine della volta affrescata (v. Fig. 3.14). Anche per il disegno dei prospetti ci si è serviti delle ortoimmagini colorate estratte direttamente dalla nuvola. In particolare quest’ultime sono il risultato di pazienti ed accurate operazioni di estrazione, in cui la variazione dei parametri di visualizzazione della nuvola ha mantenuto e valorizzato tutte le informazioni acquisite. Nella determinazione dei piani di sezione si sono scelte le quote più opportune per la corretta rappresentazione degli oggetti.

Figura 3.8. Spaccato prospettico dal basso della nuvola di punti colorata: non decimata (in alto) e decimata (in basso).


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Dal punto di vista planimetrico è stato necessario integrare le quote principali (+1,50 m e 6,80 m), dell’aula principale e dei palchetti, con 2 differenti quote, una riferita alla sagrestia (+3,00 m) e l’altra al locale accessorio superiore (+8,00 m). Per le sezioni verticali si è deciso di spezzare quella longitudinale così da inserire i locali annessi ed avere il controllo generale di tutti i solai. In aggiunta, è stata disegnata la sezione EE, passante per il corpo scala di collegamento ai palchetti. La documentazione fotografica per panoramiche sferiche si è dimostrata di grande ausilio anche in questa fase, per una corretta e più dettagliata lettura di tutti

Figura 3.9. Vista prospettica dell’esterno con individuazione dei piani di restituzione: sezione trasversale (verde), sezione longitudinale (blu), planimetria a quota terra (rosso), planimetria quota superiore (gialla).

Figura 3.10. Spaccato assonometrico con individuazione dei piani di restituzione: sezione trasversale (verde), sezione longitudinale (blu).


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gli elementi architettonici. L’operatore ha potuto navigare interattivamente all’interno di uno spazio a 360° e spostare la visita da una postazione all’altra. Inoltre, partendo dalla nuvola e dalle panoramiche sferiche acquisite, è stato realizzato un TruView basato sulle immagini solide e un tour virtuale per la navigazione immersiva. Nell’ambiente virtuale Truview ad ogni pixel dell’immagine vengono associate coordinate spaziali del punto corrispondente nella nuvola; vengono così mantenute

Figura 3.11. Ortoimmagine planimetrica a quota +6,8 m della nuvola di punti in scala di grigio e slice rossa.

Figura 3.12. Ortoimmagine planimetrica della copertura in scala di grigio e visualizzazione silhouette.


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completamente intatte le caratteristiche geometriche e radiometriche dell'immagine digitale permettendo però la gestione contemporanea di tutte le informazioni metriche acquisite mediante i sensori laser scanner10. 10 Un tour virtuale, invece, è una simulazione virtuale di un percorso esistente, di solito composto da una sequenza di immagini o video, che in modo efficace e immersivo mostra ambienti, architetture o panorami. Il tour realizzato si compone di più foto panoramiche a 360° collegate fra loro in cui è semplice muoversi da un ambiente all’altro e interagire con lo spazio. Questi strumenti sono supporti preziosi per gli addetti ai lavori e sono ottimi per la documentazione e la comunicazione dell’oggetto architettonico anche per scopi divulgativi. 58F

3.6 Considerazioni in merito alle tecniche utilizzate ed ai risultati ottenuti La precisione raggiungibile con queste strumentazioni, dimostrata in questo lavoro, permette analisi, valutazioni e progettazioni degli interventi di restauro, con elevata precisione e ricchezza di dettaglio.

Figura 3.13. Ortoimmagine della sezione longitudinale della nuvola di punti colorata e slice nera. L. BORNAZ, A solution to manage terrestrial laser scanner point clouds and solid images, International Workshop on Recording, Modeling and Visualization of Cultural Heritage, Centro S. Franscini Monte Verità Ascona (Suisse) 2005. 1010


III. Rilievo geometrico

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Se si confrontano, infatti, i vecchi rilievi ai nuovi elaborati prodotti si evidenziano errori di misura considerevoli nei primi che, come si può facilmente immaginare, si potrebbero ripercuotere sulla corretta progettazione degli interventi di restauro (v. Fig. 3.15 e Fig. 3.16). In particolare, mentre lo spazio interno dell’aula principale risulta pressoché corretto planimetricamente, una considerevole differenza è riconoscibile nell’inclinazione del muro esterno della sagrestia e dell’aula accessoria superiore. La maggiore discrepanza geometrica è quella visibile nelle sezioni in corrispondenza della cupola: la forma disegnata nei vecchi rilievi corrisponde a quella di un arco ribassato, mentre dal nuovo rilievo risulta chiaramente una cupola a tutto sesto. Nonostante la quasi corrispondenza della quota del cornicione inferiore, questa differenza geometrica genera una notevole differenza dell’altezza complessiva della cappella, in corrispondenza della lanterna sommitale. È evidente quanto questi errori così grossolani avrebbero potuto influire nella progettazione degli interventi di restauro. Il principale vantaggio del processo di rilievo/digitalizzazione qui descritto sono l’accuratezza metrica, materica, morfologica e cromatica del modello digitale. In generale, si può affermare che questa evoluzione e diffusione tecnologica è la generatrice di un sistema di rilevamento più specializzato nelle competenze, ma meno oneroso nella fase di acquisizione e meno costoso in termini economici, in cui la valorizzazione e la conservazione dei beni architettonici trovano immenso giovamento.

Figura 3.14. Stralcio della ortoimmagine della volta ad alta risoluzione, in scala di grigio, utilizzata per la realizzazione dell’ipografia.


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Una campagna diffusa di acquisizione di nuvole 3D di beni storico-architettonici costituirebbe, quindi, un mezzo efficace e straordinario di tutela, conservazione e prevenzione di un patrimonio oggetto di eventi naturali che ne causano un costante degrado e, nei casi piĂš gravi, la totale distruzione.

Figura 3.15. Confronto dei nuovi elaborati (in nero) con vecchi rilievi (in rosso), in cui emergono grandi differenze soprattutto nelle misurazioni altimetriche e nella geometria della cupola.


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Figura 3.16. Confronto dei nuovi elaborati (in nero) con vecchi rilievi (in rosso), in cui emergono grandi differenze soprattutto nelle misurazioni altimetriche e nella geometria della cupola.



La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145067 pp. 65-103 (maggio 2018)

Capitolo IV Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado di FRANCESCO MONNI 1 e ENRICO QUAGLIARINI 2 59F

60F

4.1 Tecnologie e sistemi costruttivi La Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria è stata edificata in appoggio alla preesistente abside della chiesa di San Salvatore (v. §2.3) e risulta internamente caratterizzata al piano terra da un deambulatorio (quota 0,00m, v. Fig. 3.1 e Fig. 3.8) e al piano superiore da una tribuna praticabile (quota +6,29m, v. Fig. 3.5). La pianta, ellittica, manca all’esterno di una qualsiasi articolazione. La parete esterna, caratterizzata al piano inferiore da una superficie liscia con ordinanza a fasce con coppie di lesene e cornice piana (v. Fig. 2.3), prosegue sul lato ovest in perfetta continuità con la parete esterna del corpo aggiunto (v. Fig. 2.1). Al livello superiore tre grandi finestre termali, tripartite da coppie di colonnine in pietra, illuminano lo spazio dell’aula interna. Otto grandi pilastri in muratura di forma pressoché rettangolare (circa 0,50x1,30m) sostengono la sovrastante cupola ed il deambulatorio al piano superiore. Ogni pilastro è articolato al livello inferiore da coppie di lesene, a cui sono sovrapposti grandi cartigli illusionistici. Costituiscono una eccezione i due pilastri a cornice dell’altare maggiore ove, al fine di creare l’effetto di un immaginario arco trionfale, sono raffigurati i due Padri della Chiesa (v. Fig. 2.3 e Fig. 2.11). Le coppie di lesene dei pilastri si fermano al solaio del primo livello e culminano in un unico capitello a volute e protome angelica caratterizzante il festone (v. Fig. 3.1). I capitelli risultano sormontati da coppie di angioletti festanti dipinti sulla trabeazione alla base dell’ordine superiore dei pilastri. Lo spessore complessivo di intonaco e affreschi si aggira presumibilmente attorno ai 3cm, così come stimato sulla base dei vari saggi effettuati sui pilastri e in altre zone della cappella (v. §2.3.2). Al livello inferiore, gli otto pilastri delimitano una serie di nicchie che si aprono nell’ambiente centrale attraverso arcate semicircolari, e sono coperte da volte a botte affrescate (v. Fig. 4.1, Fig. 4.2 e Fig. 4.3). Da un saggio effettuato è stato 1 2

che.

AhRTE Srl, Spin Off Università Politecnica delle Marche. DICEA, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura dell’Università Politecnica delle Mar-

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F. Monni, E. Quagliarini,

possibile constatare come le volte siano realizzate con laterizi disposti in fascia per uno spessore di circa 15cm. Un riempimento in sabbia ed una pavimentazione in pianelle in laterizio dello spessore di circa 3cm concludono la stratigrafia. Le varie nicchie al piano inferiore risultano collegate tra loro per mezzo di aperture di minor altezza (v. Fig. 4.1, Fig. 4.2 e Fig. 4.3). Ogni apertura è delimitata da archi e sormontata da volta a botte con archi intradossati (v. Fig. 4.4). Una soluzione analoga viene impiegata per il deambulatorio al livello superiore, caratterizzato anch’esso da una serie di volte a botte affrescate a copertura delle “nicchie” collegate tra loro da gallerie più basse a copertura piana (v. Fig. 4.1, Fig. 4.2, Fig. 4.3, Fig. 4.5 e Fig. 4.6). La copertura dell’ambiente centrale interno della cappella è costituito da una cupola affrescata, la quale culmina con una lanterna rivestita esternamente in rame (Fig. 3.14, Fig. 4.1, Fig. 4.2, Fig. 4.3).

Figura 4.1. Sezione A-A (v. Fig. 30).


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

67

La cupola, la cui imposta è situata su di un cornicione posto sulla sommità degli otto grandi pilastri interni e che genera una spinta statica assorbita dagli stessi pilastri (v. Fig. 4.7), è costruita in mattoni pieni per uno spessore di 15cm e costoloni disposti a raggiera di 45cm di spessore confluenti sugli otto pilastri interni. La copertura della cupola presenta una struttura lignea con sovrastanti coppi in laterizio, così come osservato dall’interno del locale accessorio il quale presenta un controsoffitto in cartongesso degradato e in parte crollato. La copertura della sacrestia è infine caratterizzata da volte a crociera con struttura portante in laterizio.

Figura 4.2. Sezione B-B (v. Fig. 30).


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.3. Sezioni C-C e D-D (v. Fig. 30).


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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Figura 4.4. Volta a botte con archi intradossati a copertura della galleria di collegamento delle nicchie del deambulatorio al piano terra (quota 0,00m).


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.5. Galleria di collegamento delle “nicchie� del deambulatorio al piano superiore (quota +6,29m).


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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Figura 4.6. Galleria di collegamento delle “nicchie� del deambulatorio al piano superiore (quota +6,29m).


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.7. Rappresentazione schematica del sistema di spinte caratterizzante la struttura della Cappella.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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4.2 Il quadro fessurativo In questo paragrafo viene presentato il quadro fessurativo della Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria. In particolare, quanto descritto in questo paragrafo è graficamente sintetizzato dagli elaborati grafici riportati nelle Fig. 4.8, Fig. 4.9, Fig. 4.10, Fig. 4.11, Fig. 4.12 e Fig. 4.13. Il quadro fessurativo si concentra principalmente sulla cupola, sulle volte a botte e sugli archi dei deambulatori. Come testimoniano alcune immagini presenti in alcune fonti bibliografiche 3, tali lesioni risultavano già presenti in passato anche se si è riscontrato un aumento della loro entità nel tempo. Sul lato nord-est della cupola, confinante con l’edificio che in passato ospitava il cosiddetto “Ospedale degli Italiani”, sono visibili due lesioni radiali (v. Fig. 4.14, Fig. 4.15 e Fig. 4.16). Queste partono dai grandi pilastri interni per poi convergere verso la lanterna posta sulla sommità della cupola. Sempre sulla cupola, sui lati sud-ovest e sud-est sono invece visibili tre ulteriori lesioni che, a differenza di quelle sul lato nord appena descritte, si “chiudono” nella parte centrale, creando una lesione “ad arco” (v. Fig. 4.14, Fig. 4.15 e Fig. 4.16). Probabilmente il quadro lesivo riscontrato è dovuto alla conformazione della cupola a copertura dello spazio ellittico, la quale tende ad appiattirsi nella sua parte centrale in corrispondenza della lanterna (v. Fig. 4.3). Per quanto riguarda il deambulatorio al piano terra, le lesioni risultano concentrate nelle parti corrispondenti alla porzione non confinata della cappella (lato sud). Nella nicchia d’ingresso risulta fessurata la chiave dell’arco che delimita la volta a botte (v. Fig. 4.17). Nelle nicchie sud-est e sud-ovest risultano invece fessurate sia la chiave dell’arco che la volta a botte (v. Fig. 4.18 e Fig. 4.19). Così come riscontrato per il piano terra, il deambulatorio del piano superiore risulta maggiormente lesionato nelle zone corrispondenti alla porzione non confinata della cappella (lato sud). Le nicchie sud-ovest, sud e sud-est risultano lesionate in chiave delle volte a botte di copertura e degli archi che ne delimitano lo spazio centrale (v. Fig. 4.20). Alle lesioni delle nicchie sud-ovest e sud-est corrisponde l’inizio della lesione “arcuata” della cupola (v. Fig. 4.21). Nel lato nord del deambulatorio si riscontra la presenza di lesioni in chiave negli archi che delimitano lo spazio centrale della cappella dalle nicchie nord (v. Fig. 4.22) e nord-est (v. Fig. 4.23). Risulta lesionato anche l’architrave dell’apertura che dal deambulatorio del piano superiore conduce al locale accessorio (v. Fig. 4.24). 62F

3

G. DI BERT (a cura di), La cappella della congregazione degli italiani a Praga, SIAD Group, 2006.


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.8. Quadro fessurativo: pianta del secondo livello.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.9. Quadro fessurativo: pianta primo livello.

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.10. Quadro fessurativo: prospetto sud.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.11. Quadro fessurativo: prospetto est.

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.12. Quadro fessurativo: Sezione A-A.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.13. Quadro fessurativo: Sezione D-D e E-E.

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.14. Lesioni sulla cupola.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.15. Lesioni sulla cupola.

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F. Monni, E. Quagliarini,


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.16. Lesioni sulla nicchia d’ingresso al deambulatorio al piano terra.

Figura 4.17. Lesione della nicchia sud-est del deambolatorio al piano terra.

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F. Monni, E. Quagliarini,

Per quanto riguarda invece la struttura muraria, sono presenti due lesioni importanti nella zona non confinata della cappella. Una, la più evidente, è stata rilevata al di sotto del finestrone sul lato sud-est ed è passante dall’interno all’esterno della sezione muraria (v. Fig. 4.25 e Fig. 4.27). Ha un andamento pressoché verticale e si estende dal limite inferiore dell’apertura fino ad affievolirsi nella fascia basamentale. L’altra, meno evidente seppur anch’essa passante, è visibile sotto al finestrone del lato sud (v. Fig. 4.25). Anch’essa ha un andamento verticale e partendo dal limite inferiore dell’apertura si estende fino alla copertura del corpo addossato (ambienti della sacrestia e del locale accessorio, v. Fig. 4.3). Nel portale di ingresso alla cappella, caratterizzato da elementi litici, si nota come il concio in chiave abbia subito un abbassamento e la trabeazione soprastante sia fessurata (v. Fig. 4.26). Al piano terra del corpo addossato alla cappella, nel locale dedicato alla sacrestia, sono presenti due lesioni verticali sulle pareti che dovrebbero essere in comune con i locali del coro dell’attuale Chiesa di San Salvatore (v. Fig. 4.28). In corrispondenza di esse sono visibili anche delle lesioni anche sulla superficie intradossale delle volte a crociera a copertura dell’ambiente. Il portale di ingresso alla sacrestia, caratterizzato da elementi litici, risulta lesionato (v. Fig. 4.29). In corrispondenza del suo spigolo superiore, all’interno dell’ambiente, è presente una lesione sulla muratura con andamento pressoché orizzontale che si estende fino allo spigolo inferiore della finestra che si affaccia su via Karlova. Anche il corpo scala sud è caratterizzato da una serie di lesioni sulla muratura, le quali si sviluppano con andamento pressoché verticale e che nascono in corrispondenza dell’angolo della finestra e dell’appoggio degli elementi portanti del corpo scala in legno. Si può concludere che per la maggior parte delle lesioni riscontrate nelle strutture della cappella la causa possa essere attribuibile alla conformazione degli elementi strutturali (i.e. strutture a sviluppo curvilineo come gli archi e le cupole) e ai materiali con cui sono realizzati. In generale il quadro lesivo non induce a prendere in considerazione situazioni di pericolo di crollo imminente ma comunque

Figura 4.18. Lesione sulla nicchia sud-ovest del deambulatorio al piano terra.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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impone una seria fase di analisi sulle cause che lo hanno generato insieme alla messa a punto di interventi che ne contrastino l’eventuale evoluzione, accrescendo in tal modo la sicurezza del fabbricato nel suo complesso.

Figura 4.19. Quadro lesivo delle nicchie a sud-ovest, sud e sud-est del deambulatorio al piano superiore.


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.20. Lesioni delle nicchie sud-ovest e sud-est del deambulatorio al piano superiore corrispondenti all’inizio della lesione “arcuata” della cupola.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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Figura 4.21. Lesioni in chiave negli archi della nicchia a nord del deambulatorio al piano superiore.

Figura 4.22. Lesioni in chiave negli archi della nicchia a nord-est del deambulatorio al piano superiore.


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.23. Lesioni dell’architrave dell’apertura che dal deambulatorio del piano superiore conduce al locale accessorio.

Figura 4.24. Lesioni passanti sulle pareti murarie esterne.

Figura 4.25. Abbassamento del concio in chiave e fessurazione della trabeazione soprastante nel portale d’ingresso alla cappella.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.26. Lesione passante sulla parete murariea esterna.

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.27. Lesioni verticali sulle pareti in comune con i locali del coro dell’attuale Chiesa di San Salvatore.

Figura 4.28. Fessurazione del portale d’ingresso alla sacrestia.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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4.3 Il degrado materico Quanto descritto in questo paragrafo è sintetizzato graficamente negli elaborati grafici in Fig. 4.30, Fig. 4.31, Fig. 4.32, Fig. 4.33 e Fig. 4.34. Lo stato di degrado in cui versa la Cappella Italiana dell’Assunzione della Vergine Maria è principalmente dovuto alle notevoli infiltrazioni d’acqua da cui conseguono alti livelli di umidità all’interno degli elementi strutturali e all’interno degli ambienti. Una problematica piuttosto importante riguarda il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche, quali canali di gronda e pluviali, che non risultano più idonei ad assolvere le loro funzioni. Come è possibile vedere dalle Fig. 4.35 e Fig. 4.36, in molte zone i canali di gronda risultano distaccati dalla struttura. Di conseguenza, le acque provenienti dal manto di copertura defluiscono direttamente sulla struttura, degradandone sia le superfici di finitura (intonaco e tinteggiatura esterna) sia la struttura muraria stessa. La medesima problematica è stata riscontrata nei pluviali i quali, non essendo più idonei alla loro funzione, hanno permesso il degrado della maggior parte della superficie della parete sul lato sud della cappella (v. Fig. 4.37). Per i motivi sopradescritti la tinteggiatura esterna della struttura muraria risulta completamente alterata (v. Fig. 4.30 e Fig. 4.31) con presenza di:  macchie di umidità nelle zone dei canali di gronda e dei pluviali e nella parte basamentale della struttura, fino a un’altezza di circa 1,50-2,00m;  distacchi di intonaco localizzati nella parte basamentale della cappella e soprattutto sul lato sud-est. In alcune zone (quelle in corrispondenza dei pluviali e dei canali di gronda) è stato rilevato un distacco completo, fino a mettere in evidenza la struttura muraria sottostante;  rigonfiamento della tinteggiatura, ovvero sollevamento superficiale e localizzato del materiale;  esfoliazione degli strati subparalleli tra loro di tinteggiatura. In corrispondenze delle zone esterne più alterate (zone dei pluviali) è stata rilevata anche la presenza di patine biologiche, ovvero uno strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di colore verde (v. Fig. 4.37). Tali patine sono presenti anche nel pavimento del terrazzo sopra al portico di ingresso alla cappella e sulla struttura del parapetto dello stesso terrazzo (v. ad esempio Fig. 4.36 e Fig. 4.38). Evidenti infiltrazioni d’acqua hanno portato al degrado dell’intradosso della volta sottostante, in corrispondenza del portale di ingresso alla cappella (v. Fig. 4.40). Il manto di copertura risulta anch’esso non più idoneo ad assolvere la propria funzione, in quanto molti coppi sono usciti dalla loro sede (v. Fig. 4.39) e, viste le infiltrazioni d’acqua evidenti all’intradosso della cupola, con tutta probabilità anche lo strato di impermeabilizzazione e la sottostante struttura lignea potrebbero risultare danneggiati.


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.29. Degrado materico: Prospetto Sud


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.30. Degrado materico: Prospetto Est

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.31. Degrado materico: Piante quota +1,50m e +3,00m e quota +6,80m e +8,00m


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.32. Degrado materico: Sezione AA e Sezione EE

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.33. Degrado materico: Pianta copertura e Sezione D-D.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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Nelle porzioni murarie esterne sottostanti le aperture sono presenti depositi superficiali di guano di volatile, così come nella decorazione a stucco situata sopra al portale di ingresso alla cappella e in alcune zone dell’ambiente centrale interno dell’edificio (ad esempio nella cornice basamentale dell’imposta della cupola e in prossimità del parapetto del deambulatorio del livello superiore, v. Fig. 4.30, Fig. 4.31, Fig. 4.32, Fig. 4.33 e Fig. 4.34). All’interno della cappella, così come si nota all’esterno nella parte basamentale, gli otto grandi pilastri interni mostrano macchie di umidità nella zona a contatto con il pavimento fino a circa 1,50-2,00m di altezza (v. Fig. 4.41). Macchie di umidità sono ben visibili anche all’interno della cappella, nella cupola e nelle zone dei sottofinestra. In quest’ultimo caso la mancanza di efficienza degli infissi delle aperture che si affacciano su via Karlova, ha portato al deturpamento della superficie affrescata dei sottofinestra, con fenomeni di dilavamento (v. Fig. 4.42). Inoltre dietro l’organo, situato nel deambulatorio del livello superiore in corrispondenza dell’ingresso alla cappella, si nota la completa mancanza dell’infisso del finestrone che si affaccia sul terrazzo; in questo caso perciò non è presente alcuna protezione agli agenti atmosferici esterni. Nella sacrestia, l’intradosso delle volte a crociera presenta notevoli macchie di umidità, così come la parete in prossimità delle aperture prospettanti via Karlova le quali denotano anch’esse di non essere più in grado di assolvere alla loro funzione di protezione dagli agenti atmosferici esterni (v. Fig. 4.42).

