Sedotta per gioco

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" A mia madre il faro della mia vita: luce nel buio, scoglio fermo nel mare in tempesta! "


PRESENTAZIONE Myriam è una giovane donna dal carattere forte e indipendente, incapace di legarsi sentimentalmente a qualcuno. Ben è un uomo di successo, imprenditore e giovane rampollo di una delle famiglie più in vista della città. Due persone agli antipodi il cui incontro/scontro non può che fare faville.

Note sull’ autore: Hilary Blythe è lo pseudonimo per presentare i suoi scritti. Ilaria Incarnato è nata nel 1985 e vive a Napoli con la sua famiglia. Lettrice accanita ha sviluppato nel tempo un amore profondo per la scrittura che è sfociato nella elaborazione e realizzazione del suo primo romanzo rosa.

CAPITOLO 1 Eccomi qua, avevo appena compiuto 30 anni e non ero mai stata più depressa in vita mia. Non ero riuscita a realizzare nemmeno uno solo dei miei sogni e sebbene mi fosse ben chiaro che neanche io sapessi bene quali fossero in realtà, ero certa che c’era qualcosa in me di travolgente, che doveva solo trovare il modo di esplodere per far si che io finalmente diventassi una donna appagata. Ciò non si era ancora verificato, perciò le mie giornate passavano frenetiche tra il lavoro in una biblioteca comunale, una famiglia iperprotettiva e una amica in costante crisi sentimentale. La mia unica via di fuga era la lettura, una passione che avevo sempre avuto e che era cresciuta anche grazie al mio lavoro di bibliotecaria. Negli ultimi tempi questa passione si era trasformata in una ossessione. Non so come mai, forse perché leggendo riuscivo a sfuggire alla noia e al piattume che caratterizzava la mia vita.


Era un po’ che adoravo divorare storie d’amore e romanzi erotici, che erano diventati ormai la mia droga. Non facevo che leggere, immaginandomi sempre come l’eroina di qualche storia romantica che doveva destreggiarsi in mille avventure eccitantissime con uomini sexy e incredibilmente virili, in grado di appagare i desideri più reconditi di una donna. Avevo paura di essere diventata una potenziale ninfomane …dico potenziale perché nella mia vita c’era tantissima fantasia, ma pochissima azione. Logicamente questa mia passione per i romanzi rosa era un segreto…ero sempre stata una donna indipendente che criticava e denigrava l’immagine e l’utilità del principe azzurro. In realtà la presenza di un uomo nella mia vita non era mai stata fondamentale, ero fermamente convinta di bastarmi benissimo da sola, non sentivo mai l’esigenza di qualcuno che mi controllasse o intralciasse i miei poco chiari progetti di vita, ma l’idea di un uomo con cui vivere esperienze sessuali passionali e travolgenti mi incuriosiva da pazzi. Avevo avuto pochissime storie, tutte d’amore e a lungo termine, nulla di particolarmente eccitante, devo dire, ma sapevo di essere un po’ vigliacca dato che odiavo perdere il controllo e perciò evitavo di buttarmi troppo a capo fitto in una storia. Non volevo diventare come quelle donne che struggendosi per una passione perdevano se stesse, facendosi dominare da un istinto o peggio ancora da un uomo, preferivo dominare le emozioni ed essere un sostegno solido per la mia famiglia e miei amici…volevo essere una roccia. << Dovresti finirla di andargli dietro come un cagnolino e cercare di rinsavire. Liberati di lui una volta per tutte!>> Dissi per l’ennesima volta a Karen, la mia migliore amica. <<Perché non riesci a metterti in testa che è uno stronzo arrogante e dispotico. Non prova niente per te, sei solo un passatempo. Un giocattolo sessuale da usare nei momenti di noia.>> Karen era una ragazza stupenda, alta, bionda e con due dolcissimi occhioni azzurri. Ma era troppo fragile e insicura, perciò le sue relazioni erano sempre un disastro e lei ne usciva inesorabilmente a pezzi. Quando la mettevo di fronte alla realtà, mi guardava stupita come se cadesse dalle nuvole ogni volta, ma alla fine riuscivo sempre a farla ragionare, facendole capire come comportarsi per non soffrire. Ero la sua ancora di salvataggio e in genere cercavo di fare di tutto per evitare che affondasse. Stavolta però, aveva deciso di annegare e l’ancora si era stancata di trascinarla a riva. L’iceberg che aveva provocato l’affondamento era Michael Wells, un affascinante pubblicitario trentaduenne, carismatico, bello e stronzo. Erano due anni che Karen e Michael si frequentavano, se così si può dire. Si erano conosciuti in ufficio, lei era appena stata assunta e lui, essendo un senior, le era stato assegnato per l’affiancamento.


