Consigli per l'orientamento universitario

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Consigli per l‘orientamento universitario Antonio Silvio Calò

Sommario Introduzione Presentazione e struttura del colloquio/dialogo Struttura del colloquio Il perché di un colloquio/dialogo d’orientamento Le finalità Cos’è l’orientamento e cosa vuol dire orientare? Cosa può fare un istituto superiore/liceo per aiutare a orientarsi Chi è il vero orientatore (l’esperienza personale) Considerazioni generali Differenza fra valore dell’esame di stato e valore di una scelta universitaria Perché devo andare all’università? Come si matura una vera scelta? La possibilità di un periodo “sabbatico”


Perché scegliere l’università? Come completamento di un percorso formativo Come possibilità di ampliare il mio raggio operativo/lavorativo Un mezzo e non un fine La laurea in… può diventare un “vestito” Cercate d’immaginare un luogo di lavoro Il valore di sentirsi europei e i nuovi orizzonti lavorativi Le possibilità in Italia, quelle che non si pubblicizzano Qual è la situazione in Italia? Il percorso universitario italiano come si presenta oggi Situazione dell’università italiana Alcune attenzioni e considerazioni Incontrare l’università Livello mediocre - denominato dell’influenza interna ed esterna Livello intermedio insignificante - dall’idea all’obbligo di fare l’Università Livello positivo - passione e qualità come elementi di scelta L’Azione preventiva non è finita Come valutare la validità di una scelta E adesso…? Appendice A - Il possibile quinto anno delle superiori Appendice B - Progetto orientamento in uscita di un Liceo o Istituto Superiore Appendice C - Lettera aperta al Ministro prof.ssa Giannini del 4 marzo 2014 Attenzione Tutti i proventi del presente libro saranno destinati al sostegno delle spese scolastiche o universitarie dei figli di genitori che hanno perso il lavoro.


Questo non è un testo “scientifico”, non è una serie di test o di domande, un questionario, non è una analisi. Questo è un racconto su una esperienza che è iniziata quindici anni fa, che è diventata di volta in volta, con il passare del tempo, domande, analisi, dati ed elementi di verifica, incontri, viaggi, confronti, studi, considerazioni, valutazioni, ma soprattutto colloqui e ancora colloqui. Tutto infatti nasce grazie a centinaia di colloqui e quindi grazie anche a centinaia di studenti. Per loro e grazie a loro è nato questo racconto. Il “racconto” è quindi un tentativo di raggiungere in qualche modo tutti coloro (mi rivolgerò idealmente a tutti gli studenti del quarto e del quinto anno delle superiori, ma anche a tutti quelli che hanno molti più anni e possono aver “sbagliato” in alcune scelte) che sono in procinto di fare una scelta universitaria o altro, per poter dare loro qualche semplice consiglio. Ma indirettamente mi rivolgo anche ai genitori di tutti questi studenti. Spero vivamente di contribuire a chiarire qualcosa. Non ho la presunzione di risolvere i problemi. Il mondo universitario e lavorativo è molto complesso. Mi basterebbe iniziare ad aiutare, affinché certe scelte diventino le scelte giuste.

Ricordiamoci che una persona realizzata non è un bene solo per sé stessa ma anche per tutti gli altri, per la società.

Buona lettura.

Se dopo la lettura ci sono cose ancora da chiarire o ritenete che possa esservi d’aiuto scrivetemi pure a questo indirizzo e-mail: antokalos@gmail.com Si ringrazia per la collaborazione tecnica il dott. Enrico Barbisan.

Prof. Antonio Silvio Calò


Introduzione Provate ad immaginare di essere in uno studio di una semplice casetta in campagna, una casetta accogliente dove all’interno dominano il legno e la pietra. Entrando in questo studio, vi colpiscono subito il grande numero di libri su tutte e quattro le pareti, il pianoforte verticale di fine ottocento ancora con i porta candela ai lati, la moltitudine di CD di musica classica, il busto in gesso, che vorrebbe rappresentare il Cristo morente posto sopra una delle casse acustiche per l’ascolto della buona musica, una piccola scrivania colma di carte e con in evidenza un computer e infine due poltroncine anni trenta, ricoperte da dei teli rossi, su cui siete invitati a sedervi. Vi sentite “avvolti” dai libri che sono sporgenti, appoggiati su mensole in legno fissate direttamente nel muro la sensazione però può essere di “incombenza”, di timore che i libri possano “precipitare”, oppure di protezione, o anche disagio verso quelli che s’impongono come portatori di saperi, i libri…

