ITALIENPMS120202021

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ITALIEN LV2 EDHEC PRÉ-MASTER

Année 2020-2021 Semestre 1

Professeur: Luisiana Naso

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CORSO VIRTUALE (in Collaborate) Lezione 1 L’impresa e la sua struttura Definizioni tratte dal Codice Civile italiano Il commercio È l’attività esercitata da operatori economici che fanno pervenire i beni dalle fonti di produzione ai consumatori finali.

I commercianti Sono degli individui o gruppi di individui che fanno abitualmente un’attività di scambio con l’intenzione di guadagno. Il commerciante è una persona che, per proprio profitto, acquista delle merci e le rivende a un prezzo più alto di quanto non le abbia pagate. Questa attività deve essere esercitata abitualmente perché non si può considerare commerciante, una persona che di tanto in tanto vende merci. Ad esempio, non è un commerciante chi vende durante una braderia le cose che possiede a casa, perché è giustamente un’operazione sporadica. Nel linguaggio parlato, le parole impresa, società, ditta, azienda sono utilizzate indifferentemente per designare un’attività commerciale. Ma il Codice Civile italiano ha dato una definizione per ogni termine. Vediamo ora che cos’è un’azienda. L’azienda È il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa. È la massa dei beni di cui l’imprenditore si serve per esercitare la sua attività (la sua impresa), cioè un insieme di cose. I beni possono essere di due tipi : i beni corporali (immobili, merci, macchinari) e i beni incorporali (ditta, insegna, marchio, avviamento*) * È l’attitudine dell’azienda a produrre un reddito. Costituisce un particolare valore che ogni azienda possiede a seconda della sua posizione geografica, della genialità del suo proprietario, della sua clientela, della fiducia di cui gode presso i fornitori, come strumento per conseguire guadagni in futuro. L’avviamento è il frutto di un insieme di condizioni particolari in funzione delle quali un’azienda già funzionante da tempo vale di più di un’azienda analoga appena creata.

L’impresa, invece, è l’attività economica dell’imprenditore organizzata per la produzione o per lo scambio di beni e servizi, cioè è un insieme di atti.

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La ditta Indica il nome sotto il quale è detta e conosciuta un’impresa. Deve contenere il nome o almeno il cognome o la sigla dell’imprenditore. Nelle imprese collettive, può coincidere con la ragione sociale nelle società di persone) o con la denominazione sociale (nelle società di capitali).

L’insegna È il simbolo dell’impresa messo sul locale dove si esercita l’attività commerciale. Ad esempio l’insegna di Decathlon: la scritta Decathlon in bianco e lo sfondo in blu/azzurro. O ancora, l’insegna Auchan con lo sfondo bianco, la scritta in rosso e l’uccellino rosso e verde.

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Le società commerciali

Definizioni tratte dal Codice Civile italiano:

I commercianti sono coloro che esercitano un’attività commerciale con uno scopo di profitto.

Società commerciale: Insieme di persone che con un contratto, conferiscono denaro, beni e servizi per esercitare in comune un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili.

Affinché una società esista sono necessarie almeno quattro condizioni : - la pluralità dei soci; - il conferimento di beni (denaro o altri beni come ad esempio immobili o macchinari o merci o credito) o servizi (attività lavorativa, capacità o conoscenze tecniche); questi beni costituiscono il patrimonio della società; - l’esercizio di un’attività commerciale; - lo scopo di ripartire gli utili

Il fondo di ricchezza da essi costituito viene detto capitale sociale, mentre la quota di denaro o beni, conferita da ogni componente della società, si chiama quota di capitale. Il luogo in cui sono riuniti gli uffici amministrativi di una società viene chiamato sede sociale, mentre la denominazione assunta, cioè il nome sotto il quale esercita la propria attività viene detta ragione sociale.

Il Contratto attraverso il quale le socità commerciali si costituiscono si chiama atto costitutivo. Deve contenere : -

nome, cognome, cittadinanza, domicilio dei soci; quota di partecipazione di ognuno dei soci; ammontare del capitale sociale; sede della società; norme per l’amministrazione; norme per la ripartizione degli utili; oggetto e durata della società.

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In Italia, la classificazione delle società commerciali è la seguente: -

Società Società Società Società Società Società Società

semplice in nome collettivo in accomandita semplice per azioni in accomandita per azioni a responsabilità limitata cooperative

Le società di persone Le società semplici, in nome collettivo e in accomandita semplice si dicono anche società di persone perché sono generalmente costituite da un numero limitato di persone che si interessano direttamente alla vita della società. In questo tipo di società, il patrimonio sociale appartiene alla comunione dei soci e l’autonomia patrimoniale è imperfetta; ciò significa che il patrimonio della società non si confonde con quello dei soci, ma non costituisce un diaframma insuperabile; perciò i creditori sociali, nel caso in cui il patrimonio della società sia insufficiente a soddisfare le loro richieste, possono aggredire il patrimonio dei singoli soci.

Le società di capitali Le società per azioni, in accomandita per azioni e a responsabilità limitata, rientrano nella categoria delle società di capitali perché il capitale assume un’importanza rilevante. Può raggiungere cifre assai elevate; la massa dei soci invece è molto mutevole nella sua composizione e non partecipa direttamente alla gestione dell’impresa. In queste società, il patrimonio sociale è nettamente e rigorosamente separato da quello dei soci. Abbiamo l’autonomia patrimoniale perfetta: queste società hanno propri obblighi e diritti e rispondono delle obbligazioni sociali con il proprio patrimonio, che costituisce un diaframma insuperabile: i creditori sociali non possono aggredire il patrimonio dei singoli soci.

Le società semplici (S.s) non esercitano attività commerciali.

Le società in nome collettivo (S.n.c.) . Questo tipo di società viene fondata da almeno due persone che rispondono illimitatamente e solidalmente delle obbligazioni sociali. Illimitatamente significa che i soci rispondono con il loro capitale privato per i debiti della società.

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Solidalmente vuol dire che ogni socio risponde per la totalità del debito e non può chiedere di pagare solo la sua parte. Un creditore potrà chiedere il pagamento a qualunque socio e il pagamento fatto da un socio libera gli altri. Naturalmente, il socio che ha pagato ha il diritto di farsi rimborsare dagli altri soci per la loro quota.

Le società in accomandita semplice (S.a.s.) In queste società, soltanto alcuni soci rispondono solidalmente e illimitatamente mentre gli altri partecipano al rischio dell’impresa solo con i loro conferimenti. Il capitale sociale è diviso in quote di importo differente. I soci che la compongono sono gli accomandatari, cioè soci a responsabilità solidale e illimitata e soci a responsabilità limitata o accomandanti. I soci accomandanti sono responsabili solo nei limiti delle quote di capitali conferiti.

Le società per azioni (S.p.a.) In queste società, il capitale sociale è suddiviso in quote di identico valore chiamate azioni. Le azioni conferiscono al titolare o azionista il diritto di partecipare alle assemblee dei soci con diritto di voto e inoltre il diritto di percepire un dividendo, cioè una parte degli utili realizzati dalla società. Nella società per azioni l’autonomia patrimoniale è perfetta. Ciascun socio risponde solo con il conferimento della quota sociale e i creditori hanno come unica garanzia il patrimonio sociale della società.

