Miti, leggende, divinità e accidenti

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I sette angeli, suggerito da un fatto di cronaca agghiacciante Io sono Dio. L'altro, quello buono, la mia personale rivisitazione sulla creazione e cosa siamo, dove andremo e amenità del genere L'amore e il sangue, questo è parecchio lungo da spiegare, più del racconto stesso: ho tradotto testi di canzoni, messo i protagonisti di Highlander,il titolo è un film di Paul Veroheven Strega nel Campiello del Diavolo, come scrittore ho vinto questo premio e, come Dante, ho passato una giornata all'Inferno in compagnia di Virgilio e tutte le anime dei dannati politici. I segreti del mestiere, delicato e tremendo argomento sul distaccato interesse alla vita altrui. Van Helsing e i Cambiaforma, un urban fantasy farcito da antiche deità greche e lui: Van Helsing, il cacciatore di vampiri per antonomasia. Apologia per un Genio, tre parole per un giallo/horror/ storico: Raimondo Di Sangro

I sette angeli

Lucca, chiesa della Trinità, messa delle 10.15.


L’officiante alza gli occhi dal messale e si ferma con la mano a mezz’aria, ma non può fermare le parole, dice: Il signore sia con voi. Un uomo ha le orbite cave, il sangue gli esce copioso sulle guance e stria la sua camicia chiara. L’uomo dice: E con il tuo spirito. Gli è stato sussurrato di cavarsi gli occhi, dirà in seguito. Sidney, St. Anthony church. Un uomo si alza e grida: My God, bless me!L’uomo ha due lunghe matite gialle conficcate nelle orecchie sanguinanti, cade tra le panche. Avana, Cuba. Una donna ripete incessante il segno della croce davanti all’entrata del cimitero della città. Lo fa una, due, dieci volte, si ferma e si sistema gli occhiali, rifà lenta il segno della croce. Porta la mano nella borsetta e tira fuori un paio di cesoie, le alza verso la bocca. Tira fuori la lingua e la taglia. Le cesoie cadono e la donna fa ancora il segno della croce, unisce le mani, s’inginocchia e farfuglia tra fiotti di sangue. Cade. Lago Baikal, Russia. Lo sciamano è sulla riva sud, pochi presenti, recita una preghiera in una lingua a loro sconosciuta. La bocca dello sciamano dice: Pater Noster qui es in cælis… Mentre i suoi passi lo portano a entrare nel lago, la litania continua a sentirsi sino a quando lo sciamano sparisce nelle acque scure. Gerusalemme, muro del pianto. L’israelita Navid, l’arabo Omar e il cattolico Giovanni, pregano insieme ognuno nella propria lingua. Nella destra dei tre compare un machete. Insieme, completata la personale liturgia, tendono il braccio sinistro, insieme alzano quello destro con l’arma. Ognuno lo cala sul braccio sinistro dell’altro. Nessun urlo, un bisbiglio che sembra preghiera. I tre moncherini sanguinanti si uniscono come un patto d’unione. I machete cadono. I tre anche - Ora puoi farlo. Scatena la tua Ira. - Sei certo che siano quelli giusti, Gabriele? - Sì. Sei sono morti, uno è cieco. I Sette Angeli sono stati fermati come da profezia: solo da se stessi. Puoi ripulire il mondo.


Io sono Dio. L'altro, quello buono

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Un gallo cantò. «Cos’è questo suono penetrante la testa? È ancora notte, chi mi disturba? Non era mai avvenuto prima.» Adamo si rialzò dal giaciglio di foglie e rami. Avvertiva freddo. Sulla pelle erano affiorati dei puntini sconosciuti. Eva dormiva serena, sorrideva nel sonno. «Strano. Cos’è strano?» si disse, «Cosa sono questi pensieri, parole, nella testa? Rumori, emozioni, sogni, sorrisi? Questa qui accanto, chi è? Mi sembra di conoscerla, ma non so. Da dove arrivano queste sensazioni. Io non le avevo, non ricordo di averle avute, vivevo altrove e… e c’era il mio signore con me. Provo una strana impressione, la bocca si vuole aprire. Per cosa? Perché vuole aprirsi? Vuole dire? Dire cosa? Parlare?» «Diavolo, cosa succede?» disse a voce alta. «Non ricordi, Adamo?» una voce sconosciuta arrivò dal buio. «Chi è che parla? Com’è possibile? Sei tu Signore? Perché parli e non entri in me come sempre?» chiese incerto. «Sì, sono io, ma non io, neanche lui. L’altro.» «Perdonami, Signore, non capisco. Quale altro?» «Forse è meglio che ti racconti, l’altro io, non io, ti ha cancellato la memoria e ti è rimasto poco.»


