Permettimi di amarti (the best friends vol 4)

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Permettimi di amarti


Maddalena A. Cecere

Copyright-2014 Cecere Maddalena A. Questo libro è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, nomi, personaggi ed eventi sono prodotti della creatività dell’autore e ogni rassomiglianza con eventi, luoghi o personaggi reali, viventi o defunte, è puramente casuale.

A Marti e Ale Grazie per essere entrati con prepotenza Nella mia testa e nella mia vita… È solo grazie a voi che ho conosciuto tante persone speciali.


SOMMARIO

PROLOGO CAPITOLO 1 CAPITOLO 2 CAPITOLO 3 CAPITOLO 4 CAPITOLO 5 CAPITOLO 6 CAPITOLO 7 CAPITOLO 8 CAPITOLO 9 CAPITOLO 10 CAPITOLO 11 CAPITOLO 12 CAPITOLO 13 CAPITOLO 14 CAPITOLO 15 CAPITOLO 16 CAPITOLO 17 CAPITOLO 18 CAPITOLO 19 CAPITOLO 20 CAPITOLO 21


CAPITOLO 22 EPILOGO Ringraziamenti

PROLOGO Circa tre mesi prima “Grazie per il passaggio ragazzi, davvero!” Elisa ringrazia me ed Alessio per aver accompagnato lei e Andrea a Malpensa. A quanto pare Andre ha organizzato un weekend romantico per la sua bella fidanzata. Vederli insieme è una gioia, sono talmente una bella coppia. Perfetta! “Tranquilli. Tanto avevamo già in programma di fare un giro a Milano” le dico abbracciandola. “Ale è al corrente di questo programma di giornata?” Andrea punzecchia Alessio che sbuffa. “Ale ha ben altro a cui pensare: due neonati che confondono la notte con il giorno e una moglie psicopatica” risponde l’altro sghignazzando. “Smettila di parlare in questo modo di mia sorella e dei miei nipoti” ribatte Andrea per niente offeso.


“Dai, tanto lo sai che ho ragione. Tuo cognato non è più lo stesso; se ne va in giro tutto sorridente con quella faccia da pesce lesso. Sono seriamente preoccupato per la sua integrità mentale. Nessuno è felice di vivere un inferno, Andre, tranne Alessandro Negri a quanto pare”. “Ehi, voi due” li richiamo all’ordine “La smettete di fare gli idioti? Andre, io posso fare quello che voglio, sono adulta se non l’avessi notato. Alessio smettila di parlare male di mio fratello, è un uomo che si sente realizzato e ama la sua famiglia, cosa c’è di male in questo?” “Miki, ma chi te lo fa fare? Ignorali, tutto di guadagnato per la tua salute” mi appoggia Elisa. Andrea le sorride e l’abbraccia da dietro, Elisa appoggia la testa all’indietro e sospira sorridendo. “Quindi, quando non rispondi non significa che sei d’accordo con me, mi stai semplicemente ignorando?” Elisa annuisce. “Ed io che pensavo che ieri sera avessi acconsentito a sposarmi”. Oddio, ancora ci prova? Ancora glielo chiede tutte le sere? Io pensavo che Elisa esagerasse, invece… Andrea è impossibile, non capisce che così facendo non avrà mai una risposta affermativa alla sua proposta? Cavoli, l’hanno capito pure i muri! L’ha capito pure Alessio, e quest’ultimo non è uno che ne capisce molto, per non dire niente, quando si tratta di questioni di cuore. “Scordatelo caro, credo che quel giorno non arriverà mai”. “Ma io sono pronto!” protesta Andrea ed Elisa si allontana. Be’, momento imbarazzante. Io ed Alessio ci guardiamo, faccio un piccolo cenno con la testa in direzione della macchina, spero tanto che colga l’allusione. Dobbiamo squagliarcela e lasciare questi due alle loro pene d’amore.


“Va bene ragazzi, noi abbiamo fatto il nostro dovere, siete arrivati con largo anticipo…”. “Maledizione!” urla Andrea infilando una mano nella tasca dei jeans. “Questa storia deve finire e subito. Va bene tutto, ma mettere ancora in dubbio i miei sentimenti, dopo tutto questo tempo… Non posso accettarlo, è inaudito!”. “Che stai facendo?” si interessa Alessio. Ma noi non ce ne stavamo andando? Sempre a impicciarsi dei fatti altrui! Afferro il braccio di Alessio e lo tiro più che posso. “Andiamocene”. “Aspetta, voglio capire che sta combinando Andre”. “Fanculo!” continua a inveire l’altro. “Andre” Elisa si avvicina al suo fidanzato, accigliata. “Io non metto in dubbio i tuoi sentimenti, non lo farei mai… solo che…”. Oddio, non dovevano partire per un weekend romantico? Qua stiamo sfociando nel tragico. Odio vedere le persone litigare e, tendenzialmente, non sono una incline ai litigi, mi ricordano i miei genitori, forse per questo tutti sostengono che io sia una pacifista. “Guarda che sto per andarmene, vieni con me o no?” avverto Alessio per l’ultima volta. “Rilassati. Se conosco bene Andrea, e lo conosco piuttosto bene, prevedo grandi cose a breve”. Alessio non termina questa frase che vedo il suo amico inginocchiarsi. Sì, Andrea Grandi si è appena inginocchiato nell’aeroporto internazionale di Milano di fronte alla sua fidanzata e tiene tra il pollice e l’indice un anello di tutto rispetto.


“Ho organizzato questo weekend da sogno solo per chiederti in moglie. Volevo regalarti la tua proposta romantica, avevo programmato tutto, ma non ce la faccio. Non ce la faccio perché, se c’è una cosa che io desideri con tutto me stesso, è vederti indosso questo anello con la promessa che a breve diventerai la mia compagna di vita. In effetti, non c’è posto più appropriato per farlo; è qui che ho rivisto la donna che mi ha regalato una notte indimenticabile, è qui che ho capito di volerti ancora, è qui che è cominciato tutto” si ferma un attimo e racchiude nella sua mano, quella di una Elisa pietrificata. “Lo so. Lo so che pensi che io non sia pronto a compiere il grande passo… che le ombre del passato influenzino ancora la mia anima, non ne capisco il motivo francamente perché tu sei il mio sole, Eli. Non sono un uomo perfetto, so anche questo, ma sono il tuo uomo, l’altra metà della mela. La metà meno perfetta che possa esistere sulla faccia della terra, ma sono la tua metà. Non sono tanto bravo con le parole, lo ammetto, sono più uno da fatti e, se tu oggi decidessi di accettare la mia proposta e la smettessi magari di ferire il mio ego, passerei il resto della mia vita a dimostrarti quanto ti amo. Quanto sono pazzo di te. Perché ti amo, Eli, più di quanto tu possa immaginare. Ti amo con tutto me stesso, perché senza di te non mi sentirei così completo. Non riuscirei a fare a meno dei tuoi sorrisi, delle tue risposte piccate, dei tuoi splendidi occhi… e del tuo corpo”. “Sono pur sempre un uomo attivo” sorride “Lo so, non è la miglior cosa da dire a una donna mentre la chiedi in moglie, ma io sono soprattutto questo: un uomo dai mille difetti e con un carattere per niente facile. Il tuo uomo”. Elisa ormai è un fiume in piena, riesce a stento a trattenere i singhiozzi. Credo proprio che questa volta, anche se restasse zitta, il suo silenzio sarebbe un sì. Be’, non potrebbe essere altrimenti davanti a


