FASHION LOVE – ANCHE LE COMMESSE SOGNANO
di Sara J. Del Consile
Fashion Love – Anche le commesse sognano © 2015 Sara J. Del Consile
Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in maniera fittizia. Qualsiasi riferimento o somiglianza con fatti, luoghi o persone reali, viventi o defunte, è puramente casuale.
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Puoi farcela. Coraggio, Mia. Non è poi così difficile nascondere tutti questi tubini neri Dolce & Gabbana nel retro del negozio. D’altro canto, è l’unica soluzione. Non posso assolutamente permettere che al party di stasera ci sia qualcun’altra con un tubino nero uguale al mio. Ehi, non sono un’imbrogliona, ok? In qualità di responsabile del reparto abbigliamento donna di Fashion Love, posso anche decidere di ‘ritirare temporaneamente’ certi vestiti, in presenza di un valido motivo. E in questo caso il motivo è validissimo, non trovate? Insomma, il punto è che io lo faccio per il bene delle mie clienti. Pensate a cosa succederebbe se per caso una di loro venisse alla festa sfoggiando il famoso tubino e si accorgesse che io ne indosso uno identico: potrebbe venirle un infarto o - ancora peggio - delle rughe precoci causate da stress post-traumatico e io non voglio assolutamente che questo accada! Ci tengo alle mie clienti. E poi sono sicura che Stefano e Domenico mi perdonerebbero senz’altro se fossero a conoscenza del valido motivo che sta dietro a questo ‘ritiro temporaneo’. Ecco fatto: i tubini sono al sicuro nascosti sotto ad una montagna di jeans. Perfetto.
Ora però c’è un altro problema. Sarà il caso di nascondere anche lo scialle argentato che ho intenzione di abbinarci? Sì, e magari faccio un salto al reparto calzature e nascondo anche quelle Manoloche col vestito sarebbero davvero divine… Oddio, sto diventando paranoica. Stai calma, respira profondamente e ragiona. E’ impossibile che qualcuna indossi quello scialle e quelle scarpe perché ci vuole il vestito adatto e - guarda caso - quel vestito lo indosserai soltanto TU! Visto com’è semplice? E’ solo questione di non farsi prendere dal panico. Devo dire che le lezioni di yoga stanno iniziando a dare i loro frutti. Quasi quasi chiamo Barbie e glielo dico. Barbie è la mia migliore amica. In realtà si chiama Barbara ma tutti la chiamano Barbie perché è bionda, slanciata e schifosamente bella proprio come la bambola più venduta al mondo. Abitiamo insieme in un meraviglioso attico nel quartiere di Brera, zona extra lusso del centro. A dire il vero, io non potrei mai permettermi di abitare lì con il mio modestissimo stipendio da commessa, ma Barbie è una famosa PR (e con famosa intendo ben remunerata) perciò abbiamo stretto un accordo: lei paga l’affitto e io contribuisco a pagare le bollette, oltre a farle spesso da consulente personale d’immagine (compito che svolgo sempre volentieri dal momento che Barbie sta d’incanto con addosso qualsiasi cosa). Madre Natura è stata davvero generosa con lei regalandole chilometri di gambe e un vitino da vespa. E Madre Chirurgia ha fatto il resto con un ritocchino al naso e un prosperoso decolleté che sfida le leggi di gravità. Come se non bastasse, ha anche un innato fiuto quando si tratta di affari. Ad esempio la festa di stasera, opera sua. Si tratta dell’inaugurazione di un nuovo locale chic del centro e da come me ne ha parlato sono sicura che sarà il suo ennesimo grande successo. E il bello di queste feste è che ovviamente io sono sempre invitata.
Ah, già mi immagino quello che succederà stasera: io e Barbie saremo le regine incontrastate della festa, così irresistibili che tutti i ragazzi più carini faranno a gara per invitarci a ballare. “Oh, vi prego, non c’è bisogno che vi picchiate. Possiamo ballare con tutti quanti. Mettetevi in fila!”, gli ordineremo allora noi assumendo il controllo della situazione. Dite che sono troppo ottimista? Ok, forse a volte volo un po’ troppo con la fantasia. Però è così bello sognare…
Mancano ancora due ore alla chiusura e sono già in agitazione per stasera. In più, fatto gravissimo, non ho ancora deciso come pettinarmi. Qui ci vuole una pausa. Sento che la concentrazione di caffeina nel mio organismo sta calando pericolosamente. Urge rifornimento immediato di caffè, accompagnato da un saggio consiglio. Afferro il telefono, compongo il numero interno del reparto abbigliamento uomo, lascio squillare due volte e poi riattacco: è questo il segnale segreto che io e Gabri abbiamo stabilito per incontrarci al bar di Fashion Love nel giro di qualche minuto. Gabri è l’altro mio migliore amico, oltre ad essere senza ombra di dubbio il responsabile vendite più in gamba del mondo grazie al suo innato buon gusto in fatto di moda. Ebbene sì, si dà il caso che Gabri sia anche il commesso più gay di tutta Milano. Siamo diventati grandi amici fin da subito, praticamente dal primo momento che ho messo piede qui a Fashion Love. Ricordo ancora il nostro primo incontro. Ero seduta in una saletta del quinto piano, dove si trovano tutti gli uffici del centro commerciale. Ricordo che ero piuttosto tesa perché stavo aspettando di essere chiamata per un colloquio con la famosa e temutissima signora De Mattei, la proprietaria di Fashion Love.
