Le zanzare sono tutte puttane (indies g&a)

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IL LIBRO Dall’Autan Extreme ai carica-batterie dei cellulari, dalla biro che non scrive alle pubblicità francofile dei profumi, dal telefonino che non prende, al codice iban, passando addirittura per i serpenti di Sky. Beppe Tosco ce l’ha con tutti e non è più disposto a tollerare certe assurdità. E quindi si sfoga, prendendo in giro una serie di comportamenti senza senso e di prodotti ancor meno sensati, partoriti da sedicenti inventori misteriosi. Il risultato? Un gioco spassoso in cui spesso vi troverete ad annuire e a esclamare: «Verissimo, l’ho sempre pensato anch’io!»

L’AUTORE Beppe Tosco fa l’attore e l’autore comico, ma come lavoro ha fatto per venticinque anni il papà. Collabora da quindici anni con Luciana Littizzetto, però scrive anche per Enrico Bertolino, Ale e Franz, Luca e Paolo, Sabrina Impacciatore e tanti altri. Con Luciana Littizzetto scrive e interpreta gli sketch della trasmissione “La Bomba” in onda su Radio DeeJay. Con Mondadori ha pubblicato Finché matrimonio non ci separi (2005), È finita la benzina (2010), ePerché le donne credono nel colpo di fulmine, gli uomini nel colpo di culo(2012). Le zanzare sono tutte puttane è uscito per la prima volta nel 2011 per Mondadori e oggi in versione digitale per indies g&a.


BEPPE TOSCO Le zanzare sono tutte puttane

Copyright © 2014 Beppe Tosco All rights reserved. Pubblicato in accordo con indies g&a / Grandi & Associati

Questo romanzo è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi, avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore e, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti e persone viventi o scomparse è del tutto casuale.


Premessa

Questo libro è in sostanza un insieme di capitoli che trattano argomenti e questioni fra le più disparate, che hanno però una matrice comune: la nostra infinita capacità di essere sciocchi. Un’avvertenza: scrivendo questo libro mi sono trovato nella necessità di cercare sul vocabolario parole che non mi venivano. Non l’ho fatto. Mi sono sempre arrangiato senza alzarmi dalla sedia e i risultati si vedono. Ringrazio in modo più esplicito due persone: il signor Vittorio Collini, amico e acuto osservatore della vita, dotato dello spirito di osservazione più cinico, puntuale e disincantato che io abbia mai conosciuto. E il signor Alessandro Giugliano, giovane uomo che, garantisco, diventerà un autore televisivo e non solo di una certa caratura. Ma ringrazio anche, come sempre, Francesco e Stella. E Vic. E Franco. E, ancora una volta, Andrea, il genio della tv. Il signor Zalone, per intenderci. Ma anche Stefano Tettamanti che si occupa di me ed è un signore. E Luciana. Che nel corso degli anni mi ha aiutato nella ricerca della sintesi, che resta però ancora una lontana chimera, e mi ha stimolato alla ricerca di sempre più visionarie similitudini, paradossi e altro ancora che non è possibile definire a parole.

Intellettuali di marca che promuovono questo libro

E infine. Non avendo poi intellettuali di rilievo che promuovono il libro, me li sono fatti da me. Sostengono che il volume rappresenti una testimonianza di prosa lucida ed efficace i seguenti intellettuali di marca: Siloè, Elio Gottafosca, Maliù Unguendo, Sergio e Martino Kopio. Metragna, Francesco Spiroetto e Alain Sgozzaragno. Fonatis, la dottoressa Reganella, Susanna Maquao, Elvis Mosca. Bieti, Denis Foragni, Tasi, Romeo Cedelabroda, Mariangela Puff e Nardino Galieco, sua sorella Betta e il professor Colione.