Figura 4.34.Canali di gronda distaccati dalla struttura.


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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.35. Canali di gronda distaccati dalla struttura.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

Figura 4.36. Degrado delle pareti esterne causato da pluviali inefficaci.

Figura 4.37. Patine biologiche presenti sul terrazzo.

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F. Monni, E. Quagliarini,

Figura 4.39. Degrado dell’intradosso della volta in corrispondenza del portale di ingresso dovute ad infiltrazioni d’acqua.

Figura 4.38. Manto di copertura risulta non piĂš idoneo ad assolvere la propria funzione.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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Figura 4.40. Macchie di umiditĂ nei pilastri nei primi 1,50-2,00m di altezza.

Figura 4.41. Deturpamento della superficie affrescata dei sottofinestra, con fenomeni di dilavamento dovuto a infissi inefficienti.


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F. Monni, E. Quagliarini,

Nel locale accessorio situato al piano superiore sopra alla sacrestia, il controsoffitto in cartongesso presenta forti chiazze di umidità. Una sua parte risulta inoltre crollata. Anche in quest’ambiente, come in quello sottostante, la parete muraria in corrispondenza della finestra sul lato sud presenta evidenti macchie di umidità, e anche in questo caso gli infissi non risultano più efficienti per la loro funzione (v. Fig. 4.43 e Fig. 4.44). A copertura del corpo scala sud è presente un controsoffitto in camorcanna il cui intonaco risulta distaccato e a tratti crollato. Nel corpo scala nord sono infine presenti elementi lignei completamente ammalorati che necessitano di essere revisionati e per la maggior parte sostituiti (v. Fig. 4.45).

Figura 4.42. Macchie di umidità nel locale accessorio del secondo piano.

Figura 4.43. Crollo del controsoffitto in cartongesso presente nel corpo scala sud.


IV. Tecnologie, sistemi costruttivi, quadro fessurativo e degrado

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Si nota infine l’incerto ancoraggio delle statue di pietra alla balaustra del terrazzo sopra l’ingresso (v. Fig. 4.36 e Fig. 4.38) il quale potrebbe causare il loro ribaltamento su via Karlova, una delle vie principali di Praga, costantemente frequentata da un notevole flusso pedonale.

Figura 4.44. Elementi lignei ammalorati nel corpo scala nord.



La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145068 pp. 105-119 (maggio 2018)

Capitolo V Caratterizzazione delle proprietà meccaniche della fabbrica di ANDREA BENEDETTI 1, RICCARDO DI NISIO1, MARTINA MONTESI1 63F

ed ELISA STELI1

5.1 Introduzione Nei giorni 12, 13 e 14 febbraio 2015 è stata condotta la campagna delle prove sperimentali di tipo distruttive e non sull'edificio di culto denominato “Cappella degli Italiani a Praga" in via Karlova, all’interno del complesso Klementinum. Una campagna diagnostica conoscitiva dell’edificio al fine di dedurre lo stato di conservazione dell’immobile dal punto di vista statico ed artistico. Le proprietà meccaniche delle murature sono state interpretate alla luce delle prove diagnostiche condotte in situ, e dai risultati sperimentali ottenuti dai provini sottoposti a prove di laboratorio (Fig. 5.1). Sulla base del rilievo geometrico effettuato, si è proceduto nell'individuare le parti di struttura sulle quali era necessario approfondire le informazioni geometriche. A tale scopo si è proceduto mettendo a nudo le murature dall’intonaco, individuandone così le tessiture e la reale consistenza (Fig. 5.1 e Fig. 5.2). Sono stati prelevati materiali murari nelle seguenti forme (Fig. 5.3):  Carote di pietra di diametro 100 mm;  Carote di pietra di diametro 50 mm;  Carote di muratura di laterizio di diametro 100 mm con giunto di malta interposto (Fig. 5.4). La caratterizzazione meccanica della pietra, del mattone, della malta e della muratura sono completate delle seguenti prove sperimentali non distruttive (Fig. 5.1), legate all’impiego di strumenti per la misura della densità, durezza superficiale, deformabilità di conci isolati di parete:  Prova torsiometrica X-Drill (Fig. 5.5);  Prova di estrazione mediante Helifix (Fig. 5.6). Le prove condotte in laboratorio, distruttive su campioni di materiale prelevati in situ, sono state (v. Fig. 5.1):

1

Benedetti & Partners Structural Engineering, Studio Associato di Ingegneria. 105


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A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

Figura 5.1. Localizzazione in pianta delle piazzole eseguite (piano terra e piano primo). Legenda: IV: Indagine visiva; CRTG: Prelievo di carota di muratura/sasso; X-DRILL: Indagine mediante X-Drill; HELIFIX: Indagine mediante estrattore Helifix; END: Indagine endoscopica.


V. Caratterizzazione delle proprietà meccaniche della fabbrica

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Prova di compressione su carote di pietra; Prova di trazione indiretta su carote di pietra; Prova di compressione diagonale su carote di laterizio con giunto di malta interposto. Il pacchetto della volta del deambulatorio risulta così costituito (Fig. 5.7):  5 cm: pavimentazione (mattone);  20 cm: riempimento sull’arco perimetrale;  80 cm: riempimento totale dall’estradosso della volta al piano di calpestio; Il riempimento è costituito da materiale sciolto non addensato. La volta strutturale ha mattoni posti a coltello.   

Figura 5.2. Indagine visiva piazzola in muratura mista di sasso e mattone.

Figura 5.3. Estrazione carote da muratura in sasso per schiacciamento in laboratorio.


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A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

Figura 5.4. Indagine visiva piazzola in muratura mista sasso-mattone con prelievo di carote di muratura, prove di estrazione su sasso e su malta e torsiometrica su malta.

Figura 5.5. Prove torsiometriche su malta in muratura di sasso.

Figura 5.6. Prove con estrattore Helifix sul sasso.


V. Caratterizzazione delle proprietĂ meccaniche della fabbrica

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5.2 Caratterizzazione della resistenza della malta 5.2.1 Prova X-Drill su malta Le prove mediante X-Drill (Fig. 5.8) sono una rivisitazione delle prove scissometriche previste nei terreni: si tratta di un chiodo con 4 alette che viene inserito in un pre-foro eseguito nel giunto di malta al quale viene poi applicata una torsione mediante chiave dinamometrica (torsiometro), valutando la coppia necessaria a rompere la malta. Da tale grandezza si ricava la tensione tangenziale media sulla superficie di rottura. Considerando uno stato tangenziale puro si ottiene sul piano di Mohr un cerchio con centro nell'origine; per cui, fissando l'angolo di attrito đ?œ‘đ?œ‘si può risalire alla coesione, e da quest’ultima, attraverso il criterio di Mohr-Coulomb, si determina la resistenza a compressione della malta.

Figura 5.7. Indagine visiva: consistenza della volta del deambulatorio.


110

A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

Tabella 5.1. Risultati prove X-drill. Saggio

XDR-01

XDR-04 XDR-05 XDR-11

����,�� [Nm] 3.00 4.00 2.50 2.25 2.00 5.00 3.75 3.75 10.00 6.50

�� [mm] 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15

đ?‘šđ?‘šđ?‘Łđ?‘Ł,đ?‘šđ?‘š [Nmm/mm] 200.00 266.67 166.67 150.00 133.33 333.33 250.00 250.00 666.67 433.33

đ?œ?đ?œ? [MPa] 0.3898 0.5197 0.3248 0.2923 0.2598 0.6496 0.4872 0.4872 1.2992 0.8445

đ?œ‘đ?œ‘ [°] 23.33 24.44 22.78 22.50 22.22 25.56 24.17 24.17 31.11 27.22

đ?‘?đ?‘? [MPa] 0.42 0.57 0.35 0.32 0.28 0.72 0.53 0.53 1.52 0.95

đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘š,đ?‘˜đ?‘˜ [MPa] 1.2908 1.7731 1.0600 0.9471 0.8358 2.2849 1.6499 1.6499 5.3765 3.1130

Medie [MPa] 1.37

1.36 1.65 4.24

Il saggio 11 (Fig. 5.1, Tab. 5.1) ha fornito un valore decisamente maggiore. Pertanto si esegue una media ponderata, dando a quest’ultimo un peso pari alla metà rispetto gli altri saggi Si ottiene: ������ = 1.85 ������

5.2.2 Prova Helifix su malta

La prova condotta con estrattore Helifix (Fig. 5.8) consiste nell’inserire una punta metallica fornita di elicoidali di diametro đ?œ™đ?œ™6 all’interno del materiale da indagare per una profonditĂ di 3 cm. Successivamente si esegue la prova di estrazione della punta misurandone la forza necessaria. Nota la forza di estrazione e le caratteristiche geometriche delle eliche infisse, si ricava la tensione tangenziale media di estrazione assunta pari alla coesione del materiale. Effettuando la media (Tab. 5.2), si ottiene un valore: đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š = 0.95 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€

Figura 5.8. A sinistra: chiave dinamometrica per X-drill. A destra: Strumentazione Helifix.


V. Caratterizzazione delle proprietĂ meccaniche della fabbrica

Tabella 5.2. Prove Helifix. Saggio

materiale

HFX-04 HFX-04 HFX-05 HFX-11 HFX-01 HFX-01 HFX-04 HFX-04 HFX-05 HFX-11 HFX-05 HFX-11 HFX-11

malta antica malta antica malta antica malta antica pietra pietra pietra pietra pietra pietra laterizio laterizio laterizio

ν [-] 0.25 0.25 0.25 0.25 0.1 0.1 0.1 0.1 0.1 0.1 0.1 0.1 0.1

l [mm] 30 30 30 30 20 21 30 30 30 30 30 30 30

F đ?œ?đ?œ? [N] [MPa] 80 0.14 50 0.09 300 0.53 110 0.19 1500 3.98 2650 6.69 1500 2.65 1650 2.92 2300 4.07 2350 4.16 1800 3.18 1400 2.48 1300 2.30

đ?œ‘đ?œ‘ [°] 36.87 36.87 36.87 36.87 54.90 54.90 54.90 54.90 54.90 54.90 54.90 54.90 54.90

111

fc ft [MPa] [MPa] 0.57 0.14 0.35 0.09 2.12 0.53 0.78 0.19 39.79 3.98 66.95 6.69 26.53 2.65 29.18 2.92 40.67 4.07 41.56 4.16 31.83 3.18 24.76 2.48 22.99 2.30

Tabella 5.3. Dati delle prove di compressione su carote di muratura Provino

đ??ˇđ??ˇ

â„Ž

n° ID [mm] [mm] 1 C05a 9.4 115 2 C11a 9.4 150

Massa volumica [kg/m3] 1603.9 1791.6

Carico di rottura [kN] 8.237 11.547

Rottura [°] 45 45

đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?

đ?‘“đ?‘“đ?‘Ąđ?‘Ą

đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Ł0

[MPa] [MPa] [MPa] 2.20 0.55 0.44 2.37 0.59 0.47

5.2.3 Prova di compressione diagonale La resistenza della muratura è direttamente desumibile dalle prove di compressione diagonale (Tab. 5.3); la prova, per quanto molto discussa, è largamente utilizzata, tra le prove di laboratorio, al fine di determinare le caratteristiche di rigidezza e resistenza a taglio delle murature. La prova consiste nella compressione trasversale di una carota facendo in modo che il giunto di malta abbia un'inclinazione Îą pari circa a 45° rispetto la direzione del carico (Fig. 5.9). La prova può essere condotta secondo due procedure, ovvero raggiungendo il carico di rottura senza analizzare lo stato deformativo oppure leggendo almeno fino alla prima fessurazione le deformazioni lungo le due diagonali, ottenendo cosĂŹ una curva tensioni/deformazioni. Mediando si ottiene: đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘? = 2.29 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?‘“đ?‘“đ?‘Ąđ?‘Ą = 0.57 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Ł0 = 0.45 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€


112

A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

5.3 Caratterizzazione della resistenza dei materiali lapidei 5.3.1 Prova di compressione sulla pietra La resistenza a compressione della pietra è direttamente desumibile dalle prove condotte in laboratorio (Tab. 5.4, Fig. 5.9). Appare importante sottolineare che non tutte le prove forniscono risultati utili alla definizione della resistenza della muratura; in particolare, poichĂŠ lo stato di compressione nei mattoni componenti la fabbrica muraria è connesso ad uno stato di trazione trasversale, le prove eseguite su cilindri senza interporre materiale atto ad eliminare l'attrito con la piastra di carico, forniscono valori largamente in eccesso rispetto alla resistenza a compressione senza confinamento trasversale. Il valore della resistenza media a compressione della pietra è stato assunto pari a: đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? = 66.82 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€

5.3.2 Prova di trazione indiretta sulla pietra

Scopo della prova è la determinazione della resistenza a trazione della pietra. Si tratta di disporre disteso il cilindro lapideo all’interno della pressa di prova e di sottoporlo ad una forza di compressione ortogonale al suo asse (Fig. 5.9). La rottura dovrebbe avvenire secondo una superficie approssimativamente piana contenente le due linee di carico. Ăˆ possibile quindi stimare la resistenza a trazione della pietra in modo indiretto (Tab. 5.5): đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? =

2đ?‘ƒđ?‘ƒ = 1.57 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?œ‹đ?œ‹ ∙ đ??´đ??´

Figura 5.9. A sinistra: schema di carico della prova di compressione diagonale su malta. Al centro: Schema di carico per la prova a compressione sulla pietra. A destra: Disposizione del provino all’interno della pressa per la prova di trazione indiretta.


V. Caratterizzazione delle proprietĂ meccaniche della fabbrica

113

Tabella 5.4. Dati delle prove di compressione su carote di pietra. ID C01a C01b C04b C05b C05c C11b

D

h

[mm] 34.5 94.0 94.0 94.0 94.0 94.0

[mm] 35.0 94.0 94.0 94.0 94.0 94.0

Massa Carico Vol. di rottura [mm2] [cm3] [g] [kg/m3] [kN] 934.8 32.7 79.0 2414.5 100.9 6939.8 652.3 1360.0 2084.8 255.2 6939.8 652.3 1143.0 1752.2 44.9 6939.8 652.3 1503.0 2304.0 668.1 6939.8 652.3 1513.0 2319.3 504.4 6939.8 652.3 1341.0 2055.7 365.3 1 valori non presi in considerazione Base Volume

Peso

Tabella 5.5. Prove di trazione indiretta su carote di pietra. ID C04a

D [mm] 94.0

h [mm] 92.0

Massa volumica [kg/m3] 2224.1

Peso [g] 1420.0

∗ đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?

[MPa] 107.9 36.8 6.5 96.3 72.7 52.6

đ??šđ??šđ??śđ??ś

[-] 0.75 0.98 0.98 0.98 0.98 0.98

Carico di rottura [kN] 21.27

đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?

[MPa] 80.9 36.0 6.31 94.3 71.2 51.6

fbt [MPa] 1.57

5.3.3 Prova Helifix su pietra Le modalitĂ della prova sono le medesime di quelle descritte precedentemente per le malte. In caso di prova su pietra, date le elevate resistenze e rigidezze, è possibile porre il valore della tensione di estrazione pari a quella di resistenza a trazione della pietra: đ?œ?đ?œ?â„Ž ≅ đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? . Da questa, mediante il coefficiente di Poisson, è possibile stimare la resistenza a compressione. Effettuando la media (Tab. 5.2), si ottiene un valore: đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? = 40.78 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? = 4.08 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€

5.3.4 Prova Helifix su mattone

Effettuando la media (Tab. 5.2), si ottiene un valore: đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? = 26.53 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? = 2.65 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€

5.4 ProprietĂ medie sperimentali della muratura Facendo uso dei risultati delle prove sui componenti malta e laterizio, sono possibili differenti relazioni per il calcolo delle quantitĂ di riferimento della muratura; in particolare lo scopo è quello di ricavare la resistenza a compressione ed il modulo elastico, la resistenza a taglio ed il modulo di taglio. S’introducono allora le seguenti formule, che consentono di ricavare le proprietĂ medie della muratura, note quelle dei materiali componenti:


114

A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

5.4.1 Resistenza alla compressione ď‚ž

ď‚ž

ď‚ž

ď‚ž

Teoria della rottura fragile: la proporzione della compressione orizzontale nella malta in funzione della compressione verticale viene fornita dal fattore ÎŚ: đ??¸đ??¸ đ?œˆđ?œˆđ?‘šđ?‘š − đ?‘šđ?‘š ∙ đ?œˆđ?œˆđ?‘?đ?‘? đ??¸đ??¸đ?‘?đ?‘? ÎŚ= đ??¸đ??¸ â„Ž 1 − đ?œˆđ?œˆđ?‘šđ?‘š + (1 − đ?œˆđ?œˆđ?‘?đ?‘? ) ∙ đ?‘šđ?‘š ∙ đ?‘šđ?‘š đ??¸đ??¸đ?‘?đ?‘? â„Žđ?‘?đ?‘? a partire dal quale e dal rapporto tra gli spessori degli strati, può essere individuata la resistenza della muratura: 1 đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ = đ?‘˜đ?‘˜ ∙ ÎŚ ∙ â„Žđ?‘šđ?‘š 1 + đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? â„Žđ?‘?đ?‘? ∙ đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? Teoria della rottura totalmente plastica: â„Ž â„Ž đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? + đ?‘šđ?‘š ∙ đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? + đ?‘šđ?‘š ∙ đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š â„Žđ?‘?đ?‘? â„Žđ?‘?đ?‘? đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ = ≈ â„Ž đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? â„Žđ?‘šđ?‘š đ?‘“đ?‘“đ?‘Ąđ?‘Ąđ?‘Ąđ?‘Ą đ?œˆđ?œˆđ?‘?đ?‘? + đ?‘šđ?‘š ∙ đ?œˆđ?œˆđ?‘šđ?‘š + ∙ â„Žđ?‘?đ?‘? đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? â„Žđ?‘?đ?‘? đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š Eurocodice 6: La resistenza a compressione della muratura può essere anche ottenuta utilizzando una semplice formula empirica, che richiede solo le resistenze a compressione di malta e mattone: đ?›˝đ?›˝ đ?›źđ?›ź ∙ đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ = đ?‘˜đ?‘˜ ∙ đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? dove đ?‘˜đ?‘˜, đ?›źđ?›ź e đ?›˝đ?›˝ sono opportuni coefficienti dipendenti dalla tipologia di muratura. Criterio di snervamento di Bresler-Pister: attraverso tale criterio è possibile tener conto che la crisi può sopraggiungere per compressione e/o trazione della malta: è una funzione che è stata originariamente concepita per predire la resistenza del calcestruzzo sotto stati tensionali multiassiali. Questo criterio è un'estensione del criterio di Drucker-Prager e può essere espresso in termini di tensione come invarianti: √đ??˝đ??˝2 = đ??´đ??´ + đ??ľđ??ľ ∙ đ??źđ??ź1 + đ?‘?đ?‘? ∙ đ??źđ??ź12 dove: đ??źđ??ź1 è l'invariante primo stress di Cauchy; đ??˝đ??˝2 è l'invariante seconda parte deviatorico dello stress di Cauchy; A, B, C sono costanti del materiale definite come segue in funzione di tensione di snervamento in compressione e trazione monoassiale e della tensione di snervamento in compressione biassiale rispettivamente indicate con Ďƒc, Ďƒt e Ďƒb. đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? 4 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘?2 − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ (đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą + đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ) + đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą đ??ľđ??ľ = ( )∙( ) 4 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘?2 + 2 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ (đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ) − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą √3 ∙ (đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą + đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? )


V. Caratterizzazione delle proprietĂ meccaniche della fabbrica

115

đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ (3 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ) − 2 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą )∙( ) 4 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘?2 + 2 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ (đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ) − đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą √3 ∙ (đ?œŽđ?œŽđ?‘Ąđ?‘Ą + đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? ) đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? + đ?‘?đ?‘?1 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘? − đ?‘?đ?‘?2 ∙ đ?œŽđ?œŽđ?‘?đ?‘?2 đ??´đ??´ = 3 √ In Fig. 5.10 si riporta il dominio di rottura appena descritto. Secondo quanto illustrato, le tre curve sono stabilite per ď Ž = 0,15 – 0,20 – 0,25. Il confinamento nella seconda direzione è stabilito da ď †, nella terza vale sempre 0,05. đ??śđ??ś = (

1

5.4.2 Resistenza a trazione Il valore della resistenza a trazione del mattone può essere calcolato a ritroso dalla resistenza a fessurazione della muratura; in particolare si ottengono sempre valori inferiori alla resistenza a trazione determinata per via diretta, arrivando raramente a piĂš del 50% del valore sperimentale. 5.4.3 Moduli Elastici Per quel che attiene il modulo elastico della muratura, si ottiene una stima dalla seguente formula: â„Žđ?‘?đ?‘? + â„Žđ?‘šđ?‘š đ??¸đ??¸đ?‘˜đ?‘˜ = â„Žđ?‘?đ?‘? â„Žđ?‘šđ?‘š + đ??¸đ??¸đ?‘?đ?‘? đ??¸đ??¸đ?‘šđ?‘š La determinazione del modulo da taglio della muratura può essere in prima approssimazione condotta con riferimento al modulo elastico stimato; in particolare i valori consueti sono valutabili con la proporzione đ??şđ??şđ?‘˜đ?‘˜ = đ?‘?đ?‘? ∙ đ??¸đ??¸đ?‘˜đ?‘˜ dove c, come indicato al paragrafo 11.10.3.4 delle NTC 2008, è assunto pari a 0,4.