Ad un tratto l’ho visto passare lì davanti. E’ rimasto ad osservarmi per una manciata di secondi, poi ha pronunciato la cosa più carina che qualcuno potesse dirmi (e che da allora mi ripeto in continuazione nei momenti di crisi nera!) “Non essere in ansia, baby. Sei la commessa più chic che abbia mai visto. Arriverai ovunque tu voglia arrivare”, mi disse con lo sguardo pieno di ammirazione. “Grazie. A dire il vero ho pensato la stessa cosa di te. Non ho mai visto un uomo vestito con tanto buon gusto”, fu la mia sincera risposta. “ E probabilmente neanche uno più gay”, replicò allora lui con un sorriso malizioso sulle labbra. Affascinante come un attore di Hollywood, vestito con estrema cura e probabilmente l’ultimo gentiluomo rimasto sulla Terra. Per giunta, con un irresistibile - e purtroppo alquanto raro - senso dell’umorismo. Ovvio, non poteva che essere gay. Ricambiai il sorriso e dissi “ Scherzi? In confronto all’ultimo ragazzo con cui sono uscita, tu sembri il re degli etero!”. “Allora benvenuta nel ‘club degli sfigati in amore’. Hai davanti a te il presidente onorario! Ci vediamo presto, bellezza”, e così dicendo si allontanò lasciando dietro di sé un’inconfondibile scia di Jean Paul Gaultier. Era a metà strada, quando tornò improvvisamente sui suoi passi e, facendo capolino dalla porta semiaperta, mi chiese “Senti, com’è il ragazzo di cui mi parlavi prima? Carino? Perché stavo pensando che se lui sembra gay, forse è davvero gay e in quel caso … potrei provarci io, no?”. “Sì, tu sei decisamente il presidente onorario del club”, risposi ridendo. Inutile dire che ero già pazza di lui. Più tardi scoprii che non si era sbagliato riguardo al lavoro e così lo cercai per dirgli che mi avevano assunta e lo invitai fuori a festeggiare il mio primo vero lavoro. La serata si rivelò una delle più divertenti della mia vita, trascorsa in discoteca tra fiumi di Cosmopolitan (scoperto grazie a Sex and the City e del quale non posso più fare a meno), ridicoli balli anni ottanta e mille risate. Fu così che l’apprendista commessa con la fissa per la moda e l’esperto commesso gay con la fissa per gli uomini divennero assolutamente inseparabili.
“Mirka, vado a bere un caffè. Torno tra dieci minuti”, grido verso una delle mie collaboratrici, impegnata a piegare delle stupende magliette di Calvin Klein che qualche cliente ha barbaramente abbandonato in camerino. Certo, il mestiere della commessa consiste anche nel tenere in ordine il negozio, ma questo non autorizza le clienti ad approfittarsene trasformando i camerini in campi da battaglia o riappendendo i vestiti a caso sul primo espositore che trovano. E’ una questione di rispetto e buona educazione, non vi pare? Per fortuna le nostre clienti non sono tutte così, altrimenti darei di matto tutto il giorno! Comunque ormai Gabri sarà giù al bar. Meglio che mi sbrighi a raggiungerlo. Scendo al pian terreno e lo vedo già seduto al bar che chiacchiera con Claudio, il barman. “Ciao Gabri, ciao Claudio. Ci porti il solito?”. “Ma certo, due caffè shakerati al Bayles. Arrivano subito”, mi strizza l’occhiolino come sempre e si allontana verso il bancone per prepararli. “Allora tesoro, cosa c’è che non va adesso? Non mi dire che si tratta ancora di stasera!”, esclama Gabri in tono esasperato. Ok, forse gli ho già chiesto diversi consigli riguardo stasera. D’accordo, diciamo pure una valanga di consigli. Ma questo problema è davvero serio perciò lo guardo con l’espressione più disperata del mondo e lo supplico: “Urge consiglio immediato. Col tubino nero di stasera, meglio uno chignon elegante o una chioma sciolta un po’selvaggia? Aiutami, ti prego. Sono nel panico più totale!”. “Mia, avevamo detto che non mi avresti più stressato col tuo look di stasera. Ricordi? Me l’hai promesso circa … due ore fa!”. “Dai Gabri, non arrabbiarti. Prometto che poi non ti stresso più, ok?”, gli assicuro sfoderando lo sguardo più patetico che conosco nel tentativo di fargli pena.
“D’accordo”, cede sbuffando. “Ma ricorda che hai promesso”, mi guarda serio con i suoi penetranti occhi nocciola e io mi affretto a fare cenno di sì con la testa. “Chignon, semplice ma sofisticato. E poi così farai risaltare quei divini orecchini di brillanti che volevi mettere”. Questo ragazzo è un genio. Lo adoro. “Te l’ho mai detto che senza di te non posso vivere?”, gli chiedo con un gran sorriso. “Almeno un miliardo di volte, Mia. Ma continua pure a dirmelo. Sono il gay più egocentrico del mondo”, ribatte lui ricambiando il sorriso. In quel momento arriva Claudio con i caffè. Sollevo il mio bicchiere verso Gabri e brindo: “A te, il consigliere più fidato del mondo. Sei la prova che gli angeli esistono anche sulla Terra”. “Oh, ma certo che esistono”, concorda Gabri unendosi al brindisi. “Solo che qui sulla Terra hanno un altro nome. Si chiamano commessi!”, conclude strizzandomi l’occhiolino.
Le 19.30. Finalmente! Spengo le luci del reparto, chiudo la cassa col codice di sicurezza e finalmente posso scendere a cambiarmi e poi correre a casa a prepararmi. Ho solo un’ora di tempo. Capite? Solo un’ora! Sto per scendere le scale ancora illuminate, quando sento una voce alle mie spalle. “Mia, hai un minuto?”. E’ Christian, il figlio della proprietaria. Praticamente il fratello minore di Hugh Grant. Ventisei anni, alto un metro e ottanta e due occhi così blu da sembrare zaffiri. E’ sexy da far schifo e purtroppo anche ben consapevole di fare quest’effetto alle donne, che cadono immancabilmente tutte ai suoi piedi. Beh, non proprio tutte.
