Thomas De Andrea
RACCONTI DI UN VALOROSO COMMESSO
Titolo | Racconti di un valoroso commesso Autore | Giorgio Dominici
ISBN-13| 978-1505392890 ISBN-10| 1505392896
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A mio figlio. Ringrazio di cuore tutti i colleghi che hanno creduto in me e mi hanno incoraggiato alla pubblicazione di questo libro. Ringrazio in modo particolare Teresa e Monika.
Indice Introduzione Ponti vacanzieri assassini Ponti vacanzieri assassini Ponti vacanzieri assassini “Ehi capo!” Ladra con classe Astri in fila per una giornata infernale Primo giorno di ferie In cerca di “campo” Cliente sinistro Una domenica mattina di fine inverno Antivigilia di pasqua Questa la uccido… Una telefonata degna di nota Giornata no Udite udite! Cliente turbante in turbante Il vino misterioso
Rientro dalle ferie
Introduzione Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. I lavori a contatto con il pubblico regalano un'infinità di emozioni, arricchiscono sotto molti aspetti, e noi, che per scelta o per necessità, ci dedichiamo a questo genere di attività, con il passare del tempo ci accorgiamo che il rapporto di amore e di odio instaurato con i clienti diventa quasi indispensabile. Quando interrompiamo il contatto con loro per un lungo periodo o definitivamente, perché abbiamo raggiunto il periodo della pensione, noi veri commessi ne sentiamo la mancanza. Sembrerebbe un paradosso leggendo i miei racconti, ma vi garantisco che non c’è nulla di più vero. Come in tutte le esperienze lavorative ci sono i risvolti positivi e non mancano di certo quelli negativi, il fattore “cliente” rientra in entrambe le situazioni: c’è un lato buono e uno cattivo. Possiamo incontrare persone piacevoli che alla lunga diventeranno addirittura nostre amiche, ma d’altro canto ci tocca sopportare anche personaggi antipatici, arroganti, invadenti (potrei continuare per un paio di giorni con gli appellativi negativi) che ti faranno ballare di gioia all'annuncio di chiusura del negozio. Su questi ultimi antipatici, arroganti e invadenti, ho sentito il bisogno di scrivere i miei racconti. Questi esseri deambulanti che, purtroppo, ricadono nella categoria “cliente”, se rivisti, analizzati e catalogati nel modo giusto, non sono altro che buffe caricature di loro stessi capaci di regalarci delle belle risate! Vi garantisco che spesso la realtà non ha nulla da invidiare alla fantasia, quindi perché non condividere con voi queste situazioni al limite dell’assurdo? In circa vent'anni di lavoro come commesso in vari supermercati, ho imparato a trarre il lato umoristico anche dal peggiore dei clienti. Di certo, ridere con i colleghi di un cliente simpatico come le mosche d'estate, è un modo per non finire nel baratro della follia e dell'istinto omicida: è una via d’uscita per arrivare alla fine della giornata conservando un briciolo di sistema nervoso intatto.
Il libro non è altro che una raccolta di esperienze esilaranti, assurde e a volte al limite del paranormale, di cui ho preso nota e che mi hanno dato lo spunto per inventare i miei racconti. Prima di cimentarmi in questa mia prima opera, ho pensato di condividere alcuni dei miei scritti con i colleghi membri di vari gruppi web dedicati ai commessi come me; in quei gruppi, presenti su un famoso social network, ho suscitato il gradimento generale e ho trovato lo stimolo per scrivere questo libro. I personaggi presenti nelle storie sono frutto d’invenzione, ma sono stati creati sulla base di persone che ho realmente conosciuto negli anni di impiego. I miei racconti, anche se sono risultati della mia fantasia, non discostano di molto da fatti realmente accaduti, anche perché se non avessi vissuto esperienze simili, mai sarei riuscito a inventare le storie del mio libro...
Ponti vacanzieri assassini Salto in lungo. Il periodo dei “ponti”, per chi lavora nei supermercati come me, è sempre un momento drammatico, pieno di imprevisti, che spesso ci regalano situazioni esilaranti. A volte capita che trasformando in festivo un giorno lavorativo, il 25 aprile e il 1° maggio, per esempio, si colleghino a un week-end (attenzione, sto parlando di quelle categorie che hanno il privilegio di poterlo fare!) e questa combinazione di eventi non è salutare per la serenità di noi commessi, soprattutto per quelli che lavorano nelle zone turistiche come nel mio caso.
Quest'anno, nel suddetto tragico periodo, ho collezionato varie situazioni divertenti, davvero simpatiche, dove per poco non ho preso a badilate in faccia qualche cliente. Mi chiedo ancora quando la gente finirà di stupirmi, e dire che sono più di vent'anni che faccio questo mestiere! Era giovedì 24 aprile ed io non ho saputo fare di meglio che mettermi alla cassa 1. Mi ci sono messo da solo, già… Sono io, in qualità di responsabile, che con molta astuzia decido chi andrà a quella cassa; purtroppo mi capita di avere la memoria corta, sarà per l’età, ma sta di fatto che sono molto in gamba a cadere nelle trappole create da me stesso! Che ci sarà di strano, direte voi, nella cassa 1? Ve lo dico subito: quella cassa è posta proprio all'ingresso dell’area vendita, e il condannato seduto in quella postazione rivolge le spalle al girello d’entrata… Fin qui nulla di male. Nel ponte del 24 aprile, molti dei clienti che vengono nella nostra regione per le ferie, e che ormai conosciamo da tanti anni, i cosiddetti proprietari delle seconde case, entrano in negozio con fare allegro e spensierato, sono felici di essere nel luogo di vacanza, di assaporare le ferie e di rivedere i loro cari commessi, quei mattacchioni che sono internati nel negozio da anni durante i ponti festivi e non solo. Ma cosa c’entra tutto ciò con la cassa 1? Ebbene, ora immaginate la mandria di clienti felici di ritornare nel paese dei balocchi, che entra in negozio con annesso polverone alle spalle e passando per il girello di entrata esclama: “EHILÀ! CHE PIACERE RIVEDERVI! COME VA?”, senza dimenticare l’amichevole manata sulla spalla che ti fa rimbalzare l’intestino e ti danneggia l'annesso apparato cardio-circolatorio. Il tutto poi avviene mentre batti le spese e cerchi di comunicare con l’altra mandria di clienti di fronte a te, ovviamente con scarsi risultati per via dei continui saluti. Un vero "centro benessere" quella cassa, vero? Ovvio che bisogna contare bene i soldi del resto per evitare le differenze di cassa e le monetine sulla mano, e, proprio in quei momenti, la tua spalla riceve una mazzata da cantoniere con tanto di “Felice di rivederti!”, e si tende a catapultare il contante nel negozio di fronte!