Le società in accomandita per azioni (S.a.p.a.) In queste società, ci sono due tipi di soci: i soci accomandanti, che rispondono solo con il capitale conferito, e i soci accomandatari, che rispondono solidalmente ed illimitatamente. Il capitale sociale è suddiviso in azioni.

Le società a responsabilità limitata (S.r.l) In questo tipo di società, ogni socio possiede delle quote di partecipazione che non possono essere rappresentate da azioni e che hanno un valore minimo di 1 Euro. Il capitale sociale minimo è di 10 000 Euro. Esistono anche le società cooperative. Esse non hanno come scopo di fare profitto. Si preoccupano di fornire ai soci merci, servizi, crediti, lavoro a condizioni migliori di quelle del mercato.

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Tradurre le seguenti frasi sulle società commerciali : 1) Dès sa constitution, la société a acquis d’importantes participations dans des sociétés étrangères. 2) L’acte constitutif doit indiquer, entre autres, la dénomination, le siège de la société, son but, le montant du capital social souscrit et versé et les normes selon lesquelles les bénéfices doivent être répartis. 3) Par son inscription au registre des entreprises, la société acquiert la personnalité juridique. 4) Il est à noter que, dans les sociétés en nom collectif, les associés sont responsables personnellement et solidairement. 5) L’administration de la société par actions est confiée à plusieurs personnes qui constituent le Conseil d’administration, lequel choisit parmi ses membres un président et/ou un administrateur délégué.

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E-LEARNING 1: LE IMPRESE FAMILIARI Lezione 2

1) COMPRENSIONE ORALE: Imprese familiari, sfida aperta sull’internalizzazione (video) - VOCABOLARIETTO video imprese familiari - QCM VOCABOLARIO COMPRENSIONE ORALE - QCM COMPRENSIONE ORALE

2) COMPRENSIONE SCRITTA: Ermenegildo Zegna - QCM VOCABOLARIO COMPRENSIONE SCRITTA - QCM COMPRENSIONE SCRITTA 3) SCHEDA NUMERI

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CORSO VIRTUALE (in Collaborate) Lezione 3

Le imprese a gestione familiare

Aziende, la famiglia non basta

La struttura azionaria delle imprese italiane vincola la disponibilità di risorse per gli investimenti Italia, paese di poeti, santi, navigatori. E di imprese di famiglia. Così sono quattro le medaglie che l’immaginario collettivo internazionale può attribuire all’Italia. Lo dicono le statistiche degli uffici studi che hanno affrontato la delicata questione della proprietà delle aziende nazionali che risulta concentrata, almeno nel 90% dei casi, nelle mani di una sola famiglia. Con il rischio di comprimere le potenzialità di sviluppo delle aziende. Tra le prime fonti incontrate dal Sole 24 Ore nel viaggio tra i casi e i problemi legati al rafforzamento delle imprese di famiglia, c’è la Banca d’Italia, i cui analisti hanno elaborato un confronto in Europa dal quale emergono filosofie profondamente differenti tra loro. In Italia, il 51 % del valore delle azioni delle Spa è detenuto da famiglie, mentre la quota precipita al 17 % in Germania e al 13% in Gran Bretagna. Negli altri paesi prevalgono altre figure : in Francia, sono le società e le finanziarie che controllano la maggior parte (il 49%) delle azioni delle Spa. Così è anche in Germania (il 40%), mentre in Gran Bretagna la fetta più consistente (il 36%) fa capo ad investitori istituzionali. Altrove, inoltre, sono molto attivi banche ed investitori esteri. Se questo accade nelle Spa, cioè nelle aziende più grandi e più disponibili ad aprirsi al mercato, nelle società minori, il fenomeno si amplifica. Bankitalia rileva che il 94 % delle azioni delle Srl è detenuta dal principale azionista. Più si scende nella classifica dimensionale più è il singolo imprenditore e la sua famiglia ad essere il protagonista del capitale sociale. L’importanza della famiglia si intreccia con un altro carattere dell’impresa italiana che è quello della sua piccola dimensione. I confronti internazionali dicono che, tra i 2,8 milioni di imprese di tutti i settori presenti in Italia soltanto il 5 % sono costituite in società di capitali, mentre l’81 % sono ditte individuali. In Gran Bretagna, le imprese sono la metà (1,5 milioni), di cui solo il 40 % ditte individuali e ben il 33 % società di capitale. Anche l’osservazione di un settore ad alta tecnologia come quello delle macchine utensili, che si confronta con i giganti tedeschi e giapponesi, denuncia lo stesso stretto legame tra impresa e famiglia: l’87 % delle aziende fa capo a una sola famiglia, mentre solo il 7 % appartiene a finanziarie o a investitori esteri. Inoltre, le imprese italiane di questo settore, sono confrontate anche ai problemi legati al ricambio generazionale*. Infatti, sulle 200 aziende di questo settore, 82 sono nate tra il 1950 e il 1970 : per loro sta arrivando adesso il passaggio del testimone dalla

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prima alla seconda generazione. Ma altre 23 sono arrivate già alla terza generazione, che è quella di solito più esposta ai rischi di scollamento e di disaffezione nei confronti dell’azienda di famiglia. Ma è vero che il carattere familiare delle imprese italiane è un fattore di rischio lungo la strada della crescita e, ancora più esposto ai contraccolpi che un passaggio del testimone d’azienda alle generazioni successive può determinare ? All’ufficio degli studi del Mediocredito Lombardo non hanno dubbi: “per l’impresa, il legame con la famiglia può essere una **trappola dimensionale. Soprattutto se l’impresa richiede risorse per sostenere la concorrenza internazionale”. “È necessario, ha spesso ripetuto Angelo Caloia, presidente del Mediocredito Lombardo, aumentare il peso e la qualità delle fonti esterne di finanziamento”. Ma in Italia, mancano gli strumenti. Esiste il credito a breve termine, costosissimo e concesso solo in cambio di garanzie reali. I fondi chiusi non decollano, i fondi pensione non esistono, le borse locali sono ancora al via. Questo panorama non aiuta certo le imprese di famiglia a fare il salto nel mare aperto del mercato. M.B Il Sole 24 Ore

Vocabolarietto *Ricambio generazionale/passaggio del testimone = Le imprese che oggi si trovano a dover affrontare il passaggio dalla prima alla seconda generazione sono molte. Le imprese familiari rappresentano oltre il 90% delle imprese italiane e nella maggior parte dei casi queste sono piccole e medie. Nell'Unione europea si stima che circa il 60% delle aziende a conduzione familiare dovrà necessariamente cedere il passo alle nuove generazioni di imprenditori. E' anche vero però che soltanto il 25% delle stesse sopravvive a questo delicato momento: non è semplice trasferire tutto il patrimonio di conoscenze e di saper fare che il padre ha accumulato nel corso degli anni. Esiste il « Patto di famiglia », uno strumento utile che permette di garantire il successo del ricambio generazionale, poiché definisce tutti quegli aspetti che altrimenti sarebbero lasciati al caso: dalla divisione delle quote societarie, al percorso di studio e carriera dei figli, dal "chi" far entrare in azienda, alle competenze richieste per una sua gestione. **Il legame con la famiglia può essere una trappola dimensionale = Vuol dire che se l’impresa rimane unicamente nelle mani della famiglia la sua dimensione è limitata poiché non potrà aprirsi al mercato e ad altre fonti esterne di finanziamento. Rimane cioè rinchiusa in sé stessa, prigioniera della sua dimensione.

