Amori al peperoncino

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Amori al Peperoncino

PAMELA BOIOCCHI & MICHELA PIAZZA

ROMANZO Copyright Š 2016 Pamela Boiocchi & Michela Piazza All rights reserved.

DEDICATO

Alle amiche che credono nei sogni, e a tutte le donne che cercano il proprio Principe Buzzurro..


PARTE PRIMA

NEW YORK - NAPOLI

CAPITOLO PRIMO

«Smettila, Romeo. Ancora cinque minuti...» Mary Jane brontolò, spostando l’insistente zampetta del suo batuffolo peloso che cercava disperatamente di tirarla giù dal letto nonostante il sole non fosse ancora sorto. Tirò la coperta fino a sopra la testa cercando di ignorare il gatto, ma quello si mise a miagolare disperato neanche il mondo stesse per finire e, come sempre, lei finì per arrendersi alla richiesta di cibo.


Diede un’occhiata fuori dalla finestra: albeggiava sui grattacieli dell'isola di Manhattan. Stava arrivando la primavera, la stagione che preferiva: un po’ di quel freddo pungente se ne andava e il clima iniziava a ricordarle la sua vecchia Italia. Ormai aveva lasciato il ristorante dei suoi zii da qualche anno e non si era affatto pentita della sua scelta, anche se non poteva negare di provare a volte una certa malinconia. Mentre camminava verso la zona giorno, evitando di inciampare nel suo gattone che le si strusciava attorno alle gambe, ricevette numerose fusa. Non possedeva una vera e propria cucina - diciamo che si trattava più una parete attrezzata nell'open space che aveva affittato, ma aveva tutto ciò che le serviva: persino un piccolo orto pensile di piante aromatiche. Annaffiò il basilico, la salvia, il timo e tutte le piantine che aveva coltivato con i semi arrivati direttamente da Napoli. A volte aveva il dubbio che i suoi zii pensassero si fosse trasferita tra i selvaggi! Invece viveva nel cuore pulsante di una delle metropoli più famose del mondo, che diamine. E il fatto che non possedesse interi armadietti dedicati a contenere pentole e vasellame non significava affatto che avesse dimenticato la propria passione per la cucina: i pomeriggi passati con nonna Maria, a chiacchierare con le mani immerse nella farina e nel burro, impastando qualche dolce, erano ricordi ben vivi dentro di lei. Semplicemente riteneva inutile avere un grande tavolo per gli ospiti, visto che non cenava mai nemmeno lì. Quando passi quasi tutto il tuo tempo lavorando come Chef in un ristorante, è difficile che ti capiti di mangiare a casa... E infatti le succedeva solo, a volte, la domenica e il lunedì mattina, giorni in cui il locale era chiuso. Era appunto l'alba di domenica e Mary Jane era decisa a godersi fino in fondo il giorno di riposo. Preparò la moka con cura, si legò in una coda i ricci indomabili e andò a lavarsi il viso. Un intenso profumo di caffè iniziò a spandersi per il loft, così abbandonò il bagno per spegnere il fornello.


Inspirò a fondo: quell'aroma, il gorgogliare della caffettiera... li amava. Erano così unici. Come si poteva barattarli con un bicchiere di carta e un frappuccino di Starbucks? Si sedette sull’alto sgabello che si trovava accanto alla finestra e, carezzando distrattamente Romeo che si era arrampicato sul davanzale, fece colazione. Era così rilassata che il trillo del cellulare la fece sobbalzare. Lo afferrò e lesse il messaggio: era di Sandy, Maître dell’Italian Soul e sua migliore amica. Gliel'aveva inviato alle 4.36 del mattino, ma era rimasto nell'etere fino a quel momento perché Mary Jane spegneva sempre il cellulare prima di andare a dormire. “Bionda, proposta indecente: tu mi prepari la pasta piccantina e io arrivo a pranzo a casa tua con una sorpresa cui non saprai dire di no!” Senza volerlo, Mary Jane sorrise. Primo, perché lei era tutto fuorché bionda... Da brava napoletana d.o.c. aveva occhi e capelli scurissimi. Non capiva perché Sandy (che invece aveva davvero una folta chioma color miele) si ostinasse a chiamarla con quel nomignolo. Secondo, perché la sua pasta all'arrabbiata si era a sua volta meritata uno strano soprannome... probabilmente la sua amica aveva deciso che, visto che il ristorante della famiglia di Mary Jane si chiamava “Il Piccantino” - cucina tipica da zia Carmela e zio Peppino, la loro specialità si sarebbe dovuta chiamare pasta piccantina. Sbadigliando, appoggiò la tazzina del caffè e si voltò verso i vasi delle spezie. Sì, il peperoncino era ancora vivo e vegeto... Bene, l'avrebbe usato in onore della sua amica. Sarebbe stato carino fare due chiacchiere al di fuori dell'ambiente lavorativo. Poi, di colpo, represse un brivido. Sandy aveva menzionato una sorpresa. E, conoscendo Sandy, questo poteva voler dire qualsiasi cosa. Davvero qualsiasi cosa: con quella ragazza non c’era da stare tranquilli... Ricordava ancora quando erano diventate amiche. Mary Jane viveva a New York da pochi mesi, ed era completamente concentrata sul far decollare la propria carriera. Sentiva di doversi impegnare a fondo per mantenere l'appena conquistato titolo di Chef e dimostrare alla sua famiglia che trasferirsi negli Stati Uniti non era stato un capriccio, ma un tassello imprescindibile della sua formazione. Voleva avere successo, e con i suoi trionfi cancellare l'immagine di zia Carmela che, con le lacrime agli occhi, le diceva che le dispiaceva vederla partire, che era convinta che Mary Jane


