Rime fiorentine lazzi, frizzi e scazzi, in vernacolo fiorentino (e non), con alcune parolacce

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David Donnini

Rime fiorentine

Sarcasmi di vario genere in vernacolo fiorentino (e non). Con alcune parolacce... (composti fra il 2000 e il 2006). Qualsiasi riferimento a personaggi e situazioni reali NON è affatto casuale.

Indice generale LA BALLATA DEL BIMBO STITICO PELLICCIA

5

3


LA MACCHINA DI'TTEMPO RICCHEZZA

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COME MADDALENA EURO CARO

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11 14

BANCHETTO NUZIALE

17

VECCHIO PAPA WOITILA SIGNORA SIGARETTA DISCIPLINA SCOLASTICA CARO PRETE

19 22 24

26

CARA SCUOLA, TEMPIO ARCANO LA TERRA GUARDATA DA ...

29 33

LA BALLATA DEL BIMBO STITICO (dedicata alle mamme apprensive)

Stai seduto sul vasino, ponza, ponza, mio piccino. Fai la cacca, falla tu, Per la mamma e per Ges첫.


Fanne tanta, fanne un mucchio, che poi dopo ti sbaciucchio, falla bella_ed abbondante, fanne... quanto_un elefante!

Forza, ponza, spingi, pigia, da riempirne_una valigia. Pigia, spingi, dai che viene... ecco qui, evviva! Bene!

Senti qua che bell'olezzo, non mi fa nemmen ribrezzo, la tua mamma fai felice, deliziando la narice.

Ma che vedo? Che sei matto? Mio figliolo, cos'hai fatto? Qui non c'è_uno stronzolone, solo_un liquido marrone,

che sciaguatta dentro_il vaso, guarda se non sei persuaso: questa_è vera cacaiola che dal culo giÚ ti cola,

una broda ripugnante dall'aspetto_inelegante, una merda tutta molla che somiglia_ad una colla.


Io speravo_in una bica soda_e dalla forma_amica, uno stronzo piĂš normale, tondo_a foggia di spirale.

E va be', per questa volta passi pure questa sciolta, io però ti parlo franco: da domani riso_in bianco!

Non mi chieder cioccolata nĂŠ biscotti_e marmellata sino a quando le tue feci non meriteranno dieci.

Ora vieni che ti lavo quel culetto, su da bravo. Fammi caro_un bel sorriso (non mi scureggiar sul viso).

Ecco fatto, sei pulito, col pigiama rivestito, questo bimbo mio cacone fa la nanna nel lettone.

Buona notte mio tesoro, sogna gli_angioletti d'oro, che scacazzano contenti d'oro anche gli_escrementi.


PELLICCIA

La saluto o signora_assai distinta che va_in giro con addosso la pelliccia, con il trucco sulla faccia variopinta, da sembrare una maschera posticcia.

Qual sovrana di gioielli decorata, tutta quanta nei cosmetici nascosta, da_una nube di profumi circondata (già potrebbe esser morta_e decomposta).

La qualifica_un sorriso molto_ambiguo, non è chiara sulle labbra quella piega che comunica_un calore molto_esiguo e la rende troppo simile_alla strega.

Elegante lei si stima, molto fiera muove_il passo con incedere_altezzoso, mentre snobba con quegli_occhi da pantera questo mondo grossolano_e pidocchioso.

Ma virtù non è qualcosa che s'acquista,


dignità non è vestito che s'indossa, non c'è merito nel mondo che consista solamente nell'aspetto_e nella mossa.

Non s'avvede d'esser solo_un campo santo di creature massacrate per profitto? E di fare bella mostra con gran vanto dei cadaveri d'un barbaro delitto?

Quanti sono? Son cinquanta, forse cento? Catturati con coscienza_assai leggera. O son bestie nate in allevamento, morte per saziar capricci di megera?

La pelliccia, mia signora, non le dona l'eleganza che credeva d'ottenere, al contrario fa capir quant'è cafona a indossare quel trofeo da bracconiere.

Ed allora, se ne disfi, mi dia_ascolto, la regali ad un povero che trema, lui non rischia d'apparir superbo molto, ché per lui se soffia freddo è_un problema.


LA MACCHINA DI'TTEMPO

Digitavo quarche tasto sulla nobile tastiera, i'ccompiuter dava "guasto"

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