questa dichiarazione. Andrea ha parlato con il cuore e si vede. Cavoli se si vede! L’uomo più sicuro che io abbia mai conosciuto ha lo sguardo velato di incertezza e apprensione. “Mi vuoi, Eli? Vuoi fare di me un uomo onesto? Vuoi sposarmi?” Elisa chiude gli occhi, forse per metabolizzare quello che sta succedendo. Non nascondo il fatto che io morirei dalla vergogna a sentirmi tanto al centro dell’attenzione. Il vero problema, in realtà, è che continua a restare lì impalata con gli occhi chiusi, senza emettere il minimo suono. Sono preoccupata e lo è anche Alessio da quello che posso vedere, l’occhiata che mi lancia è piena di panico. Non credo che Andrea prenderebbe bene un eventuale rifiuto. Dovevamo andarcene quando gliel’ho detto; e invece no, il cretino prevedeva grandi cose a breve. La mia amica finalmente torna in sé, apre gli occhi e inspira per poi espirare più volte. “La mia risposta Andre… è un gigantesco sì” sussurra e gli occhi di Andrea mi ricordano un albero di Natale, sono luccicanti. “Ma solo perché non voglio più farti vivere nel peccato”. Sento un “grazie al cielo” uscire dalle labbra di Andrea, prima di alzarsi per travolgere letteralmente la sua fidanzata. Spero per Alessio che sia disposto a muovere le chiappe, altrimenti lo mollo qui, giuro. “Lo spettacolo è finito…”. “Ma dobbiamo fare loro le nostre congratulazioni” protesta, interrompendomi. “Gliele faremo quando torneranno a casa, tra tre giorni”. “Ma…”.


“Muoviti! Smettila di fare il guardone”. “Non penso di essere l’unico qui”. Ha ragione. In effetti, si è radunata una discreta folla intorno all’allegra coppia che si sta divorando. Oddio, ma come fanno a baciarsi in quel modo davanti a tutti? Non sono pudica, ma nemmeno tendenzialmente esibizionista. Senza nemmeno rispondere ad Alessio, mi incammino verso l’uscita. “Uffa! Sei più casta di una suora”. Ignoro quel cretino, ma solo perché sono impegnata a tenere a bada le lacrime di gioia che minacciano di inondare il mio viso da un momento all’altro. Vedere due persone che hanno sofferto così tanto nella loro vita trovare la serenità è bellissimo. Elisa poi, dopo tutto quello che ha passato, merita tutta la felicità di questo mondo, la ammiro molto come persona. “Ehi, si può sapere cosa ti prende?” mi chiede il guardone, appena riesce a raggiungermi. Non mi giro, le lacrime hanno vinto la lotta e non voglio passare per la stupida della situazione davanti a lui, Alessio non è una persona molto sensibile da questo punto di vista. “Almeno mi dici se sei riuscita a tagliare il traguardo?” Quando fa così non lo reggo proprio. “Apri la macchina?” Vedo le luci dell’abitacolo lampeggiare, segno che adesso le portiere sono sbloccate, apro lo sportello e mi sistemo sul sedile. Alessio fa lo stesso ed io cerco di ricompormi prima che mi veda. “Stai piangendo?” Il suo tono è a dir poco sorpreso. “Mi sono perso, perché stai piangendo?” Perché non ci arriva da solo? È proprio ottuso. “Roba da donne”.


Eccolo lì che mi fissa confuso, so già dove andrà a parare la sua mente malata. “E tu piangi quando…”. In questo momento non so se continuare a piangere o iniziare a ridere, la sua faccia è tutto un programma. “Oh Alessio, pensi sempre alla stessa cosa”. “In verità, non penso mai a quella cosa”. “Mi sono commossa, va bene? Sono felice per loro e piango, le donne lo fanno, sai? Sono sicura che per te è una cosa inconcepibile…” Alessio si avvicina, chiude le sue mani intorno al mio viso e asciuga le mie lacrime con i pollici. “Anche io sono contento per loro anche se non sto piangendo. Non pensare che io sia una persona insensibile, non è così” dice mentre mi guarda con quegli occhi magnetici, di sicuro gli occhi più belli che io abbia mai visto. Annuisco, incapace di articolare parola, perché sì, ho una lieve cottarella per il mio amico, ma niente di ingestibile, giuro. Non sono innamorata di lui, ma apprezzo molto il suo aspetto, ecco. “Ti sei calmata adesso?” “Se non pensi che io sia una pazza, sì”. “Non lo penso” conferma. Se continua a tenere il mio viso tra le mani così, be’, potrei anche impazzire. In verità, sono appena impazzita, non so come ma, accidentalmente, le mie labbra entrano in contatto con le sue. Le mani di Alessio smettono di accarezzarmi le guance e lasciano il mio viso mentre io vado in iperventilazione. Oddio, cosa ho fatto?! Ho baciato Alessio! Ho baciato Alessio, cazzo!


Veramente, ho appoggiato le mie labbra contro le sue, niente lingua, denti e compagnia bella, ma io ho baciato Alessio. Non ha baciato lui me, non ci siamo baciati… io ho baciato Alessio e lui è rimasto lì immobile. Voglio morire. Esigo di morire subito! “Oddio” sussurro portandomi le mani alla bocca. Alessio continua a fissarmi, come se davanti a lui ci fosse un alieno. Spero che sia così, almeno avrò una valida spiegazione per giustificare tutto questo. “Ehi, tutto a posto. Davvero! Diciamo che ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo per la lieta notizia… Noi non proviamo attrazione l’uno verso l’altra e si è visto. Poi, non dimentichiamo che tuo fratello mi taglierebbe le palle. Non che io aspiri a riprodurmi, ma è pur sempre bello sapere di poterlo fare” mi viene in aiuto quell’essere insensibile per togliermi dall’imbarazzo. Ah, si da il caso che io sia attratta da te, invece! Scuoto la testa ancora più imbarazzata di prima. Non riesco a capacitarmi per il gesto avventato che ho appena compiuto. Cosa c’ho nella testa? Un criceto obeso che si è stancato di correre sulla sua bellissima ruota? “Miki smettila. Non è successo niente, non ci siamo dati nemmeno un vero bacio. Lo so che mi vedi come un amico, lo stesso vale per me. Cerchiamo di superare l’imbarazzo di questo momento e andiamo oltre”. Non ho mai preso l’iniziativa in vita mia, mai, perché questa brutta cosa doveva accadere proprio oggi? Proprio con lui.


“Guardami” ordina. Prendo il coraggio a quattro mani e lo assecondo. Alessio mi porge la mano e dice: “Amici come prima? Non permettiamo a questa cosa di poco conto di rovinare il nostro rapporto”. Mi sta dando una via di uscita ed io devo imboccarla alla svelta. Ci penserò più tardi ad autocommiserarmi. Stringo la sua mano e ripeto: “Amici come prima”. Be’, non ne sono pienamente sicura, ma farò di tutto per dimenticare questo pietoso momento.

CAPITOLO 1 Michela “E smettila di bocciare le mie fantastiche idee. Lo sai che, prima o poi, dovrai interagire con un essere umano sprovvisto di vagina”. Ed eccola che riparte di nuovo all’attacco. Inutile, questa donna non si arrenderà mai. Mai! Martina, mia cognata, madre dei miei due splendidi nipotini, è la persona più testarda che io conosca; è praticamente impossibile dirle di no, ma non ho intenzione di cedere su questo punto. Marti non riesce a concepire il fatto che io non nutra alcun tipo di interesse verso gli uomini. Errore! Io ho diversi amici uomini, solo che non riesco ad andare oltre l’amicizia. Diciamo pure che ho avuto diverse brutte esperienze che non vorrei assolutamente rivivere.


