C'è solo da ridere (per non piangere) (extra)

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Il comico è un osservatore dei comportamenti umani e della vita. Come un minatore scava a fondo nell’anima delle cose e delle persone e ne estrae diamanti grezzi che trasforma in battute, monologhi e aneddoti che strappano risate. Pucci non ha bisogno di osservare troppo perché la comicità gli viene incontro. Ogni volta che in casa ha a che fare con moglie, figlia o cane, ogni volta che fa una visita medica o va in palestra, la fauna umana che gli si para davanti gli regala attimi e situazioni che lui solo sa, da buon maestro dell’arte di far ridere, rendere spettacolo. C’è solo da ridere (per non piangere) è un susseguirsi di racconti ispirati dalla vera vita di Andrea Baccan in arte Pucci. La scuola della figlia, le vacanze, lo sport, la dieta, le riunioni di condominio, le televendite… Una maratona esilarante dall’effetto benefico e dirompente che ci svela come il nostro eroe ha affrontato le situazioni in cui almeno una volta nella vita tutti ci siamo trovati. Per scoprire che di noi stessi, del mondo e della vita alla fine c’è solo da ridere… per non piangere.

Pucci, all’anagrafe Andrea Baccan, milanese, faceva il gioielliere ma una barzelletta gli ha cambiato la vita; infatti, vince l’edizione 1994 di La sai l’ultima? Da quel momento inizia a raccontare la propria vita sul palcoscenico proprio come fosse una barzelletta. Tra i più apprezzati cabarettisti e comici italiani, monologhista e presentatore, irriverente provocatore, interista nel Dna, anche i suoi divertenti sfoghi in rete hanno milioni di visualizzazioni. È un noto volto televisivo: Colorado, Quelli che il calcio, L’isola dei famosi sono solo alcune delle trasmissioni cui ha partecipato. Per Cairo, nel 2010, ha pubblicatoHo sposato l’esorcista. EXTRA

Pucci

C’è solo da ridere (per non piangere) Vita: istruzioni per l’uso

Con la collaborazione di Daniele Ceva


www.cairoeditore.it/libri eISBN 978-88-6052-689-2 © 2016 Cairo Publishing S.r.l., Corso Magenta 55, Milano I EDIZIONE DIGITALE: febbraio 2016 In copertina e retro: Vincenzo Di Cillo Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

SOMMARIO Copertina Abstract Biografia Frontespizio Copyright I figli Scuola Le attività extrascolastiche Genitori non si nasce, si diventa… apprensivi! La festa di compleanno Le vacanze In viaggio Maledetta Violetta Le cose che ti rovinano la vita La dieta I dietologi


La mamma La salute L’oculista La psicoterapia I rimedi della nonna L’ecosistema Pollice verde Risparmio energetico La domotica Il condominio Coinquilini La riunione di condomino La televisione I nuovi programmi Mia moglie e le televendite Conclusione Ringraziamenti C’Ê SOLO DA RIDERE (PER NON PIANGERE)

I FIGLI SCUOLA La nascita di un figlio, è risaputo, ti cambia la vita. Appena quel piccolo essere, in quella fase ancora un semplice tubo digerente con gli occhi, mette fuori la testa e inizia a vivere nel tuo stesso mondo ecco, da lì, da quell’istante tu non esisti più! Non