«Cos’è la memoria? Dove siamo?» «Una cosa che agli umani difetterà e che non hai posseduto che per breve tempo. Questa è la Terra, Adamo, la tua scelta e quella di Eva.» «Chi è Eva? E tu, chi sei?» «Eva è la donna, è lì distesa che dorme. Lei sarà la tua compagna. Quella che sarà madre dei tuoi figli, però, ecco, non sempre sarà possibile certificarlo con sicurezza, ti devi fidare di questa cosa. Adamo, tu e lei ieri eravate nell’Eden, oggi sulla Terra. Ieri, Lui e Io abbiamo discusso all’interno. Abbiamo avuto un alterco furioso per il vostro futuro. Io sono stato lasciato cadere sulla terra, ieri. Sono Lucifero, l’Angelo Caduto.» «Di cosa parli, voce? Non sei il mio Signore, dunque? Tu sei Lucifero? Non può essere, non ti conosco. Cos’è accaduto?» «Io sono Dio. La parte oscura di Dio. La nera. L’altra, quella bianca, è rimasta lì, nell’Eden dormiente. Ci saranno migliaia di anni terrestri, poi sapremo chi avrà ragione.» «Su che cosa?» «Rilassati, Adamo. Non sai ancora che significa rilassarsi ma provaci e lasciami raccontare. Non interrompere giacché parlerò di cose che saranno e non conosci, sennò i cinquemila anni che ci separano dalla verità, rischiamo di passarli qui, d’accordo?» Adamo non sapeva nemmeno cosa fossero gli anni e cinquemila, ma si rilassò come chiedeva Lucifero. Guardò Eva, carina Eva. Però, simpatico Lucifero da come parlava. Bella sensazione la simpatia, il pensare, ma ce n’era anche un’altra impellente da sistemare. La foglia si alzava dal suo davanti e doveva... doveva fare pipì. Chiese permesso, imparava presto Adamo, e liberò la vescica su di un albero vicino. Scrollato e rimesso in ordine l’arnese che si era riportato a dimensioni consone, tornò dalla voce di Lucifero. «Sono pronto» disse. «Ma perché non ti fai vedere?» domandò. «D’accordo, Adamo, mi mostro.» D’improvviso apparve una figura d’uomo davanti a Adamo. «Ma io ti conosco. Ti ho già visto, solo che non ricordo dove» disse sbalordito.


«Sediamoci, Adamo, dobbiamo parlare. Quello che devo raccontarti richiede tempo, ma durante il resoconto imparerai molto.» I due si accomodarono sull’erba umida di rugiada, il gallo cantò ancora e altri nuovi rumori e versi di animali giungevano alle orecchie di Adamo. Inconsciamente, gli attribuiva parole, nomi. Imparava. «Perché ti conosco e non ricordo?» chiese. «Adamo, tu vedi te stesso. Io sono uguale a te, tu sei me. Per questo credi di avermi visto. Bianco non ti ha cancellato del tutto la memoria, qualcosa si è salvato nel tuo resettaggio. Quello che vedi di me, non è altro quello che hai osservato nei laghi dell’Eden quando ti specchiavi: te stesso. Io ti ho creato a mia immagine e somiglianza; Lui ti ha preso e spedito per l’Eden come un giocattolo, un burattino. Un trenino che girava in tondo con batterie sempre cariche. Ho provato a esporgli la mia opinione, ma sai cosa mi ha risposto?» «N-no, cosa?» titubò Adamo. «“A me piace così, fatti i fatti tuoi!” gracchiò quel presuntuoso.» Lucifero scrollò le spalle e aggiunse: «Vecchio e stizzoso imbecille. Dopo migliaia d’anni terrestri sono riuscito a convincerlo a darti una compagna: Eva. Da una tua costola ho creato lei, guarda che meraviglia.» Lucifero fece balenare gli occhi e indicò Eva distesa supina. I marmorei seni indicavano l’alto con capezzoli tumidi, i serpeggianti fianchi invitavano a essere accarezzati, pizzicati, stretti. I lunghi e biondi capelli erano scostati dolcemente dal vento; le labbra sensuali si stringevano e sorridevano provocanti. Il sogno. Cosa sognava Eva? E quelle gambe, cosce, perché si contraevano e divaricarono, cosa c’era sotto la sua foglia? Adamo allungò la mano e alzò la foglia di Eva, anche la sua si alzava, da sola. Era in procinto di andare a scoprire questa pulsione, attrazione, quando Lucifero lo guardò amorevolmente e persuasivo riuscendo a trattenerlo. «Non adesso, Adamo, dopo scoprirai il primo piacere: il sesso. Ce ne sono molti altri di cui devi fare conoscenza. Hai atteso dodicimila anni per liberare l’eccitazione, cosa cambia un giorno più o un giorno meno. Aspetta di vedere il dietro poi, e allora chi ti terrà più?» rivelò convincente e allegro Lucifero.