avrebbe un giorno preso le redini de “IlPiccantino”, portando avanti la tradizione di famiglia... Perciò non faceva altro che lavorare e studiare, lì nella Grande Mela, senza mai concedersi una pausa. Una notte, però, dopo aver finito il turno al ristorante, si era sentita schiacciata da tutta quella pressione. Quando gli altri se ne erano andati a casa, vociando e ridendo, lei aveva spento le luci del locale e si era ritrovata seduta per terra tra il piano cottura e la porta della cella frigorifera, ad asciugarsi gli occhi con uno strofinaccio. Piangeva perché le mancava Napoli, perché pensava che forse aveva preso solo decisioni sbagliate, perché si sentiva sola. E, proprio mentre era al culmine di quel momento di autocommiserazione, la porta della cucina si era spalancata e un'ombra aveva fatto irruzione nella stanza. Mary Jane si era immobilizzata, in preda al terrore. Era un ladro? Ma no, sarebbe stato in sala a cercare i soldi dell'incasso... Non c'era nulla da rubare, lì dentro! Si era rannicchiata maggiormente contro la parete, accucciandosi e cercando di farsi piccola piccola. L’ombra si muoveva in modo scomposto, emettendo strani uggiolii e ansimando. Magari si trattava di un avventore ubriaco rimasto chiuso per sbaglio dentro l’Italian Soul... Lo aveva sentito avanzare a tastoni e far cadere una casseruola. Cosa doveva fare? Fingere di non essere lì? Chiamare la polizia? Mentre stava riflettendo su come procedere, l'ombra aveva mormorato: «Ehi, stai attento! Guarda che qua dentro ci lavoriamo...» Un gemito di piacere, seguito da un risata birichina: «Anche se, ripensandoci, è questo a rendere il tutto così divertente!» Eh no, cari! Non nella sua cucina! Mary Jane era scattata in piedi, pigiando l'interruttore della luce. Si era trovata di fronte la Maître di sala, Sandy, riversa sul piano di acciaio inox. Avvinghiato a lei, stava il Sous-Chef Vincent, chiaramente intenzionato a cucinarsi la bella collega. Sandy aveva guardato Mary Jane con vago divertimento, ma nei suoi occhi grigi qualcosa era cambiato quando aveva notato lo stato in cui si trovava la Chef: il mascara colato sulle guance, gli occhioni neri sgranati e arrossati dal pianto, lo strofinaccio stretto in mano neanche fosse stato la coperta di Linus.


Aveva allontanato da sé Vincent con un piede, tirandosi a sedere, e con sufficienza lo aveva liquidato con un: «Sciò, tu. Gli straordinari li faremo un'altra volta. Stasera è la cuoca ad avere bisogno di me.» Il ragazzo non aveva aspettato altro che una scusa per darsela a gambe, quindi si era dileguato in men che non si dica. Sandy invece si era ricomposta ed era andata da Mary Jane. Non si erano mai parlate se non per motivi di lavoro, eppure la Maître le aveva accarezzato i capelli neri e, con un sospiro, le aveva detto: «Dai, ora ci sediamo e mi racconti tutto.»

Mary Jane guardò l'orologio. Aveva tutto il tempo per dare una sistemata e farsi una doccia prima dell’arrivo di Sandy. Aveva la brutta abitudine di lasciare in giro impignati in ogni angolo della casa gli abiti che si toglieva la sera! Quando poi si rendeva conto di possedere un armadio si dava alle grandi pulizie e al riordino furioso, con gran gioia di Romeo che le correva dietro saltando da un maglioncino a una t-shirt appallottolata per finire poi sul letto tra le lenzuola. Soddisfatta di quanto sapeva essere una brava donnina di casa, si dedicò al pranzo. Olio e aglio in padella mentre bolliva l'acqua per la pasta. Peperoncino fresco tagliato a piccole rondelle e un tocco di erba cipollina: glielo aveva insegnato zia Carmela, un segreto di famiglia. Il campanello suonò proprio mentre rovesciava la pasta, scolata, dentro al sughetto invitante, lasciando che sprigionasse tutti i suoi deliziosi aromi. «Entra. É aperto. Attenta al gatto!» Sandy non si fece pregare e, scartando Romeo che le saettò tra le gambe, fece irruzione nel loft portando la sua allegra risata. Si avvicinò a Mary Jane baciandola sulle guance mentre parlava al telefono. «Ma certo caro, questa sera.» stava dicendo all’interlocutore che si trovava dall’altra parte dello smartphone. «Abbigliamento easy. Alle sette. Ci saremo!» Riattaccò.


Ci saremo? Si domandò Mary Jane. Con chi parlava? Sandy era sempre pronta ad un’uscita, a un giro per locali, a un party. A volte le faceva girare la testa quel suo essere instancabilmente festaiola. «Tesoro, sei pronta per la notizia?» Strizzò l'occhio a Mary Jane. «Ma che profumo!» esclamò lasciandosi distrarre. «Ti ho già detto che ti adoro?» «Oggi è la prima volta. Quale notizia?» le chiese mettendo due tovagliette di bambù sul piano del tavolo alto, insieme a due tovaglioli arrotolati e finendo con piatti e posate. «É arrivato in città un amico di Paul. É bello da svenire. Giuro! » puntualizzò quando Mary Jane le fece la sua tipica espressione dubbiosa. Per Sandy anche un carciofo fritto diventava bello da svenire dopo due Martini. «Questa sera lo portiamo un po’ in giro, così, per ambientarsi, per fargli prendere confidenza con la Grande Mela. C'è una festa. Vieni anche tu.» decretò. «Così andiamo in quattro e lui non si sente a disagio reggendo il moccolo ad una coppia.» «No ti prego.» protestò Mary Jane servendo la pasta fumante e sedendosi sullo sgabello «Io non ci vengo. Non sono una da party, non ballo e poi mi annoio. E domani dovremo conoscere il nuovo proprietario del locale... Mi spiace che Harry abbia deciso di vendere, ma spero che si goda la vita in Florida. » «Ma sicuro che si divertirà!» rispose Sandy. «É la meta preferita degli ultra sessantenni che si sono ritirati dagli affari, sarà in ottima compagnia! Magari troverà persino una fidanzata.» Mary Jane storse la bocca di fronte all'immagine che le si era dipinta in mente: l'anziano Harry che pomiciava con qualche vecchietta... Ma ritornò al discorso: «E poi non mi fido più di te.» Minacciò l'amica puntandole contro la forchetta. «I tuoi appuntamenti al buio fanno pena. Non mi freghi più bella!» «Fai troppo la difficile. Non era così brutto come dici.» «Era uno sfigato!» «Se io fossi un uomo, ti avrei sposata al primo piatto di pasta.» Di nuovo l’amica cambiava argomento cercando di circuirla con i suoi complimenti sulla cucina. «E comunque mi devi un favore. Quindi non fare tante storie perché stasera vieni con me! Cosa ci mettiamo? »