Tantissime, infinite sensazioni…

Bene… iniziamo un’avventura che io chiamo volgarmente colloquio/dialogo. Tre, quattro, cinque ore di colloquio per dare un “volto” ai Vostri perché, per dare un senso alle Vostre domande, per poter mettere dei “paletti” che Vi possano segnare una strada, un percorso che potrebbe diventare, trasformarsi, nell’arco di alcuni anni in futura professione; da giovani, a studenti universitari, da studenti universitari a lavoratori con una professionalità qualificata. Un cammino fondamentale che non può essere elaborato, identificato, compreso, capito, in cinque, dieci minuti, in mezz’ora… no… no… ci vogliono ore, giorni, anni (vedi più avanti il senso dell’orientamento). Il colloquio è solo l’inizio, l’avvio. Ci vuole tempo, pazienza, silenzio, ascolto… dimensioni quasi nuove nel mondo attuale. Ma ne vale la pena. In gioco c’è il Vostro futuro, non un futuro qualsiasi. Noi tutti adulti dovremmo essere su questo aspetto molto seri. La nostra società ha bisogno di Voi, di Voi realizzati, felici, appassionati, positivi e costruttivi, capaci di sognare e di realizzare quei sogni.


L’Italia non può permettersi di scherzare su questo fronte.

Presentazione e struttura del colloquio/dialogo Non ci conosciamo… meglio presentarci… Presentarsi è come ricostruire il proprio percorso. Questo elemento è utilissimo per evidenziare tante cose che possono aiutarci a capirci e individuare degli obbiettivi/indicatori che sono già orientamento, auto orientamento. E’ giusto sapere con chi si parla. Spero che impareremo a conoscerci. Ricordati che alla fine di un colloquio come questo non c’è uno che vince o uno che perde… si vince insieme e si perde insieme. Si cammina insieme. Come dice Siegfried Kracauer: “Dopo il dialogo nessuno è lo stesso di prima, nel dialogo avviene qualcosa in entrambi, i frutti del dialogo sono generati da quell’evento, da quell’unione esistenziale” (da “Sull’amicizia”, ed. Marietti, 1989). In altre parole è fondamentale in questo tipo di colloquio/dialogo creare quella fiducia tra due persone capace di trasformarsi nel tempo in una forma di amicizia costruttiva. Bene… bene… presentiamoci… mi presento… sono un “meticcio”, una bellissima mescola. Nato a Barletta in provincia di Bari (allora… ora non più). Dopo sei mesi ero già al nord, per un breve periodo a Rovigo dai nonni materni, ma poi fino al matrimonio a Treviso. Che è diventata inevitabilmente la mia città. Mio padre era un medico (pugliese nato a Barletta), mia mamma è una casalinga con la passione dell’arte nata a Padova, vissuta a Rovigo e poi a Treviso, ma originaria di Segusino (paesino della pedemontana trevigiana). Mio padre proveniente da una famiglia molto povera, mia madre invece proveniente da una famiglia molto ricca. La famiglia di mio padre alla lontana è di origine greca mentre mia madre alla lontana è di origine austro-ungarica. Una bellissima mescola, come potete notare. Però se ci pensate quanti di noi potrebbero dire cose simili… potete capire comunque che un contesto così è molto stimolante sotto tanti punti di vista, se poi ci aggiungiamo tre fratelli maschi, facciamo “tombola”.