Adamo, placatosi l’impulso, era pronto ad ascoltare il padre. Bella parola, padre. Sorrise, bello sorridere. Cos’altro poteva imparare, insegnare pad… papà, suonava meglio. Adamo capiva davvero in fretta; tutte le parole che pronunciava Lucifero, le comprendeva immediatamente e ne costruiva persino di nuove. “Guarda di che bel cervello sono dotato” pensava. “Cervello. Materia grigia, dunque. Sesso. Dev’essere piacevole.” «Adamo» lo richiamò al presente Lucifero. «Vedo che hai nel sorriso molte parole, ma altre ne devi conoscere. Bene, ti ho raccontato che ieri eri nell’Eden, ma oggi sei qui per tua arbitraria scelta. Ieri ti abbiamo dato il pensiero, l’intelligenza, proprio per affrontare il quesito che ti abbiamo sottoposto: «Meglio vivere da pupazzo e essere guardato con occhi da bambino, piuttosto, rimbambito, da Bianco; oppure tagliare i fili e darti la possibilità di gestire la tua vita?» Pertanto, Io e Bianco abbiamo discusso a lungo prima di concederti quest’opportunità, alla fine l’ho convinto, abbiamo posto... chiamiamola: una scommessa. Imparerai a tue spese, uomo, cosa significa scommessa, adesso è presto.» Un lampo che balenò negli occhi di Lucifero mentre divagò su quest’ultima dichiarazione, non sfuggì a Adamo. «Dunque, Io, Nero, ho sostenuto che non eri altro che un giocattolo senza vita. Pensa, ho impiegato dodicimila anni terrestri per mettere un pizzico di pepe, e infine ho convinto Bianco a darti Eva. No, non guardarla adesso, dimenticala, Adamo, dopo. Guarda me. Ecco, bravo. Insomma, ero convinto che vi venisse concesso divertirvi un po’. Sai, a me piace guardare queste cose, ma il vecchio testardo puritano ha fatto in modo che non ci fosse attrazione tra voi, eravate delle ebeti marionette sorridenti tutte casa e chiesa, si dirà in futuro, infatti siete ancora vergini. Fin qui abbiamo parlato quasi della sola sessualità, un’infarinatura come si userà dire. Anche questo, fare sesso, ti è stato concesso da Bianco sulla Terra per riprodurvi, nell’Eden l’ha proibito il perbenista integralista. Ha detto che lì non erano ammesse quelle sconcerie. Puah.

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Allora, torniamo al perché sei qui, siamo qui. Ieri, dopo averti dotato dell’intelligenza, quando ti ho illustrato tutte le possibilità d’essere artefice della tua vita: decidere cosa mangiare, quando cagare, cosa fare oggi, domani, crescere, imparare a costruire, evolvere il tuo cervello e altre allettanti cose interessanti e ludiche; mi ha guardato ammiccante, avevi scelto me. Io lo sapevo che l’avresti fatto, ero contento. Mio figlio aveva scelto: Io, Nero, suo creatore. Ma il vecchio e astioso rincitrullito aveva giustamente osservato che era troppo facile, e posto le sue condizioni per questa tua scelta. Hai ascoltato diligente e dubitavi un poco mentre Bianco dettava le sue limitazioni. Io ti ho sostenuto, ricordandoti nella mente il tuo girovagare per l’Eden senza senso, per ogni suo comandamento. Lui cominciò solenne e ammonitore: “Se sceglierai di andare sulla terra, Adamo, la pagherai e non potrai più tornare qui, forse mai più, se non alla fine di un cammino impervio e doloroso. Io, Bianco, stabilisco le condizioni affinché il gioco abbia inizio. Primo - Uomo, non sarai eterno, vivrai al massimo cent’anni terreni, la tua progenie continuerà per te il cammino fino alla conclusione. Al Giudizio Divino, quindi. Secondo - Soffrirai e amerai. Sentirai freddo e caldo, fame e sazie… hum, dolore e piac... ehm, sconforto e felic… cof, cof, scusate, ho un po’ di raucedine, e tante altre cose che adesso non mi vengono.” E io, Adamo, ti facevo notare che Lui era come ti dicevo: un vecchio rimbambito, e le cose che non gli venivano e interrompeva, per una raucedine che non ha mai avuto, erano le soddisfazioni che avresti avuto sulla Terra, ma te li ricordavo io. “Terzo - Pagherai col sangue. Tanto sangue. Provocherai morte e distruzioni, va be’, qualcosa costruirai, ma mai senza guerre in corso per il tributo di sangue dovuto. Quarto - Sottoporrai ogni cosa a tuo giudizio, sulla Terra, anche chi sia il giusto tra Bianco e Nero. Quinto - Sarai re, ma soprattutto schiavo. Dovrai sopportare catene, ma anche libertà seppur pagata a caro prezzo. Sesto - ...”