esisti più per te stesso perché d’ora in poi tutti i tuoi sforzi, il tuo lavoro, i tuoi pensieri saranno rivolti esclusivamente a quella, una femmina nel mio caso, creatura: sangue del tuo sangue, discendente della tua dinastia e al momento unica erede dei tuoi beni… anzi no, dimenticavo, purtroppo non sarà l’unica erede perché c’è anche l’altra, sì, l’altra femmina della famiglia: mia moglie! Il risultato è che adesso ne ho ben due in famiglia che hanno interesse verso una mia prematura dipartita. A proposito, sappiate che se non esisto più per me stesso figuratevi per mia moglie, per la quale già prima della figlia la mia esistenza era paragonabile all’esistenza degli alieni: sai che potrebbero esserci, in pochi ci credono e comunque non ci sono prove che esistano. Addirittura a volte per comunicare con me non usa il telefono ma invia segnali radio nello spazio. Ma torniamo a mia figlia: ci sono dei momenti che vengono vissuti dal padre con particolare emozione e voi mi direte: «Sì, certo ma anche dalle madri!» e io vi risponderò: «Sì, ma io sono il padre e quindi che cazzo me ne frega?». Questi momenti sono per esempio quando dice per la prima volta «papà» e tu sei felicissimo, poi scopri che dice «papà» a ogni maschio che si avvicina e allora ti girano i coglioni. Un altro momento importantissimo è quando fa i primi passi. Io purtroppo non c’ero in quel momento ma guarda caso c’era mia moglie che appena arrivato a casa l’ho sentita che parlava con la piccola e diceva: «Dai fai vedere al papà come cammini che prima non ti ha visto perché NON È MAI A CASA QUANDO SERVE!». Il momento di cui voglio parlarvi però è il primo giorno di scuola, me lo ricordo come fosse adesso: lei con il suo grembiulino nuovo, tutta emozionata mentre entra in classe e la porta si chiude dietro di lei, quasi come fosse mangiata dall’aula. Io ho pianto, sì perché i figli crescono ma i padri no! Io ho pianto tantissimo ma non per l’emozione di vedere la mia bambina che diventa ogni giorno più grande e indipendente… io ho pianto perché quella scuola mi costa 2.500 euro al mese merendine escluse! È una scuola privata, nel senso che per mandarci mia figlia mi sono privato di tutto! Per una figlia però si fa questo e altro e poi la mia è una bambina d’oro, educatissima, pensate che al mattino quando la porto a scuola in macchina lei vuole sempre sedersi sul sedile posteriore. All’inizio ho pensato che fosse un gesto di


umiltà, di educazione, poi ho scoperto che si siede dietro perché si vergogna di me e dice ai suoi amichetti che sono il suo autista! La scuola di mia figlia è molto esclusiva… forse troppo! Il distributore di merendine nelle altre scuole è classico, metti 50 centesimi e puoi scegliere tra vari prodotti confezionati: patatine, merendine, biscotti eccetera. Nella scuola di mia figlia il distributore accetta solo carte di credito oro. La infili, si collega con la banca, controlla se hai la disponibilità e non hai delle multe in sospeso, se dà l’okay puoi procedere con la selezione. Se vuoi una brioche esce Banderas con una gallina e ti sforna i Saccottini del Mulino Bianco ancora caldi, se selezioni i biscotti arriva Matilde Vicenzi in persona, vecchissima, con un mattarello in mano e in due minuti ti fa dei savoiardi belli freschi, io una volta mentre la aspettavo ho fatto per prendere del cioccolato ebadabam! È venuta giù la mucca della Milka con tre marmotte che hanno confezionato una barretta di cioccolato al latte. Per non parlare dell’acqua… mica ci sono le bottigliette come nel resto del mondo, no, se selezioni “acqua” scende uno gnomo che dà un colpo di piccone a una roccia ed ecco uno zampillo di acqua fresca di sorgente servito in un bicchiere di cristallo! Ho dovuto anche lasciargli 20 euro di mancia! Mentre contrattavo la mancia con lo gnomo, ho visto lì vicino un uomo elegantissimo, indossava uno smoking di cachemire e seta con il mantello e un bastone da passeggio in avorio scolpito. Ho pensato fosse il conte Gianmaria Sabelli Morozzi ché suo figlio Alabardo è in classe con mia figlia, e gli ho chiesto: «Conte, anche lei aspetta suo figlio?». «No guardi, io sono il bidello! Non potrei neanche permettermelo un figlio con quei miseri 25mila euro che mi danno al mese! Pensi che guadagna di più lo gnomo con le mance!» Eh, me ne sono accorto! Devo dire però che per quanto riguarda l’istruzione la scuola è al top, i professori sono preparatissimi. Il professore di scienze è Zichichi, quello di italiano Umberto Eco, poi c’è il maestro Muti che insegna musica; per storia riesumano un professore diverso secondo il periodo storico che viene studiato: una volta Giulio Cesare, un’altra volta Garibaldi, poi Mazzini eccetera. Religione la insegna Gesù, è severissimo, se non studi non ti manda dal preside, ti manda da Erode.