Karen era capitolata al primo sguardo e questa scintilla le ardeva ancora in modo impressionante. La loro non era mai stata una vera relazione, facevano sesso di tanto in tanto. Sesso fantastico, a detta di Karen, che la coinvolgeva talmente da non riuscirsi a staccare da lui. Per Michael in verità la situazione era un po’ diversa, per lui Karen era una amica e collega con cui ogni tanto si divertiva, niente di più. Continuava ad avere le sue relazioni più o meno serie con diverse donne e colleghe che spesso Karen conosceva, poi quando le cose andavano male o non aveva null’altro da fare, si rifugiava tra le braccia della sua “amica“, giusto così, per tenersi allenato e a causa di questa situazione Karen non faceva che struggersi. Era sempre depressa e non riusciva ad istaurare nessun tipo di relazione duratura e questo mi faceva imbestialire. Avrei voluto picchiare Michael a sangue per quello che le stava facendo. << Oh Myriam, so esattamente cosa pensi, ma io sono innamorata di lui …lo amo e lo desidero come una pazza…non ci riesco ok? Non ci riesco ad allontanarlo. Merda…sono incapace persino di fare un discorso sensato in sua presenza, mi va in pappa il cervello e non faccio altro che pensare a quanto sia fantastico fare l’amore con lui.>> <<Tu sei malata, tesoro. Ti ho spiegato un sacco di volte che voi non fate l’amore. Voi scopate…Don Giovanni non sa assolutamente nulla sull’amore, credimi!> > <<Lo so, ma purtroppo la situazione è questa ed io non posso farci niente e nemmeno tu, quindi cerchiamo di superare insieme questa mia sofferenza, ti prego…tanto prima o poi mi passerà, non credi?>> Karen mi guardò con quei suoi occhioni tristi e pieni di lacrime perciò pensai fosse meglio non infierire, le diedi un bacio sulla guancia, le rubai la vaschetta di gelato alla nocciola dalla mani e mi stravaccai sul divano. << Certo che ti passerà, però ora basta, il gelato adesso lo mangio io.Ho bisogno di zuccheri, mi sfinisci con le tue drammatiche vicende sentimentali.>> Dissi lanciandole un sorriso. << Sai nell’ultimo periodo ti trovo più scontrosa del solito, dovresti uscire di più, leggere di meno e ridurre le quantità serali di gelato...e senti un po’?…Io ho proprio quello che fa per te>> << Davvero … e sarebbe? >> Domandai alzando un sopracciglio. Le nostre cene settimanali finivano sempre con qualche bizzarra idea di Karen per farmi entrare nella sua cerchia di amici snob, da cui io riuscivo sempre a divincolarmi. Non mi piacevano i suoi colleghi d’ufficio, pubblicitari di successo con la puzza sotto al naso, quasi tutti provenienti da famiglie in vista. Uomini e donne viziati abituati ad avere una vita facile e perciò senza nulla da dire. Mi si avvicinò con lo stesso atteggiamento di una bimba che sta per chiedere un giocattolo troppo costoso alla mamma.