Io lo interruppi e dissi: “E che diamine, fallo morire mentre scende sulla terra e vinci tu. Lui non ci va più così.” Bianco prese una lunga pausa, tu non ricordi perché hai subito il reset completo, ma io sì. “Sesto”, disse. “Sesto, e ultimo”, ripeté incerto puntando l’indice a Eva. “Tu, donna, Eva, sarai succube dell’uomo, di Adamo. Avrai i tuoi vantaggi, non preoccuparti, questa scelta so bene da dove arriverà, se ci sarà. Perciò, Eva, il tuo tributo sarà lieve, minore. Pagherai col sangue anche tu, ma in piccole rate mensili. Sarai madre e partorirai con dolore, ma dopo andrà meglio. Giusto per ricordarti questa scelta insana, malata.” E in quel preciso momento, Adamo, tu hai risposto: “D’accordo, ci sto!” Pareva fosse piegato il vegliardo, invece tornò a ripensare, si stava incazzando di brutto. Lo conosco da sempre, Io, puoi fidarti. Sembrava non sapere cosa fare e mi ordinò di approntare la Terra per la tua cacciata e quella di Eva dall’Eden, io risposi: “Agli ordini!” Non vedevo l’ora, e lui pareva ancora più furente. Avemmo altre discussioni sulle regole mentre mi adoperavo, Lui continuava a dettare e pensare nuovi tormenti per voi e i vostri discendenti mentre io lavoravo per te, Adamo, te ed Eva. Alla fine trovammo un accordo che non doveva soddisfarlo. Insomma, quando ebbi finito di predisporre questo splendido mondo alla tua venuta: il Paradiso terrestre, lo stronzo invidioso e ancora incollerito se l’è presa con me. Senza aggiungere altro che avrei dovuto pensarci io a parlarti di queste poche regole del gioco, non ha trovato di meglio che dire: “Nero, tu andrai sulla terra subito, mi hai alterato. Fino all’epilogo del sollazzo non potrai tornare e gestirai quell’Inferno che stai creando.” E mi buttò di sotto come un piatto vecchio a capodanno. Farabutto. Ma va be’, qui mi piace, mica si sta male; poi è solo per cinquemila anni terrestri, una sciocchezza. Vedrai, ti ci troverai bene anche tu» assicurò Lucifero. «Posso farti una domanda, papà?» chiese Adamo. A Lucifero s’illuminarono gli occhi. «Dimmi, figlio mio.» «Perché, se tu mi hai creato, Bianco decide di me?» Che figlio sveglio, pensò Lucifero, anche questa sarebbe andata in porto senza problemi.


