Nutella nutellae 2 0

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Riccardo Cassini Nutella Nutellae 2.0


© Riccardo Cassini, 2013 © minimum fax, 2013 Tutti i diritti riservati Edizioni minimum fax piazzale di Ponte Milvio, 28 – 00135 Roma tel. 06.3336545 / 06.3336553 – fax 06.3336385 info@minimumfax.com www.minimumfax.com I edizione cartacea: maggio 2013 I edizione digitale: giugno 2013 ISBN eBook 978-88-7521-533-0 Progetto grafico: Falcinelli & Co. / Stefano Vittori

RICCARDO CASSINI

NUTELLA NUTELLAE 2.0 Prefazione di ROSARIO FIORELLO Postfazione di GIORGIO PANARIELLO

PREFAZIONE di Rosario Fiorello Riccardo Cassini non ride mai. E questo non è mica bello da sopportare per uno come me, che di mestiere fa l’entertainer con licenza di umorismo. Vederlo semi-impassibile dietro la quinta del palco teatrale, al tavolone di Viva Radio 2 o negli studi tv è alquanto snervante.


Lui, con la consueta flemma, me l’ha spiegato: «Rosario, il motivo principe che fa scaturire la risata è la sorpresa: se le cose che tu dici le abbiamo scritte tu, io e gli altri autori, la sorpresa, per me, non c’è». L’ho visto ridere di gusto rare volte, sempre in corrispondenza di eventi imprevisti o in esempi di cosiddetta comicità involontaria. Ve ne racconto uno. All’ultima puntata di una delle edizioni di Stasera pago io, nel cosiddetto «sotto finale», cioè appena prima dei saluti, avevamo preparato una brevissima gag con Tommasino Accardo, il vecchietto siciliano mio partner in quella trasmissione. Alla fine di un discorso sui distributori di benzina, parlando di quelli col simbolo «IP», dicevo che ogni tre distributori «IP» c’era un distributore «Hurrà». A quel punto io avrei detto: «IP IP IP...», e Tommasino avrebbe dovuto dire: «Hurrà!» Avevamo preparato tutto in prova generale e mi ero anche molto raccomandato con Tommasino che lo dicesse in modo particolarmente convinto e urlando il più possibile. Il giorno della diretta, in realtà, decidemmo di cancellare questa gag e di passare direttamente al punto successivo della scaletta. Senonché si dimenticarono di avvisare Tommasino e quindi accadde che, mentre io ero in scena, in diretta tv, parlando di tutt’altro, vidi sbucare sul palco Tommasino che mi si avvicinò. Io avevo completamente cancellato il ricordo della gag e, fra il sorpreso e l’interrogativo, mi avvicinai a Tommasino, il quale da brevissima distanza mi urlò nell’orecchio: «Hurràààààààà!!», e se ne andò come se niente fosse. Nel silenzio meravigliato del pubblico, sentii un mini boato di risate proveniente dalla zona autori e vidi Riccardo con le lacrime agli occhi. Ho conosciuto Riccardo vent’anni fa, all’epoca della prima uscita di questo libro. Oltre ai vent’anni, aveva anche venti chili di meno, mentre io venti centimetri di codino in più. Era il 1993, Anno Secondo dell’Era Karaoke. Ci incontrammo al bar di Mediaset a Cologno Monzese. Fui io ad avvicinarmi (oltre al resto, Riccardo è molto timido) e gli dissi: «Ma tu sei quello della Nutella! Io di latino non ci capisco una minchia, ma ti ho visto al Maurizio Costanzo Show e mi hai fatto ridere». Lui mise la mano in tasca e mi omaggiò del piccolo libretto appena


uscito, sottolineando come quel gesto gli costasse ben 50 lire, ovvero la sua percentuale sulle 1000 lire di costo del libro. Per mettermi subito all’altezza dal lato economico, ordinai due caffè. Il barista ci chiese la data di nascita: conosceva tutte le date di nascita delle persone famose. Io gli dissi che ero nato il 16 maggio. E il barista: «Complimenti, bel giorno! Sei in compagnia di Ugo La Malfa, Henry Fonda, Mario Monicelli, Vujadin Boškov, Carlo Pistarino, Claudio Baglioni, Claudio Garella e Laura Pausini». «Chi?» «Laura Pausini, quella che ha appena vinto il Festival di Sanremo giovani!» «Ah, sì, ho capito, “La solitudine”... brava. Be’, un sacco di bella gente è nata il 16 maggio». Poi fu la volta di Riccardo, che disse al barista di essere nato il 15 dicembre. Il barista si rabbuiò: «Ahia! È il giorno peggiore di tutto l’anno. Ci sono solo Nerone e Comunardo Niccolai». «Cavolo», disse Riccardo, «nato nello stesso giorno di un personaggio così tragico». «Ma no», mi sentii di rincuorarlo. «In fondo Nerone lo stanno rivalutando. Anzi, pare che non sia stato neanche lui a incendiare Roma». «Ma io intendevo Comunardo Niccolai! Il re dell’autogol! Lo sai che, quando fu convocato per i Mondiali del ’70, il suo allenatore, Scopigno, quello del Cagliari dello scudetto, disse: “Tutto mi sarei aspettato tranne che vedere Comunardo Niccolai in mondovisione”? Ed era il suo allenatore!» In questa risposta c’è molto Riccardo Cassini: non solo il suo cinismo esasperato, che vede il mite e garbato Comunardo Niccolai diventare peggiore di Nerone, ma anche una delle sue tecniche umoristiche preferite: portare l’ascoltatore – in quel caso io, ma avrebbe potuto essere un lettore o una platea – a credere una cosa (Nerone) mentre all’ultimo secondo, stramba da tutt’altra parte (Comunardo Niccolai). Mi accorgo che ho già definito Riccardo «timido», «cinico» e «che non ride mai», non so se apprezzerà questo mio scritto. Anche perché devo raccontarvi cosa