<<Venerdì sera ci sarebbe l’inaugurazione del locale di cui abbiamo curato la campagna pubblicitaria, il FREE CLUB, si trova a Manhattan…>> << Mi dispiace, ma credo di avere un impegno improrogabile per questo venerdì>> dissi con tono di sfida, mentre inghiottivo una grossa dose di gelato alla nocciola. << Ma dai, non avrai nulla da fare venerdì, e sono mesi che non hai nulla da fare tutte le sere, se non leggere qualche stupido romanzetto…si intende.>> << E tu che ne sai di quello che ho o che non ho da fare…o di quello che leggo?>> << Ho dato una sbirciatina sotto il tuo cuscino...”CONTRATTO INDECENTE” eh? Mi sembra una lettura davvero impegnativa ...>> Ebbi un moto di stizza. << E’ un libro interessante invece, dovrei passartelo una volta finito …potrebbe esserti d’ispirazione, magari riusciresti a distinguere un uomo innamorato e passionale da un bastardone…>> << E tu, magari se venissi con me venerdì potresti conoscere qualche bel ragazzo con cui dar sfogo a tutta questa aggressività e rilassarti un po’ invece di fantasticare e null’altro…>> La sua espressione irritata mi fece morire dal ridere…Karen non era fatta per avere un’espressione accigliata. << Si hai ragione, effettivamente…boh ...forse mi ci vorrebbe un po’ di svago, sto diventando di una noia mortale, lo so.>> << Nooo, tu non sei mai noiosa, forse un po’ nervosetta, ma mai noiosa >> disse facendomi l’occhiolino. << E poi ho bisogno di te…>> << Ma guarda un po’… e perché mai? >> << Ci sarà anche Mike e so già che comincerà ad irretire qualche giovane collega e finirà per andarsene via con lei chissà dove.>> << Eh già, chissà dove va…?>> << Dai… avrò bisogno di … cioè dovrai salvarmi dall’isteria ...io ho solo te>> << La tua ultima affermazione è davvero consolante...ok ti accompagno, non vorrei mai che ti venga un attacco di panico nell’attesa che il grandioso Michael Wells torni da te e ti dia quello che vuoi per una sola notte e poi nulla per altri tre o quattro mesi…ma Karen resterò un’ora qualche drink per stordirmi, quattro chiacchiere con i tuoi colleghi idioti e me ne vado ok? Perciò non pregarmi di restare di più, altrimenti l’isteria verrà a me.>> << Affare fatto, restiamo un paio d’ore e poi andremo a mangiare la pizza …ti adoro Myriam>> disse abbracciandomi velocemente. << Ha ha…Karen ho detto un’ora e non corrompermi con la pizza, è disonesto da parte tua…>> Karen sapeva che io adoravo la pizza, sono napoletana di origine e perciò gli odori e i sapori dei piatti tipici della mia terra mi facevano sentire a casa.


<<Un’ora e mezza e poi pizza e gelato ok? E non ne parliamo più. >> Disse tendendomi la mano. <<Bene, ma solo perché hai aggiunto alla pizza anche il gelato, che come sai è la mia passione.>> Conclusi sorridendo e arrendendomi a quella pazza.

CAPITOLO 2 Venerdì sera davanti allo specchio ero abbastanza soddisfatta del mio aspetto. Erano passati gli anni dell’adolescenza e dei complessi, ora ero una donna che si piaceva e si trovava abbastanza attraente. Da ragazzina il seno prosperoso e i fianchi un po’ larghi mi creavano tantissimi problemi, ma ora li trovavo armoniosi e molto femminili, in più i capelli e gli occhi scuri, enfatizzati con un po’ di trucco, mi davano un’aria un po’ esotica che mi piaceva, si mi piaceva molto. Per andare all’ inaugurazione del “Free Club” decisi di indossare un paio di jeans scuri aderenti, stivaletti medi con tacco comodo e una maglietta nera morbida che lasciava scoperte le spalle. Truccai leggermente gli occhi con un filo di kajal e abbondante mascara e lasciai i capelli sciolti e ondulati sulle spalle. “Dovrei andare bene”, pensai fra me e me, in fondo sarei rimasta in quel posto solo un’oretta e poi sarei andata in pizzeria, perciò non era il caso di mettersi troppo in ghingheri… Questo fu quello che mi ripetei finché non incontrai Karen all’entrata del club…in quel momento mi resi conto che la mia amica non era della mia stessa idea. Karen era davvero magnifica con un vestitino viola aderente lungo fino a sopra il ginocchio, maniche a tre quarti, scollo a “V” e tacchi vertiginosi. Aveva raccolto i capelli in uno chignon morbido e aveva un trucco “aggressive”. << Cavolo, ti sei messa in tiro, pensi di far colpo su qualcuno?>> Sorrise maliziosa. << Voglio lasciare qualcuno senza fiato e poi andarmene, mollandolo lì con tanto si naso.>> Ridacchiai. <<Brava tesoro…hey aspetta ma io come sto ...troppo casual? >> << Myriam stai benissimo, sei sexy.>> Rispose strizzandomi l’occhio. << Dici?...Vabbè chi se ne frega tanto tra poco ce la squagliamo.>> Entrammo. L’atmosfera che si respirava nel Free Club era davvero particolare, le luci erano soffuse gli arredamenti e i colori caldi accompagnati da una musica esotica di sottofondo rendevano tutto molto sensuale. I camerieri, indossavano pantaloni scuri e una maglietta semplice con il logo del locale. Giravano ininterrottamente con vassoi pieni di stuzzichini e cocktail colorati. L’ambiente era molto esclusivo, tutte persone con un portafoglio di un certo spessore, elegantissimi nei loro abiti costosi e con folgoranti carriere in ascesa.