Sandy aveva quel modo di fare per cui era impossibile dirle di no; perciò, ancora una volta, Mary Jane si ritrovò a cedere alle sue richieste. Il pranzo trascorse tra peperoncini, vino rosso e caffè - conditi da chiacchiere sul giusto abbigliamento per la serata - fino a che, gridando che era tardi, Sandy la lasciò per andare a prepararsi, raccomandandole di essere pronta per le diciotto e trenta, quando sarebbero passati a prenderla. “Easy” le aveva detto, quindi Mary Jane scelse dei jeans attillati, un top nero con una scollatura drappeggiata che lasciava la schiena nuda e sandali con il tacco alto. Completò il suo outfit con dei bijoux vistosi e decise di raccogliere i capelli in un morbido chignon, dal quale lasciò volontariamente sfuggire un paio di boccoli ribelli. Glamour ma casual, ecco cosa le diceva la sua immagine allo specchio. Soddisfatta decise che un filo di eyeliner e mascara avrebbero dato risalto agli occhi scuri. Aveva appena finito di riempire la ciotola di Romeo con dei croccantini, che il campanello annunciò l’arrivo di Sandy. «Fa’ il bravo e aspettami, tu.» si raccomandò col gatto, come ogni volta che usciva di casa… mentre si diceva che era ancora in tempo a disdire tutto: avrebbe potuto raccontare a Sandy che stava male, che era caduta nella doccia e si era slogata una caviglia, che il troppo peperoncino ingerito forse le stava per provocare un infarto... Intanto però aveva chiuso a chiave la porta e stava scendendo le scale. «Hey, bellezza!» Paul l'accolse in un abbraccio non appena Mary Jane si fu richiusa il portone alle spalle ed ebbe sceso i tre gradini che la separavano dal marciapiede. Era il fidanzato di Sandy, quello che le aveva fatto mettere la testa a posto in fatto di uomini. Le era simpatico ed erano davvero una bella coppia. Come un turbine, Sandy le impedì ogni ulteriore convenevole perché aveva la sua sorpresa da mostrarle e sembrava non poter resistere. «Lui è Rick. É arrivato oggi in città.» annunciò felice come una Pasqua, indicandole il tipo appoggiato al taxi che sembrava più interessato alla sua sigaretta che al mondo circostante. «É l'amico di Paul di cui ti parlavo. Ricordi vero?»


Mary Jane non credeva ai suoi occhi. Certo che ricordava! Bello da svenire, le aveva detto Sandy. Era vero. Incredibilmente e assurdamente vero. Aveva forse dimenticato di mettersi le lenti a contatto? Certo, era vestito in maniera un po’ troppo country per i suoi gusti – mica dovevano radunare una mandria nella prateria, santo cielo, dovevano andare in un cavolo di locale a New York city! - ma quello che su un altro sarebbe apparso ridicolo, sembrava creato apposta per sottolineare il fisico scolpito di quel tizio. Stivali texani ai piedi, jeans aderenti nei punti giusti, fianchi sottili sottolineati da una cintura con la grossa fibbia, camicia a quadri bianca e nera infilata nei jeans e con le maniche arrotolate. Un bracciale di cuoio al polso. Occhiali da sole Rayban e cappello “cattleman” da cowboy bianco in feltro, rifinito con una banda di cuoio scuro che gli circondava la testa. Lo aveva squadrato per bene, soffermandosi sulle braccia muscolose e su quei due bottoni aperti della camicia che le facevano venire voglia di strappare via gli altri, senza accorgersi che la sua meticolosa analisi non era certo passata inosservata. Il biondo amico di Paul alzò lo sguardo su Mary Jane e, dopo un ultimo tiro di sigaretta, la spense sotto al tacco del suo stivale prima di abbassare i Rayban. «Ti piace quel che vedi, bionda?» Lo aveva detto davvero? In effetti gliel'aveva servita su un piatto d'argento, era rimasta a fissarlo come se non avesse mai visto un bel sedere in vita sua prima di quel momento. «Non sono bionda!» si limitò a obiettare mentre le presentazioni venivano fatte e i quattro si infilavano nel taxi. Non sono bionda... rimuginava tra sé e sè Mary Jane. Che argomentazione intelligente. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, possibile che invece non le fosse venuto in mente niente di meglio?


848 Washington Street. Ecco dove sarebbero andati: al Boom Boom Room, uno dei migliori rooftop bar di New York e uno dei preferiti di Sandy. Si trovava al diciottesimo piano di un hotel, pareti di vetro, terrazza all’aperto e una vista mozzafiato. Il viaggio in taxi sembrò interminabile. Sandy si era seduta davanti e a Mary Jane era toccato rimanere strizzata tra i due ragazzi sui sedili dietro. Per di più Rick non faceva nulla per farla stare comoda o lasciarle un po’ di spazio vitale: se ne stava bellamente seduto con le gambe aperte, come un cavolo di mandriano sulla schiena di un toro, premeva la coscia contro la sua e sembrava anche divertirsi mentre, parlando con Paul, indicava questo o quello fuori dal finestrino allungando il braccio dritto sotto al naso di Mary Jane, che era costretta ogni volta a tirarsi indietro per non essere colpita. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando Rick si tolse il cappello e glielo posò in grembo come se niente fosse. L’aveva scambiata forse per il suo svuotatasche? «Ehi, cowboy!» l'apostrofò dandogli una gomitata «Riprenditi questo coso!» Restituì il cappello al suo proprietario, colpendolo proprio tra le gambe aperte là dove i jeans mostravano le sue doti. Rick rise di gusto, dicendole che scalpitava come una cavalla pronta per il rodeo, mentre Mary Jane si malediceva in tutte le lingue che conosceva (e persino in quel che ricordava del dialetto napoletano) per aver dato retta a Sandy. Per fortuna, proprio in quel momento l’amica annunciò eccitata che erano arrivati. La fila per entrare era già interminabile, ma - da navigata frequentatrice di locali alla Sex and the City – la bionda Maître conosceva le persone giuste per entrare senza troppe attese. Così in breve, trascinandosi gli altri dietro, salì sull'ascensore panoramico che li avrebbe portati alla terrazza sul tetto. Al suo arrivo a New York, Mary Jane era rimasta affascinata da panorami come quello: dai grattacieli di cristallo, dalle luci, dalla magia delle notti metropolitane… «Bellissimo…» mormorò sospirando, senza pensarci troppo. «Dici a me, bionda?» «No! Io... ah, lascia stare.»


