Il mio peggior amico (the best friends vol 2)

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Il mio peggior amico Cecere Maddalena A.


Copyright-2014 Cecere Maddalena A. Questo libro è un'opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, nomi, personaggi ed eventi sono prodotti della creatività dell’autore e ogni rassomiglianza con eventi, luoghi o personaggi reali, viventi o defunti, è puramente casuale.


A Diodata, Erminia e Biagio, le persone pi첫 importanti della mia vita. Vi amo con tutta me stessa.

A Giangi, il mio personale gatto nero, fonte di tanta gioia.

SOMMARIO PROLOGO CAPITOLO 1 CAPITOLO 2 CAPITOLO 3 CAPITOLO 4 CAPITOLO 5 CAPITOLO 6 CAPITOLO 7 CAPITOLO 8 CAPITOLO 9 CAPITOLO 10


CAPITOLO 11 CAPITOLO 12 CAPITOLO 13 CAPITOLO 14 CAPITOLO 15 CAPITOLO 16 CAPITOLO 17 CAPITOLO 18 CAPITOLO 19 CAPITOLO 20 CAPITOLO 21 EPILOGO

PROLOGO NOVE ANNI PRIMA Che cazzo mi passa per la testa? Che ci faccio qui? Non dovrei essere qui, proprio no, soprattutto perché Andrea non è in casa e non ho nessuna scusa plausibile che giustifichi la mia presenza in casa sua quando lui non c’è. Anna Grandi, la madre del mio migliore amico, mi accoglie come al solito con il suo sorriso radioso. Ormai è abituata alla mia presenza costante in casa sua. Passo più tempo qua che a casa mia, dove si


respira un’aria ostile e piena di tensione a causa dei continui litigi tra i miei, che non sempre si limitano a una semplice discussione verbale. “Ehi Ale, come stai?”, mi chiede Anna, accomodandosi sul divano ed esortandomi a fare lo stesso. “Tutto bene, tu?”, le chiedo cortesemente, quando tutta la mia attenzione è concentrata sulle voci che provengono dal giardino. “Non mi posso lamentare, chiasso a parte”. “Marti e le sue amiche?”. “Sì, proprio loro non fanno che starnazzare. Credo stiano giocando a nascondino”. Si alza dal divano per dirigersi verso la cucina. “Vuoi bere qualcosa?”. “No, grazie. Andrea è in camera sua?”, domando con aria apparentemente disinvolta. “NO… dovevate uscire insieme e non ti ha aspettato?”. La faccia di Anna assume un'espressione a dir poco contrariata. “Stai tranquillo, appena rientra…”. “Anna, non l’ho sentito e non avevamo appuntamento, sono passato senza avvisarlo”, la interrompo. Adesso va bene usare il mio migliore amico come copertura, ma non voglio che la madre lo sgridi per qualcosa di cui non ha colpa. “Ah! Se vuoi lo chiamo per dirgli che sei passato a trovarlo”. “No, lascia stare, gli mando io un sms e, mentre lo aspetto, vado a vedere cosa combinano le ragazze fuori”. Meglio non combinare casini, Andrea mi ammazza se sua madre interrompe il suo appuntamento con Jasmina a causa mia, senza contare che ha veramente sudato dieci camicie prima che Jasmi accettasse il suo invito.


“Vai e cerca di calmarle, io torno in cucina che sto preparando la cena. Ti fermi da noi?”. “Ehm… volentieri”. Non so ancora cosa dirò ad Andrea, ma preferisco cenare in una casa dove sono ben accolto, piuttosto che in una in cui non sono considerato. Anna mi sorride tutta contenta per poi sparire in cucina. Lei adora cucinare e avere gente a cena. Vado verso la portafinestra per uscire in giardino e quando sto per afferrare la maniglia, mi blocco. Eccola lì, Martina Aurora Grandi, la sorellina del mio miglior amico, l’unica ragazza che non dovrei nemmeno guardare, ma la sola che desidero ardentemente, l’unico motivo per il quale oggi sono venuto a casa di Andrea, ben sapendo che lui non c’era. Oltre a Martina, ci sono anche Maria, Erica e Olivia, le sue amiche del cuore. Quelle quattro ragazze sono inseparabili e la cosa un po’ mi scoccia, a causa loro non riesco mai a parlare due minuti con Marti da soli! Sono tutte lì che parlano, ridono e gesticolano, a dire il vero, non proprio tutte, Olivia, non mi sembra proprio contenta, sicuramente da quando hanno iniziato a giocare è stata l’unica a contare. I miei occhi sono fissi sulla rossa con gli occhi verdi e col sorriso più bello che abbia mai visto, perché le sue labbra perfette e carnose quando si distendono sono qualcosa d'incredibile. Quelle labbra che da un po’ di tempo riempiono i miei sogni, quelle labbra che vorrei tanto sfiorare, assaggiare, mordere. Non voglio essere ipocrita, è vero, quelle labbra mi fanno sognare, ma non sono le sole perché, lasciatemelo dire, Marti ha proprio un bel corpo. Ok, non è molto alta ma cosa te ne fai di qualche centimetro in più quando si ha un culo come il suo? Che culo ragazzi! Ogni volta che le sono accanto, devo trattenermi per non stringere le dita intorno a quelle curve così perfette e provocanti. Posso sembrare un pervertito ma questo istinto è qualcosa che non riesco a


controllare. L’unica cosa che mi frena è la mia amicizia con Andrea, non posso permettermi un passo falso, tengo molto al mio miglior amico e… a sua sorella. Ora come ora, non riuscirei a fare a meno di nessuno dei due e poi credo che per Marti, io sia solo il miglior amico di suo fratello. Olivia ricomincia a contare, le altre tre iniziano a correre da tutti i lati per trovare un nascondiglio ed io, senza pensarci due volte, apro la portafinestra per raggiungere la ragazza che infiamma il mio corpo inconsapevolmente. “Marti… Marti”, grido mentre la raggiungo. Lei si gira e appena mi vede i suoi occhi si spalancano per lo stupore. “Che ci fai qui? Andrea non c’è”, mi dice palesemente sorpresa. “Vieni”. Le faccio segno di seguirmi. “Dove?”. Il suo sguardo è sempre più perplesso, si guarda intorno per assicurarsi che nessuno ci stia guardando e poi riporta i suoi occhi furbetti su di me. “State giocando a nascondino no?” annuisce “Ti aiuto a trovare un posto sicuro dove nasconderti, sono un mostro in questo gioco”. Lei mi guarda di traverso inarcando un sopracciglio come a dire sul serio?, ma stranamente mi segue, entro nel garage e mi nascondo dietro uno scaffale. “Nascondino eh! Non siete un po’ grandicelle per questo gioco?”. Marti mi guada con un’espressione ostile e si stringe nelle spalle. Tutto si può dire della sorellina del mio miglior amico meno che sia una persona tranquilla e affabile. Martina Grandi sa il fatto suo, dice sempre quello che pensa senza curarsi dell’effetto che le sue parole possano avere sugli altri, combatte per le sue idee ed è sempre pronta ad un eventuale scontro. A dire il vero, ho iniziato a non vederla più solo come la sorellina del mio miglior amico proprio quando, incazzata nera,