Figura 5.10. A sinistra: vista dei tre parametri Bresler-Pister nello spazio 3D di tensioni principali per Ďƒc = 1, Ďƒt = 0.3 e Ďƒb = 1.7. A destra Diagramma di fcc/fc.


116

A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

5.4.4 Resistenza a taglio Criterio di Mohr-Coulomb: una valutazione analitica della tensione tangenziale di collasso di un pannello murario, può essere ottenuta imponendo direttamente la condizione limite di Mohr-Coulomb alle tensioni principali di compressione e trazione che si manifestano nel centro del pannello; con riferimento a trattazioni usuali si ha: đ?œŽđ?œŽ đ?œŽđ?œŽ √(1 − 0 ) ∙ (1 + 0 ) đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š đ?œ?đ?œ?đ?‘˘đ?‘˘ = 1 1 + đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š dove: đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ rappresenta la resistenza caratteristica a compressione della muratura; đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š rappresenta la resistenza a trazione della malta che in genere viene assunta circa un quarto della resistenza a compressione della malta stessa. La formula di derivazione meccanica può essere confrontata con la formula usualmente accettata dalla Normativa sismica vigente per la resistenza a taglio della muratura in presenza dello sforzo normale: đ?œ?đ?œ? = đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 ∙ √1 +

đ?œŽđ?œŽ đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜

Come si evince dalla Figura 5.11, la formula proposta è in grado di cogliere la riduzione di resistenza a taglio di elementi soggetti a forte stato di compressione. Inoltre, ponendo nulla la tensione applicata, dalla formula proposta è possibile calcolare il valore di đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 per condurre le verifiche di resistenza a taglio dei maschi murari. 5.5 Caratteristiche meccaniche di progetto Per quel che riguarda i parametri dei materiali medi di riferimento, si assumono le proprietĂ desunte dalle prove, distruttive e non, effettuate sui singoli componenti. 5.5.1 Muratura in pietrame Per quanto riguarda i valori di resistenza dei materiali lapidei si è mediato tra i valori ottenuti tramite Helifix con quelli ottenuti in laboratorio, dando un maggior peso a quest’ultimi (3:1). Per tenere in conto la sporadica presenza di porzioni di muratura in laterizio, si decide di omogeneizzare i blocchi secondo un rapporto 10:1. â„Žđ?‘?đ?‘? 300m (altezza blocco lapideo) đ??¸đ??¸đ?‘?đ?‘? 40000MPa (modulo elastico; circa 7501000đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? ) 0.10 (coefficiente di Poisson) đ?œˆđ?œˆđ?‘?đ?‘? 57.24Pa (resistenza media a compressione) đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? 2.20Pa (resistenza media a trazione; circa 1/10đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? ) đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?


V. Caratterizzazione delle proprietĂ meccaniche della fabbrica

117

Per quanto con concerne la malta, si è effettuata la media tra i valori ricavati con prova X-drill e tramite Helifix. 15mm (spessore giunto di malta) â„Žđ?‘šđ?‘š 750MPa (modulo elastico della malta; circa 350đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š ) đ??¸đ??¸đ?‘šđ?‘š đ?œˆđ?œˆđ?‘šđ?‘š 0.25 (coefficiente di Poisson della malta) (resistenza a compressione della malta) đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š 1.26Pa (resistenza a trazione della malta; circa 1/4đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š ) đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š 0.31Pa

5.5.2 Muratura in laterizio

Per quanto riguarda i valori di resistenza dei laterizi si è fatto riferimento ai valori ottenuti tramite Helifix. 55mm (altezza blocco di laterizio) â„Žđ?‘?đ?‘? 8000 MPa (modulo elastico; circa 750-1000đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? ) đ??¸đ??¸đ?‘?đ?‘? 0.10 (coefficiente di Poisson) đ?œˆđ?œˆđ?‘?đ?‘? đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? 26.53MPa (resistenza media a compressione) 2.65MPa (resistenza media a trazione; circa 1/10đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? ) đ?‘“đ?‘“đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘? Per quanto concerne la malta, si è effettuata la media tra i valori ricavati con prova X-drill e tramite Helifix â„Žđ?‘šđ?‘š 15mm (spessore giunto di malta) 750MPa (modulo elastico della malta; circa 350đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š ) đ??¸đ??¸đ?‘šđ?‘š 0.25 (coefficiente di Poisson della malta) đ?œˆđ?œˆđ?‘šđ?‘š đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š 1.26MPa (resistenza a compressione della malta) (resistenza a trazione della malta; circa 1/4đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š ) đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š 0.31Mpa

0.25 0.2

Formula (13)

ď ´ fk

Analisi Limite

0.15 Formula (12)

0.1

ď ł fk

0.05 0.2

0.4

0.6

0.8

Figura 5.11. Dominio di resistenza taglio - sforzo normale nella muratura.

1


118

A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

5.5.3 Riepilogo Per gli elementi composti da murature in pietra e malta di calce sono state desunte le seguenti caratteristiche meccaniche: ď‚ž Resistenza media a compressione đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘š = 5.39 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Resistenza media a taglio đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 = 0.28 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Modulo di elasticitĂ secante đ??¸đ??¸đ?‘˜đ?‘˜ = 5727 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Modulo di elasticitĂ tangenziale đ??şđ??şđ?‘˜đ?‘˜ = 2290 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Coefficiente di Poisson đ?œˆđ?œˆ = 0.12; ď‚ž Peso specifico đ?›žđ?›ž = 22 đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜/đ?‘šđ?‘š3 . Per gli elementi composti da murature in laterizio e malta di calce sono state desunte le seguenti caratteristiche meccaniche: ď‚ž Resistenza media a compressione đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘š = 3.67 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Resistenza media a taglio đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 = 0.27 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Modulo di elasticitĂ secante đ??¸đ??¸đ?‘˜đ?‘˜ = 2605 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Modulo di elasticitĂ tangenziale đ??şđ??şđ?‘˜đ?‘˜ = 1141 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€; ď‚ž Coefficiente di Poisson đ?œˆđ?œˆ = 0.12; ď‚ž Peso specifico đ?›žđ?›ž = 18 đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜/đ?‘šđ?‘š3 . In base alle prove svolte si è ritenuto di aver raggiunto una conoscenza accurata della struttura, per cui le resistenze assunte per le verifiche sono state calcolate assumendo un fattore di confidenza đ??šđ??šđ??šđ??š = 1.0 relativo al livello di conoscenza LC3; il coefficiente parziale di sicurezza è pari a đ?›žđ?›žđ?‘€đ?‘€ = 3.

5.5.4 Valori meccanici di progetto ď‚ž

ď‚ž

Murature in pietra e malta di calce đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ 5.39 đ?‘“đ?‘“đ?‘‘đ?‘‘ = = = 1.80 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ??šđ??šđ??šđ??š ∙ đ?›žđ?›žđ?‘€đ?‘€ 1.00 ∙ 3 đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 0.28 = = 0.09 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 = đ??šđ??šđ??šđ??š ∙ đ?›žđ?›žđ?‘€đ?‘€ 1.00 ∙ 3 murature in laterizio e malta di calce đ?‘“đ?‘“đ?‘˜đ?‘˜ 3.67 đ?‘“đ?‘“đ?‘‘đ?‘‘ = = = 1.22 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ??šđ??šđ??šđ??š ∙ đ?›žđ?›žđ?‘€đ?‘€ 1.00 ∙ 3 đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 0.27 = = 0.09 đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€đ?‘€ đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 = đ??šđ??šđ??šđ??š ∙ đ?›žđ?›žđ?‘€đ?‘€ 1.00 ∙ 3

Nella Tab. 5.6 viene esposto un riepilogo delle proprietĂ meccaniche della muratura secondo diversi approcci teorici di interpretazione delle stesse.


V. Caratterizzazione delle proprietĂ meccaniche della fabbrica

Muratura in laterizio Muratura in pietrame

Tabella 5.6. Riepilogo definizione meccanica.

1

119

Teoria rottura fragile Teoria rottura plastica Eurocodice Criterio Bresler-Pister Mohr-Coulomb

đ?‘“đ?‘“đ?‘šđ?‘š [MPa] 39.911 19.701 8.17 2.61 -

đ?‘“đ?‘“đ?‘Łđ?‘Łđ?‘Łđ?‘Ł0 [MPa] 0.282

đ??¸đ??¸ [MPa] 11455 -

đ??şđ??ş [MPa] 4581 -

NTC 2008

2.603.80

0.0560.074

15001980

500660

Teoria rottura fragile Teoria rottura plastica Eurocodice Criterio Bresler-Pister Mohr-Coulomb

14.341 16.271 4.79 2.55 -

0.269

2605 -

1041 -

NTC 2008

2.404.00

0.060.092

12001800

480720

valori non presi in considerazione



La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/97888255145069 pp. 121-155 (maggio 2018)

Capitolo VI Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento di FRANCESCO MONNI 1, ENRICO QUAGLIARINI 2, SARA VALLUCCI1, SILVIA AGOSTINELLI1, ANDREA BENEDETTI 3, RICCARDO DI NISIO3, MARTINA MONTESI3 ed ELISA STELI3 64F

65F

6F

6.1 Analisi per meccanismi locali Gli edifici storici in muratura non sempre manifestano un chiaro comportamento strutturale globale. Quando le connessioni tra le varie parti che li costituiscono (pareti, solai, volte, cupole, ecc.) sono solo parzialmente efficaci a garantire un comportamento “globale” della struttura, non va esclusa un’analisi locale per macroelementi, ossia porzioni di muratura che per forma e dimensioni reagiscono autonomamente al terremoto e che risultano riconoscibili e catalogabili sulla base delle esperienze del passato. Questo approccio, proposto già da tempo in letteratura, risulta ormai consolidato anche all’interno del quadro normativo che regola gli interventi sulle costruzioni esistenti in muratura compresi gli edifici di interesse storico e architettonico. Obiettivo di questo capitolo è l’individuazione dei cosiddetti “cinematismi di collasso attivabili” dei quali è possibile verificarne la sicurezza. 6.1.1 Normative di riferimento Le norme e direttive sulle quali ci si è basati per formulare le valutazioni che seguiranno sono:  D.M. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le Costruzioni (di seguito “NTC 08”);  Istruzioni per l’applicazione delle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008) del 26 febbraio 2009 (di seguito “Circolare NTC 08”);

1 2

che.

3

AhRTE Srl, Spin Off Università Politecnica delle Marche. DICEA, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura dell’Università Politecnica delle MarBenedetti & Partners Structural Engineering, Studio Associato di Ingegneria. 121


122 F. Monni, E. Quagliarini, S. Vallucci, S. Agostinelli, A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

direttiva del Presidenza del Consiglio dei Ministri 9 febbraio 2011, Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008.

6.1.2 Valutazione delle vulnerabilità e metodi di analisi Dall’osservazione e dall’analisi del quadro fessurativo riscontrato durante le fasi del rilievo effettuate nel febbraio 2015, è stato possibile individuare nella struttura macroelementi caratterizzati da una risposta strutturale autonoma. Seguendo questo approccio, sono stati considerati gli scenari di collasso della parte non confinata della struttura (ovvero quella lato sud-est, nonché l’unica che presenta lesioni importanti sulle pareti murarie) in maniera isolata dal resto della costruzione, in quanto il resto del perimetro della struttura risulta ben vincolato e contrastato dagli edifici adiacenti. L’analisi della struttura in relazione alla sua conformazione plano-altimetrica e ai sistemi spingenti che su di essa insistono (archi, volte e cupola), ha portato a ipotizzare che il quadro lesivo presente principalmente sulla parte sud-est della cappella, possa essere dovuto all’innescarsi di un cinematismo di flessione oriz-

Figura 6.1. Meccanismo di flessione orizzontale delle porzioni murarie delimitate dalle lesioni riscontrate nel lato sud-est della Cappella di San Carlo Borromeo. zontale (Fig. 6.1).


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

123

La spinta della cupola in sommità è, con tutta probabilità, la causa delle lesioni oggi presenti sul lato sud-est della parete, le quali risultano compatibili con il cinematismo ipotizzato. Il meccanismo analizzato nel seguito è quindi quello della flessione orizzontale confinata (Figura 6.1). Esso è stato valutato considerando le sole azioni statiche (ovvero la spinta statica della cupola) al fine di verificare se esse possano essere, come ipotizzato, la causa dell’innesco delle lesioni oggi visibili. Fatta questa valutazione è stato verificato un cinematismo più gravoso, ovvero quello del ribaltamento fuori dal piano dei pilastroni su cui insistono le strutture spingenti (Fig. 6.2). Tale cinematismo è analizzabile in quanto la formazione delle lesioni ha permesso l’individuazione di una porzione ben definita di muratura a comportarsi in maniera autonoma. Tale valutazione si è resa necessaria al fine di stabilire se, anche in questo caso, il sistema spingente costituito da volte archi e cupola possa o meno influire sul comportamento fuori dal piano delle pareti. A favore di sicurezza questo cinematismo è stato analizzato considerando i soli pilastroni (interno ed esterno) trascurando le porzioni di muratura confinante con il pilastrone esterno e che terminano in corrispondenza delle lesioni al di sotto delle aperture. Inoltre vista la modularità dei pilastroni presenti nella struttura della cappella, è stato possibile operare la semplificazione di studiarne solo una coppia (Fig.

Figura 6.2. Meccanismo di ribaltamento di uno dei pilastroni della struttura su cui si concentrano le spinte delle strutture curve che caratterizzano la struttura della Cappella di San Carlo Borromeo.


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6.2). È stata effettuata una prima analisi statica per verificare l’incidenza delle azioni spingenti delle volte e della cupola; secondariamente è stata compiuta un’analisi sismica per valutare la vulnerabilità. Infine, è stata verificata anche la possibilità di ribaltamento delle statue in pietra situate sopra la balaustra del terrazzo soprastante il portico di ingresso (Fig. 6.3). Tale cinematismo è stato analizzato in quanto, essendo via Karlova una delle vie centrali di Praga nonché una delle più affollate, ed essendo incerta la modalità di ancoraggio delle statue alla balaustra, potrebbe esserci il rischio che esse possano cadere sulla stessa via Karlova ledendo l’incolumità pubblica. 6.1.3 Analisi strutturale 6.1.3.1 Caratteristiche dei materiali In base alle prove sui materiali svolte a seguito della fase diagnostica svolta nel febbraio 2015, si può ritenere raggiunto un Livello di Conoscenza corrispondente a LC3. Dai risultati di tali prove è stato quindi possibile ricondurre la muratura a una delle classi tabellate dall’allegato alla Tab. C8A.2.1 della Circolare NTC 08 (vedi Tabella 6.1).

Figura 6.3. Meccanismo di ribaltamento delle statue in pietra sopra la balaustra del terrazzo.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

125

Tabella 6.1. Stralcio della Tab. C8A.2.1 dell’allegato alla Circolare NTC 08. Tipologia di muratura

fm [N/cm2] min-max

Muratura in pietre a spacco con buona tessitura

τ0 [N/cm2] min-max

E [N/mm2] min-max

260-380

5,6-7,4

1500-1980

G W [N/mm2] [kN/m3] min-max 500-660

21

Nei riguardi del cinematismo di flessione orizzontale confinata, nel quale entra in gioco il valore della resistenza a compressione della muratura, è stato utilizzato il valore massimo dell’intervallo della tabella soprariportata (Tab. 6.1), in quanto dalle prove effettuate sui campioni prelevati in situ tale valore risultava maggiore di quello tabellato. Un Livello di Conoscenza LC3 consente di utilizzare un Fattore di Confidenza FC = 1,00; a favore di sicurezza si è scelto di utilizzare però un Fattore di Confidenza relativo al Livello di Conoscenza LC2, vale a dire FC = 1,20. Per il cinematismo di ribaltamento della coppia di pilastroni (interno ed esterno), dato che nella sua valutazione la cerniera di rotazione alla base è stata posta sullo spigolo esterno (equivale a dire aver considerato una resistenza a compressione infinita), in ottemperanza alla normativa vigente il Fattore di Confidenza da utilizzare nelle verifiche è stato assunto pari a FC = 1,35, corrispondente al Livello di Conoscenza LC1. 6.1.3.2 Valutazione delle azioni Per individuare le azioni agenti sui macroelementi considerati, è stato fatto riferimento a due diverse combinazioni (NTC 08, § 2.5.3). Per le valutazioni dei cinematismi in fase statica è stata assunta la combinazione per gli Stati Limite Ultimi (SLU), ovvero:  G1  G1   G 2  G 2   P  P   Q1  Qk1   Q 2  02  Qk 2  ... mentre per le valutazioni in fase sismica è stata assunta la combinazione sismica: E  G1  G2  P   2 j  Qkj Nel caso in esame: P = 0 – azioni di pretensione e precompressione; G1 – azioni permanenti di tutti gli elementi strutturali; G2 – azioni permanenti di tutti gli elementi non strutturali; Qk – azioni accidentali: neve, coperture e categoria di appartenenza (per gli ambienti suscettibili di affollamento Qk = 4 kN/m2); γ – coefficienti parziali per le azioni: per le azioni permanenti strutturali in fase statica vale 1,3; per le azioni permanenti non strutturali in fase statica vale 1,5; per le azioni accidentali in fase statica vale 1,5; in fase sismica vale sempre 1,0; ψ – coefficienti di combinazione. In fase statica si assumono i seguenti valori: per le coperture ψ0i = 0,0; per la neve ψ0i = 0,5. In fase sismica si assumono i seguenti valori: per le coperture e per la neve ψ2j = 0,0; per il sovraccarico accidentale del deambulatorio interno ψ2j = 0,6.


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6.1.3.3 Valutazione dei carichi I carichi dovuti al peso proprio dei due pilastroni e i relativi punti di applicazione (baricentro) sono stati determinati con l’ausilio di un software CAD, dopo aver costruito il modello tridimensionale della porzione muraria coinvolta. Lo stesso vale per i vari sistemi spingenti gravanti su di essi e schematizzati in Fig. 4.7. In Figura 6.4 sono rappresentati gli schemi di calcolo con i quali sono state determinate le azioni di ognuno di essi. 6.1.3.4 Analisi cinematica lineare Per l’analisi dei meccanismi locali di danno, sia in condizioni statiche che sismiche, viene fatto ricorso ai metodi dell’analisi limite dell’equilibrio secondo l’approccio cinematico: questo si basa, scelto il meccanismo di collasso, sulla valutazione dell’azione orizzontale che attiva tale cinematismo. L’analisi è stata svolta considerando le pareti della struttura come corpi rigidi monolitici, comportamento ritenuto plausibile date le risultanze del rilievo materico-tecnologico-costruttivo. Per determinare la soglia di attivazione del meccanismo bisogna determinare il moltiplicatore di collasso delle forze orizzontali, valutato imponendo le condizioni di equilibrio che il sistema di forze agenti deve rispettare in condizioni di incipiente ribaltamento. In sintesi si procede con la determinazione dell’equazione di equilibrio alla rotazione intorno alla cerniera cilindrica, mediante la valutazione del momento delle forze che determinano il ribaltamento del corpo attorno alla cerniera cilindrica considerata (momento ribaltante) e quello delle forze che si oppongono a tale rotazione (momento stabilizzante). Dall’uguaglianza di queste due grandezze si ottiene il moltiplicatore di collasso Îą. Per eseguire le verifiche, il moltiplicatore di collasso Îą che attiva il meccanismo deve essere trasformato in accelerazione spettrale đ?‘Žđ?‘Ž0∗ , grandezza omogenea con la domanda, cosĂŹ come descritto nell’attuale normativa tecnica (NTC 08 e Circolare

Figura 6.4. a) Schema di calcolo delle azioni delle volte a botte (Ptot: peso proprio); b) schema di calcolo delle azioni della cupola (P1: peso proprio).


