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Premio letterario

Premio letterario Cronin 2020

Il concorso, rivolto unicamente a medici, quest’anno premia il cardiologo Angelo Pio Villani. Il primo premio di narrativa è andato al medico barese, che ha affascinato la giuria con il suo “Tre Verità”. In questa intervista racconta il suo rapporto con la scrittura.

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a cura della REDAZIONE

Il Premio Cronin è un concorso letterario rivolto esclusivamente a medici, fondato nel novembre 2007 dalla sezione di Savona “G.B. Parodi” della Associazione dei Medici Cattolici Italiani (AMCI). In origine, il concorso prevedeva tra le sue sezioni unicamente poesia e narrativa e così rimase sino alla sua nona edizione. Inizialmente, il concorso era rivolto a medici e odontoiatri del savonese. Dalla seconda edizione divenne però regionale e poi dalla terza a diffusione nazionale. Con la decima, nel 2017, venne aggiunta la sezione dedicata al teatro; dal 2020, 13esima edizione, è stata aggiunta la saggistica. Ogni sezione si avvale di una giuria, ciascuna composta da sei letterati, che si riunisce ogni anno a Savona al fine di leggere, analizzare, discutere e infine proclamare i vincitori dei “Premi Cronin”, tre per sezione, seguita nell’autunno dalla cerimonia di premiazione presso un teatro di Savona. Il premio è stato creato per dare la possibilità a tutti i medici di vedere riconosciuta la propria abilità artistica, senza dimenticare la loro dimensione professionale. Quest’anno il primo premio di narrativa è andato ad Angelo Pio Villani, cardiologo barese, che ha affascinato la giuria con il suo “Tre verità”. A lui abbiamo chiesto di raccontarci il suo rapporto con la scrittura.

Da cosa nasce la passione per la scrittura?

La passione per l’arte in genere mi ha sempre accompagnato: durante il primo anno degli studi di Medicina e Chirurgia ho conseguito il Diploma di Pianoforte; ho spesso frequentato corsi di fotografia…in fondo la stessa Medicina è un’arte. La scrittura ha esercitato un fascino particolare, sin da piccolo: ricordo distintamente la gioia per aver vinto, quando ancora frequentavo la scuola elementare, un premio per un racconto di fantasia elaborato su un personaggio delle figurine di una nota casa dolciaria. Ma ancor più ricordo la scatola contenente ogni ben di Dio che costituiva il premio… Per anni, poi, progetti e sogni sono rimasti in disparte, fino a quattro anni fa, quando ho realizzato l’impensabile: l’esordio letterario (tardivo, per non dire geriatrico) addirittura con un romanzo, Sedici albe in un giorno (ed. DrawUp), seguito a breve distanza da un secondo libro Variabili Cefeidi, con la stessa casa editrice. È stato gratificante poter presentare i romanzi in varie occasioni, relazionarsi con i lettori, condividere pensieri ed emozioni e scoprire, spesso, aspetti nuovi che nascono dalla diversa percezione che ciascuno ha di quello che legge, mediata dal proprio vissuto.

Cosa rappresenta per lei scrivere?

La scrittura credo rappresenti uno dei tanti specchi di se stessi: in un libro, ad esempio, si travasano esperienze personali, insieme a tant’altro che nasce dalla fantasia, dono che talora non sappiamo neanche di possedere. Nel mio caso mi diverte ritrovare un po’ di me in tutti i personaggi, e questo finisce per diventare, fra l’altro, una sorta di verifica interiore. Come poi succede parimenti nel campo della musica, in cui si suona per regalare emozioni agli altri, ma in fondo anche (o soprattutto) per gustare un piacere intimo e personale, ma al tempo stesso condivisibile, quando si scrive s’insegue un invisibile percorso di realizzazione di se stessi. La scrittura è anche fuga dal reale, intesa nell’accezione più ampia e positiva della frase. Ripeto sempre che non scrivo libri o racconti, bensì li descrivo: situazioni, La scrittura credo rappresenti uno dei tanti specchi di se stessi: in un libro, ad esempio, si travasano esperienze personali, insieme a tant’altro che nasce dalla fantasia, dono che talora non sappiamo neanche di possedere.

Angelo Pio Villani

è nato a Bari nel 1965. Dopo aver conseguito la Maturità Classica e il Diploma in Pianoforte, si è laureato in Medicina e Chirurgia e lavora come Cardiologo (specialista in affari di cuore, come scherzosamente talora si presenta) presso il Policlinico di Bari.

personaggi e storie sembrano quasi materializzarsi davanti a me e il mio compito è solo osservare e riportare il più fedelmente su carta quello che avviene. Detto così potrei passare per un visionario, ma in fondo, tutto sommato, tutte l’arte è visione.

Come ha accolto la notizia del premio?

È stata una bella sorpresa ricevere la telefonata con la quale il Dott. Marco Lovisetti, organizzatore del Premio Cronin, prestigiosa rassegna nazionale organizzata dall’Ordine dei Medici di Savona e riservata ai Medici, mi comunicava che avevo vinto il primo premio della sezione narrativa con il racconto “Tre verità”. Il testo è stato concepito durante il tempo, per noi tutti difficile del lockdown per la pandemia da Covid-19, ed è incentrato sul tema di come la medesima esperienza, vissuta dalla prospettiva di diversi protagonisti, finisca per essere interpretata e percepita in maniera talmente differente da autoconvincersi che sia l’unica verità, mentre in fondo non lo è Tre verità è un titolo che di per sé è volutamente contraddittorio, considerato che la verità è qualcosa di assoluto e, dunque, è una soltanto. Non era un periodo che aiutava certo l’inventiva e la creatività ma, come dicevo prima, la scrittura in un certo qual modo mi ha aiutato all’esercizio di una comprensibile ma temporanea evasione dalla realtà negativa di quei giorni, pur nella convinzione che le vere esperienze negative per noi sono solo quelle che non c’insegnano nulla. Purtroppo l’attuale nuova contingenza non renderà possibile la cerimonia di premiazione così com’era stata concepita, ma rimane la soddisfazione per il traguardo e l’orgoglio anche di aver rappresentato degnamente l’Ordine dei Medici di Bari. Il racconto potrà essere letto da tutti sul sito www.premiocronin.com

Ha già in mente progetti futuri?

Le passioni vanno coltivate, perché, come accade per la memoria, minuitur nisi excerceas, se non ci si esercita, vengono meno. E la scrittura dovrebbe essere un paziente esercizio quasi giornaliero, a maggior ragione se si vuole affinare le proprie capacità e migliorarsi costantemente. Per tale motivo, continuerò a scrivere, sia in forma di racconti che di romanzi: prima o poi ci sarà un terzo libro che completi idealmente una sorta di trilogia che già comprende Sedici albe in un giorno e Variabili cefeidi, ma prima ancora sto studiando (sì, perché se si vuole essere credibili in quello che si scrive bisogna anche studiare molto) per realizzare un progetto, sempre in forma di romanzo, che si discosti nettamente dai temi dei primi due. Il tutto accanto alla ripresa, speriamo prima possibile, dell’attività di promozione dei due libri già editi, perché senza comunicazione e condivisione, una passione, per quanto appagante, finisce per essere sterile.

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