per poco non ha menato una ragazza per difendere Andrea. Amo il suo temperamento battagliero, è una qualità che mi piace in una ragazza perché non vorrò mai al mio fianco una donna come mia madre, remissiva e sottomessa davanti agli scatti d’ira, sempre più frequenti, di mio padre. “Forse… Tu che ci fai qui? Non dovresti essere con Andrea?”. “Vorrei proprio sapere dove si è cacciato. Lo stavo giusto cercando quando vi ho sentite”, mento. Scoppio a ridere davanti alla sua espressione contrariata. “Certo che per essere solo in quattro fate proprio un bel casino”. Questa volta anche lei inizia a ridere. “Zitta, vuoi farti scoprire?”. Rimarrei per giorni in questo garage con lei, nascosti dietro uno scaffale a parlare. “Dopo tocca a te contare e non potrete più continuare a torturare la biondina”, le dico appoggiando un dito sulle labbra per frenare la sua risata. Appena il mio indice tocca le sue labbra perdo la testa e presto il mio dito viene sostituito dalla mia bocca. So che non dovrei, ma questa volta la mia forza di volontà si piega davanti al forte desiderio che questa ragazza accende in me, e mi ritrovo a baciarla con urgenza. Una miriade di sensazioni m'investono e tutti i miei sensi si alterano, sento il dolce sapore della sua lingua, il suono sensuale dei suoi gemiti, il profumo zuccherato della sua pelle, la perfezione delle sue curve sotto le mie mani e il mio cuore… impazzito e gonfio di felicità perché Marti, non solo non mi ha respinto, ma partecipa attivamente al nostro bacio. Continuiamo ad assaggiarci non so per quanto tempo fino a quando sento le sue dita affondare tra i miei capelli e il suo corpo sempre più stretto al mio. In quel momento mi risveglio dal mio sogno ad occhi aperti e mi rendo subito conto che ho appena commesso un errore, l’unico errore che non avrei dovuto fare. Ho appena baciato la sorellina del mio miglior amico.


Appena prendo coscienza delle mie azioni, mi stacco da Marti e mi allontano. Dall’esterno arrivano le voci delle sue amiche che continuano a chiamarla urlando. Che cazzo ho combinato? Riporto il mio sguardo sul suo viso e capisco subito di aver commesso un ulteriore errore, perché i suoi occhi smarriti, la sua espressione confusa, hanno su di me lo stesso effetto di una coltellata in pieno petto. “Ti chiamano”, le faccio notare con la speranza che esca da questo garage senza eventuali domande riguardanti quello che è appena successo. “C-osa?”. “Ti chiamano”, ripeto addolorato. “Senti Marti… io… non so cosa mi sia preso. Mi dispiace!”, mento, perché per quanto lo desideri, proprio non riesco a pentirmi di averla appena baciata, nonostante sia un errore. “Be’, a me no, è stato il bacio più intenso che abbia mai dato”. La sua espressione da ferita presto diventa dura e battagliera, e questo mi eccita ancora di più. Immaginare di baciare Marti è una cosa, ma baciarla… Dio, io la amo! Se non sono stato sicuro dei miei sentimenti finora, da questo momento in poi non ho più nessun dubbio. “Invece dovresti, anzi, devi dimenticare quello che è appena successo! Tu sei la sorellina del mio miglior amico, un fratello per me… non avrei dovuto farlo. Cristo!”. Mi massaggio la faccia con entrambe le mani. Pronunciare queste parole per me è stato difficile, Marti è ancora piccola e deve fare le sue esperienze ed io… lo stesso. Non voglio rovinare tutto, non posso. Non posso perdere Andrea e non posso ferire lei, almeno non più di quanto non abbia già fatto. “Ho


appena infranto una regola non detta tra noi ragazzi: la sorella e l’ex di un amico sono off-limits”. “Ale…”. “Niente Ale!”, la interrompo usando un tono duro, più duro di quanto volessi. “Marti, per favore, dimentica l’accaduto. È meglio per tutti!”. Senza aggiungere altro, o darle il tempo di aggiungere altro, esco dal garage come una furia e fortunatamente in casa non incontro Anna; riesco ad uscire indisturbato e con la consapevolezza di aver appena ferito la ragazza che amo.

Purtroppo quel giorno, inconsapevolmente, mi sono giocato il mio lieto fine. Quello non è stato l’unico bacio che Marti ed io ci siamo dati, ma non è mai finita bene perché non ho mai avuto il coraggio di affrontarla e, ogni volta, il disprezzo che leggevo nei suoi occhi s'intensificava, fino a portarla a non volermi vedere più, ad evitarmi come la peste.

CAPITOLO 1 Alessandro


Appena apro gli occhi, tutti gli eventi disastrosi della sera precedente m'investono come un fiume in piena: Marti ed io nella stanza privata, la sua fuga, la scoperta di Marco e Beatrice avvinghiati, la confessione di Marti, le parole che le ho rivolto… parole dettate dalla rabbia, parole che non pensavo, parole che l’hanno ferita. Nonostante il suo errore, sono consapevole che la colpa si trovi nel mezzo perché se avessi cacciato Clelia immediatamente, lei avrebbe fatto lo stesso. Ok, ha fatto una cazzata bella grossa, ma solo per tenermi lontano a causa del nostro passato burrascoso e adesso quei pochi progressi che abbiamo raggiunto in questi pochi giorni sono evaporati però, in tutto questo casino, una svolta positiva c’è stata. Andrea ha capito chi è veramente la persona che stava per sposare e ha evitato di commettere il più grande errore della sua vita. Devo uscire subito da questa stanza e andare da Andrea, devo sapere come sta e poi trovare Marti e parlarle, spiegarle che non pensavo le cose che le ho detto. Mi alzo dal letto tutto indolenzito, sono riuscito ad addormentarmi solo verso le quattro del mattino e negli ultimi giorni, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, ho dormito poco e niente. Indosso un paio di pantaloncini e una canottiera, visto che sono solito dormire in intimo, e vado in sala con la speranza di incontrare uno dei fratelli Grandi a caso. Con mia grande sfortuna, non solo non incontro né Andrea né Marti, ma nemmeno Anna. Chiamo Andrea al cellulare, scegliendo di affrontare il colloquio che ritengo meno pericoloso per la mia sicurezza, ma non risponde. Sprofondo nel divano, appoggio i gomiti sulle ginocchia e affondo la faccia tra le mani, non so per quanto tempo resto in quella posizione quando sento che qualcuno si siede accanto a me. “Giornata di merda?”, mi chiede Andrea.


