Le stagioni del verde mandarino (open book)

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Le Stagioni del Verde Mandarino


Storie di uomini e di donne. Ma soprattutto di uomini

Introduzione Prefazione #1 Papà a sorpresa [18 minuti] #2 Il signore degli anelli [9 minuti] #3 A viso [s]coperto [7 minuti] #4 Le stagioni del verde mandarino [22 minuti] #5 2:22 a.m. [8 minuti] #6 Marmellata di pietre [10 minuti] #7 Buon Natale Santa Claus [16 minuti] #8 Vibrazioni cutanee [7 minuti] #9 Il Lord Inglese [9 minuti] #10 Amore carnale [12 minuti] Contenuti speciali - La paura. 250km oltre [5 minuti] - La Segreta Verità: la lettera - L’intervista - RINGRAZIAMENTI

Istruzioni sull’aggiornamento automatico Dallo stesso autore del romanzo LA SEGRETA VERITA’


Proprietà letteraria riservata Copyright © 2013 Michele Laurenzana

Titolo originale dell’opera: LE STAGIONI DEL VERDE MANDARINO storie di uomini e di donne, ma soprattutto di uomini Editor: Sara Gozzi Prima edizione digitale: Settembre 2013 In copertina Verde Mandarino © foto di Fabrizio MARCHETTI modello Daniele PEZZATI art director Tommaso YANK


michele laurenzana

Le Stagioni del Verde Mandarino Storie di uomini e di donne. Ma soprattutto di uomini

OPENBOOK

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono tuttavia il frutto della fantasia dell’autore o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Cerca e segui LE STAGIONI DEL VERDE MANDARINO anche su facebook, twitter e Youtube.

Official web site www.michelelaurenzana.com


Andando dove devi andare, e facendo quello che devi fare, e vedendo quello che devi vedere, smussi e ottundi lo strumento con cui scrivi. Ma io preferisco averlo storto e spuntato, e sapere che ho dovuto affilarlo di nuovo sulla mola e ridargli la forma a martellate e renderlo tagliente con la pietra, e sapere che avevo qualcosa da scrivere, piuttosto che averlo lucido e splendente e non avere niente da dire, o lustro e ben oliato nel ripostiglio, ma in disuso.

- Ernest Hemingway

INTRODUZIONE

Le pagine che stai per leggere fanno parte di una grande novità italiana, l’OPENbook! Che cos’è un OPENbook? Semplice: è un “libro aperto”. Un libro digitale destinato a crescere nel tempo, pagina dopo pagina, senza alcuna spesa aggiuntiva dopo l’acquisto iniziale. Ogni volta che saranno disponibili nuove storie verranno automaticamente aggiornate, gratuitamente, sul tuo dispositivo Kindle, Pc, tablet o smartphone su cui hai salvato “Le Stagioni del Verde Mandarino”. L’aggiunta di nuovi racconti verranno tuttavia segnalati anche sulla homepage del sito michelelaurenzana.com, su twitter @mitchLAURENZANA e sulla pagina facebook dedicata: Le Stagioni del Verde Mandarino.


Tutte le storie sono precedute da un tempo approssimativo di lettura, l’obiettivo è quello di consentirti di scegliere quella più adatta in funzione ai minuti disponibili che, in quel momento, avrai. Una piccola aggiunta che mi auguro possa rendere più dinamica la tua lettura. Inoltre ogni storia trae ispirazione da un tweet, se vuoi quindi propormi anche tu la tua idea per uno dei prossimi racconti ti basterà scrivere -su twitter- l’hashtag #LAmiaSTORIAè seguito dal tuo suggerimento o da una tua frase, personaggi o luoghi. I più caratteristici li trasformerò in una storia, e verrà inserita in questo OPENbook. Sperando di esserti di piacevole compagnia, non posso che augurarti una buona lettura. Michele

Questa lettura è consigliata ad un pubblico adulto.