e ancora: Massimiliano Cosafosca, Katrine Dedan, la poetessa Ramassa Loverati, il dissidente cinese Cho Mu, Martina Prezelascossa, Piodoredo, Buti, Gae Bjao, la presidentessa del circolo della letteratura di Vicoforte signora Fiorina Deiratti e la figlia Fiera-Miele deiratti. Ricordo inoltre Endurina Mew, Giada Lopresto, il cardinal Cucugno, e un ricordo particolare anche per Nino Fecoccia. E tra gli intellettuali di marca citiamo infine: Cartociefalo, Muni Occipitani, la scrittrice iraniana Kosia, Peden Loran, Vic Chiodata, Pendaglia, Maria Lamuerte, il presidente della giuria letteraria del premio “L’ho già letto” Michele Codefoscari e Ervies Monpescion, della sinagoga di Vallervies. Un saluto inoltre a Vasos Fontaine, al rabbino della valle di Isidro Daniele Pota, al rettore dell’università cattolica di Tarcisio dottoressa Lyla Simmietta, a Maurilio in arte Mudu, e a Fanny Varal, a suo papà umberto Pio Varal e al piccolo Jonatan. Ringrazio infine Deborah e Cristal, stagiste ma non per questo meno peggio, e sento anche di dover ringraziare di cuore per i preziosi consigli la suora Serena Goto in arte Suordalisa, Paolo Macherinomato e Nazareno Fatis. Concludo con un saluto per Tomas Ehrenfrod, per il quale voglio spendere una sola parola: genio. Un saluto anche a Milo Fantasmi dell’ufficio marketing, a Ermes Botafoco e ai suoi splendidi cuccioli.

Autan extreme

Si è chiusa l’estate e con essa archiviamo l’annoso problema delle zanzare. Ora che siamo tra noi e nessuno ci ascolta, né il buon Dio, che quand’anche fosse in ascolto tutto perdona, né gli animalisti malati, prendiamo coraggio e diciamolo: «Quanto le odiamo? Quelle bestie create sì da Dio, ma su progetto del demonio? Quanto?». Quando, alle due di una notte di giugno, vi sentite sciogliere nell’abbandono del letargo, che è ciò che di più magnifico il Creatore ci ha dato, l’ultima cosa che volete sentire è quel “bzzz...” accanto all’orecchio che viene e si allontana, e che quando si arresta, d’improvviso deposita su di voi quell’esserino putrido a cui Dio avrebbe fatto meglio a destinare come cibo il marmo e farglielo sbriciolare a testate. Puttane. Le zanzare sono tutte puttane, con rispetto per chi lavora. Mi piacerebbe spezzarvi le zampine e con una mossa di judo infilarvi il vostro stesso pungiglione nel culo. Detto questo, passiamo a osservare brevemente le zanzare dipinte sul soffitto della casa affittata per le vacanze.


Le zanzare dipinte sono il vezzo del proprietario d’immobile. Sono macchioline, puntini e sgorbi nella luce dell’alba chiara, dopo una notte di gramerie per colpa dei nostri piccoli ditteri, che altro non sono se non delle puttane! Le zanzare sono tutte puttane, con rispetto per chi lavora. Mi piacerebbe spezzarvi le zampine e con una mossa di judo infilare il vostro stesso pungiglione nel culo. Ho fatto copia e incolla, ne valeva la pena. Dicevo. Dopo una notte passata a soffrire, vedere nella prima luce quei piccoli imbrogli dipinti sul soffitto porta la persona a prendere una sedia, salirci, e con gli occhi ancora velati dell’alba, piazzare una manata, con forza, su uno di quei simulacri, di quegli inganni malnati. E spesso ciò che colpiamo è un chiodo. La testina di un chiodino insulso, nel quale il palmo della mano si conficca e bisogna chiamare il 118. Personalmente, se ne prendo qualcuna, la lascio distrutta dov’è o, meglio ancora, ne metto in bella vista il cadavere, affinché sia di monito alle altre. Dobbiamo forse dare ragione al conte Dracula? Che impalava i nemici e li lasciava, a mo’ di avvertimento, sui confini? Mi chiedo se, a fronte di provocazioni importanti, non reagirei così anch’io e anche voi. Attenti a giudicare allora. Ma veniamo al tema che mi preme. I prodotti per eliminare le zanzare. Cominciamo dai prodotti, considerati i migliori dagli amanti dell’ecologia: Citronelli Limoncello Geranio Lattughino e Cetriol. Eliminano le zanzare. Ma l’anno dopo che vi hanno punto. Infondono alla zanzara solo malesseri leggeri, piccoli fastidi, contrattempi. Colorito brutto, brufoli, doppie punte, senso di affaticamento, leggera stitichezza. La zanzara che respira Cetriol subisce danni che non le impediscono di farne a voi. Cammina momentaneamente coi piedi piatti, suda intorno al collo, accusa pruriti e acne giovanile, ma nulla di più, nulla che le impedisca di mordere. Una zanzara tigre che inala Limonetto o Citronassa strabuzza gli occhi, ha un cedimento delle zampe, poi tira un rutto e sta meglio di prima. Il geranio invece le spettina. Cari amici naturopati, a me sta bene curare il catarro a tempi lunghi, levarmi le allergie con prodotti omeopatici che intervengono nell’arco di sessant’anni, mi piace anche, se ho mal di schiena, spalmarmi l’arnica che risolve un colpo della strega nell’arco di soli sei mesi e con l’impiego di appena dieci chili di pomata. Ci credo, ci