«Vedi, ragazzo mio, Nero e Bianco sono un’unica essenza. Io, Nero, creo; Bianco decide cosa farne. È una regola stabilita da sempre, ma a volte anche a me questa cosa fa andare di matto. Finché gli creo giocattoli per lui, va sempre bene, è felice come un bambino. Se do origine a qualcosa per me, diventa invidioso e me la porta via. L’unico modo che ho per tenermela e giocarci, è sfotterlo fino al punto che accetta la sfida. Solo allora, se vinco, posso dare vita a qualcosa o tenere quello che ho realizzato per me» rispose un poco sconfortato Lucifero. «Ora andiamo avanti, figliolo. Devo ancora informarti dei pericoli e doveri che dovrai affrontare. Ti racconterò anche di come sarà la vita su questo pianeta, ma alla fine dovrò cancellarteli anch’io questi appunti. Non tutti però, il resettaggio che opererò io sarà lieve, qualcosa rimarrà in te. Questo «qualcosa» lo consegnerai alle generazioni future, ogni umano avrà una briciola di te nel suo corpo. Quando sarete vicini al Giudizio Divino, al massimo del vostro splendore tecnologico, scoprirete anche come si chiama «qualcosa», lo chiamerete DNA. Genetica, insomma. Come ti ho appena detto, saremo vicini all’epilogo, allora. Ma non preoccuparti, tutto questo richiede molto tempo per gli uomini, sarà un lunghissimo periodo.» «Cosa mi rimarrà dopo il reset che opererai su di me, papà?» chiese incerto Adamo. «Poco, in verità, ma abbastanza da permetterti di dominare la terra e prevalere su tutti gli altri esseri viventi, animali e piante. Avrai piena coscienza dei sensi fondamentali: vista, udito, odorato, gusto e tatto, ma anche qualcuno nascosto. Ti rimarrà anche una cosa che ti farà bene: l’istinto. Quest’ultimo, come volere di Bianco, potrà essere per la sopravvivenza o anche solo per distruggere, annichilire. Col tempo un poco imparerai a controllarlo. Gli assegnerai distinti nomi e diversi scopi. Quello che proverai per Eva, quando si sveglierà e io sarò andato via, sarà molto piacevole. Insieme a quest’istinto primordiale, chiamiamolo... ancestrale, va’, suona meglio, adopererai anche tutti gli altri cinque. Ti divertirai non poco figlio mio» sorrise Lucifero. «Ah, ah, ma allora tu resterai a guardare, papà?» disse feliceAdamo. «Forse, ragazzo mio. Sai, le donne sono strane, ma questa sarà un’altra storia lunga, molto lunga» proferì ridendo Lucifero. «Vedi come ti rallegri in fretta? Ma, mi raccomando, quando e se mai Bianco fosse presente, espressione seria ragazzo mio. Intesi? Quello ha un caratteraccio» gesticolò con disappunto Nero. «È di questo che dovrai avere attenzione quando ci


sarà il Giudizio Finale. Durante questi lunghi anni che attendono te e la tua progenie, ci sarà necessità di un Credo da parte vostra. Il Credo è quello che dovrò inculcarti io adesso, sebbene lo storpierete e io, Lucifero, passerò per quello che somministra i mali nel mondo.» «Cosa dici mai, papà? Io so che non è così, come potrò mai rinnegare chi mi ha donato la vita?» domandò inquieto Adamo. «Eh, figliolo, Bianco accetta di giocare solo secondo le sue regole, ma non impensierirti di questo. Il tonto è a tal punto presuntuoso che non guarderà dentro di te al momento della verifica. Io, invece, quando si distrae, potrò insinuarmi come ieri e suggerirti qualche risposta. Il vecchio ogni tanto si assenta anche quando parla. Spesso vi farà del male, anche se lui negherà tirando su le mani come una vecchia zitella accusata di promiscuità e dirà: “Chi? Io? Lo sappiamo bene chi gioca sporco, Nero! Io manco mi affaccio alla finestra quando si gioca. Non tocco nulla. Non intervengo, Io.” E poi lancia catastrofi, anatemi o li farà lanciare da uomini per lui. Figlio di un lurido Brodino Primordiale. Forse è anche vero che lui detiene il potere di decisione, ma sono io il creatore, mica lui. Va be’, lasciamo correre queste piccolezze. Or dunque, quest’avventura comincerà tra poco, quando avrò finito d’informarti e innestarti il Credo affinché tutto sia regolare. La tua strada, Adamo, e quella di Eva, comincerà con amore e serenità. Avrete figli, ma anche il problema di allevarli, nutrirli, crescere senza che bisticcino. Guarda, a essere sinceri, in principio scoprirai che non sono tutte rose e fiori. Avrai un paio di figli che litigheranno di brutto e, purtroppo, uno dei due ucciderà l’altro. Lo chiamerete Caino e nei millenni a venire gliene diranno di tutti i colori i tuoi discendenti. Anche di Eva sparleranno mica male, ma non è colpa sua questa presunta cacciata dall’Eden. Adamo mio, tu ora sai che tutto è dipeso da te, dalla tua scelta e non di Eva, ma lo dimenticherai perché ti sentirai l’eletto da Dio. In questo modo scaricherai colpe, che poi non sono crimini, su di lei che non reagirà neanche; pensa un po’ che fortuna. È stato Bianco a volerla fornire di un cervello più piccolo, giusto per non essere passiva del tutto. Insomma, Adamo, il gioco sei tu: l’uomo e le sue paure, la sua morte e cosa l’attende dopo. Sarete così spaventati dall’ignoto, che vi creerete un al di là tutto vostro, ci saranno