PREFAZIONE

a cura del dottor Marco Rossi, sessuologo psicologo www.marcorossi.it


Probabilmente gli uomini anelano ad essere delle “creature perfette”. Infatti, soprattutto nelle relazioni sentimentali, si dimostrano spesso molto immaturi ed il grande Oscar Wilde citava che “Essere immaturi significa essere perfetti.” Purtroppo l’uomo è riuscito a gestire questa sorta di perfezione solo grazie all’armatura che ha indossato per secoli: quella del macho, dell’ uomo sicuro, deciso, potente e virile… peccato che la donna 2.0 ha voluto spogliare l'uomo del suo ruolo e questo è stato il suo errore fatale! Senza il suo “ruolo” l'uomo non è niente: è nulla! Per “ruolo” intendo l'armatura culturale che il maschio si era costruito nei millenni per fronteggiare una femmina molto vitale. Chiuso nel suo ruolo, e difeso dalla sua armatura, l'uomo aveva un fascino, mentre oggi denudato e deprivato del suo scettro e del suo ferro, si mostra per quello che è ed è sempre stato: una creatura insicura, fragile ed indifesa. Se nella sfera pubblica l'uomo, in parte, continua a conservare i privilegi acquisiti, in quella privata l'identità maschile attraversa un periodo di grande incertezza. Ormai le varie armature e le maschere che l’uomo ha sempre indossato si sono sgretolate lasciando trapelare la sua “vera debole ed immatura essenza”; sono tramontati i rassicuranti modelli del passato (il principe azzurro è stato disarcionato dal destriero bianco, del Dongiovanni non vi è più nessuna traccia, ma è stata avvistata solo qualche ridicola caricatura). La moda, la pubblicità, la televisione ci propongono un uomo sempre più raffinato che privilegia «l'apparire», perché quello che conta è l'immagine sociale, ovvero la ricchezza e la fama. E nel frattempo le donne sono divenute più esigenti e aggressive e inchiodano impietosamente i partners alle loro inadeguatezze. Ma “chi sono” e soprattutto “dove sono” i maschi d’oggi? Quali sono i loro sogni, i loro progetti, i loro ideali, le loro fantasie, le loro paure? E’ fondamentale capire come deve evolvere il loro approccio con il “sesso femminile” per vivere in modo più sereno ed appagante il rapporto di coppia. Purtroppo l’aggettivo che mi sembra più adatto per descrivere gli “omuncoli” griffati che imperversano è quello di “destabilizzati”: sembra non abbiano un obiettivo, un ideale da perseguire, se non l’apparire! Mentre sarebbe sufficiente che si ponessero pochi semplici e chiari obiettivi: essere audaci, sicuri, ironici. La direzione che il


maschio moderno deve seguire per ridefinire il suo ruolo, recuperando le qualità “virili” di “vero uomo”, sono: una reale disponibilità all'ascolto, una visione più democratica del rapporto interpersonale ed un'assertività mai prevaricatrice. In pratica l’uomo deve recuperare tutte quelle caratteristiche che facevano dell’“uomo” una creatura forte in grado di costruire, giorno per giorno, un legame maturo e creativo con la propria compagna, ma anche con i figli, gli amici e i colleghi. Perché saranno soprattutto gli uomini capaci di immaginare altri modi di esprimere se stessi a vivere l'attuale periodo di crisi come un autentico momento di crescita personale e sociale!

In “Le stagioni del verde mandarino” i vari “omuncoli” sono verdi ma non come “l’incredibile Hulk”, bensì come un “indefinito” frutto perennemente acerbo ed incapace di maturare. Sono rappresentati in fotogrammi Instagram (perché le Polaroid sono “fuori moda”) che danno degli scorci di vita “riconosciuta”; molte delle situazioni sono quelle che spesso ritroviamo nella nostra vita, in quella dei nostri amici. Sembrano quasi racconti fatti durante unApe, storie di vita vissuta a colpi di click del mouse. Uomini alle prese con il tentativo spesso fallimentare di soddisfare i propri bisogni elementari ed acerbi, esaltando così un “ego moscio”.. In questi fotogrammi le donne, di certo non risultano essere più fotogeniche… Come un abile fotografo Michele Laurenzana ha tessuto un fine reportage molto realistico e graffiante, vivacizzandolo con sfumature non “grigie” ma verdi, dimostrandosi non solo un abile scrittore, ma un attento osservatore della realtà.

Ho voluto dedicare a Michele questa mia prefazione, poiché ammiro non solo le sue doti narrative, ma soprattutto la sua tenacia e determinazione nel cercare di farsi conoscere in un ambiente, quello editoriale e letterario, sempre più ostico alle nuove penne…

Marco Rossi


#1 Papà a sorpresa Tempo di lettura circa 18minuti ispirata a un tweet di @v79_vale