Mary Jane avrebbe voluto sbattere forte la testa contro la parete di vetro dell'ascensore: magari, in quel modo, avrebbe perso i sensi. Sandy ridacchiava appesa al braccio di Paul, il che faceva diventare la situazione imbarazzante. A dir la verità in un altro momento non lo sarebbe stata, non aveva mai avuto problemi a passare del tempo in compagnia maschile, ma la presenza di quel cavolo di cowboy e dei suoi jeans stretti la faceva sentire a disagio, come se non ci fosse abbastanza spazio per tutti. là dentro. Le porte si aprirono. «Devo bere qualcosa.» Prese Sandy per mano e si diresse al bancone del bar. «Cosmopolitan. Due per favore.» Ordinò in fretta. «Allora? É bello vero?» «Carino» «Bugiarda! Ho visto che gli guardavi il culo mentre camminava.» «Ha un bel sedere, lo ammetto. Ma è simpatico come un dito nell'occhio, Sandy! Non mi piace. Anzi, mi fa venire l’orticaria.» asserì, mentre sorseggiava il drink e accavallava le gambe sullo sgabello su cui si era elegantemente arrampicata. «Peccato. Io me lo farei. Se non ci fosse Paul, ovviamente!» Si affrettò ad aggiungere mentre Mary Jane scoppiava a ridere. I due uomini intanto stavano studiando il locale con l’aria di due predatori a caccia. Mary Jane diede di gomito a Sandy «Guardali, ti pare possibile? Più di un paio di tette in una stanza e i maschi tornano all’era preistorica!» «La clava ce l’hanno, dopotutto...» Dopo il secondo Cosmopolitan ogni cosa aveva preso una piega più buffa, persino le occhiate che più di una ragazza stava gettando ai loro accompagnatori. Era divertente essere le più invidiate del locale! Che le altre si rodessero il fegato! Mary Jane non riuscì però a reprimere un pizzico di rabbia quando una bionda dalle gambe chilometriche si avvicinò a Rick per farsi accendere una sigaretta. Gelosa? Di quello? Mai. Mica era roba sua. Solo perché erano arrivati insieme non formavano certo una coppia.


A un certo punto, alla prorompente fumatrice si aggiunse una moretta con la frangia stile Valentina di Crepax e Sandy si mise in allarme. Ingollò quel che rimaneva del suo drink e si alzò come un caporale dell’esercito: «Vado a marcare il territorio, bionda!» Paul era un bel tipo, perciò capitava spesso che, quando erano in giro, attirasse le attenzioni del genere femminile. Sandy non si scomponeva mai più di tanto: in fondo le faceva piacere che il suo ragazzo fosse attraente anche per le altre; e, quando le cose erano sul punto di degenerare, le era sufficiente ricordare al mondo che lui era suo. Bastava schioccargli un bacio rumoroso sulle labbra o abbracciarlo da dietro, infilandogli le mani nelle tasche dei jeans, per ristabilire il giusto equilibrio. Mary Jane finì il Cosmopolitan e decise di fare un giro in terrazza per godersi la vista. Era davvero un panorama che toglieva il fiato, nonché uno dei motivi per cui adorava New York: il fiume Hudson, l’Empire, i grattacieli... quello spettacolo era davvero magico, al tramonto. E aveva il potere di farla sentire così romantica... Si sedette su uno dei divanetti bianchi e accese una sigaretta. Ma, da che mondo è mondo, a una ragazza carina non è concesso restare da sola in un bar per più di cinque minuti: immancabilmente si materializza al suo fianco un figuro maschile, il più delle volte con chiare intenzioni predatorie. Il figuro in questione, come da manuale, era Rick. «I tuoi amici ci stanno dando dentro di brutto.» annunciò, sedendosi sul divano accanto a lei «Non è che magari... vorresti darmi anche tu un po’ di questa tipica accoglienza Newyorkese?» Mary Jane alzò gli occhi al cielo. Era davvero quello il modo che aveva scelto per provarci con lei? In Texas riusciva a rimorchiare usando quel repertorio? Lei gli piaceva, era chiaro. Eppure si chiese se avesse tentato quell'approccio solo perché era l’unica femmina che conosceva in città. Cosa avrebbe dovuto rispondergli? Non era abbastanza brilla per farlo stare zitto come si doveva! In un’altra situazione lo avrebbe semplicemente mandato a quel