l’anima e le reincarnazioni, il Paradiso e l’Inferno, la serenità o la dannazione per chi merita l’una o l’altra.» «Quindi, papà, io sono quasi onnipotente, immortale come te e Bianco, solo che continuerò a rinascere ogni volta?» Lucifero si trattenne dall’abbracciare e dare un bacio in fronte a suo figlio, ma doveva dimostrare contegno e rispetto delle regole: nessun contatto fisico con Adamo, sennò andava a monte la faccenda. Toccarlo avrebbe potuto influenzarlo sul Giudizio Finale, una postilla di Bianco. Avvocatuccio da quattro soldi, pensò. Gli piaceva troppo la parola papà a Lucifero, n’era orgoglioso e anche quella parola che aveva pronunciato con candore Adamo: onnipotente. «Diciamo di sì, Adamo» rispose. Poi, aggiunse: «Cerca di capire, quando rinascerai non ricorderai chi eri prima, sarai una nuova vita che porterà avanti il futuro; avrete l'obbligo e il dovere di moltiplicarvi.» «Allora non mi sembra bello. Non mi va di morire, non ti vedrò più. Ed Eva, i miei figli... come potrò andare avanti. No, non mi piace morire» disse triste Adamo. «Adamo, su, non fare il bambino. Ricordi il primo comandamento di Bianco? Vivrai massimo cent’anni terreni, eccetera? Saranno tutti figli tuoi e di Eva quelli che popoleranno questo pianeta, prova a pensare a quando saremo vicini alla meta, sarete miliardi allora. Sai quanti sono miliardi, Adamo? Non appena imparerai a far di conto ti accorgerai che sono tantissimi. Almeno la metà sarete uomini. Maschi, Adamo, maschi che goderanno di potere, costruirete un mondo perfetto insieme, quasi. Sì, ci saranno anche donne potenti, prendiamo la Tatcher per esempio, la Lady di Ferro causerà quasi più vittime di uomini. Credimi, caro Adamo, quella farà morire di fame ben dieci uomini in tempo di pace e abbondanza. Dichiarerà guerra e creerà disoccupazione, ci sarà così tanta gente senza lavoro, che molti si uccideranno. È tipico di quel senza cuore di Bianco a far sì che nascano tali mostri crudeli. Ma lui esigerà il contributo di sangue dovuto, eh sì.» «Ma, papà, ci saranno donne potenti e sanguinarie, quindi. Ma non avevi detto che la donna sarà succube dell’uomo e avrebbe pagato il tributo in rate mensili?» chiese perplesso Adamo, lui aveva accettato di scendere sulla Terra nel preciso istante che sentì questa cosa. Fu un riflesso incondizionato accettare.


«Be’, sì, qualcuna che si sostituirà agli uomini, per la verità, ci sarà. Da Cleopatra a Melisenda di Gerusalemme, passando per Lucrezia Borgia, Caterina di Russia e arrivando alla Merkel, ce ne saranno, ma questo non deve impensierirti, saranno cose passeggere e limitate. Queste signore sono un giochetto di Bianco, gli piacerà confondere le acque al bambinone, qundi nasceranno queste donne uomini. Senti, ti faccio una confidenza. Quelle gentildonne lì, per un cattivo scherzo della genetica, non avranno il mestruo regolare per pagare il tributo, sai? E devono pur compensare in qualche modo, no?» proferì sorridente Nero. Adamo cominciò a ridere a crepapelle, Lucifero era contento, era riuscito a distrarre il figlio dai cattivi pensieri sulla morte. Sperava che Adamo lo toccasse perché così non c’era bisogno di raccontargli tutto, lo avrebbe appreso da solo, inoltre avrebbe potuto conservarne il ricordo. La postilla voluta da Bianco: che sia lui sia Nero non potessero toccarlo, non prevedeva il contrario. Il babbeo ci cascava sempre quando mettevano insieme un contratto e regole del gioco, pensò Lucifero. Adamo continuava a ridere di gusto, andava su e giù con testa e spalle, ma senza staccare le mani dalle ginocchia; peccato. Già, i peccati. Sarà meglio informare Adamo anche di questi, pensò Nero, tornò serio, si schiarì la voce e disse: «Riprendiamo che si fa tardi, Adamo… ma no, chissenefrega, diamoci un po’ di tempo. Mi piaci ragazzo, mi diverto come non mai a parlare con te. Ho davvero fatto un bel lavoro questa volta.» Simpatie.