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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NTC 08). L’accelerazione spettrale di attivazione si ottiene moltiplicando per l’accelerazione di gravitĂ il moltiplicatore Îą e dividendolo sia per la massa partecipante al cinematismo (đ?‘€đ?‘€âˆ— ) che per il fattore di confidenza (nel presente caso assunto pari a 1,35), ovvero: ď Ą ďƒ— ďƒĽ Pi * a0  * i M ďƒ— FC ∗ dove, la massa partecipante đ?‘€đ?‘€ può essere valutata considerando gli spostamenti virtuali dei punti di applicazione delle azioni agenti sul corpo rigido, associate al cinematismo, come una forma modale di vibrazione, ovvero: 2

ďƒŚ ďƒś ďƒ§ ďƒĽ Pi ďƒ— ui ďƒˇ ďƒ¸ M*  ďƒ¨ i ďƒŚ ďƒś g ďƒ— ďƒ§ ďƒĽ Pi ďƒ— u i2 ďƒˇ ďƒ¨ i ďƒ¸

La verifica di sicurezza viene condotta, da normativa, nei confronti del solo Stato Limite di Salvaguardia della Vita (SLV) 4. Dal momento che la verifica del ribaltamento della coppia di pilastroni riguarda una porzione della costruzione sostanzialmente appoggiata a terra, questa si ritiene soddisfatta se: a g PVR  ďƒ— S a0* ď‚ł q dove: ag(PVR) – funzione della probabilitĂ di superamento dello stato limite di riferimento pari a 0,015g; S – coefficiente che dipende dal terreno (e in particolare dalle sue caratteristiche stratigrafiche e topografiche); in questo caso vale 1,50; q – fattore di struttura (assunto pari a 2,0). Nel nostro caso, l’accelerazione di riferimento secondo cui effettuare le verifi∗ che di sicurezza (đ?‘Žđ?‘Ž0,đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x; ) è pari a 0,011g ed è stata definita considerando: ď‚ž vita nominale VN= 50 anni; ď‚ž classe d’uso: III (CU= 1.5); ď‚ž periodo di riferimento VR pari a 75 anni. Ciò significa valutare l’azione sismica allo SLV per un tempo di ritorno pari a 712 anni (con probabilitĂ di superamento pari al 10% nel periodo di riferimento considerato). Per i cinematismi che si innescano a una quota diversa di quella del terreno è necessario tener conto del fatto che l’accelerazione assoluta alla quota della porzione di edificio interessata dal meccanismo, è in genere amplificata rispetto a quella che si ha al suolo. In questo secondo caso, sempre con riferimento allo SLV, 67F

Nel cap. C8.7.1.1 Circolare NTC 08, relativamente agli edifici esistenti in muratura, si precisa che: ͨLa valutazione della sicurezza delle costruzioni esistenti in muratura richiede la verifica degli stati limite definiti al § 3.2.1 delle NTC, con le precisazioni riportate al § 8.3 delle NTC e nel seguito. In particolare si assume che il soddisfacimento della verifica allo Stato limite di salvaguardia della vita implichi anche il soddisfacimento della verifica dello Stato limite di collasso͊. 4


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la verifica si ritiene soddisfatta se risulta soddisfatta anche la seguente disequazione: S e T1  ďƒ—ď š Z  ďƒ— ď § * a0 ď‚ł

q

dove: Se(T1) – è lo spettro elastico funzione della probabilitĂ di superamento dello stato limite considerato e del periodo di riferimento VR, calcolato per il primo periodo di vibrazione T1; Ďˆ(Z) – è il primo modo di vibrazione nella direzione considerata, normalizzato a 1 in sommitĂ all’edificio; in assenza di valutazioni piĂš accurate può essere assunto Ďˆ(Z) = Z/H, dove H è l’altezza della struttura rispetto alla fondazione e Z è l’altezza, rispetto alla fondazione dell’edificio, del baricentro delle linee di vincolo tra i blocchi interessati dal meccanismo e il resto della struttura (comunemente l’altezza Z, in assenza di piani interrati, viene misurata dal piano campagna); Îł – è il corrispondente coefficiente di partecipazione modale; in assenza di valutazioni piĂš accurate può essere assunto Îł = 3N/(2N+1), con N numero di piani dell’edificio. 6.1.4 Risultati 6.1.4.1 Cinematismo di flessione orizzontale confinata Il cinematismo di flessione orizzontale confinata è stato analizzato per verificare che il quadro lesivo oggi visibile sulla parete sud-est della Cappella di San Carlo Borromeo possa essere dovuto alla spinta statica della cupola. A tal proposito sono state considerate le sole spinte statiche, le quali favoriscono il meccanismo fuori dal piano. Dall’analisi (Fig. 6.5) sono stati ottenuti i seguenti valori: đ??ťđ??ť > đ??ťđ??ťđ?‘˘đ?‘˘ → 158,34đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ > 139,38đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ dove H è la componente orizzontale (di schiacciamento) derivante dall’effetto arco che si instaura all’interno della sezione muraria, e Hu è l’azione massima di compressione che può sopportare la muratura. Analizzando tali risultati si può appurare che il cinematismo considerato è al limite della verifica, avvallando l’ipotesi iniziale secondo la quale le lesioni riscontrate sulle pareti potessero essere state causate dalla spinta statica della cupola posta in sommitĂ . Risulta necessario quindi per cui un intervento atto ad eliminare o ridurre la spinta della cupola, al fine di evitare che essa possa provocare un collasso futuro della struttura.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

129

6.1.4.2 Cinematismo di ribaltamento dei pilastroni interno ed esterno Una volta dimostrata l’ipotesi di partenza, dato che le lesioni verticali sulle pareti murarie delimitano porzioni ben distinte di muratura dal resto della struttura, libere di muoversi indipendentemente rispetto a quelle adiacenti, è stato analizzato il cinematismo di ribaltamento fuori dal piano della coppia di pilastroni (interno ed esterno) sui quali gravano i vari sistemi spingenti presenti nell’edificio (volte e cupola).

Figura 6.5 Schematizzazione per la valutazione del cinematismo di flessione orizzontale confinata. Wpe: peso della muratura della parete esterna; Pcu: Peso della cupola; Pco: peso della copertura; Scu: Spinta statica della cupola; Sco: Spinta statica della copertura; Ppe: Peso della piattabanda del “piano palchetti”; H: Componente orizzontale di schiacciamento derivante dall’effetto arco che si instaura all’interno della sezione muraria.


130 F. Monni, E. Quagliarini, S. Vallucci, S. Agostinelli, A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

Data la modularità della costruzione, è stata analizzata solo una coppia di pilastroni, tralasciando a favore di sicurezza le parti di muratura ad essa limitrofe. Tale cinematismo è stato esaminato globalmente (cioè considerando la cerniera corrispondente al piano stradale di via Karlova) avvalendosi del metodo grafico delle catene cinematiche, prima facendo riferimento alle condizioni statiche, cioè considerando come ribaltanti le sole spinte statiche di volte e cupola (Fig. 6.6a), secondariamente anche in condizioni sismiche considerando in questo caso come spingenti anche le aliquote orizzontali corrispondenti alle varie masse agente sui corpi rigidi coinvolti nel meccanismo (Fig. 6.6b). Nell’applicazione della catena cinematica per la valutazione del ribaltamento, per la determinazione di u e v, spostamenti virtuali orizzontali e verticali dei punti di applicazione delle i-esime azioni Pi relativi ai 3 corpi coinvolti (pilastrone esterno, volta a botte e pilastrone interno, rispettivamente corpo 1, 2 e 3), è stata imposta una rotazione virtuale  (Fig. 6.6) al corpo 1, dalla quale sono state determinate quelle relative ai corpi 2 e 3 (ψ e ϕ) come indicato nel seguito: h rotazione del corpo 2 →   1  h2 h h h rotazione del corpo 3 →   3     3 1  h4 h4 h2 Il ribaltamento della coppia di pilastroni è stato poi valutato anche a una quota superiore, considerando la cerniera di rotazione corrispondente al calpestio del deambulatorio superiore (Fig. 6.7). Anche in questo caso è stata fatta prima una valutazione in condizioni statiche (Fig. 6.7a) e poi in condizioni sismiche (Fig. 6.7b). Le due analisi, in condizioni sia statiche che sismiche, sono risultate entrambe soddisfatte. Infine anche la verifica effettuata in riferimento al possibile ribaltamento delle statue in pietra collocate sopra la balaustra del terrazzo risulta soddisfatta. È necessario però provvedere ugualmente all’accertamento delle condizioni di vincolo delle statue alla balaustra, al fine di salvaguardare l’incolumità pubblica in una delle vie più affollate di Praga (via Karlova). 6.2 Analisi globale 6.2.1 Azioni sulla struttura Prima di procedere all’analisi globale della struttura sono state definite le azioni agenti sulla stessa, che non sono solo quelle di tipo antropico, ma anche quelle determinate dagli agenti atmosferici quali neve e vento. Nella determinazione del carico da neve si è tenuto conto sia della particolare forma della copertura (cupola), sia delle caratteristiche della sua superficie (scabrezza) che delle sue caratteristiche in termini di attitudine a lasciar passare il calore prodotto sotto di essa. Inoltre si è tenuto conto anche di particolari condizioni


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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dovute alla presenza di edifici limitrofi in grado di determinare fenomeni di accumulo. I dati di base relativi alla quantificazione delle precipitazioni nevose (carico della neve al suolo) del sito in cui sorge l’edificio (Praga), non contemplato nella norma italiana, sono stati estrapolati da una ricerca scientifica finanziata dalla Commissione Europea, con un contratto stipulato tra la DGIII/D-35 ed un gruppo di ricerca appositamente costituito (le mappe europee del carico della neve prodotte dal gruppo di ricerca sono suddivise per 9 diverse regioni climatiche omogenee, come illustrato nella Fig. 6.8), oltre alla normativa vigente in Repubblica Ceca (Fig. 6.9). Analogamente, anche per l’azione del vento si è cercato di integrare le indicazioni della norma italiana con quanto reperibile in ambito europeo e per la Repubblica Ceca.

Figura 6.6. Schematizzazione della catena cinematica per il ribaltamento della coppia di pilastroni: a) condizioni statiche; b) condizioni sismiche.


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Figura 6.7. Schematizzazione del ribaltamento della coppia di pilastroni con cerniera alla quota del calpestio del deambulatorio superiore: a) condizioni statiche; b) condizioni sismiche.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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6.2.1.1 Azione sismica 6.2.1.1.1 Zone sismiche Ai fini della EN 1998 i territori nazionali devono essere suddivisi dalle autorità nazionali in zone sismiche sulla base del rischio locale. Per definizione si assume che all'interno di ciascuna zona il rischio sismico sia costante. Per la maggior parte delle applicazioni della EN 1998 il rischio sismico è descritto per mezzo di un unico parametro, cioè il valore di riferimento del picco di

Figura 6.8. A sinistra: regioni climatiche europee. A destra: funzioni carico – altitudine.

Figura 6.9. Repubblica Ceca: carico della neve al suolo.


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accelerazione ag in un terreno di tipo A, che per ogni nazione può essere derivato dalle mappe di zonazione stabilite a livello nazionale. Il valore di riferimento di picco dell’accelerazione del terreno, scelto dalle autoritĂ nazionali per ogni zona sismica, corrisponde al periodo di ritorno di riferimento TNCR dell’azione sismica per il requisito di non-collasso (o equivalentemente alla probabilitĂ di riferimento di superamento in 50 anni, PNCR). Nei casi di zone a bassa sismicitĂ , si possono utilizzare procedure di progetto sismico ridotte o semplificate per alcune tipologie o categorie di strutture. La selezione delle categorie di strutture, tipi di terreno e zone sismiche in una nazione per cui non è necessario osservare le disposizioni della EN 1998 (casi di sismicitĂ molto bassa) viene definita a livello nazionale. La raccomandazione è di considerare come casi di sismicitĂ molto bassa quelli in cui l’accelerazione di progetto ag in un terreno di tipo A, non è maggiore di 0,04g (0,39m/s2), o quelli dove il prodotto ag¡S non è maggiore di 0,05g (0,49m/s2). La scelta di utilizzare il valore di ag o quello del prodotto ag¡S in una nazione per definire il valore limite per casi di sismicitĂ molto bassa, viene definita a livello nazionale. 6.2.1.1.2 Rappresentazione base dell’azione sismica secondo EC8 Nell’ambito dello scopo e campo di applicazione della EN 1998 il moto dovuto ad un evento sismico in un dato punto della superficie del terreno è rappresentato da uno spettro di risposta elastico dell'accelerazione del terreno, detto anche "spettro di risposta elastico". L'azione sismica orizzontale è descritta da due componenti ortogonali considerate indipendenti e rappresentate mediante il medesimo spettro di risposta. La selezione della forma dello spettro di risposta elastico da utilizzare in una nazione o parte della nazione viene definita a livello nazionale. Per strutture importanti (đ?›žđ?›žđ??źđ??ź > 1) si raccomanda di tenere conto degli effetti dell'amplificazione topografica come mostrato nell’appendice informativa A della EN 1998-5:2004. 6.2.1.1.3 Zonazione sismica della Repubblica Ceca Una zonazione sismica è stata inclusa nelle norme delle costruzioni (ÄŒSN 73 0036). Recentemente una nuova mappa è stata completata sulla base dei cataloghi sismici per i Paesi dell’Europa centrale che delimitano le aree sismogenetiche e terremoti di massima intensitĂ possibile, cosĂŹ come le informazioni sulla soppressione di intensitĂ macrosismiche. In questa mappa, valori di carico sismico sono espressi in termini di intensitĂ macrosismiche (scala MSK) con il 10% di probabilitĂ di superamento in 50 anni. Valori correlati utilizzati per la delineazione delle zone sismiche per il Documento di Applicazione Nazionale dell’Eurocodice 8 (CR-CSN P ENV 1998-1-1) sono espressi in termini di accelerazione massima in Fig. 6.10.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

135

6.2.1.1.4 Spettro di risposta elastico orizzontale secondo NTC2008 ed EC8, e spettro di progetto adottato per il caso in esame Nella fattispecie dell’edificio oggetto del presente studio, essendo l’immobile sito su territorio italiano, valgono per esso le specifiche della Normativa sismica italiana (NTC 2008). Facendo riferimento alla bassa sismicitĂ della Repubblica Ceca (Fig. 6.10) si può ragionevolmente assimilare Praga alla pari di un comune italiano rientrante nella Zona 4 della classificazione sismica italiana del 2003 (OPCM 3274/2003). Da tale assunzione deriva, a favore di sicurezza, che l’accelerazione di riferimento non sarĂ 0,015g come da zonazione sismica ceca ma 0,05g (a cui viene ulteriormente applicato il fattore di importanza đ?›žđ?›žđ??źđ??ź ). L’azione sismica è rappresentata attraverso l’utilizzo dello Spettro di Risposta Elastico di riferimento atteso in superficie. Senza scendere nel dettaglio delle formulazioni che conducono a definire lo Spettro Elastico, entrambe le normative citate (NTC08 ed EC8) applicate al caso in esame, restituiscono spettri praticamente coincidenti. Tuttavia, le verifiche condotte allo Stato Limite Ultimo di Salvaguardia della Vita (SLV) si basano sull’utilizzo di uno Spettro di Progetto, ricavato dallo Spettro di Risposta Elastico in dipendenza di vari fattori (tra cui il valore dell’accelerazione di riferimento) e mediante l’applicazione di opportuni coefficienti che tengono in debita considerazione le caratteristiche anelastiche della struttura (cosiddetto fattore di struttura). Tra le due possibilitĂ offerte (NTC08 e EC8) si sceglie di utilizzare, a favore di sicurezza, lo Spettro di Progetto che scaturisce da NTC08, in quanto piĂš gravoso per la struttura.

Figura 6.10. Zonazione sismica della Repubblica Ceca.


136 F. Monni, E. Quagliarini, S. Vallucci, S. Agostinelli, A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

6.2.1.2 Analisi dei carichi Volte deambulatorio primo livello ď‚ž Carico Permanente Strutturale (G1): - Peso proprio volta (sp. 12cm) ď‚ž Carichi Permanenti Portati (G2): - Pavimentazione (sp. 3.5cm) - Riempimento (sp. equivalente 120cm) ď‚ž Totale carichi permanenti (G1+G2) ď‚ž Carichi Variabili (Q): ď‚ž Ambienti suscettibili di affollamento (Cat. C2)

2,04 kN/m2 0,60 kN/m 16,80 kN/m2 17,40 kN/m2 4,00 kN/m2

Volte livello copertura ď‚ž Carico Permanente Strutturale (G1): - Peso proprio volta (sp. 12cm) ď‚ž Carichi Permanenti Portati (G2): - Pavimentazione (sp. 3.5cm) - Riempimento (sp. equivalente 140cm) ď‚ž Totale carichi permanenti (G1+G2) ď‚ž Carichi Variabili (Q): ď‚ž Ambienti accessibili per sola manutenzione (Cat. H1) Cupola di copertura ď‚ž Carico Permanente Strutturale (G1): - Peso proprio volta (sp. 28 cm) ď‚ž Carichi Permanenti Portati (G2): - Copertura in coppi - Supporto ligneo per coppi ď‚ž Totale carichi permanenti (G1+G2) ď‚ž Carichi Variabili (Q): - Vento cupola (h=14 m, đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?,đ??´đ??´ =0,8) - Vento cupola (h=14 m, đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?,đ??ľđ??ľ = - 1,3) - Vento cupola (h=14 m, đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?,đ??śđ??ś = - 0,5) - Vento lanterna (h=21 m, đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?,đ??´đ??´ =0,8) - Vento lanterna (h=21 m, , đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?đ?‘?,đ??ľđ??ľ = -0,4) - Neve uniformemente distribuita (đ?œ‡đ?œ‡1 =0,80) - Neve uniformemente distribuita (đ?œ‡đ?œ‡3 =2) - Neve accumulo (đ?œ‡đ?œ‡2 =2,27) - Neve accumulo (đ?œ‡đ?œ‡1 =0,80)

2,04 kN/m2 0,60 kN/m2 19,60 kN/m2 20,20 kN/m2 0,50 kN/m2

4,76 kN/m2 0,60 kN/m2 0,40 kN/m2 1,00 kN/m2

0,313 kN/m2 -0,509 kN/m2 -0,196 kN/m2 0,522 kN/m2 -0,216 kN/m2 0,72 kN/m2 1,80 kN/m2 2,04 kN/m2 0,72 kN/m2


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

137

6.2.1.3 Combinazioni delle azioni Sono state considerate le seguenti combinazioni di carico (NTC08 §2.5.3): ď‚ž Combinazione fondamentale per gli stati limite ultimi (SLU): đ?‘›đ?‘›

đ?›žđ?›žđ??şđ??ş1 ∙ đ??şđ??ş1đ?‘˜đ?‘˜ + đ?›žđ?›žđ??şđ??ş2 ∙ đ??şđ??ş2đ?‘˜đ?‘˜ + đ?›žđ?›žđ?‘„đ?‘„1 ∙ đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜1 + ∑(đ?›žđ?›žđ?‘„đ?‘„đ?‘„đ?‘„ ∙ đ?œ“đ?œ“0đ?‘—đ?‘— ∙ đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ ) đ?‘—đ?‘—=2

ď‚ž

dove i coefficienti parziali valgono: đ?›žđ?›žđ??şđ??ş1 = 1.3 (carichi permanenti strutturali) đ?›žđ?›žđ??şđ??ş2 = 1.5 (carichi permanenti non strutturali) đ?›žđ?›žđ?‘„đ?‘„đ?‘„đ?‘„ = 1.5 (carichi variabili) e i coefficienti di combinazione valgono: đ?œ“đ?œ“01 = 0.5 (neve a quota ≤ 1000 m s.l.m.) đ?œ“đ?œ“02 = 0.6 (vento) Combinazione rara (caratteristica) per gli stati limite di esercizio (SLE) a breve termine: đ?‘›đ?‘›

đ??şđ??ş1đ?‘˜đ?‘˜ + đ??şđ??ş2đ?‘˜đ?‘˜ + đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜1 + ∑(đ?œ“đ?œ“0đ?‘—đ?‘— ∙ đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ ) đ?‘—đ?‘—=2

ď‚ž

ove i coefficienti di combinazione sono i medesimi della combinazione precedente Combinazione quasi permanente per gli stati limite di esercizio (SLE) a lungo termine: ��

đ??şđ??ş1đ?‘˜đ?‘˜ + đ??şđ??ş2đ?‘˜đ?‘˜ + ∑(đ?œ“đ?œ“2đ?‘—đ?‘— ∙ đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ ) đ?‘—đ?‘—=1

ď‚ž

ove i coefficienti di combinazione valgono: đ?œ“đ?œ“21 = 0.0 (neve a quota ≤ 1000 m s.l.m.) đ?œ“đ?œ“22 = 0.0 (vento) Combinazione sismica: đ?‘›đ?‘›

đ??şđ??ş1đ?‘˜đ?‘˜ + đ??şđ??ş2đ?‘˜đ?‘˜ + đ??¸đ??¸ + ∑(đ?œ“đ?œ“2đ?‘—đ?‘— ∙ đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ ) đ?‘—đ?‘—=1

ove i coefficienti di combinazione sono i medesimi della combinazione precedente. Gli effetti dell'azione sismica E sono valutati attraverso un'analisi modale a spettro di risposta tenendo conto delle masse associate ai seguenti carichi gravitazionali: ��

đ??şđ??ş1đ?‘˜đ?‘˜ + đ??şđ??ş2đ?‘˜đ?‘˜ + ∑(đ?œ“đ?œ“2đ?‘—đ?‘— ∙ đ?‘„đ?‘„đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜đ?‘˜ ) đ?‘—đ?‘—=1


138 F. Monni, E. Quagliarini, S. Vallucci, S. Agostinelli, A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

6.2.2 Modellazione globale L’analisi dell’edificio è stata effettuata mediante la realizzazione di un modello matematico basato sulla teoria FME (Frame by Macro-Elements). Attraverso l’utilizzo di un codice di calcolo commerciale (3Muri, versione 5.7.100) è stato definito un modello tridimensionale dell’edificio. La modellazione è stata realizzata mediante l'inserimento di pareti che vengono discretizzate in macroelementi, rappresentativi di maschi murari e fasce di piano deformabili (Fig. 6.11); i nodi rigidi sono indicati nelle porzioni di muratura che tipicamente sono meno soggette al danneggiamento sismico. Solitamente i maschi e le fasce sono contigui alle aperture, i nodi rigidi rappresentano elementi di collegamento tra maschi e fasce. La concezione matematica che si nasconde nell'impiego di tale elemento, permette di riconoscere il meccanismo di danno, a taglio nella sua parte centrale o a pressoflessione sui bordi dell'elemento in modo da percepire la dinamica del danneggiamento cosĂŹ come si presenta effettivamente nella realtĂ . Il modello di riferimento è quello a telaio equivalente tridimensionale in cui le pareti costituiscono gli elementi resistenti nei riguardi sia dei carichi verticali che dei carichi orizzontali; gli orizzontamenti invece riportano alle pareti i carichi verticali gravanti su di essi e ripartiscono le azioni orizzontali sulle pareti di incidenza in funzione della loro rigidezza nel piano. Nello specifico, la parete potrĂ essere adeguatamente schematizzata come telaio, in cui vengono assemblati gli elementi resistenti (maschi e fasce) ed i nodi rigidi. Divisa la parete in tratti verticali, corrispondenti ai vari piani e nota l'ubicazione delle aperture, vengono determinate le porzioni di muratura in cui si concentrano le deformabilitĂ e il danneggiamento (maschi murari e fasce di piano) e vengono modellate con macroelementi finiti bidimensionali, rappresentativi dei pannelli murari, a 2 nodi aventi 3 gradi di libertĂ per nodo (đ?‘˘đ?‘˘đ?‘Ľđ?‘Ľ , đ?‘˘đ?‘˘đ?‘§đ?‘§ , đ?œ‘đ?œ‘đ?‘Śđ?‘Ś ), e 2 gradi di libertĂ aggiuntivi interni.