Lo ammetto, non ho una buona opinione di tutto il cosmo maschile e forse gran parte della colpa è del tizio che ha sparso il suo seme nel corpo di mia madre. L’uomo che per me era un eroe, almeno fino a quando non ho scoperto che aveva una seconda vita e, quella seconda vita, eravamo io e mia madre. Mio padre è l’uomo più stronzo che io abbia mai conosciuto. “Marti devi finirla con questa storia. Ti devi arrendere una volta per tutte, io non parteciperò a nessuna serata di Speed date. Non esiste!” ribatto, scolandomi un bicchiere di thè alla pesca. In questa casa non si beve altro. “Perché no? Non fare la cocciuta!” “Senti da che pulpito viene la predica, sei la regina delle cocciute!” “Dettagli” sventola una mano in aria con noncuranza. “Quanti anni hai, dimmi? Sei un anno più grande di me e, mentre io sono incastrata in un matrimonio con due figli che si stanno risucchiando tutta la mia linfa vitale, tu non hai alcun tipo di relazione. Non è normale!” “Incastrata in un matrimonio?” domando inarcando un sopracciglio. So che scherza, ormai lo sappiamo tutti, però ancora non mi sono abituata del tutto all’ironia tagliente di questa donna. “La smetti di analizzare ogni singola parola che mi esce dalla bocca invece di concentrarti sul vero problema?” “Sarebbe?” “La tua mancata vita sessuale, ovvio”. Be’, sarò pure strana, ma a me sfugge l’ovvietà della situazione. Cosa gliene frega della mia vita sessuale? Pensasse alla sua. Scuoto la testa e mi copro la faccia con entrambe le mani, in preda alla disperazione. Questo non è un argomento che voglio affrontare.


Non sono asessuata come lei crede, semplicemente ho un blocco. Ok, magari sono in stallo da un bel po’ di anni, ma saranno pure fatti miei, no? Lei non ha avuto un padre come il mio, non ha donato la sua verginità ad un ragazzo che il giorno dopo è sparito, non si è mai fidanzata con un uomo che stava per sposarsi. Ok, io non lo sapevo, ma in quel momento mi sono sentita tanto simile a mia madre e mi sono bloccata. Definitivamente bloccata. Il problema di Marti è che deve esasperare sempre qualcuno e, ahimè, è arrivato il mio turno. Fortunatamente, ho smesso di arrossire davanti al suo linguaggio poco femminile e per niente velato quando mi ha regalato un… vibratore. Esatto! Questa pazza mi ha comprato un sex toy. Regalo uscito dal nulla e senza motivo, non era nemmeno il mio compleanno. Quando le ho chiesto delle spiegazioni mi ha propinato una strana teoria di Ale sui regali, non sto qui a ripeterla, non l’ho ancora capita nemmeno io. Lì per lì, sono andata in iperventilazione, poi ho capito che più mi dimostro reticente quando si parla di sesso e più lei ci prova gusto e continua. Tutto per mettermi in imbarazzo. Marti è sadica e non fa sconti a nessuno. “Puoi darmi tregua almeno per stasera? Guarda che così mi costringi a non accettare più i tuoi amati inviti a cena”. Mia cognata non è ancora pronta a lasciare i suoi piccoli nelle mani di una qualsiasi sconosciuta e possibile serial killer, queste sono parole sue e non mie, quindi organizza cene a casa sua almeno tre volte alla settimana. Non riesce a staccarsi dai suoi bambini ma ha bisogno di socializzare, anche queste sono parole sue. Devo dire la verità, in genere sono


l’unica a essere sempre presente, Andrea ed Elisa si rifiutano che è una bellezza. I due piccioncini non sono ancora usciti dalla fase luna di miele, cosa che non avverrà nell’immediato futuro, visto che non riescono a togliersi le mani di dosso per più di cinque minuti e visto che si sposeranno tra qualche settimana e in luna di miele ci andranno per davvero. “Non provare a ricattarmi ragazzina, forse non sai che se mi rechi un grosso dispiacere il mio latte potrebbe diventare nocivo per Lizzy e Jason. E tu non vuoi che succeda qualcosa di male ai tuoi adorati nipotini, vero?” E adesso chi è che minaccia chi? “La vuoi smettere di dire cretinate? Da dove l’hai tirata fuori la storia del latte nocivo?” domando esasperata. “Internet. Prova a documentarti se non mi credi. Mi dispiace, ma devi continuare ad assecondarmi almeno fino a quando non smetterò di allattare. Ritornando a noi…”. “No Marti!” la interrompo decisa. “Vuoi morire zitella? Non illuderti, è proprio quella la fine che farai”. Mi stringo nelle spalle. “Correrò il rischio”. Marti mi guarda di traverso, il suo sguardo non preannuncia niente di buono. “Mi spieghi cosa ti ha fatto la tua vagina? È chiaro che ce l’hai a morte con lei”. “La vuoi smettere di usare questo linguaggio scurrile? Ormai hai dei figli, devi ridimensionarti”. “Vagina è una parola come un’altra e i miei figli non cresceranno bigotti come la loro zia che ha deciso di punire il suo corpo nel peggiore dei modi”.


“Senti Strega, la mia vagina sta bene e tutto grazie a uno dei regali che ho ricevuto per il mio non compleanno”. “L’hai usato?” mi chiede tutta eccitata. Questa donna deve uscire di casa al più presto, non le arriva più aria al cervello. “Non ho intenzione di parlare di queste cose con te, mia cara Mrs. Discrezione. Come minimo lo diresti a Elisa che lo direbbe ad Andrea che lo direbbe ad Alessio che lo direbbe ad Alessandro. No, no e ancora no. Sono una tomba, se vuoi ancora interagire con una qualsiasi persona che non sia tuo marito, ti consiglio di cambiare argomento”. Marti sbuffa sonoramente ed io scoppio a ridere. “Non ridere” mi ammonisce. “Mi stai ostacolando in tutti i modi, ma sappi che non uscirai da questa casa finché non mi avrai spiegato il motivo per cui non vuoi partecipare a quell’innocuo incontro”. Adesso è il mio turno di sbuffare. “Solo gli sfigati fanno quella cosa dello Speed date”. “Be’, tu sei disperata, sicuramente sei messa peggio degli sfigati”. “Ma grazie!” mi alzo pronta a mettere fine alla discussione. “Dove stai andando?” mi interroga brusca. Sono sicura che non mi risparmierà la parte dove lei fa l’offesa; bene, non mi lascerò intenerire dal suo labbro inferiore sporgente. “A casa, devo vedermi con…” abbasso la voce per essere sicura che Ale non mi senta “Alessio”. “Non capisco, davvero non capisco. Alessio ha un pene, questo lo sai giusto?” Alzo gli occhi al cielo e decido di ignorarla, questo è l’unico modo per uscire viva da questa gabbia di matti.