Ovviamente per quanto bello possa essere è pur sempre il mio capo e, in quanto tale, assolutamente ‘off -limits’, al contrario di alcune mie colleghe che si direbbero addirittura pronte a tradire il marito per una notte con lui (eh già, purtroppo esiste anche quel genere di donna…). Mi giro e trovo Christian appoggiato ad una colonna, con lo sguardo fisso su di me. Stai calma, respiro profondo e cerca di non arrossire come al tuo solito (ma perché il capo mette sempre così tanta soggezione? Mistero!). “Sì, Christian. Ci sono problemi?”, gli chiedo ostentando una naturale indifferenza nel sostenere il suo sguardo, sempre posato su di me. Per caso vuole farmi la radiografia? Non è educato fissare la gente. Qualcuno dovrebbe dirglielo. “Volevo solo congratularmi con te e il tuo staff. Ho appena visto i fatturati giornalieri dei reparti. E l’abbigliamento donna ha superato brillantemente tutti gli altri. Complimenti, è il terzo sabato di fila che il tuo reparto primeggia nelle vendite”. “Grazie, ne sono contenta. E il merito è soprattutto delle ottime abilità di vendita delle mie collaboratrici. Sono davvero in gamba”. “Non lo metto in dubbio. Ma io credo che un merito particolare sia da attribuire a te. Se il reparto funziona così bene è grazie alla sua responsabile. Seria e molto preparata. Non voglio trattenerti oltre. Passa un buon week-end”. “Grazie, anche tu. A lunedì.” Le parole mi escono a fatica. Mi manca l’aria. Com’è che ha detto? Ah sì. Sono seria e molto preparata! Non riesco ancora a crederci. Finalmente un po’ di riconoscenza per il mio duro lavoro! Ecco come deve essersi sentita Alex Owens in Flashdance, quando le comunicano che è stata ammessa alla scuola di ballo. Beh, forse non è proprio la stessa cosa, però anche la mia è stata una gran soddisfazione. E poi lei era stata raccomandata dal ricco fidanzato per avere quel provino. Io invece non ho neanche uno straccio di uomo (figurarsi addirittura uno ricco e brillante come quello del film!), ma devo ammettere di essere ugualmente felice perché ho ottenuto questo piccolo successo contando solo su me stessa.
E poi chissà che la ruota della fortuna non inizi a girare anche dalla mia parte. Strano, sarebbe la prima volta che mi capita in venticinque anni. Magari quest’anno incontrerò anche l’amore della mia vita! Sì, lo so. Devo imparare a non esagerare. Ma in fondo sognare il principe azzurro non ha mai fatto male a nessuno, no? Mi chiedo se la sicurezza lo lascerà passare quando verrà a rapirmi dal negozio sul suo cavallo bianco. Uhm. Forse sarebbe meglio se il cavallo lo lasciasse fuori. Ok, forse sarebbe meglio se la smettessi di fantasticare e volassi a prepararmi. Guardo l’orologio appeso alla parete dello spogliatoio. Oddio, mi sono rimasti solo quarantacinque minuti. Muoversi, muoversi, muoversi!
Per fortuna Fashion Love, situata proprio nel cuore di Milano, si trova a soli due minuti dalla fermata della metro di Piazza Duomo. Salgo al volo prima che le porte del vagone si chiudano. Cordusio. Cairoli. Poi a Cadorna cambio linea ed eccomi arrivata a Lanza, la mia fermata. Ora non mi resta che camminare il più velocemente possibile fino a casa. Anche se in realtà ‘velocemente’ è un termine fin troppo ottimista. Diciamo ‘velocemente’ per quanto possa essermi concesso dalle Jimmy Choo tacco dodici che ho ai piedi. Un’occhiata lampo all’orologio a bracciale di Guess mi rivela che ho solo trentacinque minuti per trasformarmi nella ragazza più glam di Milano e la cosa mi fa andare in iperventilazione. Spalanco la porta di casa e, sempre più in ansia, grido: “Barbie, sono in super ritardo. Non ce la farò mai a essere pronta in così poco tempo!”. Dovete sapere che alla mattina impiego trenta minuti solo per truccarmi. Dite che sono esagerata? Beh, forse un tantino.
Però ci metto solo cinque minuti a pettinarmi. Ok, in realtà ce ne metto quindici. Ma ne impiego solo due a vestirmi. Non ci credete? E invece dico sul serio! Ecco, se devo essere onesta, sono così veloce a vestirmi perché al lavoro abbiamo una divisa. Che schifo, direte voi. Ed è qui che vi sbagliate, cari miei. Forse dimenticate che sono una commessa di MN e quando dico ‘divisa’ non intendo certo uno di quegli orribili camici bianchi da ospedale fatti con quell’acrilico che ti provoca la dermatite solo a guardarlo. In realtà con ‘divisa’ intendo uno stupendo tailleur nero di Armani (che varrà qualcosa come cinque dei miei stipendi. E scusate se è poco). Così al mattino il mio unico compito è scegliere le scarpe, operazione che in genere richiede una decina (abbondante) di minuti. Che c’è? Non è colpa mia se ho tante scarpe da prendere in considerazione! Loro sono le mie bambine, sangue del mio sangue (o meglio, sudore della mia fronte!) e mi sembra giusto trascorrere un po’ di tempo con loro. Sapete, ho scoperto che se gli parli tutte le mattine, loro diventano più comode. Veramente! Ok, forse è un po’ anche merito dei mini plantari adesivi che rilassano i piedi. Ma non ne sarei così sicura... “Ehi, tesoro, niente grida isteriche, ti prego! Ti ho già preparato la vasca e l’ho riempita di sali rivitalizzanti: non devi fare altro che immergerti”, annuncia Barbie con quel tono pacato che tanto le invidio mentre fa capolino dalla porta della cucina. Ha già indosso lo stupendo abito bianco di DKNY che le fa risaltare la splendida abbronzatura, merito del suo solito viaggetto pre-party alle ‘Isole Lampados’. “Grazie Barbie. Ti devo un favore”, dico stampandole un bacio affettuoso sulla guancia. “E poi non vedo l’ora di raccontarti cosa mi è successo oggi. Roba da non credere! Ma prima volo in immersione”, e così dicendo corro come un fulmine verso la stanza da bagno.