Figura 6.11. Schematizzazione della parete.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

139

Ogni elemento strutturale viene quindi schematizzato nel telaio equivalente con un elemento monodimensionale non lineare con le seguenti caratteristiche: ď‚ž rigidezza iniziale secondo le caratteristiche elastiche (fessurate) del materiale; ď‚ž comportamento bilineare con valori massimi di taglio e momento coerenti con i valori di stato limite ultimo; ď‚ž redistribuzione delle sollecitazioni interne all'elemento tali da garantire l'equilibrio; ď‚ž settaggio dello stato di danno secondo i parametri globali e locali; ď‚ž degradazione della rigidezza nel ramo elastico; ď‚ž controllo di duttilitĂ mediante la definizione di drift massimo di piano; ď‚ž eliminazione dell'elemento al raggiungimento del proprio stato limite ultimo senza interruzione dell'analisi. Durante l'assemblaggio della parete si considereranno le eventuali eccentricitĂ fra i nodi del modello e gli estremi dei macroelementi. Gli orizzontamenti (solai, volte, coperture) negli edifici svolgono un ruolo fondamentale durante l’evento sismico. Ad essi è generalmente affidato il compito di ridistribuire le forze di inerzia indotte dal sisma sugli elementi verticali e di assicurare che gli elementi resistenti collaborino nel sopportare l’azione orizzontale. Per fare questo un solaio deve avere adeguata resistenza e rigidezza. Una sufficiente rigidezza nel piano dei solai, tale da permettere loro di comportarsi da diaframmi rigidi, è generalmente auspicabile in quanto permette di ridistribuire le forze orizzontali proporzionalmente alle rigidezze degli elementi verticali e di utilizzare ipotesi semplificative nella modellazione. Nel caso in oggetto i solai vengono modellati come elementi finiti a membrana ortotropa a 3 nodi, con 2 gradi di libertĂ per nodo (đ?‘˘đ?‘˘đ?‘Ľđ?‘Ľ , đ?‘˘đ?‘˘đ?‘§đ?‘§ ), connessi ai nodi tridimensionali del modello; sono caricabili perpendicolarmente al loro piano dai carichi accidentali e permanenti; le azioni sismiche caricano il solaio lungo la direzione del piano medio. Per questo l'elemento finito solaio viene definito con una rigidezza assiale, identificati mediante una direzione di orditura e caratterizzati dai moduli elastici đ??¸đ??¸1 e đ??¸đ??¸2 rispettivamente secondo la direzioni di orditura e quella ortogonale, che rappresentano il grado di collegamento che il solaio esercita tra i nodi di incidenza nel piano della parete e dal modulo di elasticitĂ tangenziale đ??şđ??ş2,1 dal quale dipende la ripartizione delle azioni tra le pareti; non viene definita nessuna rigidezza flessionale, in quanto il comportamento meccanico principale che si intende sondare è quello sotto carico orizzontale dovuto al sisma. Assemblando strutture piane (pareti e orizzontamenti), il modello dell'edificio viene cosĂŹ ad assumere globalmente masse e rigidezze su tutti i gradi di libertĂ tridimensionali tenendo conto, localmente, dei soli gradi di libertĂ nel piano. A ciascun elemento verranno assegnate le caratteristiche geometriche e meccaniche corrispondenti i rispettivi materiali rilevati in situ. Nelle Fig. 6.12 e Fig. 6.13 si riportano delle viste globali e delle sezioni del modello descritto. Infine vengono inserite delle travi fittizie nei seguenti casi:


140 F. Monni, E. Quagliarini, S. Vallucci, S. Agostinelli, A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

 alla base di muri in falso per evitare problemi di stabilità del modello;  per rappresentare gli archi di una volta. Attraverso tale modello si effettueranno le analisi statiche e sismiche dei maschi murari. Ai fini dell’analisi statica e sismica, data la particolare forma ellittica della pianta dell’edificio oggetto del presente studio, è stato necessario procedere con la discretizzazione stessa dell’ellisse. A tal fine sono stati tenuti in considerazioni due

Figura 6.12. Modello strutturale: viste tridimensionali globali e della mesh strutturale.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

141

aspetti. Il primo legato ad un limite intrinseco al programma di calcolo adottato, poichĂŠ tale programma non permette di inserire pareti i cui piani medi formano un angolo inferiore a 8°. Il secondo aspetto riguarda l’ampiezza dei singoli elementi discretizzati. Infatti una discretizzazione molto fitta non sarebbe stata rappresentativa della costruzione ed avrebbe generato elementi di notevole snellezza (con una base ridotta ed altezza elevata). 6.2.3 Analisi statiche 6.2.3.1 Verifica dei maschi murari Per ogni maschio murario della struttura, nelle tre sezioni principali (inferiore, centrale, superiore), vengono eseguite le verifiche statiche e sismiche. ď‚ž Snellezza della muratura (§4.5.4) I fenomeni del 2° ordine possono essere controllati mediante la snellezza convenzionale della parete, definita dal rapporto â„Ž0 đ?œ†đ?œ† = ≤ 20 đ?‘Ąđ?‘Ą con đ?‘Ąđ?‘Ą spessore del muro, â„Ž altezza della parete, â„Ž0 lunghezza libera di inflessione della parete â„Ž0 = đ?œŒđ?œŒ ∙ â„Ž con đ?œŒđ?œŒ fattore di vincolo pari a 1 per â„Ž/đ?‘Žđ?‘Ž ≤ 0,5 , pari a 1,5 − â„Ž/đ?‘Žđ?‘Ž per 0,5 < â„Ž/đ?‘Žđ?‘Ž ≤ 1,0 e pari a 1/[1 + (â„Žâ „đ?‘Žđ?‘Ž)2 ] per â„Žâ „đ?‘Žđ?‘Ž > 1. ď‚ž EccentricitĂ dei carichi (§4.5.6.2) Le eccentricitĂ dei carichi verticali sullo spessore della muratura sono dovute a differenti contributi, opportunamente combinati tra loro. EccentricitĂ totale dei carichi verticali: EccentricitĂ dovuta alle tolleranze di esecuzione: EccentricitĂ dovuta alle azioni orizzontali.

Figura 6.13. Modello strutturale: viste interne.


142 F. Monni, E. Quagliarini, S. Vallucci, S. Agostinelli, A. Benedetti, R. Di Nisio, M. Montesi, E. Steli

Tabella 6.2. Valore del coefficiente di riduzione. m Îť 0 0,5 1,0 0 1,00 0,74 0,59 5 0,97 0,71 0,55 10 0,86 0,61 0,45 15 0,69 0,48 0,32 20 0,53 0,36 0,23

1,5 0,44 0,39 0,27 0,17 -

2,0 0,33 0,27 0,16 -

Pressoflessione (§4.5.6.2) La resistenza a pressoflessione, nel caso di adozione dell'ipotesi di articolazione completa delle estremitĂ della parete, può essere ricavata attraverso đ?‘“đ?‘“đ?‘‘đ?‘‘,đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x; = ÎŚ ∙ đ?‘“đ?‘“đ?‘‘đ?‘‘ , dove ÎŚ è il coefficiente di riduzione della resistenza del materiale, dipendente dalla snellezza convenzionale đ?œ†đ?œ† della parete in esame e dal coefficiente di eccentricitĂ đ?‘šđ?‘š = 6 ∙ đ?‘’đ?‘’â „đ?‘Ąđ?‘Ą. Con l'ipotesi di articolazione a cerniera i valori del coefficiente di riduzione sono in Tab. 6.2. Il valore di progetto dello sforzo normale resistente è pari a đ?‘ đ?‘ đ?‘…đ?‘…đ?‘…đ?‘… = đ?‘“đ?‘“đ?‘‘đ?‘‘,đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x;đ?‘&#x; ∙ đ?‘™đ?‘™ ∙ đ?‘Ąđ?‘Ą. I valori dello sforzo normale resistente saranno calcolabili solamente se le verifiche di snellezza ed eccentricitĂ dei carichi risultano soddisfatte. La verifica risulta soddisfatta se si ha đ?‘ đ?‘ đ?‘…đ?‘…đ?‘…đ?‘… ≼ đ?‘ đ?‘ đ??¸đ??¸đ??¸đ??¸ . Le verifiche condotte hanno dato tutte esito positivo.

ď‚ž

6.2.3.2 Analisi della cupola di copertura

L’analisi della cupola è stata condotta considerando le condizioni piĂš gravose rappresentate dai carichi permanenti e dal carico di ispezione. La cappella presenta una copertura realizzata mediante una cupola impostata su pianta ellittica. In pianta la dimensione dell’asse maggiore è di 12,10 metri (misurata all’esterno, valore che diventa 11,00 metri all’interno), mentre quella dell’asse minore risulta di 9,80 metri (misurato all’esterno, valore che diventa 8,70 metri all’interno). La cupola presenta un’altezza di 5,00 metri fino all’innesto della lanterna, mentre l’altezza di quest’ultima risulta di 5,30 metri. Si rimanda ai Capitoli II, III e IV per maggiori dettagli sulla cupola. In Fig. 6.14 vengono riportate le immagini relative al modello matematico tridimensionale basato sulla teoria degli elementi finiti della cupola, realizzato attraverso l'uso del software di calcolo Midas GEN 2013. Su un totale di 15 combinazioni di carico, che sono state prese in considerazione per le verifiche strutturali della cupola, è stata selezionata la piĂš gravosa e sono state prese in considerazione le sollecitazioni di trazione lungo lo sviluppo della volta per entrambe le facce. Lo stato tensionale (di trazione) indotto nella cupola è comunque trascurabile rispetto ai valori di resistenza della muratura impiegata, rendendo soddisfatte le verifiche di resistenza.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

143

Le Fig. 6.15 e Fig. 6.16 mostrano le porzioni di cupola soggette a tensioni di trazione per la combinazione di carico selezionata. Le tensioni dirette lungo la direzione xx locale sono da intenderle radiali, mentre le tensioni dirette lungo yy locale sono anulari. 6.2.4 Analisi sismiche globali: analisi di pushover Il comportamento globale della struttura è stato valutato mediante un'analisi di spinta, ovvero applicando incrementalmente forze statiche orizzontali (mantenendo invariati i rapporti tra le stesse), facendo crescere monotonamente lo spostamento orizzontale di un punto di controllo fino al raggiungimento del collasso globale o locale. In questo modo è possibile porre la verifica in termini di spostamenti, valutando così il grado di duttilità della struttura.

a

b

c Figura 6.14. Modellazione agli elementi finiti della cupola: a, b) vista tridimensionale dell’esterno; c) vista tridimensionale dell’interno.


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Nei riguardi delle azioni orizzontali, la modellazione adottata trascura il contributo resistente delle pareti in direzione ortogonale al proprio piano. I meccanismi fuori dal piano non sono quindi modellati, in quanto si tratta di fenomeni legati alla risposta locale delle singole pareti, mentre il lo scopo del modello è offrire un'analisi del comportamento globale del fabbricato.

a

b Figura 6.15. Andamento delle tensioni xx all’estradosso di sola trazione [MPa].


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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Negli antichi edifici in muratura spesso ci si imbatte nell'assenza di elementi di collegamento. La capacità di una struttura di resistere all'evento sismico dipende fortemente dalla sua capacità deformativa in regime anelastico, ovvero dalla sua duttilità. Di conseguenza è necessario analizzare il comportamento non lineare della struttura, individuare come varia lo schema strutturale, e quindi la risposta,

Figura 6.16. Andamento delle tensioni yy all’estradosso di sola trazione [MPa].


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con la progressiva plasticizzazione dei vari elementi, individuando cosi la distribuzione della domanda di anelasticitĂ nella struttura. Tutti questi aspetti possono essere colti mediante un'analisi statica non lineare (pushover). In questo tipo di analisi, al modello della struttura, soggetto ai soli carichi gravitazionali, vengono applicate incrementalmente particolari distribuzioni di forze statiche orizzontali (mantenendo invariati i rapporti tra le stesse), le quali hanno il compito di "spingere" in campo non lineare la struttura facendo crescere monotonamente lo spostamento orizzontale di un punto di controllo fino al raggiungimento del collasso globale o locale. L’analisi viene svolta tenendo in conto il comportamento non lineare dei materiali e gli effetti del secondo ordine. Il risultato dell’analisi è la definizione di un legame scalare tra il taglio alla base đ??šđ??šđ?‘?đ?‘? (pari alla risultante delle forze applicate) e lo spostamento del punto di controllo đ?‘‘đ?‘‘đ?‘?đ?‘? per il sistema studiato, detto curva di capacitĂ . Si ritiene raggiunto il collasso, e quindi si interrompe la curva, quando si registra un decadimento del 20% del taglio massimo. Attraverso tale analisi, quindi, è possibile studiare il comportamento elastico in campo lineare e inelastico in campo plastico, la successione della formazione delle cerniere plastiche, i punti di criticitĂ strutturale, come e quale tipo di crisi si raggiunge, quale sia il livello di duttilitĂ strutturale. Ogni elemento strutturale viene quindi schematizzato nel telaio equivalente con un elemento monodimensionale non lineare. Il comportamento non lineare si attiva quando un valore di forza nodale raggiunge il suo massimo valore definito come il minimo tra i criteri di resistenza a pressoflessione, a taglio-scorrimento o a taglio-fessurazione diagonale. Infine, si deve verificare che la struttura possieda una capacitĂ di spostamento superiore alla domanda, in particolare si deve verificare che: đ?‘†đ?‘†đ?‘†đ?‘†đ?‘†đ?‘† đ??ˇđ??ˇđ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š ≤ đ??ˇđ??ˇđ?‘˘đ?‘˘ con đ?‘†đ?‘†đ?‘†đ?‘†đ?‘†đ?‘† đ??ˇđ??ˇđ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘šđ?‘š : Spostamento massimo richiesto dalla normativa individuato dallo spettro elastico relativo allo SLV đ??ˇđ??ˇđ?‘˘đ?‘˘ : Spostamento massimo offerto dalla struttura (corrispondente con il decadimento della curva push-over di un valore pari al 20% di quello massimo). In ottemperanza a quanto previsto dalla norma, sono state quindi eseguite 24 analisi sismiche, che rappresentano tutte le varie combinazioni ottenibili variando direzione, eccentricitĂ , carico sismico. I risultati relativi al modello del corpo centrale vengono riassunti in Fig. 6.17. I risultati dell’analisi mostrano che le condizioni piĂš gravose per la struttura si verificano per due delle 24 analisi condotte (sisma agente in direzione X, analisi 12, e sisma agente in direzione Y, analisi 19) e per queste si riportano le curve di pushover della struttura (Fig. 6.18), le immagini del modello globale, che mostrano le condizioni dei vari maschi murari in corrispondenza dello spostamento massimo richiesto (Dmax) e al massimo spostamento offerto (Du) e le relative modalitĂ di crisi (Fig. 6.19). Dal sopralluogo condotto nel febbraio 2015 e dagli approfondimenti di dicembre 2015, non è stato possibile accertare la presenza delle costolature sulla cupola di copertura. Dall’esperienza maturata nello sviluppo di progetti relativi ad opere


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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simili, rendeva lecito pensare che le “sporgenze” presenti nel fusto della lanterna, continuassero sotto il manto di copertura, sotto forma di costoni a “due teste” (anche la modellazione della cupola è stata eseguita considerando la presenza di tali elementi, vedi Fig. 6.20). Nel corso di tale intervento si è prevista anche la revisione ed il consolidamento di tali costolature, da eseguirsi mediante l’impiego di materiali con caratteristiche meccaniche analoghe a quelle della cupola. 6.3 La progettazione degli interventi Vengono di seguito riportati gli interventi progettati (inquadrabili come “riparazioni o interventi locali” ai sensi delle NTC 08) e le riparazioni locali. 6.3.1 Revisione e riparazione del manto di copertura (Intervento 01) Il primo degli interventi messo in atto, con valore non solo estetico, formale e manutentivo, ma anche utile a prevenire dissesti strutturali e danni alla volta a causa di infiltrazioni, è la totale revisione della copertura con riparazione e parziale sostituzione degli elementi lignei di supporto al coperto e delle tegole danneggiate. Le previsioni progettuali contemplavano lo smontaggio del manto di copertura in modo da poter procedere all’asportazione delle porzioni di struttura lignea ammalorata e, contestualmente eliminare tutto il materiale sciolto o non necessario per la funzione strutturale o architettonica. Dopo il ripristino della struttura lignea, si potrà procedere con il rimontaggio della copertura secondo la stratigrafia originale (Fig. 6.21).

Figura 6.17. Verifiche a ribaltamento allo SLV


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6.3.2 Cuciture armate (Intervento 02) L’intervento in questione riguarda la lesione passante sulla parete che si affaccia su via Karlova, che si è previsto di riparare mediante l’utilizzo di “cuciture armate”, ponendo particolare attenzione alla tutela dell’intonaco affrescato presente all’interno della fabbrica. Le fasi esecutive previste contemplavano l’inserimento nella lesione di cunei in legno duro, al fine di riportare la muratura in uno stato tensionale di compressione, l’esecuzione di un reticolo di fori del diametro di 20 mm, disposti a quinconce al passo di 50 cm, utilizzando le cavità presenti nei giunti o praticando i fori con il trapano elettrico a sola rotazione (Figg. 6.22 e Figura 6.23). Dopo una profonda pulizia degli stessi con aria in pressione al fine di rimuovere tutti i detriti presenti ed ottenere superfici interne ai fori sane e pulite, si procederà con l’inserimento all'interno dei fori, e prima delle iniezioni, di barre in BFRP (Basalt Fiber Reinforced Polymer) di sezione circolare (diametro mm. 8) ad aderenza migliorata, ed alla successiva iniezione consolidante con miscela di calci, filler carbonatico, metacaolino e fluidificante. L’impiego di trapano a semplice rotazione, ha come obbiettivo

a

b Figura 6.18. Curve pushover relative all’analisi 12 (a) e 19 (b). quello di eliminare qualsiasi forma di vibrazione le quali potrebbero comportare


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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un danneggiamento dell’intonaco interno. In modo analogo l’impiego di aria compressa per la pulizia dei fori di iniezione è stata preferita all’utilizzo di acqua in modo tale da salvaguardare l’intonaco interno affrescato e ridurre al minimo le possibilità di danneggiamento dello stesso.

a

b

c

d

Figura 6.19. a) Analisi 12: Vista globale relativo al Dmax; b) Analisi 12: Vista globale relativo al Du; c) Analisi 19: Vista globale relativo al Dmax; d) Analisi 19: Vista globale relativo al Du.


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6.3.3 Consolidamento degli archi lesionati al piano terra (Intervento 03) Si è previsto l’inserimento di tiranti in acciaio zincato (del tipo S275, di sezione circolare 20 mm), tra le imposte degli archi e ancorati tramite piastra inserita all’interno della muratura fissata mediante inghisaggio con barre filettate e resina epossidica (Fig. 6.24). 6.3.4 Consolidamento degli archi lesionati al primo piano (Intervento 04) Durante il sopralluogo conoscitivo è stato possibile osservare e valutare la presenza di lesioni prevalentemente poste nella sezione di chiave di archi e volte (Figura 6.25). Data la presenza dell’intonaco affrescato, nell’estradosso delle volte e degli archi, l’intervento di ripristino è stato pensato per essere eseguito dell’estradosso. Dopo lo smontaggio degli strati di finitura si è proceduto con la regolarizzazione della superficie di intervento (al fine di creare un supporto pulito e lineare) per poi stendere un primer (a base di resina epossidica a bassa viscosità, appositamente

a

b

Figura 6.20. a) Modellazione agli elementi finiti della cupola; b) Disegno architettonico della cupola.

Figura 6.21. Intervento 01: revisione e riparazione del manto di copertura. Pianta e sezione della cupola.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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formulato per garantire un’elevata penetrazione). Successivamente si è applicato un primo strato di matrice inorganica a base di miscela pronta fortemente adesiva a base di calce con aggiunta di pozzolana miscelata con speciali additivi in grado di garantire il mantenimento della massima traspirabilità del supporto, con grande lavorabilità e duttilità, elevata permeabilità al vapore, altissima resistenza al fuoco, ottima reversibilità. Segue la posa su fresco di nastri composti da microtrefoli di acciaio al carbonio unidirezionali ad alta resistenza da 1500 g/m² e la posa di un ulteriore passaggio di miscela, fino a completo ricoprimento ed impregnazione del rinforzo.

Figura 6.22. Procedimento dell’intervento di cucitura armata.


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Infine sono stati installati dei dispositivi di ancoraggio meccanico in acciaio come da dettaglio esecutivo riportato in Figura 6.26.

6.3.5 Interventi sulle scale (Intervento 05) Nell’edificio sono presenti tre ordini scala: la prima, a chiocciola, permette l’accesso al primo livello sopra la sacrestia; la seconda permette il passaggio dal pianerottolo davanti la sacrestia al deambulatorio; la terza consente di accedere al tetto dal deambulatorio. Per quanto riguarda la scala a chiocciola, che pur risultando danneggiata dai tarli e presentando gradini usurati, appariva complessivamente in buono stato di conservazione, gli unici interventi necessari riguardarono alcuni punti della balaustra, ascrivibili più ad una manutenzione che ad un intervento strutturale vero e proprio. Analoga situazione è stata riscontrata per la scala che permette il passaggio al deambulatorio. Lo stato di degrado della scala che porta dal deambulatorio al tetto risultava essere elevato, con pericolo evidente per gli utilizzatori. Stante l’assenza di qualsiasi valore architettonico, storico e materico di tale elemento, si è prevista la sua sostituzione.

Figura 6.23. Progetto assonometrico dell’intervento di cucitura armata.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

153

6.3.6 Sostituzione degli elementi lignei posti in copertura alla sacrestia (Intervento 06) In fase progettuale si è previsto di valutare nel corso del cantiere lo stato di conservazione degli elementi lignei relativo alle strutture portanti della copertura della sacrestia. Dopo aver eliminato il controsoffitto esistente, sono state valutate le condizioni di conservazione della struttura in legno (poiché il controsoffitto manifestava macchie di umidità, era lecito ipotizzare un cattivo stato di conservazione e l’insorgenza di fenomeni di attacco biotico e marcescenza). Analogamente si è previsto di intervenire per sostituire degli elementi lignei relativi gli orizzontamenti presenti nelle zone di accesso al tetto (scala nord), dato l’elevato stato di degrado che alcuni elementi presentano. 6.3.7 Cerchiatura della cupola in FRP (Intervento 07) L’intervento consiste inizialmente nell’applicazione a pennello o spatola di adesivo tixotropico in resine a base epossidica, formulato quale adesivo bicomponente strutturale per ii placcaggio di rinforzi in tessuti di carbonio, vetro, aramidico e similari, con caratteristiche di elevata reattività, ottima bagnabilità e adesione, e con caratteristiche di carico unitario di rottura per compressione >50 MPa, carico unitario di rottura a flessione >32 MPa, modulo elastico a compressione >5.0 GPa, adesione su cls - per strappo (cls classe 500) >3 MPa.