“Può mai essere che tu e Alessio vi vedete quasi tutti i giorni e non avete fatto roba?” “Vuoi abbassare la voce? Tuo marito è di là in sala”. “E allora? Oddio, ma cosa te ne frega di quello che pensa la Iena!” urla di proposito. Strega maledetta! Chi dice che la maternità addolcisce le persone? Chiunque sia non ha ancora conosciuto mia cognata. “Non è quello, solo che con le tue parole gli farai credere cose inesistenti, già così si è fatto mille film in testa”. “E tu, reagendo in questo modo, lo assecondi solo. Che poi, se davvero tra te e Alessio non c’è niente…”. “Non fare alcuna allusione, tra me e Alessio non c’è niente, punto” la interrompo armata di borsa, pronta alla fuga. “Non finisce qua Michela Negri, puoi scommetterci. Tu non me la racconti giusta ed io non sono un tipo che si arrende facilmente. La tua vagina ritornerà a vedere il sole splendere, è solo questione di tempo”. Ignorala Miki, ignorala. Ami i tuoi nipotini, fallo per loro. Solo per loro. “Passi domani sera?” Ah, dopo tutto quello che mi ha fatto passare stasera si aspetta pure che passi anche domani? Che faccia di bronzo! Venire qua per farmi braccare di nuovo da lei? Ma nemmeno per tutto l’oro del mondo. Sono una tipa paziente, ma la tizia che ho davanti metterebbe in difficoltà anche un santo. “Ho la palestra”.


“Che palle! Lo sai che non ha senso andare in palestra quando il giorno prima hai divorato una porzione di lasagne e un tortino al cioccolato?” “Mi sembra giusto, ricordami pure che nell’ultima ora ho messo su almeno cinque chili. Come sai tirare tu su di morale la gente, nessuno mai”. “Ehi, cosa vuoi, sono una persona realista io”. Sì, una persona realista che non fa sport, mangia come un maiale ed è in splendida forma, nonostante abbia partorito solo sei mesi fa due gemelli. “Be’, vado in palestra proprio per permettermi qualche peccatuccio di gola”. “Cara mia, stasera tu non hai peccato ma infierito”. Odiosa. Diventa ogni giorno più odiosa. “Credo che verrò a trovarti di nuovo tra un mese, il minor tempo possibile per riprendermi dopo questa serata. E poi, vado in palestra anche perché mi piace la compagnia di Veronica”. Veronica sarebbe la squilibrata del centro di recupero per donne ferite, o qualcosa del genere. Non sono più tornata in quel posto ma, in compenso, ho preso a frequentare la palestra dove lavora. Devo dire che la ragazza non è male, forse un po’ troppo femminista ma niente di ingestibile, a differenza di un’altra persona. “Vero. Mi sa che in settimana la chiamerò per invitarla a cena”. Non voglio ripetermi, ma devo farlo: questa donna deve uscire di casa al più presto. “Hai deciso di metterci tutti all’ingrasso? Non capisco una cosa, come fai ad essere così magra nonostante continui a mangiare come se non ci fosse un domani?”


“Ne riparliamo quando avrai due bambini urlanti e affamati attaccati al seno. Probabilmente non ne parleremo mai visto che hai mandato la tua vagina in prepensionamento”. Basta! Per stasera abbiamo parlato fin troppo della mia vagina poco funzionante. Anche questa volta decido di sorvolare, solo per non alimentare ulteriormente questa dannata conversazione. Mi avvicino a Marti, le schiocco un bacio sulla guancia e vado da mio fratello. Trovo Alessandro steso sul divano intento a guardare la televisione. “Stai andando?” “Non so come tu riesca a sopportarla ma io ho raggiunto il limite giornaliero”. Alessandro scoppia a ridere e annuisce. “Non ci vuole molto, basta assecondarla”. “Quindi mi stai suggerendo di andare ad una di quelle serateSpeed date?” lo punzecchio. La Iena scatta in piedi allarmato. “Cosa? Che cos’è questa novità?” “Ah non lo so, chiedi alla tua adorata mogliettina. Tutte lei le trova”. “Miki, te lo chiedo per favore, non starla a sentire. La maggior parte delle sue idee sono malsane e terrificanti”. Ma un secondo fa non aveva detto che per convivere pacificamente con Marti devi assecondarla? Giustamente questo non vale quando in pericolo c’è l’ormai persa virtù della sua dolce sorellina. “Lasciamo perdere che è meglio”. Alessandro sospira afflitto. “Vai a casa?”


Oddio, spero tanto che non inizi con la storia di Alessio l’inaffidabile. “Sì, ho una casa”. Finge una risata. “Divertente. Vai da sola o devi vederti con qualcuno?” Tanto sa perfettamente qual è la risposta alla sua domanda, inutile confermarglielo. Credo proprio che inizierò ad ignorare anche lui, infatti, senza rispondergli, esco da quella casa in fretta e in furia. Una gabbia di matti. Mi dispiace solo per Lizzy e Jason, il destino è stato crudele con loro, che razza di genitori ha rifilato a quelle povere creature. Non so se è più giusto dire: chi si somiglia si piglia o gli opposti si attraggono. Dio ci ha proprio giocato un tiro mancino accoppiando due elementi del genere.

Alessio Guardo il DVD che ho tra le mani e già rido pensando a quello che dirà Michela. Come minimo mi maledirà e protesterà in tutte le lingue che conosce, in fondo si merita questo ed altro, è lei che ha iniziato questa guerra. Ormai, noi due passiamo tanto tempo insieme, i nostri amici si sono accoppiati tra di loro e ci siamo ritrovati soli e abbandonati all’improvviso. Il problema è che, non so come, da amici che si consolano e si fanno compagnia, ci siamo ritrovati a farci una guerra televisiva. Il martedì c’è la nostra serata film, - cosa che ha scoperto Ale e per questo invita sua sorella a cena ogni santissimo martedì – da prima è filato tutto liscio, poi ho proposto un film che lei proprio non voleva


vedere costringendola a farlo… Da lì il degenero. Miki ha preso quel gesto come un affronto e la volta dopo mi ha propinato una di quelle insulse commedie da femminuccia. Inutile dire che adesso entrambi scegliamo il film che pensiamo possa far schifo all’altro. Visto che sono abbastanza a corto di idee, ho deciso di giocarmi la carta dell’esasperazione e ho noleggiato per la terza volta di fila Lanterna verde, in mia difesa posso dire che in un mese ho visto tre riproduzioni cinematografiche di quelle odiose principesse della Disney. Che poi, se proprio vogliamo essere sinceri, Lanterna verde non è un film schifoso, è lei che ha gusti strani: odia i supereroi e l’attore principale che recita in questo film. Secondo lei, Ryan Reynolds ha gli occhi storti. Bene, un punto a mio favore. “Stasera scelgo io il film o puoi pure tornartene a casa tua”. Questa è l’accoglienza che mi riserva appena varco la soglia del suo appartamento. “I patti sono patti, una settimana ciascuno, questa settimana tocca a me scegliere”. Ancora non ho tirato fuori il DVD ma già sto ridendo. “Cosa cavolo hai da ridere? Guarda che stasera non sono in vena. Marti è la persona più esasperante sulla faccia della terra”. Ma va? Ormai è una cosa risaputa. Io adoro Marti, la moglie di uno dei miei due miglior amici e la sorella dell’altro, ma ha un carattere particolare. Francamente la ammiro, nessuno riesce a raggiungere il proprio obiettivo come lei, minimo sforzo grande risultato, e di solito il suo obiettivo è esasperare le persone. Se qualcuno mi chiedesse qual è l’esemplare femminile di mia conoscenza che più mi assomiglia, farei di sicuro il nome di Martina