Abbasso le braccia per guardarlo e non ha un bell’aspetto. D'altronde credo che nessuno degli abitanti di questa casa stamattina abbia un aspetto migliore del suo, compreso me. “Già… Come ti senti, amico?”. “Veramente mi stai chiedendo come mi sento?”. “Be’…”. “Ale, mi sembra ovvio che stia di merda, è normale no? Domani avrei dovuto sposarmi! Senti, mettiamola così, non voglio più parlarne, solo così riuscirò a dimenticare ed io voglio dimenticare. Devo!”. So che sta cercando di fare il duro e nascondere il suo reale stato d’animo, lo conosco come le mie tasche e se quello di cui ha bisogno in questo momento è ignorare i problemi, per me va bene, non sono d’accordo ma lo accontento. “Ok! L’hai già vista?”. Andrea si rilassa ulteriormente contro lo schienale del divano e incrocia le braccia al petto. La sua espressione non lascia presagire niente di buono. “Sì, l’ho vista”. “E?”, gli chiedo con timore. “E… niente, Ale”. “Come sta?”. Parlo con Andrea senza però riuscire a guardarlo in faccia. Il mio miglior amico tiene tantissimo alla sua sorellina, ieri l’ho aggredita e per poco non siamo arrivati alle mani. Dopo che Marti ha lasciato la sua stanza, ieri sera, ci siamo calmati e abbiamo parlato. Io avrei voluto raggiungere immediatamente sua sorella ma Andrea mi ha convinto ad aspettare fino a questa mattina. “Come vuoi che stia? Come sto io, come stai tu, come sta mia madre ma con un aggravante, il senso di colpa che, come sai, non è buon amico”.


Sapere Marti triste e piena di sensi di colpa mi distrugge, devo vederla subito, devo parlarle, devo rassicurarla e dirle che voglio stare con lei. È questo quello che devo e voglio fare, perché, anche quando ero incazzato, non ho mai messo in discussione i sentimenti che ci legano. Mi alzo in piedi e prontamente Andrea fa lo stesso. Dal suo sguardo capisco che è pronto allo scontro. “Voglio vederla”. “Ale, non credo sia una buona idea”. “Non te l’ho chiesto, Andre. Voglio vederla e la vedrò. Sai dove posso trovarla?”, gli chiedo agitato. Il mio miglior amico abbassa le palpebre e si passa una mano tra i capelli. “Ale, siediti che dobbiamo parlare”. “Dov’è?”. “Promettimi che non farai cazzate e che ragionerai prima di fare qualsiasi cosa”. “Andre, mi stai mettendo ansia. Che cazzo è successo?”, urlo mentre prendo il cellulare per chiamare Martina, ma lui me lo strappa dalle mani. “Lei e Michael sono tornati a Lugano stamattina presto e tu devi lasciarla stare per un po’”. Se n'è andata? No! “Col cazzo! Ridammi il mio cellulare, subito”, gli urlo in faccia con tutto il fiato che ho in corpo. In qualche modo devo pur sfogarmi. “Ale, calmati, era provata e le ho promesso che sarei riuscito a trattenerti, anche con la forza se sarà necessario. Non costringermi a fare qualcosa che non voglio, tu sei il mio migliore amico, ma lei è la mia sorellina. Ha sbagliato, anche se non so fino a che punto e come ti


ho già detto ieri sera, anche tu hai il tuo bel bagaglio di colpe. Era davvero stremata, credo che non abbia chiuso occhio stanotte…”. “Non può ricominciare ad evitarmi, non glielo permetterò”, lo interrompo. “Tu sei il mio miglior amico, ma lei è la persona che amo con tutto me stesso e nessuno potrà impedirmi di vederla, nemmeno suo fratello”. Ho paura, in questo momento ho una fottuta paura. Ho paura che lei non mi voglia più vedere ed io questa volta impazzirei, letteralmente. Andrea sospira. “Non credo che voglia evitarti, ti ama e lo sai, quindi usa il cervello e stai calmo. È vero, le ho promesso che ti avrei trattenuto, ma solo fino a stasera”. “Ma io voglio vederla il prima possibile”, protesto. “Lo so, ma non fare l’egoista e dalle il tempo di riflettere. Le tue parole l’hanno ferita e credo che si vergogni molto per quello che ha fatto. Facciamo così, resta con me fino a oggi pomeriggio, andiamo po’ in giro, guardiamo un po’ di televisione, mangiamo qualcosa, insomma facciamo quello che ci va e poi stasera parti e vai da lei, ok?”. Andrea mi sorride e anch'io mi sforzo di fare lo stesso, in fondo, non sono io quello che, poche ore fa, ha scoperto che la propria fidanzata l’ha tradito per l’intera durata della loro storia. Lui ha bisogno di me e Marti ha bisogno di tempo. Ho aspettato per nove anni il momento giusto, cosa saranno mai una decina di ore in più? “Alessio?”. “E’ partito anche lui un paio di ore fa”, risponde Andrea. Lo guardo di traverso non proprio contento. “Fammi capire, Marti può andarsene, Michael può andarsene, Alessio può andarsene… perché io no?”.


Andrea scoppia a ridere, si avvicina e appoggia un braccio sulle mie spalle. “Perché tu sei il mio miglior amico e devi stare sempre con me, in più devi fare tutto quello che dico io se vuoi diventare mio cognato”. “Posso accettare la prima spiegazione, per quanto riguarda la seconda, con tutto il rispetto amico, non credo che la decisione spetti a te”. Andrea mi da uno schiaffetto sulla nuca. “Io sono il suo fratellone e lei deve fare quello che dico io, deve portarmi rispetto…”. “Amico, tua sorella è capace di stenderci contemporaneamente solo con un’occhiataccia”, lo interrompo ridendo a crepapelle. Perché in casa Grandi il sesso debole, di sicuro, non sono le donne. Andrea mi da una pacca sulla spalla. “Hai ragione Ale, buona fortuna!”, afferma dispiaciuto prima di piegarsi in due dalle risate.

Martina Da quando siamo arrivati a casa, Michael ed io, non ci siamo rivolti una parola, a dirla tutta, ognuno si è chiuso nella propria stanza. Il mio coinquilino si sente più in colpa di quanto lascia trapelare. Nonostante la stanchezza e il forte desiderio di riposarmi, mi ritrovo distesa sul letto con gli occhi spalancati e il cellulare in pugno. Maria mi ha chiamato per chiedermi come sta Andrea, le ho raccontato tutto quello che è successo dopo la rissa fuori dal locale, compreso la mia confessione e la reazione di Alessandro, e per poco non è scoppiata in lacrime. Come mio fratello, anche lei non ha appoggiato la mia scelta di tornare a Lugano, ma io ho sempre fatto e farò di testa mia.