paese, andandosene, ma era un amico di Paul e dopotutto non voleva passare per la solita maleducata. «Benvenuto a New York straniero.» si limitò a dirgli, dandogli una pacca sul braccio. «Beviamo qualcosa, ne abbiamo bisogno.» stabilì, alzando un dito per richiamare l’attenzione di uno dei camerieri. Ordinò altri due Cosmopolitan. Sapeva che non era proprio una bevanda da vero macho del Texas, ma era quello che si meritava quel buzzurro. Come prevedibile, Rick storse il naso di fronte al cocktail dolciastro: «Questa roba è da donna.» «Preferivi una birra, immagino.» «Certo. La birra è la base della cultura americana. Insieme agli hamburger e alle patatine fritte.» «Non la chiamerei proprio cultura. Piuttosto cibo spazzatura.» Commentò Mary Jane. Il battibecco proseguì per diversi minuti, duranti i quali il cowboy fece sfoggio della propria ignoranza alimentare fatta di fast-food e cibi precotti, mentre lei tentava invano di istruirlo su bio, cruelty-free e alta cucina. Per un attimo, Mary Jane fu anche tentata di invitarlo a passare al ristorante dove lavorava, così gli avrebbe fatto vedere cosa significa mangiare davvero! Ma cambiò idea immediatamente dopo il suo ennesimo goffo tentativo di approccio: come in un film degli anni Cinquanta, Rick stese il braccio dietro allo schienale del divanetto per appoggiarlo sulle sue spalle. «Che fai?» si stranì lei. «Un selfie.» rispose lui, smartphone alla mano. «Sorridi, bionda!» Mary Jane non era certo tipo da selfie con gli sconosciuti, ma non poté sottrarsi. Mentre il cowboy eseguiva lo scatto, continuava a domandarsi se poi l'avrebbe mostrato agli amici come foto ricordo con la conquista della città.


Sandy e Paul scelsero quel momento per ricomparire e la serata andò avanti tra drink e occhiate non troppo furtive di Rick verso Mary Jane. Più di una volta le sue uscite infelici la irritarono: poteva essere così bello e così cretino allo stesso tempo? «Io sono stanca, Sandy. Credo andrò a letto.» «Anche Rick deve andare.» le rispose l’amica. «Mi ha accennato che domani ha un impegno importante. Vero Rick?» Che stava facendo Sandy? «Perché non dividete il taxi? Così risparmiate e vi fate compagnia?» Stava per rispondere che no, non era il caso, quando il cowboy la precedette, asserendo che gli sembrava un’ottima idea. Era fatta. Sandy gliel’avrebbe pagato con gli interessi, quello scherzo.

Il taxi si fermò davanti all'ingresso dell'hotel di Rick e lui si voltò verso Mary Jane. «Beh, allora eccoci...» disse, improvvisamente impacciato. Era rimasto in silenzio quasi per tutto il tragitto e lei sapeva che un tale improvviso mutismo, dopo la loquacità con cui l'aveva investita al Boom Boom Room, poteva significare solo due cose: o era irritato perché Sandy l'aveva praticamente costretto a dividere il taxi con lei; o stava cercando le parole più convincenti per invitarla a salire in camera con lui. «Senti... io non sono stanco. Potremmo bere qualcosa.» Ottima scusa! Pensò ironicamente Mary Jane. Come se non avessimo già abbastanza alcool in corpo, per questa sera. Inspirò a fondo, cercando di ignorare il sorrisetto dell'autista indiano che li fissava riflessi nello specchietto retrovisore. Cavoli, poteva avere sessant'anni e aveva sul cruscotto le foto di quelli che dovevano essere i suoi sei figli... Gli pareva il caso di spiare le coppiette? Rick rimase fermo immobile, in attesa.


Forse fu perché, alticcia com'era, provava pena per la scadente originalità degli approcci del texano... Forse fu perché voleva scioccare quell'impiccione del tassista... Ma Mary Jane sentì la propria voce rispondere: «Sì, dai, saliamo da te.» E, prima che potesse ripensarci, si avvicinò di colpo e posò la bocca su quella di Rick. Per un istante rimasero entrambi in quella buffa posizione, con le labbra protese come due pesci innamorati e gli occhi spalancati. Poi lui si sporse leggermente e le posò una mano sulla nuca, in un gesto delicato e possessivo che ebbe l'effetto di farla rilassare ed eccitare nello stesso momento. L'accenno di baffi del cowboy le fece il solletico, ma le sue labbra erano morbide e calde. Mary Jane indugiò nella dolce sensazione di essere baciata, di essere desiderata, prima di schiudere leggermente la bocca e lasciare che il contatto diventasse più intimo e profondo. La lingua di Rick sfiorò la sua, carezzandola, quindi si ritrasse per lambire la parte sensibile all'interno del labbro inferiore. Stavano dando spettacolo, Mary Jane se ne rendeva conto. Sebbene questa fosse stata in origine un po' la sua intenzione, ora provocare il tassista non le pareva più così divertente. Arrossendo, si tirò indietro di scatto, interrompendo il bacio. Si aspettava sconcerto da parte di Rick, forse persino una punta di irritazione; invece lui si limitò a ricomporsi, a pagare l'indiano ringraziandolo per la corsa e ad aiutarla a scendere. Le aprì persino la portiera, galante. Impacciata, Mary Jane rimase un istante impalata sul marciapiede. Si chiese se fosse ancora in compagnia del texano buzzurro che aveva incontrato alla festa. «Allora, ce la facciamo o no questa cavalcata?» chiese Rick, strizzandole un occhio. Sì, era ancora con lo stesso individuo. Senza darle il tempo di pensare - o di fuggire - lui l'afferrò per una mano e la trascinò fino all'ascensore. Non appena le porte si chiusero, le scostò un ricciolo dal viso, portandolo dietro l'orecchio. Si chinò a mordicchiarle un lobo, con deliberata lentezza. Mary Jane assaporò i piccoli brividi che le si stavano diffondendo lungo la spina dorsale.