sto. Ma le zanzare me le dovete levare dalle balle. Subito. Volete usare solo prodotti naturali che non intossicano? E allora bisogna che glieli spariate contro. Un tronchetto di liquirizia, alla zanzara, fa male solo se glielo sfracellate in testa. Invece con gli zampironi ho fatto pace. Incastrare due spirali una nell’altra, è da persone psichicamente disturbate, ma ci ho fatto pace. Ora non cerco più di districarli, li brucio insieme e vaffanculo. Fanno più fumo che una portaerei in fiamme, ma almeno mi sento meno stupido che a giocare a shanghai con due spiralette ritorte. Ma è dell’Autan che voglio parlare. Io l’ho sempre considerato un amico. Nell’arco degli anni me ne sono fatto piacere anche l’odore. Vado a pesca, se è il caso, patinato di Autan. Lo uso in stick, spray, liquido e se lo facessero da somministrare col pennello mi darei due mani, più una terza di rifinitura. Ma adesso che è uscito l’Autan Extreme rifletto: se l’Autan normale funzionava, come mai fare l’Extreme? se l’Autan è già micidiale, come mai hanno fatto l’Autan Plus e l’Extreme? Delle due l’una. O quello normale non fa, e allora perché lo vendete, o l’Extreme fa di più. Ma cosa, di più? Oltre a uccidere le zanzare, ne violenta gli orfani? Saccheggia le loro case e chiude loro i canali umanitari? Non sarà che, anche in questo caso, subentra la bella abitudine che abbiamo da un po’ di tempo in qua di dovere sempre andare oltre? Di esagerare? Ecco che allora mi metto anch’io, a esagerare.

autan ipno Convince le zanzare che le mosche siano più gustose di noi. E ci leviamo due belle rogne in un colpo solo.

autan reverse Torce loro il pungiglione. Convinte di forare noi, si penetrano da sole.

autan paralize Il mio preferito. Inibisce l’uso delle ali. Le zanzare restano tali ma devono andare a piedi. Passando il tempo con quelle zampine ridicole a inseguirci nei nostri spostamenti senza mai raggiungerci. Ci fosse lo vorrei. Vederle camminare in gregge


dietro di me che con un passo ne faccio mille dei loro. Aspettare osservandole con la coda dell’occhio e, quando stanno per raggiungermi, fingere di aver dimenticato qualcosa nell’altra stanza.

autan tango Prima di immergere il pungiglione nella nostra pelle, la zanzara zampetta a lungo per trovare il punto buono. Molleggia, con le sue luride zampine, a destra e a manca, e quando pare aver deciso dove trivellare, senza motivo si sposta per provare da un’altra parte. Bene. Con Autan Tango non smetterà più di farlo. Avremo quindi zanzare che non mordono più ma si esibiscono in tanghi figurati e beguine. Non solo, ma trovandosi in numero maggiore di dodici le zanzare si esibiranno anche in balli di gruppo da festa del patrono.

autan detective Quando metti l’Autan qualcuna ti ha già punto. L’Autan Detective indaga, segue la zanzara sospetta in bar malfamati e lerce spelonche, la raggiunge e la uccide in qualche capannone abbandonato.

autan sodomy Allucinogeni e ferormoni costringeranno le zanzare a estenuanti rapporti contro natura fino al collasso.

autan versus zampirone Con questa innovativa varietà di Autan, le zanzare si concentreranno tutte e solo per pungere quel pirla che ha messo nelle confezioni due zampironi incastrati uno nell’altro. Scusate, ma questa cosa, a differenza di ciò che ho affermato prima, non mi va giù. Quello che ha inventato lo zampirone lo voglio vedere coperto di zanzare come se indossasse una felpa, ’sto pirla. Volevi risparmiare, cretinetti? Ma non lo sai che nove volte su dieci i tuoi geroglifici di piretro ci si sbriciolano in mano?