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E-LEARNING 2: LA SUCCESSIONE Lezione 4

1) COMPRENSIONE ORALE: «Passaggio generazionale, intervista ad Andrea Dell’Orto» (video) - QCM VOCABOLARIO COMPRENSIONE ORALE - QCM COMPRENSIONE ORALE

2) COMPRENSIONE SCRITTA: Caso Calearo s.r.l. - AIUTO VOCABOLARIO Caso Calearo - QCM COMPRENSIONE SCRITTA

3) SCHEDA CONDIZIONALE PRESENTE/PASSATO

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CORSO VIRTUALE (in Collaborate) Lezione 5 La signora del colore: Giuliana Benetton Nella storia dell’arte l’equazione “scuola veneta = colore è immediata. Giorgione, Tiziano, Veronese, i grandi maestri della corrente detta appunto “colorista”, per la prima volta fecero del colore il grande protagonista della pittura: colori brillanti, dominanti, tonali, colori contrastanti, smaltati, vivaci. Colori rubati alle campagne, ai cieli luminosi dell’entroterra veneto, alle mille sfumature dei paesaggi; usati quasi fossero materia, il disegno ridotto a mero supporto. Il salto è grande, di cinque secoli pressapoco, il confronto azzardato, eppure vale la pena farlo: esistono oggi altri veneti che hanno ripreso e continuato la tradizione del colore, fondandoci un impero o quasi. Si tratta dei Benetton, naturalmente, e del loro impero di lana, un miracolo di di imprenditoria. La storia dei quattro fratelli è ormai mito e per ripercorrerne i punti salienti la scelta è caduta su Giuliana, unica tra loro, la “signora Giuliana” come la chiamano in azienda, a Ponzano. Una scelta non casuale. Il piccolo nucleo, l’uovo, il primo “imput” che ha scatenato, per una serie di azioni e reazioni, di prolificazioni e moltiplicazioni, l’affastellamento del colosso Benetton, è costituito proprio da questa donna dall’aspetto dolce, il volto sorridennte e una lunga treccia scura. “Ma no” minimizza Giuliana.“La fortuna di cui gode la nostra ditta è frutto dell’accordo e dell’armonia che c’è tra noi fratelli e i nostri collaboratori”. Certo signora Giuliana, ma si parlava di elemento scatenante che non può non essere identificato con il suo amore per la maglieria. Ma proviamo a partire dalla fine: oggi, il fatturato della Benetton (2017) è di circa 1,3 miliardi di euro. Negli ultimi tre anni la Benetton ha aperto un negozio al giorno con il sistema frachising. L’azienda è entrata in Borsa nel 1986: un successo immediato che ha sancito il dinamismo della multinazionale di Trento. Le collezioni presentate sono due all’anno, di 500 modelli ciascuna. Più le collezioni flash. Più la linea “0-12” per bambino. Più la Sisley. Ci si veste nei negozi Benetton in oltre 120 paesi al mondo, India compresa. Cosa c’è dietro a tutto ciò? Un’organizzazione basata su collaboratori fidati - gli agenti, che si muovono in tutto il mondo per conto Benetton - una capacità innata, dei fratelli di fiutare le innovazioni che li rende un po’ speciali, una divisione netta ma non rigida dei ruoli (Luciano, il primogenito, si occupa delle vendite, Giuliana della produzione, Gilberto dell’amministrazione e Carlo delle macchine), un processo avanzatissimo di computerizzazione nella produzione e distribuzione. E soprattutto la pressocché totale mancanza di prodotti invenduti. I maglioni Benetton infatti vengono realizzati in lana grezza. La colorazione verrà effettuata solo all’ultimo, in base alle richieste dei negozianti che necessariamente variano da paese a paese. Dietro questo punto d’arrivo (punto che muta continuamente come la linea dell’orizzonte vista l’imprevedibilità dei fratelli che qualcuno ha definito “d’Italia”) c’è la storia di una ditta iniziata dal nulla. Quattro fratelli rimasti orfani di un noleggiatore d’auto di Ponzano Veneto, nell’immediato durissimo dopoguerra. Una bambina, Giuliana che faceva bellissime maglie per i fratellini e che dopo la quinta elementare va ad imparare il mestiere di magliaia in un laboratorio artigiano, nonostante la disapprovazione materna. Una proposta, quello che un certo giorno il fratello maggiore Luciano fa alla bambina ormai diciassettenne: e perché non mettersi in proprio ? Viene acquistata una macchina a rate, Giuliana produce e Luciano vende.

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E comincia a vendere sempre di più. E si acquistano altre macchine. E viene studiata a fondo la maglieria: si introduce la follatura copiata dai metodi scozzesi. Si tratta di braccia di legno che percuotono nell’acqua la lana rendendola più morbida. Nel 1964 il primo campionario, ed ecco la geniale idea di Giuliana: per la prima volta esplodono i famosi colori Benetton. Basta con i golf beigiolini, i cardigan grigio-impiegato, i gilet celesti o verdini. Colori, i colori della scuola veneta, colori pastello, brillanti, allegri. Dedicati ai giovani e a chi è giovane dentro. In pochi anni il pull Benetton diventa un must, la ditta si allarga in modo smisurato. Tre sono le unità produttive: una per la lana, una per la confezione (pantaloni, camicie), una per il cotone (T-shirt) più un fantascientifico magazzino a Castrette completamente automatizzato che serve per lo stoccaggio finale e la spedizione. Gli uffici si trovano in una deliziosa costruzione del cinquecento, un’antica barchessa affrescata e stuccata, a Ponzano Veneto. Lì vicino si trova anche quello che è stato il primo capannone industriale Benetton, dove tuttora Guliana passa le sue giornate. Sembra una favola. E invece si tratta solo del frutto di una grande capacità. “E anche di un po’ di fortuna” sottolinea Giuliana “negli anni sessanta non c’ era concorrenza, non esistevano quasi negozi specializzati in maglieria. Le nostre proposte quindi si sono mosse in un campo estremamente favorevole in quanto completamente vergine. E poi, lo ripeto, la fortuna di avere questo rapporto di scambio continuo e su tutto con i miei fratelli, pur occupandoci ciascuno di un settore specifico”. Il suo settore è quello della produzione... “Si, mi occupo del campionario, scelgo tra le proposte degli stilisti, mi occupo della traduzione del disegno in realtà tramite le macchine, coordino i diversi stabilimenti, il jersey, la maglieria... Inoltre sono una tecnica e ritengo questo un aspetto importante del nostro lavoro”. In che modo crea le collezioni? “Ci sono stilisti che propongono i loro disegni, le idee. Alcuni vanno subito bene. Altre volte invece occorre ritoccare, modificare, adattare. E io sempre poi mi confronto, mi consiglio, ascolto più pareri... bisogna sempre sapersi mettere in gioco”. Come si definirebbe? “Una cocciuta”. Inteso come pregio o difetto? “Inteso come entrambe le cose. Se ho un’ idea in testa prima o poi la devo sviluppare. Ho sempre fatto quello che ho voluto fin dalla più tenera età. Quando mia madre che cercava di indirizzarmi verso la sartoria da uomo mi fece lavorare per un periodo presso una sarta, mentre la mia grande passione erano i maglioni, io smisi di mangiare per due mesi. Naturalmente mangiavo panini di nascosto, ma la spuntai e alla fine tornai al mio lavoro preferito in maglieria”. Dal rapporto di figlia a quello di madre ... “Madre di quattro figli. Il mio rapporto con loro è come quello di tutte le madri che lavorano: si sta troppo poco insieme e quindi si cerca di dare più affetto possibile nei momenti passati con loro. È molto duro conciliare il ruolo di moglie e madre con il lavoro. Se non fossi stata così fortemente motivata nella mia attività dubito che ce l’avrei fatta . Ma ora i figli sono grandi e i problemi un po’ diminuiti. Paola,