Grandi. L’ho sempre vista come me solo che ha un paio di tette e una vagina. “Cosa avrà mai fatto per contrariarti in questo modo?” Deve trattarsi di qualcosa di grosso visto che Miki tra tutti è la persona che la tollera di più. Ha una pazienza unica. “Non te lo dirò mai. Non ti darò un buono motivo per prenderti gioco di me, mi rifiuto categoricamente”. Ahi! Il mistero si infittisce. il fatto è che di natura sono un tipo abbastanza curioso, Miki stasera non si libererà di me finché non avrà sputato il rospo. Sarà un piacere torturarla. A pensarci bene, potrei addirittura cederle la mia serata film purché parli. “Lo sai che non lo farei mai”, mento. Sì mento, perché amo contrariarla, farla sbottare, irritarla… Quando i miei amici hanno iniziato a darmi buca perché attratti da un’unica ragazza, da prima Alessandro e poi Andrea, mi sono sentito tradito. Eravamo inseparabili. Andrea usciva qualche sera con noi anche quando stava con la stronza della sua ex, poi è arrivata Elisa e l’ho perso definitivamente. In Miki ho trovato una quasi alleata, avrà pure le tette, un bel paio di tette a essere onesto, ma è una tipa ok. Non sento l’irrefrenabile voglia di portarmela a letto, non troppo spesso almeno. Sono pur sempre un uomo e quella donna è un bell’esemplare di mammifero, ma la rispetto troppo. E che cavolo, ho un minimo di autocontrollo sul mio corpo, a differenza di altre persone. “Non aspetti altro, Galletto in calore”.


Eccola, in momenti come questo vorrei disintegrarla. È vero, io godo nel darle fastidio ma lei non è da meno. Anzi. Questo soprannome mi fa incazzare, mi fa capire che bassa opinione ha di me. Ok, non sono un tipo monogamo ma sono abbastanza selettivo. Non sono l’Andrea post Beatrice, tanto per intenderci. Tratto con rispetto le donne, non esco ogni sera con l’intenzione di scoparmi una, non mi viene un attacco di panico se non vado a letto con qualcuno per più di una settimana. “Senti Ochetta, smettila di chiamarmi in quel modo offensivo”. “Giusto, Ochetta non è per niente offensivo come nomignolo”, replica. “Hai iniziato tu”. “Non siamo alle elementari. Sei proprio un moccioso con il moccolo”. Ecco, questo è il rapporto che abbiamo noi due, passiamo la maggior parte del tempo a offenderci e a darci fastidio, e mi sta bene. Alessandro pensa che quando siamo soli facciamo cose illecite, che io approfitti della sua piccola sorellina, non sa che questa donna è un caterpillar quando vuole. Il fatto che in pubblico fingiamo di andare d’amore e d’accordo non significa che in privato facciamo roba, davanti agli altri ci tratteniamo perché c’è gente peggiore di noi. “Un’offesa universitaria la tua”. “Stasera non ti tollero proprio” afferma spazientita, andando in cucina. “Io non ti sopporto mai, eppure…” urlo. Non è vero, altrimenti l’avrei già mandata a quel paese e lo stesso vale per lei. Diciamo che ci comportiamo in questo modo per tenere le distanze. Da cosa? Dal sesso, ovvio.


All’inizio il nostro rapporto non era così, non c’erano Alessio e Michela in pubblico e Alessio e Michela in privato. C’erano Alessio e Michela in pubblico come in privato. Due persone che non si insultavano e che non cercavano un qualsiasi pretesto per discutere. Poi una sera, accidentalmente, le sue labbra si sono scontrate con le mie e tutto si è complicato… o almeno abbiamo corso questo rischio. Non è andata così per fortuna, ne abbiamo discusso da persone adulte, abbiamo parlato e ci siamo trovati d’accordo sulla cosa: non doveva accadere. Noi siamo amici, dei veri amici, non di quelli come Alessandro e Martina e nemmeno di quelli come Andrea ed Elisa. Noi siamo amici nel senso classico del termine. In realtà, nessuno dei due voleva perdere l’altro per uno stupido ed insignificante bacio. Ci piace passare del tempo insieme, diciamo che è meglio stare da soli insieme che separati. Per evitare che l’accaduto si ripeta abbiamo fatto in modo di avere sempre qualcosa da fare quando stiamo insieme. Esempio: martedì serata cinema, giovedì aperitivo in centro e cena d’asporto ipercalorica, venerdì o sabato usciamo con gli altri. Non che i nostri incontri siano prefissati, almeno non tutti, solo quelli del martedì e del giovedì. Strano? Noi stiamo bene così. “Eppure continui a venire a casa mia a rompermi le scatole!” Come mi piace quando mi parla in questo modo. Mi piace un casino. “Solo per non farti sentire troppo la mia mancanza. Non vorrei mai che andassi in depressione a causa mia”. “Quando hai iniziato a mentire a te stesso in questo modo?” domanda entrando in cucina con una scorta considerevole di schifezze.


“Lo stesso giorno in cui l’hai fatto tu”. Ricevo una linguaccia come risposta. “Offesa universitaria?” “Vaffanculo”. Inspiro a pieni polmoni davanti a questa grande dimostrazione di affetto. “Marti ha proprio esagerato stasera”. “Ti ho già detto che non voglio parlarne?” La guardo con la coda degli occhi: pantaloni della tuta larga e informe, maglia ancora più larga, capelli raccolti con un mollettone sulla testa. Look antistupro insomma. “Nemmeno un piccolo indizio? Sono un tipo perspicace, lo sai”. “Sei una palla al piede, altro che perspicace. Se lo fossi almeno un pochino, la smetteresti di impicciarti dei fatti miei” dice gettandosi sul divano e appoggiando i piedi sul tavolino. Altra cosa che abbiamo in comune, io sono il re dei piedi sul tavolino. “Mi preoccupo per la mia amica, non mi sembra un reato”. “Paraculo!” afferma, prima di ficcarsi in bocca una generosa manciata di patatine gusto paprika. Altra cosa che abbiamo in comune: entrambi amiamo quelle patatine, ne facciamo fuori minimo tre buste a serata. “Smettila di tergiversare, tira fuori il film incriminato. Spero per te che non ci sia nessun supereroe di mezzo, ne andrebbe della tua vita”. Ho come la sensazione di aver già sentito questa frase… Adesso ricordo, la settimana scorsa e quella prima ancora, quella prima ancora e quella prima ancora. Tiro fuori il DVD e Miki sbatte la testa all’indietro, si porta entrambe le mani in faccia e lancia un urlo soffocato dai suoi stessi arti. “Dimmi che stai scherzando. Dimmi che hai preso solo la custodia e che dentro non c’è davvero quel film”.


“Dai, non fare così. Almeno ti rifarai gli occhi guardando il bel fisico di Ryan” scoppio a ridere quando inizia a scalciare in aria. Comportamento universitario, non c’è dubbio. “Alessio Anselmi sei una pessima, pessima persona. La peggiore che io abbia mai conosciuto. Un uomo senza cuore”. La mia risata si intensifica e lei mi pizzica l’avambraccio. “Ehi!” mi lamento. “Credo proprio che stasera mi addormenterò presto”. “Eh no, cara mia, ci sono io qui e mi assicurerò che questo non avvenga. Sono o non sono il tuo miglior amico di sempre”. Miki mi rivolge uno di quei suoi sguardi minacciosi. “Taci e infila quel coso nel coso”. “Penso di aver capito tutto, come ti spieghi tu in maniera limpida. Un linguaggio universitario…”. Vengo messo a tacere da una cuscinata che mi centra in pieno viso. Scoppio a ridere, mi alzo e metto il coso nel coso. Questi sono i migliori martedì di sempre. Sono i nostri martedì. Il martedì è un bel giorno.