“Giulia sono incinta!” “Oh cazzo Kate e me lo dici così?” “Ho fatto il test stamattina: positivo” rispose all’amica. “No, vabbè non preoccuparti. Dimentica quello che t’ho detto. Non è ancora nulla di certo e non dire niente alle altre, ti prego. Anzi, scusa. Non avrei dovuto dirlo nemmeno a te”


aggiunse, infilandosi nel bagno con un asciugamano pulito appena preso dall’armadio, delusa dalla reazione di Giulia. “Kate, ascoltami. Guardami per favore” rispose la ragazza, raggiungendo scalza l'amica e afferrandole il braccio con prepotenza. “E’ una cosa bellissima. Cosa ti prende?” continuò. “Non lo so Giulia... ora come faccio? Mio padre mi ammazza.” “Ehi ciccia, tuo padre non ti ammazzerà, fidati. Piuttosto Marcello... gliel’hai già detto?” “Lui non deve sapere nulla. Giulia, guardami... lui non dovrà sapere nulla. E’ stato un errore” rispose, lasciandosi prendere da un pianto forzato ma liberatorio, e affondando finalmente nell’abbraccio consolatorio della sua amica. “Kate, ma come ti viene in mente che lui non deve sapere nulla?! Devi dirglielo, anche perché la porterai avanti questa gravidanza, vero?” “Giulia è stato un errore, forse era meglio non parlartene. A Marcello non ho intenzione di raccontare nulla. Né lui, né tantomeno mio padre dovranno sapere di questo incidente.” “Ehi Caterina, ascoltami bene, non voglio essere quella che si mette a fare la morale alle persone, ma quest’incidente l’avete voluto in due. Devi assumerti le tue responsabilità nei confronti di quella creatura che porti in grembo. Questa è una cosa meravigliosa, non un errore come dici. Quindi con Marcello bisognerà che tu ne parli. Poi sai com’è lui... Giulia avrete un figlio, pensa a come sarà contento!” “Contento? E di cosa, di sapere che non è suo il bambino?” rispose in lacrime la ragazza. “Oh mio Dio, Kate. Non dirmi che... Federico?” chiese Giulia, portandosi le mani alla bocca e con gli occhi spalancati, preoccupati nel non trovare risposta nell’amica. Marcello, il ragazzo di Kate, era da ormai quattro mesi a Rio per un importante progetto. Alla festa del suo compleanno, poco prima di partire, aveva presentato a Caterina alcuni suoi amici di calcetto tra cui Federico, affascinante e benestante trentacinquenne, brizzolato, barba incolta ma perfetta. Occhi verde scuro, e con un fisico che non solo Caterina pareva aver apprezzato, anche se solo nelle sue fantasie


mentali. Un ragazzo che certamente ci sapeva fare, alto, simpatico, ma soprattutto con quel sorriso da figlio di puttana capace di ipnotizzarti senza nemmeno aprire bocca. Un bel guaio insomma. Tant’è che l’amicizia occasionale con Marcello poco preoccupò Federico nel decidere di corteggiare Caterina, dopo appena una settimana dalla partenza del fidanzato, nonché suo promesso sposo. A Federico piaceva realmente e, se dapprima riuscì a trattenersi, il fatto di non avere l’amico a portata di mano lo stimolò ad osare. Lei certamente non vantava di essere timida, tuttavia mai aveva cercato occasione per tradire Marcello in quasi cinque anni di fidanzamento, né tantomeno amava giocare a creare strane allusioni nei ragazzi che si dimostravano interessati a lei. Una ragazza di sani principi, e di cui Marcello sapeva di potersi fidare ciecamente. Ma così come cambia tutto attorno a noi, è facile -e talvolta scomodo- che anche le persone siano, prima o poi, destinate a cambiare. Federico era l’uomo perfetto, quel principe azzurro che una buona parte della sfera femminile desidererebbe incontrare lungo il percorso della propria vita. Alcune, le più fortunate, riescono ad imbattercisi al momento giusto; nel caso di Caterina, invece, Federico pareva essere arrivato nel momento sbagliato. Solo dopo l’ennesimo fiore di mirto lasciato sul cancello d’ingresso di casa sua, lei accettò di farsi offrire un innocuo caffè durante la pausa pranzo. C’era poco da fare, Federico non pareva avere difetti ma, dentro, Caterina sapeva che ad attrarla, turbarla maggiormente era quell’ardita attrazione fisica. Il misfatto capitò dopo la sesta pausa pranzo: lei quel pomeriggio non era di turno in negozio; non aveva ancora bene capito di cosa invece Federico si occupasse, pubbliche relazioni le aveva detto, ma senza mai entrare nello specifico. Fatto sta che lui pareva realmente preso dalla bella ragazza dell’amico, e pur sapendo entrambi di essere prossimi al peccato, nessuno dei due lasciò intendere all’altro che fosse meglio terminare questo strano, ma eccitante, tango. Le chiese di accompagnarlo in centro: a distanza di qualche settimana avrebbe partecipato al matrimonio del cugino e le propose di dargli un consiglio sulla scelta dell’abito. Caterina mise piede nei migliori negozi di via Monte Napoleone che prima di quel