Aveva un buon odore, il cowboy: un misto di sapone e tabacco unito all'aroma personale della sua pelle. Le dava le vertigini. Rick iniziò a baciarle il collo: il suo respiro caldo era piacevole... Poi lui però sussurrò: «Sai che oggigiorno le porcate in ascensore vanno di moda? Pare che in un certo film ci diano dentro di brutto in uno di questi cosi!» Mary Jane alzò di nuovo gli occhi al cielo. Cosa diavolo stava facendo? Perché, perché si era cacciata in quella situazione? Ma una miriade di risposte le vennero subito in mente: perché da quando quel bastardo di Josh l'aveva lasciata il giorno di Natale, lei non era più stata a letto con nessuno; perché si sentiva sola; perché, per quanto rozzo e volgare, questo cowboy la voleva... Lei lo attraeva, non c'erano dubbi. E, per qualche oscura ragione, anche lei si sentiva attratta da lui. Gli posò una mano sul petto, mentre con l'altra gli sfilava quei ridicoli occhiali da sole a specchio. «Senti.» disse, seria. «Se vuoi portarmi a letto devi giurare di non dire più neanche una parola. Facciamo questo patto? Io ci sto, ma tu taci. Perché ti giuro che se sento un'altra delle tue stronzate, scappo e piuttosto mi concedo al tassista che ci ha portati.» «Ma era vecchio!» puntualizzò Rick «Ma stava zitto!» precisò Mary Jane. A questo punto lui mimò il gesto di chiudersi la bocca con una zip, il che faceva ben sperare. L'ascensore arrivò al piano e le porte si aprirono con uno squillo. Di nuovo, Rick la prese per mano e la condusse lungo il corridoio fino alla stanza giusta. Aprì la porta con frenesia e, non appena questa si aprì, tirò la ragazza all'interno richiudendo l'uscio con un calcio. Famelico, fece di nuovo aderire le labbra a quelle di Mary Jane, spingendo la ragazza con la schiena contro il muro. Il bacio, questa volta, non era delicato o gentile, ma pieno di passione e di urgenza.


Lei sentì la testa farsi leggera, mentre apriva la bocca per concedergli di raggiungere la sua lingua. Rick le si fece ancora più vicino. Mary Jane si trovò stretta tra la parete e i suoi muscoli. Il texano aveva dei pettorali niente male, doveva ammetterlo, e lei aveva desiderato tastarne la consistenza sin da quando aveva posato gli occhi su di lui. Allungò una mano e slacciò un altro bottone della camicia di lui, facendo scivolare la mano all'interno. Era liscio e compatto, muscoloso al punto giusto: non come un body builder, ma come un uomo che è abituato a stare all'aria aperta e a fare lavori fisici. La fantasia che fosse davvero un cowboy le solleticò la mente: non voleva sapere quale fosse il suo vero mestiere, voleva immaginarselo a radunare la mandria e a sellare i cavalli... E a domare lei. Ecco, così era perfetto: lui finalmente zitto e lei che poteva gustarsi i suoi muscoli e sognare che fosse uscito direttamente da un romanzo rosa, pronto a soddisfare le sue voglie. Soffocò una risatina al pensiero, forse aveva davvero bevuto qualche cocktail di troppo... ma a quel punto Rick le sfilò la camicetta nera e si chinò verso il suo seno, riportandola bruscamente al presente. Le lambì un capezzolo con la lingua, lentamente, per poi allontanarsi e lasciarla insoddisfatta e in attesa. Istintivamente Mary Jane inarcò la schiena, offrendosi a lui, e il texano non se lo fece ripetere: appoggiò di nuovo le labbra nel punto da cui si era staccato, stringendole leggermente. Un mugolio le sfuggì dalla bocca quando lui iniziò a succhiare e poi le afferrò con delicatezza il capezzolo tra i denti. Sapeva il fatto suo, il mandriano... Mary Jane riprese ad armeggiare coi bottoni, facendo scivolare la camicia a scacchi giù dalla schiena di Rick. Diamine, aveva proprio delle belle spalle... Pensò, mentre gli allacciava le braccia intorno al collo e si stringeva a lui, strusciando il proprio seno contro il suo petto. In un attimo di timidezza, si ricordò che indossava le sue buffe mutandine coi gatti, invece che un tanga di pizzo; ma poi pensò che se lei passava sopra ai suoi Rayban a specchio, lui avrebbe potuto tranquillamente chiudere un occhio sulla sua lingerie.


E infatti il texano non badò affatto ai graziosi micini, quando si trovò ad abbassare gli slip con un gesto fluido, liberando entrambi di quella scomoda barriera. «Sei molto carina, bionda.» lo sentì mormorare, con voce roca. Tecnicamente aveva rotto il loro patto, ma Mary Jane decise che avrebbe potuto concedergli di parlare, se era per rivolgerle dei complimenti. Incespicando, raggiunsero il letto e ci finirono distesi sopra. Lui smise per un attimo di baciarla e percorse con lo sguardo il suo corpo nudo. Solo in quel momento Mary Jane realizzò quanto fossero azzurri e profondi gli occhi di Rick... Normalmente avrebbe meritato l'epiteto di Texano con gli occhi di ghiaccio, ma in quel preciso momento le sue iridi erano scurite dal desiderio, rese più intense dalla passione. Essere guardata in quel modo era elettrizzante, gratificante... E molto, molto eccitante. Poi lui la fece voltare e Mary Jane si ritrovò distesa a pancia in sotto. Avrebbe voluto spostarsi, perché in quel modo il suo generoso sedere partenopeo era proprio in bella vista, ma Rick le posò una mano sulla schiena e iniziò a baciarle la nuca con tale perizia che il suo cervello cancellò le preoccupazioni riguardanti la taglia del suo culo per concentrarsi sulle sensazioni che lui le stava offrendo. La lingua del texano percorse a poco a poco tutta la lunghezza della sua spina dorsale fino a raggiungerne la base, inviandole brividi di piacere per tutto il corpo. Era in estasi... Poi Rick le diede un piccolo morso su una chiappa, mormorando: «Muffin appena sfornati...» Mary Jane si voltò di scatto, sottraendo il proprio sedere alla sua vista e sedendosi sul letto con le gambe incrociate. «Come, scusa?» Era ancora intontita dal piacere appena provato e non sapeva se ridere o essere offesa dal paragone. «Muffin. Le tue chiappe sono soffici e gustose come il mio dolce favorito» chiarì lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Ricordi il patto?» disse Mary Jane «Devi stare zitto o ti lascio a bocca asciutta, altro che dessert!»