Insegno ormai da trent’anni nelle scuole superiori. Grazie ai tanti interessi e ai tanti anni di studio ho avuto la fortuna d’insegnare varie materie in tutti gli indirizzi dai professionali, ai tecnici, ai licei. Attualmente insegno nel Liceo Classico di Treviso, Filosofia e Storia. Mi ritengo una persona molto fortunata perché ho potuto “costruire” una casa accogliente per la mia famiglia veramente bella… vivo con una moglie straordinaria, paziente, dolce, disponibile e tanto creativa. La grande ricchezza della mia famiglia sono anche i miei quattro figli: Andrea (25 anni, il contadino con l’amore per gli uccelli), Giovanni (22 anni, il pianista con l’amore per l’arte e l’antropologia), Elena (21 anni, l’attrice, con l’amore per le relazione e le lingue) e Francesco (16 anni, un leader sempre positivo con una grande disponibilità per gli altri). C’è anche un cane (Elle) e un gatto (Frappè). In questi ultimi trent’anni ho potuto viaggiare molto con un grande carico progettuale pieno di significati e di scopi, da solo, ma anche portando in giro per l’Italia e in Europa tanti studenti. Quest’anno son riuscito a portare 48 alunni in Marocco in un viaggio/studio indimenticabile. Spesso il mio viaggiare ha superato i confini dell’Europa e così mi son ritrovato ad essere anche “ambasciatore” in Cina. Nel corso della mia giovinezza ho potuto vivere molto l’esperienza parrocchiale grazie all’Azione Cattolica. Questo servizio si è poi aperto a livello diocesano. Ho fatto il catechista, l’animatore, il responsabile dei campi scuola estivi. Ho fatto l’inserviente nelle case alpine e poi son diventato direttore delle medesime. Ho vissuto da giovane anche una bellissima esperienza come “malgaro” (l’uomo che vive nelle malghe di montagna come “custode” delle mucche e di altri animali). Negli anni universitari ho potuto coltivare tante passioni, dalla storia dell’arte alla musica, dalla montagna all’impegno sociale. Ma soprattutto ho coltivato molto le relazioni a tutti i livelli. Questa caratteristica/indicatore me la porto dietro da sempre insieme alla grande curiosità. Grazie a queste caratteristiche ho avuto la fortuna d’incontrare le persone più incredibili, da quelli semplici, semplici che firmavano con una X, ai così detti “grandi” perché responsabili di… sia a livello politico che a livello economico, ma anche i “grandi” dello spirito, scrittori, poeti, filosofi, saggisti, giornalisti, storici, letterati, studiosi, scienziati, uomini di pace e testimoni coraggiosi.


Da tutte queste persone ho imparato molto, anche da quella X tremolante, perché ho capito che dietro ognuno di noi c’è una storia che val la pena raccontare ed ascoltare, una storia che è cultura e ricchezza per tutti… Mi fermo qui. La storia sarebbe ancora molto lunga e non vorrei annoiarvi (cinquantatré anni sono lunghi da raccontare)… poi comunque ci sarà il tempo per fare le integrazioni del caso. Adesso tocca a Voi, forza son sicuro che anche se siete molto più giovani ci sono tante cose da raccontare…

Spazio tuo ……….

Struttura del colloquio A questo punto voglio illustrarti come si articolerà questo colloquio/dialogo. C’è prima una introduzione che vuol chiarire che cos’è l’orientamento e chi è l’orientatore, seguono due parti distinte: 1) conoscenza della situazione attuale dell’università italiana con alcune indicazioni a livello europeo; 2) mediante delle domande specifiche cercare di far emergere ciò che è specifico di ognuno di Voi. Importante è valorizzare queste specificità e incanalarle nel modo più idoneo perché portino frutto. Uso una metafora: ognuno di Voi corrisponde a una pianta e ogni pianta ha un suo terreno ideale per crescere al meglio. Bene il colloquio/dialogo ha il compito di capire quale “pianta” tu sia e quindi quale “terreno” sia il più idoneo. Le specificità mi aiuteranno ad individuare la “pianta”. Una volta fatta questa operazione dato che il “terreno” corrisponde alla possibile facoltà/dipartimento universitario dove “coltivare” al meglio quelle specificità si apriranno delle soluzioni significative.

Il perché di un colloquio/dialogo d’orientamento


Il colloquio nasce dalla necessità di far emergere il meglio che ogni alunno ha per incrociarlo con i possibili ambiti universitari che siano poi in grado di coltivare questo specifico. Si parte dal presupposto che ogni alunno possieda specificità (che diventano dei veri e propri indicatori) connaturali, acquisite e coltivate consapevolmente o no, che vanno valorizzate. Queste specificità possiamo coglierle sia nell’ambito dell’alveo scolastico come in quello extra scolastico. Il colloquio mira quindi ad evidenziare anche passioni e interessi che nascono o sono nate in contesti diversi da quello scolastico. Questo tentativo ha il pregio di guardare l’alunno in una prospettiva a trecentosessanta gradi, senza tralasciare particolari che possono essere utili per una consapevole e rispettosa scelta.