giorno aveva avuto occasione di sfiorare solo con lo sguardo, fissandone le vetrine dall'esterno. Lui si dimostrava senz’altro affabile e di un’eleganza non solo estetica. Quasi di casa dentro a quel lusso senza, tuttavia, far sentire Kate a disagio, tutt’altro. Gli diede persino validi consigli tant’è che fu lei a decidere per lui. Quando lo vide uscire dal camerino con quel Pignatelli che gli pareva cucito indosso, con la camicia appena sbottonata a mostrare il petto ben definito, lei avvertì un brivido scorrergli dentro; pensò inevitabilmente al suo Marcello nel giorno del loro matrimonio, ma quell’intenzione durò giusto un istante, in quell’istante. Le toccò dimezzare il profumo di Federico con i polmoni della commessa, tanto disponibile nel sistemargli il vestito indosso, quasi a volerlo palpare e sfiorare con le mani in zone proibite. Più lui le reggeva il gioco e più la commessa non perdeva occasione per orientarsi sull’abbottonatura del pantalone, consigliandogli di stringerlo appena. Con così tanta premura che Kate si accorse di provarne gelosia. Dopotutto era lei la donna corteggiata da quell’affascinante uomo. Continuarono la giornata con un aperitivo nel locale di un caro amico di lui, Kate non ricordava di aver sorriso tanto come in quel giorno. Si stava divertendo, stava bene in sua compagnia e, soprattutto, lui stava riuscendo a farla sentire importante. Il fatto che la gente li guardasse, quasi a compiacersi della bellezza di quella coppia, le dava uno strano stimolo di desiderio. Ogni suo gesto galante iniziò a farla sentire donna, e quando lui le sfiorava -forse per sbaglio- le mani, lei ne avvertiva il calore e inevitabilmente se le immaginava attorno a lei, ad abbracciarla. Sentiva un senso di protezione nel figurarsi avvolta da quell’uomo, da quella figura d’adone. Accettò di vedere la sua collezione di vinili, ma con la premessa che mettere piede a casa sua non significasse nulla di più: aveva accettato da amica. Federico acconsentì e la rassicurò come lui solo avrebbe saputo fare. Uno splendido duplex dallo stile moderno, ma non eccessivo. Disordinato il giusto, con dettagli ricercati e di gran gusto. Si lasciò subito catturare dall’atmosfera del soggiorno, con quel grande divano in pelle scura a fronteggiare un basso tavolino sovrastato da un cesto di metallo pieno di finte palle verdi: mele, o forse pompelmi, pensò lei. Il camino acceso, e due calici col fondo ancora sporco di vino. Chiaro segno, per Caterina, che Federico non era certamente un uomo che amava trascorrere il tempo in solitudine. Nonostante le chiare premesse, riuscì a persuaderla di rimanere a cena, le cucinò un semplice piatto di tortelloni con crema