Dopo mezzo secondo sono già immersa nella vasca. E’ vero, il nostro attico è davvero fantastico, ma la stanza da bagno è di gran lunga l’angolo più bello della casa, qualcosa assolutamente fuori dal comune: tutta piastrellata di un bel rosa antico con i sanitari di un paio di toni più scuri che la fanno sembrare la stanza di una principessa. Ma la cosa più sorprendente - e qui subentra il mio genio creativo - è che, oltre all’enorme specchio barocco sopra ai lavandini, ci sono specchi ovunque. Sì, avete capito bene. Ovunque. Il motivo? Semplice. Il fatto è che un giorno ho pensato che in genere quando ci specchiamo vediamo solo una piccola parte di noi riflessa nello specchio. Ma come si fa a sapere se per caso abbiamo un buchino a lato della gonna o, peggio ancora, un collant smagliato nell’incavo del ginocchio? Con uno specchio normale sarebbe praticamente impossibile accorgersene, ma ecco pronta la soluzione: tanti specchi posti tra una piastrella e l’altra in modo che io e Barbie possiamo controllare il nostro look da ogni angolazione possibile e immaginabile. Non è fantastico?
Dieci minuti nella vasca e mi sento già rinascere. Mi asciugo in fretta, spalmo una crema tonificante su tutto il corpo ed entro nel tanto desiderato tubino. In quel momento arriva Barbie con due Bellini, li appoggia sul tavolino di cristallo, poi con un’occhiata complice mi chiede: “tu il trucco e io i capelli?”. Adoro la mia migliore amica. Le spiego l’idea di Gabri riguardo ai capelli, poi con mano esperta sistemo l’ombretto, do una ripassata all’eyeliner, tampono tutto il viso con un velo di cipria illuminante e applico il gloss volumizzante sulle labbra. Perfetto.
Intanto Barbie traffica con i miei lunghi capelli castani per creare uno chignon che mi dia un’aria sofisticata ma senza esagerare. “Barbie, oggi è successa una cosa inaspettata. Sono troppo felice”. “E’ quello a cui accennavi prima? Dai racconta. Sono curiosa!”. “Ecco, stavo per venire a casa, quando Christian mi ha fermata e mi ha fatto i complimenti per come sto lavorando”, le dico ripensando con un sorriso alle sue parole. “Ma Mia, è una notizia fantastica! Era da tanto che desideravi che qualcuno si accorgesse del tuo talento nelle vendite. Dobbiamo assolutamente brindare!”, esclama afferrando una coppa di Bellini e porgendomi l’altra. “Brindiamo a Mia, la commessa più brava di tutta Milano!”. “E a Barbie, la PR più in gamba di tutta la città!”, concludo io con un sorriso raggiante.
Una spruzzata del mio profumo preferito (perché, come dice Blair Waldorf: “La classe non è acqua, ma Chanel n°5”), una spalmata di olio iridescente per far brillare le gambe ed eccomi pronta. Indosso gli orecchini di brillanti (regalo di natale dei miei), afferro la pochette nera di Prada, poi mi affretto a raggiungere Barbie che è già sul pianerottolo e via verso la festa! Sarà una serata meravigliosa. Me lo sento.
ECCO PERCHE’ AMO IL MIO LAVORO:
1) Ho lo sconto del 50 % su qualsiasi articolo del negozio.
2) Quando ci sono i saldi, posso scegliere prima delle clienti tutti gli articoli migliori al prezzo più basso. Naturalmente senza dover lottare nella confusione per dover trovare l’abito del colore che voglio o i jeans della mia taglia.
3) Tutte le mattine, dopo l’apertura (quando l’affluenza di clienti è ancora piuttosto bassa) ho un’ora intera di tempo per fare shopping nel centro commerciale o semplicemente per vedere gli ultimi arrivi degli altri reparti e tenermi sempre aggiornata.
4) Posso ammucchiare tutto quello che desidero comprare nel retro del reparto per poi acquistarlo un po’ alla volta (l’ultima volta che ho fatto il conto si aggirava intorno ai 600 €. Ma non avevo ancora deciso di comprare i nuovi Sexy Woman e il top bianco di Versace).
5) Essendo una consulente di immagine, devo sapere perfettamente come vestono gli articoli che vendiamo perciò sono autorizzata a provare tutti i nuovi arrivi (per essere in grado di consigliare al meglio le mie clienti, non certo per decidere cosa comprare e cosa no. Anche se di solito compro tutto quello che mi sta bene. Ma questi sono piccoli dettagli).
6) Mi rende felice trovare la mise adatta alle esigenze delle mie clienti. Quando si guardano allo specchio e mi dicono “E’ proprio quello che volevo” sono la commessa più soddisfatta del pianeta. E credetemi, non è così semplice accontentare certe donne. L’altro giorno una ragazza mi ha chiesto un paio di Diesel taglia 28, ma quando li ha provati si è accorta che non le si chiudevano ed è scoppiata in lacrime. Dopo venti kleenex e due ore di tempo, sono riuscita a convincerla a provare la 29. Ovviamente ho dovuto dire che quel particolare modello vestiva molto stretto. E naturalmente la 29 le stava benissimo.
7) Adoro andare negli show-room per vedere le collezioni in anteprima, indovinare che cosa andrà di moda la stagione successiva e quindi decidere quali articoli comprare …
… insomma adoro il mio lavoro! E’ il modo migliore per fare shopping, liberare la mia creatività e conoscere le tendenze moda prima di tutti. Super!
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Questa volta Barbie ha davvero dato il meglio di sé. Il party è una vera favola e gli invitati non sono certo da meno. C’è un buffet a base di piatti freddi che solo a vederli viene voglia di assaggiarli tutti e un famoso dj londinese sta suonando la più bella musica chill out degli ultimi tempi. Ovunque mi giro il mio sguardo si posa inevitabilmente su gruppi di modelli vestiti all’ultimo grido accompagnati da modelle così magre da sembrare trasparenti. C’è anche qualche stellina del cinema e non poteva mancare un gruppetto di calciatori dall’aria festaiola. Il glamour è nell’aria ed è così presente da essere quasi palpabile a mano nuda. Questo sì che è il paradiso!
Divine creazioni d’alta moda sono indossate da donne dall’aspetto curatissimo e i più superbi abiti da sera vestono uomini dall’aria tremendamente affascinante. E’ questa è la Milano che amo. Un luogo riservato a pochi eletti dove tutto è sinonimo di lusso e bellezza. Dove il buon gusto si mescola all’eleganza, anche se solo per una sera. Ma non c’è da temere: qui ogni settimana c’è una nuova inaugurazione, un nuovo party, un nuovo motivo per festeggiare e ogni settimana mi immergo nel patinato mondo dei ricchi e dimentico di essere una semplice commessa. Eh già, anche le commesse sognano, non lo sapevate?