Il tono era acido, ma l'espressione di Rick era così sincera che la rabbia le sfumò immediatamente. Era chiaro che, dal suo punto di vista, intendeva essere un complimento. Prima che potesse decidere se essere lusingata o irritata, Rick cancellò la distanza che si era creata tra loro e iniziò di nuovo a baciarla. Le sue mani si posarono sui fianchi di Mary Jane, carezzandoli languidamente. Mi piace quello che vedo, quello che tocco, sembravano dire la sua lingua e le sue dita. Era decisamente più bravo a comunicare in quel modo piuttosto che a parole. Si ritrovarono di nuovo sdraiati, avvinghiati l'uno all'altra. La mano di Rick scivolò lungo la coscia di lei, per poi risalire e fermarsi esattamente nel punto perfetto per darle piacere. Mary Jane lo afferrò per la nuca e lo attirò a sé, baciandolo con passione, presa da una smania che non provava da tempo. Non era il tipo cui piacevano le storie di una notte ed era sicura che quella lo sarebbe stata, vista la totale incompatibilità dei loro caratteri... Eppure si sentiva bene, sapeva di stare facendo la cosa giusta: si stava concedendo un'avventura senza farsi le mille solite paranoie e il suo corpo rispondeva con ardore, stranamente in sintonia con quello sconosciuto. Le dita di Rick la sfioravano ritmicamente, facendola fremere di piacere. Iniziò a ricambiare le sue carezze, percorrendo la linea severa della sua mascella, proseguendo giù lungo il collo, l'incavo tra i pettorali, la pancia e ancora più sotto. Involontariamente sorrise compiaciuta: il mandriano non era affatto tutto fumo e niente arrosto. Quando lo sfiorò con la punta delle dita, Rick si lasciò sfuggire un gemito. Pareva aver deciso che era il momento di agire, perché si mise a frugare nel cassetto del comodino e ne estrasse un profilattico. Quando tornò a voltarsi verso di lei, Mary Jane era seduta sul letto e lo guardava con uno scintillio negli occhi. Spingendolo con una mano, lo costrinse a sdraiarsi e gli salì sopra a cavalcioni. «Vuoi dominare il toro del rodeo, eh, bionda?» mormorò lui, con voce arrochita dal desiderio. Mary Jane avrebbe voluto rispondergli in malo modo, ma quando appoggiò la mano sui suoi pettorali il cervello fu messo a tacere da un istinto primordiale. Perciò


si lasciò andare... e ne fu contenta, perché il piacere che la invase non appena lui le fu dentro valeva ben la pena di sorvolare sull'uso di certi termini. Era da un pezzo che non si sentiva a quel modo, totalmente sconnessa dal mondo, totalmente concentrata sul presente. Rick le afferrò i fianchi, spingendo più a fondo, assecondando e amplificando i movimenti di lei in un'onda travolgente che sembrava dominare ogni cosa. Sollevò la testa per raggiungere i suoi seni e iniziò di nuovo a succhiarli. Mary Jane lo tirò a sé perché non smettesse, perché andasse avanti all'infinito a farla sentire in quella maniera: in estasi, appagata, leggera. E poi il piacere li travolse entrambi, prima lei e poco dopo lui, e si ritrovarono ansimanti l'una addosso all'altro, avvinghiati e sudati. I loro cuori battevano all'impazzata e ci volle qualche minuto perché il ritmo tornasse normale. Mary Jane ne era conscia perché aveva l'orecchio appoggiato sul petto del texano e si godeva quel suono cadenzato e rassicurante, tanto più piacevole delle sue uscite verbali. Dopo qualche minuto, però, la ragazza iniziò a chiedersi come mai il suo compagno restasse così in silenzio... e, sollevando la testa, vide che era sprofondato nel sonno dei giusti. Scommetto che lui lo definirebbe il riposo del guerriero. pensò Mary Jane, districando le proprie gambe da quelle di Rick e scivolando silenziosa giù dal letto. Mentre era in bagno a lavarsi, incrociò il proprio sguardo nello specchio. Cosa cavolo aveva combinato? Aveva soddisfatto le proprie voglie, ecco cosa. Si era presa la soddisfazione con un bel pezzo di cowboy. In fondo era maggiorenne (da un pezzo) ed era single, quindi nessuno poteva dirle che non ne avesse il diritto. Però... non era sicura di voler essere ancora lì quando lui si sarebbe svegliato. Non avevano niente da dirsi, nessun argomento di cui chiacchierare a colazione. Tutto quello che avrebbero potuto condividere l'avevano già condiviso, quindi in fondo avrebbe fatto un favore anche a lui togliendo il disturbo. Si vestì alla chetichella e raccolse da terra le sue scarpe coi tacchi, decisa a indossarle solo una volta raggiunto il corridoio.


Prima di chiudersi alle spalle la porta della stanza, però, non poté fare a meno di indugiare ancora un attimo sul corpo nudo del texano, steso scompostamente nel letto. Che peccato che un fisico così divino appartenesse a un tale buzzurro...

capitolo secondo

Per fortuna il lunedì mattina il ristorante era chiuso. Non aveva proprio voglia di conoscere il nuovo capo col cerchio alla testa dovuto ai troppi drink e alla notte passata con Rick... Già, Rick. Sperava che Sandy non le chiedesse nulla al riguardo: il sesso con lui era stato favoloso, ancora poteva sentire il suo calore, il tocco delle sue dita che le sfioravano la pelle; eppure, cosa avrebbe potuto dire alla sua amica? Che quel mandriano sarebbe stato il suo uomo ideale solo se fosse stato possibile trapiantare su quel bel corpo un cervello funzionante? Scosse la testa, sconsolata, e i riccioli neri le fecero il solletico... Cavoli, stava ragionando come un uomo. Era proprio una cattiva ragazza. Persino Romeo aveva sul muso quello che lei interpretò come uno sguardo di totale disapprovazione. O forse aveva solo fame?