Per un tuo vezzo io devo farmi venire la pazienza che non ho, per disincastrarequei due mattoncini friabili? E inoltre, per tenere sollevato il tuo fetido prodotto, mi metti i ferretti costruiti con un lamierino che si piegano solo a guardarli? Voglio un Autan che le zanzare del mondo te le dirotti tutte contro. E hai voglia, poi, a cincischiare con le dita i tuoi zampironi del piffero. Ti gonfiano, caro mio. E terminiamo con un ultimo Autan, micidiale, che vorrei colpisse solo ed esclusivamente un tipo di zanzare. Quelle luride carogne nate male che dovrebbero incenerirsi quando sono ancora nel ventre della loro madre e farla esplodere quando ancora prova piacere per l’accoppiamento. Parlo delle zanzare che ti pizzicano sulle nocche delle mani o, peggio, sulle dita dei piedi. Hai tanto posto dove mordere. Ma proprio tanto. Anche il più mingherlino di noi si porta appresso almeno quaranta chili di carne e qualche metro quadrato di pelle. Spazio ce n’è. E tu mi mordi sulle nocche? Dove grattare non dà sollievo? Se c’è una cosa buona, nel morso delle zanzare, è potersi grattare alla faccia di tutti quelli che dicono che grattare è peggio. Sarà peggio, ma al momento è un toccasana. Meno che sulle nocche e sui ditini dei piedi. Lì diventa supplizio. E tu lì mi vai a mordere? Su una sagoma di un metro e ottanta per sessanta, spessa trenta, faccia di merda! Succhiavi la stessa broda da qualsiasi altra parte, no? Il sangue che circola lì è uguale a tutto il resto in circolazione! Ma tu no. Tu scegli le parti in cui la carne è poca e il tuo veleno si concentra meglio. E ancora di più ti odio. E vorrei che uno scienziato pazzo costruisse un Autan che, a inalarlo, ti rotolasse nelle allucinazioni e nella mente dei matti. Che un sospiro solo di quell’Autan ti infondesse la voglia irresistibile di iscriverti a una delle università della Cepu. Che solo un alito di questo godibilissimo Autan ti togliesse la voglia di vivere ma non ti facesse venire quella di morire, in modo tale da vederti girare come uno zombi di Michael Jackson. Vorrei che non ci fossero paludi per te, né pozze di acqua stagnante su cui sostare, né luogo in cui tu possa, anche solo per un attimo, riposare ma ti costringesse solo e sempre a volare fino a che le tue ali si consumeranno, la loro portanza non sarà più in grado di sostenerti e picchierai di muso sul selciato rovente di Gubbio nel bel mezzo della Corsa dei Ceri. E che, infine, per toccare anche gli affetti a te più cari e le tue convinzioni puritane, che ti insufflasse il desiderio di vedere tua moglie zanzara accoppiarsi con un somaro, e nel momento in cui questo si avvera ti facesse venire la gelosia di Otello.


“Quattroruote” e mille accessori

L’altro giorno, dal dentista, mi sono messo a leggere la rivista “Quattroruote”. Sapete come si fa, in questi casi. Dal dentista ci si siede, si piglia una rivista e ci si ficca il naso dentro per non pensare all’aghetto storto dell’anestesia che vi penetrerà la gengiva. Io ho pescato a caso “Quattroruote”, ho aperto e ho letto: “optional”. «Bene» ho pensato, «cosa c’è di meglio che distrarmi leggendo qualche optional?» Così, leggendo, scopro che fra gli optional per autovetture di una certa classe esistono i “sensori pioggia”. Che cosa sono? Sono dei sensori che avvertono l’automobilista che piove e fanno partire i tergicristalli. Maggiorazione del prezzo della vettura anche fino a 300 euro. Pensate: con solo la modica spesa di 300 euro non avrete più quell’annoso problema di accorgervi da soli che si è messo a piovere. Quante volte, magari durante un viaggio impegnativo, vi sarete chiesti: «Cosa sarà, questo picchiettio? Questa sostanza trasparente che cade sul mio vetro?». Ebbene, con il “sensore pioggia” non avrete più bisogno di chiedervelo, perché il sensore vi dirà «È la pioggia!». Il tergicristalli se ne accorgerà e farà partire le spazzole. Chi non ha questo utile optional invece sarà ancora costretto mentre guida, a guardare continuamente fuori, capire che quelle cose trasparenti che fanno “pitic” “pitoc” sul vetro sono gocce d’acqua che cadono dal cielo, e gli toccherà fare tic col dito e far partire il tergicristalli. Mi è presa la ridarella e ho continuato a leggere.