Siamo arrivate da due minuti e Barbie è già dovuta scappare per controllare che vada tutto per il meglio così mi riempio il piatto di gamberetti in salsa rosa, tramezzini al salmone e delizie varie ed esco in giardino poi, avvistato un tavolino dall’aria un po’ appartata, decido che è il posto più adatto per gustare quest’ottima cena e assaporare fino in fondo questa calda serata di primavera. Una volta seduta, non posso fare a meno di restare estasiata davanti allo scenario che mi si apre intorno. Questo giardino è davvero spettacolare! Ancora più chic dell’interno, se questo fosse mai possibile. La piscina a forma di palma è completamente illuminata da enormi candele color cioccolato disposte tutt’intorno insieme a stravaganti statuine etniche che hanno tutta l’aria di essere pezzi unici mentre per tutto il giardino sono disposti dondoli, chaise longue e divanetti - tutti rigorosamente bianchi - su cui sono sistemati giganteschi cuscini zebrati insieme ad altri più piccoli rivestiti da sgargianti stoffe che sembrano essere piuttosto pregiate. “Cosa ci fa una così splendida creatura seduta tutta sola?”. Una voce mi desta dai pensieri e mi riporta alla realtà. E’ Gabriele. “Aspetta che arrivi un bel ragazzo a farle compagnia”, replico sfoderando un gran sorriso.
“Eccomi qui! Scusa il ritardo, ma ho conosciuto un tipo niente male che mi ha chiesto addirittura il numero!”, mi racconta con gli occhi che gli brillano di gioia. “Davvero? Gabri, ma che bella notizia! Dai raccontami tutto”, lo esorto, curiosa. Da sempre ‘uomini’ e ‘moda’ sono i nostri argomenti di discussione preferiti. Ah, non ve l’ho detto? Facciamo ancora entrambi parte del club ‘sfigati in amore’. Anzi, possiamo dire che da stasera io ne sia diventata la presidentessa dal momento che almeno Gabri ha cuccato. Ed ecco arrivare la terza socia del club: Barbie. Anche lei non riesce a trovare il ragazzo giusto nonostante, come avrete di certo capito, abbia moltissimi spasimanti. Chissà, forse lo troverebbe se non avesse gusti così difficili. Pensate che una volta ha addirittura lasciato un ragazzo solo perché ha dichiarato che la capitale della Spagna è Real Madrid. Poverino, si sarà confuso. Dopotutto il ragazzo in questione era un calciatore e di quelli belli e ricchi, per giunta! Non si può certo pretendere che sia anche intelligente, no??
Terminata la cena, io e Gabri decidiamo di lanciarci in pista. Barbie invece deve tornare al lavoro ma promette di raggiungerci il prima possibile. “Forza Ginger, facciamo vedere a questi manichini come si balla”, annuncia Gabri guidandomi verso il centro della pista. “Ok, Fred. Scateniamoci!”, ribatto ridendo. Ma dopo più di mezzora sulla pista, le mie Manolo iniziano ad avere urgente bisogno di una pausa. E io di un Cosmopolitan. Approfittando del fatto che Gabri è impegnato a mostrare i suoi passi migliori a Nick, il biondino italo-americano che ha rimorchiato a inizio serata, colgo al volo l’occasione per raggiungere il bar e fare un ‘Cosmo-break’.
Mentre aspetto che sia pronto, vedo spuntare dalla pista qualcuno che conosco: è Giulia, una delle mie clienti più affezionate. “Ciao Mia, ci sei anche tu! Un party davvero cool, non trovi?”, mi chiede sfoggiando l’abito a fiori di Blumarine che le ho venduto qualche giorno fa. “Sì, l’ha organizzato la mia migliore amica. I suoi party sono sempre un successo ma secondo me questo li batte tutti. E’ davvero una festa stupenda”, concordo sorridendo e immaginandola per un attimo con addosso il mio tubino. Meno male che ho nascosto tutti gli altri, altrimenti sarebbe stata una catastrofe. Giulia tu non lo sai, ma ti ho salvato la vita. Finalmente arriva il mio Cosmo. Ne bevo un lungo sorso quando noto che Giulia sta osservando il mio vestito. Oh-oh. Conosco quello sguardo. E’ lo stesso che avevo io quando Mirka si è presentata al lavoro con quel fantastico bracciale vintage di cui mi ero perdutamente innamorata e in gergo oniomane significa: ‘Lo voglio, lo voglio, lo voglio. Dimmi subito dove l’hai preso o ti uccido’. Ti prego, fa che non mi chieda niente, che non voglia sapere! “Mia, ma il tuo abito è davvero stupendo. Viene dal negozio? Non mi sembra di averlo visto l’ultima volta”, mi chiede con lo sguardo sempre fisso sul mio tubino. Per poco non mi va di traverso il Cosmo. E adesso? Cosa mi invento? Trovato. Posso dirle che non è ancora arrivato in negozio! In fondo lei che ne sa. Sto per risponderle che l’ho comprato da un’altra parte quando sento una voce familiare alle mie spalle. “E’ vero, Mia. Mi sembrava che quei tubini di Dolce & Gabbana fossero arrivati settimana scorsa”. E’ la voce di Christian. Ma che diavolo ci fa lui qui? Oddio, sono morta. E’ la fine.