Le finalità Quando parliamo di finalità intendiamo far capire che la scelta universitaria è un mezzo, uno strumento, non il fine. Il fine è un progetto che ha la forza dell’innesto tra gli specifici di cui parlavamo prima e i percorsi idonei a coltivarli. Ogni progetto veramente valido abbisogna di motivazioni reali, profonde, capaci di far superare tutti quei momenti critici che inevitabilmente qualsiasi percorso universitario serio nasconde e presenterà. Ogni progetto deve avere il coraggio di guardare avanti e in questo caso deve far intravedere le possibili soluzioni lavorative una volta raggiunta la tappa universitaria. Il lavoro non deve essere demonizzato. E’ importante far capire che la scelta universitaria si colloca in un periodo della propria vita che diventa determinante per costruire una propria identità, una identità professionale e una identità affettiva. La facoltà/dipartimento/corso può diventare un “vestito” che si potrà portare per una intera vita. Non possiamo nascondere questo. Certo non dobbiamo creare aspettative o illusioni e tanto meno dobbiamo caricare di significato una scelta in un ragazzo che ha appena 18/19 anni. Ma noi orientatori dobbiamo avere la forza morale di guardare oltre.

Cos’è l’orientamento e cosa vuol dire orientare?


Orientamento è un percorso che di fatto segue l’intera vita di una persona. Tutti abbiamo bisogno di orientarci e tutti attraverso delle scelte in momenti particolari della vita, più o meno canonici, dovremmo aver bisogno di qualcuno che ci aiuti ad orientarci. L’orientamento è un insieme di scelte e in un mondo come il nostro così complesso e articolato saper scegliere rispettandoci (interesse, passione, indole, doti) e rispettando (aprirsi al mondo, agli altri) è diventato sempre più difficile. Chiaramente l’orientamento universitario è uno degli orientamenti, non è l’unico. La crisi di oggi purtroppo ci ha fatto capire ancor di più il valore dell’essere orientato e del sapersi orientare. Quante persone di una certa età che si trovano dalla mattina alla sera senza un lavoro devono reinventarsi, ripresentarsi, ri-orientarsi? Il tema dell’orientamento di oggi riguarda certamente l’Università che è molto cambiata rispetto 30/40 anni fa quando ”noi” l’abbiamo frequentata. C’è stato un cambiamento totale, basti pensare a: tre + due; crediti e debiti; le scuole speciali; l’Erasmus; il tutor; gli stage. Tutte parole che anni fa per noi non avevano senso. Quindi dalla riforma del tre + due l’Università (legge 15/5/97 n°127 e la legge del 3/11/99 n°509) è cambiata e solo d’allora si è cominciato a parlare di orientamento universitario. Ma ancora oggi nei nostri licei gli orientatori hanno difficoltà a far capire quanta importanza ha oggi dare spazio e tempo a questo ambito nella scuola. L’orientamento universitario è entrare in un mondo totalmente nuovo, con modalità, caratteristiche nuove (ad esempio la dimensione informatica, iscrizione, corsi, ecc. on-line). Vogliamo sottolineare questa differenza proprio per farvi capire la necessità di avvicinarsi ad essa in modo dettagliato, consapevole e partecipato. L’orientamento universitario, proprio recentemente ha sentito il bisogno, la necessità, di valorizzare il più possibile le fasi evolutive dei nostri figli in un ottica non solo universitaria ma anche lavorativa. Di qui anche la necessità di evidenziare sempre di più attraverso una metodologia nuova le capacità, le caratteristiche, le identità, gli interessi, le passioni, i doni, le difficoltà, le paure che nel corso dell’età adolescenziale e giovanile possono condizionare nel bene o nel male le scelte future.