Elisa mi chiama praticamente ogni quarto d’ora e, quando non siamo al telefono a parlare, mi sommerge di SMS. A momenti sclero, vorrei solo essere lasciata in pace. Ma dico io, non ho nemmeno più il diritto di deprimermi a mio piacimento? Tra poco sarà a casa e addio tranquillità. Conoscendola non solo non mi lascerà un attimo in pace, ma farà di tutto per coinvolgermi in qualcosa che non avrò voglia di fare. Anche la mamma mi ha chiamata con la scusa di sapere se Michael ed io fossimo arrivati a casa sani e salvi, come ogni madre anche lei è estremamente apprensiva. Gli unici SMS veramente graditi sono stati quelli di Andrea e mi ha informato che, contro ogni pronostico, è riuscito a trattenere Alessandro. So che prima o poi dovrò affrontarlo ma, da codarda quale sono, confido nel poi. Intendiamoci, non voglio ricominciare a ignorarlo, non ci riuscirei comunque, ma non sono ancora pronta a rivederlo. Ho paura del suo giudizio, anche se lo ha espresso al meglio ieri sera, ma una cosa è saperlo ed un’altra leggerglielo negli occhi. In questo momento comprendo benissimo lo stato d’animo che ha accompagnato Alessandro in tutti questi anni, quando era convinto che la persona che amava, non solo non ricambiasse i suoi sentimenti, ma addirittura lo odiasse. “Ehi tesoro, sei sveglia?”. Elisa entra nella mia stanza senza bussare, ormai non ritengo più questo gesto importante, e si siede sul letto. “Alzati, Michael ci aspetta in sala e sta preparando pane e nutella”. Mi giro dandole le spalle. “No, ti prego, lasciami qui da sola e vai a mangiare la tua bella porzione di pane e nutella”. “Tu che rifiuti la nutella? Ok, non avevo capito, fino a questo momento, quanto realmente stessi male”. Appoggia una mano sul mio fianco e mi scuote. “Marti, senti, se vuoi restare in camera ok, per me va bene, ma io resto con te e rinuncerò, a malincuore, alla mia porzione


di nutella. Sia chiaro, in cambio pretendo che la mia posizione di amica del cuore non venga più messa in discussione”. Mi giro a guardarla. “Elisa, ti pregooo!”. “Risparmia pure il fiato carissima, o vieni con me e insieme al maligno mangiamo pane e nutella e beviamo thè, o restiamo qui in camera tua tristi e sconsolate con la pancia vuota. A te la scelta”. “Vaffanculo!”. “Come pensavo” si alza ed esce dalla mia stanza senza chiudere la porta “muoviti che ho fame!”. Contrariata, mi alzo dal letto e raggiungo i miei coinquilini: è in momenti come questi che vorrei un po’ di privacy ma niente, si ostinano a tormentarmi. Non pensavo di avere così tanta fame finché non mi sono ritrovata davanti ad un'enorme fetta di pane ricoperto da nutella e penso che, in fondo, i miei coinquilini non sono poi così pessimi. Iniziamo a mangiare in silenzio e apprezzo molto la forza di volontà di Elisa che mi permette di finire la merenda prima di iniziare a sommergermi di domande. Con l’aiuto prezioso di Michael riesco a raccontarle tutto nei minimi dettagli, rifiutandomi categoricamente di fornire, a quei due pervertiti, dettagli delle scene piccanti a cui ho preso parte. Io non ho mai chiesto loro cose del genere, anche perché mi fa schifo pensare a loro due in atteggiamenti spinti con i rispettivi partners, e gradirei che loro facessero lo stesso. Non nego che quando ho raccontato a Elisa gli eventi della sera precedente sono scoppiata in lacrime. Michael non ha versato una lacrima, ma non per questo la sua faccia ha un aspetto migliore della mia.


“Oh, che stronza che è questa Beatrice! Come si può fare una cosa del genere a un uomo che ti ama, ti tratta bene, non ti fa mancare niente e sta per sposarti?”. “Eli e non l’hai mai visto! Marco è un bel ragazzo no?”. La mia coinquilina annuisce. “Lui non è niente in confronto ad Andrea… pensa che non sembra nemmeno il fratello di Marti”. Che gran figlio…! Non vede che sono distrutta? Che senso ha infierire? Ok, abbiamo capito che trova mio fratello irresistibile, sono d’accordo con lui, ma a che pro continuare a sputtanare la mia persona? “Michael, nemmeno tu sei questa grande bellezza! Almeno io mi vesto in modo accettabile a differenza…”. “Accettabile? Dici sul serio?”, mi interrompe. “Dico, lo credi veramente? Se la memoria non mi inganna, ricordo che in camera tua c’è uno specchio, ma è chiaro che tu non abbia l’usanza di ammirarti”. “Se la memoria non m'inganna, anche tu hai uno specchio in camera, ma probabilmente si è spaccato nel momento stesso in cui ti sei specchiato”. “Spiritosa la ragazza! I tuoi infiniti paia di ballerine e scarpe da ginnastica sono orripilanti”. “Michael…”. “La smettete?”, ci interrompe Elisa. “Stiamo perdendo di vista l’argomento di discussione principale”. “La bellezza infinita di mio fratello e il mio abbigliamento poco accettabile?”, domando ironica rifilando un'occhiataccia al mio coinquilino. “Per niente accettabile!”, mi corregge Michael.


“Adesso basta!”, grida Elisa, alzandosi in piedi e sbattendo i palmi aperti sul tavolo. “La Iena si è fatta sentire?”. “No, ma aspetto un confronto/scontro a breve”. “Che ci provasse, troverà me ad attenderlo e non sarò per niente accogliente”. Sbuffo sbattendo la fronte sulla superficie del tavolo. “Elisa, se ancora non l’avessi capito te lo rispiego, questa volta lui non ha fatto niente, ho fatto tutto da sola e lui ha espresso la sua opinione”. Elisa guarda Michael scandalizzata. “Lo sta giustificando o sbaglio?”. “Sì, lo sta facendo”, risponde. “Comunque, tu non sei l’unica colpevole, anzi…”. “Michael, per favore, smettila. Tu volevi solo aiutarmi perché, nonostante non riconosci la mia infinita bellezza e il mio buon gusto nel vestire, mi vuoi bene, quella che doveva tirarsi indietro ero io, ma non l’ho fatto e adesso ne pago le conseguenze”. “State giocando a chi ha più colpa di chi? Posso partecipare?”. Michael ed io scoppiamo a ridere. “OK, Andrea è bello e questo l’ho capito. Io mi chiedo, la Iena è veramente un cesso come dice sempre Marti?”. Io non ho mai detto che Alessandro è un cesso, perché tutti sostengono questa cosa? “Mettiamo una cosa in chiaro, io non ho mai detto che la Iena è un cesso”. “L’hai fatto!”, m'incolpa prontamente il maligno. “Elisa, il dio della guerra è… lo devi vedere per cogliere realmente la sua bellezza, credimi, non ci sono parole per definire i suoi occhi, le sue labbra, le sue braccia…”.