Forza Mia, pensa a qualcosa da dire per giustificarti. E in fretta! “Ehm, in effetti hai ragione Christian. Ma il fatto è che non avuto tempo per placcarli tutti con gli anti-taccheggio perciò non ho potuto esporli. Ti assicuro che comunque saranno pronti per lunedì”, rispondo colta da un’improvvisa illuminazione. “Beh, allora passo lunedì così lo provo, ok? Ciao, Mia. Arrivederci Christian. Vi auguro una buona serata”, Giulia ci saluta con un sorriso e poi se ne va lasciandomi sola col nemico. Osservo Christian con la coda dell’occhio. Ha un’espressione strana che non riesco a decifrare. Avrà creduto alla mia storiella? Chissà! “Allora Christian, anche tu qui? Non è una festa stupenda?”, gli chiedo immediatamente cercando di cambiare discorso. “Già, davvero stupenda”, risponde osservando la gente che balla a pochi metri da noi. Ma sì, ci avrà sicuramente creduto. Del resto, perché non dovrebbe? Sto già esultando dentro di me quando lo sento aggiungere: “Mia, vorrei che venissi a cena con me domani sera. Passo a prenderti alle otto, va bene?”. Sento il sangue ghiacciarsi nelle vene. Il capo vuole vedermi a cena e quel tono deciso non promette niente di buono. Oddio, vuole licenziarmi. Non ha creduto alla storia dei tubini e vuole che me ne vada ma non vuole dirmelo al lavoro per risparmiarmi la vergogna davanti ai colleghi. “Allora Mia, va bene per domani sera?”, mi chiede Christian, ancora in attesa di una mia risposta. “Sì, sì, d’accordo”, farfuglio cercando di apparire il più naturale possibile. Non voglio dargli a vedere che ho capito cosa vuole dirmi. Dopotutto ho ancora il mio orgoglio! Lo sento dire: “Bene. Allora ci vediamo domani. Buona notte, Mia”.
Un attimo dopo è già scomparso tra la folla. Che bastardo. Licenziarmi per una cosa così stupida! E il tono rilassato che aveva mentre parlava: come se non gliene importasse niente. Ma certo che non gliene importa niente. Io sono solo un numero sul suo libro paga. Niente di più di un piccolo numero insieme a tanti altri! E probabilmente da domani sera non sarò più neanche quello. Je suis dans une mer de merde. (So che non è chic dire parolacce. Per questo le dico in francese). Sono davvero la ragazza più sfigata del mondo. Anche il mio famigerato sesto senso mi ha abbandonata! Doveva essere una serata meravigliosa. Me lo sentivo. Invece si è rivelata un incubo. E pensare che se avessi messo l’abito turchese di Fendi tutto questo non sarebbe successo… Accidenti a me. Accidenti. Accidenti. Accidenti a me. Mi giro verso il barman con l’aria sconsolata. Rimane solo una cosa da fare. Ordinare un altro Cosmopolitan.
Sono seduta al tavolo con Christian da cinque minuti (senza dubbio i cinque minuti più lunghi della mia vita) e finora lui non fa altro che fissarmi con quel suo sguardo penetrante senza dire nulla, cosa che mi fa sentire terribilmente a disagio. Per non parlare del mio abbigliamento. Perché diavolo ho deciso di mettere questo stupido prendisole a quadretti bianchi e rossi? Non ne ho la minima idea ma per fortuna nessuno sembra farci caso. Come stabilito Christian è passato a prendermi alle otto per portarmi fuori a cena. E sapete dove mi ha portata?
Nella pizzeria più orribile che abbia mai visto. Oh mio Dio. Mi sono appena resa conto che la stoffa del mio prendisole è uguale a quella delle tovaglie. Questa è di sicuro la cosa peggiore che mi sia mai successa (beh, se non consideriamo quella volta in cui Barbie si è offerta di tingermi i capelli ma per sbaglio ha usato la sua tinta e me li ha fatti biondo platino. Ho iniziato a piangere dalla disperazione così per rimediare ha tentato di ritingermeli di nero ma sono diventati verdi e il giorno dopo il parrucchiere mi ha chiesto duecento euro per sistemarli). Un cameriere con i capelli da Jack Sparrow ci porta gli aperitivi mentre Christian inizia finalmente a parlare. “Mia, il tuo comportamento è davvero imperdonabile. Credevo fossi una responsabile seria e preparata ma ciò che hai fatto con i tubini mi ha finalmente aperto gli occhi su di te! Una persona del genere non merita di lavorare aFashion Love. Sei licenziata con effetto immediato”, annuncia Christian guardandomi come se fossi la più spregevole delle creature. Ecco, mi ha licenziata. Lo sapevo. E adesso cosa faccio? Nessun negozio vorrà più darmi un lavoro, soprattutto quando verrà a sapere del motivo del mio licenziamento. Sono finita. Fi-ni-ta. Addio preziosi sconti sull’abbigliamento. Addio mio adorato tailleur di Armani. E’ stato bello averti indossato… “Mia, svegliati!”. La voce di Barbie mi fa sobbalzare. Cosa ci fa qui anche lei? “Mia, sveglia. Forza!”, insiste Barbie alzando la voce. Apro gli occhi e scopro che stavo sognando. Nessun licenziamento, nessun prendisole a scacchi, nessun cameriere rasta. Si è trattato solo di un brutto sogno, tutto qui!
Poi mi torna alla mente la discussione avuta con Christian alla festa. E se avessi fatto un sogno premonitore? Potrebbe essere. In fondo è quello che succede anche a quella ragazza… come si chiama… ah sì, Phoebe Halliwell (ma come chi è? Non avete mai visto il telefilm Streghe??). “Mia, stavi gridando nel sonno. Hai fatto un brutto sogno?”, mi chiede Barbie sedendosi su un angolo del letto. “Altro che brutto! Era un incubo spaventoso. E purtroppo presto diventerà realtà”, confesso tirandomi su a sedere. “Dai, non esagerare! A tutti capita di fare brutti sogni. Non è poi così grave”, sdrammatizza Barbie con un sorriso. “Ti sbagli. Questo è stato un sogno premonitore”, insisto decisa a spiegarle tutto. Così le racconto cos’è successo alla festa con Giulia, dell’improvvisa apparizione di Christian (che di sicuro non ha creduto alla mia patetica scusa) e del suo inaspettato invito a cena (probabilmente un modo carino per licenziarmi). “Mia, invece magari Christian ha davvero creduto alle tue parole. E l’invito a cena potrebbe avere un’altra motivazione”, ipotizza Barbie tentando di consolarmi. “Non credo. Che altro motivo avrebbe per invitarmi a cena?”, chiedo facendo una breve pausa. “Te lo dico io: nessuno!”, concludo cercando di non mettermi a piangere. Io amo quel lavoro. E’ l’unica cosa che so fare bene e che mi dà soddisfazione. Non voglio perderlo. “Coraggio, Mia. Non sapremo cosa vuole dirti fino a stasera e non è il caso di fasciarsi la testa prima del tempo, no? Dovremo rimandare lo jogging perché fuori diluvia ma possiamo farci una bella colazione, ti va?”. Barbie ha ragione. Non posso sapere cosa vuole dirmi Christian. E anche se volesse licenziarmi devo essere pronta ad affrontare la situazione. Non perderò il mio lavoro senza lottare. Gli farò capire che sono pentita e gli chiederò scusa. Lo supplicherò se sarà necessario. Tutto pur di tenere il mio lavoro. Scendo dal letto pervasa da una forza nuova.