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la maggiore (28 anni laureata in pedagogia a Padova) ha iniziato a collaborare con me.” In tutto i figli dei Benetton “storici” sono quattordici. Entreranno tutti nell’azienda? E come cambierà la Benetton con la seconda generazione? “Ognuno sceglierà per proprio conto. Qualcuno entrerà come è successo per Paola e per Mauro, il primogenito di Luciano; qualcuno, presumo, deciderà per strade completamente diverse. L’importante, e questo è un augurio, è che ognuno si scelga la vita e il lavoro che gli è più consono”. Tornando alle collezioni Benetton, qual è il legame tra queste e le tendenze moda?” “Un rapporto molto particolare. Bisogna cambiare le collezioni è ovvio, ma occorre saper addolcire i dettami della moda, almeno quelli troppo d’avanguardia o troppo di rottura. Le proposte Benetton devono essere per tutti”. La sua immagine soave nasconde una grande determinazione, il suo occhio sembra sempre vigile. Delega mai? “Certo, non potrei fare altrimenti, ma il mio occhio è realmente sempre vigile. Non bisogna sbagliare le collezioni. E allora per ogni capo c’è uno studio approfondito. Ogni pezzo richiede una parte di se stessi, di ognuno potrei dire come è nato, come è fatto, raccontarne la genesi ...”. Ma ogni anno la Benetton vara migliaia di capi, non può conoscerli proprio tutti ! “Si. Per esempio le posso dire che quel cardigan che indossa è Benetton”. Perbacco: è vero. di Maria Quaglia

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I marchi Benetton

United colors of Benetton: E' un marchio globale, uno dei più conosciuti al mondo, con uno stile internazionale fatto di colore, qualità e contenuti alla moda. Le collezioni di abbigliamento e di intimo per donna, uomo e bambino propongono ogni stagione un total look adatto alla vita di ogni giorno, dal lavoro al tempo libero, in città e all'aria aperta. L'insegna Benetton Baby identifica una nuova linea di prodotti dedicata al mondo prenatale e baby, per i piccoli fino a 5 anni. Il marchio è presente in numerosi altri settori, dagli accessori raffinati agli occhiali e ai profumi, dalla collezione per la casa ai prodotti per bambini. Tutto disponibile in selezionati negozi specializzati nel mondo.

Undercolors of Benetton È una estensione del marchio Benetton, caratterizzato dalle collezioni di intimo, mare, pigiameria ed accessori per donna, uomo e bambino. Un’ampia selezione dei colori base viene arricchita ogni stagione con gli ultimi trend. Undercolors è disponibile nei quasi 500 negozi presenti in trenta paesi e in selezionati negozi Benetton

Sisley E' la griffe del Gruppo più attenta alle avanguardie della moda. Sisley propone collezioni dallo stile raffinato e seducente, accurate nella scelta dei design, dei tessuti e di nuovi volumi.

Playlife Playlife è il marchio Benetton di abbigliamento sportivo che ridefinisce uno stile. Con le sue collezioni eleganti e pulite Playlife è il punto d'incontro tra la tradizione del college americano e dei circoli sportivi esclusivi e un forte senso di individualità.

Killer loop E' un marchio fashion, che si rivolge ai giovanissimi con uno stile deciso e connotato. Si ispira a modelli e icone amate dai teenager. Killer Loop è il marchio Benetton che interpreta con carattere le vibrazioni della "strada”.

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Ormai, il gruppo ha anche una strategia verticale : l’edizione Holding detiene il 67% del gruppo Benetton ma si è diversificata. Investe nel settore immobiliare, agricolo, alberghiero (Autogrill), sportivo (le racchette da tennis Prince, gli scarponi da sci Nordica, e i pattini Rollerblade), oltre a detenere partecipazioni finanziarie, tra l’altro, in Generali, RCS e Pirelli. Conseguenza di questa politica: i redditi del tessile rappresentano solo il 25% del giro d’affari del gruppo, che approffita essenzialmente delle attività d’autogrill, le sue succursali autostradali.

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E-LEARNING 3: LA PUBBLICITÀ BENETTON Lezione 6

1) COMPRENSIONE ORALE: Video pubblicità Benetton «Nudi come» - VOCABOLARIO pubblicità Benetton «Nudi come» - QCM VOCABOLARIO del video - VERO O FALSO pubblicità Benetton «Nudi come»

2) COMPRENSIONE SCRITTA: Pubblicità Benetton UNHATE - QCM COMPRENSIONE SCRITTA Unhate

3) SCHEDA CONGIUNTIVO PRESENTE

4) ESERCIZI CONGIUNTIVO PRESENTE

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CORSO VIRTUALE (in Collaborate) Lezione 7

I distretti industriali Definizioni Che cos’è un distretto ? I distretti o aree-sistema o ancora comprensori, sono aree caratterizzate da un’elevata specializzazione produttiva e da una particolare divisione delle mansioni sul territorio, in grado di fornire loro una eccezionale forza competitiva. I distretti industriali sono composti da piccole e medie imprese dipendenti tra di loro e specializzate in alcune operazioni ben precise. I distretti sono localizzati in una zona limitata caratterizzata da un’attività predominante. Il sistema dei distretti è molto presente in Italia che è considerata come il paese campione dello sviluppo locale. Oggi ci sarebbero in Italia tra 60 e 130 distretti concentrati soprattutto nel Nord del paese (Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana...). Questi distretti sono specializzati in produzioni molto diverse : tessile, sedie, occhiali, materiale medico, marmo, ceramica, macchine di produzione...