Mia figlia si ferma a mangiare in mensa e vi dico solo una cosa: 600 euro a settimana! Cucina Carlo Cracco con il team di Masterchef. Fanno i piatti a tema, cioè in base al tema delle lezioni in classe, se studiano la Rivoluzione francese il menu è vol-au-vent con champignon, coquillage con la baguette e tagliata alla guillotine, nel periodo in cui studiavano la preistoria hanno mangiato per una settimana carne di mammut. Poi c’è educazione fisica e l’altro giorno mia moglie, con la sua solita voce da indemoniata mi fa: «DAMMI I SOLDI CHE DEVO COMPERARE I VESTITI A TUA FIGLIA PER FARE EDUCAZIONE FISICA!». «Va bene, cosa sarà mai, una tuta e un paio di scarpe da ginnastica…» «NO, SONO 4.000 EURO PERCHÉ NON FANNO GINNASTICA, FANNO ZUMBA!» «Zumba? E che cos’è? Una danza tribale? Un rito voodoo? Devo comperarle una gonna fatta di banane e un bastone con il teschio?» Ma mia moglie: «MA NO CRETINO! CI VUOLE LA TUTINA IN MICROFIBRA ANTISUDORE E ANTIODORE DI JEANPIERRE VUITTON. LE ADIDAS TORSION CON LA SUOLA ESTENSION EVERYBODY, CHE SE PESTI UNA MERDA SI AUTOPULISCONO E LE STRINGHE AUTOLEGANTI CHE CON UN FISCHIO SI ALLACCIANO E CON UNA RENZA SI SLACCIANO!». Ma ai miei tempi non c’erano tutte queste menate… di scarpe c’erano le Tepa Sport, fatte di carta e cemento con le suole di catrame e il sottopiede di ortiche, ogni volta che provavi a indossarle i piedi si ribellavano e buttandosi a terra dicevano: «Nooo ti prego, piuttosto portaci a camminare sui chiodi arrugginiti!». La tuta esisteva solo in due modelli: blu e rossa, con due strisce bianche ai lati, era senza marca perché anche chi la produceva aveva vergogna di farlo sapere! Poi come se non bastasse, nella scuola di mia figlia fanno equitazione! Ho dovuto comperarle il cavallo, 35mila euro, il nipote di Varenne! Adesso devo parcheggiare la macchina in strada, a cinque chilometri perché nel box ho il cavallo e tutte le mattine mi devo alzare alle 6 per dargli il fieno. Noi a scuola non andavamo a cavallo ma saltavamo la cavallina o almeno cercavamo di saltarla perché nessuno ci riusciva. Ogni volta che ci provavi prendevi un po’ di rincorsa, ti avvicinavi correndo, appoggiavi le mani sulla cavallina, ti davi lo slancio e pam... ci lasciavi le palle! A fine lezione di fianco alla cavallina c’era sempre


un cumulo di coglioni che il bidello poi si occupava di riconsegnare. Me lo ricordo ancora, li teneva in alto tra pollice e indice e gridava: «Pucci, questi sono i tuoi?». Poi facevamo gli esercizi con la palla medica e sulla pertica. La palla medica si chiamava “medica” perché se ti cadeva su un piede dovevi andare dal medico del pronto soccorso mentre la pertica non riusciva a salirla nessuno, io arrivavo a metà ma all’improvviso mi sudavano le mani e ritornavo giù come un missile, le cosce mi prendevano fuoco e quelli che mi vedevano esprimevano un desiderio. Alle superiori il mio atteggiamento verso la scuola non è cambiato molto anche se c’erano delle materie che mi piacevano tantissimo, ma proprio tanto. Matematica e italiano, per esempio, ne ero così appassionato che per studiarle meglio ho voluto ripetere la quarta e la quinta. Poi è arrivato l’esame di maturità. Io amavo copiare, ma non perché non avessi studiato, copiavo per omaggiare e onorare le opere dei miei compagni. Una volta la prof mi fa: «Pucci ma questo tema è uguale a quello di Pedrotti!». «Certo» le ho risposto «era così bello che meritava di essere letto due volte!» e così alla maturità mi sono seduto di fianco a Sandroni, uno così bravo che lo chiamavano Eugenio Montale. Il tema era “Scrivi una lettera al tuo migliore amico”, dopo poco “Montale” mi ha beccato e mi ha detto: «Oh non copiare! È una lettera al mio amico Mauro!». «Eh, certo… Mauro, lo conosco anch’io! È troppo il numero uno!» Mi sono diplomato con trentasette e cinque, ho preso una Tachipirina e sono andato a letto. Prima di addormentarmi ho pensato a mio papà, quando una volta mi fece sedere sulle ginocchia e mi disse: «Andrea ricordati che tutti, ricchi o poveri che siano, meritano una buona istruzione. A scuola ci vuole impegno e costanza nello studio perché quel pezzo di carta ti procurerà un lavoro e poi una cosa è certa, se studi, almeno fino a 18 anni non sarai disoccupato. Se vuoi un consiglio per me dovresti fare gli studi classici, dove imparerai la saggezza degli antichi che ti servirà per tutta la vita e poi se un giorno ti licenzieranno sai che soddisfazione un bel “vaffanculo” in latino?».