CAPITOLO 2 Michela “Ha ragione. Io sono con lei” dice Veronica convinta.


Non ne dubitavo, lei è sempre d’accordo con Marti. Le ho appena riportato tutta la conversazione avuta ieri con mia cognata e Vero crede che io debba dare ascolto a quella pazza. “Ma va? Non l’avrei mai detto. Tu che appoggi Marti? Cosa davvero insolita”. Siamo in palestra e sto letteralmente gocciolando mentre corro su un dannato tapis roulant, il tutto mentre continuiamo a parlare della mia inesistente vita sessuale. Ormai non si parla d’altro. “Spiritosa. Rallenta la velocità” mi ordina. Lo faccio senza farmelo ripetere due volte, grata di questa esternazione di pietà. “I miei muscoli si stanno ribellando. Non ce la faccio più”. “I tuoi muscoli stanno lavorando che è diverso. Resisti e continua”. E così faccio, continuo. Continuo perché voglio dimagrire, perché il mio corpo, a dir poco generoso, non mi sta più bene; in verità non mi è mai andato bene, ma finalmente ho deciso di fare qualcosa. Vivere in un corpo che non ti soddisfa appieno non è una bella sensazione. Sembra brutto dirlo, ma l’aspetto fisico condiziona molto anche la serenità mentale. Forse, sottolineo il forse, sono interessata a un ragazzo ma non mi sento all’altezza. Forse, sottolineo il forse, questo è dovuto anche al fatto che il tipo in questione non è un tipo che vuole impegnarsi. Forse, sottolineo il forse, questo tipo ha rinnegato l’unico bacio che ci siamo scambiati. Sempre che quel lieve contatto possa definirsi bacio.


È vero, passiamo tutto il tempo a litigare, ma il mio è solo uno sfogo, cerco di mantenere le distanze e reprimere il mio interesse. Ok, a volte litighiamo perché mi fa incazzare sul serio, ma non la maggior parte delle volte. Non posso lasciarmi andare, non posso correre il rischio di baciarlo di nuovo, questa volta non potremmo liquidare la questione con la stessa facilità della prima volta. Che casino! Eh sì, sono proprio nei casini. Non so come, ma mi sono scoperta sempre più interessata ad Alessio, non che io sia innamorata pazza di lui, ma diciamo che la cotta non se n’è andata come speravo. Marti e Vero pensano che io non sia attiva lì sotto, si sbagliano cavolo, e pure tanto. Io lì sotto sono abbastanza attiva, soprattutto quando Alessio è nei paraggi. Mi vergogno ad ammetterlo, ma ho usato quel regalo inaspettato che mi ha fatto Marti… il tutto pensando a lui. Sono una svergognata. Una svergognata sconsiderata e masochista. Una ragazza non dovrebbe provare alcun interesse nei confronti di un uomo che dopo averla baciata dice, sue testuali parole: “Ehi, tutto a posto. Davvero! Diciamo che ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo per la lieta notizia… Noi non proviamo attrazione l’uno verso l’altra. E poi, non dimentichiamo che tuo fratello mi taglierebbe le palle. Non che io aspiri a riprodurmi, ma è pur sempre bello sapere di poterlo fare”. Parole che non dimenticherò mai. Mai! “Sei proprio decisa a non andare? Potrei venire con te se vuoi” si offre. “Vero, non ci andrò. Mi hai chiesto cosa avevo e te l’ho detto, ma non voglio continuare a parlarne”.


“Guarda che ci verrei volentieri. Pochi giorni fa ho chiuso con il ragazzo con il quale mi vedevo”. Per i suoi standard quella storia è pure durata troppo. “Sempre il solito problema?” chiedo e lei annuisce. Veronica è una persona sicura di sé, ha un fisico praticamente perfetto e un viso niente male, e non capisce come mai io non goda dei piaceri della vita. Piaceri a cui lei non riesce a rinunciare. La mia personal trainer è una tipa da relazioni senza impegno, ultimamente sembra che vada di moda il non volersi impegnare. Se ho capito bene, pochi giorni fa ha scaricato il ragazzo con il quale andava a letto perché quest’ultimo voleva qualcosa di più. Inutile, non capirò mai le persone che la pensano in questo modo. “Comunque, dovresti smetterla di sprecare tutto il tuo tempo con Alessio, a meno che tu non sia interessata a lui, cosa che non credo”. “Sarò pur libera di passare il mio tempo con chi mi pare e piace, no?” “Certo, ma devi uscire di più, conoscere gente nuova. Devi lasciarti andare, abbattere le mura che ti sei costruita intorno. Andiamo a fare un giro insieme, che ne dici?” “Questo implica che a fine serata mi ritroverò sola e abbandonata mentre tu ti porterai il primo sventurato a casa?” Posso sembrare ironica, purtroppo non lo sono. “Può darsi, potresti fare lo stesso, sai? Magari la tua vagina gradirebbe”. Adesso basta, sono due giorni che sento parlare interrottamente del mio organo riproduttore. “Credo proprio che a breve cercherò un’altra palestra da frequentare”. Scendo da quell’arnese infernale e mi asciugo la fronte con un asciugamano.


“Come siamo spiritose. Ormai ti considero una buona amica e ti voglio bene, perciò mi preoccupo per te. Non vorrei che tu ti comportassi in questo modo perché non ti piaci, non farlo Miki. Non so in che altro modo spiegarti che tu sei lontana anni luce dall’essere grassa, hai solo delle forme generose, cosa che piace agli uomini” La guardo scettica, io non la vedo in questo modo. Curve generose? Io odio le mie curve generose. Odio il mio seno più di tutto, è stato la croce della mia infanzia, ho due angurie baby al posto delle tette. Ci sono ragazze che fanno lo sviluppo in età avanzata e altre, come me, che lo fanno troppo presto. All’improvviso mi sono trovata a fare i conti con due tette gigantesche che mi hanno dato non pochi problemi, soprattutto nell’ambito sportivo. Non è bello correre con quelle cose che sobbalzano ad ogni passo, per non parlare dei ragazzi spudorati e arrapati che si sentono in dovere di tastare quel ‘ben di dio’. Il seno perfetto deve entrare in una coppa di champagne, be’, il mio al massimo entra nel secchiello del ghiaccio, poco importa che non sia flaccido e non arrivi a toccarmi le ginocchia, per quanto sia alto e sodo io lo odio. “Devi sfruttare i tuoi punti di forza ed io sono qua per questo” continua Veronica. Non so perché, ma mi sento un caso umano. Non sto scherzando, manca solo che qualcuno mi osservi al microscopio. “No grazie, credo che continuerò per la mia strada”. “Basta parlare, ormai è deciso, venerdì noi due facciamo serata e tu indosserai quello che dico io, in più sfodererai tutto il tuo fascino rimorchiando un bel fusto”.


Non esiste! “Scordatelo!” Veronica si sta già allontanando senza nemmeno fingere di considerarmi. “Vero, io non uscirò con te”. “Non sprecare il tuo fiato e vai a lavarti, ceniamo insieme”. “Verooo!” la richiamo inutilmente, se n’è andata. Ah, ma non mi arrendo, riprenderemo questo discorso a cena. Io non uscirò con lei venerdì sera, non con queste premesse almeno. È ufficiale, sono diventata il caso clinico delle mie amiche.