I- Le origini dei distretti A- Delle origini tradizionali Certi distretti come quello di Prato (localizzato in Toscana e specializzato nel tessile) o quello di Carrara (specializzato nel marmo) esistono fin dal medioevo. Si sono sviluppati in zone poco urbanizzate, alla periferia delle città e hanno sviluppato dei savoir-faire e delle produzioni specifiche.

B- Lo sviluppo degli anni ‘50 In realtà, i distretti italiani si sono realmente sviluppati negli anni ‘50 grazie all’esplosione della domanda di beni manufatti legata alla crescita economica. Nel 1951, c’erano in Italia circa 30 distretti. Oggi ce ne sarebbero tra 60 e 130.

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C- La resistenza alla crisi degli anni ‘70 I distretti italiani sono stati poco colpiti dalla crisi degli anni ‘70 all’opposto degli altri paesi dell’OCDE. Nel contesto della crisi degli anni ‘70 il sistema dei distretti ha mostrato la sua superiorità rispetto ai grandi gruppi industriali che avevano forse la potenza per sopravvivere alla crisi ma che però erano troppo rigidi per adattarsi alle nuove esigenze economiche. Infatti, la struttura dei distretti è molto flessibile: approfittano del fenomeno di massa (concentrazione di unità produttive) ma sono composti da piccole e medie imprese che possono adattare la loro produzione facilmente (sia la quantità, sia il tipo di prodotto). Siccome in quest’epoca la domanda era più versatile erano in vantaggio rispetto alle grandi unità rigide.

II- Caratteristiche, forze e debolezze dei distretti italiani A- Un sistema comunitario e familiare I distretti industriali sono localizzati alla periferia delle città. La popolazione è quindi abbastanza indipendente e persiste in queste zone rurali un certo conservatorismo sociale. La famiglia rimane quindi alla base del sistema dei distretti. Inoltre, ogni famiglia si caratterizza grazie alla sua comunità locale. Tutto questo spiega perché il distretto si limita ad una zona ben precisa: spostarsi di 40 km porta a cambiare comunità e quindi distretto.

B- Le quattro forze dei distretti Prima forza: Lo spirito di comunità ha permesso di sviluppare una grande solidarietà all’interno dei distretti: - gli affari si fanno se è possibile tra aziende della stessa comunità - siccome le difficoltà di un’impresa possono avere cattive conseguenze sul resto del distretto, quest’impresa viene soccorsa immediatamente. Seconda forza: Se le comunità sono piuttosto ermetiche, non è il caso degli imprenditori che sono aperti: - al cambiamento : flessibilità dei prodotti, ricerca dei migliori risultati possibili (modifica dei prodotti quand’è necessario)

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- al progresso : le medie imprese italiane sono al vertice della modernità nei loro metodi di produzione e di management - sull’esterno: gli imprenditori hanno capito che l’esportazione è la chiave del loro sviluppo (40% di esportazioni) Terza forza: La creatività e il design sono due valori importanti dei distretti: - il prezzo non viene considerato come la priorità. - i distretti ricercano un’immagine di qualità, il “Made in Italy”. Questo sforzo di far prevalere la qualità permette di lottare meglio contro i paesi a bassi costi di mano d’opera. Quarta forza: Gli imprenditori sono spesso dei “self-made men” che non hanno paura della sconfitta. La grande impresa, di fronte alle oscillazioni del mercato è costretta a chiudere reparti o a licenziare personale. L’area-sistema, invece, si adatta offrendo in sacrificio la singola attività imprenditoriale: in altre parole, l’artigiano chiude bottega, ma l’intero sistema continua a sopravvivere, con una flessibilità che gli esperti definiscono ideale. Nelle grandi aziende le congiunture negative vengono assorbite dalla struttura, mentre nel distretto vengono scaricate all’esterno, sugli anelli più deboli della catena. Ma è esattamente questo che rende il distretto maggiormente competitivo.

C- Delle debolezze da sormontare Primo problema : La mano d’opera dei distretti è divisa in due categorie : la mano d’opera qualificata spesso formata sul luogo di lavoro la mano d’opera non qualificata Per questa seconda categoria, le condizioni di lavoro sono difficili, i compiti sono ripetitivi e i ritmi di produzione sono elevati. Oggi, a causa di queste condizioni di lavoro la mano d’opera è più difficile da trovare e gli imprenditori hanno difficoltà per impiegare nuovi operai: - c’è il problema della denatalità

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- il lavoro in stabilimento ha una brutta reputazione  così, gli imprenditori sono costretti ad impiegare una mano d’opera straniera. Secondo problema: La produzione è troppo focalizzata sulla qualità: - il 60% degli investimenti è dedicato alla qualità - solo il 30% alla quantità. Resisteranno a lungo i distretti di fronte alle produzioni straniere di prodotti poco cari ? Inoltre, l’area-sistema, per raggiungere le proprie economie, ricorre spesso a rapporti di lavoro non proprio legali : secondo i rappresentanti sindacali, molti operai sono sottopagati, retribuiti a cottimo o addirittura privi di assicurazioni previdenziali. Nei distretti manca la capacità di fare finanza, progettazione, marketing, immagine. Difficoltà anche a conseguire economie di scala, innovazione tecnologica, ricerca, formazione, rapporti difficili con i mercati internazionali.

III- Geografia dei distretti industriali in Italia A- I grandi distretti del Nord dell’Italia In Italia, i distretti si concentrano soprattutto nel Nord del paese. I più grandi sono : - Biella : Piemonte (tessile: 2000 imprese; meccanica: 500 imprese) - Carpi : Emilia-Romagna (tessile: 2450 imprese) - Como : Lombardia (tessile) - Distretto Apuo Versiliese (marmo: 1161 imprese) - Lecco : Lombardia ( meccanica: 3631 imprese) - Pesaro : Marche (mobili:1200 imprese), Macerata : Marche (calzature) - Prato : (tessile: 8500 imprese)

B- La nascita di nuovi distretti nel Sud dell’Italia Se il sistema dei distretti ha dimostrato la sua efficienza, si limitava solo a delle produzioni tradizionali (tessile, marmo, cuoio......). Adesso, mostra che è un sistema adatto anche a delle produzioni più attuali e moderne legate alle nuove tecnologie. Nell’Italia del Sud, si sviluppano oggi dei distretti specializzati nelle 21


nuove tecnologie che fanno perfino concorrenza agli Stati Uniti. Così, si parla adesso di “Vesuvio Valley” per analogia alla “Silicon Valley”. Questi distretti sono specializzati in particolare nella produzione di componenti per computer.

Per concludere, il sistema di produzione definito dai distretti permetterà forse di ridurre il divario che esiste ancora oggi tra il Nord ed il Sud dell’Italia. Con una specializzazione nelle nuove tecnologie e con l’adozione di un sistema adatto alla sua cultura (quello dei distretti), il Sud riuscirà forse a diventare complementare al Nord specializzato in produzioni più tradizionali.