Appena arrivati Karen si gettò nella mischia, cominciando un girotondo di saluti e convenevoli nella simpatica comitiva di colleghi snob, mentre io preferì socializzare prima con un gustosissimo drink a base di vodka e succo di fragola. In compagnia del mio super cocktail feci una rapida perlustrazione del locale. Mi intrufolai al piano superiore dove c’erano gli uffici una sala per lo staff e una saletta che sembrava essere un privé, feci poi una rapida ispezioni degli immensi bagni. Dopo aver fatto il giro accurato del piano superiore scesi nuovamente al bar e mi guardai intorno distrattamente in cerca di Karen, la individuai intenta in una fitta conversazione con alcune collega sul tipo di promozione da attuare per un tizio che si occupava di oggetti strani … Bè non ero affatto interessata perciò mi diressi verso l’unico posto che ancora non avevo ispezionato, la terrazza. Avevo bisogno d’aria, giusto il tempo per riprendermi da quel luogo che trasudava ricchezza. Uscì e…. WOW…la vista era sensazionale, avevo la sfavillante Manhattan ai miei piedi. Adoravo New York avevo sempre desiderato trasferirmi qui. Fin da bambina sapevo che questa sarebbe stata la mia città, ero riuscita a viverci, ora dovevo solo costruire il mio successo e così avrei potuto vivere la mia meravigliosa vita nella mia città straordinaria. << Ah eccoti qua, non ti trovavo più ...dai vieni è arrivato, è arrivato>>. Una Karen fin troppo concitata mi afferrò per un braccio. << Mammamia sembra che tu stia parlando del Papa.>> Alzai gli occhi al cielo. << Dobbiamo entrare!>> Disse trascinandomi verso la sala interna. << Oddio sto per andare in iperventilazione, devo respirare, posso farcela, posso farcela.>> << Ti prego non dirmi cha fai sempre cosi quando lo vedi.>> Ero oltremodo sconcertata dalla sua reazione adolescenziale. << Sembri un’invasata, non hai mai pensato che forse è per questo che il tizio ha qualche dubbio sulla vostra specie di relazione?>> Mi lanciò un’occhiataccia di rimprovero e mi spinse nel locale. Alzai lo sguardo per avere una panoramica generale dalle sala e ...BAAAAM, lo vidi e per me nulla fu più come prima. << Che facciamo quando lo vediamo …che facciamo Myriam? >> Ero in estasi, completamente in estasi. Le parole che Karen farfugliava diventarono di botto solo un ronzio fastidioso su cui non riuscivo a concentrarmi. Avevo davanti a me l’uomo più bello che avessi mai visto, un dio greco… alto, moro con capelli domati in un taglio corto e trendy, occhi neri profondissimi e una bocca davvero peccaminosa…Oh cielo e che fisico…da paura alto e muscoloso al punto giusto, mi si seccò la bocca e sparì ogni tipo di pensiero razionale dalla mia testa. <<Myriam, accidenti, mi ascolti? >>