“Michael finiscila!”, lo sgrido. Come pensano di risollevare il mio umore continuando a parlare ed elogiare la persona che amo e che a sua volta mi disprezza, la stessa persona a cui non voglio pensare. “Ragazzi, è stato bello fare una pausa con voi ma adesso, se non vi dispiace, vorrei ritirarmi nella solitudine e crogiolarmi nella disperazione”. “Marti…”. “Eli, a parte gli scherzi, nell’ultima settimana ho dormito poco o niente e giuro, sono stanchissima”. Elisa non mi sembra contenta all’idea di lasciarmi andare e Michael non è da meno. “Va bene, cerca di dormire e non pensare ok?”, cede, si avvicina e mi da un bacio sulla guancia. Michael ci raggiunge e ci stringiamo in un caloroso abbraccio prima di rifugiarmi nella mia stanza.

Vengo svegliata dalle voci di Elisa, Michael e… Alessandro. Appena sento la sua voce, il mio cuore impazzisce e inizia a battere freneticamente contro la cassa toracica, tanto che ho paura che gli altri possano sentirlo. Sono quasi sicura che presto avrò un infarto, non mi sento per niente bene e il mio cuore non vuole saperne di calmarsi. “Marti dorme e, anche se fosse sveglia, dovresti passare sul mio cadavere prima di raggiungere la sua stanza”, urla Elisa con voce sprezzante. “Come ti ho già detto, io vedrò Marti con o senza il tuo permesso”, il tono di Alessandro è deciso e sono sicura che né Elisa né l’intero


Esercito Italiano riuscirebbero a tenerlo lontano dal raggiungere il suo obiettivo. “Proviamo a chiederlo a lei, Eli”. Michael cerca di acquietare gli animi. “Ma dorme!”, protesta Elisa. “Credo che dopo le vostre urla, non solo si sia svegliata, ma con ogni probabilità sia anche scappata dalla finestra”. Devo ammettere che l’idea di saltare dalla finestra mi alletta. Non sono ancora pronta per il round finale, e poi Elisa l’ha anche fatto incazzare e questo non è una cosa che gioca a mio favore. Anche se sto per farmela addosso, mi alzo dal letto per controllare cosa stia succedendo visto che le urla si sono intensificate. Elisa ha appena minacciato Alessandro dicendogli che se non se ne fosse andato, avrebbe chiamato la polizia e, conoscendola, so che ha già digitato il numero sul telefono.

Alessandro La coinquilina di Marti è fuori di testa, non fa altro che urlare e parlare a raffica, minaccia addirittura di chiamare la polizia. Cose da pazzi! In fondo dovevo aspettarmelo, conosco Marti e ho conosciuto Michael, non so perché ho pensato che almeno uno degli abitanti di questa casa fosse una persona normale. La ragazza è molto attraente, potrebbe addirittura fare la modella. È alta, magra e ha degli occhi magnetici. In passato, anche se perdutamente innamorato di Marti, sono riuscito ad avere storie con altre ragazze ma adesso, dopo aver


fatto sesso con la donna che amo, il mio corpo non reagisce nemmeno alla presenza della dea greca che ho davanti agli occhi. “Chiama chi vuoi, non m'interessa, io da qua non mi muovo”. “Sicuro che ti muovi e anche subito”, ribatte stringendo i pugni lungo i fianchi. “Mettiamola ai voti!”, propongo. La ragazza nonostante la sceneggiata mi è simpatica, ha un buon temperamento e sono sicuro che l’amicizia con Marti c’entri qualcosa. “Cosa? Stai scherzando spero!”, urla fuori controllo mentre Michael scoppia a ridere. “Michael, non incoraggiarlo!”. “Io voto per restare”, dico incrociando le braccia al petto. “Tu non hai diritto al voto. Io, Marti e Michael possiamo votare… tu no”. Bene, io a questo punto volevo arrivare. “Ecco, adesso si che si ragiona. Tu, ovviamente, voti per cacciarmi giusto?”. La coinquilina mi fissa con gli occhi sbarrati, non dovrebbe essere abituata a questi giochetti grazie alla convivenza con Marti? “Tu, Michael, che dici?”. “Per me puoi restare”. La coinquilina di Marti per poco non azzanna il collo del suo amico. “Michael!”, lo sgrida. “Ascoltami bene ragazza, il voto è libero. Non protestare e lascia stare Michael”. Giuro, mi sto divertendo un casino. “Adesso per avere la maggioranza abbiamo bisogno di Marti, la vai a chiamare per favore?”, le chiedo gentilmente e sfodero uno dei miei irresistibili sorrisi. “Stai... scherzando? Tu sei fuori!”.


Avverto la sua presenza ancora prima che i miei occhi vedano la sua figura, è sempre stato così, il mio corpo quando Marti è nei paraggi s’infiamma. Appena i miei occhi incrociano i suoi il cuore inizia a battere impazzito. La sua faccia è provata, i suoi occhi sono spenti, privi di allegria… è bellissima, per me lo è sempre, ma quella che ho davanti non è la stessa persona con la quale ho passato gli ultimi giorni. Mi sento una merda perché so che è anche colpa mia se adesso la ragazza che ho davanti ha perso la sua allegria abituale. Continuiamo a fissarci senza parlare, senza muoverci, anche se tutto quello che vorrei fare è correrle in contro e stringerla tra le braccia. “Ciao”, sussurra sorridendo, ma il suo sorriso è falso. Perché lo so? Perché se Marti ride, i suoi occhi brillano di luce propria. “Ciao”, riesco a dirle dopo un attimo di stordimento. “Stai tranquilla Marti, la Iena stava giusto andando via”, la sua amica la raggiunge e la prende per mano. “Io voto affinché lui resti, Elisa!”. Elisa la guarda scandalizzata. “E smettetela di chiamarlo Iena, tanto non si offende”. Michael raggiunge le sue amiche e appoggia una mano sulla spalla di Elisa. “Eli andiamo di là, lasciamoli parlare con calma”. Lei, anche se combattuta, alla fine annuisce e lascia la mano della sua amica. “No, restate, noi andiamo di sotto”. Marti lascia i suoi amici, si avvicina a me ed esce dalla porta di casa ancora aperta. Non mi guarda. Vorrei tanto ordinarle di cambiarsi prima di scendere in strada, indossa solo un paio di pantaloncini striminziti e una canottiera veramente mini, ma non voglio sfidare la sorte, non ci vuole un granché per fare incazzare Marti. Meglio non correre il rischio, ho un disperato bisogno di parlarle. La seguo in silenzio giù per le scale e, lo ammetto, i