Si avviò al mercato con lentezza, decisa a perdersi nei meandri delle bancarelle e a lasciare che gli aromi della frutta e i colori delle spezie la distraessero da quei pensieri. Certo, si sarebbe concentrata sul lavoro. Cucinare, dopotutto, era la cosa che le riusciva meglio, quella che le veniva più naturale. Avrebbe lasciato che fosse il suo istinto a guidarla nella scelta delle materie prime, come al solito, e avrebbe fatto colpo sul nuovo proprietario. Taylor R. Eastman, ecco il nome di chi aveva acquistato il ristorante da Harry. Non sapeva altro che quello. Mentre sceglieva delle zucchine, la sua mente tornò per un attimo a Rick. Chissà cosa aveva pensato al suo risveglio non trovandola? Probabilmente nulla. E allora lei lo avrebbe ricambiato togliendoselo dalla testa! Zucchine in pastella accompagnate da una crema al curry, cercò di concentrarsi sul menu di presentazione per la serata, certa che i suoi piatti - un delizioso mix di sapori italiani e americani sapientemente fusi - avrebbero avuto il loro perché. Altro che patatine fritte e birra! Un trillo dello smartphone l’avvisò che aveva ricevuto un messaggio. Voglio i dettagli. Caffè da Starbucks tra un’ora. Sandy. Aveva un’ora di tempo per decidere se raccontare o meno all’amica la sua avventura di una notte. Spesso la Maître di sala le aveva detto che non c’era nulla di male. Era libera e anche le donne potevano fare quel che volevano senza che nessuno si permettesse di giudicare, proprio come gli uomini. Mary Jane l’aveva sempre vista in maniera diversa. Non che disapprovasse l’amica, ma lei non si era mai sentita una da ‘una botta e via’. Finì il giro al mercato e, di fronte ad un Vanilla Frappuccino, vuotò il sacco. «E adesso?» domandò Sandy «Vuoi rivederlo? Cioè, se chiede il tuo numero a Paul che gli dico?» «Non lo so» ammise. «Non abbiamo nulla di cui parlare. Appena apre bocca mi viene voglia di prenderlo a schiaffi. Ha detto che il mio culo assomiglia a un muffin!» Sandy rise di gusto: «A letto però andate d’accordo.» «Ci siamo divertiti.» confessò Mary Jane nascosta dietro al suo bicchiere di carta «Ma adesso basta pensare al bel mandriano. Devo concentrarmi sul lavoro. Ci tengo


a fare bella figura, lo sai. Come sarà il nuovo proprietario? Gli piaceremo? Pensa se decidesse di licenziare tutti e trasformare il ristorante in fast food...» Per un attimo fu presa dal panico. Senza il suo lavoro avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo! «Lo escludo. Se non è fuori di testa non lo farà mai. Harry ha guadagnato troppo bene con il locale e, se questo è furbo, farà altrettanto. Magari c'è un aumento in vista, invece! Vedila così. » Sandy sapeva mettere le cose nella giusta prospettiva, per questo le piaceva. Si salutarono e si diedero appuntamento al ristorante per l’apertura.

Come al solito, Mary Jane arrivò per prima e si prese tutto il tempo per prepararsi prima di entrare in cucina. Indossò la sua divisa: giacca a doppiopetto nera, pantaloni a piccoli quadretti bianchi e neri che le ricordarono la camicia di Rick. Rick. Basta pensare a lui! Concentrati! Si ordinò. Grembiule nero legato in vita che arrivava alle ginocchia e tradizionale fazzoletto annodato attorno al collo. Pronta. Con indosso la sua divisa si sentiva come un attore prima di entrare in scena, forte e sicura di sé: era la regina del teatro dell’alta cucina. Sfiorò con la mano il piano lucido dei fornelli: ne aveva molta cura, si assicurava sempre che tutto fosse immacolato e in ordine. Era un retaggio dell'educazione ricevuta al Piccantino: la scelta personale degli ingredienti, la scrupolosità sulla provenienza delle materie prime, l'attenzione al preparare cibi freschi e veri... Per lei queste cose, unite alla pulizia, significavano rispetto del cliente. La porta della cucina si spalancò e sulla soglia apparvero Sam, suo Sous-Chef da un anno, e Sandy, che salutò e si spostò in sala per dare inizio ai preparativi del servizio. In pochi minuti, con l'arrivo di tutti i componenti della brigata di cucina, il locale si andò animando. Ma c'era una tensione diversa nell'aria, quella sera... Tutti, dalla


Chef all'ultimo dei camerieri, non facevano che tenere d'occhio la porta in attesa dell'arrivo di Taylor R. Eastman. L'Italian Soul si riempì di un piacevole mix di profumi: il pomodoro e il basilico, l'aglio, il curry e il coriandolo, si spandevano per la sala invitando gli avventori a scegliere e ad addentrarsi in quell'azzardata ma azzeccata fusione di gusti. Finché l'ultimo cliente non fu uscito soddisfatto dal locale, Mary Jane non ebbe tempo di soffermarsi a riflettere sul fatto che il nuovo proprietario non si fosse ancora degnato di comparire. Ma, quando la porta venne serrata e comparve il cartello “Sorry, we are closed.”, iniziò a essere assalita dai dubbi. Come mai il signor Eastman non era venuto? Si era forse pentito di aver comprato il locale? O, peggio, era uno di quei ricconi che acquistano i ristoranti come farebbero con qualsiasi altra sciocchezza, pronti a disinteressarsene subito dopo? Abituata com'era alla gestione di Harry, che era un vecchio rompiscatole, ma amava l'Italian Soul e ne aveva davvero a cuore le sorti, non era sicura che avrebbe tollerato di avere per capo un tizio che non si faceva mai vedere e che vedeva nel ristorante un mero investimento pecuniario. Mary Jane si lasciò cadere stancamente su una sedia, domandandosi quanto sarebbe dovuto cambiare il suo modo di lavorare... Per un folle istante ebbe persino il terrore che il nuovo capo si fosse presentato in incognito come cliente, come facevano a volte i critici culinari. Iniziò a rosicchiarsi un'unghia, immaginando altri scenari catastrofici, quando la porta della cucina si aprì.

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