Le parole di Karen mi riportarono alla lucidità. << Che c’è …?>> Risposi come un ebete. << Che facciamo ora che vediamo Mike? >> << Niente, che facciamo, lo salutiamo, dopodiché lo ignoriamo cordialmente.>> Mi ripresi a stento, ma senza distogliere la mia attenzione da quel tipo. << Ok, ok lo ignoriamo cordialmente. Andiamo!>> Non riuscivo a staccare gli occhi dal dio greco e devo dire che probabilmente fui così insistente che purtroppo lui se ne accorse. Mi lanciò qualche occhiata di sfuggita e in men che non si dica notò quanto fossi attratta da lui, perciò non mi staccò più gli occhi di dosso, finché non ci addentrammo nella sala ed io, in imbarazzo più che mai, distolsi immediatamente lo sguardo. Il piano di Karen era quello di fingersi intenta a chiacchierare con me per poi dirigersi distrattamente verso Mike e salutarlo. Mentre fingevamo indifferenza continuai a guardare di sottecchi quel figo pazzesco che dispensava saluti a donne bellissime e strette di mano a uomini ricchi. Solo quando ci avvicinammo di più a Michael notai che il tipo gli era accanto. Cavolo, Karen mi stava portando dritta dritta da lui …no no no. Feci qualche passo incerto, ma la mia amica aveva una presa d’acciaio sul mio braccio e perciò senza alcuna fatica mi costrinse ad avanzare. << Scusa tesoro, ma chi è quell’uomo accanto al tuo Don Giovanni?>> Lei girò leggermente la testa per guardare il tipo che le indicavo. << Quello è Ben, il fratello maggiore di Mike, hanno due anni di differenza. Carino eh? E’ lui il proprietario del locale, ma Mike ne possiede una piccola percentuale.>> << Cosa? Il fratello di Mike...allora è per questo che vi è stata affidata la campagna pubblicitaria…?>> Osservando bene, Michael assomigliava molto a suo fratello, sebbene leggermente più minuto. Entrambi bruni e con fisici prestanti, erano due uomini molto attraenti, ma Ben attirava l’attenzione di tutti, aveva un carisma innato, occhi magnetici e un sorriso malizioso. Il tutto su di me aveva un effetto devastante, ero agitatissima…che diamine mi succedeva? Ero in contemplazione di uno splendido esemplare dalla sensualità travolgente, ma questo non significava diventare di botto un imbecille …giusto? Giusto …ok. Proseguimmo verso di loro. <<E che tipo è il fratello di Mike?>>. Cercai di mostrarmi indifferente e solo intenzionata a fare un po’ di conversazione. << E’ uno in gamba, bello ed affascinante, proprio come Mike >> << Proprio come Mike. Ti pareva, un seduttore quindi…>> << Dai, ora basta chiacchierare. Andiamo a salutarlo cordialmente ok?>> Karen si diresse a passo deciso verso Mike, il quale non appena si accorse di noi, ci venne incontro.


<< Hey collega, sei uno splendore …sono felice che tu sia venuta.>> La salutò abbracciandola affettuosamente. << Non potevo mancare collega.>> Sospirò Karen ricambiando l’abbraccio. Oh no, stava incominciando ad essere svenevole, perciò le lanciai uno sguardo di rimprovero. Quando gli ultimi convenevoli furono smaltiti, l’attenzione di Mike si concentrò su di me. << Myriam…come va? >> Il suo tono fu a dir poco gelido, in verità sapevo benissimo che la bassissima opinione che avevo per quel gran testa di cazzo era ampiamente ricambiata, ci tolleravamo a stento. << Benone Michael, congratulazioni per la tua carriera da direttore di night club…un’ altro grande successo da aggiungere alla tua infinita lista…>> Sentenziai sorridendo fintamente. << Bè che posso dire, sono un uomo dai mille talenti.>> Mike ci parlò per un po’ dei lavori che avevano fatto nel locale e dei preparativi per la festa di inaugurazione, Karen sembrava pendere dalle sue labbra. Io, poco interessata alle chiacchiere di Mike, involontariamente gettai un’occhiata verso suo fratello. << E Ben come sta, è emozionato? ...Vorrei passare a salutarlo prima di andare. >> Cinguettò Karen. << Non serve sta venendo verso di noi.>> Affermò Michael, guardandomi dalla testa ai piedi con sufficienza. Ma che cavolo voleva? Non ebbi il tempo di pensare o respirare che me lo ritrovai davanti sorridente e bellissimo. <<Ciao Karen, che bello vederti, come stai?>> Oddio mio, anche la voce mi faceva impazzire, calda, roca da svenire...chissà cosa sussurrava alle sue donne nei momenti di intimità? Cazzo sarebbe stato capace di farle venire solo parlando. Mi riscossi dai miei pensieri, mostrandomi distante e controllata. << Oh Ben, scherzi non potevo mancare, qui è fantastico congratulazioni. >> Si complimentò Karen dandogli un sonoro bacio sulla guancia. Il suo sguardo poi si posò su di me E io ricambia fissandolo dritto negli occhi, prima che la mia amica ci presentasse. << Myriam lui è Ben Wells il fratello di Mike, nonché proprietario di questo posto stupendo. Ben invece lei è Myriam Porto, la mia più cara amica.>> Gli tesi la mano. <<Piacere di conoscerti Ben, è molto bello qui complimenti.>> Mi strinse la mano e io sentii le scintille … <<Grazie mille… mi fa piacere che ti piaccia, prima ho visto che andavi un po’ in giro, ma non mi sembravi un granché entusiasta. Ora però ti vedo più interessata, forse hai visto qualcosa che ti attira?>> Disse beffardo.