miei occhi fissano il suo culo. Che posso farci, quel sedere è il mio punto debole. Una volta in strada, Marti si siede su un muretto ed io la seguo. “Allora…”. “Non voglio raccontarti cazzate Marti, ieri sera mi sono incazzato come un animale, il mio miglior amico stava male a causa di Beatrice e Marco, poi tu hai confessato che quel… verme è entrato in casa tua solo per tenermi alla larga, ed io non ci ho visto più dalla rabbia. Ho detto delle cose brutte, cose che non penso, credimi, mi sono pentito di aver detto quelle parole nel momento stesso in cui le ho pronunciate. Io non volevo ferirti, non ho mai voluto ferirti, anche se l’ho fatto tantissime volte. Stamattina appena ho aperto gli occhi, l’unica cosa che volevo era vederti e parlarti, anche se avevo una fottuta paura… poi Andre mi ha detto che te ne eri andata e… Marti, io ho paura cazzo! Ho paura di… perderti. Tutto quello che c’è stato tra di noi, tutto quello che ti ho detto in questi giorni, i miei sentimenti, le sensazioni, è tutto vero”. Lei, per tutto il tempo in cui ho parlato, ha continuato a tenere gli occhi bassi evitando il mio sguardo, questo non credo sia un buon segno. Durante il tragitto in macchina fino a Lugano non ho fatto altro che pensare alle parole che le avrei detto quando me la sarei trovata davanti e mi sono preparato ad un suo eventuale rifiuto, ma solo adesso capisco che per quanto voglia rispettarla e accontentarla in tutto e per tutto, se dovesse chiedermi di lasciarla in pace, questa volta non ci riuscirei nemmeno per una settimana. “Dì qualcosa Marti e… guardami, per favore. Ti prego non ignorarmi, non di nuovo, perché questa volta non credo che riuscirei a starti lontano”.


Marti finalmente sposta gli occhi da terra per incontrare i miei. “Ale, non so che dirti, io sto male per quello che ho fatto, per come sono andate le cose ad Andre e per averti ferito e deluso”. Stringo le sue mani tra le mie. “Tu non mi hai deluso, Andrea ha ragione, anch’io ho il mio bel bagaglio di colpe. Non sai cosa dirmi? Dimmi che non mi ignorerai…”. “Non t'ignorerò”, mi interrompe. “Non ci riuscirei, fidati”. “Marti…”. “Ale, io non posso darti quello che vuoi. Non ci riesco! Per quanto lo desideri io…”, la voce le viene meno e alza la testa per ammirare il cielo limpido e stellato. “Non sono venuto qua alla ricerca di una promessa di amore eterno”, mento, perché è questo quello che desidero, lo desidero con tutto me stesso. Basta guerre, basta cazzate, basta giochetti… solo io e lei insieme. “Vorrei provare a far funzionare le cose, frequentarci, uscire insieme… cose normali”. “Ale…”. I suoi occhi si riempiono di lacrime ed io mi sento morire, perché all’improvviso capisco il vero senso delle sue parole, lei non si fida di me, glielo leggo in quegli occhi lucidi. Per quanto i sentimenti che prova per me siano forti e reali, lei non riesce a fidarsi di me, vorrebbe ma… Questa volta quello ad abbassare gli occhi sono io, non riesco a guardarla in faccia, leggere l’incertezza in quel limpido verde mi devasta. Cazzo, è normale che non riesca a fidarsi di me, quante volte l’ho prima baciata per poi andarmene? Quante volte mi sono fatto vedere insieme a ragazze delle quali non me ne fregava un cazzo? Giovedì poi, dopo che abbiamo fatto l’amore, ecco che arriva Clelia e il cerchio è completo. Maledizione!


“T-Tu non ti fidi vero?”, le chiedo in un sussurro. Marti sbarra gli occhi sorpresa e le lacrime, fino ad allora trattenute, trapassano la barriera delle ciglia per poi scivolare giù lungo le guance. Annuisce impercettibilmente. “Mi dispiace Ale, non ci sono le basi per costruire una storia, io avrei il timore di lasciarti uscire da solo, passerei tutto il giorno a chiedermi dove sei, con chi sei. Non voglio questo, sarebbe ingiusto per entrambi. Che razza di rapporto malato sarebbe?”. “Allora, cosa dovremmo fare? Io amo te, tu ami me…”. “Non so cosa dirti, Ale. Mi dispiace! Tra noi è sempre stato tutto strano, all’inizio io per te ero solo la sorellina del tuo miglior amico e tu, per me, il migliore amico di mio fratello. C’è stato un periodo che mi trattavi addirittura come una sorella, poi ci siamo baciati e tutto è cambiato, ci siamo fatti la guerra, a volte perdevo io altre volte tu, a volte cedevo io altre volte quello a cedere eri tu. Io ti provocavo e tu reagivi, litigavamo sempre, ininterrottamente. Alla fine ci siamo… ti ho evitato e adesso…”. Sbuffa “È tutto così complicato. Non abbiamo le basi per iniziare una storia, non puoi costruire una casa senza le fondamenta, sarebbe un disastro preannunciato”. Ha ragione, mi costa molto ammetterlo, ma non ho nessuna obiezione in merito, la sua è un’analisi giusta. Il nostro rapporto è sempre stato turbolento, siamo solo capaci di esasperarci a vicenda prima di arrivare allo scontro, per quanto ci amiamo questa è la realtà dei fatti, ma io non sono disposto a rinunciare a lei. Una via d’uscita deve pur esserci ed io la troverò a costo di non dormire più la notte. La porterò a fidarsi di me… “Ho un’idea”, annuncio quasi urlando. Marti mi guarda e sorride, un sorriso vero che coinvolge anche gli occhi. “Illuminami”.


“Diventiamo amici!”. Ok, so già che impazzirò e che mi sto tirando la zappa su i piedi da solo, ma rinunciare a Marti è fuori discussione. Lei mi scruta dubbiosa, forse per capire se parlo sul serio o meno, prima di scoppiare a ridere. “Noi amici? Tu riusciresti a essere mio amico, accetteresti un mio eventuale flirt…”. “Frena donna!”, la interrompo. Un eventuale flirt? Col cazzo! “Noi diventeremo amici solo per costruire delle buone fondamenta per la nostra futura storia d’amore, non ci sarà nessun eventuale flirt, te lo assicuro”. “Perché tu sei sicuro che ci sarà una storia d’amore”, dice divertita e un po’ mi ferisce questo suo scetticismo. “Assolutamente!”. “Ale…”. “Tu sei pronta a rinunciare a me?”, la interrompo. Marti ritorna seria. “No”, ammette e per poco non mi esplode il cuore dalla felicità. “Hai un’idea migliore?”. “NO”. “Allora è deciso”. Spalanco le braccia. “Strega, vieni qua e abbraccia il tuo nuovo miglior amico”. Marti non se lo fa dire due volte e mi stringe forte. Dio, ho una gran voglia di baciarla e… no, devo stare calmo e reprimere i miei istinti sessuali, so già che sarà un’impresa ardua visto che il mio amico laggiù si è appeno messo sugli attenti. È arrivato il momento che me ne vada, altrimenti verrò meno a tutti i miei buoni propositi ancora prima di avere dei buoni propositi. “Adesso è arrivato il momento per me di andare”.