Cosa può fare un istituto superiore/liceo per aiutare a orientarsi


A questo punto un cammino serio d’orientamento deve sempre tener presente i tre elementi fondamentali: studenti, genitori e università. Si vince insieme… si perde insieme. L’importanza di una seria e serena scelta universitaria è il presupposto fondamentale per realizzare significativi professionisti, validi cittadini, persone equilibrate capaci di relazionarsi con gli altri e il mondo in modo costruttivo. L’università prima di tutto è il compimento di un cammino di formazione personale, poi c’è la professionalità in funzione di un lavoro. Ripetiamo e sottolineiamo certi concetti: una persona che si realizza in questo modo è un bene per se stesso e per tutti quelli che le saranno vicini… è un bene per la società. E’ un “capitale” per la società e per lo Stato in funzione di un bene comune; la scelta universitaria non può essere una scelta banale, superficiale, affrettata. Ecco in breve le fasi, le tappe di un serio orientamento all’interno di un istituto/liceo, che quindi comprende: 1) una informazione generale del mondo universitario da parte della scuola di appartenenza; 2) per gli studenti dell’ultimo anno la possibilità di andare adincontrare direttamente le Università e non sempre all’interno degli job-orienta o open-day spesso dannosi e caotici, ma creando dei giorni “preferenziali” per quella scuola, quel liceo, quell’istituto. Basterebbe ipotizzare tre/quattro giorni all’anno dove concordare con le diverse università una accoglienza particolare. In quei giorni, previa selezione, i diversi alunni incontreranno le diverse facoltà/dipartimenti/corsi a seconda della personale scelta e assisteranno a delle lezioni, sentiranno un tutor o un docente presentare la facoltà/corso e magari si confronteranno con degli studenti che stanno frequentando quel corso di studi. Potranno vedere gli ambienti visitare l’università, gli spazi comuni, gli spazi funzionali per i servizi di ristorazione, sport, attività ricreative ed altro; 3) per tutti gli studenti del triennio è importante che la scuola di appartenenza possa promuovere una serie d’incontri con ex studenti che si sono realizzati nelle diverse professioni, la loro testimonianza può essere molto utile; 4) per tutti gli studenti del triennio può essere anche utile organizzare una serie di incontri, un ciclo d’incontri con un consulente/orientatore del lavoro, per iniziare a capire come si fa un curriculum vitae, un colloquio e come si è trasformato il mondo


del lavoro. Quali professioni nuove stanno emergendo, dove si lavora e in che contesti, ecc…; 5) per gli studenti del terzo anno e del quarto anno si consiglia un approccio atto a far emergere passioni e interessi, atto a conoscersi, atto ad avviare un serio confronto con il mondo universitario visto appunto come luogo di formazione personale; certe esperienze che propongono diverse università durante il periodo estivo (di una settimana o di meno giorni… vedi summer-school) possono rappresentare un’ottima occasione per capire; 6) sempre per gli studenti del terzo e quarto anno s’invitano le scuole di appartenenza ad organizzare durante le estati degli stage presso istituzioni, enti, aziende private e pubbliche per un periodo almeno di 15 giorni. Potrebbe certamente essere vista come una esperienza chiarificatrice per tanti studenti; 7) un sano colloquio con un serio orientatore. La cosa più importante è aver iniziato a parlare di certe cose insieme tra le “tre” parti e che l’orientamento non sia visto come un momento ma una serie di tappe che durano una vita. Non bisogna affrontare questo ambito con la fretta di dover concludere ed arrivare in breve ad una soluzione. E’ una cosa molto delicata. E’ il futuro, la speranza, il sogno, di una generazione, non possiamo “bruciarlo” con alcune battute.

Chi è il vero orientatore (l’esperienza personale) Non sono qui a convincervi di quello che mi convincerò su di Voi, quello è plagio. Sono qui per mettervi nelle migliori condizioni per poter fare una giusta e corretta scelta universitaria. Un vero orientatore è colui che vi seguirà da qui fino al momento di scegliere un lavoro. Uno che vi aiuterà a scegliere una facoltà/corso o meglio un percorso universitario, uno pronto a spiegare al meglio elementi tecnici che emergono dopo una scelta del corso x o y, uno che è pronto ad intervenire ogni qual volta ci siano dei dubbi, dei momenti di difficoltà, ogni volta che bisogna ri-motivare la scelta, che bisogna guardare oltre. Poi deve “sparire” e fare due, tre passi, indietro… perché i protagonisti siete Voi.


Insieme si possono fare tante cose: evidenziare capacità, doti e sensibilità particolari; promuoverle ed abbinarle con indirizzi specifici in ambito universitario; scegliere una sede universitaria invece che un’altra a seconda dell’indirizzo scelto; aiutare a elaborare un corretto piano di studi, dove è possibile; ascoltare lo studente prima di certi importanti esami; indicare che tipo di stage fare, oppure che percorso erasmiano portare avanti; che tesi svolgere e con chi. Noi siamo qui per “lanciarvi” nel mondo. L’orientatore è colui che vuole il vostro bene soprattutto, consapevole che una persona inserita al posto giusto è un bene per tutta la comunità… un bene per tutti quelli che lo incontreranno… L’orientatore deve essere soprattutto un docente o specialista, che prima, durante e dopo l’esercitare questa professione, ha sentito il bisogno di girare tutte le università possibili per conoscere da vicino l’esperienza dell’università, e non solo in Italia, ma possibilmente anche in Europa. Come è possibile parlare delle università, consigliare quella o questa agli studenti se non le hai conosciute da vicino prima tu?

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