3

Lucifero fece schioccare le dita e il gallo tornò a cantare.


Adamo non si accorse di nulla, non conosceva ancora il trascorrere del tempo, e Nero lo aveva riportato al momento in cui si era svegliato senza che ne avesse cognizione. Tempo. Bastava volerlo. Niente di più facile per un Dio. Nero congiunse le mani e, ponendo i gomiti sulle ginocchia, le portò a reggersi il mento. «Figliolo, devi sapere che ci sono altre postille volute da Bianco in questo gioco: I Peccati Capitali, o meglio, I Vizi Capitali. Anche a me fate confondere voi uomini che li storpierete con questo Peccati. Vizi, si chiamano, ricordalo. Dunque, questi sono solo sette, mica tanti. Te li elenco, poi ti darò qualche ragguaglio su come aggirarli. Ma, ragazzo mio, non angosciarti. Nel futuro li considererai addirittura Virtù Capitali. Sai, saranno integrati al progresso, concorreranno allo sviluppo industriale. In ogni caso il primo che li ricorderà, ed elencherà, sarà un certo Aristotele. Questi Vizi sono: Superbia, Avarizia, Gola, Ira, Invidia, Accidia e Lussuria. Questi ultimi due, dopo ti spiegherò meglio, si annullano da soli. Bianco è piuttosto malleabile quando lo si prende in contropiede mentre si affaccenda in dettami. Ad ogni modo, fino all’elenco del filosofo e pensatore greco, sarete tutelati da Sette Angeli che io disporrò quali avvocati per fermare le eventuali incazzature spropositate di Bianco. Di tanto in tanto, quando si accorge che sta perdendo, il Signorotto vuole fare tabula rasa. Kaputt! Come un tizio coi baffetti che arriverà molto dopo Aristotele e altri debellatori del genere umano. Va be’, non perdiamoci in quisquilie. I Sette Angeli saranno lì apposta, devono controllare che il gioco non abbia intoppi, faranno da arbitri insomma; come per una partita di pallone tra scapoli e ammogliati che farete nelle sere d’estate. Basta fare un fischio e loro si alzeranno in tua difesa, guarda, Adamo, massimo massimo qualcuno sarà ucciso da Bianco. Lui manderà qualche pestilenza, catastrofi naturali, le chiamerete, ma un po’ serviranno a sfoltire. Se no, invece che sette miliardi, sarete centinaia di miliardi al Giudizio Divino, e Bianco vincerebbe comodo allora: chi non vorrebbe cambiare vita su un mondo in cui non ci sarebbe spazio nemmeno per soffiarsi il naso, ti pare? Te l'ho detto, quello è un po’ svitato, colloca regole pure contro i suoi interessi» sorrise Lucifero. Adamo lo incoraggiava ad andare avanti corrispondendo quel suo identico sorriso, gli piaceva come raccontava papà, sembrava la favola della buona notte, ma lui non aveva per niente sonno, e Nero riprese la conversazione.