Marti si stacca da me e capisco dalla sua faccia che l’idea di lasciarmi andare non le va tanto a genio. “Ovviamente ti chiamerò tra un paio di giorni per uscire insieme come AMICI, gli amici escono insieme no?”. “Sì, gli amici escono insieme”, conferma divertita. “Marti ti confesso che per me sarà dura perché ho una fottuta voglia di baciarti e sono sicuro che nel momento in cui le mie labbra sfioreranno le tue, non mi limiterei solo a quello e…”. Non riesco a dire altro perché Marti si fa avanti e appoggia lievemente le sue labbra sulle mie, non faccio in tempo a reagire che lei già si è allontanata e sorride scrutandomi con i suoi occhi furbetti. Strega! “Ok, adesso devo andarmene sul serio perché tra poco non risponderò più delle mie azioni e ti strapperò quei pantaloncini striminziti che hai addosso. Non uscire mai con un abbigliamento del genere Marti, e non ridere, sto parlando sul serio”. “Gli amici non dicono alle amiche cosa devono o meno indossare”. “Si dà il caso che questo amico non solo lo farà, ma combatterà affinché la sua amica lo ascolti”. “Non so perché, ma credo che la nostra amicizia si rivelerà mooolto interessante”, mi prende in giro. “Non scherzare col fuoco, strega, e cerca di fare meno l’impertinente”. “Ma tu adori la mia impertinenza!”. “Vero, ma ti consiglio di non sfidarmi troppo”. “Io vivo per sfidarti e farti incazzare. Iena rassegnati, è lo scopo della mia vita”, dice prima di scoppiare in una fragorosa risata che adoro.


Mi alzo in piedi e lei fa lo stesso. “Ci sentiamo, ti chiamo fra un paio di giorni, non voglio soffocarti. Ok, voglio soffocarti, ma eviterò di farlo”. Ci stringiamo in un altro abbraccio e poi me ne vado. Cazzo, è la cosa più difficile che abbia mai fatto, tra quelle braccia potrei anche morirci. Appena entro in macchina appoggio la fronte sul volante e prendo il cellulare per chiamare Andrea che risponde dopo due squilli. “Com’è andata?”, mi chiede impaziente. “Bene, siamo amici!”. Il mio migliore amico scoppia a ridere. “Voi due amici? Stai scherzando o cosa?”. “No e smettila di ridere, idiota!”. “Ah, tu hai appena accettato di diventare amico della donna che ami ed io sarei l’idiota? Ah, be’!”. “Taci! Le ho proposto io il fatto di diventare amici”. La risata di Andrea s'intensifica e la tentazione di sbattere il telefono è forte. Un po’ di comprensione, cazzo! “Amico, scusa se te lo dico ma qui c’è solo un idiota e quello sei tu”. “Vaffanculo! Quando torni?”. “Domani sera. Pizza a casa mia?”. “Sì, così ti racconterò tutto”. “Amico mio non vedo l’ora, credimi”. Se c’è una cosa di cui sono sicuro è che i fratelli Grandi per quanto siano indispensabili per me, hanno un brutto effetto sullo stato della mia salute mentale.


CAPITOLO 2

Martina Un paio di giorni equivalgono a due giorni giusto, quarantotto ore, giusto? La Iena, sì, proprio così, Alessandro era e rimarrà sempre una Iena maledetta, sabato sera mi ha detto che mi avrebbe chiamato tra un paio di giorni per uscire insieme come AMICI e non si è fatto sentire. Oggi è mercoledì e quello stronzo non mi ha nemmeno mandato un messaggio striminzito per chiedermi come sto. Roba da non crederci! Sono infuriata al massimo con quella stramaledetta Iena bugiarda. Come osa venire a casa mia, propormi di rimanere amici e poi non farsi sentire? Bastardo! Che si fosse già pentito della proposta che mi ha fatto e mi sta ignorando? Giuro, non so più che pesci prendere! Sono confusa all’inverosimile. Lo voglio ma non mi fido, ho paura di uscire con lui come amici ma mi infastidisce il fatto che non mi abbia chiamato, ho voglia di vederlo ma non voglio essere io la prima a cercarlo. Io non sono confusa, ma di più. Ormai ho abbandonato i buoni propositi di restare calma ed essere una persona migliore. Perché perdere tempo? Sono e rimarrò una stronza.


Adesso sono in pausa e sto andando da Andrea per pranzare insieme. Lui non lo sa, voglio fargli una sorpresa. Mi fermo alla Migros per prendere una focaccia al tonno per me e un panino al prosciutto crudo e formaggio per mio fratello, non so perché alla fine mi ritrovo a comprare quattro panini. Ne ho preso uno anche per Alessandro e per non dare troppo nell’occhio ho convenuto che fosse il caso di prenderne uno anche per Alessio. Sia chiaro, la visita a sorpresa che sto per fare ad Andrea non ha niente a che vedere con il silenzio stampa della Iena. Anche se ho sentito mio fratello tutti i giorni e ogni volta ci ripromettiamo di vederci per pranzo o per cena, da sabato mattina non sono ancora riuscito a vederlo. Lui continua a dirmi che sta bene, ma voglio accertarmene di persona. Il mio ufficio dista circa dieci/quindici minuti a piedi dal suo, non chiedetemi come ho fatto in due anni a non incrociare nemmeno per sbaglio Alessandro, perché ancora non l’ho capito neanche io. Mi piace pensare che per una volta, gli astri, il fato e la buona sorte si siano schierati dalla mia parte. Entro nell’atrio del palazzo e incontro Grazia, la segretaria di Alessandro, che come mi vede si blocca sul posto e mi fissa con occhi sgranati. “Ciao Grazia, come stai?”, la saluto andandole in contro. “Marti, la Iena non è in vacanza, cosa ci fai qua?”, mi chiede allarmata mentre si guarda intorno. Diciamo che da quando ho lasciato il mio lavoro, non ho più messo piede in questo ufficio eccetto quando sapevo, da fonti certe, che Alessandro fosse in vacanza. Grazia, come tutti gli altri impiegati, è stata molte volte spettatrice di svariati litigi avvenuti tra me e la Iena ed ecco spiegata la sua espressione confusa e al tempo stesso terrorizzata.