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PRATO TRADUZIONE DALL’ITALIANO

È questo proprio è da tenere a mente, nel giudicare i pretesi: che a Prato quel che conta è il popolo, soltanto il popolo, e che Prato è città operaia, tutta operaia, la sola, in Italia, che sia operaia dal capo ai piedi. Non perché non vi siano borghesi fra i pratesi, ma perché i borghesi grassi, appena fa buio, se ne vanno a Firenze, dove stan di casa, e quelli che non possono fare a meno di star di casa a Prato, chiusa bottega, serrato l’uscio a due mandate, o vanno a letto coi polli, o, se escono, fan di tutto per confondersi con gli operai, nella maniera di vestire, di parlare, di camminare. Di modo che, dopo le sette di sera, Prato diventa proprietà del popolo, che ci si muove come a casa sua, da padrone, non da inquilino. I caffé, le trattorie, i cinematografi, le logge del Comune, si affollano di cenciaioli, di tessitori, di cardatori, di meccanici, di tintori, che parlano a voce alta ... Perfino il Teatro Metastasio (...) oggi ha l’aria di un ritrovo operaio. I cenciaioli e i tessitori stan seduti in poltrona e nei palchi, con quei loro capelli brinati dalla polvere degli stracci, le dita ancor nere dell’unto dei telai ... Né si pensi che il disprezzo della gloria, della superbia, dei nasi dritti, delle labbra arroganti, dei sopraccigli alzati, e di tutto quel che fa la boria dell’uomo, sia cosa d’oggi, in Prato: è cosa antica.

Da Curzio Malaparte, “Maledetti toscani”, Firenze, Vallecchi, 1956

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E-LEARNING 4: I DISTRETTI INDUSTRIALI Lezione 8

1) COMPRENSIONE ORALE: «Economia 7_5 La piccola impresa italiana e il sistema dei distretti» (video) - VOCABOLARIO VIDEO «Economia 7_5 La piccola impresa italiana e il sistema dei distretti» - QCM VOCABOLARIO COMPRENSIONE ORALE - QCM COMPRENSIONE ORALE

2) COMPRENSIONE SCRITTA: «Distretti industriali, fare rete aumenta la competitività» - QCM VOCABOLARIO COMPRENSIONE SCRITTA - QCM COMPRENSIONE SCRITTA

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CORSO VIRTUALE (in Collaborate) Lezione 9

LETTERE COMMERCIALI

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VOCABOLARIETTO LETTERE COMMERCIALI

La spedizione, l’invio = l’expédition, l’envoi Entro la fine del mese = d’ici la fin du mois Praticare/concedere uno sconto = accorder une remise La consegna = la livraison L’importo/l’ammontare = le montant A giro posta = par retour de courrier Trasmettere/conferire un ordine = passer une commande L’ordine, l’ordinazione = la commande Il campione = l’échantillon Il campionario = l’échantillonnage Le condizioni di pagamento = les conditions de paiement In contanti = comptant Pagamento con tratta, tramite tratta = paiement par traite Franco di porto = franco de port Porto assegnato = port dû Porto pagato = port payé Il listino prezzi = le tarif, le prix courant Per venirvi incontro = pour vous être agréable Accludere = joindre Spedire, inviare, mandare = envoyer Spiccare tratta = tirer une traite Il più rapidamente possibile = le plus vite possible

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FRASEOLOGIA

La bolletta di ordinazione = Le bulletin de commande Un avviso di ricevimento d’ordine = Un accusé de réception de commande Abbiamo ricevuto l’ordine … = Nous accusons réception de votre commande … Il bollettino di consegna = Le bon de livraison La merce è stata spedita in data odierna = La marchandise a été expédiée aujourd’hui même Vi praticheremo uno sconto dell’1,5% sul netto ammontare della fattura = Nous vous accorderons une remise de 1,5 % sur le montant net de la facture Vi preghiamo di voler disporre per la sollecita spedizione di quanto segue = Nous vous prions de bien vouloir donner une prompte suite à la commande ci-dessous Per rimborsarci dell’ammontare della fattura abbiamo spiccato tratta su di Voi… = Pour nous couvrir du montant de la facture nous avons tiré sur vous... Speriamo che la merce sia di Vostro completo gradimento = Nous espérons que la marchandise vous conviendra Gli articoli di cui a pag.50 del vostro catalogo = Les articles référencés à la page 50 de votre catalogue Abbiamo provveduto alla spedizione = Nous avons procédé à l’expédition Per venirvi incontro… Pour vous être agréable… Franco di porto = Franco de port Porto assegnato = Port dû Vi confermiamo l’ordine trasmessoVi telefonicamente = Nous vous confirmons notre ordre passé par téléphone Vi auguriamo buon ricevimento della merce = Nous vous souhaitons bonne réception de la marchandise Vi preghiamo di voler evadere questo ordine con la massima sollecitudine = Nous vous prions de donner suite à cette commande le plus vite possible Pagamento a ricevimento della fattura = Paiement à réception de la facture

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1 - Ordine di merci Alessio Alessandrini Salumeria Via Cavour, 34 10123 Torino Spett. Ditta Claudio Pedretti Salumificio del Lazio Piazza del Popolo, 10 00186 Roma Torino, 5 dicembre 2019

Vi preghiamo di volerci inviare, prima delle feste di Natale, franco di porto, i seguenti articoli: - salame svizzero: kg 150 - prosciutto di Parma: kg 250 - carne secca dei Grigioni: kg 150 La Vostra fattura sarĂ pagata al ricevimento della merce, con assegno della banca popolare di Roma. Dati i nostri rapporti di lunga data, speriamo che ci vorrete praticare un prezzo speciale su queste merci, oltre allo sconto dovuto per pagamento in contanti. RingraziandoVi in anticipo, distintamente salutiamo. A. Alessandri

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2 - Avviso di spedizione Claudio Pedretti Salumificio del Lazio Piazza del Popolo, 10 00186 Roma Spettabile Ditta Alessio Alessandri Salumeria Via Cavour, 34 10123 Torino

Roma, 12 dicembre 2019 Riferendoci al Vostro ordine del 5 c.m., del quale vivamente ringraziamo, siamo lieti informarVi che la merce è stata spedita, in data odierna, tramite FF.SS. Troverete qui acclusa la fattura n° 342 il cui importo è di 24284 € dedotto lo sconto del 2% per pagamento in contanti. Tuttavia, data l’importanza della Vostra ordinazione e in occasione della feste natalizie, Vi praticheremo uno sconto supplementare dell’1,5 % sul netto ammontare della fattura. Speriamo che sarete soddisfatti di questa consegna e dei nostri sforzi per esserVi graditi e che continuerete ad onorarci dei Vostri ordini. Vogliate gradire, frattanto, i nostri saluti.