accadde quando il barista ci portò il caffè: non credevo ai miei occhi. Innanzitutto, prima di mettere lo zucchero, fece un primo piccolo sorso. «Rosario, se bevi il primo sorso amaro, dopo ci puoi mettere meno zucchero, perché, per contrasto, ti sembrerà comunque più dolce». «È pazzo», pensai. Ma era solo l’inizio. Mise un cucchiaino di zucchero e girò. Poi appoggiò il cucchiaino capovolto a sfiorare appena il caffè nella tazzina e vi versò sopra, a piccole gocce, del latte freddo. «Vedi, Rosario? Il latte freddo scendendo sulla curvatura del cucchiaino si spande solo sulla superficie del caffè e non va a fondo. Quindi, quando lo sorseggi, avrai latte freddo sul palato e caffè caldo sulla lingua!» «È pazzo furioso!», mi autocorressi. Nell’arco dei venti anni successivi, nei nostri quotidiani pranzi al ristorante «Dante» di Roma, ho avuto modo di rendermi conto che il caffè era solo la punta dell’iceberg. Se lo vedeste contare le patate al forno della sua porzione, in relazione ai bocconi di cotoletta rimasti nel piatto, mi dareste ragione. Dopo l’episodio caffè, non ci siamo visti per un bel po’, finché Riccardo mi fu proposto dal regista Giampiero Solari come autore del mio primo Stasera pago io. Nell’intervallo in cui non ci eravamo visti, Nutella Nutellae, che mi aveva consegnato fresco di stampa, aveva venduto un milione e mezzo di copie. Riccardo, inoltre, proveniva da altre lusinghiere esperienze come autore tv. Decidemmo di lavorare insieme e da allora il connubio perdura nonostante scontri epocali sulla validità di una battuta, disquisizioni sull’impronunciabilità di alcune parti anatomiche, tenzoni dialettiche su arditi giochi di parole, calembour, centoni, dei quali Riccardo è cultore. Quando, in situazioni pubbliche, lo presento a qualcuno, dico sempre: «Lui è Riccardo Cassini, quello di Nutella Nutellae!» Lui si vergogna molto e mi sussurra: «Non parliamo della preistoria, è meglio se mi presenti come “l’autore di Fiorello”! Può essere che il libro non l’abbiano letto o l’abbiano dimenticato!» Ecco, la principale felicità nel vedere ripubblicata questa fondamentale opera della Letteratura Contemporanea (ha ha!) è che così, almeno, non dovrò cambiare la mia frase, quando presenterò Riccardo agli altri. NUTELLA NUTELLAE 2.0


DE INUTILITATE NASCONDIMENTI BARATTOLORUM NUTELLAE AB ILLUSIBUS MAMMIBUS Nutella omnia divisa est in partes tres: Unum: Nutella in micragnosa vaschetta plasticae: minima est, poca roba, tibi facet venire vogliam, sed non te la togliet... Duum: Nutella in vitreis bicchieribus custodita. Dicitur soddisfatione media, bastare potest, a minus quod assatanati fuisse... Treum: Nutella sita in magno barattolo (magno barattolo sì, sed melium est si lascio barattolum e magno Nutellam in barattolo sita)... Nutella placet omnibus pueris atque puellis sed, si troppa Nutella fagocitare, cicciones divenire, cutaneis eructionibus sottostare (brufolos, peticellos, bubbones multiplos rapidissime apparire) atque, ipso facto, diarream cacarellamque subitaneam venire. Propterea quod familiares, et mamma in particulare, semper Nutella nascondit, in impensabilis locis, anfrattis, secretibus pensilibus cucinae, ut eviteant filiis sbafare, come soliti sunt. Sed domanda spontanea nascet: si mamma contraria est filialiis sbafationibus, perché Nutella comprat et postea nascondit? Multo ma multo intelligentiore fuisse non comprare manco per nihil... sed forse, sotto sotto, mammae quoque Nutella sbafant! Nascondimentum Nutellae altrum non est quae vendetta trasversalis materna propterea quod ea stessa victima fuit, sua volta, matris suae.

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