“Grazia, ti ringrazio per l’informazione, so che Alessandro non è in vacanza. Mio fratello è nel suo ufficio?”, le sorrido cercando di tranquillizzarla. “Tu sai che lui c’è e sei venuta lo stesso?”, mi chiede sbalordita. “Si, Ale ed io… diciamo che… siamo amici, ecco”. “Voi due amici?”. Mi tocca la fronte con il palmo della mano. “Non scotti, strano, sei sicura di stare bene?”. Questa è scema o cosa? Mio fratello dovrebbe scegliere meglio i suoi dipendenti, ma d’altronde, abbiamo già appurato che Andrea non è bravo a scegliere le persone con cui instaurare un qualsiasi tipo di rapporto. “Sì, sto bene e sì, Alessandro ed io siamo amici…”. “Marti?”. Eccone un’altra. “Ciao Valeria, come…”. “Che ci fai qui? Alessandro è nel suo ufficio”, mi informa interrompendomi. Dio della pace, sto sprecando tutta la mia pausa pranzo con queste due, devo svignarmela subito. “Come ho già detto a Grazia, so che Alessandro è nel suo ufficio”, spiego gentilmente. Valeria guarda scioccata Grazia. “Ha appena chiamato Alessandro con il suo nome e non Iena?”. Sono veramente tentata di prendere a capocciate il muro. Cosa ho fatto di male affinché tutti si sentano in diritto di rompermi le suddette? “Ciao Marti, che ci fai qua?”. Alessio mi viene incontro e mi stringe in un abbraccio.


Un po’ di originalità nemmeno a pagarla, tutti che fanno la stessa domanda. Alzo il sacchetto che ho in mano. “Ho portato il pranzo ad Andrea, non lo vedo da…”, mi blocco perché tutte le persone intorno a me abbassano lo sguardo afflitte. “Quella stronza!”, afferma Grazia. “No stronza, ma troia!”, la corregge Valeria. “Andiamo, stavo andando anch’io da lui”. Alessio mi appoggia un braccio sulla spalla e insieme andiamo da Andrea, ma prima saluto le ragazze con un gesto della mano. “Lavoro in questo posto da più di un anno e non ti ho mai vista, ci siamo conosciuti venerdì ed ecco che vieni a trovare Andrea. Non è che questa visita ha a che fare con me? Ammettilo, ti sei innamorata del sottoscritto”, dice prima di scoppiare a ridere quando alzo gli occhi al cielo. “Sono venuta solo e soltanto per mio fratello, ma ho portato il pranzo anche per te”. “Io ti adoro!”. Mi stampa un bacio sulla guancia. “Comunque, non è che non creda al fatto che tu sia qua per Andrea, ma penso che non è il solo che speri di vedere”. Negare l’evidenza sempre, anche a costo di fare una figuraccia. “Mi spiace deluderti ma, come ho già detto, sono qua solo e soltanto per il mio fratellone”. “Quindi vuoi farmi credere che hai portato un panino per me e non ne hai portato uno anche per la Iena?”. Adesso anche lui ha iniziato a chiamare Alessandro "Iena"? Forse è per questo che non mi ha cercato in questi giorni. Devo mettere fine a questa storia. “Smettetela tutti di chiamarlo Iena!”.


Alessio ride e questo mi fa incavolare ancora di più, credo che io stia sviluppando un’antipatia irrazionale nei confronti di tutti gli esseri umani. “No, non smetterò di chiamarlo Iena, anche perché ogni volta che lo faccio lui ride e questo è un bene, Alessandro sa essere veramente un rompicoglioni certe volte”. Per arrivare all’ufficio di Andrea si deve per forza passare davanti a quello di Alessandro e per mia grande sfortuna la porta è aperta, oltretutto, la mano di Alessio è ancora sulle mie spalle. Sto pensando di spostarla, quando ricordo che la Iena non mi ha chiamato come aveva promesso dopo un paio di giorni e quindi non merita tanto disturbo. “Ciao!”, gracchio, passando davanti al suo ufficio senza però guardare all’interno. Alessio ed io irrompiamo nell’ufficio di Andrea senza bussare, mio fratello stacca gli occhi dal monitor che ha davanti e appena mi vede le sue labbra si schiudono in uno splendido sorriso. “E tu che ci fai qua?”. Ancora? Questo posto è stato colpito da un’ondata di demenza pura. “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”. Alzo il sacchetto con i panini. “Fame?”.

Alessandro Credo di avere le allucinazioni. No, sicuramente ho le allucinazioni, perché non può essere che Martina sia appena passata davanti al mio ufficio e, non solo non si è fermata per salutarmi, ma era in compagnia di Alessio che aveva un braccio sulle sue spalle. Spero per il mio amico


che io abbia le allucinazioni perché, se così non fosse, mi vedrò costretto a rompergli un paio di arti. Negli ultimi giorni sto veramente perdendo il senno, perché sto cercando di non chiamare Marti e l’impresa si è rivelata più difficile del previsto. Il cellulare è diventato il mio nemico numero uno e tutto quello che riesco a pensare appena ho un po’ di tempo libero è il numero della ragazza che mi ha fatto perdere la testa, ormai, a furia di digitare quelle cifre per poi cancellarle un minuto dopo, le ho imparate a memoria. Mi trovo in questa situazione grazie ai consigli del mio miglior amico che mi ha praticamente ordinato di tenere Marti sulle spine per vedere come reagirà al distacco. A me sembra che l’unico a farne le spese sia io. Esco di corsa dal mio ufficio per raggiungere quello di Andrea, la porta è aperta e subito tiro un sospiro di sollievo perché, fortunatamente, ancora non sono impazzito del tutto, ma subito mi infurio vedendo Alessio avvinghiato alla ragazza che amo. Quell’uomo vuole morire e pure a breve! Senza pensarci due volte in una falcata raggiungo la coppietta e sposto il braccio di quell’infame. “Poca confidenza, grazie”. Alessio sorride soddisfatto e alza le mani in aria. “Io non ho fatto niente, mi ha promesso un panino e poi noi siamo amici”. Appena pronuncia le ultime parole scoppia a ridere. Sì, ho confidato ad Alessio la decisione che abbiamo preso Martina ed io di essere amici. Inutile dire che la sua reazione è stata praticamente la stessa che si sta svolgendo ora davanti ai miei occhi. La risata di Alessio è seguita da quella di Andrea, Marti si porta una mano davanti alla bocca per nascondere il suo sorriso. Mi fa piacere sapere che sono lo zimbello dei miei amici. ‘Fanculo tutti!


“Coglioni!”. Marti si schiarisce la voce, ma ha ancora un sorriso stampato in faccia. “Ho portato il pranzo. Panini”, annuncia appoggiando un sacchetto sulla scrivania e tirando fuori quattro panini, ne prende uno e lo mette da parte e poi ne consegna uno a me, uno a suo fratello e uno ad Alessio. Ha portato il pranzo anche ad Alessio? Perché? Ok, sto per sclerare e devo stare calmo! Perché cazzo ha portato un panino anche ad Alessio, lo conosce solo… da quando? Due giorni? “Comunque ciao, eh!”. “Ciao”, mi saluta di rimando senza guardarmi. È incazzata! Ognuno di noi si dedica al proprio panino e iniziamo a mangiare. “Allora nanetta, che c’è, ti assicuri che il tuo fratellone si nutra?”. “No, mi assicuro che mio fratello non mi stia evitando”. Parla col fratello, ma rifila un’occhiataccia nella mia direzione. Che i consigli di Andrea stiano funzionando? Fine dell'estratto Kindle. Ti è piaciuto?

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