LE ATTIVITÀ EXTRASCOLASTICHE


Mia figlia fa tante cose che mi riempiono il cuore e tante altre che mi svuotano il portafoglio! Tra quelle che mi riempiono il cuore c’è per esempio il fatto che anche lei tifa Inter… Sì, lo so che un padre dovrebbe proteggere i propri figli dalla sofferenza e se tifi Inter la sofferenza è assicurata ma pensate se mi fosse nata milanista! Avrebbe avuto pochi amici e tutti l’avrebbero presa in giro, sarebbe stata una bambina sola. Poi mi riempie il cuore quando prende dei bei voti a scuola, quando mi dice «papà ti voglio bene», quando vuole il bacio della buonanotte, insomma, piccole cose che danno un senso alla mia vita. Tra le cose che invece mi svuotano il portafoglio ce n’è soprattutto una, anzi una ma che ne contiene tante: le attività extrascolastiche! Qualche esempio? Pianoforte. Bello il pianoforte. Mi piace sentire suonare il pianoforte, quando sento i grandi maestri: Chopin, Pollini, Bollani… ah che goduria! Ma tutti questi li abbiamo sentiti quando erano già capaci di suonare, non li ascoltavamo “mentre” stavano imparando! Se fossimo stati costretti ad ascoltarli mentre prendevano lezioni, non avremmo mai comperato i loro dischi! Insomma, un bel giorno mia figlia esprime il desiderio di imparare a suonare il pianoforte… così la portiamo dal maestro in una casa bella, spaziosa, raffinata e in centro a Milano! E, mentre da una stanza proveniva il suono elegante dello strumento, io sentivo solo il suono dei soldi che abbandonavano il mio portafoglio. Il maestro, un uomo sulla settantina vestito in abito scuro che io ho scambiato per il maggiordomo e gli ho chiesto se poteva portarmi da bere, fa accomodare mia figlia al piano e dice: «Vediamo se è portata». «Certo che è portata, l’ho portata io, in macchina.» Mia figlia inizia a picchiare sui tasti come un calzolaio che martella una suola: sbleng sbling sblang! Okay, fa schifo, dai non perdiamo tempo, andiamocene! Ma il maestro: «No no, è bravissima, è proprio il suo strumento». Sì, certo, per 150 euro a lezione dici a tutti che sono bravi, stronzo! «Potrebbe avere in casa un biccolo Beethoven e non lo sa.» Se suona così vorrei essere io come Beethoven, sordo!


Adesso a casa suona giorno e notte Fra’ Martino campanaro che anche Fra’ Martino si è rotto i coglioni e ha iniziato a drogarsi. Per il tennis stessa storia. La porto dall’insegnante di tennis che le fa fare qualche tiro di prova. Non ne ha presa una che sia una! Anche qui mi sono detto: e vai! Dai, non è il tuo sport, andiamo via! Ma subito l’insegnante: «Ah, ma è bravissima! È nata per il tennis!». Sì, come no, infatti quando mia moglie ha partorito è uscita prima la racchetta! Totale: 1.700 euro di corso di tennis! Il fatto è che si allena in casa. I primi tempi non riusciva a colpire la pallina e la cosa andava anche bene perché almeno ammazzava mosche e zanzare, adesso da quando ha imparato che la pallina è quella cosa sferica e gialla, tira delle cartelle direttamente sul televisore che essendo LCD rimangono tutte le macchie sui cristalli liquidi. Adesso si è finalmente decisa ad andare ad allenarsi sul balcone. Non l’avesse mai fatto! Tutte le palline finiscono di sotto, quelli che passano fanno il giro largo per non essere colpiti, ha fatto più danni lei della grandine. A fine giornata poi c’è il cortile con così tante palline che sembra un campo di limoni, io scendo a raccoglierle con un cesto tanto che i vicini di casa quando mi vedono mi chiedono: «Pucci, ci faccia sapere quando è pronto il limoncello!». Ma tra le attività extrascolastiche, la danza hip hop è quella che odio di più. Non si limita alla danza, l’hip hop mi ha spiegato: «È un mondo, una moda, un movimento culturale nato nei ghetti americani per esprimere il disagio delle classi meno abbienti».

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