«Adamantino mio, però, che belle parole che mi escono. Tutto merito tuo, sei troppo riuscito bene, brilli come un diamante. Dimmi, hai freddo? Adamantino?» «Un pochino, padre, ma il racconto mi scalda.» Un sorriso lungo e soddisfatto si aprì sul viso di Lucifero. Che gran avvenimento questo ragazzo, pensava. Altri giochi erano stati solo paura e domande ignoranti. Se lo meritava di esserci. Bravo! «Via, vestiamoci come piace a me» disse Nero. «Armani per due e una bella coperta di cachemire per Eva. Adamo, prendi qualcosa da bere? Un Gin tonic, Caipiroska, Fragole e Champagne, un Vodka-Martini agitato e non shakerato alla James Bond? Patatine, noccioline... ah, che begli anni gli anni ’70/80, e che musica. Coraggio, facciamo uno strappo alla regola, tanto Bianco si è ritirato sull’Eden, conoscendolo starà dormendo sodo a quest’ora. Voilà!» disse Lucifero e d’improvviso i due si ritrovarono seduti con vestiti blu gessato e camicie bianche di Armani, scarpe e cinture di Ferragamo e un Patek Philippe al polso. Eva aveva indosso una splendida coperta di lana nella quale cominciava ad avvinghiarsi con un bel sorriso. Comparve anche un cameriere che chiese cosa potesse servire ai signori seduti sul prato. Nero ordinò due Martini cocktail, stuzzichini e gli dispose di accendere la musica. «Metti quel gruppo che mi piace tanto, i Rolling Stones, Sympathy for the Devil, Paint it black...» si rivolse a Adamo e disse: «Sono forti i Rolling, hanno un qualcosa di piacevole quei ragazzi.» Adamo si alzò in piedi e si ammirò lungo il corpo, poi sgranò gli occhi addosso a Lucifero e disse: «Cavolo! Come sto bene.» In quel momento si diffusero le note di Simphaty for the Devil e vide il cameriere avvicinarsi con un grande vassoio. Adamo gli si fece incontro e prelevò un bicchiere con grazia, lo portò alla bocca e assaggiò. «Che bontà, che nettare divino!» esclamò deliziato, poi ritornò verso Lucifero ballando al ritmo dei Rolling, e disse: «Senti, papà, posso svegliare Eva? Si divertirebbe a questa festicciola, io mi divertirei» e aggiunse ammiccando con un occhiolino: «Anche tu, Louis, eh?»


Lucifero sbottò in una risata soddisfatta a lungo trattenuta, ma rispose: «Più tardi, Adamo. Più tardi ti lascerò campo libero: vestiti, cameriere e musica. Vestirò anche Eva di Prada e, quando la spoglierai, le troverai indosso una bellissima biancheria sexy. Ti lascerò divertire, te lo meriti. Sei un bravo figlio. Ora torniamo a parlare dei Vizi Capitali, mi spiace rimandare la festa, ma devo svolgere il mio lavoro: inculcarti quelle che saranno reminiscenze. Siediti, Adamo, non preoccuparti di macchiare il vestito, dopo lo manderò in lavanderia.» Sorrise Lucifero, Louis. Che ragazzo, si diceva. Una meraviglia. Solo bene avrebbe diffuso su questo pianeta. Adamo si riaccomodò innanzi a Louis, che riprese a narrare dei Vizi Capitali. «Il primo: Superbia, è, come dire... quello che stiamo facendo adesso, niente di grave per carità. Io amo queste piccole licenze di abiti, musica e cocktail. Che c’è di male? Fumarsi un buon sigaro, guardare il fondoschiena di una bella ragazza, comprarsi una Ferrari, uno yacht e godersi un tiro con un whisky on the rocks... questi sono solo piccoli piaceri della vita. Ma Bianco vede questa cosa come fumo negli occhi, capisci? Lui mi ha fatto il paragone tra ricco e povero. Il comunista fissato. Io gli ho risposto: “I poveri saranno tanti sulla terra, ma che cosa ci può fare il ricco, eh? Dimmelo tu!” e aggiunsi: “Guarda che se uno è ricco, non è mica colpa sua. Si è dato da fare per esserlo, non si è messo con le mani in mano a fare il povero come gli altri. Se i poveri lo additeranno come un Superbo, sarà colpa loro che non sono stati in grado di seguire il suo esempio e diventare ricchi anch'essi, no? Ogni santo giorno il ricco manderà avanti la baracca, fosse per il povero non si arriverebbe mai alla conclusione del gioco, ti pare?” Be’, Bianco si è estraniato come al solito; pensa dice lui, per me cade in catalessi, guarda, tuttavia se n’è uscito con una bella trovata: “Forse hai ragione, bisogna pure arrivare alla conclusione, ma, e dico: ma! A me non piacciono i ricchi, ogni tanto gliela farò pagare cara. Eh sì, li farò morire nel mezzo della tuagoduria, Nero. Tanto per pareggiare il conto, se non lo facessi questi ricchi se n’approfitterebbero sempre di più dei poveri. Poi, quando sarà il momento, farò nascere qualcuno che mi aggrada per riequilibrare questo gioco. Chessò... ecco: Marx, sì, è pure un bel nome. Lenin, bello, sì, dopo Lenin, che farà pagare un bel tributo di sangue, ci sarà Stalin: l’Uomo


d’Acciaio. Sì, sì. Stalin farà pagare un tributo più importante di altri e passerà alla storia pure come un eroe. Il Che, Mao, Pol Pot, sì, sì. Ti va bene così, Nero?” mi chiese serio Bianco.

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