Noi, infatti, siamo l’unico supermercato con i mendicanti dall'altra parte del marciapiede.
Dopo due ore di cassa e altrettante di flagellazione, spalle e schiena m’intimano di uscire o minacciano di cadere in frantumi. Riesco finalmente a chiudere e faccio un giro per le corsie zeppe di clienti al pascolo, quando la mia attenzione è attirata da un tizio che ha fatto cadere una bottiglia di vino per terra. Sono lontano da lui e non mi vede, ma io sì e noto che non accenna nemmeno a spostare i vetri. Prende il carrello, furtivo, e si disperde nella folla con fare da agente segreto. Qui faccio una scommessa con me stesso: vuoi vedere che ora parte la gara? E così, come ogni volta, accade! Non ho mai capito quale sia la molla che spinge una persona a voler saltare un ostacolo (in questo caso i vetri sul pavimento) rischiando tre mesi di ortopedia, quando può benissimo aggirarlo passando per una via parallela! L’essere umano-cliente dei nostri tempi è così, ha bisogno di sfidare la sorte. Sarà per la vita piatta che conduce, ma anche per il fatto che abbia come unico obiettivo la spesa al supermercato in qualsiasi momento e il più possibile. Ha bisogno del brivido, di emozioni reali, di rischio; i clienti hanno istinti primitivi che si ribellano a una società di spot pubblicitari, di input televisivi alienanti e costruiti per telecomandarci. L’umano-cliente spesso si dimentica di essere anche materia fisica, ossa-carnepolmoni-muscoli, addestrato a vivere realtà virtuali di TV e PC, e quando giunge di fronte a una chiazza di vino con vetri che gli sbarrano la strada, sente il bisogno di provarci. Quegli istinti primitivi e pericolosi si risvegliano tutti assieme, e lui sente il bisogno di saltare l’ostacolo! Il primo candidato a vincere una telefonata al 118 è un signore di mezza età: è abbastanza agile, monta gomme da pista in cuoio, lisce e poco indicate, ma riesce nell’intento senza problemi. La seconda candidata è una vecchina con scarpine in pezza, sembra la Nonna di Titti, il canarino. Fa un passo indietro, ma non mi pare idonea alla sfida, e poi un passo indietro è troppo poco, allora il mio dovere professionale ha il sopravvento: mi lancio verso di lei e la fermo urlando: “Signora, non lo faccia, se scivola rischia il femore!”.
La Nonna di Titti è triste e delusa, insoddisfatta; dagli occhi capisco che ci tiene molto a quel suo gesto e poi mi fa una tenerezza incredibile. “Ok, la aiuto io, si tenga al mio braccio” le dico e la vecchina riesce a saltare la chiazza senza bagnare le sue scarpine di pezza, è molto fiera ed io la guardo con orgoglio. Subito dopo blocco la corsia con due carrelli da carico per non invogliare altri aspiranti saltatori al ricovero e provvedo al ripristino della viabilità. Noto, nel frattempo, qualche volto di cliente risentito, forse avrebbe voluto tentare l’emozione del salto, ma l’ultimo dei miei desideri è proprio quello di chiamare un’ambulanza per raccogliere corpi umani oltre ai vetri!
Ponti vacanzieri assassini Mi sento un gattaccio… Mercoledì 30 aprile, mentre sono nelle corsie per controllare alcuni prodotti, vedo la Nonna di Titti davanti alle scatolette di cibo per gatti, si sta arrampicando sugli scaffali per prendere quella adatta a mandarla all'ospedale. Le urlo da lontano: “Signora, aspetti che la aiuto io!”. Lei mi guarda severa e si blocca. Mentre mi avvicino, la osservo nella sua giacchina grigia indossata sopra la veste scura, che le arriva sotto il ginocchio, ha lo chignon che raccoglie i capelli grigi sul capo e gli occhialini da vista sul naso. Mi sento molto Gatto Silvestro.
La Nonna di Titti mi rimprovera con la sua vocina sottile e stanca per il fatto che le “sue” scatolette le mettiamo sempre in alto e lei ci ha già detto più volte di metterle alla sua portata, ha pure il sospetto che glielo facciamo di proposito. Non mi passa nemmeno per la testa di farle un discorso di display con prodotti primo prezzo, a marchio aziendale, mi limito a dirle, nel modo più dolce e gentile possibile, che quelle scatolette proprio non posso spostargliele, non dipende da noi, ma le prometto che ogni volta in cui avrà bisogno, sarò pronto ad aiutarla, se non io, Gatto Silvestro, i miei colleghi gattacci come me.
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