“Barbie, si va a fare jogging”, annuncio decisa. Non mi importa se fuori piove. Nessuno può ostacolare i miei piani. Non lo farà Christian De Mattei e non lo farà di certo uno stupido temporale.
“Devo dire che in fondo la tua idea non è poi così male, Mia”, ammette Barbie, la voce un po’ in affanno. “Già. E in questo modo rassodiamo anche i glutei”, ribatto asciugandomi la fronte madida di sudore. Dal momento che fuori continua a piovere, ho pensato che potevamo fare il nostro jogging domenicale in casa. Come? Semplice: facendo su e giù per le scale della nostra palazzina. Ragazzi, sono un genio. Ho inventato un nuovo sport! Lo chiamerò step-jogging. Sono sicura che presto diventerà lo sport più in voga tra le star di Hollywood ed io naturalmente sarò la loro personal trainer di fiducia! Già mi immagino Madonna che rilascia interviste in cui dichiara: “Da quando ho conosciuto Mia mi sento un’altra. La sua particolare tecnica mi ha permesso di abbandonare il Pilates e tutto il resto. Sono rinata. E per questo devo solo ringraziare la mia fantastica personal trainer”. Forse come al solito sto esagerando. Non credo che la stessa ragazzina che falsificava i certificati medici per avere l’esonero da educazione fisica potrà mai diventare la guru sportiva più amata dalle celebrities. Però nessuno mi vieta di comprare lo stesso quella stupenda tuta Adidas che ho visto nel reparto sportivo di Fashion Love. Non posso certo continuare a praticare lo stepjogging con questa vecchia tuta scolorita. Ci sono i vicini che ci guardano.
Terminati i nostri trenta minuti di step-jogging rientriamo in casa. Dopo una bella doccia fresca, decidiamo di fare una colazione abbondante (e meritatissima!), guardando un po’ di Fashion TV. Il pomeriggio della domenica è invece riservato alla fase che Barbie ed io abbiamo chiamato ‘Restauro & Relax’ e consiste nel fare tutte quelle cose che ci fanno star bene ma che non abbiamo tempo di fare durante la settimana. Questa fase comprende: manicure, pedicure, depilazione, maschere per il viso e impacchi per i capelli. Il tutto accompagnato da una rilassante musica new-age e da tante candele profumate. Certo, non è come essere in una Spa di lusso però l’effetto è ugualmente garantito. Eh sì, bisogna risparmiare. Altrimenti come faccio a permettermi tutto lo shopping?
3
Mancano cinque minuti alle otto e, trepidante e leggermente ansiosa, aspetto che Christian venga a prendermi per risolvere la ‘faccenda dei tubini’. Ho pensato di dimostrargli che sono seria e professionale così ho optato per la classica giacchina di Chanel, beige con i classici merletti Lesage neri che è senza dubbio il regalo più bello che la nonna potesse farmi. L’ho abbinata ad una minigonna fatta di strati e strati di tulle nero perché ho pensato che va bene essere seri e professionali ma ci vuole anche un po’ di carattere. Soprattutto questa sera, in cui sospetto che ne avrò davvero bisogno. A completare l’opera, un filo di perle intorno al collo e i capelli legati in una semplice coda di cavallo con un nastrino di raso nero. Ok, pronta per affrontare il nemico. E soprattutto per salvare il posto di lavoro. Alle otto in punto suona il citofono. Deve essere lui. Oddio, ma chi voglio prendere in giro? Christian non accetterà mai le mie scuse e all’improvviso il bel discorso che ho preparato qualche ora fa mi scivola via dalla testa in un istante. Non ricordo più una sola parola. Come se mi avessero ‘formattato’ il cervello. Ho la mente vuota, confusa. Mi sento lo stomaco stretto in una morsa e le mani iniziano a sudarmi dall’ansia. Stiamo parlando di Christian De Mattei. Il capo di Fashion Love. Ricco e potente. Ogni sua decisione è da considerarsi un ordine. Figuriamoci se una come me può fargli cambiare idea solo perché indossa unoChanel autentico e si è preparata un ridicolo discorsetto di scuse, che oltretutto ha già rimosso. Non riuscirò mai a salvare il mio lavoro. Mi licenzierà senza pietà ed io non potrò farci nulla. Ecco quello che succederà stasera.
Verrò denigrata e umiliata da tutti e non mi resterà altro che salire sui vagoni della metro suonando la fisarmonica per elemosinare qualche euro. E la cosa peggiore è che io non la so nemmeno suonare la fisarmonica. Beh, forse potrei optare per il flauto. Alle elementari ero la più brava della classe a suonare ‘tu scendi dalle stelle’ e sono sicura che con un po’ di allenamento diventerò la barbona più brava della città. Tutti vorranno salire sulla metro per ascoltare la mia inimitabile performance e le televisioni faranno a gara per avere un’intervista esclusiva con Mia, la barbona con lo Chanel. “Che fai? Non scendi? Christian ti starà aspettando”, osserva Barbie, risvegliandomi dalle patetiche fantasticherie metropolitane in cui mi ero immersa. “Barbie, non me la sento di andare. Di sicuro vuole licenziarmi. E io non ricordo più niente del discorso che abbiamo preparato”, le rispondo con voce tremante. “Adesso tu scendi giù e vai a cena con lui. Non voglio sentire storie. Non sei sicura che voglia licenziarti. E di certo non lo scoprirai stando seduta lì a fissare il citofono”, tuona Barbie col tono di un caporal maggiore. All’improvviso le sue parole mi fanno riacquistare un po’ del coraggio perduto. Basta piangersi addosso. Devo affrontare Christian da persona adulta e matura. E difendere il mio posto di lavoro. Se necessario lotterò con le unghie e con i denti. D’accordo, magari solo con i denti. Queste unghie mi sono costate una fortuna…
Siamo al Capriccio, uno dei ristoranti più chic della città. Situato all’interno del Doria Grand Hotel e famoso per il suo raffinato arredamento in perfetto stile novecentesco, questo ristorante è capace di farti rivivere in un secondo gli sfarzi e il lusso di un’epoca ormai lontana ma che sembra rifiorire come per magia in questo luogo incantato, così romanticamente retrò. Dopo lo shock iniziale (è la prima volta che qualcuno mi invita a cena in un posto così lussuoso), non posso fare a meno di chiedermi come mai Christian abbia scelto proprio questo posto per licenziarmi.