Alessio Nessuno può capire quanto in basso sia caduto; per carità, rimango sempre figo, Dio mi ha provvisto di un buon aspetto e un’evidente intelligenza, il problema è che mi piace muovermi in branco. Altro problema: il mio branco mi ha abbandonato, al che mi sono arrangiato come ho potuto. Purtroppo, non avevo poi tante alternative sotto mano, diciamo pure che ne avevo solo una disponibile: Marco. Chi è Marco? Marco è il ragazzo con cui Elisa è uscita quando scopava, o quasi, con Andrea. Proprio per questo, Andrea non riesce ancora a digerirlo del tutto ma, come ho già detto, sono in preda alla disperazione. Ok, l’elemento in questione non può competere con il mio vecchio branco, ma è sempre meglio di niente. Diciamo che mi trovo in un periodo di siccità e Marco è l’oasi più vicina da raggiungere. Un’oasi bastarda magari, ma l’unica. Perché bastarda? Perché quel coglione mi ha appena mollato qui, nel bar che ho scoperto grazie ad Alessandro - che a sua volta ha trovato solo per avvicinarsi a Marti - con una delle tipe più strane che io abbia mai conosciuto.


Dio me ne scampi! Questa non varcherà la soglia di casa mia, la mia lingua non la sfiorerà, il mio arnese non entrerà in contatto con nessuna delle sue parti intime. Va bene tutto. Va bene che in giro si dica che gli uomini se la spassano con ogni essere che respira, ma qui stiamo andando oltre. Tanto oltre. A differenza di quello che pensa Michela, sono un uomo abbastanza selettivo: non di quelli che discriminano una donna solo per il colore di capelli, taglia, curve e balle del genere, ma di quelli che avvicinano donne che abbiano un minimo di intelligenza. Non vorrei essere frainteso, non c’è alcun test di ingresso per entrare nel mio letto, però mi piace fermarmi a fare quattro chiacchiere, sia prima che dopo, con la persona che, si spera, mi donerà un minimo di piacere. Giusto per non far apparire il tutto squallido, che poi lo sia è un altro conto… Mi piace mentire a me stesso, va bene? Ecco. Secondo la mia personale selezione, Elena non fa al caso mio. Dio Santo, la sua risata mi segnerà a vita. Non sto scherzando, mi piacerebbe tanto, ma purtroppo non è così. Non conosco nessuno che rida in un modo altrettanto fastidioso: un misto tra una macchina ingolfata e una foca. Non ho niente contro le foche, o i cetacei in generale, ma questo non vuol dire che me le scoperei. Ah, ma questa Marco me la paga e cara pure. Che bifolco poi, nemmeno il tempo di un drink che se n’è andato con donna sana al seguito, a me ha lasciato la… Non saprei nemmeno come definire Elena e onestamente non voglio definirla, ho troppo rispetto per il genere femminile per farlo. Piccolo promemoria: non è oro tutto quello che luccica.


Non c’è detto che faccia di più al caso mio. Ulteriore promemoria: il sesto senso di Marco fa schifo. È lui che ha adocchiato Elena e l’amica, spero che almeno a lui sia andata meglio che a me. È pur sempre la mia spalla e ha bisogno di un po’ di esperienza. “Vuoi qualcos’altro da bere?” chiedo alla mia compagna di serata, ma solo perché sono un gentiluomo, almeno finché non mi avrà stancato del tutto. Sì, ho un’alta soglia di sopportazione. “In verità, ho fame. Molta fame”. Lo sguardo lascivo di Elena lascia poco all’interpretazione. Vuole che io sia il suo pasto. Quanto è vero Iddio, Marco passerà un brutto quarto d’ora. Sto già meditando sul da farsi, la mia vendetta sarà lenta e piena di genuine sofferenze. Eppure gli ho spiegato mille volte come funziona la nostra collaborazione. Mai lasciare un amico in difficoltà. Mai! Mai sacrificare un amico per il proprio fabbisogno. Mai! Mai sfidare un amico in questo modo se non vuoi affrontare le dovute conseguenze. Mai! “Senti Elena, tu sei una tipa carina”. Verità. “Mi piaci, davvero!” Bugia. “Però non sono in vena, ho avuto una giornataccia e volevo passare la serata con il mio amico e prendermi una mezza sbronza”. Grande cazzata. “Ohhh! Sei gay?” Mi va di traverso la birra. Questa donna vuole uccidermi! E poi siamo noi quelli che non sanno accettare un rifiuto. “No!”


“E allora cos’hai che non va?” domanda pensierosa. Giustamente Elena non prende nemmeno in considerazione l’idea che il problema qua non sia il sottoscritto. “Non ho niente, ho solo avuto una giornataccia, succede sai?” Ed ecco che, come se avessi appena detto la cosa più divertente del mondo, Elena inizia a ridere in quel modo odioso. Devo liberarmi di questa tizia, giuro che sono disposto anche a dirle che sono impotente affinché questo avvenga. “Sei uno spasso, sul serio. Peccato che io stasera sia uscita con l’intenzione di divertirmi, e mi sarei divertita volentieri con te, ma tu hai avuto una giornataccia ed io non voglio farmi condizionare dalla tua aura negativa. Mi dispiace Alessio, ma credo che il nostro tempo insieme sia arrivato al termine”. Mi allunga un bigliettino. Sono tentato di non assecondarla e non accettare quel biglietto, ma lo faccio con la speranza che si tolga dalle palle al più presto. “Questo è il mio numero, quando avrai una giornata buona non esitare a chiamarmi”. Mentalmente sto già cestinando il biglietto. “Oh grazie! Lo farò di sicuro”. Piuttosto mi castro! Un uomo per arrivare a pensare una cosa del genere vuol dire solo che la situazione è grave. Molto grave. Gravissima! Ci salutiamo con la promessa di sentirci presto, cosa che non avverrà nemmeno tra milioni di anni, e decido di scolarmi un’ultima birra prima di andare. Che serata di merda! Guardo l’ora ed è troppo tardi per chiamare Michela, non mi va di disturbarla. “Guardate qua chi fa serata senza nemmeno invitarci? In più da solo”. Giuro che sto realmente pensando di avere le allucinazioni, - non è escluso che la svitata abbia sciolto qualche fungo allucinogeno nel mio


drink - non può essere che Alessandro ed Andrea siano proprio qui davanti a me. “Buon per lui che sia solo e non in compagnia di una bionda qualsiasi” asserisce Ale. “E voi che ci fate in giro? Le vostre donne vi hanno dato la libera uscita?” li punzecchio. Dopo tutto, questa serata potrebbe avere risvolti positivi. Prendere per il culo i miei amici è una delle mie personali missioni. “Ma a questo punto ci sta la risata? Ale, per favore, potresti controllare il copione?” Andrea e le sue battutacce, sono quasi peggio delle mie. “No, a questo punto ci sta un ‘Ciaone’” sghignazza Alessandro. “Davvero, siete in giro da soli?” Non so perché, ma la cosa mi sembra pazzesca. “Sì, le ragazze stavano confabulando, i bambini dormendo e noi eravamo di troppo” spiega Andrea. “E non avete pensato di alzare la cornetta e chiamarmi?” “E perché mai, si sta così bene senza di te!” afferma Alessandro. I miei amici si accomodano al tavolo che ormai occupavo da solo e si guardano intorno. “Sul serio, perché sei da solo di mercoledì sera in un bar che frequentiamo di solito in comitiva?” continua la Iena. “Non dirmi che aspetti qualcuno”. Sbuffo fingendomi infastidito. Non sono mai stato tanto contento di vederli. “No. Però non temere, ho appuntamento con Michela domani”. “Fottuto figlio di puttana! Devi smetterla di importunare mia sorella”.