Colpita …ok era uno stronzo e un arrogante proprio come l’adorato fratellino. << Mi hai scoperto. In realtà a prima vista non è nulla di eccezionale, ma poi ho visto la terrazza. E bè, non c’è che dire, il panorama toglie il fiato, perciò penso di poter dare a questo posto qualche chance.>> Karen avrebbe voluto uccidermi, Mike rise incredulo mentre Ben sembrava colpito e divertito da quel mio commento tutt’altro che gentile. << Grazie per le belle parole, dolcezza.>> Disse ridendo Michael. Era quello che si meritava, cosa pensava che sarei svenuta per due sorrisetti…sarai anche molto attraente tesoro, ma io non sono una liceale con gli ormoni in subbuglio, pensai. Dopo quel piccolo momento d’imbarazzo Karen si lanciò in una conversazione sul tipo di promozione adottata per pubblicizzare il locale e sia Ben che Mike sembravano sinceramente interessati a quello che diceva …io non sapendo cosa dire mi guardai intorno, sentivo addosso lo sguardo di Ben...forse avevo esagerato. Dovevo andarmene, così sbirciai l’orologio e finsi di avere fretta perciò interruppi la discussione. << Ehm scusate, è stato davvero un piacere essere qui, ma ora devo proprio andare…ancora complimenti comunque.>> << Hai intenzione di stroncare qualche altro locale?>> Disse Ben facendomi l’occhiolino. Quella battuta mi fece sorridere. <<Vedremo…>> mi limitai a rispondere. << Ciao tesoro, ci sentiamo domani, divertiti ok? >> Salutai Karen baciandola sulla guancia e mi dileguai. In meno di un secondo ero fuori dal Free Club.

CAPITOLO 3 Provai a chiamare Karen per tutti e due i giorni seguenti, volevo scusarmi per la fuga improvvisa di venerdì, ma non ebbi alcuna risposta. Doveva avercela a morte con me Lunedì mattina mi piazzai di fronte all’edificio in cui lavorava, dovevo vederla e spiegarle…in fondo erano passati due giorni e perciò l’arrabbiatura sarebbe dovuta scemare, ma nulla, quel giorno si era data malata. Per tutta la giornata continuai a chiamarla a ripetizione sia sul cellulare, che nel suo appartamento. Niente. Cominciavo davvero a preoccuparmi. Intendiamoci le sue crisi sentimentali erano sempre abbastanza strazianti, si riduceva uno straccio, però cercava di non stare mai sola, in questi suoi momenti diventava la mia ombra ed io riuscivo a tenere la situazione sotto controllo, ma ora era diverso mi aveva tagliato fuori e dovevo capire cosa le era successo.


Appena terminata la mia giornata di lavoro in biblioteca presi un taxi e andai dritta all’appartamento di Karen, bussai un paio di volta ma visto che nessuno veniva ad aprirmi, mi diressi in portineria a chiedere il doppione delle chiavi. Non ebbi problemi visto che Max, il portiere dello stabile in cui viveva Karen, mi conosceva bene. Entrai nell’appartamento e mi resi conto della situazione, sembrava che fosse passato un tornado, abiti ovunque, buste di patatine e lattine di birre rovesciate sul pavimento e una nauseante puzza di chiuso…la situazione era veramente drammatica. Scioccata da ciò che mi si presentava difronte, marciai verso la stanza da letto della mia amica. La trovai rintanata nel suo lettone, sdraiata supina con due cuscini sotto la testa, la classica vestaglia di pail fucsia e una gigantesca porzione di gelato. A prima vista pensai che avesse bisogno di una doccia e di un pasto decente, sicuramente stava così da venerdì sera piangendo senza sosta a causa di un perfetto idiota. Era davanti alla tv con gli auricolari, con l’unico scopo di isolarsi dal mondo intero. Non si accorse di me, così le sfilai le cuffiette e mi sedetti accanto a lei. Era in una condizione pietosa e giurai a me stessa che questa volta avrei ucciso Michael Wells con le mie mani. Mi guardò freddamente, e io le accarezzai la guancia umida. <<Hey, cosa ti è successo, tesoro, sono giorni che ti chiamo?>> Mi guardò storto, ma non ci badai. << Si tratta ancora di quel bastardo…che ti ha detto stavolta per ridurti così?>> Le scostai una ciocca di capelli dal viso mentre cercavo di capire cosa le fosse successo. Si tirò su mettendosi a sedere, ma prima di cominciare a parlare mi incenerì con quei suoi occhioni da cucciolo. << E’ colpa tua!>> Riprese a singhiozzare. << E’ colpa tua se sto così, mi hai tradito...ti sei comportata come una stronza.>> <<Come? Non so di cosa tu stia parlando.>> Farfugliai. Si raddrizzò di più e mi minacciò con il cucchiaino colmo di gelato andato a male, agitandomelo in faccia. << Si tu, venerdì mi hai lasciato sola, mi hai abbandonato >> cominciò a urlare. << Per quale dannato motivo credevi volessi essere accompagnata a quella festa? No, non disturbarti a trovare una fottuta risposta te lo dico io perché, facciamo prima visto che hai dimostrato di non aver alcuna sensibilità...volevo che mi aiutassi a stare lontano da lui, volevo che mi proteggessi dalla cazzo di ossessione che ho per quel egoista…e invece tu che fai? Te vai più veloce di Speedy Gonzales… per chi sa quale merdoso motivo…>> Mi sentì un verme. << Karen calmati, io …>>