Ufficio Commerciale Vittorio Di Marco

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3 - Conferma d’ordine telefonico Dino Moretti Giocattoli Via Mazzini, 16 36100 Vicenza

Spett. Ditta Roberto Bara Corso Dante, 256 20100 Milano

Vicenza, 5 dicembre 2019 Vi confermiamo l’ordine trasmessovi telefonicamente questa mattina, riguardo ai giocattoli elencati, del vostro ultimo catalogo : n.10 bambole «Kathya» p.10 n°310 a 49,99 € l’una n.5 bambolotti «Bruno» p.11 n°315 a 42 € l’uno n.10 scatole Lego n.5 p.15 n°450 a 38,99 € l’una n.6 scatole Lego n.10 p.17 n°210 a 24,99 € l’una n.3 fattorie p. 50 n°1090 a 39,99 € l’una Siccome abbiamo esaurito le nostre scorte e vista la prossimità di Natale, vi preghiamo di voler soddisfare questo ordine con la massima premura. La merce dovrà essere spedita con le FF. SS., franco stazione di Vicenza. Come di solito, pagheremo con tratta a 30 gg, domiciliata presso la Banca Nazionale del commercio di Vicenza. In attesa di una vostra risposta, porgiamo distinti saluti.

L’amministratore Dino Moretti

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4 - Avviso di ricevimento d’ordine Roberto Bara Giocattoli all’ingrosso Corso Dante, 256 20100 Milano Spett. Ditta Dino MORETTI Via Mazzini, 16 36 100 Vicenza Milano, 10 dicembre 2019

Abbiamo ricevuto il Vs/ ordine del 5 cm. e vivamente Vi ringraziamo. Siamo lieti di informarVi che i giocattoli ordinati sono stati spediti in data odierna, tramite le FF.SS., carro n.523, franco stazione di Vicenza. Dobbiamo però segnalarVi che troverete soltanto 7 bambole «Kathy» invece delle dieci ordinate perché le nostre scorte sono esaurite. Possiamo proporVi un modello simile, «Sophia» a un prezzo leggermente superiore di 52 €. Se quest’articolo Vi conviene, Vi preghiamo di mandarci un cenno di conferma e provvederemo all’invio tramite la Ditta Autotrasporti Pietrini di Milano. In tal modo, i termini di consegna saranno ridotti al minimo. In attesa di una Vs/ risposta in merito, Vi porgiamo i ns/ più distinti saluti.

Ufficio Commerciale Roberto Gigli

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5 - Lettera di ordinazione Aldo Frattini Piazza Garibaldi, 15 37100 Verona Spettabile CALZATURIFICIO DI VARESE Viale XX Settembre, 12 21100 Varese Verona, 15 marzo 2020 Abbiamo ricevuto il Vostro catalogo di novità estive e Vi preghiamo di voler disporre per la sollecita spedizione di quanto segue : - 10 paia Sandalo in vernice e bambù a 79,90 € l’uno - 15 paia Zoccolo in pelle a 136 € l’uno - 11 Borse trasparenti a 35 € ciascuna Al ricevimento della fattura le merci saranno pagate con tratta domiciliata a 30 gg. fine mese, secondo quanto offerto nelle Vostre condizioni di vendita. In attesa del Vostro avviso di spedizione, distintamente salutiamo. Aldo Frattini 6 - Avviso di spedizione CALZATURIFICIO DI VARESE Viale XX Settembre, 12 21100 Varese

Spett. Ditta Aldo Frattini Piazza Garibaldi, 15 37100 Verona Varese, 22 marzo 2020

In risposta alla Vostra lettera del 15 c.m. siamo lieti comunicarVi che abbiamo provveduto alla spedizione della merce, in data odierna, tramite FF.SS., piccola velocità, carro n.7654, franco stazione di Verona, come indicato nella nostra fattura qui acclusa. Per rimborsarci dell’ammontare della fornitura, abbiamo spiccato tratta su di Voi con scadenza a 30 gg. fine mese, alle condizioni cioè da Voi richieste. Vi preghiamo di volercela rinviare debitamente accettata. Speriamo che la merce sarà di Vostro pieno gradimento e continuerete ad onorarci dei Vostri ordini. Distintamente salutiamo. Alberto Tozzi

All. : n.1 Fattura n°256

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7 – Esempio di fattura CALZATURIFICIO DI VARESE Viale XX Settembre, 12 21100 Varese Spett. Ditta Aldo Frattini Piazza Garibaldi, 15 37100 Verona Varese, 22 marzo 2020 Fattura per le seguenti merci ordinate il 15 marzo 2020. Spedite per mezzo FF.SS, porto franco. Regolamento mediante tratta a 30 gg. Quantità

Descrizione

Prezzo unitario €

Importo €

10

Sandalo in vernice e bambù

79,90

799

15

Zoccolo in pelle

136

2040

11

Borsa trasparente

35

385

Totale

3224

+ I.V.A 12%

386,88

Ammontare totale:

3610,88

S.E.&.O. (1)

(1)

S.E.&.O. : salvo errori e omissioni

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I MERCANTI FIORENTINI (prima parte)

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QUALE MEDIOEVO ?

La media aetas, iniziata col declino dell’impero romano e definita età barbarica e «gotica» (dai Goti, considerati i barbari per eccellenza poiché avevano saccheggiato Roma), viene individuata e connotata negativamente dagli umanisti e artisti fiorentini del XIV°-XV° secolo. Petrarca, Boccaccio, Filippo Villani, Bruni, Alberti, Ghiberti, contrappongono polemicamente la propria età, con la sua produzione letteraria ed artistica, ai secoli “rozzi e incolti” che intercorrevano tra loro e la caduta dell’impero romano. Nella coscienza “moderna” di questi umanisti e artisti c’è la volontà di far “rinascere la sapienza antica” in contrapposizione alle tenebre “gotiche”. Cosí nascono, insieme e contrapposti, i due concetti di Medioevo e di Rinascimento. In realtà, l’idea di Rinascita o Rinascimento ha profonde radici nei secoli immediatamente precedenti, ma con gli umanisti diventa un mito. Limiti cronologici del Medioevo: 476 (data della caduta dell’Impero latino d’Occidente = Alto Medioevo) Anno 1000 = Anno di cesura 1000-1100 (XI°-XII° secolo) = Feudalesimo quasi contemporaneamente allo sviluppo comunale 1200 (XIII° secolo) = Età comunale 1300 (XIV° secolo) = Età signorile 1492 (data della scoperta dell’America = Basso Medioevo) Umanesimo – Rinascimento: dalla metà del Trecento (1380) agli inizi del Seicento

Quest’intreccio tra Feudalesimo, Comune e Signoria cittadina, è confermato dal fatto che spesso la Signoria cittadina nasce dentro il Comune ed è una fase dell’evoluzione politica delle istituzioni comunali, cosí come istituti e forze feudali convivono con le istituzioni comunali e sono presenti nella costruzione tanto delle Signorie cittadine quanto dei successivi Stati regionali o Principati.