sedile elettrico con memoria Si tratta, niente meno, di un sedile che si ricorda i culi. Un sedile che ha quella intelligenza lì. Devo dire, francamente, che questo anche l’uomo lo può fare, benché non con tutti i culi. Io, per lavoro, ho avuto sulle ginocchia per pochi attimi quello di Ambra e quello di Tosca d’Aquino e devo dire che me li ricordo. Insieme ad altri che, per motivi di privacy, non mi va di nominare. Ma torniamo al nostro sedile elettrico con memoria. Il sedile magico ricorda per sempre il culo che ci si è messo sopra, e pensate, per possedere questo memorizza-ano si spendono solo 700 euro. E allora... E allora mi è partita, come al solito, la furia e ho detto: «Non abbiamo ancora capito un cazzo della vita? Ancora materiale, soldi, spreco, per minchiate?» Anzi, questo lo


avrei detto se fossi moralista. In realtà ho pensato: «Ecco un altro pezzo da scrivere per ricavare denaro». Sono onesto. E ho messo giù alcuni optional da me inventati altrettanto utili. Nuovi e mai bastantemente senza.

sgoc (salva gomma da orina di cane) Con il pratico sgoc, prima che il cane te la faccia sulla gomma un dispositivo fotoelettrico lo individua e “lo orina” preventivamente. Il cane. Da sotto il parafango parte uno schizzetto che irrora la bestiolina all’altezza del musetto. Si registrano solo rari casi in cui un cane, appena minzionato elettronicamente, perseveri nel desiderio di pisciare sulla ruota di un’auto. Trovo lo sgocindispensabile.

sarcofage È il classico sarcofago sul tettuccio della macchina, sapete quello grigio, lungo, in cui ci metti di tutto? Bene, sarcofage possiede degli interni in raso rosso per quelle occasioni in cui il nonno muore fuori porta. Fuori le mura. Per evitare ingombri burocratici e mille peripezie, flicchete, lo piazzi nel sarcofago e te lo porti a casa, dove tutto è più facile.

il piscia-suocera Mai più senza un buon piscia-suocera sulla vostra auto. 1200 euro. Leggero, in duralluminio, sagomato a padella, appare d’incanto sulla Genova-Livorno quando incontri tutte gallerie e non puoi fermarti. In questi tratti di autostrada la suocera ma, diciamocelo, anche la compagna, la figlia, la sorella – che passando davanti all’autogrill anche solo manciate di secondi prima non hanno provato nessun stimolo alla minzione – di colpo diventano ingestibili. Fremono, emettono pigolii, accavallano le gambe e se l’attesa si protrae sversano gli occhi al cielo, trafiggono i sedili con le unghie, raspano i vetri come i vampiri e pretendono che uno inchiodi, magari in corsia di sorpasso, per dare modo a loro di “liberarsi”. Sostengono con farfuglii stizziti che loro sono diverse da noi e non hanno testicoli o prostata dove stipare l’orina nell’attesa, anche se sappiamo tutti che ciò che serve è


la vescica e quella ce l’hanno pure loro. Ecco che allora un piscia-suocera si rende davvero indispensabile. Di temperatura regolabile, caldo d’inverno e fresco d’estate, a scomparsa. Si colloca sotto i sedili posteriori, ma anche sotto quello del passeggero e consente a chi indossa la gonna, di risolvere prontamente, fosse anche un maschio scozzese. Chi indossa i pantaloni, la volta dopo si fa furbo.

sordina per cane Per il cane che abbaia sempre e comunque, con la testa fuori dal finestrino, che abbaia senza ragione a ogni cosa scassando noi e tutti. Silenziatore tmc: tappa il muso al cocker. Di gomma molle, gusto pollo, scende dal tettuccio interno della macchina al primo abbaio, il cane lo mette in bocca volentieri e resta sordinato. Tipo sordina delle trombe. Esistono in vari gusti: renna, quaglia, porchetta e carruba per vegetariani.