<< No aspetta, non ho finito, devo raccontarti il resto della serata…non ti va di sapere come è andata?... Ma forse lo immagini già vero, signorina so tutto io?...Ebbene si abbiamo scopato o meglio, mi sono fatta sbattere nella saletta riservata allo staff…eh già ho gettato alle ortiche il mio orgoglio per cinque appaganti minuti di lussuria e poi….bè il solito, in questo Mike non è particolarmente sorprendente …un bacetto in fronte e tanti saluti…>> Si passò una mano sulla fronte e aveva la voce rotta dal pianto, continuò << Mi ha lasciato lì come un idiota ed è andato via con una PR che lavora per il locale...mi sono sentita così …così stupida e ti avrei ucciso per avermi permesso di comportarmi in quel modo.>> Oddio mi ero davvero comportata come una stronza…l’abbracciai forte e lei si aggrappò a me. << Mi dispiace da morire amica, scusami ti prego…non so cosa mi sia successo …non ero a mio agio e me la sono filata …scusa, scusa, non capiterà più, ti accompagnerò dovunque tu vorrai d’ora in poi, però tesoro tu promettimi che imparerai a respingere quel Don Giovanni da strapazzo, devi cominciare a dirgli di no… so quanto tu stia male, ma Karen quest’uomo non potrà mai darti ciò che vuoi… ti porterà solo alla distruzione emotiva, per favore smettila di dargli tutto questo potere, levatelo dai piedi e risolvi questa situazione, altrimenti la prossima volta verrò a recuperarti in qualche clinica psichiatrica e francamente non credo di averne la forza … UFF… e poi, oh cielo guarda questo posto, ci vuole una disinfestazione …>> Partii a raffica come mio solito prima di darle un bacio sulla testa e chiederle ancora mille volte scusa. Karen mi strinse in un abbraccio fortissimo… andava di nuovo tutto bene tra noi, avevo ritrovato la mia amica. << E comunque vai al diavolo …>> disse guardandomi con un sorrisetto. << Hai ragione da vendere … scusami ancora, mi dispiace da morire.>> Sussurrai. <<Scuse accettate.>> Dopo aver passato il resto della serata ad aiutare Karen a mettere un po’ a posto quel caos andai via, ma avevo un'altra tappa importante prima di tornare a casa… IL FREE CLUB ... dovevo dire due paroline a quella merda…. Appena entrai fui avvolta da quella atmosfera calda e sensuale …quel posto mi metteva a disagio, mi sentivo vulnerabile, e non sapevo spiegarmi il perché. Era lunedì sera ed il locale non era particolarmente affollato, quindi faticai un po’a sgattaiolare al piano di sopra dove c’erano gli uffici. Ero fuori l’ufficio di Michael, feci un profondo respiro per cercare di controllare la rabbia ed entrai E… ero capitata nel luogo sbagliato e per giunta nel momento sbagliato …tipico no? Mi trovai difronte il mio Dio Greco, ma come faceva un uomo ad essere sempre così… perfetto.