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Il mercante fiorentino La classe più attiva all’inizio del XIV° secolo è la grande borghesia. È anche quella che detiene la cultura. Gli affari necessitano da parte del mercante una solida formazione in numerosi campi. Il mercante deve conoscere la lingua francese, in quel tempo lingua internazionale, ed anche il Diritto e la contabilità. Doveva anche conoscere i diversi prodotti del mercato le principali piazze del traffico internazionale, gli itinerari, la durata dei viaggi. Doveva tenersi al corrente degli avvenimenti politici e militari che colpivano i paesi stranieri con i quali commerciava. Il mercante fiorentino impiega le sue ricchezze per crearsi un’esistenza comoda, ed anche in operazioni che accrescono la sua gloria, il suo prestigio presso i concittadini. Abita spesso in un magnifico palazzo in città e possiede una bellissima villa sulle colline vicine in cui si ritira per rilassarsi. Il mercante fiorentino di quest’epoca conduce una vita lussuosa, pronto a pentirsi davanti a Dio al momento della morte. Per meritare la salvezza si mostra molto prodigo verso le istituzioni religiose effettuando lasciti, donazioni, partecipando finanziariamente alla costruzione di luoghi in cui si dispensa il culto ... Questa grande borghesia d’affari costituisce un’ampia ”élite”. Comprende circa il 10% della popolazione della città. Una proporzione notevole se si pensa che la città conta il 20% di indigenti che non giocano nessun ruolo e che i piccoli commercianti, gli operai e gli artigiani messi insieme totalizzano la metà della popolazione globale. La grande borghesia è “l’élite” intellettuale di Firenze; è una classe colta, sostiene gli uomini di pensiero, gli artisti. È proprio essa che assicurerà il trionfo dell’Umanesimo. La borghesia d’affari al potere. La borghesia d’affari è il motore dell’economia fiorentina. a) Le compagnie di commercio: l’elemento essenziale della vita economica della città è costituito dalle compagnie commerciali. Gli uomini d’affari di Firenze si raggruppano numerosi in società potenti per l’importanza del loro personale e per il capitale: si tratta delle “compagnie”. Ogni compagnia è composta da più soci (il più delle volte da sei a dieci) e ciascuno di loro conferisce una quota del capitale. Generalmente, i soci appartengono alla stessa famiglia, intesa quest’ultima nel senso ampio della parentela. In questo caso, la famiglia equivale a una “consorteria”. La compagnia porta il nome della famiglia più importante in seno all’associazione e il suo capo ne è il direttore. Oltre alla casa madre la cui sede si trova a Firenze, la compagnia possiede succursali sulle principali piazze commerciali d’Occidente dove si recano gli agenti di ogni compagnia e dove circolano le loro merci. La compagnia dispone, oltre ai soci, di un personale importante: fattori, commessi, contabili, uomini di giurisprudenza (legge). Ogni socio, ogni fattore, deve, per aver successo nelle operazioni, conoscere bene l’Occidente e in particolare i paesi mediterranei. Molto potenti grazie alla massa di denaro che traevano dal commercio della lana, dei panni e della seta, soprattutto le compagnie fiorentine conobbero anche fallimenti 36


strepitosi. Ciò avvenne soprattutto durante il crack economico degli anni 1342-1348. Compagnie quali i Mozzi, i Bardi, i Peruzzi e i Bonaccorsi furono ridotti alla catastrofe. b) La banca e il prestito Dopo il commercio, è proprio grazie alla banca che i mercanti fiorentini si arricchiscono. I membri delle arti maggiori prestavano sia ai nobili e ai re, sia alla povera gente. L’interesse prelevato era molto elevato e poteva raggiungere anche il 35%. I mercanti giustificavano un tale tasso per i rischi incorsi con le loro operazioni commerciali e bancarie: sovrani spodestati che non pagavano più i loro debiti, depositanti che si precipitavano a ritirare il loro denaro agli sportelli delle banche all’annuncio di una cattiva operazione della compagnia, l’insicurezza nella quale si effettuava il trasporto della merce ... I prestiti sono molto importanti ma anche vari. Le banche, il cui numero cresce in modo impressionante, prestano alla settimana e su pegno, accettano anche i depositi a termine in denaro contante. Infine, praticano il credito su scala internazionale. Leon Battista Alberti (1404-1472) descrive benissimo la figura del mercante nelle sue citazioni. Eccovene una sintesi: “Il denaro è la radice, l’esca, il nutrimento di tutte le cose. Nessuno mette in dubbio quanto il denaro sia il nervo di tutti i mestieri. In modo che, chi possiede denaro in grandi quantità può far fronte ad ogni necessità e adempiere tutti i suoi desideri. Con il denaro si può avere casa e villa, e tutte le attività e gli artigiani quasi come servi si affaticano per colui che possiede denari. A chi non ha denari manca quasi ogni cosa, e per tutte le cose ci vogliono denari”. Come crere questa ricchezza? “Potete discorrere a lungo ed enumerare quali siano le attività che permettono di accumulare più roba (biens) e sono sicuro che tutti voi arriverete alla stessa conclusione: comprare, vendere, prestare e riscuotere (encaisser)”. “Vendere non è una cosa mercenaria, tu servi all’utilità del compratore, dunque, pagati la fatica tua, ricevi un premio sovrapponendo ad altri quello che neanche era costato a te. In questo modo, non vendi la roba, ma la fatica tua; per la roba ti rimane commutato il denaro, per la fatica ricevi il sovrappagato”. “Il mercante deve avere sempre le mani piene d’inchiostro. È compito del mercante e di ogni mestiere che abbia a che fare con più persone, scrivere sempre ogni cosa, ogni contratto, ogni entrata e uscita fuori della bottega,

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rivedere tutto ed avere sempre la penna in mano. Questo precetto è utilissimo perché se indugi dall’oggi al domani, le cose ti invecchiano nelle mani, si dimenticano e cosí il fattore prende occasione per diventare pieno di vizi, o come il padrone suo negligente. Se il maestro è diligente, può far migliorare un fattore mediocre ma la negligenza di chi debba avere principale cura delle cose finisce sempre col far peggiorare una persona che all’inizio era brava”.

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E-LEARNING 5: LA CORRISPONDENZA COMMERCIALE Lezione 10

1) COMPRENSIONE ORALE: «Come scrivere un’email formale in italiano» (video) - VERO O FALSO sul video «Come scrivere un’email formale in italiano»

2) CORRETTO O SCORRETTO (esempio e-mail commerciale) 3) COME SCRIVERE UNA LETTERA FORMALE : La struttura 4) GRAMMATICA : La terza persona di cortesia 5) ESERCIZI LETTERE COMMERCIALI

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CORSO VIRTUALE (in Collaborate) Lezione 11

-

ESAME SCRITTO FINALE

-

ORALE: Fine esposti

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E-LEARNING 6: I MERCANTI FIORENTINI (seconda parte) Lezione 12

1) COMPRENSIONE ORALE: «Video Storia - Il Trecento» - VERO O FALSO COMPRENSIONE ORALE

2) COMPRENSIONE SCRITTA: «Il mercante fiorentino; le nuove tecniche bancarie» - VOCABOLARIO TESTO COMPRENSIONE SCRITTA (+ DEFINIZIONI) - QCM COMPRENSIONE SCRITTA

3) GRAMMATICA: LA COMPARAZIONE 4) ESERCIZI - I COMPARATIVI

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