coach snow assistant Quante volte, dopo un’abbondante nevicata, vostra moglie prende la macchina, si siede, vede che sul vetro davanti c’è la neve che sta normalmente su una pista di Cortina, vede che ce n’è mezzo metro, che non si vede nulla fuori, solo neve, e serenamente, pacatamente, come Veltroni, mette in funzione il tergicristalli? Quante quante quante? E cosa fa il motorino del tergicristalli in questi casi? Fa nnnnnnn... lo dice, lo dice con parole tratte dall’anima, che non può farcela, che non ce la fa, ma niente. «Levete, o neve» sembra dire lei. «Levete per magie comme ’nu sudario leggero, comme ’nu taffetà, comme ’na piuma in goppa allu cusciino...» Ecco. E fonde il motorino del tergicristalli. E lo fonde. Fondue motorenne, invece che la Bourguignonne. Bene, per la donna genuina, pragmatica, che se ne fotte se sopra il vetro c’è neve per sette pupazzi, per la donna sbarazzina, che torna in casa «Il tergicristalli ha fatto eeee... e non spala, che cosa avrà?» oggi esiste ilcoach snow assistant, il csa, al prezzo pensate di soli 1350 euro. Funziona così: appena il pilota “distratto” fa partire il tergi... pausa... “distratto” si fa per dire, porca eva, fuori è bufera, amore, lo vedi Messner? Lo vedi lo yeti? Lo vedi questo bianco sudario che


tutto ammanta? Ammanta e pesa, darling, e lo sai, oh principessa delle scortecciate cerebrali, che azionando il tergi in queste condizioni mi fai dello stalking? Comunque, dicevamo, grazie all’optional csa, se in questi casi si mette in azione il tergi, dal cruscotto esce un ditino che fa “no”. Insisti? No-no. Insisti? Parte sul display un breve filmato in cui una hostess ti mostra i prezzi dei motorini del tergi. Fai partire lo stesso? José Carrera cantaUna furtiva lagrima. Perduri? Parte l’airbag che ti lascia con la messa in piega di un pechinese.

Spacciatori di gpl

Cari amici benzinai, fatemi un favore. La scritta gpl scrivetela più piccola. A noi, automobilisti che viaggiamo a gpl, prima di fare il pieno ci piace girovagare con la macchina per gli autogrill, andare un po’ contromano, divellere qualche birillo rosso e bianco qua e là, insomma, fare un po’ di rodeo. E se vediamo subito la scritta gpl che ora è grossa come due mosche che si accoppiano, siamo obbligati a dirigerci lì. Ce la potete, per cortesia, fare più piccola? Scrivetela con una punta di trapano da gioielliere. Sareste gentili. Solo per capire, il gpl lo vendete sotto banco? La finanza non deve sapere? È roba buona? Il benzinaio si guarda mica intorno prima di erogare come lo spacciatore del fumo? E allora perché le fate piccole così? Quando l’ottico ci sottopone al controllo della vista, ci sono sul tabellone tre lettere che nessuno riesce a leggere, nemmeno le aquile. Quelle ultime tre lettere che nessuno vede, se andate vicino col lanternino, sono le lettere

g p l

Due cuori e un ombrello


Autunno. È probabile, per coloro che stanno in coppia in questo periodo piovoso, che si debba a volte camminare in due sotto l’ombrello. In questo breve capitolo vorrei spiegare come si cammina in due sotto l’ombrello, perché vale la pena, per evitare tante disgrazie, di spenderci due parole. Imparare ad andare in due sotto l’ombrello è come imparare il tango figurato. Intanto, come nel tango: chi porta? Se portate voi, lei passa tutto il tempo a tenervi per il gomito e spingervi avanti con la mano come fanno gli agenti della sicurezza con quelli che fregano le mutande alla Standa. Non solo, ma spingendo il vostro avambraccio, la vostra compagna ottiene che l’ombrello si alzi, si abbassi, sterzi di lato e, di quando in quando, siete obbligati a puntare l’ombrello in avanti come la lancia di Sir Lancillotto per far sì che il passante che vi trovate di fronte abbassi la guardia.

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