Ben aveva qualcosa di selvaggio e sofisticato allo stesso tempo, i capelli scuri e ondulati, occhi penetranti e sensualissimi, capaci di ipnotizzare chiunque, un fisico scultoreo e quelle labbra …oh mio Dio stavo delirando. Portava un paio di jeans sbiaditi e una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, che metteva in risalto il corpo slanciato e muscoloso … mammamia quell’uomo ispirava sesso …sesso sfrenato. Non mi sorprese trovarlo in compagnia di una biondona con due gambe kilometriche, un viso da bambolina e un abitino bianco in jersey che lasciava poco spazio all’immaginazione. Cazzo, come mi era venuto in mente di andare a cercare Michael in quel posto con la felpa e i pantaloni della tuta …dovevo sembrare una di quelle sciattone imbranate e goffissime …avrei voluto sprofondare, per di più dallo sguardo che Barbie mi lanciò capii che avevo interrotto qualcosa … Bè in fondo non poteva essere altrimenti. << Oh scusate tanto, pensavo che questo fosse l’ufficio di Michael. >> Feci per andarmene. Ben mi guardò sorpreso e sorrise. << Myriam giusto, l’amica di Karen?>> Bene, almeno si ricordava di me...e come poteva non essere così, visto che l’avevo, letteralmente mangiato con gli occhi durante quasi tutta l’inaugurazione del suo locale, magari pensava fossi una specie di maniaca… << Ehm si …sono io, mi dispiace per l’interruzione… cercavo Michael, potreste dirmi dove posso trovarlo? >> Balbettai. Ben si avvicinò. <<Dovrebbe arrivare tra poco, aveva un appuntamento.>> Feci un passo indietro, i suoi occhi non lasciavano i miei. <<Ah ok, allora lo aspetto giù, scusate ancora l’intrus...>> << Aspetta puoi dire a me, Linda stava andando via, quindi…>> lanciò un’occhiata veloce alla donna in bianco e poi tornò a concentrarsi su di me COSA …????? << No, ho bisogno di parlare con lui, tranquillo, lo aspetterò giù, grazie comunque.>> Mi volta dirigendomi verso la porta, ma mi trattenne per il gomito costringendomi a voltarmi di nuovo verso di loro…aveva una presa forte e decisa e io provai un calore istantaneo …bruciavo. << Bene allora, aspetterai qui con me, vedrai che arriverà a momenti, come ho già detto Linda sta andando via.>> Ma che cavolo stava succedendo…? La bionda era furente e mi guardava come se fossi uno scarafaggio da schiacciare, mentre lui continuava a guardare solo me … Dopo qualche momento di imbarazzo Linda capì di non essere più gradita, perciò prese la borsetta poggiata sulla scrivania e con un’espressione arcigna sul viso si preparò per andare via.


<< Allora vado Benjamin, credo di essere di troppo qui, ah salutami Miky e congratulazioni per la condivisione, che a quanto vedo non riguarda solo gli affari...>> Lo guardò con un ghigno prima di sparire senza rivolgermi alcun segno di saluto. Cosa intendeva dire quella vipera? Per chi mi aveva presa? Ben mi teneva ancora per il gomito e sembrava molto compiaciuto, ma non c’era proprio nulla di cui compiacersi. Gli lanciai un’occhiataccia e mi divincolai dalla sua stretta. <<Cosa voleva dire la tua amica?>> << Non ne ho proprio idea …forse era un po’ nervosa…a volte capita.>> Si appoggiò alla scrivania e incrociò le braccia sul petto. Feci un passo verso di lui. << Come mai…?>> <<Chi può dirlo, magari perché stanotte non avevo intenzione di portarmela a letto.>> Disse distrattamente. << Anzi il tuo è stato un tempismo perfetto, mi hai aiutato a togliermela dei piedi… non avevo alcuna voglia di sorbirmi un piagnisteo.>> Sorrise, poi un messaggio arrivato sul cellulare attirò la sua attenzione. Eh si…purtroppo mi trovavo a dover fronteggiare un altro schifoso bastardo…ma come diamine erano stati educati questi due, non sapevano una cazzo di nulla sul rispetto per una donna?? << Oh, ma figurati, anche se, sai non dovresti essere tu a ringraziarmi, ma la tua amica, dato che sono riuscita a salvarla dall’umiliazione di elemosinare l’attenzione di un personaggio arrogante e presuntuoso che non ha alcun interesse per lei.>> Dichiarai sollevando un sopracciglio Si concentrò nuovamente su di me…pensai che si divertiva un mondo a prendermi in giro, poi però d’un tratto mi tirò per un braccio e mi schiacciò contro la sua scrivania, mi sovrastava e io non potevo muovermi. Fine dell'estratto Kindle. Ti è piaciuto?

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