TOMBA BRION
CARLO SCARPA
La più coinvolgente tra le sue opere è senza dubbio il Complesso Monumentale Brion, noto anche come Tomba Brion, che Scarpa realizzò fra il 1969 e il 1978 su commissione della signora Brion, la quale gli chiese di realizzare un monumento funebre per accogliere le spoglie dell'amatissimo marito Giuseppe. La superficie a disposizione era di oltre 2.000 metri quadrati: un terreno disposto ad "elle" lungo due lati delcimitero di San Vito d'Altivole (TV). Il monumento funebre progettato da Scarpa prevede un percorso al tempo stesso esteriore ed interiore. Gli ingressi al monumento sono due, uno che si affaccia direttamente sulla strada, l'altro ubicato all'interno del cimitero; da entrambi, attraverso un camminamento obbligato carico di significati simbolici, si raggiunge il luogo delle sepolture vere e proprie, ossia le tombe dei coniugi Brion. La simbologia richiama i concetti legati all'amore coniugale e alla indissolubilità del legame amoroso. Il complesso sistema di spazi della Tomba Brion, si estende su di un'area di circa 2400 m², concessa ai proprietari dall'Amministrazione comunale. L'incontro con una committenza disponibile consente a Scarpa di mostrare l'intero repertorio della sua ricerca linguistica. Il terreno che ospita il monumento forma una L attorno ai due lati del cimitero di San Vito d'Altivole. Lo spazio è delimitato da un muro inclinato verso l'interno, che individua tre luoghi significativi: lo stagno col padiglione nell'acqua, l'arcosolio nell'angolo, con le sepolture dei coniugi, ed infine la cappella. Due sono gli accessi: uno dall'esterno, nella direzione della cappella, l'altro dal cimitero, ed è proprio accedendo da quest'ultimo che si giunge ad un portico dal quale si vede, nei due cerchi intersecati dalla cornice musiva, il giardino. Alla destra di chi entra si trova l'unico luogo non aperto al pubblico, un padiglione di meditazione, posto al centro dello stagno, dove, oltre alle ninfee, è presente un emblema: una croce labirinto. L'acqua, che si dissolve in prato, si arresta in luogo ribassato, una sorta di caverna sospesa, dove si trovano le due tombe di pietra chiara e scura, sul cui cofano sono incisi i nomi in avorio e ebano. Da altri percorsi si giunge alla cappella, alla quale è possibile accedere anche dall'esterno. Eretta sull'acqua, presenta una forma quadrata ruotata di 45° rispetto all'organizzazione generale, ed è realizzata in calcestruzzo. Ogni volume viene corroso geometricamente da tagli, intarsi e modanature; il metodo è quello di una paziente ricomposizione a mosaico di parti essenziali.
DESCRIZIONE
TECHNICOLOR
BLACK-WHITE
SKETCH
SKETCH
Carlo Alberto Scarpa, nato a Venezia nel 1906, è considerato una delle figure più interessanti della scena architettonica del Novecento. Intellettuale, artista, architetto e designer è stato un personaggio isolato, controverso, spesso osteggiato sebbene abbia lasciato alcune delle tracce architettoniche più significative della modernità. Una personalità eclettica, la cui cultura è stata alimentata da molteplici e assidue frequentazioni con artisti, architetti, studiosi; qualità poliedrica attestata dalla sua biblioteca che, come afferma il fratello Gigi, non era “di soli libri, ma vissuta con rapporti di amicizia, con conversazioni e scambi di giudizi e polemiche, nati dalla frequentazione di artisti e letterati, colleghi e amici per i quali la sua casa e questa biblioteca erano aperte senza limiti di tempo e a tutti.” La sua formazione avviene nella città di Venezia dove nel 1926 ottiene il diploma di professore di disegno architettonico all'Accademia delle Belle Arti e inizia la propria attività didattica presso lo IUAV che porterà avanti fino al 1977, ricoprendo ruoli sempre diversi. Nel 1927 inizia la collaborazione di Carlo Scarpa con i maestri vetrai muranesi come designer per la ditta Cappellin e C., dove sperimenta per quattro anni le qualità e le possibilità creative offerte dal materiale vitreo. Questo rappresenterà un importante precedente per la futura collaborazione con Venini, per il quale dal 1934 al 1947 Scarpa assume la direzione artistica dell'azienda, rinnovando il catalogo della vetreria veneziana attraverso una produzione chiara ed elegante, dalle forme semplici e stereometriche. Con Venini Scarpa prende parte alle più prestigiose mostre internazionali del design e nel 1934 la Triennale di Milano gli conferisce il diploma d'onore per le creazioni in vetro esposte.
LIFE
Dal 1948, con l'allestimento della mostra antologica di Paul Klee, inizia una lunga e prolifica attività di collaborazione con la Biennale di Venezia, sperimentando grandi qualità di allestitore di opere d'arte, confermate dalle oltre 60 sistemazioni espositive e museali che ha progettato a livello internazionale negli anni. Nel 1956 gli viene conferito il Premio Olivetti per i suoi progetti allestitivi. Dal 1954 al 1960 tiene una serie di conferenza annuali per il seminario di borsisti Fulbright a Roma, su invito della commissione americana per gli scambi culturali con l'Italia. Nel 1967 ottiene il Premio della Presidenza della Repubblica per l'architettura, nel 1970 diviene membro del Royal British Institute of Design, nel 1976 dell'Accademia di San Luca a Roma. Una serie di mostre personali dànno occasione a Scarpa di presentare la propria opera in Italia e all'estero. Tra queste si possono citare quella del Museum of Modern Art a New York nel 1966, di Venezia nel 1968, di Vicenza, Londra e Parigi nel 1974 e di Madrid nel 1978. Dalla fine degli anni Sessanta si accentua la sua dimensione internazionale, da sempre coltivata sul piano delle scelte intellettuali. Mentre il clima culturale e politico italiano tende a emarginarlo, all'estero viene sempre più conosciuto e apprezzato. Compie diversi viaggi nel Nord America per approfondire la conoscenza delle opere di Wright e progetta gli allestimenti di importanti mostre. Memorabili quelli della sezione La Poesia nel Padiglione Italiano dell'Esposizione Mondiale di Montréal (1967) e della mostra dei disegni di Erich Mendelsohn a Berkeley e a San Francisco nel 1969. Al primo viaggio in Giappone del 1969, fa seguito quello del 1978 durante il quale, il 28 novembre, Scarpa muore in un incidente a Sendai. Solo dopo la morte riceverà il conferimento della laurea honoris causa in architettura, ponendo fine ad un'interminabile diatriba sulla legittimità del suo operato architettonico in assenza di un titolo appropriato. “Possiamo dire che l'architettura che noi vorremmo essere poesia dovrebbe chiamarsi armonia, come un
bellissimo viso di donna. Ci sono forme che esprimono qualche cosa. L'architettura è un linguaggio molto difficile da comprendere ;è misterioso, a differenza delle altre arti, della musica in particolare, più direttamente comprensibili... Il valore di un'opera consiste nella sua espressione quando una cosa è espressa bene, il suo valore diviene molto alto.” (Carlo Scarpa, 1976)