INTERVENTO 3

Figura 6.24. Localizzazione intervento 03. Rinforzo degli archi del piano terra.


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INTERVENTO 4

Figura 6.25. Localizzazione intervento 04: rinforzo degli archi del primo piano.

Figura 6.26. Riparazione degli archi lesionati con SRG.


VI. Analisi strutturale e progettazione dell’intervento di consolidamento

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Dopodiché si è proceduto con la posa su fresco di nastri in fibre di carbonio unidirezionali termotessute (Figura 6.27), con tessuto con grammature di 400 g/mq, larghezza mm. 200 e caratteristiche di carico di rottura a trazione >4900 MPa, modulo elastico a trazione >240 GP, allungamento a rottura 2%, spessore utile per il calcolo 0.222mm. È stato effettuato un’ulteriore passaggio a rullo metallico onde favorire l'apertura delle fibre e la conseguente impregnazione delle stesse. Infine, i tessuti sono stati imbibiti sino a saturazione, mediante ulteriore applicazione a rullo o pennello di resine a base epossidica, formulate quale adesivo promotore di adesione, bicomponente, privo di cariche e di pigmenti fluida a due componenti a bassa viscosità con elevata adesione strutturale a calcestruzzo, acciaio, legno, materiale lapideo, privo di solventi e non presentante ritiri all'atto dell'indurimento, che avviene per reazione chimica dei due componenti, estremamente bagnante, ideale per impregnare tessuti e nastri di alta grammatura, comprensivo di applicazione di inerte di quarzo depolverato a granulometria costante tale a rendere grezzo il fondo ed atto ad ospitare i successivi strati di intonaco se necessario.

Figura 6.27. Cerchiatura della cupola in FRP.



La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/978882551450610 pp. 157-227 (maggio 2018)

Capitolo VII Le opere di consolidamento e restauro dell’apparato decorativo di CHIARA DAVID 1 e FRANCESCO MONNI2 68F

7.1 Le analisi preliminari La Cappella Italiana dell'Assunzione della Vergine Maria, posta in posizione strategica nel cuore pulsante della città vecchia di Praga, è situata in adiacenza all’abside della Chiesa di San Salvatore. Per secoli ha rappresentato quello che si può definire il simbolo della Congregazione Italiana in Boemia, le cui origini risalgono al XVI secolo, un luogo e una storia che sono anche simbolo di integrazione europea (v. Fig. 7.1). Risulta pertanto immediatamente evidente come, in un ambito delicato come quello in questione, nell’ottica di previsione di un intervento, si debba necessaria-

Figura 7.1. Epigrafe riportata nell’altare principale AhRCOS ® Azienda certificata per restauro di beni immobili sottoposti a tutela e consolidamento sismico del patrimonio edilizio e storico monumentale. 2 AhRTE Srl, Spin Off Università Politecnica delle Marche. 1

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mente ricercare l’equilibrio tra restauro e consolidamento e far in modo che entrambi occupino il giusto spazio all’interno del percorso progettuale, facendo ricorso a tutte le possibilità che la tecnologia oggi offre. Intervenire su beni culturali e su manufatti dell’edilizia storica richiede una conoscenza approfondita della storia, dei materiali e dello stato di conservazione di tali opere per poter eseguire interventi di restauro e di recupero adeguati e corretti. Il progettista deve necessariamente porsi come mediatore tra le esigenze della conservazione e quelle del consolidamento e miglioramento strutturale, non trascurando nessun fattore utile a far convivere queste due istanze. Nel febbraio 2015 AhRCOS®, una delle più qualificate aziende italiane per il consolidamento ed il restauro di edifici storici, è stata chiamata ad indagare lo stato di conservazione dell’intero complesso. 7.1.1 Le superfici esterne Come meglio descritto nel Capitolo IV, l’analisi condotta sulle superfici esterne ha portato a rilevare fenomeni di degrado, derivanti presumibilmente da una inefficace manutenzione del coperto e in particolare dei deflussi di acque meteoriche, con conseguente infiltrazione di umidità nei paramenti murari, situazione che ha favorito l’insorgenza di una serie di patologie di degrado quali rigonfiamenti, distacchi, disgregazione e polverizzazione degli intonaci (v. Fig. 7.2). Gli intonaci che rivestono le superfici esterne della cappella, infatti, si presentavano in molti punti decoesi e lacunosi e nelle zone soggette a percolamento di acqua piovana o neve sciolta erano presenti aree che manifestavano anche estesi fenomeni di esfoliazione nonché macchie dovute al dilavamento delle superfici (v. Fig. 4.37). Esternamente si è inoltre riscontrata la presenza di due grandi lesioni passanti sulle strutture murarie nella parte non confinata della cappella, entrambe con andamento subverticale (v. Fig. 4.10). La più evidente si sviluppa partendo dal bordo inferiore del finestrone a Sud-Est fino allo spiccato stradale, riducendosi in ampiezza, mentre l’altra, di minore complessità, si sviluppava a partire dal bordo inferiore del finestrone a Sud e si fermava alla quota di copertura dei corpi aggettanti (v. Fig. 4.25). Da una prima indagine visiva è risultata subito evidente la necessità di intervenire in modo tempestivo, sia in copertura che sulle grosse lesioni, al fine di evitare la caduta di detriti che potevano staccarsi dalle zone lesionate. In copertura, si è riscontrato come alcuni coppi si trovassero fuori sede (v. Fig. 4.39), fatto che, oltre a favorire le infiltrazioni di acqua meteorica, rappresentava un rischio per eventuali cadute degli stessi sulla via pedonale. In corrispondenza degli elementi lapidei, quali balaustre, elementi scultorei, portali e cornici, sono stati individuati fenomeni di degrado che derivano presumibilmente dalle condizioni ambientali della città e in particolare dalla presenza di smog, con conseguente deposito di polveri carboniose sulle superfici che hanno determinato la presenza di patine scure sulle superfici lapidee.


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Le statue del terrazzo presentavano inoltre estese porzioni ricostruite in cemento, una di esse è stata rimossa dal suo alloggiamento e appoggiata sul pavimento del terrazzo stesso, per scongiurarne la caduta. Sui pilastrini della balaustra si evidenziavano rigonfiamenti e distacchi di porzioni lapidee (v. Fig. 4.38). Relativamente agli elementi metallici, quali il cancello in ferro battuto riccamente decorato con effetti illusori che protegge l’apertura di ingresso sopracitata, le coperture della lucerna e della torretta (costituite da lamiera in rame) il portale di ingresso in ferro, l’analisi preliminare dello stato di fatto ha messo in evidenza fenomeni di degrado legati sia ad alcuni tipi di trattamenti superficiali apportati, sia all’azione degli agenti atmosferici, sia alla combinazione di questi elementi. La copertura a forma di campanella della lanterna, elemento che originariamente fungeva da unico punto di illuminazione degli interni, e il frontone, costituito da un abbaino e torretta, sono costituiti da lastre di rame sagomate con elementi decorativi anch’essi di rame o ferro. Le lastre hanno assunto un evidente colore verde a seguito del processo di ossidazione che risulta più chiaro nelle parti superiori a causa del dilavamento operato dalle acque meteoriche e totalmente assente nelle porzioni in sottosquadro. Si presentavano inoltre depositi gessosi e carboniosi stabili dal punto di vista della corrosione, ma di negativo impatto estetico.

Figura 7.2. Distacchi dell’intonaco.


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Entrambe le torrette presentano un elemento decorativo terminale con sovrastante sfera in rame dorato, a supporto di una croce in ferro. che si presentavano affetti da evidenti fenomeni di ossidazione (v. Fig. 7.3). Il portale risulta composto da un’anima lignea, rivestita con una lastra di ferro, su cui sono applicati dei piatti metallici e delle decorazioni imperniate ed inchiodate direttamente nel legno. La lastra di ferro presenta focolai di corrosione attiva caratterizzati da ossalati, cloruri di ferro e ossidi corrosivi. Non è stata riscontrata la presenza di nessun convertitore di ruggine, ma la superficie è caratterizzata dalla presenza di vernici, assimilabili a smalti acrilici, che originariamente espletavano la doppia funzione protettiva ed estetica. Il riferimento estetico era legato alla copertura in rame, quindi di colore verde per richiamare il colore del bronzo ma, allo stato attuale, tali smalti, degradati ed esfoliati, hanno perso entrambe le funzioni. Il cancello, situato nella zona prospiciente l’ingresso principale, è caratterizzato da un abbondante strato di smalto acrilico crettato diffusamente in più punti, che ne ha nascosto e compromesso il complesso modanato (v. Fig. 7.4). Il sovraportale del portico, in marmo rosso venato, presenta una iscrizione dedicatoria alla comunità italiana a Praga la cui superficie risultava interessata da un sottile deposito carbonatico di cole grigio che ne alterava totalmente il valore cromatico e impediva di percepire la qualità della lavorazione della pietra. La stessa situazione riscontrata nel portale è stata rilevata nell’inferriata della finestrella ovale ubicata nel sovraporta. Essa si trovava tuttavia in migliore stato

Figura 7.3. Stato di conservazione della copertura in rame della torretta e della lucerna.


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di conservazione in quanto sottoposta a trattamenti protettivi prima dei successivi strati di verniciatura (v. Fig. 7.5). Le lastre di pavimentazione esterna e i gradini di accesso al portico si presentavano particolarmente deteriorati e lacunosi. Il pavimento del terrazzo, costituito da una stesura cementizia, consentiva l’infiltrazione di acqua piovana. 7.1.2 Le superfici interne Internamente le lesioni si concentravano sugli elementi ad andamento curvilineo, come la cupola a copertura dell’aula centrale, le volte a botte dei deambulatori laterali e gli archi che collegano i pilastri interni (v. Fig. 7.6, Fig. 7.7). Le superfici dipinte della cappella risultavano essere interessate da fenomeni di disgregazione, solfatazione e caduta di strati di rivestimento, probabilmente dovuti all’azione di resine utilizzate durante gli interventi di manutenzione del secolo scorso, che hanno compromesso la traspirabilità del sistema “muratura di supporto-intonacopellicola pittorica”, innescando il meccanismo di degrado della intera sequenza degli strati di rivestimento (Fig. 7.8). La presenza di tali resine ha inoltre favorito il progressivo viraggio cromatico (scurimento) delle superfici, oltre ad aver presumibilmente inglobato precedenti strati di depositi e polveri superficiali (v. Fig. 7.9).

Figura 7.4. Dettaglio del portale di ingresso e del cancello in ferro battuto.


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Figura 7.5. Dettaglio del sovraportale in marmo e della finestrella ovale.

Figura 7.6. Lesione su volta a botte del deambulatorio laterale.


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Figura 7.7. Lesione su arco.

Figura 7.8. Fenomeno di disgregazione della superficie dipinta.

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Gli arredi sono in legno scolpito, dipinto e decorato a foglia d’oro di aspetto molto scuro per l’alterazione cromatica dell’antico strato protettivo. La possibilità di un totale ripristino dei valori cromatici originali è stata confermata dai saggi effettuati sul campo, sia in relazione agli altari, nelle parti lignee policrome e in quelle in stucco marmorino, che per i pilastrini e la ringhiera della balaustra. Tra gli arredi interni alcuni si presentano come di particolare pregio e dunque degni di restauro: l’organo di fabbricazione praghese (v. Fig. 7.10), le varie scale in legno di accesso al loggiato e al sottotetto, le porte della sagrestia, l’accesso ai vani piccoli e gli armadi. 7.2 Intervento provvisorio di messa in sicurezza Per quanto indicato nel paragrafo precedente si è ritenuto opportuno procedere ad un intervento di messa in sicurezza nell’attesa che diventasse cantierabile il progetto di riparazione globale e restauro dell’immobile. Nel dicembre 2015 AhRCOS® è intervenuta agendo su quelle criticità che richiedevano una rapida messa in sicurezza, realizzando alcune soluzioni provvisorie con lo scopo di tutelare la pubblica incolumità delle persone in transito nella prospiciente via Karlova, percorsa ogni giorno da numerosissimi turisti. 7.2.1 La cucitura armata L’intervento più urgente è stato identificato nella messa in sicurezza della porzione di muratura lesionata al di sotto dell’apertura a Sud-Est, con l’obiettivo di limitare

Figura 7.9. Evidente scurimento delle superfici per effetto della resina.


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l’espandersi della lesione stessa e impedire la caduta di detriti in strada (v. Fig. 7.11). L’intervento prevedeva l’installazione di una rete metallica con funzione di contenimento, fissata al muro con elementi in acciaio. La rete metallica è collegata ad alcune funi guida in sommità, al piede e sulle verticali, a loro volta ancorate mediante golfari opportunamente distribuiti su porzioni integre di muratura. Sono stati disposti ulteriori golfari intermedi, utili al passaggio di funi diagonali intersecate con la rete metallica, al fine di garantire un maggior contatto tra la rete e il paramento murario. Tali funi disposte in diagonale collegano le due porzioni di muratura a cavallo della lesione, fungendo da cucitura che impedisce l’allontanamento dei due lembi della lesione (v. Fig. 7.12). Nello specifico sono stati utilizzati:  rete metallica a doppia torsione zincata e plastificata;  funi in acciaio di 16 mm di diametro disposte ai bordi verticali della rete in sommità, al piede e in direzione diagonale;  ancoraggi realizzati con golfari in acciaio galvanizzato con piastra in acciaio zincato innestati nei corsi della muratura per il passaggio di funi in acciaio al proprio interno;  ancoraggi di estremità delle funi realizzati attraverso golfari galvanizzati.

Figura 7.10. Dettaglio dell’organo di fabbricazione praghese.


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Figura 7.11. Accantieramento per la messa in sicurezza provvisoria della lesione.

Figura 7.12. Presidi provvisionali messi in opera per contenere la lesione.


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7.2.2 Le indagini endoscopiche Contemporaneamente all’intervento in copertura (di cui meglio si dirà al §7.2.3), è stata svolta una ispezione accurata di porzioni dell’edificio non osservabili durante la campagna prove e dal rilievo fotografico condotto. Nel dicembre 2015 sono state pertanto eseguite indagini endoscopiche (v. Figura 7.13) in aggiunta alla prima campagna di indagini eseguita nel febbraio dello stesso anno, in cui si è potuto rilevare la non perfetta funzionalità del manto in coppi, l'ottimo stato della struttura portante e quello della volta in laterizio che sorregge la copertura stessa. Si è proceduto quindi praticando opportune forometrie in vari punti della copertura al fine di introdurre consentire l’introduzione dell’endoscopio (v. Fig. 7.14). Un primo controllo esterno ha comunque evidenziato la mancanza, dovuta a manomissione, dei supporti antiscivolo localizzati nella faccia inferiore dei coppi. Tali supporti sono stati rimossi con tutta probabilità nel corso del precedente intervento di restauro. Nel tempo questo ha inevitabilmente comportato lo scivolamento fuori sede dei coppi.

Figura 7.13. Strumentazione per le indagini endoscopiche (PCE GROUP, modello PCE-VE100 con display LCD, costituito da video endoscopio, cavo semiflessibile di lunghezza 1 metro e diametro 17 millimetri, dotata all’estremità di telecamera con illuminazione a LED che permette una visione ottimale a distanze di 50-150 millimetri, restituendo immagini JPEG e video di risoluzione 320x240 pixel in formato MPEG4, 3GP, AVI, ASF.


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Si è rilevato inoltre che, nel corso di precedenti interventi manutentivi, è stata istallata una impermeabilizzazione, il cui buon stato di conservazione ha impedito che lo scivolamento dei coppi comportasse infiltrazioni all’interno della struttura. Il manto di copertura poggia su un graticcio di traversine lignee (12 x 2,5 cm) che si adagia su di una struttura portante di travi in legno (18x18 cm circa) che a sua volta poggia tramite supporti puntuali alla volta sottostante (v. Fig. 7.15). La struttura portante della volta, realizzata in laterizio con spessore di circa 30cm, risulta essere di buona fattura realizzativa ed in uno stato di conservazione soddisfacente. Ai fianchi della struttura voltata è presente un riempimento di materiale sciolto e non omogeneo (rinfianco), proveniente anche dagli scarti di lavorazioni preesistenti. La lanterna sovrastante poggia sulla sommitĂ della volta e presenta costoloni di irrigidimento in laterizio. La volta presenta irrigidimenti laterali (frenelli), in connessione con il paramento murario verticale (Figura 6.21).

Figura 7.14. Procedure per indagine endoscopia. Perforazione del coppo di copertura (a sinistra), inserimento della sonda (al centro), lettura con lo strumento (a destra).

Figura 7.15. Strato di nylon e travi in legno della copertura.


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7.2.3 Interventi di messa in sicurezza provvisori in copertura e in balconata Per quanto concerne i problemi in copertura di cui si è già detto si è operato fissando i coppi di bordo con schiuma poliuretanica per impedirne la caduta. Inoltre è stata prevista la posa in opera di una rete di protezione, sostenuta da profili in acciaio ancorati alla muratura (v. Fig. 7.16). Durante i primi sopralluoghi è stato inoltre valutato lo stato di conservazione delle statue disposte sul parapetto della terrazza al primo piano della facciata Sud. Si è stato rilevato come la stabilità di tali elementi decorativi fosse precaria con conseguenti importanti rischi per gli utenti della pubblica via sottostante (v. Fig. 7.17).

Figura 7.16. Presidi provvisori in copertura mediante rete ancorata con profili di acciaio.


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Dopo aver valutato accuratamente varie tecniche di intervento, si è optato per eseguire la cerchiatura delle statue con delle apposite fasce in poliestere (v. Fig. 7.18) assicurate a dei morali di legno di supporto. Preventivamente si è avuto cura di disporre un materassino in materiale morbido di protezione tra le statue e i supporti. Infine, il sistema statua-supporto in legno è stato fissato con cavi in acciaio, opportunamente dimensionati, ancorati alla struttura principale in muratura (v. Fig. 7.19). Gli elementi posti in opera per impedire il suddetto ribaltamento consistono in:  fune di acciaio di diametro 16 mm;  tenditori zincati di tipo forcella-forcella;  grilli ad omega con dado e coppiglia;  redance zincate;  morsetti zincati;  morali in legno. Grazie all’intervento in oggetto è stato possibile mettere in luce anche ulteriori criticità. Nel dettaglio ci si è trovati di fronte alla necessità di rimuovere uno degli elementi decorativi in quanto completamente scollegato (v. Figura 7.20) e a far fronte allo stato di avanzato degradi del parapetto. Si è pertanto proceduto a stabilizzare le parti critiche del parapetto con rete metallica a tessitura fine, previa rimozione delle porzioni già distaccate.

Figura 7.17. Pessimo stato di conservazione delle statue (a sinistra) e presidio provvisionale di sicurezza del parapetto tramite rete (a destra).


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Figura 7.18. Messa in sicurezza della statua mediante cerchiature in fasce di poliestere.

Figura 7.19. Ancoraggio delle statue del balcone alla muratura portante tramite funi di acciaio.


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7.3 Opere di consolidamento Nel giugno 2016 AhRCOS® ha avviato le lavorazioni per l’intervento di consolidamento e restauro dell’edificio. Dopo l’installazione di un ponteggio lungo tutto il perimetro esterno del fabbricato (v. Fig. 7.21), si è proceduto con le lavorazioni necessarie al consolidamento delle murature perimetrali della cupola e delle strutture voltate e lesionate. 7.3.1 Risarcitura delle lesioni Una volta rimosso il sistema di messa in sicurezza temporaneo sulla lesione della parete sud-est si è proceduto a consolidare e stabilizzare tale porzione di muratura lesionata attraverso la tecnica della “cucitura armata” (v. Fig. 6.22, Fig. 6.23). Tale intervento, volto alla riparazione strutturale del danno, è eseguito nel massimo rispetto della storicità del bene, attraverso l’utilizzo di materiali idonei nel rispetto della minore invasività ed in linea con il principio del minimo intervento. Attraverso l’utilizzo di aria in leggera pressione, si è operata una profonda pulizia della lesione per tutto il suo sviluppo, al fine di rimuovere i detriti e la polvere depositati all’interno (v. Fig. 7.22). Sono stati eseguiti di diametro e inclinazione come da progetto per uno spessore massimo pari a circa 4/5 dello spessore murario e con profondità tale da avere cura di lasciare almeno 10 cm di spessore murario intatto prima del bordo interno. Tali

Figura 7.20. Rimozione di uno degli elementi del balcone, risultato instabile.


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fori sono stati effettuati con l’ausilio di trapani a sola rotazione (senza percussione) per evitare di ledere l’apparecchio murario. Si è proceduto alla sigillatura della lesione tramite applicazione di malta a base di leganti idraulici esenti da cemento e composti da calce idraulica naturale (NHL) (UNI EN 459), con aggiunta di pozzolana compatibile con le strutture storiche in muratura (UNI EN 998-2). La cucitura viene effettuata mediante inserimento nei suddetti fori di barre in composito a base di fibra di vetro (GFRP). Sono stati quindi predisposti alle estremità dei fori dei boccagli da iniezione, attraverso i quali si è operata una pre-iniezione con acqua sull’intero volume da trattare che, oltre a pulire ulteriormente le superfici interne, permette, attraverso la saturazione dei fori, di agire successivamente su una superficie umida, nel rispetto delle superfici decorate interne (v. Figura 7.22). L’iniezione di miscele di materiali in sospensione e leganti a bassa

Figura 7.21. Ponteggio in esterno.


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pressione resistenti ai solfati per murature storiche è stata effettuata mediante pompe elettromagnetiche a controllo bilanciato, dotate di manometri e telecomando per la regolazione e il controllo del materiale iniettato.

Figura 7.23. Pulizia del supporto dai materiali in fase di distacco, misurazione profonditĂ delle lesioni.

Figura 7.22. Esecuzione dei perfori, quindi inserimento di barre di vetro per la ricucitura della facciata.