“Io non importuno nessuno, a lei piace passare del tempo con me”. “Solo perché l’hai plagiata!” urla. “È questo che ti racconti? Patetico”. Andrea scoppia in una fragorosa risata. “Continuate vi prego, fate pure come se io non ci fossi. È troppo divertente”. “Divertente, eh? Vorrei vedere te al posto mio”. “Veramente io sono al posto tuo, ti scopi mia sorella” risponde Andrea, disinvolto. “Ancora con questa storia? Io l’ho sposata tua sorella, cazzo!” replica Alessandro. “E questo è l’unico motivo per cui ti permetto ancora di farlo” chiude la questione l’altro. “Rilassati. Non ho intenzione di fare roba con Miki”. “Vorrei ben vedere”. Scuoto la testa divertito, anche se la continua reticenza di Alessandro nei confronti del rapporto che ho con sua sorella mi infastidisce. Sono un suo amico, perché non mi reputa all’altezza di Michela? “Come stanno i bambini?” chiedo giusto per cambiare discorso. “Tutto bene. Piangono, mangiano e cacano, tutto nella norma”. Come minare la voglia di procreare di un uomo. “Marti?” “La solita Strega malefica e svitata. Devo trovare il modo di convincerla ad uscire un po’ di casa senza i bambini. Hanno sei mesi, possono resistere un paio di ore senza la mamma, no? Mia moglie ha bisogno di passare un po’ di tempo solo con me ed io lo stesso”. Annuisco e Andrea mi imita. “Volevo giusto chiedere a te e ad Elisa se


sabato sera potreste badare a loro. Il tempo di portare Marti a mangiare qualcosa fuori”. Il cognato annuisce di nuovo, prendendo in considerazione l’idea. “Penso che si possa fare, almeno io e la mia futura moglie faremo un po’ di pratica”. “Oh, grazie amico! Ti restituirò il piacere a tempo debito”. “Aspetta!” Andrea si batte il palmo della mano in fronte. “Ma per sabato intendi… questo sabato?” “Non dirmi che avete altro in programma”. “Purtroppo sì, andiamo dalla mamma di Elisa. Dobbiamo sistemare alcune cose, il grande giorno si avvicina” distende le labbra in un grande sorriso e ha quello sguardo trasognante che tanto odio. Che c’è di tanto speciale nello sposarsi? Ormai lo fanno tutti, è una cosa che succede tutti i giorni, un po’ come i divorzi. Ecco, a breve anche lui si ritroverà il cappio al collo. La cosa strana è che non vede l’ora, un cambiamento radicale in pochi mesi. Andrea ed Elisa si sposeranno dopo soli tre mesi di fidanzamento, non capisco l’urgenza ma loro hanno fretta. Passi Elisa che teme in un ripensamento di Andre, visto il suo trascorso, ma lui… Mah! “Cazzo! Ci tenevo davvero a fare questa uscita!” esclama Alessandro sconsolato. Visto che proprio non ci arriva, vado in aiuto del mio amico. “Guarda che possiamo badare io e Miki a Lizzy e Jason” propongo. E adesso per che cazzo mi guarda in quel modo? “Io e Miki? Non esiste un tu e Miki, ci siamo capiti?”


Oddio, quanto la fa lunga! “Se non te ne fossi accorto, ti sto offrendo il mio aiuto. Se vuoi posso anche venire da solo, ma so che, se venisse anche tua sorella, Marti sarebbe più tranquilla”. Be’, io di certo lo sarei. Stiamo pur sempre parlando di due piccoli bambini contro un inesperto uomo adulto. “Ale, in effetti Alessio non ha tutti i torti. Marti non lascerebbe mai le sue creature nelle mani di questo qui. Accetta e goditi la tua meritata cena fuori con tua moglie” mi appoggia Andrea. Vedo l’incertezza trapassare gli occhi di Alessandro, prima di annuire. “Spero per te che andrà tutto bene, altrimenti mia moglie taglia le palle ad entrambi”. “Rilassati, io e Miki ce la caveremo alla grande!” Dovrò mettere un paio di cose in chiaro con Michela: io i pannolini non li cambio. “Alessio mi fai un favore?” domanda Alessandro. “Non ha appena acconsentito a fartene uno?” si interessa Andrea. “Sì, ma deve farmene un altro”. “Spara”. “Smettila di continuare a dire rilassati, proprio non lo sopporto. E non accostare più il tuo nome a quello di mia sorella, ok? Puoi fare questo per me?”. Certo che Alessandro non sa il significato della parola gratitudine. Non capisco perché non riesca ad accettare che io e Michela siamo due semplici amici, non facciamo niente di male e solo perché lui è mio amico, tra l’altro.


Non rispondo. Non posso, perché, ora come ora, se mi chiedesse di scegliere tra lui e Michela… Diciamo che la risposta non sarebbe poi così ovvia.

CAPITOLO 3 Michela Appena esco dal lavoro, mi affretto a raggiungere Alessio per il nostro aperitivo settimanale. Come al solito sono in ritardo, ma ultimamente abbiamo tanti ordini. Ormai, da più di un anno, lavoro in una pasticceria, precisamente dietro le quinte, sono quella che fa le torte non quella che le vende per intenderci. Amo il mio lavoro, mi gratifica tantissimo, anche se non è da aiuto al mio obiettivo. Dimagrire. Non faccio che mangiucchiare tutto il giorno e leccare a destra e sinistra. Sono una donna debole, non riesco a resistere davanti a una crema ben riuscita. Meglio non menzionare il cioccolato, rischierei un attacco di panico. Raggiungo in fretta e furia il locale dove siamo soliti incontrarci e individuo Alessio appena varco la soglia. È comodamente seduto in un angolo e, al posto che di solito occupo io, c’è una ragazza. Esito un attimo indecisa sul da farsi, non vorrei disturbarli, anzi lo vorrei eccome, ma ho paura di reagire davvero male. Ho già visto Alessio in dolce compagnia ma, nonostante questo, non mi sono ancora abituata all’idea. Provo quella fitta di gelosia ogni maledetta volta, cosa alquanto assurda visto il rapporto che ci lega. Be’, se non consideriamo quella famosa cotta.


Sto seriamente valutando l’idea di farmi un giro prima di tornare, quando incrocio gli occhi dell’infame. Credo che la dipartita sia fuori discussione, dovrei rispondere a troppe domande. Alessio alza la mano per richiamare la mia attenzione. Come se non l’avessi notato. Tutto si può dire di Alessio Anselmi, tranne che passi inosservato. Impossibile non essere attratti dai suoi occhi turchesi, sono così grandi ed espressivi, una calamita insomma. Di sicuro il suo corpo alto e snello non è da meno, ma quegli occhi sono la mia rovina, ne sono rimasta ammaliata dalla prima volta che li ho incrociati. Non proprio contenta, mi avvicino alla coppia incriminata sforzandomi di sorridere. “Scusa per il ritardo” esordisco. “Non fa niente. Sono stato in ottima compagnia” dice, guardando negli occhi l’altra. L’intrusa. “E spero tanto che non sia finita qua” ammicca la tizia che con quei capelli fa concorrenza ad un leone. Capelli voluminosi e biondo cenere. Sfacciata! O forse sono io la bigotta, be’, una cosa è certa, io non mi sognerei mai di dire una cosa del genere a un uomo. Il problema è che in questo momento vorrei tanto essere quel tipo di ragazza, quella che non ha paura di esternare quello che pensa. Fine dell'estratto Kindle. Ti è piaciuto?

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