Forse mi ha portata qui pensando che quest’atmosfera da ‘favola d’altri tempi’ avrebbe in qualche modo attenuato il mio trauma post-licenziamento. Già, magari si comporta così con tutti i dipendenti che intende licenziare, offrendogli una sorta di ultima cena in grande stile. Oppure semplicemente gli piace questo ristorante. Mistero. L’unica cosa certa (e per nulla confortante) è che ha passato l’intero tragitto in auto in religioso silenzio e dicono che questo non sia mai un buon segno. Probabilmente stava pensando al modo più carino per dirmi che da domani non ho più un lavoro. Aiuto. “Allora, Mia. Sono sicuro che avrai capito perché ti ho invitata fuori a cena però vorrei che mi permettessi di spiegare meglio la situazione”, esordisce Christian con gli occhi puntati su di me. In quel momento arriva il cameriere con gli aperitivi che abbiamo ordinato appena arrivati. Bellini per me. Martini per lui. Ci siamo. E’ proprio come nel mio sogno, eccetto per il fatto che questo cameriere assomiglia neanche lontanamente a Johnny Depp. Comunque. A questo punto del sogno lui mi licenziava senza tanti complimenti. Devo dire qualcosa prima che sia troppo tardi e fargli cambiare idea. Forse posso ancora influenzare la sua decisione finale. “Senti, Christian. Prima che tu prosegua, c’è qualcosa che vorrei dirti”, annuncio tutto d’un fiato, assalita da un’ansia terribile. Le mani hanno iniziato di nuovo a sudare e il cuore mi batte all’impazzata. Come se stesse per scoppiare da un momento all’altro. “Dimmi pure Mia. Ti ascolto”, Christian mi incoraggia a continuare. Anche lui sembra leggermente teso. Strano, di solito è calmo e rilassato.
Che sia solo una mia impressione? “Ecco… io… volevo dirti che mi dispiace molto per l’incidente dei tubini diDolce & Gabbana e che, se me ne darai l’occasione, farò in modo che non capiti più”, mi fermo un secondo per riprendere fiato e sto per concludere il mio discorso, quando Christian mi blocca dicendo: “Mia, non devi preoccuparti. Se non hai fatto in tempo a placcarli tutti non è certo colpa tua. Sono consapevole dell’enorme mole di lavoro che devi sbrigare e sono sicuro che dai il meglio di te stessa. Non devi scusarti”. Cos’ha detto? Forse ho capito male. No, non è possibile. Christian ha creduto alla storia che ho inventato ieri sera al party. Pensa che i tubini non siano stati esposti perché non ho avuto il tempo di placcarli e non perché li ho intenzionalmente nascosti sotto a centinaia di jeansDiesel. Non riesco ancora a crederci. Questo significa che sono salva! Non andrò a vivere sotto a un ponte e non dovrò lavarmi ai bagni della stazione. Urrà! Sono la bugiarda più fortunata del mondo! Un momento, però. C’è qualcosa che non mi quadra. Se Christian non vuole licenziarmi, allora perché mi ha portata qui stasera? “Se non volevi parlarmi di questo, allora come mai hai deciso di invitarmi a cena?”, chiedo spinta da un’irrefrenabile curiosità. Devo imparare a contare fino a dieci prima di parlare. Devo proprio imparare a farlo. “Davvero non l’hai capito Mia?”, mi chiede lui, ora chiaramente a disagio. “No, non ne ho idea. Credevo volessi … ehm … parlare di lavoro”, farfuglio riuscendo a correggermi appena in tempo. “A dire il vero, il motivo per cui ti ho invitata qui è un altro”, precisa Christian. La sua voce è improvvisamente più bassa. Mi guarda con i suoi occhi blu per una manciata di secondi, poi mi prende una mano e lentamente sussurra: “Il fatto è che… mi sono innamorato di te”. Oh mon dieux.
Presto, un altro Bellini!
Sotto shock, mi scuso ed esco dal ristorante per prendere una boccata d’aria e cercare così di metabolizzare la sconcertante novità. Ancora non riesco a credere a quello che è successo. Il mio capo non aveva nessuna intenzione di licenziarmi. Al contrario, mi ha appena confessato di essersi innamorato di me. Di me, capite? Christian De Mattei ha appena dichiarato il suo amore... a me! Mi siedo sui gradini di marmo tentando di dare un po’ di ordine ai miei pensieri, di mettere a fuoco questa situazione così inaspettata. Passa un po’ di tempo prima che finalmente riesca a tornare in me. Cercate di capire: non capita tutti i giorni che un uomo ricco, bello e potente ti dichiari il suo amore. E fino ad oggi ero convinta che simili scene potessero accadere solo alla seducente Brooke Logan in Beautiful. Ad un certo punto sento la porta del ristorante aprirsi alle mie spalle e subito dopo una voce mi chiede: “Posso? Volevo solo assicurarmi che stessi bene. Non era mia intenzione sconvolgerti così”. E’ Christian, ovviamente. Poverino. Presa dallo shock, sono scappata qua fuori abbandonandolo al tavolo come un baccalà. Credo sia arrivato il momento di chiarirsi. Coraggio, Mia. Respira. Espira.
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