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La miscela da iniezione utilizzata è costituita da calce idraulica naturale (NHL) con aggiunta di pozzolana naturale e filler carbonatico, appositamente formulata per rigenerare e preconsolidare, tramite iniezione, murature e fondazioni a sacco, in mattoni o in pietra da taglio. Ha un basso tenore di sali idrosolubili ed è compatibile fisicamente e chimicamente con i componenti originari della muratura. Presenta caratteristiche meccaniche similari e può essere iniettata con qualsiasi pompa in fessure o cavità con appositi iniettori. Per essere posta in opera necessita solo di acqua. Possedendo elevata fluidità, con basso rapporto acqua/legante e caratteristiche comparabili a quelle di una struttura in muratura, garantisce un comportamento strutturale omogeneo nella muratura risanata, elevata traspirabilità, alto potere di penetrazione con conseguente saturazione di micro-fessure o cavità, assenza di segregazione dell’impasto durante l’iniezione (v. Fig. 7.24). L’ultima fase del processo di cucitura armata è consistito nella rimozione delle sigillature interne, allo scopo di preparare le successive opere di restauro. 7.3.2 Intervento di consolidamento della cupola Nel luglio 2016, per volere della Sovraintendenza ai Beni Culturali della capitale Ceca, è stata effettuato un sopralluogo in copertura. In tale occasione si è riscontrato come la cupola sia interessata da una lesione passante (v. Fig. 4.14), di formazione non recente e con andamento che segue la tessitura muraria. Pur non potendo stabilire con certezza la causa della sua formazione, si può con buona probabilità asserire che questa sia stata dovuta al superamento della resistenza meccanica a trazione della malta.

Figura 7.24. Inserimento dei boccagli di iniezione e iniezioni di materiali in sospensione e leganti a bassa pressione.


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Con elevata probabilità essa è stata provocata o da una deformazione dell’arco sopra alla finestra o dalla deformazione del pilastro interfinestrale. Al fine di intervenire in modo definitivo sulla cupola, si è dovuto necessariamente procedere con il preventivo smontaggio degli elementi costituenti il manto di copertura. Si è preliminarmente proceduto con l’applicazione a spatola di un adesivo tixotropico in resine a base epossidica, utilizzabile come matrice per il placcaggio con rinforzi in tessuti di carbonio, vetro, aramidico e similari, ad elevata reattività, ottima bagnabilità e adesione. Successivamente, è stata eseguita la posa su fresco di nastri in fibre di carbonio unidirezionali termotessute. Si è quindi optato per un ulteriore passaggio con rullo metallico al fine di favorire l’apertura delle fibre e la conseguente impregnazione delle stesse. La quarta e ultima fase è consistita nell’imbibitura dei tessuti sino a saturazione, mediante ulteriore applicazione con rullo o pennello di resine epossidiche a bassa viscosità con elevata adesione ideale per impregnare tessuti e nastri anche di alta grammatura. Durante le fasi di realizzazione della cerchiatura in FRP (v. Figura 6.27) è stato valutato lo stato della struttura lignea che regge il manto di copertura. Gli elementi che presentavano un elevato stato di degrado, o che non risultavano più idonei ad assolvere la loro funzione statica, sono stati sostituiti utilizzando materiali quanto più possibili simili a quelli originali. Gli elementi che risultavano essere ancora idonei alle funzioni statiche ma presentavano un leggero stato di degrado sono stati rinforzati con tessuti o lamine in CFRP (inserite in apposite scanalature ed annegate in resina epossidica). Ammaloramenti localizzati sono stati risolti tramite ricostruzione di piccole porzioni, tipo protesi in resina munite di apposita armatura. Nel caso di carenze nelle connessioni tra le membrature lignee, si è provveduto inserendo apposite staffe metalliche. Questa fase dell’intervento si è conclusa con la posa in opera di un nuovo manto di copertura in coppi (v. Fig. 7.25). 7.3.3 Intervento di consolidamento degli archi lesionati Per risolvere le criticità riscontrate negli archi interni lesionati (v. Fig. 6.24 e Fig. 6.25), sono stati messi in opera due differenti presidi. Gli archi inferiori lesionati sono stati consolidati attraverso l’inserimento di catene metalliche. Dopo aver realizzato uno scasso nella muratura per l’alloggiamento della piastra metallica di ancoraggio al supporto, si è proceduto con l’inghisaggio al supporto murario con resina epossidica di barre filettate in acciaio. La fase immediatamente successiva è consistita nella posa in opera di catene in acciaio complete di filettatura alle estremità e tenditore centrale. Al termine di queste lavorazioni si è proceduto nella risarcitura dello scasso con apposita malta con il ripristino delle finiture. Gli archi superiori sono stati consolidati tramite applicazione di Steel Reinforced Grout (SRG) (v. Fig. 6.26). Dopo una iniziale regolarizzazione della superficie di applicazione del rinforzo questo è stato trattato con un primer a base di resina epossidica appositamente formulato per il consolidamento di superfici porose o


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friabili. Dopodiché, è stato steso un primo stato di matrice inorganica a base di miscela adesiva a base di leganti idraulici con caratteristiche tali da garantire il mantenimento della massima traspirabilità al supporto, grande lavorabilità e duttilità, elevata permeabilità al vapore, altissima resistenza al fuoco e ottima reversibilità. Il passo successivo ha riguardato la posa su fresco di nastri unidirezionali in micro-trefoli di acciaio al carbonio ad alta resistenza. Si procede quindi con un ulteriore passaggio di matrice, fino al completo ricoprimento del rinforzo e con la conseguente installazione di dispositivi di ancoraggio meccanico in acciaio (v. Fig. 6.26). 7.4 Il restauro dell’apparato decorativo La metodologia del restauro è sempre legata al riconoscimento critico dell’opera. L’esigenza del restauro nasce infatti solo nel caso in cui vi sia una attribuzione di valore storico-culturale ad un’opera la quale, per tale ragione, merita di essere conservata e tramandata ai posteri. In pratica “restauro” e “bene culturale” sono due concetti che presuppongono l’uno l’esistenza dell’altro. Aspetti essenziali del restauro sono la riconoscibilità, la compatibilità e la reversibilità dell’intervento. Qualsiasi modificazione operata su di un’opera deve essere riconoscibile, seppur non immediatamente visibile, così da poter distinguere in ogni caso ciò che è autentico da ciò che si è inserito a posteriori per garantirne la sopravvivenza e la conservazione. Gli interventi devono inoltre essere sempre eseguiti con materiali caratterizzati da una sperimentata compatibilità con quelli

Figura 7.25. Rimozione del manto di copertura (a sinistra) e posa in opera del nuovo manto in seguito all’intervento di cerchiatura in FRP (a destra).


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originari e devono essere inseriti nell’opera prevedendone la possibile futura rimozione. È sulla base di questi principi che AhRCOS® ha abbracciato la sfida di riportare la Cappella Italiana dell'Assunzione della Vergine Maria al suo originario splendore. 7.4.1 Il restauro degli esterni In esterno, così come in interno, le ipotesi di intervento sono state calibrate in relazione alle effettive criticità riscontrate mediante l’analisi (Figura 7.26). In relazione agli elementi lapidei, si è proceduto mediante pulitura, stuccatura e protezione superficiale, con l’applicazione di un trattamento protettivo. Gli interventi sul portale sono consistiti nella rimozione delle vernici degradate tramite sabbiature con sabbie vegetali (come tutolo di mais o guscio di noce). La rimozione dei cloruri è stata eseguita mediante getto di vapore con acqua deionizzata; la rimozione locale dei focolai di corrosione attiva (cloruri) è stata eseguita

Figura 7.26. Risultato del restauro degli esterni.


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con microsfere di vetro; la conversione dei prodotti di corrosione restanti è stata invece trattata tramite miscele di acido pirogallico, acido tannico, fenolo, alcool etilico, acqua deionizzata. Si è quindi proseguito con la protezione superficiale tramite stesura di protettivi a base di miscele e cere microcristalline e tramite una tinteggiatura a smalto acrilico per simulare il colore del bronzo. Nei confronti della finestra ad anta ellittica si procede con la pulitura meccanica mediante spazzole rotanti dolci e alla verifica dello stato di conservazione dei protettori. Per quanto riguarda i problemi statici legati al cancello decorato, si è proceduto con la sostituzione e/o integrazione strutturale delle parti metalliche compromesse o mancanti (cardini, base del cancello, etc.). Si è poi passati alla rimozione delle vernici, alla successiva conversione dei prodotti di corrosione e alla stesura di uno strato di protezione superficiale. Gli elementi sommitali delle torrette e la loro struttura interna sono stati muniti di pernature in acciaio inox. In generale la politica di intervento approcciata nei confronti degli elementi metallici è stata quella di salvaguardarli tramite applicazione di vernici protettive contenenti prodotti inibitori della corrosione. Il restauro delle superfici degradate è stato eseguito con materiali compatibili con quelli preesistenti. 7.4.2 Il restauro degli interni

7.4.2.1 Le indagini preliminari Nel giugno 2016 si è proceduto ad effettuare un’ulteriore campagna di analisi per la definizione dello stato di conservazione delle superfici interne della cappella. Lo scopo risiedeva nell’individuare le principali patologie di degrado presenti sul manufatto e definire le linee guida e le metodologie per il restauro. Nella stessa occasione, sono stati prelevati dei campioni, allo scopo di approfondire, tramite indagini micro-stratigrafiche, la conoscenza del manufatto. Si è potuto riscontrare un quadro di conservazione delle pitture complesso in quanto oggetto di precedenti interventi manutentivi. In particolare, le decorazioni e l’insieme delle suppellettili sono il frutto di un intervento successivo alla realizzazione dell’impianto originario di fine ‘500, databile intorno all’inizio del XVIII secolo, in cui vennero realizzati nuovi apparati decorativi di gusto barocco, così come il pulpito e gli altari, in legno policromo e stucco di finto marmo. Altri interventi sono eseguiti successivamente tra la fine del XIX secolo e gli anni ‘80 del XX secolo. Quest’ultimo intervento venne eseguito da una ditta italiana e fu esteso anche alle decorazioni della cupola. Tutte le superfici furono trattate mediante resina vinilica (PVA) utilizzata come protettivo e legante per gli interventi pittorici e avente il pregio di rendere immediatamente brillante la superficie trattata. La decorazione pittorica riveste tutte le superfici verticali, le voltine del deambulatorio al piano terra e al primo piano, l’imponente volta della cupola. I capitelli dei pilastri sono in stucco ricoperto da una falsa doratura e molto probabilmente


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rappresentano una delle poche testimonianze dell’aspetto originario (v. Fig. 7.27, Fig. 7.28, Fig. 7.29). Gli intonaci dipinti sono il risultato di interventi sovrapposti che hanno alterato inequivocabilmente i colori originali, senza intaccare però l’impianto generale della decorazione. Per l’analisi delle superfici decorate si è proceduto secondo le seguenti metodologie:  analisi autoptica delle superfici eseguita attraverso un’accurata analisi visiva e tattile al fine di definire macroscopicamente la situazione generale ed individuare le aree con le maggiori problematiche;  analisi di laboratorio (ESEM-EDS e FTIR) per definire la tipologia dei materiali impiegati con particolare riferimento alla presenza di strati superficiali quali trattamenti protettivi e consolidanti usati nei precedenti interventi e per determinare l’efficacia dell’intervento di pulitura;  campionature di intervento finalizzate a definire i materiali e le tecniche esecutive più efficaci per il restauro delle superfici e nello specifico per la pulitura.

Figura 7.27. I decori nelle volte del deambulatorio (a sinistra) e nelle superfici parietali (a destra).


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Figura 7.28. I decori in cupola.

Figura 7.29. Dettaglio pittorico.

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Sia l’esame autoptico che le prove di pulitura hanno evidenziato estesi rifacimenti delle parti dipinte con figure a motivi architettonici. La cupola è stata in origine dipinta a fresco come testimoniato alle incisioni del disegno nell’intonaco ancora umido (v. Figura 7.30). Le indagini a luce UV e IR hanno permesso di individuare le parti originali e di distinguerle dai ritocchi e dalle riprese effettuate tra il 1873 e il 1983. Le superfici interne della cappella presentavano un degrado avanzato sia della pellicola pittorica, che presentava sollevamenti e distacchi in maniera diffusa, sia del supporto (v. Fig. 7.31). L’intervento manutentivo con PVA è da riconoscere come una delle principali cause di degrado riscontrate e indirizza verso un restauro mirato alla rimozione dello strato vinilico e dei rifacimenti manutentivi del XX secolo. La resina adoperata risulta essere un composto polimerico di sintesi che steso ad alta concentrazione, a causa della sua forte acidità, può dare origine ad un film duro e fragile che può compromettere la traspirabilità del sistema muro-intonacopittura, innescando un meccanismo di degrado. Il suo invecchiamento provoca inoltre il viraggio cromatico (scurimento) delle cromie (v. Fig. 7.32). Puliture una superficie decorata significa individuare il modo di solubilizzare materiali o depositi di alterazione sovrammessi senza determinare eventuali alterazioni delle superfici sottostanti. Si è considerato di potere intervenire sostanzialmente con tre differenti tipologie di pulitura:  puliture di tipo “fisico” basate sull’uso di solventi organici che abbiano polarità simili al PVA;

Figura 7.30. Incisioni del disegno nell’intonaco ancora fresco della cupola.


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metodi di tipo “fisico” secondo sistemi più complessi detti “solvent gel” in cui il solvente viene gelificato in strutture con capacità tensioattive;  puliture di tipo “fisico - chimico” mediante gel acquosi con leggera capacità chelante come ad esempio soluzioni acquose gelificate con tensioattivi e chelanti. Queste metodologie hanno permesso puliture generalmente più controllabili, con minore penetrazione all’interno degli strati pittorici consentendo contemporaneamente una buona bagnabilità superficiale, e quindi una buona azione solvente. 

Figura 7.31. Particolare di uno dei pilastri a confronto: accentuato degrado della pellicola pittorica interessata da sollevamenti e distacchi.

Figura 7.32. Aspetto scuro delle cromie. A confronto le due superfici prima e dopo il trattamento di pulitura.


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Inoltre l’uso di soluzioni gelificate ha consentito un minore rilascio di vapori nell’ambiente e quindi una riduzione di rischio per gli operatori. Per l’esecuzione delle campionature di restauro, funzionali appunto all’individuazione delle tecniche più idonee di pulitura, si è proceduto in due differenti direzioni. Da un lato attraverso la rimozione totale del PVA e delle sostanze soprammesse, dall’altro tramite la sua asportazione parziale per mantenere l’immagine pittorica attuale, ma alleggerendola dei materiali potenzialmente dannosi alle superfici. Partendo dalle campionature effettuate nel febbraio 2015, che avevano già mostrato come la rimozione del PVA fosse possibile con solventi quali acetone e toluene, per la solubilizzazione di questo tipo di fissativo si è operato cercando di individuare metodi meno dannosi per l’operatore e per l’opera. Sono quindi stati testati solventi con differente grado di tossicità e affini zone di solubilità, in base al triangolo delle solubilità. Le campionature più estese sono state effettuate nella parete di fondo, nella zona che ospita il deambulatorio. È risultato fin da subito evidente come le due strategie di rimozione totale P11 (I-XIII) e di rimozione parziale P11 (a-f) differivano enormemente in termini di resa estetica, con la seconda poco efficace in termini di schiarimento della superficie (v. Fig. 7.33). Individuato il metodo più efficace per entrambe le strategie di intervento, sono state effettuate ulteriori campionature. Dai risultati delle prove di restauro effettuate (v. Tab. 7.1, Tab. 7.2, Tab. 7.3) è stato constatato come la rimozione del PVA potesse essere effettuata utilizzando solventi come l’alcool etilico 90° in forma addensata o supportata (P11I, P12III, P13II) così come il solvent gel e l’acetone che hanno permesso una pulitura controllata ed efficace seppur più lenta (P11IX, P12IV, P13III). Risultati interessanti, anche se discontinui, sono stati ottenuti attraverso la sperimentazione di un gel rigido omogeneizzato, ottenuto dalla doppia cottura dell’alga marina giapponese Agarart, soprattutto a freddo (P11XI, P12V, P13IV). La rimozione totale del PVA in alcune zone avrebbe portato alla perdita parziale o totale della decorazione come oggi visibile. D’altro canto, però, non rimuovere

Figura 7.33. Prove P11 (deambulatorio): a sinistra asportazione parziale e a destra rimozione totale.


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lo strato di PVA avrebbe portato, come già detto, ad una evoluzione dello stato di degrado e successivamente alla perdita parziale o totale della decorazione. Nel tentativo di trovare un s compromesso tra queste due esigenze, è stata effettuata una prova (P13V) applicando a freddo il gel a base di Agarart sotto forma di panetto addizionato con alcool etilico 90° e frizionando la superficie pittorica. Si è ottenuta una rimozione dei depositi parzialmente coerenti con una sorta di pulitura superficiale approfondita. Se da un punto di vista estetico non si sono ottenuti effetti rilevanti di schiarimento della superficie, va però segnalato che si è ottenuta una parziale riadesione delle scaglie di colore sollevato. I risultati di questa campionatura sono stati poi incrociati con quelli delle indagini micro-stratigrafiche di laboratorio che hanno permesso di stabilire che con questo metodo si ha un evidente assottigliamento dello spessore della resina vinilica ma senza asportazione completa della ridipintura.


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Tabella 7.1. Prove di rimozione totale P11 (I-XIII) e di rimozione parziale P11 (af). Aula deambulatorio.


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Tabella 7.2. Prove di rimozione totale P11 (I-XIII) e di rimozione parziale P11 (af). Aula, cupola.


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Tabella 7.3. Prove di rimozione totale P11 (I-XIII) e di rimozione parziale P11 (af). Aula, pilastro.


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Al fine di ottenere un riscontro oggettivo, da confrontare con i dati raccolti in fase di campionatura, sono stati prelevati due frammenti (C3 e C4), comprendenti l’intera sequenza stratigrafica dei rivestimenti, in corrispondenza del primo pilastro a destra dell’altare (v. Fig. 7.34 e Fig. 7.35). Scopo delle indagini era da un lato eseguire uno studio microstratigrafico (completo di analisi ESEM-EDS e FTIR sui singoli strati), per stabilire la natura dei

Figura 7.34. Particolare dei punti di prelievo dei campioni.

Figura 7.35. Particolare dei punti di prelievo dei campioni C3 (a sinistra) e C4 (a destra).


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dipinti e degli strati soprammessi e dall’altro verificare che effettivamente la pulitura effettuata con il gel a base di Agarart avesse provocato un effettivo assottigliamento dello strato di resina. I campioni sono stati inglobati in resina poliestere. Le sezioni lucide trasversali sono state preliminarmente osservate al microscopio ottico e successivamente analizzate al microscopio elettronico ESEM e allo spettrofotometro FTIR. Nello specifico, l’analisi micro-stratigrafica del campione C3 ha rilevato la presenza di (v. Fig. 7.36, Fig. 7.37, Fig. 7.38):  residui di uno strato di carbonato di calcio e gesso, con presenza di resina vinilica e di deboli assorbimenti relativi ad ossalati;  residui di una finitura bruna a base di carbonato di calcio, gesso con particelle fini di ossidi di ferro di colore arancio e di nero carbone con spessore variabile tra 0-30 μm;  finitura pittorica rosata, a base di resina vinilica, bianco di titanio, carbonato di calcio, gesso, particelle fini ocra arancio e qualche particella nero carbone di spessore 190-340 μm, parzialmente penetrata negli strati sottostanti. L’analisi microstratigrafica sul campione C4 ha invece rilevato (v. Fig. 7.39, Fig. 7.40):  uno strato a base di carbonato di calcio e gesso di colore verde, una dispersione di fini particelle di terra verde, ocra gialla e grossi granuli di natura silicatica, oltre alla presenza di resina vinilica;  tracce di uno strato bruno in cui si riscontra la presenza di carbonato di calcio, gesso e con fini particelle di nero carbone e di ossidi di ferro arancio con spessore 0-90 μm,  un sottile strato rosato a base di carbonato di calcio, gesso, bianco di titanio e resina vinilica di spessore 0-15 μm.

Figura 7.36. Campione C3. Fotomicrografia al MPOM in luce riflessa, sezione lucida trasversale N// - 240 x.


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Figura 7.37. Campione C3. Fotomicrografia al MPOM in luce riflessa, sezione lucida trasversale N// - 240 x

Figura 7.38. Campione C3. Fotomicrografia in luce ultravioletta (325-375 nm).


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Figura 7.39. Campione C4. Fotomicrografia al MPOM in luce riflessa, sezione lucida trasversale N// - 240 x.

Figura 7.40. Campione C4. Fotomicrografia in luce ultravioletta (325-375 nm).


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Dalle analisi è risultato che il supporto risulta costituito da un intonaco a base di calce, gesso e sabbia (carbonato di calcio, gesso e granuli silicatici) con l’originaria finitura pittorica a calce (carbonato di calcio, gesso e particelle di nero carbone e ossidi di ferro in un campione e una stesura di terra verde ed ocra gialla con uno strato bruno con ossidi di ferro arancio e nero carbone nell’altro). Sulla superficie è presente una finitura pittorica moderna della medesima natura a base di bianco di titanio e resina vinilica, penetrata fino allo strato di supporto. I risultati delle analisi sono però rassicuranti per quanto riguarda l’efficacia del metodo testato in termini di assottigliamento della resina vinilica: infatti tra il campione C3, non sottoposto a pulitura, e il campione C4, trattato con gel a base di Agarart, la differenza di spessore è notevole con una riduzione dello spessore da 190-340 μm a meno di 15 μm. 7.4.2.2 Le opere di restauro Nel febbraio 2017 sono state avviate le opere di restauro delle superfici murarie e pittoriche interne (v. Fig. 7.41). In seguito ad una serie di sopralluoghi con la Committenza e la Direzione Lavori si è proceduto innanzitutto ad individuare la tipologia di ponteggio più idonea, da installare nell’aula centrale, a raggiungimento di tutte le superfici suscettibili di intervento. È stato pertanto installato un ponteggio layer-multidirezionale, costituito da quattro parti a ricoprire completamente il perimetro interno dell’aula centrale e culminante in lanterna. Nelle nicchie degli altari e in corrispondenza dell’organo sono state realizzate idonee appendici, mentre nelle balconate e nelle parti meno facilmente accessibili la scelta è stata rivolta verso l’utilizzo di un trabattello mobile (v. Fig. 7.42). In primissimo luogo è stata effettuata una documentazione dello stato di conservazione attuale con contestuale mappatura grafica delle problematiche di carattere conservativo riscontrate sulle superfici, da effettuarsi sulla base dei dati analitici, dell’analisi autoptica delle superfici e correlando tali informazioni con quanto emerso dallo studio della documentazione storica, con particolare riferimento alla documentazione fotografica del 1939. Propedeutico all’intervento di restauro vero e proprio è la protezione ed eventuale spostamento temporaneo degli elementi esistenti presenti internamente al manufatto. L’intero lavoro di restauro degli interni è stato suddiviso in due fasi operative. Nella prima fase l’attenzione è stata concentrata sulla cupola, la lanterna e parte delle superfici parietali ovvero, nello specifico. il deambulatorio e i pilastri. Nella seconda, le lavorazioni hanno interessato le sole superfici parietali e, in particolare, i pilastri e le nicchie ospitanti l’altare principale e i due altari secondari. In una prima fase di intervento i restauratori hanno avviato le prime operazioni di pulitura superficiale sia in cupola che nei deambulatori e sui pilastri (v. Fig. 7.43). Come previsto, in corso d’opera sono state effettuate prove di micropulizia localizzata al fine di individuate la miglior tecnica da adottare (v. Fig. 7.44).