al tartufo, che accompagnò con una leggera insalata di gamberetti in salsa rosa. Riempì più volte i loro bicchieri di un datato Chardonnay che ben si prestava alla pazzesca sintonia che pareva esserci tra i due. Federico si sbottonò il gilet dando risalto a un paio di bretelle, che si rivelarono estremamente attraenti per lei: Caterina non mancò infatti nel prenderlo in giro, confermando in Federico la convinzione dell'esistenza di un'intrigante intesa. Lui si levò il gilet, e si rimboccò le maniche della camicia bianca. La serata proseguì tra risate, battute, e racconti del loro passato. Non bastarono i reciproci sguardi proibitori ad evitare quel tanto desiderato bacio, con lei seduta sul tavolo da biliardo dopo l’ennesima canzone di Modugno, indovinata tra i vinili che Federico alternava sul piatto di quel dorato grammofono. Sentì le labbra di lui sfiorare le sue, per poi sentirsele accarezzate dalla punta della sua lingua. Lei rimase quasi in attesa, col cuore che prese a pompare al massimo il sangue nelle vene. Si lasciò trasportare dal suo profumo, da quella lingua calda a cercare la sua, dal calore umano che prendeva poco a poco vita nel contatto con lei. Sentì finalmente le sue mani calde trattenerle il viso, per poi scivolare tra i capelli, fino a posarsi sulle sue spalle seminude, accarezzandola, sfiorandola, scrutandone le forme del corpo. L’odore della sua pelle pareva ormai una droga per lo stomaco di Caterina, soffocato dall’emozione tanto era eccitata. Lei indietreggiò appena permettendo alle labbra di lui di scendere lungo il suo collo, per poi arrivare sino al suo seno. Appena l’istinto di pronunciare il suo nome “Federico” e lui, senza fermarsi, le disse sussurrando “Dimmi Kate”. Sapeva che in quell’istante l’unica risposta sensata sarebbe stata un “Fermati”, ma dopo una breve attesa, per non vanificare la loro passione, lui l’anticipò stregandola con gli occhi; mantenendo le labbra appena aperte, golose di ripercorrere tutta la passione di pochi istanti prima, si avvicinò a cercare ma senza toccare quelle di lei, invitandola a prenderne contatto. E dalla bocca di lei uscì un leggero, desiderato, “Continua”. Si lasciò stendere sul quel duro tessuto verde, sentì scontrarsi ferocemente le bocce del biliardo spostate dal tatuato braccio di lui. Presa da un istinto carnale lei si arrese dal trattenersi, e iniziò a sfiorargli il petto scrutandone finalmente nel dettaglio le forme, i suoi capezzoli turgidi dalla passione, il suo addome statuario scolpito, ancora nascosto sotto la camicia. Si lasciò slacciare il reggiseno, sentendo i suoi capezzoli dare passione alla lingua di Federico che si levò le scarpe, salendo su di lei dapprima


senza toccarla, per poi lasciarsi andare ad un dolce sfiorarsi di corpi. Ferocemente lei gli sbottonò i pochi bottoni rimasti della camicia, quasi riuscendo a farlo in un istante, tanto forte fosse la voglia. Cercò di sfilargliela, arrendendosi però a quelle sottili bretelle che ora erano a contatto con i suoi muscoli. Lo tirò a lei, poi lo risollevò, sorrise, e scese con le mani ad esplorare la forza dei suoi glutei, sempre più duri ogni qualvolta si faceva un tutt'uno con lei. Gli sfilò la cintura rimanendo accanita al pantalone. Federico astutamente mise in evidenza le forme pronunciate del suo piacere, suscitando in lei il desiderio di scoprirne le doti, ma solo per pochi attimi prima che le loro lingue potessero riprendere a parlare quell’unico sincronizzato linguaggio. A questo punto, senza ormai più veli a proteggerla, con le gambe si strinse ai fianchi di lui, accogliendolo con tutta la sua voglia. Federico preso dalla passione le sfilò quel poco che le rimanesse indosso e, continuando a baciarla con ardore, le fece provare il piacere di un ingresso improvviso, un dolore che nell’eccitamento generale si trasformò per lei in un breve euforico mancamento. Poteva sentire Federico dentro, così come lui stava affannosamente riempendosi dell’odore e del calore di lei. Ogni ingresso era accompagnato dai loro affannati respiri, simultanei, talvolta sibilanti. Sempre più crescenti in intensità, quelli di lui, che cercò di affogare nella bocca di Kate. Concentrati entrambi sui loro istinti nessuno dei due arrivò con la coscienza al povero Marcello, in quel momento in riunione per gli ultimi atti di un nuovo contratto, che gli avrebbe permesso di comprare quella tanto desiderata casa in cui avrebbe condiviso il resto della sua vita con la donna che l’attendeva a Milano. Caterina si piegò su Federico, volendo assaporare il gusto del suo corpo. Cercò il piacere di lui fissandolo negli occhi, prima ancora che le sue mani possenti iniziassero ad accarezzarle i capelli, seguendo i movimenti della testa, talvolta invitandola, trattenendola, a fare uno sforzo maggiore. Poi le lasciò prendere respiro giusto il tempo necessario prima di tornare a baciarla: quasi avvertì il suo stesso gusto dalla bocca di lei, che si sentì nuovamente appartenere a lui. Continuarono, con quel movimento così intenso da mettere in discussione la stabilità di quel sinuoso tavolo da biliardo. Kate, stringendosi e sentendosi umida, avvertì il sussurro di Federico che l’abbracciò forte, lo sentì vibrare dentro, più volte, riscaldandola ulteriormente; e si lasciò


attraversare da quel continuo flusso di piacere che la riempĂŹ fino a diventare parte di lei.

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