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Figura 7.41. Cartello di cantiere affisso all’ingresso della cancellata in ferro battuto


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Figura 7.42. Ponteggio nell’aula centrale

Figura 7.43. Operazione di pulitura superficiale.


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Le procedure adottate sono state duplici. Da un lato è stata effettuata una sabbiatura di carbonato di calcio o Garnet 60-120 su tutta la superficie con pressioni non superiori a 0,5 bar, anche mediante utilizzo di ugello al titanio e nebulizzatore d’acqua, o mediante un getto d’aria e sabbia proveniente da una lancia manuale con ugello. Dall’altro, sono stati utilizzati pennelli morbidi, piccoli aspiratori e spugne wishab di durezza variabile, a seconda della specifica superficie da trattare (v. Fig. 7.45). Inizialmente le operazioni più rilevanti sono state effettuate sulla cupola e hanno riguardato l’operazione di preconsolidamento localizzato superficiale delle parti dipinte. Tale operazione, propedeutica alle seguenti fasi di lavoro, ha avuto il fine di salvaguardare, in modo puntuale e localizzato, le scaglie di colore decoese e pericolanti e le sole porzioni di pellicola pittorica interessate da fenomeni di distacco. Tale intervento è stato eseguito localmente con velinature, iniezioni di resine acriliche sotto lo strato pittorico, anche agendo allo schiacciamento delle scaglie per riportarle nella sede originaria e mediante stesura superficiale a pennello del prodotto consolidante nelle sole aree che presentassero sollevamenti o distacchi della pellicola pittorica (v. Fig. 7.46, Fig. 7.47 e Fig. 7.48). Contestualmente al preconsolidamento della pellicola pittorica si è intervenuto, anche in questo caso in modo puntuale e localizzato, al preconsolidamento profondo finalizzato a ristabilire l’adesione tra la muratura e l’intonaco di supporto dei dipinti, mediante iniezioni di malte alleggerite. Non potendo intervenire con i consueti fissativi (data la presenza del PVA) è risultato inevitabile procedere con applicazione di alcool etilico a pennello o tramite iniezioni, interponendo carta giapponese e tamponando successivamente. In questo modo il PVA è stato risolubilizzato e le scaglie di colore sollevate sono state fatte riaderire (v. Fig. 7.49, Fig. 7.50).

Figura 7.44. Saggi di pulitura con acetone al 100% (a sinistra) e alcool in 4 parti e acetone in 1 parte.


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Figura 7.45. Operazione di pulitura con spugne di durezza variabile.

Figura 7.46. Preconsolidamento localizzato superficiale tramite velinatura.


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Figura 7.47. Operazione di chiusura delle lesioni mediante preconsolidamento profondo.

Figura 7.48. Operazione di iniezioni di resine acriliche sotto lo strato pittorico


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Figura 7.49. Operazione di applicazione di alcool etilico a pennello interponendo carta giapponese.

Figura 7.50. Operazione di applicazione di alcool etilico tramite iniezione localizzata.


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A seguito delle operazioni di preconsolidamento superficiale e profondo è stata effettua un’ulteriore pulitura finalizzata alla rimozione dei depositi incoerenti e spolveratura da eseguirsi a secco sulle superfici delle pareti e della cupola, con pennelli a setole morbide (v. Fig. 7.51). Una volta conclusa la spolveratura si approfondisce la pulitura con applicazione di solventi organici supportati o gelificati, secondo metodologie da definire in maniera selettiva caso per caso, in base alla tenacia della resina e allo stato di conservazione del dipinto, al fine di assottigliare lo strato di fissativo vinilico alterato. Da una prima analisi preliminare l’intervento sembrava riguardare indicativamente circa due terzi delle superfici dipinte. In base alle campionature preliminari effettuate in situ, le metodologie di pulitura più efficaci sono rappresentate dall’impiego di alcool etilico supportato e di solvent-gel all’acetone, da utilizzare in maniera combinata a seconda delle zone e delle effettive necessità, mentre per l’assottigliamento del fissativo è risultata maggiormente efficace l’applicazione puntuale e mirata di panetti di gel a base di Agarart addizionati con alcool etilico (v. Fig. 7.52). Si è parallelamente proceduto alla rimozione localizzata delle ridipinture ascrivibili a precedenti interventi manutentivi che risultavano maggiormente inidonee e invasive, situazione che sembrava riguardare circa un terzo delle superfici dipinte delle pareti e della cupola. La fase successiva è consistita nella pulitura delle alterazioni cromatiche ed è stata eseguita su circa il 10% dell’intera superficie considerata.

Figura 7.51. Spolveratura dei depositi incoerenti a secco.


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Contestualmente alle operazioni di pulitura era stato previsto un insieme di interventi localizzati finalizzati all’estrazione di sali solubili, sia di quelli già presenti che di eventuali residui delle puliture precedentemente adottate, mediante applicazione di acqua demineralizzata in sospensione con carta assorbente, compresse di sepiolite o pasta di cellulosa. Si è proceduto inoltrre, anche in questo caso su una percentuale molto ridotta delle superfici dipinte della cupola e delle pareti, alla rimozione delle patine biologiche con idonei prodotti biocidi da applicare sull’opera con metodi diversi in funzione dell’organismo da eliminare e dello stato di conservazione del dipinto. Ad integrazione delle operazioni di preconsolidamento precedentemente descritte, si interviene in un secondo momento in corrispondenza dei fenomeni di polverulenza e quindi di perdita di coesione della pellicola pittorica con un consolidamento superficiale, effettuato mediante stesura superficiale di resina acrilica in soluzione a bassa concentrazione in solventi organici, interponendo fogli di carta giapponese (v. Fig. 7.53). Una volta completato il consolidamento delle superfici si è proceduto alla rimozione di elementi inidonei e dannosi per le superfici dipinte, quali stuccature realizzate con malte incompatibili con i materiali originali, perni metallici ossidati, componenti metalliche a sostegno dell’impianto elettrico preesistente e quant'altro possa favorire l’insorgenza futura di patologie di degrado. Le porzioni di intonaco compromesse e non più recuperabili, che, allo stato preliminare del quadro conoscitivo dei dipinti interni, sembravano rappresentare indicativamente il 10% delle superfici complessive, sono state interessate da un intervento di rimozione delle parti ammalorate, pulitura dei giunti delle murature

Figura 7.52. Pulitura con applicazione di solventi organici.


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sottostanti, consolidamento della superficie dell’intonaco circostante e ripristino di nuovo intonaco a calce analogo all’originale per caratteristiche compositive e proprietà meccaniche privo di sali solubili. In corrispondenza delle fessurazioni presenti si è proceduto alla sigillatura con malta di grassello di calce e con inerti opportunamente calibrati in modo da risultare analoghi all’originale per composizione, granulometria e proprietà meccaniche. La prima fase dell’intervento di restauro si è conclusa con la reintegrazione pittorica delle superfici e delle aree eventualmente interessate dagli interventi di stuccatura e di reintegrazione degli intonaci compromessi, interventi che hanno interessato plausibilmente circa i tre quarti dei dipinti della cupola e delle pareti. L’intervento di restauro pittorico è stato eseguito secondo il tono di invecchiamento naturale delle superfici originali, mediante la stesura, secondo la tecnica della velatura, di colori ad acquerello o con pigmenti legati con acqua di calce o con caseinato di ammonio, in modo da garantire la reversibilità degli interventi stessi (v. Fig. 7.54, Fig. 7.55, Fig. 7.56, Fig. 7.57, Fig. 7.58, Fig. 7.59, Fig. 7.60). La seconda fase dell’intervento di restauro ha riguardato le superfici parietali definite incorniciature ed elementi vari. La prima operazione ha riguardato anche in questo caso il preconsolidamento superficiale in corrispondenza delle superfici che apparivano disgregate e polverizzate, mediante applicazione di velinature,

Figura 7.53. Consolidamento superficiale con resina acrilica in soluzione a bassa concentrazione in solventi organici, interponendo carta giapponese.


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Figura 7.54. Reintegrazione pittorica delle superfici con acquerello. Cupola.

Figura 7.55. Reintegrazione pittorica delle superfici con acquerello. Cornicione.


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Figura 7.56. Reintegrazione pittorica delle superfici con acquerello. Dettaglio in cupola.


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Figura 7.57. Dettaglio di integrazione pittorica terminata in cupola.

Figura 7.58. Dettaglio di ripresa pittorica durante le riprese della ÄŒeskĂĄ Televize.


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Figura 7.59. Dettaglio di ripresa pittorica durante le riprese della ÄŒeskĂĄ Televize.


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Figura 7.60. Visione interna. Pulpito e cupola.


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Le operazioni di pulitura hanno riguardato la rimozione di depositi superficiali incoerenti a secco, attraverso pennelli dolci, spazzole e aspiratori, o mediante utilizzo di acqua nebulizzata mediante spruzzatori, spazzole, pennelli e spugne. Importante operazione di pulitura è stata quella chimica, al fine di rimuovere croste nere e patine di alterazione o mediante impacchi localizzati di soluzioni supportate, successivamente rimossi e risciacquati con acqua demineralizzata, o con mezzi meccanici. Anche in questo caso è seguita la fase di consolidamento profondo, al fine di controllare e ristabilire l’adesione delle porzioni distaccate, da eseguire solo nel caso di scagliature e distacchi profondi, mediante iniezione di malte alleggerite e resine fluide, solo dietro individuazione del prodotto idoneo per mezzo di saggi. La stuccatura è stata eseguita nei casi di esfoliazione, microfratturazione, microfessurazione, scagliatura, al fine di impedire o rallentare l’accesso dell’acqua piovana e dell’umidità all’interno della superficie. Anche la seconda fase si è conclusa con il riassetto cromatico del supporto e delle superfici stuccate e consolidate. Ciò è stato eseguito mediante stesura di colori ad acquarello e terre mescolate a latte di calce secondo la tecnica della velatura a neutro e rispettando il tono dell’invecchiamento naturale delle superfici originali. Le operazioni di restauro interno sono state ultimate nel luglio 2017. In seguito alla verifica degli organi competenti di vigilanza è emerso che i lavori sono stati eseguiti con un alto livello qualitativo e nel rispetto delle indicazioni degli organi di tutela, in accordo con il principio del mantenimento della storicità del bene. Dopo decenni di buio, i dipinti della Cappella Italiana dell'Assunzione della Vergine Maria sono finalmente tornati a risplendere (v. Fig. 7.61, Fig. 7.62, Fig. 7.63, Fig. 7.64, Fig. 7.65, Fig. 7.66). 7.5 Il ritrovamento di un sonetto Certamente da menzionare, durante le opere di smontaggio della copertura ai fini della consolidazione, il ritrovamento da parte degli operai di AhRCOS® in zona inaccessibile, all’estradosso della cupola, di un contenitore metallico sigillato in ceralacca, aperto in via ufficiale da Sua Eccellenza l’Ambasciatore d’Italia Aldo Amati. Al suo interno sono rinvenuti cimeli dei secoli scorsi e un sonetto in lingua italiana di Arnaldo Cantani, medico e senatore del Regno d’Italia nato a Hainsbach nel 1837 (v. Fig. 7.67, Fig. 7.68, Fig. 7.69, Fig. 7.70).


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“Lungo alma Italia da' tuoi cari lidi come sgraziati naufraghi nocchieri i nostri padri in terra di stranieri qual'esuli piantar i loro nidi ma alla lor patria e alla ragion fidi in pietra fer scolpir i lor pensieri accio' tal monumento sui sentieri della virtĂš degli avi i figli guidi. Oh picciol tempio al vero Dio sagrato tu dell'Italia il nome risorgente superbo in marmi eterni inciso porti! Tu arce di fratellanza e d'indomato Amor di patria: invan del tempo il dente offender mai vorrĂ tuoi muri forti!"


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Figura 7.61. Visione interna. Ingresso.

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Figura 7.62. Vista interna. Altare principale.


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Figura 7.63. Vista interna. Altare laterale.

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Figura 7.64. Vista interna. Cupola.

Figura 7.65. Vista interna. Organo.


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Figura 7.66. Vista interna sferica. Cupola.

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C. David, F. Monni

Figura 7.67. Cimeli rinvenuti all’estradosso della cupola.

Figura 7.68. Cimeli rinvenuti all’estradosso della cupola.


VII. Le opere di consolidamento e restauro dell’apparato decorativo

Figura 7.69. Cimeli rinvenuti all’estradosso della cupola.

Figura 7.70. Cimeli rinvenuti all’estradosso della cupola.

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La Cappella italiana dell’Assunzione della Vergine Maria/ Vlašská kaple Nanebevzetí Panny Marie ISBN 978-88-255-1450-6 DOI 10.4399/978882551450611 pp. 233-235 (maggio 2018)

Postfazione Research, Hystory and Tradition di ALESSANDRO BATTAGLIA 1 69F

In eredità della nutrita colonia italiana composta principalmente da maestranze edili, architetti, muratori, scalpellini e stuccatori stabilitisi nella città di Praga nella seconda metà del Cinquecento a distanza di secoli, abili maestranze italiane sono tornate a restaurare la Vlašská kaple Nanebevzetí Panny ovvero la Cappella Italiana dell'Assunzione della Vergine Maria anche detta “Cappella degli Italiani”. Con la conclusione della lettura del testo avete avuto a disposizione un vero case history di un armonico lavoro di restauro e consolidamento, due parole che costantemente si avvicinano sempre di più. Il modo migliore per spiegare quello che facciamo è riportare i casi pratici che abbiamo affrontato. Questo ne è un perfetto e completo esempio. Durante ogni lavoro sin dalla fase di progettazione, susseguendosi ed amplificandosi nella fase di diagnostica e soprattutto di messa in opera dei meccanismi di consolidamento protraendosi sino al restauro architettonico ci si rende conto che l’attenzione costante, l’impegno sempre maggiore e l’esperienza acquisita nei cantieri e nei laboratori devono porci come punto di riferimento per il restauro conservativo ed il consolidamento delle strutture senza utilizzare metodi invasivi e restando sempre in linea con il principio del minimo intervento, considerando che il nostro obbiettivo principale è conservare e non snaturare. Bisogna quindi utilizzare sempre un approccio timido al restauro. La conoscenza di tecniche tradizionali, unitamente alla costante ricerca e sperimentazione di più aggiornate modalità di intervento, ci hanno consentito di lavorare nel pieno rispetto della natura e della conservazione del bene, consci delle responsabilità e dell’impegno del nostro lavoro, ed in accordo con la teoria del restauro, abbiamo improntato la nostra attività ricercando le cause del degrado, eliminandole e ripristinando le originali caratteristiche meccaniche della struttura o addirittura incrementandole dove è stato necessario. Gli interventi che si operano sui beni culturali e sui manufatti dell’edilizia storica necessitano di una profonda conoscenza delle vicende, dei materiali e dello stato di conservazione di tali opere per potere eseguire interventi di restauro e di C.E.O. AhRCOS ® Azienda certificata per restauro di beni immobili sottoposti a tutela e consolidamento sismico del patrimonio edilizio e storico monumentale. 1

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recupero adeguati e corretti. Lo sviluppo di nuove e specifiche metodologie di indagine e di intervento, ci hanno consentito di ottenere informazioni fondamentali per l'esecuzione di questo restauro conservativo con elevata attenzione alle necessità dell’opera e ad un alto livello qualitativo. La ricerca e lo sviluppo costante ci consentono ad oggi di adottare sistemi e tecnologie proprie, spesso brevettate, in grado di garantire il miglior intervento possibile su una struttura di pregio. Questo riveste per noi massima importanza essendo a conoscenza dell’impatto rilevante che la nostra attività ha sul contesto culturale delle comunità locali, nazionali ed internazionali. Risulta quindi indispensabile legittimare l’operato dell’azienda fondandolo sui principi di rispetto del bene oggetto di restauro e consolidamento, qualità che solo grazie a sperimentazione continua e grande cultura del passato hanno portato AhRCOS® ad essere una delle più qualificate aziende per il restauro conservativo e il consolidamento su strutture storiche. Si, queste due parole che sempre ripeto, come una fissazione, “restauro e consolidamento” sono oggi legate più che mai in quanto le recenti vicissitudini mondiali hanno dimostrato l’importanza di eseguire un restauro che tenga conto della valenza che ogni particolare può avere e questo ci ha spinto a ricercare ed inserire sistemi di consolidamento “intelligenti” sicuri, poco invasivi e rispettosi del bene storico in perfetto accordo con le linee guida del restauro conservativo, come nel caso specifico ben descritto dal testo che avete appena letto. La sensibilità e la passione verso il patrimonio artistico-culturale e la volontà di dovere preservare e mantenerne la tradizione e l’immutata bellezza ci ha spinto a tramandare, attraverso i nostri interventi, questo patrimonio di inestimabile valore alle generazioni future, evitando di far perdere quel fascino e quelle caratteristiche che ne contraddistinguono il valore. AhRCOS® è azienda leader per il restauro conservativo ed il consolidamento di strutture edili e storiche mediante l’utilizzo delle tecnologie più avanzate, operando con sistemi multipli e brevettati, riconoscendo tra i propri valori quello dell’arte dal sapore antico che, insieme alla conoscenza dei materiali e delle tecnologie di consolidamento sempre più evolute, fanno del restauro parte rilevante del proprio DNA professionale. La conoscenza di tecniche tradizionali, unitamente alla costante ricerca e sperimentazione di più aggiornate modalità di intervento, ci ha consentito di lavorare nel pieno rispetto della natura e della conservazione delle strutture, consci delle responsabilità e dell’impegno del nostro lavoro. In conclusione spero che questo testo possa arricchivi di competenze ma soprattutto trasmettervi la gioia e la dedizione con cui tutto il gruppo di lavoro ha affrontato questo restauro. Vorrei esprimere i miei più sinceri ringraziamenti a tutto lo staff dell’Ambasciata Italiana a Praga, davvero straordinario l’impegno profuso da tutti loro durante ogni fase dell’opera, grazie a loro, questo lavoro mi ha permesso di conoscere un nuovo e affiatato gruppo di amici. Grazie a Kamila Hálová e al dott. Maurizio Nardi per l’aiuto nella gestione logistica. Un sincero ringraziamento anche al Dott. Giovanni Sciola direttore dell’Istituto Italiano di Cultura per il costante supporto non solo didattico. Grazie anche agli amici della camera di commercio Italo Ceca e in particolare a Matteo Mariani e Gianfranco Pinciroli, che in


Postfazione. Research, History and Tradition

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ogni occasione aiutano le imprese italiane sul territorio. Un ringraziamento va inoltre ai tecnici della locale sovrintendenza per la tutela del patrimonio culturale, tecnici preparati, collaborativi e sempre attenti e pronti a fornire consigli e suggerimenti, la loro guida è stata indispensabile e preziosa. Un grazie di cuore anche al Dott. Mauro Panunti per aver contribuito nelle fasi progettuali ed operative. Infine il più vero e sincero ringraziamento va a S.E. l’Ambasciatore di Italia a Praga Aldo Amati, senza il quale nulla sarebbe stato possibile. Sin dall’inizio ha creduto all’opera e sostenuto tutto il gruppo di lavoro, ha trasmesso entusiasmo e concretezza e soprattutto è stato in grado di costruire un partenariato pubblico-privato multidisciplinare e multiculturale al di là delle singole competenze, con concretezza, abilità ed empatia ha costruito pazientemente un gruppo di persone, unendole sotto un nuovo stesso primario obbiettivo.


Sonetto rinvenuto durante i lavori di restauro della Cappella Barocca a Praga, in zona inaccessibile, all’ estradosso della cupola. Un contenitore metallico sigillato in ceralacca è stato rinvenuto dagli operai e aperto in sede ufficiale da Sua Eccellenza l’Ambasciatore d’Italia Aldo Amati. all’ interno si rinvenivano vari reperti dei secoli scorsi (monete, inviti, cimeli) e un meraviglioso sonetto.


“Lunge, alma Italia, da’ tuoi cari lidi Come sgraziati naufraghi nocchieri I nostri padri in terra di stranieri Qual’esuli piantar i loro nidi. Ma alla lor patria e alla nazione fidi In pietra fer scolpir i lor pensieri Accio’ tal monumento sui sentieri Della virtù degli avi i figli guidi. Oh piccol tempio, al vero Dio sacrato, Tu dell’Italia il nome risorgente Superbo in marmi eterni inciso porti! Tu arce di fratellanza e d’indomato Amor di patria: invan del tempo il dente Offender mai vorrà tuoi muri forti!” Arnaldo Cantani Praga 1961



AREE SCIENTIFICO–DISCIPLINARI AREA 01 – Scienze matematiche e informatiche AREA 02 – Scienze fisiche AREA 03 – Scienze chimiche AREA 04 – Scienze della terra AREA 05 – Scienze biologiche AREA 06 – Scienze mediche AREA 07 – Scienze agrarie e veterinarie AREA 08 – Ingegneria civile e architettura AREA 09 – Ingegneria industriale e dell’informazione AREA 10 – Scienze dell’antichità, filologico–letterarie e storico–artistiche AREA 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche AREA 12 – Scienze giuridiche AREA 13 – Scienze economiche e statistiche AREA 14 – Scienze politiche e sociali AREA 15 – Scienze teologico–religiose

Il catalogo delle pubblicazioni di Aracne editrice è su www.aracneeditrice.it


Finito di stampare nel mese di maggio del 2018 dalla tipografia «la Cromografica S.r.l.» per conto della «Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale» di Canterano (RM)



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